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Autore: nattini1    09/09/2016    5 recensioni
Come in una vecchia favola, qui il cattivo è un drago e Dean, Sam e Castiel devono salvare delle povere fanciulle indifese. Che riescano o meno nell'impresa, le fanciulle dovranno mettersi l'animo in pace perché stavolta non troveranno il loro principe azzurro: Destiel! Originale avventura idealmente collocata nella prima metà dell'undicesima stagione (diciamo dopo l'episodio 4), quindi potrebbero esserci piccoli spoiler.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Essere ospiti del monastero offre alcuni innegabili vantaggi: non devono usare carte di credito rubate per pagare l'eventuale motel e il cibo è assolutamente fantastico – magari potesse mangiare così tutti i giorni! –, ma non c'è la tv in camera e Dean può solo starsene sdraiato sul letto della camera che gli hanno assegnato, solo coi suoi pensieri. Non è una camera molto luminosa e c'è un letto singolo, ma le lenzuola sono fresche di bucato e sanno di sole, il profumo gli ricorda quello del suo lettino quando ancora sua madre era viva e stendeva le lenzuola nel loro giardino. Per quanto il ricordo sia felice, lo riempie di malinconia e allora cerca di concentrarsi sul caso.

Non ha davvero mai capito perché ai draghi interessino le vergini. Sul serio, chi vorrebbe una vergine? Lui preferisce le signore con esperienza! Beh, potrebbe ingannare il tempo immaginando qualcuna di queste signore, magari le due ragazze di un suo vecchio sogno, quella mora coi capelli corti vestita da diavoletto e la bionda con le ali d'angelo… chissà come sono davvero le ali di Castiel, la prima volta che si sono incontrati, ormai sono passati sette anni, ha potuto vederne l'ombra sulla parete e ha pensato che fossero magnifiche. Sarebbe bello poterle toccare, sfiorare con le dita il confine tra la pelle sella schiena dell'angelo e le piume… chissà se sono morbide… Oddio, l'ha fatto di nuovo, deve smetterla di pensare a Cas! Ma come può smettere, ne hanno passate davvero troppe insieme e negli anni ha imparato a temerlo, a fidarsi, a volerlo esattamente com'è, a considerarlo parte del suo mondo…

Un deciso bussare alla porta richiama la sua attenzione. Apre e si trova perso negli occhi blu di Castiel. Ok, ora deve riprendere il controllo. Si scosta per farlo entrare, richiude la porta e poi va a sedersi sul letto, il più lontano possibile da lui e dalla tentazione.

Come al solito l'angelo si limita a fissarlo con la testa leggermente inclinata da un lato, quindi è lui che comincia a parlare: «Come ti senti Cas? Ti sei ripreso del tutto?».

«Ora sto meglio, ma è stato come stare dentro a un frullatore impostato per fare una passata di pomodoro» risponde l'angelo.

Dean abbozza un sorriso: «E tu eri il pomodoro?».

«In questa similitudine sì. – lo sguardo dell'angelo si sofferma sui lividi sul volto del cacciatore; non sono più marcati come qualche giorno fa, ma le ombre scure segnano l'altrimenti perfetta bellezza dell'uomo davanti a lui – Dean, non ci sono parole...».

«Eri sotto l'effetto di un incantesimo. Me la sono cercata».

«Dean, posso guarirti».

«No, lascia stare. Quale parte della fottuta “me la sono cercata” non hai capito?».

Nel profondo, una parte di lui brama il tocco di Castiel, un'altra lo teme perché tutto tra loro due è cominciato con un tocco, con la mano dell'angelo che ha marchiato la sua spalla; il lieve dolore fisico che sente ora fa quasi da scudo a tutti quei sentimenti che si rifiuta di ammettere di provare ogni volta che l'angelo è con lui. Ha paura che un altro tocco infrangerebbe quello scudo. Castiel ha fatto tanto, troppo per lui e ancora si chiede se l'abbia davvero meritato. Ha rinunciato a un intero esercito di angeli, si è tirato dietro i leviatani per tutto il Purgatorio pur di tenerlo al sicuro, viene sempre quando lo chiama, è morto per lui non sa nemmeno più quante volte. Per questo lo rifiuta, non lo merita.

