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Autore: ___Page    13/09/2016    7 recensioni
"-E tu Perona?!- le chiese Kobi, sporgendosi verso di lei.
-Io?!- domandò, sgranando gli occhioni neri, prima di scrollare le spalle -Oh beh io ci penserò quest’anno! Magari trovo qualcosa di motivante!- disse, con un sorriso che era tutto un programma, girandosi verso le amiche che sapevano bene di cosa stesse parlando.
Senza che nessuno lo sapesse, Perona era già diventata qualcosa alla Raftel High School. Da mesi ormai il suo blog andava alla grande e sempre più studenti chiedevano aiuto alla misteriosa quanto famosa Miss Puck, senza restare quasi mai delusi nelle proprie attese.
Ma non aveva bisogno di vantarsi, le andava bene così. Finché avesse avuto Miss Puck, non sentiva il bisogno di essere nessun altro, a parte se stessa."
A grande richiesta, il seguito di Miss Puck, dieci anni dopo.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul, Mihawk, Perona, Portuguese, D., Ace, Trafalgar, Law/Margaret | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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1… 2… 3… Inspirare.

Non sapeva come fosse possibile.

4… 5… 6… Espirare.

Non sapeva come fosse successo.

1… 2… 3… Inspirare.

Ma era successo e ora, per la prima volta da quando lo conosceva, aveva quasi paura ad avvicinarsi a lui, tremava all’idea di parlargli, soffriva al pensiero che stava per promettergli tutto l’aiuto che era in grado di dargli per ottenere ciò che voleva.

4… 5… 6… Espirare.

Perché non sapeva come fosse possibile né come fosse successo ma si era innamorata di lui e questo cambiava tutto eppure sapeva che non sarebbe cambiato niente. Almeno non finché Ace e Sugar non si fossero messi insieme, allora sì che tutto sarebbe stato diverso ma non sarebbe stato un problema. Perché Ace meritava di essere felice e Perona sarebbe riuscita a farselo andare bene. In un modo o nell’altro.

1... 2… 3… Inspirare.

L’odore inconfondibile del dopobarba di Ace le pervase le narici. Non si era nemmeno accorta di essere ormai dietro di lui e si fermò, godendosi per un attimo il fatto di essergli così vicina, approfittando del buio che la proteggeva.
Era una cosa che aveva sempre apprezzato di Ace. Lui non si faceva la doccia con il profumo, come Cavendish, e nemmeno puzzava in modo indecente dopo l’ora di educazione fisica, come Barto. Ace sapeva di buono. Cioè non sempre, sempre, però la maggior parte del tempo sì.
Profumava di pulito ed era la cosa più rassicurante del mondo sentirsi avvolgere da quella neutra fragranza quando Ace l’abbracciava, in uno slancio di affetto o per conforto che fosse.

4… 5… 6… Espirare.

E anche se sarebbe rimasta così fino a fine serata e per tutta la notte o, meglio ancora, anche se avrebbe potuto facilmente reclamare un abbraccio e fingere di non aver visto ciò che aveva appena visto, Perona si impose di proseguire con il proprio proposito. Che razza di migliore amica sarebbe stata altrimenti?!

1… 2… 3… Inspirare.

