Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Clakli    28/08/2016    7 recensioni
La storia di Iron Man e Captain America, o meglio la storia vera e senza filtri di Tony e Steve. Dal primissimo incontro e i primi litigi, fino al post Civil War.
Dal testo: "Il capitano Steve Rogers era esattamente come Tony l’aveva immaginato. Certo, in realtà aveva già visto alcune sue foto e alcune pellicole che suo padre conservava gelosamente nel suo laboratorio, eppure la vista di quell’uomo immenso, completamente immobile avvolto nel ghiaccio, lo stupì ugualmente. Non poteva avere più di trent’anni, la sua pelle era perfetta e il suo viso sembrava disegnato. Tony si concesse qualche minuto per osservare in religioso silenzio il suo corpo perfetto e muscoloso, le sue mani strette a pugno alla fine di due braccia possenti abbandonate lungo i fianchi e il suo viso, ancora il suo viso, con la mascella dura ma allo stesso tempo delicata, perfetta, e le sue ciglia bionde che coprivano due occhi che, Tony lo sapeva, erano azzurri come il mare d’estate. I suoi capelli corti erano tirati all’indietro, completamente composti, non fosse stato per un ciuffo ribelle che scendeva sull’ampia fronte giovane."
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic
 ©imageunknowartist


Capitolo tredici
La resa

 

Se ne stava seduto sul divano della cucina e si guardava intorno allibito, incapace di mettere a fuoco i pensieri e ancora sconvolto per ciò che era accaduto poco prima. Ai fornelli, Steve stava facendo il caffè, di nuovo, e non riusciva a smettere di sorridere,mandandolo ancora di più in bestia.
< Non posso credere che tu l’abbia fatto> mormorò allora Tony, guardando la schiena del capitano ancora incredulo.
Steve si girò a guardarlo di sbieco e sorrise nuovamente. < Cosa?> chiese, facendo il finto ingenuo.
Tony avrebbe voluto prenderlo a pugni, ancora una volta. < Vuoi davvero che lo dica ad alta voce? Se lo dico ad alta voce diventa reale, dopo non si torna più indietro>
Steve versò il caffè in due tazze e,stando ben attento a non scottarsi, si avvicinò al tavolino basso davanti al divano, posizionando le due tazze sui soprabicchieri.
< E’ già reale, Tony> disse quindi, sedendosi nella poltrona accanto al divano. < Ci siamo baciati>
Tony trattenne il fiato, e guardò Steve negli occhi, incredulo. Da dove usciva fuori tutto quel coraggio? Aveva sempre pensato di essere forte,ma ora guardava Steve, i suoi bellissimi lineamenti, i suoi occhi limpidi, azzurri e,come sempre, provava la solita invidia colpevole. Ogni volta che era con Steve si sentiva come una lumaca, o una tartaruga,pesante nel suo guscio. Così impacciato e così prudente,rispetto la sua grazia e il suo coraggio. Aveva così tanto e sapeva che non avrebbe dovuto invidiare Steve e la sua forza, eppure in quel momento era così. Lui aveva avuto il coraggio di dire le cose come stavano, senza tergiversare, senza perdere tempo, senza girarci intorno. Ma ancora una volta la sua testardaggine e la sua arroganza prevalsero, perché per quanto Tony ci provasse, lui era fatto così, e non sarebbe stato certo il capitano a cambiarlo. O almeno, questo era ciò che lui credeva.
< Sei tu che mi hai baciato> mormorò quindi, imbarazzato, come un bambino che è appena stato scoperto a rubare caramelle.
< Si, è vero. Ma non mi sembra che tu ti sia lamentato più di tanto> rispose quindi Steve, rivolgendogli un sorriso divertito.
Tony scrollò la testa e se la prese tra le mani, afflitto. < Che cosa stiamo facendo? Pensi davvero di riparare tutto così? Io ho sofferto come un cane, vecchietto. Forse non te ne rendi conto, ma mi hai fatto tanto male> ammise, senza avere il coraggio di guardare quelle pozze azzurre e profonde.
Steve abbassò il capo, mortificato. < Lo so. Ma Tony, non puoi riversare tutta la colpa su di me… Io stavo cercando di proteggerti, e di proteggere…> si interruppe, trattenendo il fiato. Aveva paura anche solo di nominare il suo migliore amico, non sapendo come l’avrebbe presa Tony.
