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Autore: Sinnheim    14/09/2016    1 recensioni
Versione 2.0, modificata ed arricchita.
Secondo volume della serie "A Dance of Light and Shadow".
Tre anni dopo la pubblicazione del suo primo diario, Bloom si vede costretta a scrivere di getto tutto ciò che è accaduto negli ultimi mesi, non per svago, ma per raccontare quella terribile verità che ha colpito tutti ma che nessuno è stato in grado di capire in tempo. Azioni terribili richiedono terribili provvedimenti e Bloom, ancora una volta, è pronta a pagare il prezzo delle conseguenze delle sue azioni e di quelle degli altri. Questa volta, però, senza essere sicura di cosa ciò comporti. Sequel de Il Canto della Guerra.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Dance of Light and Shadow'
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CAPITOLO 8: SONATA ALL'OMBRA DEL CIELO

 

 

Una goccia di sudore nervoso mi rigò la fronte, cadendo pesantemente sulla mia spalla. Fece un rumore così assordante che ebbi l'impressione di aver svegliato tutta Magix. Restai congelata nella mia posizione, a testa alta e con gli occhi al cielo, mentre la flotta di Eraklyon si avvicinava minacciosa ad una Alfea ormai deserta.

Iniziai a pregare disperatamente gli dei: chiedevo a gran voce che mio marito non fosse venuto fin lì per uccidermi, che non si fosse lasciato suggestionare dalle parole velenose di Stella.

Il mio cuore, però, sapeva benissimo cosa stava per accadere. Le navicelle rimasero ad alta quota fermandosi a pochi chilometri dalla scuola, mentre la nave madre atterrò nel cortile rovinando quel poco di bello che era rimasto nel giardino.

Il frastuono ovattato del motore e il vento impetuoso si fermarono: dalla vettura scese il re di Eraklyon, mio marito, l'amore della mia vita... armato.

"Ha portato con sé la Spaccacielo... per gli dei..."

La sopracitata, è una spada magica forgiata dal Maestro dell'Acciaio Lucente in persona: la lama, del colore del cielo notturno, conferisce al suo possessore l'immunità agli effetti debilitanti degli attacchi magici e, in più, donava velocità e forza superiori alle normali prestazioni umane.

Solitamente, la maggior parte dei guerrieri usano armi dalle lame olografiche, ma solo chi vuole davvero eccellere nel combattimento all'arma bianca passa a quelle fisiche, molto più forti delle controparti e potenziabili dalle rune magiche.

Quella euQuellaQra l'arma definitiva di un cacciatore di creature magiche, una delle pochissime cose in grado di farmi del male. Ne avevo paura, oh quanto ne avevo paura. E lui... lui mi spaventava a morte.

"La Spaccacielo... Hagen..."

Per un motivo a me sconosciuto, il nome di Hagen si fissò prepotentemente nella mia mente, come se fosse la soluzione ad ogni problema, come un'epifania.

"Hagen..."

Una folta barba incolta copriva il viso del mio amato, ma non nascose la sua espressione, né i suoi occhi angosciati e il suo pallore. Era esausto... esausto di me. Chissà quanto stava soffrendo, povero amore mio.

In tutti questi anni Sky non ha fatto altro che supportarmi, continuando a sorridermi anche quando, in preda a ricadute temporanee, lo insultavo e lo trattavo male, malissimo. Spesso mi svegliavo la mattina accanto a lui senza ricordare nulla della sera prima, quando riversavo la mia maledizione sulle sue spalle.

Ma lui sorrideva, sorrideva sempre. Si ripeteva in continuazione 'non è la mia Bloom che sta parlando', e sorrideva, sorrideva... soffriva in modo terribile, e la causa ero io, solo io.

Un giorno, logorata dai sensi di colpa, gli chiesi di lasciarmi. Gli chiesi perché stesse ancora con me.

«Perché ti amo. In salute e in malattia, ricordi?»

Oh, certo che ricordavo, ma non a quei livelli. Non in quel modo. Non sarebbe mai finita...

