You’re not the only one
Re Peter stava
rigidamente seduto su una seggiola bordata di rosso, un calice nella mano destra
e lo sguardo perso nel vuoto. Appariva assorto, però in verità la sua mente era
tutta concentrata nell’impedire che il peso delle responsabilità e delle
incombenze lo schiacciasse.
Doveva
continuamente garantire la pace e la serenità ai cari abitanti di Narnia, non
solo devoti sudditi, ma anche amici.
In caso di
conflitto con i territori confinanti, doveva ristabilire velocemente l’ordine,
evitando più perdite possibili, combattendo in prima fila, mostrandosi forte,
prendendo le giuste decisioni, allenando il buonsenso e concedendo clemenza
laddove fosse necessario.
Doveva vincere
le guerre e stringere utili alleanze.
E soprattutto,
doveva pensare ai suoi fratelli, proteggerli e confidare che i loro consigli e
il loro aiuto non gli sarebbe mai mancato.
Era un adulto
responsabile e attento, lui.
Bevendo qualche
sorso, con moderazione, Peter appurò ancora una volta quanto il vino di Narnia
fosse piacevole, leggero e invitante.
Scendeva giù per
la gola leggero come l’acqua.
Poi fece
oscillare distrattamente il contenuto scarlatto, prestando attenzione a non
versarlo sulla casacca pulita. Finché non fermò la mano, finché non fissò il
vino rimasto nel calice. A Narnia, il rosso era un colore
dominante, presente negli stendardi, nelle armature e persino nei suoi doni.
Acceso, vivace,
gli infondeva determinazione, coraggio.
Rosso era il
colore del suo sangue quando si feriva, e lo stesso sangue scorreva nelle vene
degli altri tre assennati e stimati sovrani di Narnia.
Fece per
portarselo alle labbra, intenzionato a finirlo, quando bussarono alla porta di
legno della stanza in cui si era isolato.
“Avanti”, si
fece sentire.
Entrarono due
giovani donne che conosceva molto bene.
“Oh. Allora eri
qui! Ti ho cercato dappertutto, sai? Mi avevi promesso una cavalcata”, esordì la
voce cristallina della regina Lucy.
“Non ti stavi
mica ubriacando, vero? Lucy cara, mi sa che dovrete rimandare”, s’intromise una
seconda voce, quella biasimevole e ironica della regina Susan.
Fu ben felice di
rinunciare a terminare il vino e a perdersi in altre elucubrazioni, e il suo
rinnovato buonumore emerse quando sorrise apertamente alle sue sorelle e rispose
a tono, placando entrambe e seguendole fuori dalla
stanza.
Verso una
piacevole cavalcata.
Perché non era
solo. Non lo sarebbe mai stato.
Era seduto su
una comoda poltrona rossa, un bicchiere di vetro nella mano destra e lo sguardo
perso nel vuoto, precisamente nei ricordi e nelle avventure vissute a Narnia.
E pensare che
poco prima, approfittando del fatto che il professore era andato in paese e Miss
Macready a fare visita a una cugina, si era messo a curiosare in giro, stanco di
ascoltare Susan e Lucy che parlavano tra loro del più e del meno, e all’interno
di un mobiletto aveva trovato una bottiglia di vino rosso.
Eppure, bevendo
qualche sorso, Peter si era accorto che era amaro e fastidioso, non come quello
piacevole e invitante che servivano ai banchetti di Cair Paravel insieme alla
cena.
A Narnia il vino
era migliore, oh sì, scendeva giù per la gola leggero come l’acqua.
In entrambi i
casi però non si doveva esagerare, quindi ebbe l’accortezza, dopo essersi
servito, di chiudere la bottiglia e rimetterla esattamente dov’era.
Però una minima
quantità era rimasta, nel bicchiere, e ogni tanto faceva oscillare
distrattamente il contenuto scarlatto, prestando attenzione a non versarlo sulla
camicia pulita.
“Alzarti un
attimo per chiudere la finestra no? Non senti che l'aria si è raffreddata?”.
Non aveva
sentito il fratello entrare nella stanza, non prima che lo riprendesse così.
Forse pensare
troppo gli stava facendo venire, oltre al mal di testa, qualche problema
all’udito.
