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Autore: KiarettaScrittrice92    24/09/2016    6 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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Lo spot

«Marinette sei sicura? Insomma io...»
«Adrien, ho letto il copione, stai tranquillo!» lo rassicurò lei, con uno dei suoi migliori sorrisi, mentre entravano negli studi televisivi.
«Ok... Forse sono io... Insomma è la prima volta che faccio una cosa del genere... Quando si tratta di fotografie o di sfilate è diverso insomma, non mi sento così... Così...» lo bloccò, afferrandogli la mano.
«Adrien sarai fantastico come sempre! E molto probabilmente, appena questo spot sarà disponibile online sarò la prima a scaricarlo e me lo vedrò ogni giorno.» disse con tono ironico, ma entrambi sapevano benissimo che sarebbe stato sul serio così.
«Oh Marinette, sei la fan più invasata che un ragazzo possa avere!» esclamò, scoppiando a ridere e facendola arrossire, subito dopo, però, mise il broncio.
«No, ma grazie...»
«Ehi, guarda che era un complimento... Insomma quale ragazzo può vantarsi di avere come fidanzata la sua fan numero uno?» cercò subito di spiegarsi lui, ma questo non fece altro che peggiorare la situazione.
La corvina a quelle parole iniziò a sentire il sangue salirgli alle guance e mandargliele completamente a fuoco, era sicura di essere diventata paonazza.
«Fi-fi... Fidan...»
«Sì coccinellina, fidanzata... Insomma dopo due baci e sentimenti corrisposti, cosa potremmo essere se non fidanzati?»
«Ma... Ma... Tu... Io...» niente, non riusciva più a parlare, il suo balbettio sembrava averle bloccato non solo la bocca, ma anche il cervello.
Adrien le stava dicendo che loro due erano fidanzati. Possibile che dopo una settimana e mezza da quel bacio a scuola davanti a tutti, lei non avesse dato questa cosa per scontata? Lei era fidanzata con Adrien Agreste, lei. Nella sua mente apparve per un'attivo il volto compiaciuto di Alya “Un altro passo verso il tuo sogno, ragazza!”
«Marinette tutto ok?» le chiese il biondo riportandola alla realtà.
«Uhm?? Sì, sì, tutto ok... Ora vediamo di trovare lo studio televisivo giusto, prima di perderci qui dentro.»
«Tranquilla, siamo arrivati.» la rassicurò lui aprendo la porta antincendio che aveva la targa con il numero tre.


Il ragazzo era seduto sulla panchina, le gambe, fasciate in un paio di jeans, erano accavallate mentre di sopra indossava una maglia a maniche lunghe bianca e uno smanicato nero, molto aderente, con il cappuccio e la cerniera aperta per metà. Le braccia erano poggiate alla spalliera della panchina e aveva l’aria rilassata o almeno era questa l’apparenza. 
Dentro di sé si sentiva nervoso: mai gli era successo di sentirsi così. Sentiva addosso lo sguardo serio e carico di aspettative del regista, l’obbiettivo della telecamera che lo inquadrava dalla testa ai piedi, probabilmente ritraendolo in un bel primo piano, e poi tutti i tecnici dentro lo studio che lo guardavano. In quel momento gli sembrava tutto minaccioso, tutto tranne lei, a cui aveva rubato un bacio sulle labbra, prima di salire assieme ad Angelie sul vero e proprio set. Lei era il suo raggio di sole in quei volti glaciali ed ora gli stava sorridendo, guardandolo ammirata, mentre lui sfoggiava come al solito tutta la sua naturalezza nel fare quello che era abituato a fare sin da bambino, indossare. Perché era questo che faceva un modello: pavoneggiarsi davanti all’obbiettivo attraverso pose plastiche e gesti lenti e calibrati. Era quello che doveva fare, rilassarsi e fare quello che sapeva fare meglio.
Angelie entrò nel set, con la sua solita grazia e perfezione, i capelli neri che ondeggiavano leggeri mentre camminava. Anche lei indossava un paio di jeans skinny, mentre sopra portava una camicetta tartan a quadri neri e bianchi, annodata poco sopra l’ombelico, in modo da lasciarle il ventre appena visibile.
Come ordinato dal regista, alla sua entrata, Adrien girò leggermente il volto verso di lei, mantenendo lo sguardo disinteressato. Per fortuna, nonostante la bellezza assoluta di Angelie, per lui era facile rimanere indifferente a quella figura aggraziata, probabilmente se al posto di quella modella perfetta ci fosse stata Marinette, non sarebbe stato così semplice.
La corvina si avvicinò alla panchina in cui era seduto e lui voltò di nuovo il viso verso l’obbiettivo, ignorandola completamente, senza muovere neanche un muscolo del resto del corpo. Si mise proprio dietro di lui facendo scivolare le braccia lungo la spalliera della panchina, fino a che il suo viso non fu esattamente alla destra di quello di Adrien.
Lui non la vedeva, ma a quel punto lei avrebbe dovuto muovere le labbra fingendo di parlare, continuando a guardare in camera, ma lei parlò sul serio. Un sussurro leggero, che gli arrivò appena percettibile al timpano.
«Una gran bella ragazza, eh?» disse.
Il biondo dovette sforzarsi parecchio per continuare ad apparire impassibile a quella frase, una frase glaciale e con una velata punta di ironia, come se lei sapesse qualcosa di Marinette che lui non conosceva. Ma com’era possibile? Non solo Angelie e Marinette non si erano mai incontrate, ma soprattutto non avevano nulla in comune.
Non ebbe però tempo di pensare ad altro. Ora era sul set, doveva continuare la scena è ignorare qualsiasi sospetto: esatto, erano solo sospetti. Magari, invece, lei non sapeva nulla e aveva fatto solo un complimento a Marinette, magari li aveva visti baciarsi, o l’aveva visto fissarla durante la scena e così aveva deciso di farle quel complimento.
Ora doveva pensare solo alla sua interpretazione per la pubblicità, altrimenti avrebbe dovuto ripetere quella semplice scena tremila volte e già gli pesava ripeterla quelle due tre volte per permettere al regista di avere tutte le inquadrature migliori. 
Si voltò, incrociando così quegli occhi grigi e freddi, talmente sensuali da far cadere qualsiasi ragazzo ai suoi piedi. Nonostante non provasse nulla per lei, persino lui si sentiva a disagio nell’incrociare quello sguardo ad una distanza così ravvicinata, ma ciò che lo rendeva ancora più nervoso era ciò che doveva fare in quel momento.
Allungò la mano destra sulla sua guancia sinistra e si avvicinò a lei lentamente, fino a che le loro labbra non si toccarono. Era strano, non si sentiva affatto eccitato o felice nel baciarla, ma non poteva certo dire che era una brutta sensazione. Quello che non riusciva a sopportare era il pensiero che Marinette, quella che lui ormai considerava la sua fidanzata, era a pochi metri da loro e lo stava vedendo baciare un’altra. Che fosse un bacio finto o no, a lui questo lo metteva a disagio, anche se lei aveva accettato la cosa tranquillamente.


