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Autore: Fanie33    19/09/2016    5 recensioni
Baci, principalmente.
I paring classici intervallati da Ship di cui tutto si può dire tranne che si trovano spesso.
Dalle sorprese a quello che un po' ci si aspettava, ogni capitolo racconta una storia diversa.
Ogni capitolo, un bacio diverso.
[Wincest-Weecest-Destiel-Sabriel-Debriel-Sastiel-Lubriel-Crobby-Dean/Lisa-Megstiel-Wincestiel-Samifer-Gabriel/Kalì-Calthazar...]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incest, Threesome | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Rating: Verde.
Genere: Vagamente comico, un po' fluffoso, decisamente introspettivo.
Contesto: Un po' nella quinta stagione, un po' nell'ottava, un po' nella nona e un po' nella decima, con tutti gli spoiler del caso.
Note: Sì, sono tornata e sì, questo è l'ultimo capitolo della raccolta. Tutto quello che ho da dire ve lo metto nelle NdA.
Sappiate solo che, essendo questo l'ultimo capitolo, non poteva essere niente di diverso da una Destiel, e non poteva che avere un titolo così.
*Dedica*: Alla mia beta, in primis, che non vedeva l'ora che chiudessi la raccolta.
Alla mia prompter, che sono mesi che mi ricorda che devo scrivere l'ultimo capitolo.
A chi ho incontrato lungo la strada.
A me stessa, per ogni singola storia e per tutti e ottanta i baci.
E infine a mai madre, che era davvero convinta che passassi i miei pomeriggi studiando.


 

 

Kiss me

Aka: Tutti i primi quasi-baci di Dean e Castiel





La prima volta che Dean realizza di voler baciare Castiel, lo fa nell’ultimo modo in cui si sarebbe mai aspettato che potesse accadere.
È a Camp Chitaqua, nella capanna del suo alterego futuro –Dean non sapeva nemmeno di conoscere la parola “alterego”- a farsi più o meno insultare dall’alterego futuro del suo angelo.
Questa versione di Castiel, quasi sempre ubriaco, certamente fatto e stranamente disinibito, è inquietante, eppure conosce e sa sfruttare certi aspetti di lui che nemmeno Dean stesso pensava di avere.
«Sei cambiato parecchio da cinque anni fa» commenta Cas, radiografando prima un Dean e poi l’altro.
Il maggiore dei Winchester, quello che è stato catapultato nel passato da un angelo megalomane e grazie tante, incrocia con diffidenza le braccia sul petto, facendo ridere l’ex angelo.
L’altro, appoggiato ad una parete con una spalla e gli occhi fissi su un rapporto che una ragazza bionda gli ha appena consegnato, alza appena le spalle.
«Dico davvero» continua Castiel, ignorando volutamente tutti gli altri presenti nella stanza «eri più... non so come dire... carino» sogghigna, facendo sviare lo sguardo di un Winchester e attirando su di sè quello dell’altro.
«Piantala con le stronzate» sbotta il Dean del futuro, degnandolo appena di un’occhiata irritata, prima di fare cenno alla sua seconda in comando perchè gli si avvicini. Le mostra una delle righe del foglio scarabocchiato che tiene in mano, e lei corruga le sopracciglia.
