Una goccia
di sudore nervoso mi rigò la fronte, cadendo pesantemente
sulla mia spalla.
Fece un rumore così assordante che ebbi l'impressione di
aver svegliato tutta
Magix. Restai congelata nella mia posizione, a testa alta e con gli
occhi al
cielo, mentre la flotta di Eraklyon si avvicinava minacciosa ad una
Alfea ormai
deserta.
Iniziai a
pregare disperatamente gli dei: chiedevo a gran voce che mio marito non
fosse
venuto fin lì per uccidermi, che non si fosse lasciato
suggestionare dalle
parole velenose di Stella.
Il mio
cuore, però, sapeva benissimo cosa stava per accadere. Le
navicelle rimasero ad
alta quota fermandosi a pochi chilometri dalla scuola, mentre la nave
madre
atterrò nel cortile rovinando quel poco di bello che era
rimasto nel giardino.
Il
frastuono ovattato del motore e il vento impetuoso si fermarono: dalla
vettura
scese il re di Eraklyon, mio marito, l'amore della mia vita... armato.
"Ha
portato con sé la Spaccacielo... per gli dei..."
La
sopracitata, è una spada magica forgiata dal Maestro
dell'Acciaio Lucente in
persona: la lama, del colore del cielo notturno, conferisce al suo
possessore
l'immunità agli effetti debilitanti degli attacchi magici e,
in più, donava
velocità e forza superiori alle normali prestazioni umane.
Solitamente,
la maggior parte dei guerrieri usano armi dalle lame olografiche, ma
solo chi
vuole davvero eccellere nel combattimento all'arma bianca passa a
quelle fisiche,
molto più forti delle controparti e potenziabili dalle rune
magiche.
Quella e
"La
Spaccacielo... Hagen..."
Per un
motivo a me sconosciuto, il nome di Hagen si fissò
prepotentemente nella mia
mente, come se fosse la soluzione ad ogni problema, come un'epifania.
"Hagen..."
Una folta
barba incolta copriva il viso del mio amato, ma non nascose la sua
espressione,
né i suoi occhi angosciati e il suo pallore. Era esausto...
esausto di me.
Chissà quanto stava soffrendo, povero amore mio.
In tutti
questi anni Sky non ha fatto altro che supportarmi, continuando a
sorridermi
anche quando, in preda a ricadute temporanee, lo insultavo e lo
trattavo male,
malissimo. Spesso mi svegliavo la mattina accanto a lui senza ricordare
nulla
della sera prima, quando riversavo la mia maledizione sulle sue spalle.
Ma lui
sorrideva, sorrideva sempre. Si ripeteva in continuazione 'non
è la mia Bloom
che sta parlando', e sorrideva, sorrideva... soffriva in modo
terribile, e la
causa ero io, solo io.
Un giorno,
logorata dai sensi di colpa, gli chiesi di lasciarmi. Gli chiesi
perché stesse
ancora con me.
«Perché
ti
amo. In salute e in malattia, ricordi?»
Oh, certo
che ricordavo, ma non a quei livelli. Non in quel modo. Non sarebbe mai
finita...
Si
avvicinò guardingo e cauto, come se io fossi un animale
feroce che poteva
aggredirlo in ogni momento. Avevo la risposta, avevo la soluzione,
dovevo solo
farmi ascoltare.
«Sky,
amore mio, fermati. Stella era in preda al terrore, ma quel che ha
detto non è
vero! Non sono io che infetto le persone, me lo ha detto la Griffin in
persona».
Mio marito
si fermò, indeciso se fidarsi o meno.
«Bloom...
io ti amo, lo sai. Per tanti anni, io... no. Niente più
bugie. Tu sei qualcosa
di anomalo che non dovrebbe nemmeno esistere, eppure ti ho amata. Mi
hai ferito
senza pietà per molto tempo, eppure ho continuato a starti
vicino. Ho
sopportato continuamente le conseguenze delle decisioni che tu, e solo tu hai preso, in nome di tutti. Ma
ora... ora non puoi chiedermi di ignorare quello che sta succedendo. Ho
parlato
anche io con la Griffin: per quanto lei sia sicura che la causa
scatenante non
sia tu, per quanto sia improbabile, io...»
