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Autore: nikita82roma    31/08/2016    3 recensioni
Nuovo capitolo della serie di Always Together. Sono appena finite le feste di Natale ed il giorno del parto di Kate si avvicina. È sola al loft nella mattina di una giornata particolare di inizio gennaio che la porta a ricordare molte cose degli ultimi mesi trascorsi con Rick e della sua gravidanza. Le vite di Beckett e Castle stanno per cambiare, ancora una volta, ma per un evento bellissimo. Tempo di riflessioni ad un passo da una tappa fondamentale nella loro vita, la nascita della loro bambina. Storia breve di cinque capitoli.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Quei piccoli movimenti di Lily si stavano facendo sempre più intensi, quasi a toglierle il fiato in alcuni momenti. Kate fece scendere le mani dal petto al ventre, accarezzandolo dolcemente, provando a rilassarsi e le sembrò di stare meglio. Se l’intento di sua figlia era quello di farla uscire dal vortice di tristezza e pensieri negativi nel quale era sprofondata c’era riuscita, aveva immediatamente allertato tutti i suoi sensi concentrandoli in un’unica direzione: lei.
Si era chiesta, più volte, se essere madre sarebbe stato questo, sempre. Avere un centro gravitazionale che senza poterne fare a meno faceva volgere a tuo figlio tutte le tue attenzioni, facendo passare il resto del mondo in secondo piano, anche te stessa. 
Si imponeva, però, di darsi dei limiti che riteneva sarebbero stati necessari per lei ed anche per sua figlia. Non voleva diventare una di quelle mamme chioccia che tenevano i figli sotto la loro ala protettrice, anche perché sapeva bene che lei avrebbe avuto già papà chioccia e ne aveva avuto conferma un pomeriggio parlando con Alexis sul divano, quando era venuta per trascorrere insieme le vacanze di Natale. Rick, seduto poco distante, aveva protestato dicendo che con lei era stato così perchè aveva dovuto fare il padre single, ma non Lily sarebbe stato diverso. Alexis e Kate si scambiarono uno sguardo d’intesa entrambe per nulla convinte di quello che diceva Rick e poi arrivò anche Martha a dar man forte alle due dicendo al figlio che se era possibile secondo lei con Lily sarebbe stato anche peggio visto che avrebbe potuto lasciare tutte le incombenze di genitore adulto a Kate e lui dedicarsi alla parte che gli veniva meglio: proteggere e viziare sua figlia in ogni modo possibile ed immaginabile. Rick si sentiva completamente accerchiato dalle tre donne e quando gli ricordarono che presto sarebbe arrivata una quarta che lo avrebbe messo ancora più in minoranza sbuffò dicendo che in quella famiglia nessuno lo capiva e si approfittavano tutte di lui. Fu come sempre Kate a fargli ritornare il sorriso andando a sedersi sulle sue ginocchia e sussurrandogli all’orecchio non troppo forte per non farsi sentire dalle due rosse, che a lei piaceva molto approfittarsi di lui, specialmente quando erano soli. Castle amava questa nuova complicità che aveva instaurato con sua moglie. Erano sempre stati più che complici loro due insieme ma non era comune vedere Kate così espansiva ed estroversa in presenza di altre persone. Se ne rendeva conto anche lei di questo. Aveva cominciato ad allentare sempre di più quel freno che si era messa da sola troppi anni prima. Adesso riusciva a lasciarsi andare, ad essere quella Kate che era sempre stata prima. Si era accorta che ormai metà della sua vita l’aveva passata reprimendo il suo io per la maggior parte del tempo, come se, dopo che sua madre era morta, nessuno avesse dovuto vedere la Kate che c’era prima. Castle era stato il primo a scoprire come era la giovane e spensierata Kate, quella che amava divertirsi e giocare, quella che era rimasta chiusa dentro se stessa troppo a lungo, con la scusa che per emergere in un mondo maschile e maschilista come era la polizia fosse necessario farla sparire.
Ma ora quella Kate stava tornando a galla non solo con lui, stava reclamando sempre più spazio e le piaceva. La faceva stare bene e non se ne vergognava più. Si era fatta vedere debole e fragile, innamorata e felice, divertita e divertente. E si sentiva più forte per questo, per affrontare il mondo senza muri e corazze imposte. Sentiva che Kate era in grado di farlo per quello che era, anche di accettare i colpi che ne derivavano, perché in grado di assorbirli.
Rick le aveva detto che questa sua nuova forza e consapevolezza le veniva dal fatto che sarebbe presto diventata madre e concordava con lei che non sarebbe mai stata una madre chioccia, lui le diceva che lei era una leonessa, di quelle che prima difendono con le unghie e con i denti i propri piccoli fino a renderli pronti per conoscere il mondo e poi rimane a guardarli per un po', mentre muovono i primi passi autonomamente, pronta a sbranare chiunque gli si avvicini con cattive intenzioni, senza che loro se ne accorgano. Le piaceva questa definizione e pensava che lui avesse ragione.