Chuck, da un angolo della stanza, osserva interessato Castiel camminare in cerchio attorno all’altro Winchester.
«Meno cicatrici, immagino, e di sicuro un po’ più di senso dell’umorismo» commenta ancora lui, e può immediatamente sentire sulla propria schiena lo sguardo furibondo del suo Dean.
«Castiel» scandisce lentamente il loro comandante, e quel nome pronunciato per intero ha un effetto evidente perfino al Winchester del passato. L’ex angelo sorride un po’ storto, fa un passo indietro ma non si allontana veramente.
«Che c’è?» chiede, fingendo un’innocenza che deve aver perso molto tempo prima «ti sto infastidendo? Sei geloso?»
Cas sta sorridendo, eppure Dean può sentire quanto tutta quella situazione stia mettendo a disagio sia l’ex angelo che il se stesso di quel tempo. Senza contare gli altri presenti, che in quel momento hanno tutti la faccia di chi preferirebbe qualsiasi posto al mondo a quella capanna.
Quella ha tutta l’aria di essere una scenetta che si ripete spesso, da quelle parti.
Il Winchester del futuro schiaffa con violenza il foglio sul tavolo, e muove due rapidi passi verso Castiel, che non si prende nemmeno la briga di indietreggiare.
Si fissano per un lungo istante, Dean sovrasta di pochi centimetri il corpo più piccolo e fragile dell’ex angelo.
Nessuno se ne accorgerebbe, nessuno li conosce abbastanza bene da poterlo capire, nessuno li ha mai guardati abbastanza attentamente. Ma questa volta qualcuno c’è, e il Winchester del passato li osserva incuriosito, quasi sovrappensiero.
Quello è un litigio che gli ricorda molto quelli che aveva con suo fratello da ragazzini, quando Sam lo metteva in discussione e lui reagiva soffiando come un grosso gatto. Solo che, beh, lui non ha mai guardato in quel modo le labbra di suo fratello.
È solo perchè sta guardando se stesso che lo capisce, solo perchè si conosce abbastanza bene da sapere com’è che si muove quando vuole qualcosa. E in quel momento, Dean vuole Castiel, e a giudicare da come gli sta guardando le labbra e da come smania di poterlo toccare, non è la prima volta e non sarà l’ultima. Curioso, come questo pensiero risulti così poco destabilizzante.
«Uscite» intima il Dean del futuro «andate fuori»
E non ci vuole un genio per capire che Castiel non è compreso in quell’ordine.
L’ex angelo sorride, furbo, mentre Chuck è già alla porta, vagamente rassegnato. «Lui può restare?» chiede, indicando con un cenno del capo l’altro Dean, che ancora non si è mosso, stordito da quello che ha realizzato.
«Fuori» ringhia il Winchester di quel tempo, e nessuno se lo fa ripetere ancora.
Dean è l’ultimo ad uscire, e appena si chiude la porta alle spalle un tonfo sordo la fa sbattere, come se qualcuno ci fosse stato spinto contro.
Chuck ride al suo sguardo sconvolto, e gli passa una braccio attorno alle spalle. «Fanno così almeno una volta alla settimana. Cas è l’unico con cui Dean litighi davvero, sai, l’unico a cui non riesca semplicemente a dare ordini»
E il maggiore dei Winchester vorrebbe poter trovare le parole per spiegargli che quello non è affatto litigare.