Sul viso di quest’ultimo si dipinse un sorriso di scherno. < Come sta, a proposito? Mi dirai dove si nasconde?>
Steve guardò Tony dritto negli occhi. < Mai.> rispose. < Solo due persone al mondo sanno dove si trova in questo momento, e non ne aggiungerò una terza. E’ troppo pericoloso per tutti, ci sono troppe persone che lo cercano…>
< Uhm…quindi non me lo dici perché sarebbe pericoloso per me, o per lui?> chiese Tony,alzando un sopracciglio in segno di sfida.
Steve sospirò. < Tony, non hai motivo di comportarti così. Bucky è come un fratello, per me, te lo giuro. Morirei per lui, e so che lui morirebbe per me, proprio come di solito si fa per la famiglia.>
Tony scrollò la testa e si alzò di scatto,cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza. Gli occhi di Steve lo seguivano vigili e sull’attenti, pronto com’era per un altro possibile attacco: con Tony non si sapeva mai.
Ma Tony non disse nulla. Si limitò a prendere la tazza dal tavolino e a sorseggiare il caffè, non riuscendo a nascondere un’espressione di apprezzamento per quella bevanda che, Steve lo sapeva,gli piaceva tanto.
< Non avresti dovuto raggiungermi. Non dovevi venire> mormorò poi, soffiando la bevanda calda.
Steve sorrise divertito.< Sapevi che sarei venuto, altrimenti non ti saresti nascosto qui. Sappiamo entrambi che è qui che è iniziato davvero tutto.>
< Cosa?> sbottò Tony, quasi sputando il suo caffè per terra. < E’ iniziato cosa?>
Steve scrollò la testa e si alzò in piedi. < Non fare il finto tonto con me, Stark. Mi hai chiamato una settimana fa perché mi volevi qui, ammettilo!>
Tony scrollò la testa. < Non ti ho chiamato. Non sono stato io, sarà stato qualcun altro…> balbettò,indeciso.
< Solo tu hai il numero di quel cellulare> rispose Steve,serio.
< Beh, allora sarà partita una chiamata… Perché avrei dovuto chiamarti, io…>
< Tony!> sbottò allora Steve, esasperato. < Per una volta, possiamo dirci le cose come stanno? Possiamo smetterla di fare giochetti, di fare guerre perché non riusciamo a comunicare, di ammazzarci per avere una scusa per toccarci?>
Tony guardò il capitano meravigliato, e la verità di quelle parole lo colpirono come uno schiaffo in pieno viso. Sapeva che quella dannatissima guerra era iniziata non di certo perché lui non aveva provato a dialogare con Steve, quanto piuttosto a causa della cocciutaggine del capitano e della sua convinzione di fare del bene, ma sapeva anche che aveva sbagliato a non fidarsi quando Steve gli aveva detto che stavano cercando di incastrare Bucky. Ma la ragione di quel dolore scatenante era stato il fatto che Steve sapesse della morte dei suoi genitori e che non gliel’avesse detto. Si era sentito tradito dalla persona che amava di più al mondo, e non c’erano state parole né gesti che avrebbero potuto porre fine alla sofferenza di quel tradimento. Nemmeno lo scudo del capitano conficcato nel suo petto era stato un gesto abbastanza forte da portarlo a decidere di stroncare per sempre quel rapporto: aveva bisogno di Steve nella sua vita, e forse aveva ragione il capitano: si era rifugiato a Malibù perché sapeva che quello era il primo posto in cui Steve l’avrebbe cercato. Il posto in cui erano stati davvero felici, anche se per poco tempo.
< Possiamo provarci…> sussurrò quindi,guardando il capitano dritto negli occhi.
< Siediti> gli ordinò allora quest’ultimo, e Tony non se lo fece ripetere due volte: era abituato a seguire i suoi ordini in battaglia, e ogni tanto scaricare le responsabilità su qualcun altro limitandosi ad obbedire era piacevole.
Steve gli si sedette accanto,senza lasciare per un attimo i suoi occhi, e fu molto difficile per entrambi trattenersi dal saltarsi addosso. Ma in quel momento avevano bisogno di parlare, e lo sapevano bene.
< E così hai sempre saputo dove fossimo. Come hai fatto?> gli chiese il capitano.