-Ace?- la voce le uscì rauca e lievemente deformata dall’ansia, nonché tremolante ma Ace non diede segno di averlo notato quando si girò verso di lei, chiaramente sorpreso di trovarsela a pochi passi dietro di sé.
-Perona!- esclamò e la ragazza non dovette sforzarsi per potergli regalare un sorriso felice e luminoso quando incrociò i suoi occhi.
-Tutto bene?!-
-Io… sì s-sto bene- mormorò incerto mentre si passava una mano tra i capelli in un gesto nervoso che Perona era abituata a riconoscere. Si accigliò, nonostante il sorriso che Ace le rivolse subito dopo non avesse niente di innaturale o forzato. Sembrava più che felice di vederla ma non che questa fosse una novità. -Gran bella serata eh?!-
-Puoi dirlo forte!- esclamò, scoppiando in una risatina nervosa che si affrettò a sopprimere imbarazzata.
Cosa le prendeva?! Le era andato in pappa il cervello per caso?!
Ma la vicinanza con Ace non le permetteva di mantenere la concentrazione. Si scoprì a studiarlo attentamente, quasi cercasse nuovi dettagli in un volto che conosceva già a memoria. E più lo guardava, più perdeva il filo dei propri pensieri.
Ace fece un passo verso di lei e Perona schiuse le labbra per recuperare un po’ di ossigeno mentre i peli le si rizzavano sulle braccia. Gli occhi ancora fissi su di lui, impotente, si riscosse solo quando qualcosa le sfiorò l’avambraccio destro, delicato come una carezza.
-Hai freddo? Hai la pelle d’oca- sussurrò Ace sottovoce, continuando a muovere i polpastrelli su e giù, incendiandole la pelle.
Perona seguì ipnotizzata il movimento della sua mano per qualche secondo. Il cuore le batteva così forte che le venne il dubbio che Ace potesse sentire il suo battito accelerato e deglutì a vuoto per inumidire la gola, che le si era seccata in un attimo.
-No!- esclamò poi, di punto in bianco, indietreggiando bruscamente per sottrarsi al suo tocco -Sto bene! Benissimo!- tartagliò un po’ troppo in fretta, passandosi una mano sul viso arrossato.
Soffiò fuori un po’ d’aria per calmarsi e tornò a guardarlo e il cuore stavolta le si fermò. Ace la stava fissando con un’espressione che non avrebbe saputo definire in altro modo se non sconvolta e ferita. L’urgenza di risolvere la questione Sugar si impadronì di lei e si impose di rimanere sul pezzo senza lasciarsi distrarre.
-Una gran bella serata come questa, merita un gran bel finale non credi?- cominciò, prendendola un po’ alla larga. -A… A te come piacerebbe che andasse a finire?-
Ace la studiò qualche secondo, serio come non mai. -A dire il vero c’è una persona con cui mi piacerebbe passare il resto della serata e anche oltre. Quello sarebbe davvero grandioso.-
Perona deglutì a vuoto, ignorando la morsa che le stringeva il cuore e sforzandosi di continuare a sorridere. -Potrebbe succedere-
-Tu credi?-
-Certo! Ti aiuterò io!- esclamò di slancio, lasciando perdere il proposito di arrivarci con calma. Se voleva agire, tanto valeva parlare chiaro e non perdere altro tempo. Ma quando si rese conto di come la sua affermazione potesse essere male interpretata il viso le prese fuoco e sgranò gli occhi. -Oh io non… non intendevo che… Insomma quello che volevo dire…-
-Perona…- cominciò Ace e la rosa si sentì pervadere dal panico. Era già abbastanza brutto sapere che Ace desiderava sua cugina senza bisogno di sentirsi rifiutare apertamente.
-Lo so Ace! Lo so che ti interessa Sugar!- lo fermò con urgenza.
Ace aggrottò le sopracciglia, perplesso. -Cosa…-
-Vi ho visti! Non volevo spiare ma vi ho visti, poco fa. E sono certa che qualunque sia il motivo per cui ti ha rifiutato, Sugar semplicemente non sia in sé- Perona prese un profondo respiro, focalizzandosi più sul bene che ciò che stava per dire avrebbe fatto a Ace piuttosto che sul male che avrebbe fatto a lei. -Io lo so Ace! Tu le piaci, le piaci davvero! Stasera tutto quello che voleva era fare colpo su di te! E non so cosa le sia preso ma ti assicuro che lo scopriremo insieme e risolveremo la questione!- esclamò, incoraggiante ma Ace continuava a fissarla serio e sconsolato.