La prima volta che Dean si ritrova a desiderare di baciare Castiel, il mondo sta finendo.
È la sera prima di partire per affrontare Lucifero, l’ultima notte della loro vita.
Il giorno dopo moriranno di sicuro, e il maggiore dei Winchester sta salutando la vita con una birra in mano e il culo sul cofano della sua bambina. Se ne sta lì, con lo sguardo fisso alle stelle, a pensare che non le rivedrà mai più, a pensare che non vedrà mai più nemmeno suo fratello, Bobby e neppure Castiel.
L’angelo è solo un fugace pensiero nella sua mente, eppure una volta che ci è entrato minaccia non andarsene più. Un po’ come ha fatto Cas stesso, in effetti. Dean beve un sorso a canna, e si chiede se ne sia valsa la pena, di traviare un Soldato di Dio per una guerra che perderanno comunque.
Non ha paura, stavolta, di lasciarsi andare a domande del genere, perchè adesso Castiel è più umano di quanto sia mai stato, completamente privo dei suoi poteri, e non c’è modo in cui possa percepire i suoi pensieri. La sua mente, però, ha conservato quella parvenza di pudore nei suoi confronti, una barriera immaginaria che gli impedisce di chiedersi davvero che cosa ha spinto l’angelo a voltare le spalle alla sua famiglia e a schierarsi con degli insulsi e rozzi cacciatori che lo hanno condotto a morte certa. Si risponderebbe che è per il libero arbitrio che lo ha fatto, per la giusta causa, ma in fondo sa che non è mai stato questo il vero motivo.
«Mi sono sempre chiesto che cosa ci trovassero gli umani nella volta celeste» mormora una voce conosiuta accanto a lui, abbastanza vicino da farlo sussultare e imprecare a mezza voce.
L’angelo ignora il poco lusinghiero insulto che Dean gli ha appena rivolto, e continua a guardare verso l’alto. «Ora che anche io sono così fragile e inutile, capisco perchè le stelle vi attirino tanto»
Il cacciatore sbuffa. «Beh, grazie tante per l’inutile» borbotta, ma sa che Castiel non intendeva dirlo con cattiveria.
Ha sempre apprezzato questo di lui, questa sua completa incapacità di mentire, di mettere un filtro tra la propria bocca e qualsiasi cosa sia quello che gli frulla nella sua testolina piumata. La sincerità è molto più di quanto Dean si sia sempre potuto aspettare da chi lo circonda.
«Cosa fai qua fuori, Cas?» chiede, tirandosi a sedere e prendendo un altro sorso di birra.
«Volevo parlarti» spiega l’angelo, e il cacciatore si sposta un po’ più in là lungo il cofano, per fargli spazio.
«No, grazie» dice «sarà una cosa veloce, non voglio rubarti tanto tempo»
Dean scrolla le spalle. «D’accordo, allora. Sputa il rospo»
E davvero, può vedere il momento esatto in cui le rotelline del cervello piumoso prendono a girare impazzite nella speranza di riuscire a capire come mai dovrebbe avere una rana in bocca. Dean ha pietà di lui, e lo salva quasi subito dalla confusione.
«Intendo dire, di cosa vuoi parlarmi?» chiede, guardandolo divertito, anche se ridere è l’ultima cosa che ha voglia di fare quella sera.
Castiel stringe gli occhi, poi alza di nuovo lo sguardo e fissa le stelle. «Se domani dovessimo morire –e sappiamo che accadrà- volevo che tu sapessi che è stato un onore, per me, poter combattere questa guerra al tuo fianco»
«Cas, io...»
«Te lo dico perchè ti conosco, Dean Winchester, conosco la tua anima, e so che in questo momento ti senti tutto tranne che un eroe. Eppure lo sei, perchè hai dato a questo mondo una speranza che perfino Dio Padre gli ha negato» presegue l’angelo, senza guardarlo.
Lo fa per non metterlo a disagio, perchè sa che non lo sopporterebbe.
«Volevo solo che tu sapessi che se anche falliremo, se anche domani il mondo finisse... Io sarei ugulmente fiero della mia scelta, ugualmente orgoglioso di aver seguito l’Uomo Giusto» e lo dice con una strana solennità, un tono che quasi convince Dean a credergli.
Poi, Castiel abbassa lo sguardo dalle stelle che ha fissato per tutto il tempo e gli dedica una brevissima occhiata. Si volta, e si incammina di nuovo verso la casa di Bobby, una manciata di metri più lontana.
Il maggiore dei Winchester sente il cuore martellare furiosamente nel petto, una strana sensazione invaderlo. Era molto tempo che qualcuno non gli diceva di essere orgoglioso di lui. Tanto tempo che qualcuno non gli dava una ragione per essere migliore.
«Cas, aspetta» si ritrova ad urlare, forse troppo forte.
L’angelo si volta, lo guarda.
«Sono, uhm, anch’io sono, sai, fiero e tutto il resto» butta fuori, ed è davvero tutto quello che può fare.
Castiel lo osserva per un attimo, poi le sue labbra si aprono in un piccolo sorriso. Si volta e rientra in casa.
È solo quando scompare oltre la porta che Dean si rende conto di star sorridendo a sua volta.


