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Autore: Ormhaxan    01/09/2016    6 recensioni
Scandinavia, IX secolo. Hrafnhildr giunge con il mutare della marea nell'isola di Fyn, regno danese sotto il dominio di Guthrum, spietato comandante vichingo al quale offre i suoi servigi di donna guerriera e di veggente. Guthrum non si fida di lei, così come non si fida Einarr, temuto jarl al suo servizio, eppure ben presto le profezie di Hrafnhildr si dimostreranno vere: quando giungerà il momento di salpare verso le terre a ovest degli angli e dei sassoni, di conquistare i loro fragili regni, entrambi gli uomini si ritroveranno ad avere disperato bisogno del suo consiglio e dei suoi divini presagi, affascinati da quella giovane donna tanto bella quanto misteriosa.
I corvi sono pronti a spiccare il volo, ad affondare i loro artigli nella carne di sovrani deboli e corrotti, far conoscere al mondo la forza e la grandezza dei Figli del Nord.
[Secondo capitolo (indipendente) della serie dedicata ai condottieri norreni che, nel tardo IX secolo, conquistarono con la loro Grande Armata i regni dell'allora Inghilterra.]
Genere: Avventura, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Medioevo
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Einarr uscì dalle ombre che lo avevano nascosto fino a quel momento e, con passo felpato, si portò alla luce dei fuochi che andarono ad rischiarare la sua pelle lattiginosa e i suoi capelli sottili come spighe di avena; prese posto alla destra del suo signore Guthrum, abbastanza vicino da poter parlare con lui, non abbastanza da sovrastarlo con il suo fisico alto e possente, attendendo i suoi ordini.
Aveva osservato con attenzione e sospetto la giovane donna che si era fatta strada tra la popolazione di Fyn, ascoltato le sue parole colme di presagi pronunciate senza alcun timore reverenziale, arrivando quasi ad ammirarla quando aveva tenuto testa al suo signore come mai nessuno di loro aveva osato fare in tutti quegli anni trascorsi al suo servizio.  
“Questo è Einarr Þórvaldsson, uno dei miei più importanti jarl, un giovane guerriero vichingo che io stesso ho contribuito a forgiare e nei prossimi tre giorni sarà la tua ombra: dovrai rispondere di ogni cosa a lui, senza mai allontanarti dalla sua dimora, dal suo sguardo attento o dai suoi uomini; mangerai alla sua tavola e berrai il suo idromele e, se le tue parole dovessero rivelarsi false e beffarde, sarà lui a prendersi la tua vita.”
Hrafnhildr rimase impassibile alle parole di Guthrum, come se ciò che aveva appena detto non la riguardasse affatto e questo portò Einarr a corrugare la fronte e domandarsi cosa passasse per la mente di quella giovane donna: possibile che nulla la toccasse? Possibile che fosse talmente sicura delle sue parole e dei suoi presagi da non temere neanche un po’ il tremendo destino che Guthrum le avrebbe inflitto, attraverso di lui, se le sue parole si fossero rivelate menzogne?

Fu allora che i loro sguardi si incontrarono per la prima volta, occhi scuri che guerreggiavano contro occhi chiari, cielo notturno in contrasto con quello del mattino; nessuno dei due disse nulla, eppure quello sguardo racchiudeva più di semplici parole, domande silenziose e timori crescenti su ciò che sarebbe accaduto nei giorni seguenti.
“Ai vostri ordini, mio signore. – disse asciutto Einarr, senza distogliere lo sguardo dalla Veggente, rivolgendosi successivamente a lei – I miei uomini vi scorteranno in un posto più appartato, dove potrete aspettare fino alla fine dei festeggiamenti; terminati, procederemo verso Nord, verso le mie terre.”
Due uomini, più bassi e dai colori più scuri rispetto allo jarl, fecero capolino aprendosi un varco tra la folla che, per tutto quel tempo, aveva continuato ad osservarla e ad ascoltare incuriosita lo scambio di parole avvenuto tra la misteriosa straniera e il loro signore.
La presero per un braccio e, bruscamente, la condussero verso un luogo appartato a ridosso di un bosco: una volta là venne privata della sua ascia, della sua sola e unica arma di difesa, poiché considerata troppo pericolosa per rimanere armata e per un momento temette addirittura di essere legata mani e piedi; quei due uomini norreni non si fidavano di lei, Hrafnhildr lo leggeva dai loro sguardi che evitavano accuratamente di incrociare il suo, dai loro bisbigli appena udibili che rivelavano parole colme di malcontento verso Guthurm e il loro stesso signore.
Rimuginò sull’accaduto, seduta gambe al petto e schiena poggiata contro un tronco di albero secolare, chiedendosi se non fosse stata troppo precipitosa: non aveva neanche rivelato il suo nome, pensò, troppo presa dai presagi e da ciò che ben presto sarebbe accaduto; non era stata abbastanza accorta, aveva sfidato apertamente il Danese e ora si ritrovava in quella situazione scomoda, sorvegliata da due volti cupi e adirati per chissà quante ore, probabilmente fino a mattina inoltrata.


