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Autore: hinata 92    15/09/2016    0 recensioni
[Dragon Quest VI - Nel regno dei sogni]
Jared si è ritrovato per una curiosa serie di combinazioni invischiato con altri eroi e con l'assurda vocazione di... drago! Ma cosa significa essere un drago? E perché è una vocazione così rara? Non ha assolutamente idea che un giro turistico alla rinata Abbazia Mutationis stia per cambiargli completamente l'esistenza.
Se non avete giocato al videogame non preoccupatevi, ne riprendo giusto le ambientazioni, ma la storia è praticamente originale, quindi niente paura e preparatevi a viaggiare con Jared nel magico mondo di Dragon Quest!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Se nessuno ha nulla in contrario...

 

Jared non aveva ancora ben chiaro come fosse arrivato a tornare verso casa con tre persone che conosceva appena. Era stato tutto così veloce e improvviso da rendersi a malapena conto di tutti gli eventi della giornata: l’Abbazia, la vecchia, la pergamena, la vocazione di Drago, Jan e le due ragazze...

Non vedeva l’ora di arrivare a casa, stendersi sul letto e dimenticare tutta quella storia.

Fu la voce di Mako a risollevarlo dai suoi pensieri: «Attenti! C’è un mostro!»

Jared si trovò un po’ impreparato. Sì, sapeva che sul percorso potevano esserci dei mostri, ma all’andata era stato molto fortunato e non ne aveva incontrati. Con un po’ d’impaccio prese dalla sacca la sua fionda. Il mostro che aveva di fronte non aveva un’aria molto aggressiva, ma era meglio non sottovalutarlo: aveva l’aspetto di una pecorella verde e pelosa, che stava in piedi solo su due zampe.

Jan tirò fuori la spada, mentre sia Mako che Conny si procurarono sul momento dei bastoni. Il mostro non era molto potente, ma giocava a loro sfavore la quasi totale inesperienza in combattimento. Nonostante tutto, mettendoci più di quanto avrebbero voluto, il mostro fu sconfitto.

Jan ruotò la spada: «Sapete, forse ho capito come fare una mossa con la spada...»

Mako sorrise soddisfatta: «Io credo di aver imparato un nuovo incantesimo!»

Conny annuì: «Anch’io. Ecco come funzionano le vocazioni! E tu, Jared?»

Il ragazzo fece una smorfia: «Mi dispiace, ma io non ho avuto illuminazioni divine e...»

«Jared?»

Il ragazzo era sbiancato di colpo, con gli occhi sbarrati, tenendosi il petto.

«Jared, stai bene?»

Il ragazzo non aveva il fiato per rispondere. Era piegato in due e si sentiva soffocare: qualcosa sembrava premergli sui polmoni, e la sua cassa toracica spingeva come se volesse allargarsi, facendogli male. Avrebbe urlato dal dolore, se avesse potuto, ma non ci riusciva, al massimo poteva rantolare. Vedeva le persone intorno a lui agitarsi, ma quasi non le udiva. Poi cominciò a tossire, disperatamente, litigando con i suoi stessi polmoni per riuscire a prendere fiato. Un colpo di tosse, un altro ancora e poi...

Jan, che gli era di fronte, fece un balzo indietro. Jared tossì ancora un paio di volte e poi, finalmente, si sentì meglio. Con un po’ di affanno, si sedette a terra cercando di riprendere un ritmo di respiro normale. Aveva ancora un po’ di fastidio in gola e la sensazione di dover tossire, ma almeno ora riusciva a prendere fiato.

«S-scusate... non so cosa mi sia preso...»

Jan lo stava guardando un po’ spaventato e Jared iniziò a preoccuparsi.

«Che c’è?»

Il guerriero lo squadrò preoccupato: «Non te ne sei reso conto?»

«Di cosa?»

Jan si limitò a indicare a terra. Un ciuffo d’erba era abbrustolito.

«In mezzo a tutti quei colpi di tosse, hai sputato una fiammella!»

«Eh?»

Jared si rialzò in piedi e guardò quel ciuffetto d’erba nero. Sentiva ancora il bisogno di tossire e ad ogni respiro uno strana sensazione di calore sembrava rinvigorirsi nel suo petto. Provò a soffiare lentamente e una piccola fiammella uscì dalle sue labbra senza ferirlo. Lo stesso Jared balzò indietro dalla sorpresa.

«Che cosa...»

La tosse sembrò placarsi del tutto. Il ragazzo rimase incredulo a guardare il fumo che gli usciva dal naso. Era questo che intendevano con la vocazione di Drago?

