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Autore: Cricrip    25/09/2016    3 recensioni
Zosan AU
L'Alleanza di Cappello di paglia è nei guai: Rufy è scomparso. Per prepararsi all'imminente attacco di Barbanera, Law (sostituto di Rufy) decide di allearsi con Water Seven. Per sancire tale alleanza però, Water Seven pretende un matrimonio: Roronoa Zoro dovrà sposare Califa della Galley-La. Le nozze sono fissate, ma non tutti ne sono entusiasti: Zoro infatti, all'insaputa di tutti, aveva una relazione segreta con un certo membro della ciurma... e ora Sanji è costretto a guardarlo andare all'altare senza poterlo fermare.
Dal testo:
"Il cuoco non sapeva staccare i suoi occhi da Zoro. Perché quelli erano gli ultimi istanti in cui poteva farlo liberamente: finita la cerimonia, lo spadaccino sarebbe stato della donna che stava per prendere in moglie. Che persona era? Come poteva Sanji definirsi un uomo? Lui che se ne stava lì buono, buono, applaudendo perfino, mentre cercava di ignorare quella sensazione di vuoto e mancanza che si sentiva crescere dentro, non volendo altro che sprofondare?
Che genere di persona poteva mai essere, Sanji, che trovava strategicamente accettabile che l’uomo che amava se ne andasse per sempre da lui?"
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kalifa, Roronoa Zoro, Sanji, Trafalgar Law | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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13.ANDARE OLTRE
-Sanji-ya, stai bene?
Il cuoco non rispose.
“Non azzardarti a venire vicino a me ancora”
Le parole riecheggiavano in quell’improvviso vuoto che sentiva essersi creato intorno a lui.
C’era silenzio, interrotto solo dagli scricchiolii del legno spezzato e dal fruscio che i pezzi d’intonaco producevano staccandosi dai muri e cadendo a terra.
Dopo che Zoro gli aveva ringhiato contro quelle ultime parole, per poi lasciarlo cadere a terra senza degnarlo più di uno sguardo, Sanji non si era mosso.
Non poteva impedirsi di rivedere davanti a sé lo spadaccino, come era stato qualche attimo prima: il suo volto, la tensione del suo corpo…
Sanji non l’aveva mai visto così.
Scoperto.
Vulnerabile.
Ogni pensiero ed emozione riflessi in quegli occhi di solito scuri quanto insondabili, che, feriti, lo accusavano.
“Abbiamo chiuso”
Chiuso con lui e con tutto quello che c’era stato tra loro. Chiuso con un passato trascorso insieme e con un futuro di cui non avevano mai veramente parlato.
E Sanji non aveva potuto dire niente: era rimasto in silenzio, fermo, senza reagire, nemmeno per cercare di evitare il pugno con cui l’altro l’aveva colpito.
Zoro…
Si lasciò andare in una risata dal sapore amaro.
Guardandosi intorno, fece vagare lo sguardo per l’ufficio di Law, ormai completamente distrutto.
I vetri rotti, i fogli sparsi, i mobili a pezzi… se si fosse alzato appena di poco avrebbe potuto vedere, al di là del balcone, la scia di edifici distrutti che Zoro si era lasciato dietro nella foga di raggiungere il quartier generale.
Law, in piedi al centro dell’ambiente devastato, era a mala pena scomposto: a ricordo del combattimento con lo spadaccino, erano rimasti solo un paio di tagli superficiali sul viso e qualcuno in più sulla felpa gialla, ma di cui il chirurgo non sembrava curarsi.
-Se può farti stare meglio, direi che questo è interesse.- disse.
-Non pensavo avrebbe fatto tanto trambusto.- commentò Sanji, quasi come una scusa, mentre estraeva dalle tasche un pacchetto di sigarette- La volta in cui gli ho detto che avrei potuto trovare un altro non si è minimamente scomposto, come se non gli importasse.
-Non è così grave.- continuò Law pensoso, lanciandosi un’occhiata intorno e poi anche fuori dalla finestra.- Possiamo trovare una buona scusa, credibile, per questo. Sebbene quei palazzi da ricostruire siano una vera seccatura…
Preoccupazioni inutili: sarebbero riusciti a coprire tutto, senza troppo sforzo. Aveva già un’idea precisa di cosa la gente avrebbe pensato…
Il cuoco rimase per un po’ in silenzio, sempre a terra, con la schiena contro il muro crepato, armeggiando con l’accendino.