“Credete davvero alle parole di quella veggente? – chiese Einarr mentre sorseggiava idromele – Non sappiamo nulla di lei, le sue parole potrebbero essere i vaneggiamenti di una pazza.”
“E’ quello che inizialmente ho creduto anche io, - rispose tranquillo Guthrum – ma qualcosa mi dice che c’è molto di più in lei che una semplice ragazzina che parla a vanvera. No, la giovane ha il dono della preveggenza, i suoi oracoli sono troppo puntali per essere dei vaneggiamenti.”
“Eppure mi avete ordinato di tenerla sotto custodia, di non perderla mai di vista. – sottolineò saccente il più giovane – Qualcosa vi porta a dubitare di lei e della sua buona fede.”
“Non è mai sbagliato dubitare di qualcuno, Einarr. Sono tempi difficili questi, tempi incerti e non dimentichiamo che quella sciagurata ha praticamente interrotto un blòt sacro presenziato dai sacerdoti più autorevoli dell’isola. – bevve un sorso di birra – Non potevo permetterle di andarsene libera per l’isola, come se nulla fosse: hai visto come la guadavano?”
“Una giovane che non passa inosservata, certo. Il suo aspetto parla per lei, lascia intuire la sua natura di sacerdotessa e veggente, il tetro luogo ai margini di chissà dove in cui ha trascorso tutta la sua vita.”
“Un aspetto strano, certo, ma anche affascinante. – disse in tono pacato il signore dell’isola, annuendo lievemente – Non trovi che sia affascinante, Einarr?”
Il più giovane lo guardò con la coda dell’occhio, perplesso e sorpreso da quella domanda inusuale per uno come Guthrum e in risposta si limitò a scrollare semplicemente la spalle.
“E’ meglio che vada. Il sole è sorto da un pezzo e i miei uomini saranno stanchi e seccati di sorvegliare la nostra straniera. – si alzò dal suo seggio e con un cenno reverenziale salutò il suo signore – Attenderò vostre notizie alla prima luce del quarto giorno: se nessun messaggero sarà giunto da ovest, sarà mia premura portare a termine il compito che mi è stato assegnato.”



 
**
 



Arrivarono nelle terre governate da Einarr al calare delle tenebre, dopo ore di lenta marcia verso il nord dell’isola.
Hrafnhildr era stata fatta salire in sella ad una placida giumenta dal manto chiazzato e il crine biondo, tenuta sotto controllo dagli stessi uomini che l’avevano sorvegliata vicino ai boschi e nessuno le aveva mai rivolto la parola se non per ordinarle di fare questa o quell’altra cosa: Einarr non gli aveva neppure chiesto il suo nome, sembrava ignorare la sua presenza, dimenticare che lei fosse a pochi metri da lui.
Forse, pensò la giovane, era un modo per tenerla il più lontano possibile e rendere la sua eventuale esecuzione più facile per il taciturno jarl dal portamento elegante e distaccato: dopo tutto, perché mai avrebbe dovuto provare interesse per lei, una ragazza così strana e misteriosa? Fin troppe persone l’avevano scansata durante il corso della sua breve vita, tenuta a debita distanza perché impaurite da lei e dalle sue maledizioni sotto forma di presagi; troppi l’avevano additata come elfo maligno delle foreste o come discendente di una delle tre Norne1, divinità tessitrici che dimorano nelle radici di Yggdrasill, l’albero della vita al centro del cosmo, alle quali sono legate le vite e i destini di ogni essere umano.  

“Ho sete! – esclamò ad un certo punto, realizzando di avere labbra e gola secche – Ho bisogno di acqua. Per piacere.”
“Non manca molto, a breve arriveremo alla mia dimora e al villaggio. Resistete e non lamentatevi.” rispose seccato Einarr, continuando a guardare il sentiero davanti a loro.
“Prima ho intravisto un fiumiciattolo: potremmo sostare solo cinque minuti, sono sicura che è a pochi metri dal sentiero, non ci vorrà molto…”
“Fate silenzio! – Einarr girò bruscamente il suo cavallo e la guardò con sguardo torvo. Quella ragazza non aveva alcun rispetto per niente e nessuno, pensò mentre la sua cavalcatura si avvicinava a quella della giovane – Voglio ricordarvi che siete sotto la mia tutela, Veggente, e da ora in avanti farete solo e soltanto ciò che dico io.”
Si guardò intorno e affinò l’udito, percependo in lontananza lo scrosciare dell’acqua contro delle rocce. Come aveva ipotizzato Hrafnhildr, il fiumiciattolo non era distante.
“Muovetevi! – afferrò le briglie della giumenta e la costrinse a seguire il suo cavallo – Gli animali saranno assetati e una pausa non farà male a nessuno. Spero solo che voi abbiate ragione e che il ruscello sia vicino, altrimenti sarà peggio per voi.”
Sul volto di Hrafnhildr comparve un fugace sorriso che si guardò bene dal mostrare al giovane norreno e, vittoriosa, seguì le sue orme verso il ruscello che trovarono poco dopo.