Liquidò la
questione con un seccato “Non m'importa”, anche perché al momento un pensiero
insistente premeva per uscire. E Peter, i pensieri assillanti non li sopportava
proprio.
“Edmund...”
iniziò, ma aspettò che gli prestasse attenzione per proseguire, poiché lui stava
chiudendo le ante cigolanti della finestra. “Secondo te come se la stanno
cavando, a Narnia, senza di noi? Cosa sarà successo?”.
Lo vide
irrigidirsi e rispondere un vago “Non lo so”.
Effettivamente
era una domanda ostica, un mistero che non si poteva risolvere facilmente.
“Sai, trovo
difficile riabituarmi a questa vita statica”, confidò con apatia. “Mi sento
spesso impotente, insoddisfatto, deluso”.
Mentre affermava
questo, fissò nuovamente il vino rosso attraverso il bicchiere.
Fece per
portarselo alle labbra, intenzionato a finirlo, ma l’altro, avvicinatosi nel
frattempo, lo bloccò stringendogli l’avambraccio.
“Oh, allora cosa
fai? Pensi che bevendo risolverai tutto?”.
“Ma è poco!”
replicò contrariato, sostenendo lo sguardo critico e impensierito di Edmund.
“Peter, tu non
sei l’unico impotente qui. Non sei l’unico a cui manca Narnia!” sbottò, facendo
intendere che si riferiva più all’affermazione precedente; tuttavia, e questo
Peter non se l’aspettava, gli strappò di mano il bicchiere, esibendo una buffa
smorfia di disgusto quando glielo riconsegnò vuoto.
“Guarda che se
lo volevi bastava chiedere, invece di farmi la predica”, conferì in tono
divertito, rasserenandosi poiché comunque sapevano che sarebbero tornati a
Narnia: non attraverso l’armadio però, il professore era stato chiaro a
riguardo.
E non da soli,
ma assieme alle loro sorelle.
“Mi domando come
sia possibile che abbiamo lo stesso sangue...” aggiunse poi, trattenendosi dal
ridere.
Edmund inarcò un
sopracciglio.
“Devo prenderlo
come un ringraziamento?”.
[372 + 490
parole]
___
Note:
Salve.
Lo so, lo so,
merito la gogna per questo ritardo immenso. Chiedo venia! >.<
Comunque, vi
aspettavate che a Peter avrei assegnato il rosso?
Sinceramente è
stato un abbinamento su cui non ho avuto alcun dubbio, perché è un colore
impulsivo, ottimista, vivace, deciso, combattivo, estroverso, coraggioso e
autonomo. Vuole dominare, prende le sue decisioni senza farsi influenzare dagli
altri e rappresenta la forza vitale, principalmente perché legato al sangue.
Passando al
capitolo, questa volta, per completare meglio la raccolta, ho optato per una
doppia flashfic. Una sola mi sembrava troppo poco.
La prima è
ambientata a Narnia nella Golden Age,
mentre la seconda è ambientata dopo due settimane dalla fine de “Il leone, la strega e l'armadio”, quindi
i Pevensie sono tornati ragazzini e stanno ancora a casa del professor Digory.
Nel finale del libro (perché io tengo conto anche del libro), lui dice: - Sì, naturalmente ci tornerete, un giorno o
l’altro, ma non cercate di passare due volte per la stessa strada. Anzi, non
cercate di andarci di proposito. Capiterà quando meno ve l'aspettate. -
Però siccome
l’inizio del secondo film mi dà l’impressione non proprio positiva che, malgrado
sia passato un anno, Peter non abbia accettato del tutto questa condizione, deve
essere stato complicato anche nei primi tempi riabituarsi ad essere un ragazzo.
Il bicchiere di
vino rosso è solo il pretesto per evidenziare meglio il suo stato d’animo e i
suoi pensieri, soprattutto quelli con riferimento al rosso di Narnia. Non voglio
certo farlo passare per ubriacone, tranquilli/e! XD
Le ripetizioni
invece sono volute, volevo creare una sorta di parallelismo tra le due parti.
E spero che sia
trapelata come volevo anche la funzione “supportiva” delle sorelle nella prima
scena, di Edmund nella seconda (l’avevo
detto che sarebbe comparso ancora XD), nonché il finale
ironico.
Alla prossima!
Un bacione,
Rinalamisteriosa