Agitò
nervosamente la spada color zaffiro e si mise una mano sul volto, ormai
stanco
di tutta quella situazione, stanco di tutto. Sky era un uomo distrutto,
e l'avevo
demolito con le mie mani. Strinsi gli occhi: qualche lacrima ribelle mi
rigò il
viso.
«...non
possiamo esserne certi, amore mio. Tu... tu lo sai che Helia non mangia
più per
la disperazione e si sta lasciando andare? Lo sai che Timmy si
è ammalato per
star vicino a Tecna? E Riven è morto…»
disse iniziando a camminare avanti e
indietro, sempre più vicino all'orlo del baratro oscuro che
stava per
inghiottirlo. «Brandon ha iniziato a dare la caccia alle
streghe, è convinto
che la colpa sia loro! Ha ucciso una ragazzina innocente!»
Alzò
la
testa verso l'alto, singhiozzando rumorosamente. Non lo avevo mai visto
piangere in uno stato così miserabile. In quel momento, il
dolore della
corruzione mi sembrò niente rispetto a quello: non riuscivo
nemmeno a dire una
parola.
«I
miei
amici stanno morendo avvelenati da qualcosa che non sappiamo come
fermare, e io
sono disperato! Musa, Aisha e Flora erano anche mie amiche, e ora non
ci sono
più, e… e ci sei tu, tu che... che... che sei una
Orphan! Sei corruzione allo
stato puro, io non posso lasciarti andare!» urlò
con voce rotta, la mano così
tremante da far cadere la spada a terra.
Non ebbi
il coraggio di guardarlo in faccia, era vero quello che diceva. Sono un
ammasso
di corruzione straordinaria, non avevamo certezze di nessun tipo. Forse
dovevo
arrendermi, farmi prendere in custodia da lui, e… mi avrebbe
rinchiusa?
Torturata? Uccisa?
Francamente,
non mi interessava. L’Universo stava andando in malora, e chi
avevo intorno era
morto o stava sulla buona strada. Se farmi del male come ne ho fatto io
poteva
farlo stare meglio, beh, glielo avrei lasciato fare. Per una volta,
avrei fatto
io qualcosa per lui.
Stavo per
consegnarmi quando, all'improvviso, ebbi la stessa sensazione che
provai mentre
stavo andando alla clinica della Griffin: un senso di... smarrimento,
irrealtà.
Stava succedendo davvero?
Mi guardai
intorno, spaesata: era diventato tutto ovattato e rallentato, mi
sentivo come
nel dormiveglia. Pensai fosse il dolore della corruzione che mi stava
facendo
strani effetti, ma il pensiero di poco prima mi balenò in
mente saldo e
irremovibile come una montagna.
"Devo...
devo raggiungere Hoggar. Perché? Hagen... io...
perché devo andare da lui?"
Lo sentivo
nel sangue e nelle ossa, dovevo
andare dal Maestro dell'Acciaio Lucente. Era come una forza
indissolubile, un
obbligo che non ammetteva repliche, ma Sky non mi avrebbe mai lasciata
andare.
«Sky,
sono
tua moglie... io capisco quello che provi, ma... devi lasciarmi
andare...»
Il mio
smarrimento mentale diventò più forte, era come
se dovessi svenire da un
momento all’altro.
«No…
non
posso. Rischiamo troppo».
Mio marito
alzò la mano e le navi ricominciarono a muoversi, presero la
mira e spararono
quelli che sembravano impulsi elettromagnetici: non erano proiettili,
ma nel
momento del contatto mi sentii come paralizzata, non potevo muovermi.
«Li
ha
creati Timmy prima di ammalarsi. Bloccano il potere magico di fate e
streghe,
rendendovi inermi. Adesso verrai con me».
Provai ad
agitarmi in ogni modo, ma ero ancorata a terra a peso morto.