Perona fremette di impazienza.
Andiamo! Cos’era tutta quella sfiducia nei suoi confronti e nei propri?!
-Tu pensi che mi piaccia Sugar.-
Non era una domanda e fu il turno di Perona di accigliarsi.
A che gioco stava giocando?
-Ace…- mormorò cauta. -… Io so che ti piace Sugar.-
-Ah.- fu l’atona risposta di Ace. -E cos’altro sai? Cos’ho mangiato stamattina a colazione?-
Perona strabuzzò gli occhi prima di mettere su un’espressione seria e incrociare le braccia sotto il seno, con aria di sfida. -I Coco-Pops con il latte-
-E invece no! Stamattina ho mangiato la girella! Perona, solo perché mi conosci molto bene, non significa che tu sappia tutto di me, chiaro?!- esplose Ace, prendendola in contropiede. -Sai, se ogni tanto ti preoccupassi di chiedermi cosa penso e cosa provo, anziché dedurlo, non mi farebbe per niente schifo!-
-Ace ma che…- mormorò sconvolta la ragazza.
-Mi prende che non mi piace Sugar e mi da fastidio che tu ti comporti come se avessi capito tutto di me quando non hai capito niente!-
Perona sgranò gli occhi indignata prima di contrarre il viso in un’espressione furente. -Ah io non avrei capito niente, vero?! E allora perché hai chiesto aiuto a Miss Puck per conquistarla?!-
-Io non volevo aiuto per conquistare lei, d’accordo?! Ma ho dovuto dire così per forza!-
-E perché, sentiamo?!-
-Per salvarmi il culo quando ho capito che Miss Puck eri tu!- alzò di un’altra ottava la voce Ace. -Porco Roger, sei la mia migliore amica! Credevi davvero che fossi così scemo da non riconoscerti via chat?!-
Perona trattenne il fiato, tremando impercettibilmente. Si sentiva ferita nel profondo da ciò che Ace aveva appena detto. E improvvisamente il fatto che lui conoscesse la sua identità nascosta non aveva alcuna importanza.
-Mi hai mentito?- chiese, faticando a capire il senso di ciò che stava dicendo.
Non era possibile. Non c’era nessun motivo per cui Ace dovesse dire una bugia a lei.
-Perché… Perché non volevi che io sapessi chi è la ragazza che vuoi? Credevo ti fidassi di me.- articolò a fatica, cercando di scacciare il groppo in gola.
Ma Ace non sembrava per niente colpito dalla reazione della ragazza. Di solito soffriva a vederla così delusa ma in quel momento nei suoi occhi c’era una profonda, seria e quasi spaventosa determinazione.
-Sul serio?- chiese, con tono più basso ma voce tremante. -Sul serio non lo sai?-
Perona strinse i pugni e sentì una lacrima scendere a graffiarle una guancia. -Certo che non lo so! Come faccio a saperlo se tu non mi dici le cose?! Ti stupisci che credo di sapere cosa ti passa per la testa e sbaglio, ma che colpa ho io se me lo hai detto tu?! Sapevi che ero io e mi hai detto una bugia e ora ti offendi! Dovrei essere io quella offesa visto che ho appena scoperto che il mio migliore amico mi mente da mesi quando io cercavo sol…-
Smise di parlare e inspirò rumorosamente, sorpresa, quando Ace la afferrò saldamente per le spalle, la trascinò verso di sé e unì deciso le loro labbra. Perona mugugnò sorpresa ma bastò sentire le braccia di Ace avvolgerle la vita e sostenerla contro di sé per smettere di pensare e rilassarsi completamente. Tutto intorno a lei scomparve. Tutto divenne solo Ace e Ace che la stava baciando. Rispose, inspirando a pieni polmoni, e sollevò meccanicamente le mani per immergerle nei suoi capelli.
Sentì la punta della lingua di Ace solleticarle l’arco di cupido, alla ricerca di un varco per passare, e non esitò a schiudere le labbra per accoglierlo. Si aggrappò più saldamente a lui quando la sua lingua le accarezzò il palato.