La prima volta che Dean si ritrova ad un passo dal baciare Castiel, il mondo sta finendo di nuovo.
Con il senno di poi, forse dovrebbe iniziare a domandarsi com’è che tutte queste sue prese di coscienza arrivano solo ad un passo dalla morte. Forse sarebbe il caso di lavorare sui propri sentimenti e sulla sua capacità comunicativa e –cazzo, Sam ha davvero una pessima influenza su di lui.
È in un campo, che succede, uno straccio di terra dimenticata tra uno stato e l’altro, avvolta da stagni e dominata da una misera chiesetta abbandonata. Il cielo, buio, è illuminato a giorno da centinaia di stelle cadenti.
Angeli, si corregge lui nella sua mente, sono gli angeli che cadono dal Paradiso.
Deglutisce, con il cuore che martella forsennatamente nel petto e le ginocchia affondate nel fango di quella stradina sterrata. Il fatto è che non gli dovrebbe importare, non gliene dovrebbe fregare niente del casino che ha combinato Metatron, perchè fino ad un momento fa Sam era ad un passo dal suicidarsi per chiudere le porte dell’Inferno, e nessuno di loro è ancora pronto ad affrontare l’ennesimo casino, l’ennesima Apocalisse.
Eppure gli importa, parecchio, perchè è stanco di vedere la propria famiglia soffrire.
Un singhiozzo disperato lo risveglia da quei pensieri, lo strattona alla realtà e lo obbliga al presente, a stringere meglio le braccia attorno ad un corpo fragile e vulnerabile, devastato. Le spalle sotto al suo mento sussultano in spasmi sempre più incontrollati, e Castiel trema tutto.
«È colpa mia» rantola, con il viso nascosto nel suo collo «tutta colpa mia»
Anche le sue ginocchia sono affondate nel fango, esattamente in mezzo a quelle di Dean, che non saprebbe dire esattamente come ci sono arrivati lì, abbracciati in un campo desolato sotto ad una pioggia di angeli.
«Shh, shh» ansima, stringendo tra le dita un lembo del trench, tirandosi di più quel corpo addosso. Non credeva che i Soldati di Dio potessero piangere, che un privigilegio così umano fosse loro concesso.
«Li posso sentire, Dean, posso sentire le loro urla» geme Cas, con gli occhi spalancati dal terrore e dal dolore, le dita artigliate alle spalle del cacciatore.
Il maggiore dei Winchester solleva appena il capo, osserva la portiera chiusa dell’Impala, accanto a loro. Sam giace sul sedile del passeggero, la testa reclinata all’indietro, gli occhi chiusi e il respiro regolare.
Sta bene, staranno bene.
«Andiamo via da qui» mormora, accarezzando i capelli scuri dell’angelo.
Sono allo scoperto, sull’orlo di quella che potrebbe essere una nuova fine del mondo, suo fratello ha bisogno di cure e il Re dell’Inferno è rinchiuso nel loro bagagliaio. Non c’è tempo per quello che stanno facendo, qualsiasi cosa sia.
Eppure, nonostante questo, non si muove, perchè è Castiel quello che sta stringendo tra le braccia, quello che ha pensato di perdere per sempre fino a poche ore prima, quello che potrebbe crollare da un momento all’altro.
«Lasciami qui» dice lui, contro il suo orecchio «me lo merito»
E, Cristo, lo sta dicendo seriamente. È veramente convinto che sia la scelta giusta, è quello che vuole, e Dean non può permettere che Castiel pensi davvero di non meritare di vivere, dopo tutto il bene che ha fatto.
«Non dire stronzate» sibila, prendendogli il viso con una mano e sollevandolo fino a poterlo guardare negli occhi.
La può vedere, la paura di aver rovinato tutto, il senso di colpa per tutti i suoi fratelli, il dolore che ha causato e che sta continuando a causare. Non sa se ci sia davvero una cura a tutto questo, ma non permetterà a Castiel di chiedersi la stessa cosa.
«Non dire stronzate» ripete, ora che può vederlo «ora ce ne andiamo, andiamo a casa, e tu vieni con me. Intesi?»
L’angelo china il capo contro la sua mano, scuote appena la testa.
«Mi dispiace, mi dispiace così tanto» pigola, la voce ancora rotta, le spalle che tremano ancora.
Dean non ricorda di averlo mai visto così, non ricorda di aver mai dovuto raccogliere i cocci di Castiel. Fino ad ora, è sempre stato l’angelo a prendersi cura di lui, a guarirlo, a rassicurarlo. Non è sicuro di essere all’altezza del compito.
«Stammi a sentire» intima, con il suo volto ancora stretto tra le mani «risolveremo tutto, chiaro? Non è la cosa peggiore che abbiamo dovuto affrontare. Ma tu devi essere con me, devi venire via con me adesso, perchè qualsiasi cosa succederà dovremo essere insieme per potercela fare» dice, e non è sicuro che lui lo stia ascoltando.
Castiel lo guarda con gli occhi sbarrati e le labbra socchiuse, e c’è un pensiero fulmineo nella mente di Dean che si chiede se non sarebbe il caso di dimostrarglielo, che senza di lui non può farcela. Se non sarebbe meglio dargli la prova che tutto quello di cui ha bisogno per stare bene è averlo accanto a sè in qualsiasi modo l’angelo sia disposto a concedergli.
Se lo baciasse adesso, forse le cose andrebbero diversamente.
E lo fa, quasi.
Ma poi si ricorda di Sam in macchina, degli angeli che cadono, della vita dei cacciatori. E si dice che Castiel non la merita, una condanna come quella.