«S-Sky,
pensa ai miei genitori! Stai dichiarando guerra a Domino!»
Si
avvicinò ciondolante, come uno che a fatica si reggeva in
piedi, la sua voce
era glaciale.
«I
tuoi
hanno acconsentito. Sto facendo tutto questo di comune accordo con i
sovrani di
Domino. L'unica che si è opposta è stata Daphne
ma, essendo la principessa
ereditiera e non la regnante, la sua opposizione è stata
inutile».
Sentii
qualcosa
dentro di me spezzarsi: tradita dai miei genitori, rinnegata da tutti.
Ero
diventata il mostro da abbattere. Volevo scoppiare a piangere, morire
lì e
subito, ma l'indistruttibile pensiero di dover raggiungere Hagen non mi
permise
di arrendermi.
Una volta
giunta lì, sarebbe tutto finito? Non lo sapevo. Non sapevo
un accidente di quello
che stava accadendo, ma se proprio volevano dar la caccia a un mostro,
li avrei
accontentati tutti. Ormai non avevo più niente da perdere.
Aspettai
che Sky fosse più vicino e gli dissi a bassa voce:
«Quando avrò finito quel che
devo fare, se sarà stato tutto inutile, ti
permetterò di uccidermi e liberarti
del peso che ti porti dentro. Ricordati che ti amo».
Mi
guardò
con aria interrogativa, poi mi attivai. Mentre ero a terra, sentivo che
la
paralisi si stava affievolendo sempre di più, troppo
velocemente anche per i
calcoli sicuramente perfetti di Timmy, così sprigionai
un'onda sonora ad alta
frequenza e spinsi via il mio amato, allarmando tutti. In risposta a
ciò, tutta
la flotta passò in assetto da combattimento.
Mi
trasformai di prepotenza e spiccai il volo, ma Sky riuscì ad
afferrarmi con una
mano e mi spinse a terra, con la spada sguainata pronta a trafiggermi.
I
cannoni a impulso ricominciarono a sparare ma, così
trasformata, il loro effetto
era molto meno debilitante; mi misi in guardia e mio marito mi
attaccò con
furia, provando un affondo.
Molto
più
lenta del normale, riuscii comunque a schivarlo, ma lui fece leva sulle
gambe e
provò un fendente laterale che bloccai con il Morphix. Sky
è un guerriero
estremamente abile, mai da sottovalutare in nessun caso, nemmeno se
l'avversario era sua moglie.
Prese un
dispositivo dalla tasca e lo attivò. Lo riconobbi: era uno
scudo anti-magia a
goccia molto potente, ideale per coprirsi quasi interamente dagli
attacchi
magici.
Spostò
la
guardia sulla difensiva: scudo avanti con la mano sinistra e spada
levata in
alto con quella destra, praticamente una fortezza vivente.
Fin quando
le navi avrebbero continuato a emettere quel segnale e a mantenermi
rallentata
non avrebbero attaccato con l'arsenale pesante, rendendomi libera di
sbarazzarmi prima di Sky e poi di fuggire via. Magari, potevo rubare
una delle
navi e andare su Hoggar. Sì, poteva funzionare.
Provai a
lanciare una palla di fuoco ma, come era prevedibile, si infranse sullo
scudo
senza lasciare traccia. L'unico modo per sconfiggerlo era usare lo
stesso campo
di battaglia su di lui: mi misi nella posizione del loto a mezz'aria e
chiusi
gli occhi, cadendo in profonda concentrazione.
Evocai
colonne di fuoco dal terreno che lo costrinsero a muoversi dove volevo
io, non
poteva certo proteggersi se gli attacchi magici provenivano da sotto i
suoi
piedi.
Con le
mani di golem non potevo attaccarlo direttamente, così
distrussi alcune
strutture di Alfea e ne usai i detriti per colpirlo.
Effettivamente,
la strategia stava funzionando: ingaggiato da più fronti,
Sky non poteva far
altro che schivare e difendersi, mentre io infierivo senza sosta.