La stava baciando! Ace la stava baciando davvero!  E sembrava che gli piacesse anche tanto a giudicare da come mugolava contro le sue labbra.
Mio dio. Era così… così… caldo e stordente e piccante quasi e… e… e… f-famigliare?!
Perché baciar… oh mio dio... b-baciare Ace sarebbe dovuto essere famigliare?!
Fece appena in tempo a produrre il pensiero che Ace si staccò da lei, a malincuore ma bisognoso d’aria. Perona lo fissò, le labbra arrossate e gonfie e un po’ meno stordita di quel che si sarebbe sentita se non fosse stata impegnata a cercare di catturare quel sospetto che aleggiava nella sua mente, prima che scomparisse del tutto.
-Capito ora, perché non te l’ho detto?- domandò Ace, roco.
Non aveva ancora mollato la presa e Perona non voleva certo che lo facesse. Si stava così bene, schiacciata così contro di lui. Si sentiva così giusta.
E tutto divenne improvvisamente chiaro.
Perona sgranò gli occhi, scioccata. -Tu- mormorò, districando un braccio per puntargli l’indice contro il petto. -S-sei… Tu sei… Tu sei il Fantasma dell’Opera!-
A pensarci ora, si sentiva pure più cretina di prima. Quella era in effetti da sempre la sola spiegazione plausibile. C’era un motivo se quella sera di Halloween si era sentita così al sicuro e a proprio agio tra le braccia di un perfetto sconosciuto.
Non si era mai trattato di un perfetto sconosciuto. E nemmeno di uno sconosciuto a metà. Nemmeno di un mezzo conoscente o di un amico tra tanti.
Anzi, era la persona che conosceva meglio al mondo dopo i suoi fratelli, forse tanto quanto i suoi fratelli, la persona non appartenente alla propria famiglia che le era capitato di abbracciare più spesso in tutti quegli anni eppure… Lei non… Proprio non…
-Santo Roger- mormorò Ace, con un sospiro. -A sapere che bastava baciarti…-
-Cosa vuol dire?-
-Speravo mi avessi riconosciuto quando hai ballato con me dopo quella trafila di imbecilli là dentro-
Come? Che cosa stava…
-Ma… ma ad Halloween non mi hai pestato i piedi nemmeno una volta!- protestò Perona, perdendo continuamente il filo dei propri pensieri.
Erano troppe informazioni in una sola volta.
-Certo che te li ho pestati ma eri così assorbita dal momento che non ti sei accorta-
Perona lo fissò senza fiato e senza parole. Non riusciva a capire cosa stesse esattamente succedendo. Era così confusa.
-A-Aspetta… Ma tu… tu sei riapparso accanto a me dieci secondi dopo che il Fantasma era scomparso, tu… tu non…-
-Sei rimasta imbambolata a fissarmi per più di un minuto Perona. Ho avuto tutto il tempo di fare il giro in mezzo agli altri invitati, ridare mantello e maschera a Sabo, rimettere bandana e  gilet e raggiungerti- spiegò passandosi una mano tra i capelli. -In realtà per un attimo ho temuto di averti causato danni mentali permanenti- scherzò con un sorriso che tradiva un po’ di soddisfazione.
Perona si riscosse e rapida sgusciò via dalla sua presa. Si sentiva confusa e spaventata. Non capiva, per la prima volta in vita sua, non capiva il suo migliore amico, non riusciva a leggerlo e questo la terrorizzava.
Perché Ace aveva messo in piedi tutta quella farsa?
-Perona!- la chiamò, improvvisamente agitato, ma la rosa indietreggiò di scatto e Ace si bloccò lì dov’era.
-Perché?! Perché hai fatto tutto questo?! P-perché non mi hai detto che eri stato tu?!-
Ace abbassò per un attimo lo sguardo ai propri piedi e prese un profondo respiro prima di tornare a guardarla serio e determinato.