La prima volta in cui Dean si rende conto che anche Castiel vuole baciarlo, ha appena combinato una grossa cazzata.
Il Marchio pulsa sul suo braccio da settimane, ormai, eppure in tutto quel tempo lui non è mai riuscito a trovare il coraggio di dirlo al suo angelo. Onestamente, gli bastano le occhiate preoccupate che ogni tanto Sam gli lancia quando crede che lui non lo veda, e gli sguardi affamati di Crowley ogni volta che si incontrano.
Il fatto che lui e Castiel non si vedano da una quantità di tempo quasi eccessiva non aiuta, in effetti. Dopotutto, loro stanno dando la caccia ad Abbadon e lui sta riunendo un esercito di angeli, non c’è molto tempo per le rimpatriate.
Eppure, ogni volta che ci pensa, ogni volta che sfiora il Marchio in punta di dita sente che il fatto di mantenere il segreto non è una cosa buona. Dovrebbe dirglielo, lo sa, ma sa altrettanto bene come la prenderebbe lui, e non vuole farlo preoccupare per qualcosa che sfugge –ancora una volta- ad ogni loro controllo.
Ma quella sera, nel parcheggio del motel in cui alloggia Castiel, accanto all’Impala ancora calda dopo la lunga marcia e già pronta a ripartire verso il bunker, le cose vanno diversamente da come si aspettava. In parte, sa che è colpa sua. Sa che vederlo dopo tutto quel tempo, sapere che sta bene, sapere che è vivo e che se la sta cavando nonostante tutto gli ha un po’ ingolfato il cervello. Il desiderio di toccarlo, la voglia di essere sicuro che sia davvero lui e che sia davvero okay lo ha tradito per un momento.
E così, quando gli appoggia la mano sulla spalla con quel sorriso del tutto involontario, a Castiel basta afferrargli il polso e scostare la manica della camicia per scoprire il Marchio. In cuor suo, Dean sa di averglielo lasciato fare.
«Dean» ansima l’angelo, e al maggiore dei Winchester non sfugge affatto lo sforzo che sta compiendo per non lasciarlo andare e allontanarsi.
«Va tutto bene» risponde lui, sottrarendo il polso alla sua stretta e tirando giù la manica.
«Non è vero» ribatte Castiel, con un cipiglio che lui non gli vedeva addosso da parecchio tempo.
Sam, intelligentemente, borbotta qualcosa su una cartina geografica e si allontana a grandi passi verso la reception del motel. Una piccola parte di Dean vorrebbe poterlo trattenere, perchè non crede di essere affatto pronto alla sfuriata che Castiel sta per fargli.
«Senti, era l’unico modo, non starò qui a farmi sgridare da te perchè ho fatto quello che mi sembrava giusto» borbotta, sviando lo sguardo. Vuole fare il sostenuto, ma non ci vorrà molto a farlo cedere.
«Quello che ti sembrava giusto?» ripete l’angelo, esterrefatto e visibilmente incazzato «tu non ti rendi conto di quello che hai fatto, non hai idea di cosa il Marchio significhi»
Dean scrolla le spalle. «Non ti offendere, ma non mi interessa. Non c’era altro modo, fine della discussione» e si volta, cammina a passo svelto verso la macchina.
Passerà a prendere Sam direttamente nella Hall, non ha intenzione di prolungare quella chiacchierata per un minuto di più. Odia quando Castiel ha ragione, odia non sapere cosa sta succedendo e odia essere lui la causa di quel dolore sordo che ha riconosciuto sul fondo dei suoi occhi. Lo ha visto troppo spesso di recente per poter sopportare di esserne la fonte.
Un attimo prima che spalanchi la portiera, però, si sente afferrare per una spalla e voltare violentemente.
«Che diavolo-» ansima, quando la sua schiena impatta contro la fiancata dell’Impala, ma le parole gli muoiono in gola quando il viso di Castiel entra nel suo campo visivo e si ferma ad un palmo dal suo naso.
«Non osare andartente, Dean Winchester» ringhia l’angelo «non osare voltarmi le spalle come un ragazzino. Non mi interessa cosa pensi di sapere o cosa Crowley ti abbia detto, il Marchio che porti è l’essenza stessa del male e io non posso sopportare di-» perderti in questo modo completa per lui la mente di Dean, forse lavorando un po’ di fantasia.
Eppure, in questo momento il cacciatore non stenterebbe a credere che sia davvero così, che Castiel davvero abbia a cuore lui, e non perchè è l’Uomo Giusto o perchè lo ha tirato fuori dall’Inferno, ma solo perchè sono amici, solo perchè sono una famiglia.
«Non posso lasciartelo fare, Dean» dice l’angelo, dopo un lungo secondo di silenzio, allungando una mano verso la sua nuca e stringendo forte i capelli corti.
Lui non sa cosa stia per fare, ma qualsiasi cosa sia si rende conto di desiderarla con tutto se stesso.
«Farò in modo che vada tutto bene» mormora il cacciatore, stringendo le sue spalle «te lo prometto»
E Castiel ride, le sue spalle sussultano. «Non sei cambiato» dice, come se per lui avesse un grande siginificato, come se per lui il fatto che Dean sia rimasto il solito inguaribile cazzone disilluso e cocciuto sia la cosa più importante del mondo.
E si allontana, fa un passo indietro.
«Buonanotte, Dean»