Quando riuscì ad accendersi la sigaretta, il suo sguardo si perse nel vuoto.
-Sai…- iniziò, mentre il fumo bianco saliva verso l’alto- penso che questo sia il nostro limite: non tornerà da me…
-Quando sarà finita e gli spiegherai tutto, si dimenticherà di questa faccenda. Non è così stupido.
-L’ho deluso.- spiegò Sanji, con uno strano distacco nella voce- Ho tradito la sua fiducia… e più tempo passerà, più mi biasimerà. Non mi guarderà più allo stesso modo.
Law scosse la testa.
-Sei un uomo troppo romantico, Sanji-ya.
Il cuoco sorrise mesto.
-Forse.
-Come è possibile che tu sia finito con uno come lui?
Il sorriso si ampliò.
-Proprio tu lo chiedi? E Kidd?
Law sollevò un sopracciglio.
-A che riguardo?
-Non so… ho sempre pensato che in te ci fosse più una vena sadica che masochista.
Il chirurgo si esibì in un sorriso malizioso, da mettere i brividi.
-Ah, per questo… temo dovrai chiedere a Eustass-ya.
Sanji lo guardò sospettoso, ma prima che potesse chiedergli altro, vide Law irrigidirsi.
Il cuoco aggrottò la fronte.
-Tutto bene?
-Certo, Sanji-ya- disse il chirurgo camminando verso di lui fino ad arrivargli accanto, per poi abbassarsi in modo da avere il cuoco di fronte.
-Law?
Cosa gli era preso all’improvviso?
Dalla bocca del chirurgo non uscì alcun suono, ma le labbra si mossero chiare e sicure, articolando un’unica parola.
“Piccione”
Sanji intuì subito che il pennuto maledetto di Lucci doveva essere nelle vicinanze. Strano.
Di solito seguiva Zoro, non lui. Perché stavolta no?
Assecondando la recita di Law, sorrise ammiccante, mentre afferrava la felpa gialla del chirurgo portandoselo più vicino.
-Bé, Zoro è andato.- affermò, a voce abbastanza alta perché fosse ben udibile- Noi che facciamo?
Law non si fece pregare, e portò le mani tatuate alla sua cintura, infilando quelle sue lunghe dita affusolate sotto la camicia.
-Diamo un po’ di spettacolo.
 
La giornata fu vuota di qualsiasi altro avvenimento.
Sanji si chiuse nel suo ufficio subito dopo aver finito con Law, evitando così di incrociare fastidiose e invadenti occhiate da quelli che avrebbe incontrato. Sapeva bene di essere ormai sulla bocca di tutti, ma dopo quanto successo con Zoro… non era dell’umore giusto: avrebbe affrontato quanto doveva il giorno dopo, ma in quel momento voleva essere lasciato solo.
Passò la maggior parte del tempo a lavorare su resoconti dal fronte e bilanci vari, sforzandosi di non indugiare in pensieri molesti, sebbene lo sguardo e le parole dello spadaccino non erano facili da scacciare dalla mente.
Solo di tanto in tanto riusciva a distrarsi… magari passando in rassegna diversi e variegati modi per cucinare al meglio la carne di un certo piccione: la situazione lo rendeva particolarmente fantasioso a riguardo.
Il sole era ormai tramontato, e Sanji sapeva che presto quell’uccello del malaugurio si sarebbe nuovamente presentato alla sua finestra.
La sua mascella doleva ancora per il pugno di Zoro, che si era scagliato contro di lui con tutta la sua forza: se il cuoco fosse stato un essere umano normale, probabilmente sarebbe morto.
Ma pugno o no, lo spadaccino l’aveva comunque toccato, quindi si sarebbe presto resa necessaria una nuova sessione di “punizione” con Lucci e Kaku.
In un certo senso, sentiva di meritarsela.
Chissà in che posto l’avrebbero portato quella sera. Cambiavano ogni volta, ma la routine era sempre la stessa: seguiva il piccione, Lucci e Kaku lo massacravano di botte fino a quando non cadeva esangue sul pavimento, poi se ne andavano. Il tutto condito con tiritere senza fine su quanto il matrimonio e l’onore fossero importanti.
Un tantino ripetitivo. E vagamente irritante.
Il cuoco aveva la netta sensazione che quei bastardi si divertissero ben più del dovuto in quelle notti. Di sicuro non si lasciavano sfuggire nessuna occasione per prendersela con lui.
