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Autore: BlackTongue    03/05/2009    2 recensioni
Provate a immaginare se Lilith non avesse avuto la brillante idea di scatenare l'Apocalisse ... Castiel non avrebbe tirato fuori Dean dall'Inferno .. lui cosa sarebbe diventato? E Sam farebbe le stesse scelte di adesso? Enjoy ^^
Genere: Sovrannaturale, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Ti va di andare nel passato?
 
L'ordine era preciso; nessuna via di scampo. Due barboni erano in cammino da un po' di tempo verso una meta abbastanza inconsueta, un campo nel nulla completo.
La domanda sorge spontanea: Che ci fanno due barboni in un campo vuoto?
La camminata era lenta, cadenzata dal tintinnio della pala che ogni tanto sbatteva sull'asfalto. Camminavano in mezzo alla strada come se nulla li potesse toccare, nemmeno un TIR a 100km/h. E forse sarebbe stato davvero cosi, finchè quel fumo nero non li avrebbe lasciati senza più una goccia di vita, consumati fino alla fine, nemmeno un esile respiro.
Poco più in là una rozza croce di legno, unita da un paio di chiodi, si conficcava nel terreno erboso.
I due vagabondi fecero un rapido giro di perlustrazione dell'area, per assicurarsi che non ci fosse nessuno, poi cominciarono a scavare. Scavavano cosi incessantemente che come sentirono il legno si misero a graffiarla, facendo uscire il sangue da sotto le unghie.
Spaccarono la bara all'altezza della vita, poi uno dei due si mise di fronte all'altro; posarono le mani sinistre sulla pancia del morto e unirono le mani destre tra di loro.
Cominciò una lenta litania in varie lingue ormai cadute in disuso e nemmeno conosciute; la cantilena era bassa con un tono confidenziale ma piano piano il tono si faceva sempre più alto fino ad arrivare a vere e proprie urla come se venissero dilaniati.
L'urlo liberatorio dei due, fece uscire dalle loro bocche una spessa cortina di fumo nero che si anellò tra loro al di sopra della bara sprigionando una intensa carica di energia, i due fiumi di fumi si fusero tra loro, per poi infilarsi come una serpe attaverso il legno della bara.
I corpi dei vagabondi caddero all'indietro, inermi senza più vita, gli occchi erano bianchi e dalle bocche di entrambi usciva un piccolo rigolo di sangue che cadeva verso terra.
 
10 minuti dopo si sentì un respiro, di chi torna in superficie dopo un intensa apnea.
 
Il ragazzo dentro la cassa da morto prese a calci il legno che debole e mangiato dai tarli si spaccò nella parte inferiore; piegò le ginocchia scivolando dentro essa, con le mani si tenne alla parte del legno superiore intatta, piantò i talloni facendo forza con gli addominali e riuscì a mettersi seduto.  Fece calmare il suo respiro, regolarizzandolo, chiuse gli occhi respirando a pieni polmoni l'aria.
Aprì gli occhi e si alzò in piedi, valutò un attimo la situazione prima di uscire dai due metri di terra; accanto a lui i corpi morti dei barboni, che con uno sguardo disgustato scostò coi piedi, facendosi spazio per andare nella parte salda della tomba. Salì li sopra poi poggiò entrambe le mani facendo leva sugli avambracci  innalzandosi, aiutandosi con i piedi da qualche appiglio che aveva trovato nella terra.
Una volta uscito, si sistemò i capelli, pulì i vestiti dalla terra e si guardò intorno; deserto assoluto.
Si avviò verso la strada asfaltata, con sicurezza e un sorrisino stamapato sul bel volto del ragazzo.
Sammy, potevi seppellirmi più vicino .. •
 