A Castiel il suo rifiuto fa male. La sofferenza di Dean gli fa male, perché sa di esserne la causa. Un tempo Castiel era devoto unicamente a suo Padre, Dio; ora la sua devozione (ma forse non è la parola più esatta) va a Dean e vorrebbe tanto farglielo capire senza essere rifiutato. Vorrebbe sentirlo vicino. Un tempo percepiva cosa fosse lo spazio personale (e Dean ha cercato di inculcarglielo a suon di urli tipo: «Perché stai sempre attaccato al mio culo?»), ora, dopo tanti anni e un'esperienza da essere umano, ne ha un'idea piuttosto precisa e vuole disperatamente e consapevolmente invaderlo; per questo è lì in quel momento.

Ma è sempre così: se è Dean ad avere bisogno lo allontana, per poi prendersi cura dell'angelo in ogni frangente. Cas ha incise a fuoco nella mente le parole che il cacciatore gli ha detto: «Noi siamo una famiglia, ho bisogno di te»; conosce la reticenza di Dean, sa quanto sia difficile per lui esternare i propri sentimenti. Il fatto che gli abbia detto che è parte di ciò che ha di più prezioso, la famiglia, che gli confessi espressamente di aver bisogno di lui… è come se gli avesse consegnato una parte di sé che aveva sempre tenuto nascosta.

Cas ricorda come gli abbia avvolto con tenerezza una coperta attorno al corpo quando sono tornati nel bunker mentre era ancora sotto l'effetto dell'incantesimo di Rowena e tremava tanto da non riuscire a stare in piedi.

Come dovrebbe fare per ricreare una situazione simile? Forse potrebbe chiedere consiglio a Sam… Poi gli viene in mente una cosa che gli ha detto Dean tanto tempo prima: «Quando noi vogliamo una cosa con tutte le nostre forze, mentiamo».

Perché non provare? Così si avvicina al cacciatore e la sua voce roca è quasi un sussurro: «Dean, in effetti non credo di stare proprio bene, sai. Mi sembra di sentire ancora freddo…».

Prima che Dean prenda coscienza quello che sta dicendo il suo angioletto, qualcun altro bussa alla porta. Dean ringrazia il cielo di avere una buona scusa per non processare mentalmente l'ultima frase, lascia Castiel accanto al letto e si affaccia sulla porta. L'inaspettato visitatore è una ragazza sui diciotto anni con lunghi capelli castani, avvolta in una vestaglia azzurra.

«Mi chiamo Rachel. – esordisce la sconosciuta – La mia amica Elisabeth mi ha raccontato quello che le avete detto. Che il mostro non l'ha presa solo perché lei… lei… è stata con il suo ragazzo. È così?».

Dean è piuttosto sorpreso da una domanda così diretta, ma conferma con un cenno del capo; non ha idea di dove la ragazza voglia andare a parare.

«Ecco, lei ha detto che siete qui per proteggerci e io ho molta paura che quel mostro ritorni e mi sentirei più sicura se potessi restare qui con te stanotte» la ragazza lo dice tutto d'un fiato e il modo in cui solleva gli occhi mentre lo dice non lascia troppo spazio all'immaginazione.

Son of a bitch! No, no, no! Questa è una pessima idea!

Il sesso con qualunque ragazza abbia mai avuto è sempre stato splendido, ma certe volte l'ha fatto star male: la metà delle volte era ubriaco, portava una sconosciuta da qualche parte e poi c'era il teatrino della mattina «Sono stato bene, ma abbiamo avuto stanotte a cosa ci serve domani». E poi qui si tratta di una ragazzina, una che è probabilmente appena maggiorenne e poi, dannazione, sono in un convento! Il monaco gli potrà perdonare una battuta, ma questo non resterebbe senza conseguenze.