Conny gli mise una mano sul petto e gli chiese di respirare lentamente. Rimase così per un po’, al punto che il ragazzo iniziò a sentirsi imbarazzato, poi la ragazza lo guardò con aria perplessa: «So che sembra strano, ma... Jared, tu hai tre polmoni!»

Il ragazzo rispose con voce stridula: «CHE???»

«E uno è straordinariamente caldo, probabilmente è qui che produci il fuoco.»

«Io... io non credevo di subire anche delle mutazioni fisiche...»

Jan era ancora sconvolto: «In effetti è la prima volta che sento una cosa del genere con una vocazione... ma tu sei anche il primo Drago con cui ho a che fare...»

Mako lo squadrò come se ne stesse valutando il prezzo: «Gli scienziati farebbero la fila per vivisezionarti...»

«CHE???»

«Scherzo, sciocchino. Ormai quel che è fatto è fatto, quando te la senti riprendiamo il viaggio, o non ce la faremo ad arrivare prima di sera.»

Jared, ancora scombussolato, annuì. Non avrebbe mai più scordato quella giornata, poco ma sicuro.

 

Prima di arrivare al suo villaggio, il gruppo dovette affrontare ancora quattro mostri, ma Jared si guardò bene dall’usare ancora il fuoco. Lo sentiva come una cosa estranea, che si era infilata a forza nel suo petto e su cui non aveva il minimo controllo. Senza contare che, probabilmente, quella piccola scintilla non avrebbe poi fatto un granché...

Il sole aveva già iniziato a calare quando il villaggio comparve all’orizzonte. Il cuore di Jared si scaldò per un attimo. Quanto era stato via, mezza giornata? Eppure gli sembrava un secolo, per la quantità di eventi che gli erano capitati e che gli avevano sconvolto l’esistenza.

«E questo sarebbe il tuo villaggio? È ancora più squallido di quanto immaginassi...»

Conny la sgridò immediatamente: «Mako

«Che c’è? È vero!»

Jared sorrise: «Hai ragione, non è una reggia, ma è pur sempre casa mia. Dai, venite, vi presento ai nonni.»

Il ragazzo attraversò velocemente il villaggio semideserto. Lui era abituato alle case di legno e paglia, agli orti e alle stalle che circondavano ogni abitazione, alla quasi totale assenza dei normali servizi che si trovavano nelle normali città. Lì c’era a malapena una signora che in caso di necessità si adattava a fare la locandiera; niente negozi, nemmeno la chiesa. Erano abituati, in caso di una confessione urgente, ad attraversare la valle per giungere al più vicino villaggio. Un posto tranquillo, anche troppo alle volte per un ragazzo della sua età. Ma era pur sempre la sua casa, come aveva detto poco prima.

Il gruppo si fermò di fronte alla porta di una delle ultime case del villaggio. Aveva l’aria di essere stata una bella casa, un tempo, ma ormai era un po’ rovinata. Sicuramente era più grande di quanto fosse necessario per tre persone.

Jared aprì la porta: «Nonno! Nonna! Sono tornato!»

Una nonnina piccola, curva, con i capelli ormai grigi acconciati in una crocchia sulla nuca e vestita con un abito marrone lungo con cinto alla vita un grembiule bianco, gli corse incontro.

«Jared! Oh, piccolo, iniziavo ad essere preoccupata, è tardi ormai!»

Il ragazzo sorrise imbarazzato: «Ehm... scusa, nonna, ho avuto un po’ di... imprevisti, oggi.»

La signora sbarrò gli occhi: «Imprevisti? Che ti è successo, qualcosa di grave? Stai bene?»

«Sì, sì, tranquilla nonna...»

Solo a quel punto la donna si accorse delle tre figure che attendevano sull’uscio. Immediatamente si sbarrò di fronte al nipote, con aria combattiva: «Chi siete? Lontani da questa casa, non abbiamo nulla da darvi, ladri!»

Jared immediatamente cercò di calmarla: «No, nonna, non sono ladri! Sono amici che ho incontrato per strada! Non vogliono farci del male, davvero!»

Una voce maschile si udì in lontananza: «Insomma, che maniere sono? È vero che è tanto che non riceviamo visite, cara, ma hai forse dimenticato le regole dell’ospitalità?»

Accompagnato dal suono ritmico del bastone, un signore si avvicinò lentamente dall’ombra della stanza illuminata debolmente solo da qualche candela. Anche lui era curvo almeno quanto la moglie, vestito di blu con una mantella marrone sulle spalle. Era completamente calvo, ma aveva in compenso un grosso paio di folti baffoni bianchi.