Si sentiva meglio, Lily sembrava essersi calmata. Si alzò dal dondolo e si mise vicino al lettino. Aggiustò l’orsacchiotto che avevano già messo dentro, era quello che Alexis gli aveva portato a Natale. 
La ragazza era arrivata il giorno prima della vigilia, sapeva quanto Rick ci tenesse che fossero tutti insieme quell’anno. Dustin era rimasto con i suoi. Era ancora troppo presto per le feste in famiglia, soprattutto in quell’anno così travagliato non avevano bisogno di altre tensioni da sciogliere. Castle gliene fu intimamente grato, invitando comunque Alexis a portarlo con se prossimamente. 
Anche quell’anno Rick aveva come sempre addobbato tutta casa, non lesinando su nulla, soprattutto sugli addobbi dell’immenso albero di Natale che troneggiava in sala illuminando tutto l’ambiente una volta acceso. Kate disse chiaramente a Castle che non l’avrebbe aiutato a montare nulla adducendo come scusa il suo stato. Aveva imparato ad approfittarsi di questo ogni qual volta Rick le proponeva attività che non voleva fare: bastava ricordargli che era incinta e lui subito smetteva di essere insistente, non era mai stato così facile far star zitto Castle e Beckett pensò che ne avrebbe approfittato per quei giorni di gravidanza che le sarebbero rimasti. Era buffo vederlo arrampicarsi con la scala qua e là a montare festoni ed addobbi, sbuffando perché nessuno lo aiutava. Lei sdraiata sul divano faceva finta di leggere, mentre lo guardava abbassando il libro sotto la linea degli occhi coprendo il suo sorriso. Poi mossa a compassione, si alzava e facendoglielo pesare molto, si offriva di aiutarlo reggendogli i festoni mentre lui li applicava alle pareti, ricordandogli che per questo le avrebbe dovuto molti favori e che poi gli avrebbe fatto sapere come e quando avrebbe voluto riscuoterli. L’albero, però era sempre il cuore delle loro feste natalizie. Ogni anno Rick aveva preso l’abitudine di comprare una fiocco di neve di cristallo sul quale faceva incidere in una piastrina d’argento, l’anno e i loro nomi. Quando aveva appeso il primo e glielo aveva mostrato, era ancora da poco che stavano insieme, ma Kate ricordava alla perfezione quello che gli aveva detto “Un giorno, quando saremo vecchi, guarderemo questo albero e sarà tutto pieno di fiocchi di cristallo, uno per ogni anno che avremo passato insieme e brillerà come i nostri occhi, ogni volta che ci guardiamo”. Quell’anno le aveva portato il quinto fiocco di neve, dicendole che dall’anno prossimo ci sarebbe stato uno in più, anche per Lily. Quel pensiero la fece tremare dall’emozione: ci sarebbero state un’infinità di “prime volte” che avrebbero vissuto insieme da lì in poi e quei pensieri rendevano l’arrivo di sua figlia decisamente più reale di quanto non fosse. Si stupiva ancora di quanto le stava accadendo e allo stesso tempo si stupiva di come considerava tutto in modo così normale. Lo stupore e la gioia erano due piatti della stessa bilancia che si tenevano in perfetto equilibrio tra loro dentro si se.  
Quell’anno per Natale Rick aveva deciso di organizzare qualcosa di particolare. Erano stati in famiglia la sera della vigilia, come sempre. Si era aggiunto anche suo padre che, come lei, sembrava ritornare ad apprezzare il calore delle festività ed aveva rinunciato a trascorrere le feste in solitudine in montagna. Era la prima volta che avevano passato di nuovo il Natale insieme, dall’ultimo quando c’era ancora sua madre, ma quell’anno anche Jim sentiva che aveva molte cose da festeggiare: sua figlia che era scampata alla morte, l’arrivo di una nipotina che avrebbe riportato nella sua vita quelle luce da troppo tempo spenta. L’atmosfera natalizia era ovunque in quella casa, dal profumo di zenzero e cannella dei dolci e del tacchino con la frutta candita a quello ancora più speziato del vin broulè preparato da Martha, dalle luci delle candele alla musica di sottofondo che alternava pezzi classici della tradizione a brani di musica classica, come la suite dello Schiaccianoci, tanto cara a Martha e Rick. 