< Ho rintracciato il tuo telefono. Hai fatto un errore: li hai comprati insieme, e anche se non li hai registrati a tuo nome è stato facile risalire a te. Quindi ho costruito dei droni particolarmente piccoli, avevano le dimensioni di una mosca, nessuno avrebbe potuto accorgersene, e li ho spediti in Africa. Da qui li ho azionati e, nonostante la mia riluttanza, devo dire che hanno funzionato molto bene. Ammetto di averti anche spiato nella doccia, Cap Floor. E devo dire che quando si parla di soldato superdotato non si esagera> disse ammiccando, con sguardo languido.
< Tony!> lo rimproverò quindi Steve, senza però nascondere un sorriso.
< Ho visto anche che ti sei tenuto impegnato…> abbozzò Tony, distogliendo però lo sguardo, imbarazzato.
Le guance di Steve si colorarono immediatamente di rosso. < Immagino tu ti riferisca a Sharon… Non è come sembra, Tony, lei era solo…>
< Ehi, ehi, ehi, respira Capitan Ghiacciolo. Non sono affari miei, davvero> lo interruppe il miliardario,decisamente imbarazzato.
Steve scrollò la testa. < Non hai idea di quanto ti sbagli.> mormorò, guardando Tony più intensamente. Poi, lesse un’aria colpevole su quel bel viso stanco e disse: < Comunque vuoi dirmi che mi hai spiato anche mentre ero con Sharon?> chiese,in preda al panico.
Tony  si grattò la testa ed infine un sorriso amaro si dipinse sul suo viso. < Cristo, Rogers, mi fai molto più forte di quello che sono!> sbottò. < No, non ce l’avrei mai fatta a vederti in quel modo con…qualcun altro> ammise.
Steve si avvicinò un po’ di più a Tony, e senza eliminare il contatto visivo gli poggiò una mano sul ginocchio, stringendoglielo. Tony trattenne il fiato fino a quando la mano del capitano non abbandonò il suo corpo e un sorriso soddisfatto si dipinse sul viso di Steve. < Se avessi saputo che c’è un modo per farti stare zitto ne avrei approfittato molto prima> disse accavallando le gambe e sedendosi composto.
Tony non smetteva di guardarlo come un ebete, finendo col chiedersi qual’era stato il momento in cui aveva perso così tanto la testa per Captain America e rispondendosi che molto probabilmente era accaduto sin dal primo momento che i suoi occhi si erano depositati sul suo corpo perfetto e congelato dal tempo.
< Come sta Rhodey?> chiese il capitano, mettendosi poi sull’attenti, le mani appoggiate sulle ginocchia e il viso concentrato, in attesa di risposta.
Tony sospirò. < Meglio, molto meglio. Si adatta sempre più all’esoscheletro, e poi ora sto progettando degli impianti sottocutanei che dovrebbero aiutarlo a stare in equilibrio quando si alza, sono molto fiducioso>
< Questa si che è una bella notizia> disse Steve,sorridendo.
Restarono in silenzio qualche istante, sorseggiando il caffè e guardandosi negli occhi, incapaci di trovare qualcosa da dire.
< Mi sembra che ci siamo detti tutto e niente…> mormorò allora Tony, sprofondando nuovamente nelle pozze azzurre del capitano.
Quest’ultimo sorseggiò l’ultimo goccio di caffè e poi si alzò in piedi, sotto lo sguardo vigile di Tony. < Non ci siamo detti ancora niente,signor Stark> disse, posando poi la tazza sul tavolino. Si piegò e Tony rimase di sasso, quando vide Steve piegarsi per posare tutto il peso sui talloni per poi appoggiare le braccia sulle sue gambe,in modo da guardarlo dritto negli occhi.
< Che… che…che stai facendo?> chiese imbarazzato.
Steve gli poggiò un dito sulle labbra,come aveva fatto il giorno del suo compleanno in quella cantina. < Dimmi che oggi pomeriggio non eri in quelle condizioni a causa mia, Tony. Perché hai ripreso a bere?> gli chiese, con gli occhi sofferenti.