-Non doveva andare così, io…- si fermò immediatamente e chiuse un attimo gli occhi, sfregandoseli con pollice e indice. -Volevo solo regalarti il romantico Halloween che avevi sempre sognato, volevo solo vederti felice. Non avresti mai dovuto scoprire che ero io e non… beh tanto per cominciare sarebbe dovuto essere solo un ballo, okay?!- sbottò, chiaramente in imbarazzo da bravo tsundere qual era. -Ma poi è andata come è andata, prima ancora di rendermene conto ti stavo baciando e mi sono reso conto che non mi bastava, che non volevo vederti felice solo quella sera e c-che volevo essere io a renderti felice. Sempre. Ogni singolo, fottuto giorno, Perona. E ho provato a levarmi quell’idea dalla testa, ho provato a non pensare a te così perché, Porco Roger, sei la mia migliore amica! Ho pure provato a concentrarmi su Sugar per il resto della serata solo ed esclusivamente per non pensare a te in quel modo ma è stato tutto inutile!- prese fiato e ricominciò, ormai un fiume in piena. -E volevo dirtelo, volevo dirti tutto ma appena Koala ha capito, mi ha fermato. Mi ha detto del tuo piano per farmi mettere con Sugar, mi ha consigliato di avere pazienza e aspettare. E così la mattina di Capodanno, quando mi sono reso conto che parlavo con te, mi sono fatto prendere dal panico e ho usato la prima persona che mi è passata per la testa per salvarmi. Ho usato Sugar. Perché comunque non è che potevo dichiararmi via chat e con la tua identità segreta, ti pare?!- 
-D-dichiararti?- chiese Perona, incerta, prima di scuotere energicamente la testa per tornare in sé. -Ma… Ma perché Koala ti ha detto di aspettare?! Non capisco! E poi perché quella volta dopo il cinema hai voluto riaccompagnare a casa Sugar se non ti interessa!- lo accusò quasi.
Sapeva di essere irrazionale, era stata lei la prima a volerli vedere insieme ma solo perché era stata troppo cieca per accorgersi dei propri sentimenti per Ace. Perché non è che si era innamorata da poco di lui, no?!
Cioè insomma, era cotta di lui dalle elementari! Lo sapevano tutti!
Lei se n’era accorta quella sera, era vero, ma era una cosa completamente diversa e non poteva credere che Koala…
-Ho riaccompagnato a casa Sugar perché non sapevo più cosa fare. Mi fido ciecamente di Koala, ma lei in quel momento era presa da Sabo e dai suoi problemi e io… Mi sembrava di non riuscire a fare nessun progresso con te e così l’ho coinvolta. E poi tu hai parlato a Izo del Fantasma e io ero felice e al tempo stesso spaventato perché era abbastanza chiaro che tu non avessi la benché minima idea di chi fosse quel tizio misterioso e, dio Perona! È stato peggio di una partita a Risiko!- esclamò, ridendo un po’ isterico.
-Perché non me lo hai detto e basta?!-
-Perché saresti scappata a gambe levate dalla parte opposta! Ecco perché Koala mi ha detto di aspettare!-
-Tu non puoi sapere come avrei reagito se…- provò a protestare, ma l’occhiata scettica di Ace le fece morire le parole in gola.
Il moro azzardò un passo verso di lei e si rilassò appena quando Perona non indietreggiò.
-Sei una Mihawk. Siete tutti ciechi uguali quando si parla di sentimenti. E se non siete assolutamente e pienamente consapevoli di ricambiare chi vi ama, fuggite più veloci della luce. E tu sei forse la peggiore della famiglia per via della tua convinzione di essere un genio ad accoppiare le altre persone-
-Ehi! Io sono un genio ad accoppiare le altre persone!- protestò, con un ritorno di orgoglio. Poi però fu il suo turno di abbassare lo sguardo, imbarazzata e un po’ infastidita. Perché non poteva negare che se Ace l’avesse baciata o si fosse fatto avanti prima di quel momento, prima che lei realizzasse pienamente il proprio amore per lui, la sua reazione sarebbe stata esattamente quella predetta da Koala.
Che fosse per senso di colpa verso Sugar, totale abnegazione al suo piano o semplice stupidità, Perona sapeva che in un altro momento qualsiasi avrebbe cercato di far ragionare Ace o, peggio ancora, si sarebbe allontanata da lui. Perché era fatta così. Lei, Zoro, Robin, Law e suo padre erano tutti fatti così.
Ma per quanto negativo quell’aspetto del loro carattere fosse, c’era sempre il rovescio della medaglia. Perché una volta che aprivano gli occhi tutti loro, senza esclusione, erano capaci di amare con ogni fibra del proprio corpo, al di là di ogni ragionevole limite, capaci di fare anche l’impossibile per la propria metà.