Ma per quanto li trovasse personalmente insopportabili, stavano facendo tutto quello per un’amica, e Sanji non poteva che rispettarli per questo. Anche lui sarebbe stato protettivo con Nami o Robin in una circostanza del genere…
Comunque, con un po’ di fortuna e un paio di altre sceneggiate con Law, si sarebbero del tutto convinti che il biondo si era lasciato Zoro alle spalle e avrebbero smesso di preoccuparsi, allentando la presa.
Quando finalmente il piccione si presentò alla sua finestra, attirando la sua attenzione con insistenti beccate sul davanzale, Sanji si mise la giacca pronto ad uscire, chiedendosi in quale stamberga fatiscente sarebbe stato condotto.
Con sua sorpresa però, stavolta il pennuto non indicò fuori dalla finestra, bensì la porta.
-All’interno dell’edificio?- si stupì il cuoco.
Il piccione annuì con vigore, tubando.
Questo era decisamente diverso dal solito.
Sanji aprì la porta, lasciando che il pennuto gli facesse strada nel corridoio deserto.
Era tardi, il continuo via vai delle ore diurne completamente sopito.
Lo condusse in un’ala del quartier generale riservata a Water Seven, dove nessuno dei Mugiwara, eccettuato Zoro, aveva il permesso di accedere. Geloso di mantenere la propria autonomia e indipendenza nonostante il patto vigente, il quartiere dei carpentieri voleva che i confini rimanessero ben chiari.
Visto che comunque era il piccione a guidarlo, Sanji pensò non ci dovessero essere problemi e ignorò il divieto.
Lo seguì, memorizzando il percorso che avrebbe dovuto fare al ritorno: arrivò presto in un corridoio poco usato, senza finestre, con macchie scure di dubbia provenienza sulle pareti e un forte odore si stantio. Lo percorse in breve tempo, raggiungendo il volatile grigio che già lo attendeva appollaiato sullo stipite di una porta metallica. Sembrava deriderlo mentre lo guardava dall’alto, senza più emettere un suono o tentare di attirare l’attenzione.
A quanto pareva, erano arrivati.
Sanji entrò premendo sulla maniglia. La porta era spessa e di metallo, resistente e quasi nuova: non aveva niente a che fare col resto del corridoio.
Gli dava una vaga sensazione di inquietudine, e pericolo.
Oltrepassata la soglia, si ritrovò in uno spazio non troppo grande, malamente illuminato, di un grigio spento ma perfettamente pulito e in ordine, completamente privo di mobilio tranne che per una sedia d’acciaio in mezzo alla stanza, agganciata al pavimento.
Il cuoco rimase a fissare quel nuovo ambiente perplesso.
La porta dietro di lui venne chiusa all’improvviso, e Sanji scorse con la coda dell’occhio le due figure nere dietro di lui.
-Siediti.- ordinò la voce, glaciale, di Rob Lucci. Senza perdersi in preamboli inutili.
Mentre l’uomo usciva dall’ombra seguito da Kaku, Sanji fece come gli veniva ordinato.
-Cambiamo ricetta oggi?- chiese il cuoco, con espressione divertita, mascherando bene il suo sconcerto di fronte a quella nuova situazione- allora non ero l’unico che si stava stancando del solito repertorio…
Né l’uno né l’altro ribatterono.
Cosa sta succedendo?
-Metti le braccia dietro lo schienale.- continuò Lucci, il viso che come al solito non tradiva alcuna emozione.
Sanji eseguì, e subito sentì i suoi polsi venire stretti da pesanti manette di metallo.
No, non era decisamente come le altre volte.
-Sembra che ti sia trovato una nuova fiamma.- asserì Kaku in tono neutro.
Ah: lui e Law. Ecco a cosa era dovuto il cambiamento.
Ma anche intuendo questo, Sanji non riusciva a decifrare il loro comportamento.
La sedia? Le manette? Aveva immaginato sarebbero stati contenti… o almeno vagamente sollevati.
-E’ sempre un piacere constatare la vostra attiva partecipazione nelle mie faccende private.- li prese in giro- Non ditemi che siete gelosi… Vi secca avere perduto l’occasione?
Un calcio lo colpì direttamente allo stomaco, facendogli sputare sangue.
Kaku sembrava non aver gradito la sottile allusione.
Certo, sarebbe stato forse più saggio tenere la bocca chiusa… ma Sanji aveva avuto davvero una pessima giornata.
-Oh, scusa, ho urtato la tua sensibilità?