Si avvicinò guardingo e cauto, come se io fossi un animale feroce che poteva aggredirlo in ogni momento. Avevo la risposta, avevo la soluzione, dovevo solo farmi ascoltare.

«Sky, amore mio, fermati. Stella era in preda al terrore, ma quel che ha detto non è vero! Non sono io che infetto le persone, me lo ha detto la Griffin in persona».

Mio marito si fermò, indeciso se fidarsi o meno.

«Bloom... io ti amo, lo sai. Per tanti anni, io... no. Niente più bugie. Tu sei qualcosa di anomalo che non dovrebbe nemmeno esistere, eppure ti ho amata. Mi hai ferito senza pietà per molto tempo, eppure ho continuato a starti vicino. Ho sopportato continuamente le conseguenze delle decisioni che tu, e solo tu hai preso, in nome di tutti. Ma ora... ora non puoi chiedermi di ignorare quello che sta succedendo. Ho parlato anche io con la Griffin: per quanto lei sia sicura che la causa scatenante non sia tu, per quanto sia improbabile, io...»

Agitò nervosamente la spada color zaffiro e si mise una mano sul volto, ormai stanco di tutta quella situazione, stanco di tutto. Sky era un uomo distrutto, e l'avevo demolito con le mie mani. Strinsi gli occhi: qualche lacrima ribelle mi rigò il viso.

«...non possiamo esserne certi, amore mio. Tu... tu lo sai che Helia non mangia più per la disperazione e si sta lasciando andare? Lo sai che Timmy si è ammalato per star vicino a Tecna? E Riven è morto…» disse iniziando a camminare avanti e indietro, sempre più vicino all'orlo del baratro oscuro che stava per inghiottirlo. «Brandon ha iniziato a dare la caccia alle streghe, è convinto che la colpa sia loro! Ha ucciso una ragazzina innocente!»

Alzò la testa verso l'alto, singhiozzando rumorosamente. Non lo avevo mai visto piangere in uno stato così miserabile. In quel momento, il dolore della corruzione mi sembrò niente rispetto a quello: non riuscivo nemmeno a dire una parola.

«I miei amici stanno morendo avvelenati da qualcosa che non sappiamo come fermare, e io sono disperato! Musa, Aisha e Flora erano anche mie amiche, e ora non ci sono più, e… e ci sei tu, tu che... che... che sei una Orphan! Sei corruzione allo stato puro, io non posso lasciarti andare!» urlò con voce rotta, la mano così tremante da far cadere la spada a terra.

Non ebbi il coraggio di guardarlo in faccia, era vero quello che diceva. Sono un ammasso di corruzione straordinaria, non avevamo certezze di nessun tipo. Forse dovevo arrendermi, farmi prendere in custodia da lui, e… mi avrebbe rinchiusa? Torturata? Uccisa?

Francamente, non mi interessava. L’Universo stava andando in malora, e chi avevo intorno era morto o stava sulla buona strada. Se farmi del male come ne ho fatto io poteva farlo stare meglio, beh, glielo avrei lasciato fare. Per una volta, avrei fatto io qualcosa per lui.

Stavo per consegnarmi quando, all'improvviso, ebbi la stessa sensazione che provai mentre stavo andando alla clinica della Griffin: un senso di... smarrimento, irrealtà. Stava succedendo davvero?

Mi guardai intorno, spaesata: era diventato tutto ovattato e rallentato, mi sentivo come nel dormiveglia. Pensai fosse il dolore della corruzione che mi stava facendo strani effetti, ma il pensiero di poco prima mi balenò in mente saldo e irremovibile come una montagna.

"Devo... devo raggiungere Hoggar. Perché? Hagen... io... perché devo andare da lui?"

Lo sentivo nel sangue e nelle ossa, dovevo andare dal Maestro dell'Acciaio Lucente. Era come una forza indissolubile, un obbligo che non ammetteva repliche, ma Sky non mi avrebbe mai lasciata andare.

«Sky, sono tua moglie... io capisco quello che provi, ma... devi lasciarmi andare...»

Il mio smarrimento mentale diventò più forte, era come se dovessi svenire da un momento all’altro.