Sente sulla schiena lo sguardo di Castiel: è certo che lo stia fulminando. E poi non è solo una sensazione immaginaria, si rende conto che Castiel ha percorso in un paio di falcate la distanza che li separava e ora è esattamente dietro di lui. L'angelo spalanca del tutto la porta e si rivolge alla ragazza: «Credevo che questo fosse un collegio, non un covo di perdizione».

Dietro l'azzurro dei suoi occhi brilla una luce terrificante, quella luce che fa intuire che l'apparente ingenuità e il dolce aspetto celano l'animo di un guerriero. La povera ragazza scappa via terrorizzata, con malcelata soddisfazione di Castiel e, da parte di Dean, un sollievo che non si sarebbe aspettato.

Ora i due uomini sono occhi negli occhi, con i loro volti a pochi centimetri di distanza; Castiel sbatte la porta e resta immobile. Dean conosce quello sguardo: lo stesso che gli aveva lanciato prima che lo chiudessero nella panic room, quando voleva dire sì a Michele. E il brivido che gli era sceso lungo la schiena in quel momento non aveva avuto nulla a che fare con la paura. E glielo aveva pure detto (e lui sa che non era uno scherzo): «Con l'ultima persona che mi ha guardato così, ci ho fatto sesso!». E poco dopo si era ritrovato in quel vicolo, mentre Castiel lo afferrava per il bavero e lo sbatteva prima contro un muro e poi contro quello opposto, pervaso da una furia incontenibile. Dio, era davvero incazzato quella volta! Ma poi il pugno chiuso aveva smesso di colpire, si era aperto e lo aveva sfiorato con un lieve tocco, quasi una carezza, e l'angelo l'aveva riportato a casa di Bobby sorreggendolo per la vita.

E adesso sono di nuovo a un punto di non ritorno, a un niente di distanza e non può assolutamente negare il calore che sente diffondersi al basso ventre e poi concentrarsi più giù. Basta negare. «Non avevi detto di avere freddo, Cas?» gli chiede. Poi, sorprendendo per primo se stesso, porta una mano dietro la nuca di Castiel e con l'altra lo attira a sé. La rabbia dell'angelo svanisce, inclina la testa in quel modo così familiare un po' sorpreso, un po' pieno di aspettativa e questo fa del tutto cedere Dean che lo stringe e lo bacia.

È un bacio subito pieno di desiderio, le labbra si schiudono e si assaporano in una danza, in un vorticare di passioni. Castiel si stacca un istante solo per spingere Dean contro la porta e prendere nuovamente possesso delle sue labbra.

Per Dean è una sensazione bellissima: le mani dell'angelo che percorrono la parte delle braccia lasciata scoperta dalla maglietta e gli fanno venire la pelle d'oca. E poi quelle stesse mani sfiorano il suo petto sotto la stoffa, indugiano sulla pancia e, decise, gli sbottonano i pantaloni. Vorrebbe dirgli qualcosa, ma è davvero difficile trovare le parole per esprimere i propri pensieri e sentimenti perché il sangue sta lasciando il cervello per affluire altrove.

Ha voglia, tanta voglia di mettere le mani dappertutto sul corpo di Castiel, quindi non perde tempo e gli slaccia la cintura, gli fa scivolare via i pantaloni, mentre l'angelo simultaneamente si libera del trench e della giacca. Senza smettere di baciarsi, indietreggiano fino al letto, lasciando sul pavimento scarpe, calze, pantaloni e boxer scalciati tutto attorno. Inciampano in qualcosa, non sanno davvero in cosa, e si ritrovano ridendo stesi sul letto, Castiel con la schiena contro il materasso e Dean tra le sue braccia.

Ora il desiderio del cacciatore è più intenso di qualsiasi altra cosa, sente il bisogno di avere l'angelo tutto per sé. Per la sua mente passa tutta una serie di pensieri incoerenti: «Quanto può essere diverso tra due uomini rispetto a tra un uomo e una donna? Un cazzo! (Appunto!)» o «Dio, se voleva dire di no l'avrebbe detto, si sarebbe capito!» o «Dovrei dirgli quello che provo?».