Il ragazzo da naso squadrato era pronto per un nuovo calcio, ma…
-Fermo.- gli intimò Lucci- Basta così.
Basta??
Perché dirgli di fermarsi se erano lì per quello? Qualcosa non quadrava, e ciò non faceva che aumentare il nervosismo di Sanji.
Kaku emise un verso di stizza, poi tornò a posizionarsi dietro di lui, finendo di agganciare le manette alla sedia, a cui adesso il cuoco si trovava bloccato.
-Bene, ora ce ne andiamo.- lo informò Lucci.
-Dove?
-Niente che ti riguardi.- fu la risposta- Goditi lo spettacolo.
Il cuoco era sicuro di aver visto un ghigno maligno e sadico comparire sul volto dell’uomo, prima che questi si voltasse e insieme a Kaku sparisse oltre la porta di metallo, chiudendosela alle spalle.
-Hey!- gli urlò dietro Sanji, rimasto solo nella stanza vuota- Che diamine vuol dire questo? Hey!
Volevano tenerlo lì tutta la notte? Sfinirlo a colpi di noia? Cosa avevano in mente?
Si stava ponendo interrogativi del genere… quando all’improvviso delle luci si accesero.
Sanji si accorse solo in quel momento che al centro della parete di fronte alla quale l’avevano posizionato era incastonato un grande vetro. Trasparente, sembrava essere una sorta di ampia finestra, attraverso la quale il cuoco aveva una perfetta visuale di una stanza attigua a quella in cui si trovava.
Quel nuovo ambiente che si scorgeva era una camera da letto. Gli sembrava più grande di quelle che avevano normalmente al quartier generale; pulita, ben curata… e con un elegante letto matrimoniale posto al centro, come in bella mostra.
Sulle prime, il cuoco non capì.
Poi sentì delle voci che parevano provenire dall’altra parte. Non da dentro la camera, ma da oltre una porta, che consentiva l’accesso ad essa.
Un terribile sospetto cominciò a farsi strada dentro di lui, e quando poi quella stessa porta si aprì, e due persone fin troppo familiari vi entrarono, Sanji si immobilizzò.
Erano Zoro e Califa.
-La riunione di questa sera è stata molto noiosa.- commentò la donna, appoggiando la chiave della camera sul tavolo vicino all’ingresso e togliendosi la giacca.
Zoro le rispose con un grugnito.
Sanji lo guardava con gli occhi spalancati.
La camera. Quella camera era la loro camera da letto.
Lo spadaccino percorse l’ambiente a grandi passi, avvicinandosi alla parete che le due stanze avevano in comune, per poi girarsi nella direzione del cuoco, che trattenne il respiro.
Ma Zoro mantenne la stessa espressione, guardando dritto davanti a sé e cominciando ad allentarsi la cravatta che aveva dovuto indossare probabilmente per un ricevimento ufficiale indetto da Water Seven.
Non può vedermi… si rese conto Sanji.
Doveva esserci uno specchio dall’altro lato.
Lui poteva vedere loro, ma loro non potevano vedere lui.
-Zoro!- provò a chiamare, ma lo spadaccino non cambiò espressione. Ripeté il suo nome diverse volte, con tutti gli appellativi che era solito rivolgergli, sempre più forte, ma nessuna reazione faceva pensare che lo spadaccino lo sentisse.
Non mi vedono e non mi sentono. Realizzò Sanji. Mentre lui poteva fare entrambe le cose.
-Cosa è successo oggi?- domandò intanto Califa, con tono professionale, ma allo stesso tempo intimo, come di una confidenza.- Ho saputo che con Trafalgar…
-Niente che ti possa interessare.- rispose Zoro in modo brusco.
La donna non se la prese, ma si avvicinò a lui lentamente, posandogli una mano sulla spalla.
Levala. Il cuore di Sanji prese a battere più intensamente Non è tuo. Leva quella mano.
-Sembri diverso dal solito.
-Ho avuto una pessima giornata.- ribatté lo spadaccino- E non voglio parlarne.
Sanji poteva avvertire ogni sfumatura della voce di Zoro, riconoscerne le incrinature più nascoste. La linea della mascella era indurita, lo sguardo affilato fisso davanti a sé: anche se lo spadaccino non poteva vederlo, il cuoco era certo che fosse rivolto proprio a lui.
C’era tradimento in quegli occhi. Una scintilla oscura.