«No… non posso. Rischiamo troppo».

Mio marito alzò la mano e le navi ricominciarono a muoversi, presero la mira e spararono quelli che sembravano impulsi elettromagnetici: non erano proiettili, ma nel momento del contatto mi sentii come paralizzata, non potevo muovermi.

«Li ha creati Timmy prima di ammalarsi. Bloccano il potere magico di fate e streghe, rendendovi inermi. Adesso verrai con me».

Provai ad agitarmi in ogni modo, ma ero ancorata a terra a peso morto.

«S-Sky, pensa ai miei genitori! Stai dichiarando guerra a Domino!»

Si avvicinò ciondolante, come uno che a fatica si reggeva in piedi, la sua voce era glaciale.

«I tuoi hanno acconsentito. Sto facendo tutto questo di comune accordo con i sovrani di Domino. L'unica che si è opposta è stata Daphne ma, essendo la principessa ereditiera e non la regnante, la sua opposizione è stata inutile».

Sentii qualcosa dentro di me spezzarsi: tradita dai miei genitori, rinnegata da tutti. Ero diventata il mostro da abbattere. Volevo scoppiare a piangere, morire lì e subito, ma l'indistruttibile pensiero di dover raggiungere Hagen non mi permise di arrendermi.

Una volta giunta lì, sarebbe tutto finito? Non lo sapevo. Non sapevo un accidente di quello che stava accadendo, ma se proprio volevano dar la caccia a un mostro, li avrei accontentati tutti. Ormai non avevo più niente da perdere.

Aspettai che Sky fosse più vicino e gli dissi a bassa voce: «Quando avrò finito quel che devo fare, se sarà stato tutto inutile, ti permetterò di uccidermi e liberarti del peso che ti porti dentro. Ricordati che ti amo».

Mi guardò con aria interrogativa, poi mi attivai. Mentre ero a terra, sentivo che la paralisi si stava affievolendo sempre di più, troppo velocemente anche per i calcoli sicuramente perfetti di Timmy, così sprigionai un'onda sonora ad alta frequenza e spinsi via il mio amato, allarmando tutti. In risposta a ciò, tutta la flotta passò in assetto da combattimento.

Mi trasformai di prepotenza e spiccai il volo, ma Sky riuscì ad afferrarmi con una mano e mi spinse a terra, con la spada sguainata pronta a trafiggermi. I cannoni a impulso ricominciarono a sparare ma, così trasformata, il loro effetto era molto meno debilitante; mi misi in guardia e mio marito mi attaccò con furia, provando un affondo.

Molto più lenta del normale, riuscii comunque a schivarlo, ma lui fece leva sulle gambe e provò un fendente laterale che bloccai con il Morphix. Sky è un guerriero estremamente abile, mai da sottovalutare in nessun caso, nemmeno se l'avversario era sua moglie.

Prese un dispositivo dalla tasca e lo attivò. Lo riconobbi: era uno scudo anti-magia a goccia molto potente, ideale per coprirsi quasi interamente dagli attacchi magici.

Spostò la guardia sulla difensiva: scudo avanti con la mano sinistra e spada levata in alto con quella destra, praticamente una fortezza vivente.

Fin quando le navi avrebbero continuato a emettere quel segnale e a mantenermi rallentata non avrebbero attaccato con l'arsenale pesante, rendendomi libera di sbarazzarmi prima di Sky e poi di fuggire via. Magari, potevo rubare una delle navi e andare su Hoggar. Sì, poteva funzionare.

Provai a lanciare una palla di fuoco ma, come era prevedibile, si infranse sullo scudo senza lasciare traccia. L'unico modo per sconfiggerlo era usare lo stesso campo di battaglia su di lui: mi misi nella posizione del loto a mezz'aria e chiusi gli occhi, cadendo in profonda concentrazione.

Evocai colonne di fuoco dal terreno che lo costrinsero a muoversi dove volevo io, non poteva certo proteggersi se gli attacchi magici provenivano da sotto i suoi piedi.