Il ragazzo camminava silenzioso e leggermente allegro per il ciglio della strada, a quell'ora non c'era nessuno e il sole rischiarava l'orizzonte. Sentiva che si stava avvicinando a un centro abitato, 250 metri più tardi ne ebbe la conferma.
Verso le 5.30 del mattino passava una macchina, un SUV nero gli illuminò la strada, arrivava alle sue spalle, lui si limitò a guardarlo mentre lo superava.
La ragazza all'interno, lievemente ubriaca, notò lo sguardo del ragazzo così prese l'insana idea di dare un passaggio ad uno sconosciuto, bello. Si parcheggiò poco più in là, si sporse osservandolo e gli fece cenno di avvicinarsi; lui non affrettò il passo ma raggiunto il finestrino sfoderò un innocente sorriso e alzò il tono di voce per far sembrare che fosse davvero innocente.
• Ciao, ti sei perso? • La ragazza aveva all'incirca 22 anni, doveva essere del posto perchè nonostante la domanda ovvia  sembrava conoscesse ogni faccia del paesino.
• In effetti, si! La mia macchina mi ha lasciato 5miglia fà e sto camminando da questa notte cercando qualcuno che mi aiuti ma .. • si guarda intorno facendo ancora il ragazzo gentile • ..  non è passato nessuno di qui! •
Lei sorride credendo a tutte le parole di quell'affascinante ragazzo sconosciuto.
• Bè quella strada non la usa quasi nessuno, soprattutto la notte! Dai sali ti do' uno strappo fino al meccanico! •
Il ragazzo sorrise, fece il giro della macchina e ci montò sopra; i SUV erano davvero problematici. 
• Allora che ci fai qui, in questo posto sperduto? •
• Sto cercando un vecchio amico e abita qui, ma non mi ricordo il suo cognome ... •
• Prova a dirmelo! • Era bionda, viso gentile, sempre sorridente e tette probabilmente rifatte; questo era il quadro generale della guidatrice. Lui la stava squadrando da capo a piedi.
• Be si chiama Bobby, è un tipo un po' solitario, lavora in una demolizione di auto .. •
La ragazza non lo fece finire.
• Ah ma certo, Bobby! Lui non abita qui, ma se vuoi ti ci posso portare! •
Ci avrebbe giurato, l'unico posto sicuro dove poteva seppellirlo il suo fratellino era lontano da sguardi indiscreti ma vicino ad una persona cara.
•Ah grazie, ma per ora ho solo voglia di mangiare! E di lavarmi!• Concluse. La recitazione era un'arte che gli riusciva bene anche se il non ironico era difficile da interpretare, continuava a sorridere a quella specie di bambola gonfiabile e pensava che a furia di farlo gli sarebbe venuta una paralisi. Continuarono a parlare fin quando non lo lasciò ad un motel, che pagò lei. La cosa bella dell'essere morti e poi risorti è che se usi il tuo vero nome e ti rintracciano nessuno ci potrebbe credere che sia veramente tu, figo no?
Appena aprì la porta della stanza, un odore di alchol misto a disinfettante lo investì; non ricordava di averlo mai sentito cosi forte, fece spallucce e spalancò tutte le finestre della stanza. Andò verso il bagno dove fece una grande pisciata, in segno di vittoria o forse perchè quando morì se la stava facendo addosso. Guardò la doccia e poi si guardò allo specchio; c'era un problema. Si sarebbe anche lavato per bene ma non aveva senso rimettersi i vestiti sporchi, quelli li doveva bruciare, puzzavano troppo di terra. Così uscì dalla sua stanza e si fece un giro per i corridoi, arrivato al 4°piano notò che un uomo della sua stessa tazza, leggermente più grasso, usciva dalla stanza. Assunse l'aria di chi aveva la stanza li, tirò fuori le chiavi cercando quella giusta e quando passò vicino all'uomo lo salutò alla maniera di chi vede il proprio vicino. Assicuratosi che non ci fosse nessuno, fissò intensamente la porta, gli occhi gli diventarono completamente neri, compresa la parte bianca, e la porta si spalancò con fragore, tanto che dovette essere svelto nell'afferrarla per non farla sbattere contro la parete: qualcuno avrebbe potuto sentirlo. Entrò guardandosi intorno, fortunatamente l'uomo grasso non vestiva tanto male, gli rubò 5 magliette, 3 jeans e tutte le mutande che aveva; sulle mutande aveva qualcosa da ridire, ma si doveva accontentare. Uscì richiudendo la porta alle sue spalle senza toccarla e andò a farsi la doccia.
Il getto dell'acqua calda gli massaggiava la schiena, stava pensando a qualcosa, in realtà pensava a tutta la sua vita, a come sarebbe stato rivedere Bobby, Sam ..
Il suo pensiero si fissò su Sam, su suo fratello, l'unico appiglio a cui si era aggrappato per rimanere cosciente quando lo torturavano, era il motivo per cui era diventato quello che era, non voleva giustificarsi ma sapeva che se fosse diventato cosi, avrebbe potuto finire ciò che gli bramava iniziare e rivedere suo fratello era l'unica cosa importante, il resto veniva dopo.  Il sapone gli scivolava giù, dalla testa passando per la faccia, fino al petto; non ne voleva sentire di uscire da li, gli sembrava che lavarsi per bene fosse un buon modo per riniziare da capo, per sentirsi più pulito mentalmente. Dopo una buona ora uscì da quella sauna, lentamente si vestì. Aveva una maglietta beige a maniche lunghe con dei bottoncini, una camicia nera che lasciò aperta e poi il giaccone di pelle marrone. Si guardò allo specchio sistemandosi i capelli biondi, il viso aveva un po' di barba ma quello che si guardò più a lungo fu lo sguardo, voleva vedere se riusciva ad essere quello di sempre, voleva vedere se quegli inconfondibili occhi verdi si dipingevano della malizia e del sarcasmo che lo caratterizzavano solitamente. Sorrise beffardo e sornione e per un po' ci credette anche lui; improvvisamente gli occhi tornarono neri e il sorriso si spense: non poteva tornare indietro, ormai era quello che era e se ne doveva fare una ragione, doveva recitare. Gli occhi tornarono verdi, brillanti, sorrise convincendo la sua immagine, si tirò su il colletto del giaccone e uscì dalla sua stanza in cerca di cibo.