E no, non c'è bisogno di parole perché Castiel sa di essere amato, lo sa da quella volta in Purgatorio quando Dean si è rifiutato di andarsene senza di lui; per questo gli lascia fare tutto ciò che vuole e lo asseconda offrendosi a lui, aprendosi a lui. Sarà anche inesperto e ingenuo, ma sa come funziona questa cosa.

Dean vuole sentire il calore attorno a sé e, sapendo che quello che stringe è il corpo di un angelo, più forte e resistente di quello umano, non si fa il minimo problema ad assecondare il suo istinto di spingere sempre di più, incoraggiato dai gemiti di piacere che riceve in risposta ai suoi movimenti.

Tiene il busto sollevato, i loro bacini incollati, lo guarda negli occhi e ci trova il piacere che desidera dargli. Si ferma per un ennesimo bacio, poi ricomincia con le spinte e, quando poco dopo raggiunge il limite, gli crolla addosso nascondendo il viso nell'incavo della spalla con due ultime spinte più lunghe e violente. Si abbandona completamente sul corpo di Castiel, lo sente agitarsi ancora qualche secondo e lo sente venire tra di loro.

Se lo stringe forte tra le braccia: non vuole che lui si rivesta, lo lasci solo nel letto e torni in camera sua. Non vuole solo stanotte, vuole tutte le notti che verranno e anche tutti i giorni. Gli sorride e gli scompiglia i capelli dicendogli: «Tutto ok?».

Castiel gli sfiora la guancia con il dorso della mano: «Quello che ho fatto… era corretto?».

Gli occhi di Dean brillano: «Molto!».

«Bene, allora sì, tutto ok!» si rilassa l'angelo.

«E ora cosa succederà?» chiede Dean con un filo di paura.

E negli occhi di Castiel si accende un luccichio che non gli ha mai visto prima: «Ancora questo, spero!».

Questa volta si prendono tutto il tempo per togliere anche maglietta e camicia, per toccarsi, per sentire tutto l'uno dell'altro. Le mani, le labbra sono ovunque, assaporano ogni centimetro della pelle nuda, indugiano tracciando il contorno del tatuaggio sul petto di Dean, di quello sul fianco sinistro di Castiel. Non c'è l'urgenza di prima, si muovono all'unisono, spingendo e accogliendosi vicendevolmente senza sosta, raggiungendo quel dolce punto e tutto semplicemente cresce, i gemiti e il piacere aumentano fino a che esplodono di nuovo.

Ancora ansimando, con un sorriso estatico, Dean sussurra all'orecchio di Castiel: «Ma non avevi detto che credevi che questo non fosse un luogo di perdizione?». La risata che esce dalle labbra dell'angelo scalda il cuore del cacciatore, che si china a raccogliere tra le sue labbra quel suono cristallino lasciandogli in cambio due parole dolcissime perché ormai si è spinto troppo avanti, troppo nel profondo del loro rapporto per non lasciarle emergere: «Ti amo».

«Credo che sia consuetudine degli umani rispondere “anch'io”, ma tu lo sapevi già che ti amo, vero Dean?».

Dean sapeva che la sua vita era tutt'altro che perfetta, che lui non era perfetto, che non avrebbe mai smesso di commettere errori e di cercare di salvare il mondo; inevitabilmente, le lotte, le fatiche, il dolore non se ne sarebbero andati del tutto. Ma in quel momento aveva finalmente capito che non era solo e che, anche se la sua avventura terrena prima o poi si sarebbe conclusa con un inevitabile finale, non ci sarebbe mai stata una fine per quell'amore.

 

 

 

NdA

 

Com'è andato il mio primo tentativo di coniugare romanticismo ed erotismo? Dopo sette anni che si conoscono finalmente Dean cede!

Ho lasciato in inglese l'esclamazione preferita di Dean, secondo me rende meglio.

Penso ve ne siate accorti, ma alcune battute sono volutamente riprese da vari episodi.
Forse dovrei cominciare a trovare titoli un po' più fantasiosi per i capitoli...

Grazie a chi legge!

Se avete tempo e voglia, lasciatemi un commento!

   
 
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