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Autore: Yasha 26    09/09/2016    3 recensioni
(Cain/Setsu/Reino)
- Ma che t'importa con chi esco? Se anche andassi a letto con mezza città, a te che importa? -
- Non osare nemmeno pensarla una cosa del genere! – esclamò Cain, guardandola torvo. Lui ci provava a mantenere la calma, ma Setsu era abile nel fargliela perdere.
- Perché non dovrei? Adesso potrei anche uscire da questa stanza e andare a letto col primo che incontro! Non potresti impedirmelo! - lo sfidò, avvicinandosi all'ingresso, ormai stanca di quella lite.
Fu tutto troppo veloce per Setsu, che quasi non capì come avesse fatto a finire sul letto, con Cain su di lei a bloccarla con forza contro il materasso.
Era sorpresa da quella reazione, ma non impaurita. Le sembrava di assistere ad un attacco di gelosia e non al rimprovero di un normale fratello preoccupato. Poteva forse sperare che fossero la gelosia e la rabbia di un uomo innamorato?
- Perché ti stai comportando così? Che cosa vuoi da me? - gli chiese, sperando in una risposta diversa dal suo solito: "Sei troppo piccola e ingenua per avere un uomo”.
- Volevi andare a letto col primo che incontravi, no? Ti sto accontentando! – rispose lui, baciandola.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cain Heel, Reino, Setsuka Heel
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Salve ^^ eccomi ritornata ^_^
Perdonate l’assenza, ma ho avuto problemi col pc >_<  e quando poi avevo sistemato, il sito ha deciso di non funzionare XD speriamo adesso sia tutto risolto ^_^
Prima di salutarvi, vi ricordo la paginetta Facebook su Skip Beat :3 passate pure a trovarmi se vi va  <3    Skip Beat Italia - Cain&Setsu 
Buona lettura <3 <3 <3



 
 
Oscuro. È oscuro il ristagno dentro le mie pupille.
Profonda. È profonda la consapevolezza in fondo alla mia memoria.
Odioso. È odioso essere imprigionato giorno dopo giorno.
Dolorosa. È dolorosa la luce di questi sentimenti.
È stagnante il buio dentro i miei occhi.
È profonda la consapevolezza di questa elegia.
 

