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Autore: Rinalamisteriosa    19/09/2016    1 recensioni
Sette colori diversi per sette personaggi diversi.
Piccoli frammenti di vita.
Perché a volte basta poco, per stare bene con se stessi e con gli altri.
1. Edmund Pevensie (Orange)
2. Lucy Pevensie (Yellow)
3. Trumpkin (Grey)
4. Peter Pevensie (Red)
5. Susan Pevensie (Brown)
6. ?
[19/09/2016: Doppio aggiornamento, capitoli 4 & 5!]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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You’re not the only one

 

 

 

Re Peter stava rigidamente seduto su una seggiola bordata di rosso, un calice nella mano destra e lo sguardo perso nel vuoto. Appariva assorto, però in verità la sua mente era tutta concentrata nell’impedire che il peso delle responsabilità e delle incombenze lo schiacciasse.

Doveva continuamente garantire la pace e la serenità ai cari abitanti di Narnia, non solo devoti sudditi, ma anche amici.

In caso di conflitto con i territori confinanti, doveva ristabilire velocemente l’ordine, evitando più perdite possibili, combattendo in prima fila, mostrandosi forte, prendendo le giuste decisioni, allenando il buonsenso e concedendo clemenza laddove fosse necessario.

Doveva vincere le guerre e stringere utili alleanze.

E soprattutto, doveva pensare ai suoi fratelli, proteggerli e confidare che i loro consigli e il loro aiuto non gli sarebbe mai mancato.

Era un adulto responsabile e attento, lui.

Bevendo qualche sorso, con moderazione, Peter appurò ancora una volta quanto il vino di Narnia fosse piacevole, leggero e invitante.

Scendeva giù per la gola leggero come l’acqua.

Poi fece oscillare distrattamente il contenuto scarlatto, prestando attenzione a non versarlo sulla casacca pulita. Finché non fermò la mano, finché non fissò il vino rimasto nel calice. A Narnia, il rosso era un colore dominante, presente negli stendardi, nelle armature e persino nei suoi doni.

Acceso, vivace, gli infondeva determinazione, coraggio.

Rosso era il colore del suo sangue quando si feriva, e lo stesso sangue scorreva nelle vene degli altri tre assennati e stimati sovrani di Narnia.

Fece per portarselo alle labbra, intenzionato a finirlo, quando bussarono alla porta di legno della stanza in cui si era isolato.

“Avanti”, si fece sentire.

Entrarono due giovani donne che conosceva molto bene.

“Oh. Allora eri qui! Ti ho cercato dappertutto, sai? Mi avevi promesso una cavalcata”, esordì la voce cristallina della regina Lucy.

“Non ti stavi mica ubriacando, vero? Lucy cara, mi sa che dovrete rimandare”, s’intromise una seconda voce, quella biasimevole e ironica della regina Susan.

Fu ben felice di rinunciare a terminare il vino e a perdersi in altre elucubrazioni, e il suo rinnovato buonumore emerse quando sorrise apertamente alle sue sorelle e rispose a tono, placando entrambe e seguendole fuori dalla stanza.

Verso una piacevole cavalcata.

Perché non era solo. Non lo sarebbe mai stato.

 

        

 

 

 

 

Era seduto su una comoda poltrona rossa, un bicchiere di vetro nella mano destra e lo sguardo perso nel vuoto, precisamente nei ricordi e nelle avventure vissute a Narnia.

E pensare che poco prima, approfittando del fatto che il professore era andato in paese e Miss Macready a fare visita a una cugina, si era messo a curiosare in giro, stanco di ascoltare Susan e Lucy che parlavano tra loro del più e del meno, e all’interno di un mobiletto aveva trovato una bottiglia di vino rosso.

Eppure, bevendo qualche sorso, Peter si era accorto che era amaro e fastidioso, non come quello piacevole e invitante che servivano ai banchetti di Cair Paravel insieme alla cena.

A Narnia il vino era migliore, oh sì, scendeva giù per la gola leggero come l’acqua.

In entrambi i casi però non si doveva esagerare, quindi ebbe l’accortezza, dopo essersi servito, di chiudere la bottiglia e rimetterla esattamente dov’era.

Però una minima quantità era rimasta, nel bicchiere, e ogni tanto faceva oscillare distrattamente il contenuto scarlatto, prestando attenzione a non versarlo sulla camicia pulita.

“Alzarti un attimo per chiudere la finestra no? Non senti che l'aria si è raffreddata?”.

