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Autore: profumodiricordi_    30/08/2016    1 recensioni
Sono un ragazzo cattivo, perchè nemmeno mi manca.
Sono un ragazzo cattivo, perchè le ho spezzato il cuore.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Innocence- this innocence is brilliant
I hope that it will stay,
this moment is perfect
please don’t go away.
 
 
 
 
Mi parlava di innocenza quella sera.
Io ridevo.
Lei rideva.
Mi diceva di chiamarsi Emmalynn e che non le piacesse affatto- troppo lungo, troppo difficile da ricordare- e scuoteva i capelli castani.
Diceva che le sue amiche la aspettavano, che era lì, con me, solo perché fuori faceva troppo caldo.
Che la birra le faceva schifo e il sapore del tabacco in bocca le faceva venire il voltastomaco.
Veniva dal Texas, aveva appena finito il liceo e voleva andare al college, aveva una borsa di studio e due fratelli più piccoli.
Ma aveva anche gli occhi azzurri, la voce limpida e due fossette sulle guance.
Le piaceva la musica Country, non era mai stata ad un concerto e la discoteca le faceva venire mal di testa.
Amava le persone e aveva una grossa piscina in giardino.
Eppure non era perfetta.
Sbatteva gli occhi troppo in fretta, troppe volte.
Aveva il bisogno maniacale di toccarsi i capelli una, due, tre volte e contava fino a dieci, si guardava attorno e grattava il dorso della mano destra.
Parlava di libri- di quanto avrebbe voluto scriverne uno- a me, che non so nemmeno se l’ho mai letto un libro in tutta la mia vita e poi diceva che non importa, si bloccava nel bel mezzo di una frase come se avesse scordato le parole per continuare e si toccava di nuovo i capelli.
Mi correggeva quando parlavo- non sapevo usare i congiuntivi- e mi prendeva le mani quando gesticolavo troppo.
A volte, di scatto, apriva gli occhi.
C’era qualcosa di strano in tutto questo.
Mi chiese anche se avessi una ragazza ed io risposi che – no, chiaramente. Una ragazza non ce l’ho. Non sarei qui con te se ne avessi una –
Disse che ci eravamo appena conosciuti, che era caldo e doveva andare via, le sue amiche l’aspettavano.
 
****
La seconda volta che la vidi mi disse che l’innocenza era davvero bella.
Io non capii.
Non aveva senso.
No?
La portai al molo.
Il vento era leggero, il sole stava tramontando.
Lei si tolse le scarpe e corse verso l’acqua.
Mi aveva detto che non sapeva nuotare.
Che non aveva paura.
Che non dovevo averne nemmeno io.
Si fermò con i piedi sul bagnasciuga e non capii, non aveva paura, no?
Stava piangendo, guardava il suo riflesso sull’acqua limpida di fine luglio e singhiozzava.
Io mi passai una mano dietro la testa e poi niente, la guardai soltanto.
Non sono mai stato bravo a consolare le persone.
Poi si asciugò gli occhi.
Sorrise.
Mi prese la mano e – corri! – mentre mi tirava con sé alzando una nuvola di sabbia.
Continuava a ridere ed io pensavo che dopotutto potesse anche piacermi.
 
****
 
- Cinese o cucino io? –
Era seduta sul mio tappeto.
Jude e Reed se ne erano andati appena aveva messo piede all’ingresso, le avevano guardato le gambe e il fisico slanciato prima di sparire dietro la porta.
Reed aveva fischiato e Jude gli aveva colpito la fronte – le ragazze degli amici sono sacre bello – poi mi aveva fatto l’occhiolino – stasera te la porti a letto! –
Avevo scosso la testa – non ci siamo ancora baciati –
- Oh, oh Ryan Ross vuole fare le cose con calma – e aveva chiuso il portone.
Emmalynn si toccava i capelli. Ancora.
- Direi cinese, non si fanno cucinare gli ospiti –
Ribattè con una battuta su come avessi paura di finire avvelenato e si sedette di nuovo.
Non disse niente.
Non lo feci nemmeno io.
 