Setsuka lesse quelle parole con perplessità. I testi di Reino erano sempre molto singolari e anche la nuova canzone che stava scrivendo lo era. Più che scrivere dei testi rock, sembrava componesse poesie malinconiche, quasi da suicidio in alcuni casi.
- Non ti piace? – le chiese il cantante, raggiungendola sul divano con due tazze di cioccolata fumante per scaldarsi dal freddo pungente dei primi giorni di febbraio.
- Non è che non mi piaccia… ma non scrivi mai canzoni più “allegre”? – gli domandò, prendendo la sua tazza e restituendogli il testo.
- Non io. Quelle le scrivono Miroku e Dasuku. Io mi dedico ai versi più nostalgici. –
- Perché? –
- Perché alla gente piacciono. –
- Perché ti dedichi solo a quelli? Sembra che tu non sappia cosa significhi essere felici. – suppose Setsu, guardandolo negli occhi.
Da quando viveva con lui, aveva imparato a conoscerlo. Le sue battutine non mancavano mai, la prendeva spesso in giro con i suoi modi divertenti, ma avvertiva una certa tristezza in lui e non capiva se ne fosse la causa. A volte, pensava che averla in giro per casa potesse ferirlo, per via dei suoi sentimenti non ricambiati. Miroku, però, le aveva spiegato che era sempre stato un ragazzo taciturno e molto tranquillo, anzi, da quando la conosceva, era diventato perfino più allegro.
“Chiamala allegria questa!” si disse, pensando alle parole della canzone.
Tuttavia, doveva ammettere di trovarsi davvero bene in sua compagnia. La sua presenza la rilassava e la faceva stare bene, nonostante i pensieri poco piacevoli che si ritrovava spesso a fare.
Viveva nel suo appartamento da oltre due mesi e, constatò, il tempo era volato. Quella strana convivenza si era rivelata un vero toccasana per il suo cuore ferito. Reino le stava vicino e la spronava a fare sempre qualcosa per distrarsi. Aveva trascorso il primo Natale lontano dal fratello con lui, i ragazzi della band e le loro fidanzate. Era rimasta piacevolmente stupita dalla bellezza delle luminarie con cui erano state addobbate le strade e i parchi di Tokyo e, nonostante il suo immenso dolore, si era divertita, scacciando dai suoi pensieri Cain almeno per qualche ora. Oltretutto, Reino l’aveva portata spesso con sé nei piccoli tour promozionali del gruppo, facendole così fare un giro per le varie città.
Quelle settimane erano passate tutto sommato serene.
- Diciamo che non lo sapevo fino a pochi mesi fa. – le rispose Reino, ricambiando il suo sguardo.
Se quattro mesi prima gli avessero chiesto cosa fosse la felicità, lui non avrebbe saputo rispondere. Aveva conosciuto quel sentimento solo dopo aver incontrato Setsuka. Gli piaceva quella ragazza dal caratterino a tratti aggressivo e a tratti fragile. Averla in casa era la cosa migliore che gli fosse capitata, perfino più del successo che aveva raggiunto come cantante.
L’unica cosa che detestava, era saperla innamorata del fratello. Cercava di distrarla più che poteva per tenerlo lontano dai suoi pensieri, ma non era facile. Tuttavia, credeva di essere sulla buona strada, poiché la trovava spesso a sorridere. Per la prima volta in vita sua, era grato alla madre per avergli trasmesso quei poteri che aveva rinnegato per anni. Grazie a loro, non solo l’aveva conosciuta, ma la stava anche “guarendo” dal dolore, intuendo i suoi stati d’animo e intervenendo quando la sentiva rattristarsi.
- Ti riferisci a me forse? – domandò lei, sorpresa.
- Non era evidente? –
- Mi spiace così tanto… - mormorò dispiaciuta.
- Ti dispiace io sia felice? – la prese in giro lui, per sdrammatizzare.
- Non intendo questo e lo sai. Mi spiace non poter ricambiare i tuoi sentimenti. Mi dici che sei felice da quando mi hai conosciuto, quando invece non ho fatto nulla per te, se non ferirti con i miei piagnistei sui miei problemi d’amore. – spiegò mortificata, abbassando lo sguardo. Era convinta di abusare dei sentimenti di Reino e questo la faceva sentire una persona meschina.
- Stammi a sentire… - disse lui, voltandole il viso verso di sé. – Tanto per cominciare, sono stato io a volerti qui, quindi non stai approfittando di nulla. Non devi sentirti in colpa se non riesci a ricambiare il mio amore. Sapevo a cosa sarei andato incontro quando ho detto che ti sarei rimasto accanto. Ciò nonostante, ammetto di non aver perso le speranze che un giorno tu riesca ad accettarmi nella tua vita. Fino ad allora aspetterò e non ti farò mai pesare nulla. Tu, però, devi smetterla di pensare a cose stupide. Sono io a volerlo e ti giuro che non vorrei altro in questo momento. Vederti ogni mattina ai fornelli a prepararmi la colazione, ricevere il tuo buongiorno con un sorriso, passare il tempo insieme a chiacchierare su questo divano o a guardare film horror come piace a te, sentirti cantare le mie canzoni mentre pulisci, averti in questa casa insomma, è quanto di migliore potessi chiedere. Quindi, se c’è qualcuno tra i due che approfitta dell’altro, direi che quello sono io, non tu. Capito? – precisò, aprendole nuovamente il suo cuore.
L’impulso di baciare quelle labbra dischiuse dallo stupore era grande, ma dovette frenarsi per non affrettare i tempi. Setsu non era pronta e lui doveva giocarsi bene le sue carte, avendo pazienza. Tuttavia, non riuscì a resistere ad avere un contatto con la sua pelle e diresse le labbra sulla sua guancia, lasciandole un tenero bacio, allontanandosi poi con malcelata calma per portare le tazze vuote in cucina. Se non si fosse allontanato, temeva l’avrebbe baciata davvero.
Setsuka rimase letteralmente a bocca aperta. Quelle parole racchiudevano talmente tanto amore da scombussolarla. E il bacio sulla guancia non aiutava. Davvero Reino provava gioia per quelle semplici azioni dettate dall’istinto e dall’abitudinarietà con cui le faceva? Non si era nemmeno accorta di sorridergli quando lo salutava. Era un gesto di cortesia. Non che sorridesse a tutti quelli che salutava, anzi, non sorrideva mai a nessuno se non a suo fratello, si ritrovò a pensare. A Reino invece sorrideva? Forse per gratitudine. O forse no? Si sentiva comunque turbata da simili dichiarazioni che, ammise a se stessa, non le dispiacevano affatto.
“Che diavolo sto pensando? Mi ha fatto piacere sentirgli dire quelle cose? Perché? É assurdo! Io non sono come quelle ragazzine che appena fai loro un complimento, cadono come pere cotte ai piedi dell’uomo che le ha dette! Però… perché inizio a provare imbarazzo?” pensò, toccandosi le guance divenute calde.
Si voltò a guardarlo intento a lavare le tazze. Era quasi fuggito dopo ciò che aveva detto. Si chiese il perché. Chissà cosa gli passava per la testa. Di certo, nella sua di testa, passavano pensieri strani.
Quando Reino finì di pulire e si girò in direzione di Setsuka, la vide osservarlo con interesse, ma lei, colta in flagrante, si girò frettolosamente. Sorrise nel notare il suo viso arrossato.
“Porta pazienza Reino. Porta pazienza.” si ripeté, ritornando sul divano vicino a lei e fingendo che nulla fosse successo.
Passo dopo passo, sarebbe riuscito a toccare il suo cuore e a cancellare Cain Heel dai suoi pensieri. Ne era sicuro.
 