Non aveva sentito il fratello entrare nella stanza, non prima che lo riprendesse così.

Forse pensare troppo gli stava facendo venire, oltre al mal di testa, qualche problema all’udito.

Liquidò la questione con un seccato “Non m'importa”, anche perché al momento un pensiero insistente premeva per uscire. E Peter, i pensieri assillanti non li sopportava proprio.

“Edmund...” iniziò, ma aspettò che gli prestasse attenzione per proseguire, poiché lui stava chiudendo le ante cigolanti della finestra. “Secondo te come se la stanno cavando, a Narnia, senza di noi? Cosa sarà successo?”.

Lo vide irrigidirsi e rispondere un vago “Non lo so”.

Effettivamente era una domanda ostica, un mistero che non si poteva risolvere facilmente.

“Sai, trovo difficile riabituarmi a questa vita statica”, confidò con apatia. “Mi sento spesso impotente, insoddisfatto, deluso”.

Mentre affermava questo, fissò nuovamente il vino rosso attraverso il bicchiere.

Fece per portarselo alle labbra, intenzionato a finirlo, ma l’altro, avvicinatosi nel frattempo, lo bloccò stringendogli l’avambraccio.

“Oh, allora cosa fai? Pensi che bevendo risolverai tutto?”.

“Ma è poco!” replicò contrariato, sostenendo lo sguardo critico e impensierito di Edmund.

“Peter, tu non sei l’unico impotente qui. Non sei l’unico a cui manca Narnia!” sbottò, facendo intendere che si riferiva più all’affermazione precedente; tuttavia, e questo Peter non se l’aspettava, gli strappò di mano il bicchiere, esibendo una buffa smorfia di disgusto quando glielo riconsegnò vuoto.

“Guarda che se lo volevi bastava chiedere, invece di farmi la predica”, conferì in tono divertito, rasserenandosi poiché comunque sapevano che sarebbero tornati a Narnia: non attraverso l’armadio però, il professore era stato chiaro a riguardo.

E non da soli, ma assieme alle loro sorelle.

“Mi domando come sia possibile che abbiamo lo stesso sangue...” aggiunse poi, trattenendosi dal ridere.

Edmund inarcò un sopracciglio.

“Devo prenderlo come un ringraziamento?”.

 

[372 + 490 parole]

 

 

 

 

 

 

 

___

Note: Salve.

Lo so, lo so, merito la gogna per questo ritardo immenso. Chiedo venia! >.<

 

Comunque, vi aspettavate che a Peter avrei assegnato il rosso?

 

Sinceramente è stato un abbinamento su cui non ho avuto alcun dubbio, perché è un colore impulsivo, ottimista, vivace, deciso, combattivo, estroverso, coraggioso e autonomo. Vuole dominare, prende le sue decisioni senza farsi influenzare dagli altri e rappresenta la forza vitale, principalmente perché legato al sangue.

 

 

 

Passando al capitolo, questa volta, per completare meglio la raccolta, ho optato per una doppia flashfic. Una sola mi sembrava troppo poco.

La prima è ambientata a Narnia nella Golden Age, mentre la seconda è ambientata dopo due settimane dalla fine de “Il leone, la strega e l'armadio”, quindi i Pevensie sono tornati ragazzini e stanno ancora a casa del professor Digory. Nel finale del libro (perché io tengo conto anche del libro), lui dice: - Sì, naturalmente ci tornerete, un giorno o l’altro, ma non cercate di passare due volte per la stessa strada. Anzi, non cercate di andarci di proposito. Capiterà quando meno ve l'aspettate. -

Però siccome l’inizio del secondo film mi dà l’impressione non proprio positiva che, malgrado sia passato un anno, Peter non abbia accettato del tutto questa condizione, deve essere stato complicato anche nei primi tempi riabituarsi ad essere un ragazzo.

 

Il bicchiere di vino rosso è solo il pretesto per evidenziare meglio il suo stato d’animo e i suoi pensieri, soprattutto quelli con riferimento al rosso di Narnia. Non voglio certo farlo passare per ubriacone, tranquilli/e! XD

 

Le ripetizioni invece sono volute, volevo creare una sorta di parallelismo tra le due parti.

 

E spero che sia trapelata come volevo anche la funzione “supportiva” delle sorelle nella prima scena, di Edmund nella seconda (l’avevo detto che sarebbe comparso ancora XD), nonché il finale ironico.

 

 

 

 

Alla prossima!

 

 

 

Un bacione,

Rinalamisteriosa

 

 

  
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