«Benvenuti, viandanti, vogliate scusare l’accoglienza di mia moglie, l’isolamento ci ha resi un po’ scontrosi, ma spero che questo non vi impedisca di averci come ospiti per questa notte.»

Conny s’inchinò: «No, anzi, scusate voi se ci siamo presentati così all’improvviso...»

L’uomo rise di gusto: «Scusarvi? Era ora che ci fosse un po’ più di gioventù in questa casa! Stando sempre solo con noi Jared invecchierà prima del tempo... avanti, avanti, entrate!»

Con timidezza, ad esclusione dell’esuberante Mako, il trio entrò e venne fatto accomodare di fronte al caminetto, in parte seduti per terra per mancanza di sedie, dove venne servita della zuppa di verdure bollente, consumata facendo un po’ di conversazione. Solo quando la nonna andò a lavare le stoviglie, il nonno, seduto sulla sedia e chino verso i ragazzi seduti a terra aiutandosi col bastone, sorrise con aria complice: «Allora, allora, raccontatemi un po’, com’è avere una vocazione?»

Il volto di Jared attraversò varie sfumature di colore, mentre Jan rispondeva con sicurezza: «Fantastico!»

Il nonnino continuò a sorridere: «Siete d’accordo anche voi, ragazze?»

Conny e Mako annuirono, poi il vecchio si rivolse al nipote: «Jared?»

Il ragazzo valutò bene la risposta: «... particolare...»

Con sua grande sorpresa, il nonno rise: «Allora avevo conservato bene quella Pazienza del Drago... meno male, temevo che col tempo fosse diventata illeggibile...»

Jared sbarrò gli occhi: «Nonno! Tu... sapevi?»

«Certo, credevi che ti stessi dando roba sconosciuta e pericolosa? Conosco benissimo a cosa serve una Pazienza del Drago... avevo faticato tantissimo per ottenerne una, tanti anni fa...»

«Nonno... tu volevi diventare un Drago?»

«Sssh! Abbassa la voce, che tua nonna è sorda sì, ma fino a un certo punto! Certo che volevo diventare un Drago, chi non avrebbe voluto all’epoca? Mi ci vollero mesi per trovare quella pergamena, ma quando mi presentai all’Abbazia... puf! Sparita, svanita, al suo posto solo un gruppetto di gente spaventata e un’enorme voragine. Anni di ricerca buttati al vento...»

L’uomo si concesse un sospiro, poi continuò: «Mi era rimasto solo un pezzo di carta ormai inutile. Potevo rivenderlo, sì, i collezionisti me lo avrebbero pagato bene... ma una parte di me ha sempre sperato che prima o poi, così come era sparita, l’Abbazia tornasse. Così l’ho tenuta e ho aspettato. Poi, sapete com’è... passa il tempo, si conosce una donna, si costruisce una famiglia... ho pensato tante volte di rivenderla, a quel punto, per mantenervi... e poi sei arrivato tu, tutto entusiasta, a darmi la notizia che avevo atteso per decenni. Sono corso subito a prendere quella pergamena dal suo nascondiglio ed ero pronto a partire... ma ho guardato le mie mani e il mio bastone e ho capito che era troppo tardi. Ma per te no, Jared, tu sei proprio nell’età giusta! Quando mi hai detto che volevi andare fin là... come potevo non dartela? Almeno tu potevi continuare il mio sogno...»

Jared abbracciò il vecchio: «Oh nonno... e dirmi tutto questo prima che partissi?»

Il nonno lo guardò come se avesse detto un’ovvietà: «E tu mi avresti creduto se ti avessi spiegato cos’è la vocazione di Drago?»

Il ragazzo sorrise: «Vero anche questo.»

Il vecchio guardò gli altri: «Voi siete venuti per portare Jared in giro per il mondo, vero? Lo speravo, lo speravo con tutto il cuore... non voglio che il mio nipotino passi la vita in questo mortorio, circondato da vecchi, a invecchiare prima del tempo... vai, ragazzo, esplora il mondo e trova il posto giusto per te! E se poi deciderai che il tuo posto è davvero questo, allora ci troverai ad accoglierti, come sempre... ma devi decidere tu della tua vita!»

«E la nonna?»

«Glielo spiegherò io... se non mi uccide prima. Ora andiamo a dormire, presto, ma all’alba, prima che si svegli, partite subito!»