Chiamai a me
un tipo di pianta molto particolare: la Fenditerra. È un
rampicante che si
estende nel sottosuolo con forza, estremamente robusta: la feci
spuntare dal
terreno e ricoprii il mio corpo con essa, come un vestito.
"Avanti,
abbocca alla trappola..."
Smisi di
attaccarlo facendo finta di essere stata paralizzata nuovamente dai
cannoni:
non avrebbe mai potuto dire con certezza se io stessi bluffando o no.
Sky era
ansimante e stanchissimo, aveva resistito lì dove qualsiasi
essere umano
sarebbe caduto; notando la mia immobilità e preso dalla
frenesia del
combattimento, iniziò a correre verso di me con
così tanta forza che sembrava
volasse, gettò via lo scudo e impugnò la spada a
due mani, pronto a darmi il
fendente mortale.
Tuttavia,
nel momento in cui calò la lama, con sforzo disumano mi
mossi più in fretta di
lui e feci una capriola a mezz'aria in avanti, gli afferrai le mani e
feci
scivolare un rampicante dal mio braccio, legandogliele in una morsa
d'acciaio.
Arrivai
dietro di lui, gli diedi un calcio dietro la schiena e lo feci
schiantare a
terra; gli piombai addosso in un attimo, poi feci scivolare tutti i
fusti che
avevo e glieli passai su tutto il suo corpo, ordinando poi ai vegetali
di
scavare in profondità nella terra ancorando letteralmente
Sky al suolo,
incapace di muoversi in nessun modo.
«No!
Torna
qui, Bloom!»
Non persi
tempo e non ascoltai una parola di quello che disse. Portai il braccio
in alto
e aprii il palmo della mia mano: creai una massa enorme di fuoco
azzurro, poi
lo modellai in modo tale da farlo vorticare.
Lo lanciai
verso il centro della flotta e, mentre era in volo, feci aprire le sue
spire
creando una girandola di fiamme, riuscendo ad abbattere e far esplodere
molte
navi della formazione.
Approfittando
del caos, accumulai energia elettrica e sonora insieme e sbattei le
mani:
un'onda d'urto elettrificata attraversò le vetture rimaste,
mandando fuori uso
le armi e il sistema di navigazione e impedendo di sparare a raffica
quel tanto
che bastava per fuggire via.
Salii
sulla nave madre ed emisi una luce accecante che abbagliò
l'equipaggio: li
buttai fuori letteralmente a calci e, anche se non sono proprio una
gran
pilota, in qualche modo spinsi al massimo i motori e scappai. Quelli a
terra
non provarono nemmeno a inseguirmi tanto ero lontana.
Impostai
la rotta per Hoggar e mi accasciai su un sedile, esausta, al limite
della
sanità fisica e mentale. D'altronde, cosa mi rimaneva
ancora? Non avevo più
niente. La situazione era talmente degenerata che avevo implicitamente
dichiarato guerra a due pianeti, per seguire cosa, poi? Una sensazione?
Un
pensiero? Mi erano rimasti solo quelli a cui affidarmi...
Passarono
due ore e, più mi avvicinavo ad Hoggar, più la
mia sensazione di smarrimento e
percezione alterata della realtà aumentarono, sempre di
più, come se dovessi svenire
da un momento all'altro. Come se tutto fosse... irreale? Un'illusione?
Atterrai
nel modo più schifoso possibile vicino alla scuola per
forgiatori di cui Hagen
è il preside, fregandomene di tutti e tutto. Feci irruzione
nella struttura e
vagai a vuoto per molti minuti, fin quando non trovai la presidenza;
ormai mi
reggevo a malapena in piedi, la testa vorticava, sentivo il mio corpo
farsi
sempre più pesante, sempre più non mio.
Aprii la
porta di schianto e trovai il Maestro dell'Acciaio Lucente in piedi,
davanti la
sua scrivania, come se mi stesse aspettando. Sentii come se il mio
cervello si disattivasse
di colpo, e poi...
Infine,
finalmente, mi svegliai dal mio lungo incubo.