- Stop! Era perfetta! Per oggi abbiamo finito. Grazie a tutti per l’impegno! – li congedò il regista, terminando anche per quel giorno le riprese.
Finalmente mancava poco al termine delle riprese di quell’interminabile film che stava girando in quel dannato paese e che gli aveva portato via tutto. Non sapeva più quante volte aveva maledetto la scelta di aver accettato quel ruolo. Se non l’avesse fatto, non sarebbe accaduto nulla tra lui e Setsu. Erano settimane che si trascinava sul set come l’ombra di se stesso e non vedeva l’ora di terminare quello strazio per ritornarsene a casa. Purtroppo era un film complesso da realizzare e stava durando più degli altri che solitamente terminava in un paio di mesi. I giapponesi se la prendevano comoda, pensò irritato.
Non sopportava più il Giappone, i giapponesi e tutto ciò che era giapponese. A quei pochi coraggiosi che gli avevano chiesto che fine avesse fatto sua sorella, aveva risposo che aveva da fare e che comunque non erano affari loro. Non era certo tipo da dare spiegazioni a degli estranei.
- Cain-san! Cain-san! Ecco l’acqua! Ho cambiato marca visto che quella di ieri non l’hai quasi toccata. Spero questa ti piaccia! – gli si parò davanti la solita mocciosa che nelle ultime settimane lo tormentava: Ayumi Manaka.
Era l’attrice che nel film interpretava la sorella minore della protagonista. Da quando Setsu era andata via, aveva notato che la ragazzina non faceva altro che girargli intorno, nonostante lui la allontanasse sia verbalmente che con gesti scortesi. Anche gli altri attori l’avevano avvisata di stargli lontano ma lei, imperterrita, aveva preso l’abitudine di fare come sua sorella, portandogli una bottiglia d’acqua minerale alla fine delle riprese. Negli ultimi giorni aveva finito col cedere e prendere quella dannata bottiglia, nella speranza di togliersela dalle scatole, invece non era servito a nulla.
- Di’ un po’, mocciosa... - parlò, strappando la bottiglia dalle mani della ragazza.
- Dimmi Cain-san! –
- Si può sapere perché continui a venirmi dietro anche se ti tratto male? – si decise a chiederle, stanco di averla tra i piedi.
- Perché sono convinta tu lo faccia perché sei timido! Sei sicuramente una persona gentile, ma hai difficoltà ad esternarlo. – rispose convinta. Quando era con la sorella, lo vedeva riservarle dei bellissimi sorrisi, quindi era sicura che si comportasse in modo scontroso con tutti perché, in fondo, si trovava tra degli estranei e in un paese tanto diverso dal suo. Se fossero diventati amici, forse anche a lei avrebbe fatto dei simili sorrisi.
- Io timido? Stai scherzando? – chiese Cain, trattenendosi dal riderle in faccia. E lui non rideva mai.
- No! O non trovo il perché non vorresti fare amicizia con noi. Tra l’altro, hai imparato da poco il giapponese quindi è comprensibile volessi evitarci. –
- Hai pensato che semplicemente non me ne frega niente di voi? Ah no, scusa, pensare implica la presenza di un cervello e non credo tu ne abbia uno. – replicò, sperando di vederla scappare via in lacrime.
- Non t’importa perché non ci conosci ancora. Perché non vieni a mangiare con noi? É un modo perfetto per fare amicizia! Non startene da solo a rattristarti per l’assenza di tua sorella. Sono sicura che lei si arrabbierebbe se fosse qui! – esclamò, ignorando del tutto le sue parole e l’espressione truce che le riservò.
- Non nominarla nemmeno, stupida mocciosa! – sbottò irritato, afferrandola per un braccio e strattonandola. Nominare Setsu era la cosa peggiore che potesse fare.
- Ahi! Mi fai male! – piagnucolò la ragazza, cercando di liberarsi.
- Non osare nominare mia sorella! Hai capito?! – ripeté, lasciandola andare.