Poco prima di conoscere Steve,infatti, Tony era caduto nel tunnel dell’alcolismo a causa di Obadiah Stane, un uomo che Tony aveva sempre considerato un vero amico di famiglia ma che in realtà aveva fatto di tutto per continuare a vendere le armi della Stark Industries in Afghanistan e per impossessarsi della sua azienda. Tony era riuscito ad uscire da quel tunnel solo grazie alla presenza costante di Pepper e alla sua tempra molto forte, che lo avevano portato in quello stesso periodo ad ammettere in diretta mondiale che dietro la maschera di Iron Man si celava proprio lui. E ora, davanti ai suoi occhi, otto anni dopo quel momento, c’era l’uomo più importante della sua vita, che lo aveva distrutto nel giro di pochi mesi, passato dall’ essere amico a nemico in un battito di ciglia, ed ora di nuovo amico, nonostante il disagio di quella definizione. Aveva ripreso a bere per Steve? Molto probabilmente si, ma non solo. Era tutta la situazione di contorno che aveva fomentato il resto, a partire dall’impossibilità di vederlo o di parlarci, fino alla realizzazione che i suoi genitori erano stati assassinati. Decise quindi di essere completamente onesto su come si sentiva, d’altra parte era quello l’obiettivo di quella visita, no?
< Non era a causa tua. Non solo, almeno… Mi sono sentito perso e…solo. Tu hai detto che gli Avengers erano la mia famiglia molto più che la tua, e quelle parole mi avevano colpito molto… Ma poi finivo col guardarmi intorno e mi rendevo conto che ero rimasto solo. Wanda, Clint, Sam e persino Natasha non erano più al complesso.Thor e Bruce sono dio solo sa dove. Rhodey era la mia unica distrazione, mentre Visione si deprimeva e si sentiva in colpa per aver abbandonato Wanda e per aver causato la paralisi di Rhodey. Pepper non la sento da mesi, ormai… E poi te n’eri andato anche tu,dall’altra parte del mondo. Sono stato nominato responsabile dello SHIELD dal governo, e non ne sono stato orgoglioso neanche per un attimo, non a quel prezzo. Mi chiedevo tutti i giorni se ne valesse la pena, e la risposta era sempre la stessa: no. L’unico appiglio a questa vita di merda era un cellulare. Un cellulare che rappresentava speranza, fede, possibilità di andare avanti, eppure a causa del mio orgoglio l’ho lasciato per giorni in un angolo, aggrappandomi a quell’aggeggio come un verme. Ho deciso di chiamarti quando ho notato che anche tu non facevi una vita molto diversa dalla mia… Eri preoccupato, e ho pensato a come potessi sentirti. Io, almeno, sapevo dov’eri e cosa stavi facendo, tu invece niente… e godevo nel vederti stare così male. Ho goduto per giorni, forse per settimane, fino a quando neanche il tuo dolore riusciva più a darmi soddisfazione. Tutto ciò che volevo, tutto ciò che bramavo… era solo averti, qui, tra le mie braccia, a pochi passi di distanza da me. Mi hai fottuto il cervello, Cap!>
Steve sgranò gli occhi e sentì le gambe traballare sotto il suo peso. Non gli venne in mente nulla da dire, perché Tony aveva descritto esattamente il suo stesso stato d’animo:senza di lui era un essere inutile, vuoto. E il suo desiderio più grande era lo stesso di quello del miliardario, semplicemente. Si limitò quindi a dire: < Linguaggio!> con tono poco convinto e rimase ancora più pietrificato quando vide Tony sorridere e avvicinarsi al suo viso. Le sue labbra si posarono delicatamente su quelle di Steve e le sue mani forti lo afferrarono dolcemente, stringendolo tra le braccia, e questa volta a sentirsi impotente fu proprio il capitano, incapace di reagire e di immaginare che Tony potesse essere capace di tanta dolcezza. Si aggrappò quindi con disperazione alle sue braccia, bramando ogni centimetro di quella pelle che per troppo tempo aveva sentito lontano, e si sollevò piano da terra, finendo con l’adagiare Tony sul divano e a sdraiarsi sopra di lui, senza però allontanarsi un solo istante dalla sua bocca. I respiri affannati si mischiarono, mentre la lingua di Tony cominciò ad esplorare gli addominali scolpiti di Steve, bramati per decisamente troppo tempo.
Fecero l’amore con dolcezza e spontaneità, nonostante Steve non fosse mai stato con un uomo e Tony non fosse la persona più esperta del mondo,visto che raramente aveva avuto a che fare con persone del suo stesso sesso. Eppure fu talmente naturale che fu bellissimo, per entrambi. Quando raggiunsero l’amplesso, insieme e gridando rispettivamente l’uno il nome dell’altro, rimasero a guardarsi negli occhi, incapaci di parlare ma felici, ridendo come due ragazzini,senza il minimo imbarazzo.