La prima volta che Dean prova a baciare Castiel, la colpa è in gran parte di Sam.
Da quando l’angelo e il minore dei Winchester sono riusciti a contrastare gli effetti del Marchio e a riportare gli occhi dell’altro cacciatore al loro verde originale, il Soldato di Dio capita spesso al bunker.
Sam e Dean hanno ripreso a cacciare, cercando di non esagerare e di espiare ciascuno i propri errori, e spesso accade che al loro ritorno a casa l’angelo sia lì ad aspettarli. Il minore dei Winchester non può fare a meno di notare quanto questo stia facendo bene a suo fratello, quanto la presenza di Castiel sia benefica sia per la sua anima martoriata che per il suo umore nero.
A volte cenano tutti insieme, altre Sam e Cas si chiudono in biblioteca a spulciare testi polverosi mentre Dean lucida armi. È capitato, in un paio di occasioni, che finisssero a guardare un film tutti e tre insieme, fino a tardi.
È quello che hanno in programma di fare quella sera, in effetti. Il maggiore dei Winchester ha scelto il titolo, mentre suo fratello era fuori a prendere qualcosa per cena, e con Castiel si sono sistemati sui vecchi divani di quella che ormai è stata assunta come la sala cinema, in attesa che Sam tornasse.
Quando il ragazzo è rientrato, però, li ha trovati seduti quasi uno addosso all’altro, la testa dell’angelo pericolosamente vicina alla spalla del cacciatore, impegnati a fare svogliatamente zapping. La mano di Dean, appoggiata praticamente sul ginocchio di Castiel, è stato quello che gli ha fatto prendere una delle decisioni più difficili della sua vita.
«Ehm, ciao» dice, una busta di carta per braccio «sono tornato»
La velocità con cui suo fratello scatta in piedi e si allontana dall’angelo è quasi da oro olimpico.
«Ciao, Sammy» lo accoglie, allegro quanto imbarazzato.
Il minore lascia che lui lo liberi delle borse, prima di sfoderare la sua migliore faccia da poker e respirare profondamente.
«Senti... Mi ha chiamato un vecchio amico di Bobby, ti ricordi di Mark?» chiede, e Dean scuote la testa.
«Beh, mi ha chiamato, ha un caso a sud di qui, dalle parti di Oklahoma City. Dice che ha bisogno di qualcuno lì immediatamente»
Suo fratello si morde un labbro, evidentemente dispiaciuto. Non esita, però, e il fatto che riesca ancora a mettere una caccia nel cuore della notte davanti alla serata che hanno in programma da settimane gli fa credere che ci sia ancora speranza per tutti loro.
«Va bene» dice, un po’ deluso «possiamo essere per strada in mezz’ora» e si sta già voltando verso il corridoio che porta alla sua stanza per preparare i borsoni.
Ma Sam, che sa con certezza di meritarsi sia un Oscar che un posto in Paradiso, lo ferma. «No, io intendevo che... non serve che vieni. Vado da solo»
Dean corruga le sopracciglia.
«Sul serio. Mark dice che non è niente di impegnativo, posso essere di ritorno per domani» aggiunge, sperando di convincerlo.
«Ma non eri quello che voleva prendersi una pausa?» indaga suo fratello.
Castiel li sta fissando dal divano, e a Sam non è difficile immaginare che cosa stia sperando che succeda.
«Si, certo, ma anche tu hai bisogno di riproso, e poi qui con te c’è Cas. Vero, Cas?» chiede, sperando in un aiuto, e l’angelo annuisce convinto.
«Posso badare io a te, Dean»
Non è la cosa migliore da dire, in effetti, ma se la farà bastare.
«Non sono un bambino» sbotta infatti il maggiore dei Winchester, alzando le braccia al cielo «ma va bene, se te la senti di andare da solo non sarò io a fermarti»
Sam sospira e si avvia in corridoio. Almeno non sta veramente andando a caccia.
Appena il minore lascia il bunker, e Dean riconosce il rumore del motore dell’Impala che imbocca la strada, lui e Castiel tornano ad accomodarsi sul divano, senza una parola.
Ci vuole quasi metà del film per riuscire a recuperare quella posa naturale e rassicurante che si erano così duramente guadagnati mentre aspettavano che rientrasse Sam, e l’altra metà Dean la passa a dormire con la testa tra lo schienale e la spalla dell’angelo. Si sveglia solo con i titoli di coda, e quando si volta ancora assonnato scopre Castiel ad osservarlo.
«Piaciuto il film?» biascica, stroppicciandosi gli occhi.
«Molto» ribatte lui, con l’aria di qualcuno che non sa nemmeno di cosa si stia parlando.
«Sono contento» risponde, mettendosi a sedere dritto e stiracchiandosi. Quando si volta, l’angelo lo sta ancora osservando.
«Che c’è? Guarda che quando Sam ha detto che devi sorvegliarmi, scherzava» borbotta.
Lui inclina il capo, e Dean si ritrova a pensare che ormai lo fa sempre meno spesso. «Non è questo» dice «stavo solo guardando...»
Allunga quasi sovrappensiero una mano verso il viso del cacciatore, sfiorandogli gli zigomi. Lui ci mette un paio di secondi a realizzare che sta osservando le lentiggini.
«È la luce, sai» soffia, un po’ imbarazzato ma senza scostarsi.
«Quando dormi sono sempre un po’ più scure» risponde Castiel, allontanando la mano e sorridendogli.
In qualsiasi altro momento, con qualsiasi altra persona, Dean non avrebbe esitato un solo secondo a sporgersi e a baciarlo. Lo avrebbe spinto sul divano e gli avrebbe strappato il fiato dai polmoni fino a fargli implorare pietà.
Ma il fatto che sia Castiel, il fatto che sia il suo angelo imbranato e il fatto che lui sia stato un demone fino ad una manciata di giorni prima gli suggeriscono che non è affatto una buona idea.
La tentazione è forte, ma si sente ancora troppo in colpa per quello che ha fatto con il Marchio, per il dolore che ha causato a suo fratello e all’uomo che- che forse ama.
È difficile pensarlo perfino nella propria testa.
Si scosta, scivolando lontano in fretta e spegnendo il televisore.
«Beh, buonaotte Cas» si affretta a dire, e scompare lungo il corridoio cercando di non voltarsi indietro.