- Ehi! Ma che ti prende? Sei impazzito? Manaka-chan, stai bene? – intervenne Murasame, accorrendo al fianco della ragazza dopo aver assistito alla scena.
- Sì, sto bene Murasame-kun. Grazie. – gli sorrise la giovane.
- Razza di bastardo! Come osi alzare le mani su una donna? Siete così incivili in America? – sbraitò Murasame, furioso con lui e pronto a prenderlo a pugni. Il suo atteggiamento lo aveva stufato. Non riusciva a digerirlo oltre. Non solo era un tipo borioso e maleducato, ma a quanto sembrava era anche violento. Iniziò a domandarsi se sua sorella non fosse andata via perché stufa di lui, o peggio ancora… forse la picchiava e la teneva segregata in casa?
- Non sono affari tuoi. – sibilò Cain, reggendo il suo sguardo.
- Diventano affari miei quando alzi le mani su una mia collega, per giunta indifesa! Che razza di uomo sei, eh? Perché non ci provi con me invece? – lo sfidò il giovane attore, guardandolo minaccioso. Attorno a loro iniziarono a radunarsi diversi attori e membri dello staff, intenti a seguire la lite che, erano sicuri, sarebbe nata di lì a poco.
- No, Murasame-kun! Non è successo niente! É colpa mia che lo infastidisco. Non litigate, vi prego! – s’intromise Manaka, sentendosi responsabile. Voleva solamente conoscere meglio quel ragazzo misterioso che tanto le piaceva. Non voleva essere la causa di una lite.
- Colpa tua? Per nessun motivo si picchia una donna! E poi, perché cerchi ancora di diventare sua amica? Non vedi che t’ignora, ti offende e picchia perfino? Perché lo difendi? – sbottò esasperato Murasame, che aveva provato più volte a convincerla a non avvicinarsi a lui.
- É quello che mi chiedo anch’io. – disse Cain, infastidito da tutta quella sceneggiata inutile.
- Beh… è che… sei così bello Cain-san, e misterioso, e così bravo a recitare, e così impassibile a tutto. M’incuriosivi molto, per questo ho provato a diventare tua amica… perché… mi piaci… - rispose la ragazza, arrossendo imbarazzata per aver confessato, non solo a lui, ma anche a tutti, i suoi sentimenti.
- Ma a lui non interessi Manaka-chan! Non vedi come ti tratta? – provò a farla ragionare Murasame, che trovava tutta la situazione al limite del ridicolo.
- Perché non mi conosce! Per questo non gli interesso. Sono sicura che se provassimo a conoscerci, a uscire… magari… - provò a proporre sempre più imbarazzata, ma ormai che il danno era fatto…
- Magari cosa? Potrei innamorarmi di te? Hai un’alta stima di te stessa a quanto vedo. Ti consiglio di guardarti meglio allo specchio, ragazzina. – la derise Cain, osservando i suoi occhi inumidirsi per l’umiliazione.
- Scusatemi. – sussurrò Manaka, scappando via in lacrime.
- Sei una bestia! Perché l’hai umiliata in quel modo? –
- Perché con le buone non lo capisce. Se fosse più intelligente, capirebbe che appena finito il film me ne andrò, quindi è irrilevante che io la tratti bene. Ne rimarrebbe ugualmente delusa, se non di più, se fossi gentile con lei. – spiegò Cain, voltandosi e andandosene, lasciando impalato Murasame a guardarlo sorpreso. Possibile avesse agito in quel modo per non far soffrire Manaka e non darle inutili speranze?
”No. È proprio lui che è un bastardo!” si disse l’attore, scuotendo la testa e andandosene anche lui.
Si era domandato spesso, in quei mesi, che fine avesse fatto Setsuka-san. Era improvvisamente sparita. Si chiese se fosse ritornata in California o se fosse ancora in Giappone. Gli dispiaceva davvero non averle mai potuto parlare, ma ogni volta che ci provava, o sbucava fuori quel dannato di Cain Heel, o lei lo ignorava andandosene dal fratello.
Decisamente una coppia assurda di fratelli.
 