Ero bellissimo – pensava – ma non quella bellezza newyorkese e sgraziata, bello sul serio.
E fortunato.
Innocente.
Risi.
Mi disse che l’innocenza non era solo quello che credevo io, che ci sono tanti modi. Io non lo sapevo.
Poi mi baciò.
Piano e velocemente, vicino alla finestra, la luce dei lampioni e l’insegna fluorescente del negozio di tatuaggi accanto.
Le spostai i capelli dietro l’orecchio.
Era bellissima anche lei, ed io fottuto.
 
****
 
Lo facemmo tre mesi, dieci uscite, una litigata e due notti in bianco dopo.
Le chiesi se fosse vergine, non rispose, disse solo “fa’ piano”, “fammi respirare”. Lo presi per un sì.
Respirai anch’io, per la prima volta forse.
Con la finestra aperta, gli alberi con le foglie scure sul marciapiede e la luce spenta.
Pensai che fosse bella, non glielo dissi.
Mi abbracciò, - questo momento è perfetto, è brillante –
Non le ho mai capite queste frasi, dette così, dal nulla.
Non ero come lei.
Lei aveva qualcosa in più.
 
****
 
- Ryan? –
- Mmh? –
- Ti amo –
Avevo sgranato gli occhi, lei lo faceva spesso.
Ero indifeso, innocente.
Me ne ero andato via di casa. Vivevo in un appartamento squallido, in un quartiere schifoso. Le avevo offerto del vino, una volta sola, era del discount e aveva fatto vomitare anche me che di cose orribili infondo alla gola ne avevo provate. Non avevo niente. Soldi. Un lavoro stabile. Eppure lei mi amava.
Troppo presto. Al momento giusto. Non le avevo detto troppe cose. Sentivo che qualcosa da dirmi ce l’aveva anche lei.
- E’ un problema per te? –
- Certo che no –
- Ci sono cose peggiori –
Era rimasta in silenzio.
Io avevo pensato alle sue cose in cima all’armadio, sulla mensola.
Ai suoi capelli sparsi sul cuscino.
Ai post-it sul frigorifero, “ho finito il latte, nessun problema? “.
- Emmalynn? –
- Mmh? –
- Ti amo anch’io –
 
 
****
 
- Emmalynn? –
La scuotevo.
Nulla.
- Em? –
Rimaneva immobile, ferma.
Respirava piano, con la bocca socchiusa.
- Dimmi qualcosa –
Si era voltata lentamente, gli occhi sgranati, vuoti.
- Vattene –
Perché?
E quella non era la ragazza che conoscevo.
Non rideva.
Non mi correggeva se parlavo strano.
Non raccontava le storie del college.
Non faceva niente.
- Che succede? –
Non rispondeva.
Non sbatteva le ciglia.
Non voleva alzarsi dal letto.
Non era di aiuto.
- Lasciami in pace cazzo! –
Si infuriava.
Alzava la voce.
Avevo paura.
Lei no.
- Devi andartene, vai via! –
Gridava.
Piangeva.
Tremava.
Non voleva che mi avvicinassi.
Quella volta mi tirò uno schiaffo, mi fece male, non era lei.
Si mise ad urlare e disse che non servivo a niente.
Che lei non si poteva aggiustare.
Che ero fortunato.
Lei invece no.
Innocente. Ripeteva. Innocente.
 
****
 
- Em –
Sospiravo, non sapevo come.
- Ti ricordi dell’altra sera? –
Aveva inarcato le sopracciglia – certo! Sono venuta qui, abbiamo guardato un film e mi sono addormentata in camera tua. E’ da allora che mi sembri arrabbiato, perché? –
Non sono arrabbiato, volevo dirle, spaventato.
- Emmalynn, non eri tu –
Perché tremavi, non mi guardavi, non facevi niente.
Aveva capito subito.
Il viso tra le mani.
Mi sentivo uno stronzo.
- Io non lo posso fare Em, non sono in grado –
Allora mi venne in mente. Innocente. Ecco cosa significava. Ero innocente.

 

Ecco qui un nuovo capitolo di questa storia un po' strana e difficile da comprendere, almeno credo che lo sia, 
voglio ringraziare chi ha recensito e mandarv un grande bacio!
Alla prossima xx
 
 
 
 
 
   
 
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