Steve sfiorò il viso di Tony con il palmo della mano, per poi depositare un bacio caldo sulla sua spalla scoperta,procurando al miliardario un brivido lungo la schiena.
< Devo ammettere, Rogers, che nonostante la tua veneranda età te la cavi piuttosto bene. Erano anni che non avevo un orgasmo del genere> gli disse Tony,sorridendo.
Steve rispose al suo sorriso immediatamente. < Sono contento che ti sia piaciuto, signor Stark. Io invece devo ammettere che non mi sono mai sentito così. Era una vita che ti aspettavo, Tony>
Tony lo guardò emozionato, e gli diede un altro dolcissimo bacio.< Lo sai, Cap, non sono capace di esprimere tutto quello che penso, ormai credo che tu l’abbia capito. Eppure, questa è la chiacchierata più proficua che io abbia avuto negli ultimi trent’anni> disse ridendo, mentre Steve gli diede una spinta giocosa,facendo il finto imbronciato.
< Ho fame, ti va se preparo qualcosa?> gli chiese allora il capitano.
< No, tu resta a letto. Me ne occupo io> rispose Tony, facendo per alzarsi. Ma Steve gli afferrò velocemente il polso e lo adagiò nuovamente sul letto per poterlo guardare dall’alto. < Non mi fido di te. Non sai fare neanche un uovo> borbottò quindi, alzando un sopracciglio.
Tony rise < Potrei stupirti, Cap.> rispose scaraventandolo di lato per potersi alzare, non prima però di lasciargli un piccolo morso sulla spalla.
Si infilò velocemente i pantaloni e si diresse verso la cucina, quando un rumore di elicotteri lo distrasse. Si girò prontamente a guardare Steve, già sull’attenti, e sollevò un indice sulla bocca,intimandogli di fare silenzio. Steve, nel frattempo, prese a rivestirsi, mentre Tony si avvicinò alla finestra e con circospezione scostò la tenda bianca. La situazione fuori sembrava tranquilla, ma proprio in quel momento un secondo elicottero volò basso sulla villa. Tony si morse il labbro inferiore in segno di nervosismo e guardò Steve, ormai completamente rivestito e vigile.
< Lo sanno. Sanno che sei qui.> disse,allarmato.
< Come?> chiese il capitano, in preda al panico.
< Non lo so, non ne ho idea. Non è lo SHIELD, è il governo. E questo non va bene, no! Non va per niente bene.> disse senza smettere di pensare. < Và di sotto, nella mia officina. Chiedi a Friday di attivare Mark Captain. E’ un’armatura che ho pensato appositamente per te, dovrebbe essere abbastanza veloce da permetterti di trovare un posto dove nasconderti, mentre io me la sbrigo qui>
Ma Steve scrollò la testa. < No, Tony, non ti lascio qui, da solo. Se scappo con un’armatura che hai costruito appositamente per me, sapranno che mi stavi aiutando. Diventeresti un fuorilegge anche tu e ti arresterebbero.>
Tony alzò gli occhi esasperato, mentre qualcuno, dall’esterno, si avvicinava, intimando a Steve di uscire a mani in alto. < Non me ne frega un cazzo, Rogers! Non permetterò che ti catturino.>
< Avanti, Tony. Sapevamo entrambi che questo momento prima o poi sarebbe arrivato. Pretendevi davvero che continuassi la mia vita in latitanza? Ho già pensato a tutto: chiederò di liberare gli altri in cambio della mia cattura. In fondo è me che vogliono, lo sappiamo entrambi> provò a farlo ragionare Steve,mentre altri elicotteri si avvicinavano alla villa.
Ma Tony era in preda al panico più totale. < Non puoi dire sul serio! Ti stai buttando ad occhi chiusi in un dirupo, Steve! Non sai se staranno al tuo gioco. Potresti anche uscire qui fuori e fare la fine di un colapasta. Potrebbero spararti a vista! Non hai nulla da offrirgli in cambio>
< E’ qui che ti sbagli!> rispose il capitano avvicinandosi al suo giubbotto per cacciarne una pistola. Si avvicinò velocemente a Tony e lo afferrò per un braccio, portandoglielo dietro alla schiena, in modo da trovarsi così dietro di lui per puntargli poi la pistola alla testa. < Io ho te!>
Tony sgranò gli occhi, allarmato. < Che cazzo fai?> gli chiese.