La prima volta che Dean bacia Castiel, in realtà è Castiel a baciare Dean.
Succede la mattina dopo, nel modo più inatteso e più adatto a loro due.
Il cacciatore si sveglia tardi, e si rigira a lungo tra le lenzuola. La sua camera è buia, e lui non ha davvero voglia di alzarsi a e affrontare un nuovo giorno, una nuova conversazione con suo fratello, una nuova occhiata del suo angelo. Trascorre minuti interi a premersi le nocche sul viso, mentre ripercorre gli eventi di quella sera e ricorda il tocco di Castiel sulla sua guancia.
Forse, avrebbe dovuto semplicemente sporgersi e baciarlo. È stanco di vivere di rimpianti.
Quando finalmente si alza dal letto, lo fa mettendoci tutta la sua forza di volontà. Sa che deve chiamare Sam, assicurarsi che sia arrivato, e magari preparare qualcosa da mangiare per sè e per Castiel, amesso che l’angelo non se ne sia andato durante la notte.
Si trascina fuori dalla sua camera ancora a piedi nudi, stropicciandosi gli occhi, e deve fare parecchi passi prima di rendersi conto che il corridoio non è affatto deserto come si aspettava.
C’è una familiare figura in trench, in piedi lì in mezzo, che lo fissa come se stesse aspettando qualcosa di particolare.
«’Giorno, Cas» biascica Dean, ma appena si rende conto che l’angelo sta davvero aspettando qualcosa, si blocca.
«Ehi, che succede?» chiede, vagamente preoccupato, perchè onestamente è parecchio che non gli vede quell’espressione solenne in viso.
«Ho riflettuto, stanotte» dice lui, con le braccia lungo i fianchi e il cipiglio severo «e sono giunto ad una conclusione»
«Ehm, buon per te, immagino» risponde Dean, stranito.
Quando si rende conto che Castiel non ha intenzione di aggiungere niente, si incuriosisce. «E quale sarebbe questa conclusione?» chiede, con un tono fintamente esasperato.
«Credo che ieri sera tuo fratello abbia inventato un caso finto per poter lasciare il bunker» dice lui, e il cacciatore non può non sorridere. In effetti non ci aveva pensato, ma avrebbe senso. E sarebbe decisamente da Sam.
«Ho controllato» continua l’angelo «e non c’era nessuna anomalia nei pressi di Oklahoma City»
Dean annuisce, cercando di capire dove stia cercando di arrivare. Con un po’ di fortuna non sarà lui a doverglielo spiegare.
«Temo che Sam ci stia nascondendo qualcosa» conclude Castiel, e tanti saluti alla fortuna.
Il cacciatore sospira, divertito.
«Non sta nascondendo niente, Cas. Se n’è andato per lascarci soli»
Castiel lo fissa per un lungo momento. «E perchè lo ha fatto?»
«Davvero non ci arrivi?» rincara Dean, forte della manciata di passi che li separano e della penombra del corridoio. Tiene le braccia incrociate sul petto e un ghigno sulle labbra, tutto per celare un imbarazzo sempre crescente.
«No» risponde semplicemente lui.
Il cacciatore sospira. «Immagino abbia, sai, frainteso il nostro rapporto. O qualcosa del genere» butta fuori, gesticolando in aria e grattandosi la nuca con nervosismo. Lo sguardo di Castiel è sempre più confuso.
«Anzi no, sai cosa? Lascia stare. Parlerò con Sam, non fa niente» ritratta subito Dean, dandosi dell’idiota. Come ha potuto pensare che ci sarebbe arrivato così?
Si incammina a passo svelto lungo il corridoio, superando l’angelo e dirigendosi a grandi passi verso la cucina.
È quasi arrivato alle scale della sala principale, quando sente la voce di Castiel chiamarlo, e anche se vorrebbe ignorarlo sa che sarebbe infantile, e oltretutto non ci sono molti posti dove nascondersi in un bunker sotterraneo a quell’ora del giorno.