Mangiarono felici, ridendo e raccontandosi aneddoti a vicenda. Tutti volevano sapere da Alexis come andavano le cose a Philadelphia e lei voleva sapere tutto sulla bambina. Castle si sentì quasi trascurato nel vedere come la figlia dedicasse più attenzioni a Beckett che a lui, ma era felicissimo nel vedere le due donne più importanti della sua vita essere tornate alla complicità di un tempo e che Alexis aveva accantonato tutte le sue paure per l’arrivo della nuova piccola Castle lasciando spazio solo alla felicità. Si erano spostati poi intorno all’albero dove si erano scambiati i doni e quella che li aveva ricevuti di più era la piccola che ancora non era nata. Tutti si erano preoccupati di fare un regalo a Lily e i futuri genitori li aprivano insieme emozionati ed era proprio tra questi che c’era quell’orsacchiotto che ora era nel lettino aspettando la bimba che gli avrebbe fatto compagnia. Per Rick e Kate poi era stata una gioia vedere il sorriso felice dei loro parenti mentre aprivano i regali fatti appositamente per loro. Lo stupore di Jim quando vide la palla da baseball degli Yankees firmata da Joe di Maggio e dal resto della squadra che vinse la World Series del ’49 che Castle aveva trovato da un collezionista era pari solo alla felicità negli occhi di Kate che osservava suo padre così sereno e contento. Avevano deciso di fare dei regali che fossero importanti per loro, quindi a Martha regalarono le locandine dei suoi spettacoli teatrali di Brodway maggior successo, da sempre sognava di poterle mettere in bella vista nella sua scuola di recitazione, ma non ne aveva conservata nemmeno una, ma Rick era riuscito a trovare alcune delle più importanti e le promise che dopo le feste sarebbero andati insieme a farle incorniciare così le poteva esporre. Nonostante tutto quella che rimase più colpita fu Alexis, al quale avevano preso dei buoni per comprare biglietti aerei da Philadelphia a New York e la vera sorpresa fu che erano per due persone, così poteva venire con Dustin quando avrebbe voluto. Rick e Kate si guardarono soddisfatti e compiaciuti. Erano riusciti a far felici tutte le persone a loro più care.
Quando tornarono nella loro stanza, dopo che tutti erano andati a dormire, era venuto il momento di pensare solo a loro. Avevano preferito così, scambiarsi i regali da soli, godendo della loro intimità, nella loro camera, sul loro letto. Kate era stata categoria con Castle: niente di esagerato, di costoso, di vistoso. Non voleva quello, non ne aveva bisogno. Non cercava gioielli o altri preziosi per avere prova del suo amore. Rick a tutto questo ancora si doveva abituare perché per tutta la sua vita prima di lei, tutte le donne che aveva avuto cercavano solo quello e lui Kate l’avrebbe riempita veramente d’oro dalla testa ai piedi. Ma la prese in parola e le regalò un giglio di cristallo che in realtà era un portacandele. Le chiese di aspettare prima di dire nulla, lo poggiò sul comodino, accese la candela e poi spense la luce: la fiamma delle candela rifrangeva sui cristalli facendo nel buio della stanza giochi di luce magici. Kate li guardava commossa, ma quello che le disse Castle fu meglio del regala “Tu sei la candela, la fiamma. Nostra figlia è il giglio che riflette la tua luce. Io sono il buio di questa stanza e questo che vedi è l’effetto che avete su di me”. 
Dopo che Rick aveva acceso la luce e spendo la candela a Kate servì qualche minuto per riprendersi dal vortice di emozioni. Diede poi il suo regalo a Rick osservandolo impaziente di vedere se era riuscita a sorprenderlo almeno un po’ di quanto lei era riuscita a fare con lui. Quando Castle scartò il suo pacco tirò fuori dalla scatola un antico carillon di legno e ottone che riproduceva una giostra di cavalli vittoriana. Sembrava veramente un bambino di altri tempi alla vista di un gioco tanto atteso. Lo caricò e poi ascoltò la musica tintinnante che produceva. Era la Danza della Fata Confetto di Tchaikovsky, un pezzo di quella suite dello Schiaccianoci a lui tanto cara. Finì di ascoltare la melodia e poi lo ripose con cura sul suo comodino. 
Abbracciò Kate, tenendola il più possibile stretta a se. “Questo è esattamente il tipo di Natale che ho sempre sognato e la cosa che mi rende ancora più felice è sapere che il prossimo sarà ancora più bello” Le disse Castle. Kate amava il suo vedere sempre al futuro con entusiasmo e, nonostante tutto quello che gli era accaduto, con incredibile ottimismo. Lei pensava sempre con timore a cosa le avrebbe riservato il suo futuro e si trovava sempre più spesso ora a sperare che tutto andasse bene. Però quel Natale era stato diverso, anche per lei ed aveva finalmente capito una cosa e la disse a Castle, mentre aveva la testa appoggiata sul suo petto e si godeva le carezze che lui le riservava “L’unica famiglia che voglio proteggere questo Natale e tutti quelli che verranno è solo la nostra”. 