< Non mi spareranno mai a vista se sanno che ho in ostaggio il capo dello SHIELD. Promettimi che farai liberare gli altri, Tony> gli intimò il capitano, stringendogli il polso gentilmente.
Ma Tony era allibito e non riusciva a ragionare.
< Promettimelo!> lo pregò Steve, sospirando al suo orecchio, mentre gli agenti del governo picchiavano contro la porta con forza.
Tony chiuse gli occhi, incapace di pensare a qualcosa di diverso da quella soluzione. Non avrebbe mai voluto che Steve venisse catturato, ma fingere di essere suo ostaggio era l’unico modo per permettergli di coordinare le indagini col governo, riuscendo così ad ottenere una pena meno drastica per lui e la liberazione definitiva dei suoi compagni. < Te lo prometto> gli disse quindi, abbandonandosi per un attimo sul suo petto.
Steve lo strinse a sé più forte e gli lasciò un bacio sul collo, costringendolo poi ad avanzare verso l’entrata. Non appena oltrepassarono la soglia, videro il sottosegretario Ross che stringeva tra le mani un megafono. < Capitano Rogers, si arrenda! La casa è circondata!>
< Ho qui in ostaggio Iron Man, il capo dello SHIELD. Chiedo solo di poter parlare con voi in modo pacifico, in modo da trovare un accordo> urlò Steve, in risposta.
< Non è nella posizione di fare richieste, capitano!> rispose Ross.
Tony si intromise < Ho una pistola puntata alla testa, Ross! Credo proprio che il capitano possa mettersi in tutte le posizioni che vuole. Non credo che il Presidente sarebbe contento se al capo dello SHIELD venisse fatto saltare in area il cervello davanti a tutti i suoi agenti. E sappiamo che il Capitano Rogers è in grado di farmi del male, lo ha già fatto. Lei lo ha visto, Ross.>
Il sottosegretario sembrò pesare per bene le parole di Tony, prima di rispondere: < E va bene! Capitano, ora abbassi lentamente la pistola e liberi il signor Stark. Dopodichè alzi le mani verso l’alto e venga verso di me con passi lenti>
Steve annuì e abbassò la pistola lentamente. Si sporse di qualche centimetro verso il collo di Tony e gli sussurrò all’orecchio: < Ti amo, Tony>
Quest’ultimo sentì il cuore battere all’impazzata e una lacrima fastidiosa cadde sul suo viso emozionato. Probabilmente, visti dall’esterno, avevano dato l’impressione di un qualcuno che era stato appena minacciato all’orecchio e di un qualcun altro che se l’era fatta sotto per quella minaccia. E invece erano solo due uomini che si amavano più di ogni altra cosa, e che stavano attraversando un altro momento difficile, insieme. Tony vide Steve alzare le mani e avvicinarsi agli agenti del governo, e strinse i pugni, mentre uno di quelli gli catturò i polsi per ammanettarlo. Incontrò gli occhi del capitano, che si girò nella sua direzione per cercare ancora una volta il suo sguardo color caramello,e giurò a sé stesso che avrebbe fatto tutto il possibile per poter rispondere il prima possibile: < Ti amo anche io, Steve>  
 
 
The end...(?)
Nota dell'autrice: Non posso credere di essere arrivata alla fine di questa storia, e qualcosa mi dice che non ci credo davvero. Mi rendo conto che non ho del tutto chiuso con i miei amati Stony, e lo dimostra il fatto che ho già pronta un'idea per la prossima ff che comincerò a postare a inizio settembre. Spero che mi seguirete anche in questa nuova avventura, e nel frattempo io mi dedicherò anche ad un seguito di questa storia, perchè non esiste che finisca così, mi arrabbierei anche io con me stessa, quindi vi capisco se vi sentite frustrati e arrabbiati! Prometto che mi farò perdonare. Che dire... grazie per avermi seguito sempre e numerosissimi, il conteggio delle visite è davvero impressionante e ciò non ha fatto altro che accrescere la voglia di scrivere per me, ma anche per voi... Quindi... Grazie! Grazie davvero! Ci aggiorniamo la prossima settimana con la mia nuova ff che vi anticipo si chiamerà "TIME MACHINE". Quindi, come sempre, stay tuned...
Un abbraccio
Claudia 
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Clakli