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Autore: sam_di_angelo    14/09/2016    1 recensioni
Quando gli occhi di un ragazzo dalle cattive abitudini incontrano per puro caso lo sguardo dell'altro, inchiodato in un letto d'ospedale, tutto cambia, tutto assume un aspetto differente.
Due mondi a sé stanti, due personalità troppo simili eppure così puramente diverse.
casa[cà-sa] s.f.
1 Edificio a uno o più piani, di dimensioni e aspetto vari, adibito ad abitazione dell'uomo.
Qual è la vera casa di Cole Blaze? La sua piccola dimora numero 251 affacciata sulla strada più vecchia e consumata del suo quartiere, oppure quegli occhi a mandorla color caffè che continuano imperterritamente a tormentarlo?
"It's their loss. Not yours."
CAST:
Park Chanyeol - Cole Blaze
Byun Baek-hyun - Boyce Hanks
© Sam Di Angelo.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Kai, Kai, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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 CAST: 
 Park Chanyeol come Cole Blaze.
 Byun Baekhyun come Boyce Hanks.
 Jennifer Aniston come Chanette Blaze.
 Holland Roden come Stella O'Connor.
 Park Eun-bin come Tani.

   Kim Jong-in come Kellin Johnson. 














Cole Blaze era sempre stato un ragazzo con i piedi per terra.

Niente smancerie, niente speranze effimere, niente ma, niente forse. Aveva imparato con gli anni e con enormi sacrifici ad accettare ogni singola sciagura. Se stesso in primis.

Se fosse mai esistito un antico dio greco sul Monte Olimpo, il dio dell'accettazione, di sicuro sarebbe stato Cole. Già si immaginava raffigurato su un arazzo in un tempio a lui dedicato: seduto a gambe incrociate, gli occhi chiusi e il corpo rilassato in una posizione da "Ooooom".

Era pienamente consapevole del fatto che lui fosse un ragazzo mediocre, e, semplicemente, lo aveva accettato. Non aveva quel qualcosa che lo contraddistingueva della massa, nessun fattore X, capacità speciale, talento, super potere o altro. Era solo Cole Blaze.

Andava bene a scuola, ma come lui di ragazzi ce ne erano a bizzeffe. Era bravo nello sport (aveva vinto diverse gare regionali di atletica leggera) ma c'erano altri atleti mille volte più bravi di lui. Insomma, era un ragazzo come tanti, come tutti.

Ormai lo aveva accettato, aveva accettato il suo triste e miserevole destino e ci aveva persino riso un po' su. Aveva iniziato a bere, a fumare, ad andare alle feste, ad ubriacarsi. Se davvero si sentiva obbligato ad essere un ragazzo comune, almeno lo avrebbe fatto come si deve, no?

E così Cole si ritrovò a russare a pancia in giù aggrovigliato nelle sue stesse coperte, in una posizione strana, in quella fresca mattina di maggio. Stordito dai continui conati di vomito dovuti alla sbronza, aveva dormito si e no per due ore di fila senza doversi alzare per correre al bagno.

Era finalmente riuscito a sprofondare nel sonno profondo, in quel buio ristoratore che avrebbe annebbiato almeno per un po' il fortissimo dolore alla testa. Non ricordava quello che era accaduto la sera prima, e nemmeno gli importava saperlo. Ringraziò solo il buon dio che lo aveva aiutato a tornare a casa tutto intero. Chissà come aveva fatto ad arrivare al suo letto integro...

Aveva iniziato addirittura a sognare, ma ben presto il suo bellissimo sogno in cui scartava l'ultima PlayStation il giorno di Natale si tramutò in orribile un incubo. Una grossa arpia grigiognola svolazzava nella sua mente, occupando tutto il suo immaginario campo visivo. Gracchiava come una cornacchia, provocando dei versi orripilanti che amplificavano il mal di testa di Cole, rendendolo insopportabile. Sputacchiava e perdeva penne qua e là, gli occhi gialli e spiritati.

Cole! Cole! Alzati fannullone! Alzati fannullone!

Continuava a ripetere quella bestiaccia. Sembrava avesse la voce di uno di quei pappagalli odiosi che si vedono in quei film sui pirati.

«Sparisci!» gridò Cole all'arpia, in preda ad un attacco isterico. In quel momento desiderava solamente e ardentemente dormire. Dormire!

Cole Blaze! Come osi parlare a tua madre in questa maniera!  

E tutto l'incubo si interrompette con un pesantissimo tonfo.

BOOM

Il dolore esplose nella testa di Cole, accecandogli la vista. Cercò di mettere a fuoco. Il suo stomaco sembrava stesse ballando il tip tap, mentre la sua schiena indolenzita veniva attraversata da dolorose e continue fitte.

Si ritrovò il pavimento fresco sotto le natiche. Era seduto ai piedi del letto, con le coperte avvinghiate attorno al corpo. Aveva ancora indosso i vestiti della sera precedente, e puzzava di alcool e sudore. Ecco un altro conato di vomito che lo scosse. I succhi gastrici si arrampicarono nella sua gola, ma lui li spinse prontamente indietro, determinato a farli restare nel suo stomaco.

«Cole Blaze, fila immediatamente a darti una ripulita e porta il tuo lurido culo sulla mia auto.» sua madre lo teneva per una delle due orecchie a sventola.

Tutti lo prendevano in giro per via di quelle dannatissime orecchie.

«Ma'! Ma che fai?!» protestò, cercando di divincolarsi dalla stretta ferrea di sua madre, Chanette, che gli stava facendo diventare l'orecchio bordeaux.

«Cole, non lo ripeterò due volte. Fatti una doccia immediatamente. Oggi verrai con me. Non ci sono scuse. Adesso fila, puzzi come un porco.» decretò con una smorfia. Cole la fulminò con lo sguardo e quando finalmente la madre mollò la presa si mise in piedi, inciampando ripetutamente nelle coperte.

«Oggi vieni con me in ospedale, da tua nonna Georgia.» Cole avrebbe preferito mille volte sbattere la testa contro un muro di mattoni fino a farci un buco, piuttosto che vedere l'orrida faccia rugosa di sua nonna che diceva "Piccolo Cole, lo dai un bacino a nonnina?".

Si recò in bagno strisciando i piedi, a mo' di protesta, chiedendosi se davvero si fosse svegliato. Gli sembrava ancora di essere addormentato, intrappolato in un brutto e scomodo incubo.

   
 
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