Accarezzò ancora l’orsacchiotto di Alexis riponendolo vicino al cuscino. Kate pensò che erano state le più belle feste di Natale che ricordava da quando sua madre non c’era più. Aveva rivissuto per la prima volta a pieno il senso di famiglia. Ed anche quella festa di fine anno, solo loro due a casa era stata bella ed estremamente divertente. Niente cene raffinate, niente vestiti da gala erano rimasti comodamente in tuta, avevano mangiato burritos, tacos, quesadillas e nachos, perché a Kate era venuta voglia di cibo messicano e allora Castle aveva rinunciato alla sua idea di cucinare per lei ed avevano ordinato ad un take away il loro cenone tex mex. Rick si era limitato a prepararle una virgin colada, una sorta di pina colada analcolica, per festeggiare. Erano stati tutta la sera a giocare e scherzare tra di loro immaginando prima della mezzanotte che magari la loro bambina poteva decidere di nascere proprio allo scoccare del nuovo anno e si sarebbero trovati imbottigliati nel caos di New York o in un ospedale dove nessuno li considerava perché tutti impegnati a far festa. Stranamente l’idea invece che impensierirli li divertiva, dicendo che tutto quello sarebbe stato estremamente da loro. Poi la mezzanotte era scoccata, avevano guardato i fuochi d’artificio dalle vetrate del loft e Lily aveva manifestato la sua presenza solo scalciando un po’ Kate e loro erano rimasti davanti al camino abbracciati fino a quando non furono troppo indolenziti ed andarono a continuare le coccole a letto. Quando Castle le disse che quello era stato il party di fine anno più bello della sua vita, Kate si preoccupò, chiedendogli se realmente non gli mancava quella parte della sua vita, fatta di feste con champagne e paillettes, donne che facevano a gara per mettersi in mostra ai suoi occhi e sballo fino all’alba. Rick fece una sonora risata stringendo Kate ancora di più e rassicurandola sul fatto che le uniche donne che potevano fargli fare l’alba adesso erano lei e la loro bambina, per motivi diversi, ovviamente.
Come arrivarono però i primi giorni di gennaio, l’umore di Kate cambiò quel tanto che bastava a Castle per accorgersi che stava diventando sempre più tesa, meno solare di come era stata fino a pochi giorni prima. Alexis, che aveva festeggiato il capodanno con i suoi amici di un tempo, partì pochi giorni dopo con la promessa di tornare a metà mese, quando la nascita di Lily sarebbe stata prossima. 
Kate uscì dalla stanza di Lily e tornò nel soggiorno, mettendosi proprio lì dove c’era il grande albero di Natale. Aveva insistito lei con Rick che si sbrigasse a togliere tutti i festoni e gli addobbi e qualcosa era rimasto ancora in una scatola vicino al divano, non aveva fatto in tempo a portarlo in soffitta. Gli aveva chiesto solo che per quel giorno non ci fossero più. Le dispiaceva distruggere subito quel clima festoso a Castle, ma sentiva che ancora non ce la faceva, non era pronta a vivere quel giorno immersa nell’atmosfera natalizia, svegliarsi e trovare gli addobbi che ancora adornavano la casa, proprio come quel giorno del 1999, perché ricordava ancora vividamente il dolore e le lacrime versate in silenzio insieme nel togliere ogni pallina dall’albero ricordando come pochi giorni prima con sua madre sorridevano e si divertivano mentre le stavano mettendo, battibeccando anche sulla disposizione che dovevano avere sui rami. Ricordava come le lacrime scendevano senza riuscirle a fermare e gli occhi erano rossi e bruciavano mentre deponeva ogni singolo addobbo nella grande scatola, avvolgendoli nella carta velina per non rovinarli. Non li aveva più aperti, erano rimasti chiusi per sempre. Guardava in quel momento quella scatola vicino alla poltrona, con gli addobbi riposti un po’ a caso, senza quella maniacale cura che avevano messo lei e suo padre nel riporre via non solo quelle decorazioni, ma tutto il loro Natale, e di come avevano chiuso, anzi sigillato quella scatola, al confronto di quella che aveva fatto Castle che era mezza aperta e dalla quale spuntava fuori la gamba di un babbo natale di pezza. Si piegò, non senza qualche difficoltà a raccoglierlo e lo strinse tra le mani. Si sentiva terribilmente egoista. Di essere voluta rimanere sola, di aver obbligato Castle a togliere tutto quello che lo faceva felice. Voleva essere più forte, per se stessa e per sua figlia, perché non fosse costretta in futuro, anche lei a pagare il conto dei suoi fantasmi. Voleva essere migliore e si doveva impegnare per farlo. 

   
 
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