Cain non aveva voglia di tornare in albergo nemmeno quella sera. Odiava passare la notte da solo. Egoisticamente, desiderava ancora accanto a sé sua sorella. Quella lontananza a cui lui stesso l’aveva spinta, lo stava uccidendo.
Sapeva sarebbe stato difficile, ma non aveva neppure lontanamente  immaginato quanto.
Poco più di due mesi senza di lei, ma sembravano anni. Ogni giorno, svegliarsi senza Setsu, era una tortura a cui credeva non sarebbe sopravvissuto, così, per non pensare, passava le sue serate in vari locali, sempre in compagnia di qualche donna. Sfogare le sue frustrazioni in quel modo, lo aiutava a immaginare di stare toccando e amando il corpo della sorella, quel corpo che solamente una volta aveva potuto avere, ma del quale ricordava ogni dettaglio. In quei mesi aveva cercato un corpo il più simile possibile al suo, ma non l’aveva ancora trovato. Affondare la sua disperazione in una donna qualsiasi non era ciò che voleva, ciononostante, non poteva farne a meno.
Era un ragionamento malato, da folli, e lo sapeva perfettamente, ma giunto a quel punto non gli importava più di impazzire.
Quella sera decise di girare un quartiere nuovo, nella speranza di trovare non solo un locale notturno decente per bere e mangiare, ma anche per trovare la compagnia che voleva. Entrò in un locale a caso e la prima cosa che notò fu il gran numero di giovani intenti a far baccano. Doveva essere una specie di discoteca, osservò. Non interessato alla confusione, fece per andarsene, quando una scena attirò la sua attenzione, o meglio, una ragazza che lui conosceva bene.
- Dai tesoro, non farti pregare! Sappiamo che non vedi l’ora di spassartela con noi. Altrimenti perché saresti qui a ubriacarti? –
- Voglio stare sola. Andate via per favore. – ripeté lei, lasciando cadere stancamente la testa sul braccio appoggiato al bancone, mentre il barista le versava un altro bicchiere di non sapeva più nemmeno cosa.
- Ma noi non vogliamo stare da soli. Se soffri di pene d’amore, ci pensiamo noi a fartele passare! – insisté uno dei tre ragazzi che la stavano importunando, afferrandola per un braccio.
- Ho detto che non sono interessata! Voglio stare da sola! Andatevene! – esclamò per l’ennesima volta la giovane. Non ci si poteva nemmeno rifugiare nell’alcol senza che qualcuno rompesse le scatole?
- Non andremo da nessuna parte senza di te! – affermò uno di loro, sollevandola di peso dalla sedia. Le aveva messo gli occhi addosso già da un po’ e non l’avrebbe fatta andare via senza prima divertirsi con i suoi amici.
- Lasciami! Non mi toccare! – protestò lei, provando a divincolarsi, senza però riuscirci.
- Non fare la difficile, bellezza! Vedrai che ti piacerà. – ghignò il ragazzo, tirandola verso l’uscita, seguito dagli altri due quando, improvvisamente, avvertì qualcuno strattonare via la giovane dalla sua presa. – Ma che accidenti… - si voltò furioso verso colui che gli aveva rubato la ragazza, restando però impressionato dallo sguardo omicida di quest’ultimo.
- Ha detto che non vuole venire con voi. Sparite! – intimò loro, stringendo la ragazza a sé, che lo guardò sorpresa.
Quello era l’ultimo luogo dove avrebbe immaginato di poterlo incontrare.
 
 
 
 
 




Ed ecco sbucare anche qui il cricet… ehm, volevo dire Manaka XD (il nome Ayumi l’ho messo io perché non so come si chiami. “Criceto Manaka” suonava brutto XD)
Felici vero???  Setsu di sicuro no appena lo saprà, e neppure Cain XD
Vi lascio con la domanda: Chi sarà la ragazza che Cain ha salvato? Sta per rivedere sua sorella dopo due mesi? Litigheranno? O magari no…  :3
Baci Faby <3 <3 <3 <3
 
P.S. Le parole della canzone di Reino le ho prese in prestito, riadattandole in base alla mia necessità, dalla canzone Cryogenic, di Miku Hatsune dei Vocaloid ^_^
   
 
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