E Perona non sarebbe stata da meno.
Risollevò gli occhi su di lui e sorrise, mordendosi il labbro inferiore, mentre un senso di eccitazione la invadeva, impedendole di rimanere ferma. Scattò in avanti, verso Ace pronto ad accoglierla a braccia aperte, e rise di pura felicità mentre gli gettava le braccia al collo.
Si aggrappò a lui e prese a baciarlo sulla mandibola, baci rapidi e a fior di labbra, e Ace immerse una mano nei suoi capelli mentre l’abbracciava stretta.
Rimasero fermi per un po’ in quella posizione, godendosi tutte quelle piccole differenze che c’erano tra l’abbracciarsi prima, quando erano solo amici, e l’abbracciarsi ora, che erano molto, molto di più. Poi Ace piegò il busto all’indietro per poterla guardare. Perona ricambiò, gli occhi che brillavano nel buio e tremò appena quando Ace posò la sua grande e calda mano sulla sua guancia. Si avvicinò un po’ incerta e Ace non perse tempo ad annullare la distanza tra loro e baciarla di nuovo.
Rimasero fronte contro fronte quando si staccarono, la punta dei loro nasi che sfiorava la guancia dell’altro.
Poi un pensiero attraversò la mente di Ace e una risata gli scappò dalle labbra.
-Se penso che per un attimo avevo pensati di chiedere a Izo di fare il Fantasma- mormorò e Perona sgranò gli occhi scioccata. -Beh, lui sa ballare- si giustificò con una stretta di spalle.
Perona sorrise felice. –Ehi Ace?- lo chiamò piano. -Cosa vi siete detti prima tu e Sugar?-
Sentì la presa del ragazzo aumentare sui suoi fianchi. -Era venuta a dirmi che il piano della lista non aveva funzionato. Ma prima mi ha informato che lei e Kobi hanno smesso di girarci intorno e si sono baciati. Era anche ora! Certo adesso, con una donna così accanto Kobi ha la strada praticamente spianata per la presidenza del paese.- considerò senza accorgersi dell’espressione scioccata della sua ragazza.
Aveva sentito bene? Kobi e Sugar? Come? Quando?
Non si era accorta di niente lei!
-Voodoo? Tutto bene?- chiese Ace con dolcezza, riscuotendola.
Perona si perse un attimo a studiare le mille lentiggini che spruzzavano il suo naso e le sue guance.
-Sto bene sì- sussurrò tornando a focalizzarsi sui suoi occhi. -Stavo solo pensando che, forse, dovrei chiudere il blog ed entrare nel giornalino- 
Ace contrasse per un attimo le sopracciglia, non capendo da dove arrivasse quella considerazione ma il profumo di fragola di Perona gli impediva di pensare lucidamente. Decise che avrebbe indagato più tardi e si chinò per rubarle un altro bacio.
-Vai con le Hawaa-aa-aaaa-aaaii!!!-
Ancora stretti, i due ragazzi si voltarono di scatto, in tempo per vedere Izo stagliarsi sulla porta della palestra, urlando euforico.
Lo osservarono perplessi prendere una profonda boccata d’aria prima di esclamare. -Una serata assolutamente e-pi-ca!-
Lanciò un braccio in aria e pugno chiuso in un gesto di esultanza, prima di rientrare. Difficile dire se li avesse visti oppure no e, di conseguenza, se volesse parlare con loro o con nessuno.
Perona sollevò un sopracciglio. -Qualcosa mi dice che lui e Gillie hanno avuto un incontro ravvicinato.-
-Però ha ragione. Questa serata va di bene in meglio- considerò Ace, baciandola tra i capelli. -Entriamo?-
-Mmmmh-  mugugnò Perona, accoccolandosi contro il suo torace e incastrando le testa nell’incavo del suo collo. -Manca ancora alla proclamazione. Stiamo qui solo un altro po’-
Il cuore di Ace ebbe un tuffo mentre il ragazzo considerava che non credeva di essere mai stato più felice in vita sua. Posò il mento sul capo di Perona, inspirando a pieni polmoni, praticamente in estasi. -Tutto quello che vuoi, piccola-  
-Mi piace quando mi chiami Voodoo-
-Okay Voodoo. Okay- 
  
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