L’acqua si dimostrò alquanto gelida a contatto con la sua bocca, talmente tanto da provocarle una dolorosa fitta all’interno dei suoi denti dritti ma leggermente ingialliti; Hrafnhildr ne approfittò per bagnarsi il viso stanco e, tolto il mantello che la copriva quasi del tutto, si passò le mani bagnate sul collo e sugli avambracci in parte coperti dalla tunica di lino che lasciava scoperta una buona porzione delle sue spalle e dei suoi arti superiori.
Einarr la osservò con sguardo obliquo, studiandone i movimenti, ritenendoli privi di pudicizia ma allo stesso tempo eleganti. La straniera aveva qualcosa di unico, dovette ammettere suo malgrado, qualcosa che gli impediva di distogliere lo sguardo, che gli face avvertire lievi sensazioni che da troppo tempo non permetteva a se stesso di provare.
“Si sta facendo tardi, dobbiamo rimetterci in marcia. I boschi non sono sicuri di sera e io non ho intenzione di disturbare i lupi per una qualsiasi veggente.”
“Hrafnhildr. – rivelò algida, guardandolo accigliata – Il mio nome è Hrafnhildr.”
“Un piccolo corvo, dunque. – sorrise sghembo – Non c’è da stupirsi che, con un tale nome, siate diventata una veggente. Ditemi, Hrafnhildr, anche voi sussurrate alle orecchie di Odino?”2
“E’ lui che sussurra alle mie e mi ordina ciò che è mio dovere fare; è lui che mi ha condotto qui da voi per consigliare il vostro signore, metterlo sulla giusta rotta, una rotta che lo condurrà all’immortalità.”
“Non dovreste seguire gli ordini degli déi così facilmente, neanche se è Odino stesso a parlarvi: gli Æsir, come i Vanir3, sono capricciosi ed egoisti, si divertono a giocare con le vite di noi mortali infliggendoci dolori e atroci sofferenze. – la sua voce si era fatta più bassa e cupa – Perché mai dovremmo noi esaudire i loro ordini?”
“Il vostro animo è colmo di rabbia, norreno, posso percepirlo. – Hrafnhildr si alzò e si avvicino al guerriero – Quali torti vi hanno fatto gli dèi che tanto odiate?”
Una smorfia di dolore misto a disgusto increspò le labbra di Einarr e corrugò la sua fronte: “Ciò che è il mio presente o è stato il mio passato è esclusivamente affare mio, Veggente. – sibilò velenoso – Rimontate in sella, prima che la mia pazienza si esaurisca e io decida di anticipare la vostra sentenza di morte.”
Einarr le diede le spalle, rimontando a sua volta in groppa al suo cavallo dal bruno manto, ritornando ad ignorarla come aveva fatto durante tutto il cammino.



 
*



1. Le Norne sono il corrispettivo delle Parche delle mitologia greca. Come le parche, anche loro tessevano, nelle radici di Yggdrasill, l'albero della Vita al centro del cosmo, l'arazzo del destino. I loro nomi sono: Urðr, Verðandi e Skuld.
2. Si riferisce a Huginn e Muninn, i due corvi che viaggiano per il mondo e associati ad odino; questi due vengono quasi sempre rappesentati sulle spalle del dio, intenti a sussurrargli le notizie raccolte per il mondo.
3. Gli Æsir e i Vanir sono due due stirpi divine della mitologia nordica, molto spesso in contrasto e in guerra tra di loro. Ai primi appartangono divinità come Odino o Thor, mentre ai secondi appartendono Freyja, la dea della fertilità citata nel prologo e Ullr, il dio dell'inverno.




Angolo Autrice: Hello, folks? Come state? Qui, al solito e nonostante l'estate, è un periodaccio. Spero, comunque, che questo secondo capitolo vi sia piaciuto.
Avviso che non so quando potrò aggiornare nuovamente, sicuramente non prima del venti di Settembre, se non anche Ottobre. Portate dunque pazienza... *sigh*
Grazie, infine, a chi ha letto, a chi ha messo o metterà la storia tra le seguite e chi ha recensito! ^^

Alla prossima,
V.
  
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