I ragazzi si avviarono verso i giacigli che erano stati allestiti per loro e dormirono tutta la notte. Solo poco prima dell’alba il vecchio li svegliò, diede loro un po’ di provviste, un bacio sulla fronte al nipote e li spedì fuori di casa.

«Caro... ho sentito la porta... che succede?»

«Nulla, cara, torna pure a dormire, è ancora presto...»

«Jared?»

Il silenzio del marito fece svegliare completamente la donna: «Dov’è Jared?»

Le sillabe biascicate dell’uomo non furono una risposta sufficiente.

 

Jared sbadigliò, mezzo addormentato. Non poteva fare a meno di chiedersi come se la sarebbe cavata il nonno. Ebbe la sua risposta poco dopo.

«Avete sentito?»

Jan gli rispose con un mezzo sbadiglio: «Cosa?»

Jared aguzzò l’orecchio, improvvisamente sveglio. Non sapeva se l’essere un Drago lo avesse dotato di un superudito o se più semplicemente conosceva la nonna abbastanza bene da essere praticamente certo che quell’urlo in lontananza dicesse più o meno: «TU HAI DETTO A MIO NIPOTE DI FARE COSA? SCIMUNITO DI UN VECCHIO, TI SI È COMPLETAMENTE RIMBAMBITO IL CERVELLO CON L’ETÀ?»

Jared ridacchiò, poi scosse la testa: «Nulla. Andiamo.»

Sì, sarebbero stati bene anche senza di lui.

 

Passarono i due giorni successivi a viaggiare. Come se i mostri avessero avuto un radar che li identificava come persone dotate di vocazioni, ebbero una ventina d’incontri poco piacevoli. Mentre i suoi compagni combattevano con le loro armi e imparavano nuove mosse, Jared si sentiva sempre uguale: combatteva con la fionda, qualche volta, per prendere di sorpresa l’avversario, provava anche a sputare qualche fiammella, che però era sempre troppo debole per poter davvero ustionare qualcuno. L’unica vera utilità della sua nuova abilità era il poter fare a meno della pietra focaia alla sera, quando accendevano un falò per scaldarsi.

Fu solo verso mezzogiorno della terza giornata che qualcosa cambiò. Alla fine dell’ennesimo combattimento, Jared sentì nuovamente qualcosa di strano nel suo petto e riprese nuovamente a tossire. Tutti fecero preventivamente due passi indietro, mentre il copione si ripeteva quasi uguale alla prima volta. Jared si sentiva soffocare e continuava a tossire. Cosa sarebbe uscito quella volta dalla sua bocca? Una fiammata così forte da incendiare tutto?

Quando riprese di nuovo fiato, si permise un mezzo sorriso: «Allora? Vi ho fatto male? Cos’ho bruciato questa volta?»

Jan si limitò a indicare il terreno, dove questa volta l’erba, invece che essere bruciata, era coperta da una leggera brina. Jared, titubante, soffiò leggermente creando una piccola condensa.

«Ghiaccio? Stavolta ho sputato ghiaccio?»

Conny gli appoggiò nuovamente le mani sul petto: «Mi sa che questa volta ti è cresciuto un polmone freddo...»

Jared deglutì: «Spero che non andremo avanti così, non credo di avere posto per molti altri organi aggiuntivi...»

Jan lo guardò incuriosito: «Ma riesci ancora a sputare fuoco?»

Il ragazzo fece un passo indietro, poi sparò, una dietro l’altra, una fiammata e una piccola ventata gelida.

«Ehi, è più facile di quanto pensassi!»

Mako sospirò: «Ottimo, potenzialo un pochino, così ci conserviamo il cibo durante il viaggio...»

Il gruppo rise e si avviò nuovamente, mentre Jared riprendeva la sua sacca e correva loro dietro: «Ehi, ma per cosa mi avete preso? Io sono un Drago, mica una pietra focaia o una ghiacciaia!»

Ma rise anche lui con i compagni. Quello strano viaggio si stava rivelando più avventuroso di quanto mai avrebbe potuto immaginare.

 

 

Ciao a tutti! Volevo pubblicare già qualche giorno fa, ma visti i problemi di EFP ho preferito aspettare.

Dunque, ecco che Jared inizia a rendersi conto delle vere conseguenze della sua vocazione... i vari cambiamenti che avverranno sono ripresi in parte dalle mosse che si potevano apprendere nel gioco, e in parte sono inventati.

Ringrazio Kunieda per aver messo la storia nelle seguite, al prossimo capitolo!

 

Hinata 92

  
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