Così sbuffa e si volta, appena in tempo per trovarsi le labbra di un angelo premute sulle sue con violenza, i suoi occhi chiusi con forza e le sue dita strette attorno alle spalle.
Se ne restano così, immobili, per qualcosa come una decina di secondi, la cosa più imbarazzante che Dean abbia mai sperimentato. Poi, lentamente, Castiel lo lascia andare e fa un passo indietro.
«Wow» commenta Dean, fissandolo attonito, e vede l’angelo arrossire e sviare lo sguardo.
Frainteso un corno.
«Non volevo che lo sforzo di Sam andasse sprecato» dice, fissandosi i piedi, ed è la cosa più tenera e più ridicola che sia mai capitata al maggiore dei Winchester.
«Già, sarebbe stato un peccato» risponde, e ‘fanculo, brucia quel passo che Castiel ha messo tra di loro e lo bacia, lo bacia come si deve.
È solo quando l’angelo prende abbastanza confidenza da artigliargli la maglietta e spingerlo verso la parete, che Dean si rende conto di quello che sta facendo, e non se pente affatto.
«Woah, ragazzi, vi prego. Non negli spazi comuni!» sbotta una voce alle loro spalle, e quando si voltano c’è Sam, sulla scala, con un cellulare in mano e presumibilmente la fotocamera accesa, puntanta verso di loro. Stranamente, ha l’espressione più soddisfatta che Dean gli abbia mai visto addosso.
Lui, imbarazzato, si scosterebbe, ma alle sue spalle c’è un solidissimo muro e dall’altra un altrettanto solido angelo arruffato, quindi non ha molte via di fuga disponibili.
Castiel, ovviamente, sorride all’indirizzo di Sam, senza muoversi di un centimetro. «Ciao, Sam. Bentornato»
«Grazie Cas» risponde quello, senza accennare nessun movimento. Accanto ai suoi piedi c’è un borsone, che con ogni probabilità non è nemmeno stato aperto.
«Com’era Oklahoma City?» chiede Dean, e quello risponde con una scrollata di spalle, rimanendosene lì impalato.
Oh, beh, lui l’occasione per dileguarsi gliel’ha data.
Quindi si volta di nuovo verso Castiel, che coglie le sue intenzioni un attimo prima che un sorrisetto gli sporchi le labbra, e lo asseconda senza esitazione.
Sam fugge via scattando ancora qualche foto e lamentandosi ad alta voce della mancanza di decenza, ma loro neanche se ne accorgono, impegnati come sono a baciarsi.





































NdA

Sarò breve (non credeteci).
Allora, intanto credo di dovermi scusare per essere stata così a lungo. L'unica cosa che posso dire è che non ero in grado di scrivere l'ultimo capitolo, e anche adesso che sto per mettere la spunta nella casellina del "Completa", resta una delle più grandi gioie e dei più grandi dolori.
Ho lavorato per due anni a questa raccolta, con un sacco di pause e di scivoloni, e ho conosciuto della gente meravigliosa, mi sono trovata una beta e una prompter incredibili che non ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che hanno fatto. Ho imparato tanto da tante persone, e sono orgogliosa di tutto quello che sono riuscita a fare, perchè Kisses mi ha aiutato in modi inaspettati e in momenti che non sarei riuscita a sopportare altrimenti.
Quindi niente, sappiate che non è che adesso sparisco, perchè ho un mucchio di altre cose da fare (leggasi Wolfstar e altra roba innominabile) che linkerò qui appena avrò tempo.
Credo sia più o meno tutto.
Grazie a tutti gente, siete stati la mia gioia e io mio tormento, e vi amo tutti un sacco. B
uona vita.

Ci si vede in giro;)
Fanie

   
 
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