Con le mani di golem non potevo attaccarlo direttamente, così distrussi alcune strutture di Alfea e ne usai i detriti per colpirlo.

Effettivamente, la strategia stava funzionando: ingaggiato da più fronti, Sky non poteva far altro che schivare e difendersi, mentre io infierivo senza sosta. Chiamai a me un tipo di pianta molto particolare: la Fenditerra. È un rampicante che si estende nel sottosuolo con forza, estremamente robusta: la feci spuntare dal terreno e ricoprii il mio corpo con essa, come un vestito.

"Avanti, abbocca alla trappola..."

Smisi di attaccarlo facendo finta di essere stata paralizzata nuovamente dai cannoni: non avrebbe mai potuto dire con certezza se io stessi bluffando o no.

Sky era ansimante e stanchissimo, aveva resistito lì dove qualsiasi essere umano sarebbe caduto; notando la mia immobilità e preso dalla frenesia del combattimento, iniziò a correre verso di me con così tanta forza che sembrava volasse, gettò via lo scudo e impugnò la spada a due mani, pronto a darmi il fendente mortale.

Tuttavia, nel momento in cui calò la lama, con sforzo disumano mi mossi più in fretta di lui e feci una capriola a mezz'aria in avanti, gli afferrai le mani e feci scivolare un rampicante dal mio braccio, legandogliele in una morsa d'acciaio.

Arrivai dietro di lui, gli diedi un calcio dietro la schiena e lo feci schiantare a terra; gli piombai addosso in un attimo, poi feci scivolare tutti i fusti che avevo e glieli passai su tutto il suo corpo, ordinando poi ai vegetali di scavare in profondità nella terra ancorando letteralmente Sky al suolo, incapace di muoversi in nessun modo.

«No! Torna qui, Bloom!»

Non persi tempo e non ascoltai una parola di quello che disse. Portai il braccio in alto e aprii il palmo della mia mano: creai una massa enorme di fuoco azzurro, poi lo modellai in modo tale da farlo vorticare.

Lo lanciai verso il centro della flotta e, mentre era in volo, feci aprire le sue spire creando una girandola di fiamme, riuscendo ad abbattere e far esplodere molte navi della formazione.

Approfittando del caos, accumulai energia elettrica e sonora insieme e sbattei le mani: un'onda d'urto elettrificata attraversò le vetture rimaste, mandando fuori uso le armi e il sistema di navigazione e impedendo di sparare a raffica quel tanto che bastava per fuggire via.

Salii sulla nave madre ed emisi una luce accecante che abbagliò l'equipaggio: li buttai fuori letteralmente a calci e, anche se non sono proprio una gran pilota, in qualche modo spinsi al massimo i motori e scappai. Quelli a terra non provarono nemmeno a inseguirmi tanto ero lontana.

Impostai la rotta per Hoggar e mi accasciai su un sedile, esausta, al limite della sanità fisica e mentale. D'altronde, cosa mi rimaneva ancora? Non avevo più niente. La situazione era talmente degenerata che avevo implicitamente dichiarato guerra a due pianeti, per seguire cosa, poi? Una sensazione? Un pensiero? Mi erano rimasti solo quelli a cui affidarmi...

Passarono due ore e, più mi avvicinavo ad Hoggar, più la mia sensazione di smarrimento e percezione alterata della realtà aumentarono, sempre di più, come se dovessi svenire da un momento all'altro. Come se tutto fosse... irreale? Un'illusione?

Atterrai nel modo più schifoso possibile vicino alla scuola per forgiatori di cui Hagen è il preside, fregandomene di tutti e tutto. Feci irruzione nella struttura e vagai a vuoto per molti minuti, fin quando non trovai la presidenza; ormai mi reggevo a malapena in piedi, la testa vorticava, sentivo il mio corpo farsi sempre più pesante, sempre più non mio.

Aprii la porta di schianto e trovai il Maestro dell'Acciaio Lucente in piedi, davanti la sua scrivania, come se mi stesse aspettando. Sentii come se il mio cervello si disattivasse di colpo, e poi...

Infine, finalmente, mi svegliai dal mio lungo incubo.

 

  
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