Dopo aver ordinato alla tavola calda prese il giornale del posto. Ovviamente non poteva sperare che Sam fosse lì casualmente dove si trovava lui, ma se c'era qualcosa di strano nei dintorni forse l'avrebbe trovato.
Il fiuto del cacciatore non lo aveva abbandonato.
Lesse attentamente ogni pagina, dall'oroscopo allo sport, passando per la pagina dei necrologi; nulla. Chiuse e piegò il giornale mettendolo da parte sulla poltroncina di pelle rossa dove sedeva lui, pochi minuti dopo arrivò la colazione; bacon, uova, una tazza riempita fino all'orlo di caffè nero e due fette di pane tostato. Afferrò la forchetta infilzando le uova, quando la portò alla bocca l'odore delle uova si insinuò nelle narici facendogli fare una faccia schifata. Gli ricordava l'Inferno, anche se l'odore dello zolfo assomiglia più alle uova marce.
•Qualcosa di strano?• chiese la gentile e giovane cameriera. Lo osservava sorridente ma c'era una vena di preoccupazione nella sua voce.
Dean alzò lo sguardo abbassando la forchetta.
•Assolutamente no, è tutto perfetto. • parlava con assoluta calma e regalò alla cameriera un sorriso gentile.
•Se le uova non vanno bene gli posso portare dell'altro .. •
•Nient'affatto, vanno benissimo, ci devo solo rifare l'abitudine. • disse scuotendo la testa e continuando a sorridere. Lei in tutta risposta rise e andò verso la cucina.
Mangiò la colazione e quando venne il tempo del caffè gli occhi s'illuminarono, quasi felici di specchiarsi nuovamente in quel liquido nero. Lo sorseggiò avido di imprimersi il sapore, ormai della caffeina non ne aveva bisogno aveva il solo desiderio di berlo, come se stesse ritrovando un vecchio amico. Pagò ed uscì dalla tavola calda.
Si fece un giro per la città, il tempo era sereno ma il vento era freddo.
Raggiunse una rivendita di auto, stava li davanti al cartello pensando a come prendersi una macchina; non aveva i documenti, nè i soldi, come faceva?
Entrò sorridente e sicuro di sè.
• Benvenuto alla Rainbow Cars! In cosa posso esserle utile? • ad accoglierlo era un uomo panzuto, vestito da texano e con l'alito che puzzava di sigaro che investì la faccia di Dean. Lui non battè ciglio e sorrise.
•Ahm ..  Mi servirebbe un auto .. una normale, non un SUV nè le ultime uscite .. un'auto. •
•Ne abbiamo di tutti i tipi amico! Vieni te ne faccio vedere alcune .. •
Dean lo seguì paziente e si ritrovò davanti ad un immenso parcheggio. Girò intorno ad alcune macchine finchè non si ritrovò davanti alla brutta copia della sua Chevy Impala. Sicuramente non avrebbe ruggito come faceva la sua, tantomeno era comoda come la sua, ma almeno erano dello stesso colore. Una piccola consolazione, diciamo. Sorrise al rivenditore e si sedette sulla macchina.
• Come si chiama lei? •
il rivenditore non capiva il senso della domanda ma rispose comunque, sistemandosi i pantaloni.
•Io mi chiamo Steve •
•Bene Steve, a me piace questa macchina però c'è un problema .. •
Steve sorrise fissando Dean in modo interrogatorio ma senza togliersi quel sorriso ebete di chi la sa lunga.
• Qualsiasi sia il problema lo risolveremo insieme amico! •
Dean sorrise abbassando il capo, lo alzò fissando il sole e poi tornò a fissare Steve, aveva la fronte aggrottata e gli angoli della bocca erano verso su.
•Oh certo .. Ma non credo saresti d'accordo se ti dicessi la mia soluzione, perciò .. • Gli occhi diventarono neri e Steve non ebbe neanche il tempo di meravigliarsi che gli si spalancarono gli occhi e le mani andarono a stringersi il petto; piano piano il cuore stava accellerando. Il ragazzo stava comandando il pompare del muscolo dell'uomo fino a portarlo all'esplosione.
Così fece.

Steve si accasciò a terra, il sangue usciva lento e caldo dalla bocca e dalle orecchie. Il ragazzo lo osservava impassibile. Dopo aver scavalcato il corpo, entrò dentro l'ufficio, cercò e prese le chiavi, svuotò la cassa e si avviò alla macchina. Con un rapido movimento di volante evitò tutte quelle parcheggiate ed uscì dalla rivendita.
Il modo migliore per raggiungere suo fratello, era anche l'unico modo che conosceva.
La caccia aveva inizio.
 
 
 
Scusate tanto questa spero sia l'ultima volta che metto sto capitolo, ma è che mi ero illusa che ci fossero i dialoghi anche questa volta e invece poi mi sono ricordata che quelli tra  i segni < e > non li legge, maledizione. Scusate ancora la prossima volta non accadrà più! Grazie a tutti quelli che hanno cercato di leggerla!
  
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