Marinette se ne stava proprio dietro la sedia del regista e guardava attentamente la scena che si era creata sul set allestito in modo da rappresentare una panchina sul lungo Senna. Su quella panchina, l’unico ragazzo che le avesse mai fatto battere il cuore, stava baciando la ragazza più bella di tutta Parigi. 
Eppure in quel momento nel suo cuore, come nella sua mente, non c’era odio, gelosia, disagio o altro. No, affatto, nella sua testa c’era solo un pensiero: Adrien, quel biondo da paura sul palchetto allestito negli studi televisivi, le aveva detto che erano fidanzati e poco le importava che si stava baciando con un’altra per una stupida pubblicità, sapeva che non c’era sentimento in quello che faceva, lo vedeva da quanta poca passione ci metteva, lo vedeva dallo sguardo completamente perso che le aveva rivolto fino a che non si era dovuto voltare verso la sua compagna di set e lo vide da come riprese a guardarla quando il regista urlo “Stop!” con quello sguardo afflitto.
Lo stesso sguardo e la stessa afflizione che le rivolse alla fine di tutto, quando le riprese finirono e i due modelli furono congedati dal regista.
«Marinette, davvero non ti è dispiaciuto?» continuava a chiedere con tono agitato, facendola sospirare spazientita.
«Adrien non è nulla... Insomma sì, è normale che sia stata per un’attimo gelosa che tu baciassi una modella strafiga, ma...» all’improvviso si zitti e divenne rossa in volto.
«Ma... Cosa...? - cercò di farle continuare lui, prima di accorgersi che la ragazza aveva assunto quel colore - Ma cosa, my lady?» continuò poi con un tono più malizioso e il sorrisino irritante di Chat Noir sulle labbra.
«Ma... Ma io... Io po-posso riceverli qu-quando voglio, quei... quei... ba-ba-ba... Oh ma insomma!!» protestò, arrabbiandosi con se stessa e con i suoi insensati balbettii.
«Oh sì, cara la mia principessa, tu puoi avere tutti i baci che vuoi da me.» le disse lui, capendo cosa intendesse dire.
Dopo aver detto quelle parole con un movimento veloce la face girare verso di lui, tanto che si sentì scaraventare contro il suo petto solido, fasciato solo da una maglietta blu scuro e mitigato da quasi un’anno di salti sui tetti parigini nelle sembianze di Chat Noir. Alzò lo sguardo, incrociando quello smeraldino del ragazzo, sentì le sue mani forti e allo stesso tempo delicate posarsi una sulla parte bassa della sua schiena, per sospingerla ancora di più verso di lui e l’altra proprio dietro la sua nuca, in modo da accompagnare il suo volto sempre più vicino, finché non si baciarono. 
Per l’ennesima volta, nello sfiorare le sue labbra e nell’assaporarne il sapore, Marinette avvertì una scossa che le percorse tutto il corpo, un brivido che la faceva rinascere ogni volta, come se attraverso quel bacio tornasse in vita, come se Adrien la ossigenasse solo con le sue labbra e con i suoi baci.

  
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