“Non ti perdonerò mai”
Questo dicevano. Quegli occhi volevano attaccare, ferire. La parte animalesca dello spadaccino era a un passo dalla superficie: Sanji poteva vederla, scorrere sottopelle… pronta per quando fosse venuto il momento di uscire.
-Anzi- si corresse Zoro, la sua voce era profonda, e il cuoco distinse chiaramente il ghigno che increspava le sue labbra, mentre afferrava il polso di Califa- Non voglio parlare affatto.
Sanji vide con orrore lo spadaccino che attirava la moglie a sé, sollevandola per i fianchi fino a farla sedere su di un mobile che il cuoco non vedeva, e che doveva probabilmente essere posizionato poco al di sotto dello specchio.
Poi Zoro si avventò sulle labbra della donna, schiacciando il suo corpo tra il proprio e la parete.
-No!- il grido di Sanji cadde nel vuoto. Provò a liberarsi, ma le gambe gli tremavano, e le mani erano saldamente attaccate alla sedia metallica. E non importa che situazione fosse: come cuoco, non poteva ferire le sue preziose mani.
Ma mai come in quel momento avrebbe voluto poterle usare… per tapparsi le orecchie e impedirsi di ascoltare i gemiti sempre crescenti che era costretto a sentire.
Sanji vide Zoro avventarsi sul collo di Califa, strappandole dapprima un brivido e poi un urlo di piacere quando lo spadaccino cominciò a lavorare sulla sua pelle con la bocca. La morse e la assaporò con trasporto, e la donna non ne sembrava dispiaciuta.
-Zoro… fermati.
Un attimo dopo lo spadaccino era di nuovo sulla bocca della donna, mentre le sue mani cominciavano a svestirla della giacca e della camicetta bianca. Gli occhiali di lei caddero a terra frantumandosi per colpa dell’irruenza di Zoro, che finì di togliere gli ultimi indumenti di Califa con uno strappo netto. La donna emise un piccolo gesto di protesta, ma poco convinto: era troppo presa dal cercare di sbottonare la camicia di suo marito.
Zoro però non glielo permise. Le prese i polsi, bloccandoglieli sullo specchio.
-Fermo, Zoro- stavolta le parole di Sanji uscirono non più forti di un sussurro- Fermati…
Ma Zoro non poteva sentirlo.
Lo spadaccino lasciò la presa sui polsi della donna, poi la sollevò bruscamente e la condusse vicino al letto, dove la gettò senza delicatezza.
Sanji lo vide restare in piedi a fianco del letto, mentre furiosamente si levava la giacca, buttandola per terra con malagrazia, seguita a ruota dalla camicia.
Il cuoco poteva vederlo solo di schiena adesso, quella stessa schiena piena di vecchie cicatrici. Vedeva quelle spalle capaci di sopportare il peso di qualsiasi fatica, ma che adesso sembravano… sofferenti.
No, Zoro non poteva vederlo, né sentirlo, né sapere in alcun modo che lui era lì. Ma era per lui che lo stava facendo. Voleva punirlo, fargli del male, e il pugno con cui l’aveva colpito prima non era minimamente sufficiente per ripagarlo di ciò che Sanji gli aveva fatto.
-Ti prego…
Zoro si portò le mani alla cintura, slacciandola, poi salì sul letto con Califa.
-Fermati…
 
Sanji non riuscì a spostare lo sguardo.
Era la sua punizione in fondo.
Il cuoco sentiva una pugnalata al cuore ogni volta che Zoro e Califa si avvicinavano, ogni volta che le mani dello spadaccino percorrevano il corpo della donna che era sua moglie, e ogni volta che lei lo faceva con lui.
Sanji percepì ogni respiro, ogni parola sussurrata. Sentì chiaramente Califa chiamare Zoro più e più volte, mentre dalla bocca dello spadaccino venivano fuori solo versi rochi e inarticolati.
Il ritmo dei movimenti aumentò, essi si fecero più scomposti…
Quando finì, ogni pensiero razionale era sparito dalla mente di Sanji, tutto quello che era rimasto era un gelo profondo e pungente, che gli era penetrato fin nelle ossa.
Osservò il contorno dei capelli di Zoro, mentre questi si spostava dalla moglie per sdraiarsi dalla sua parte del letto. Guardò il torace andare su e giù, mentre il respiro tornava regolare. I suoi occhi erano chiusi.
Non sembra stare bene. Fu il pensiero che affiorò alla mente di Sanji, dolorosamente spontaneo.
Poi Califa si strinse a lui, come a reclamarlo.
Le avrebbe gridato ancora di togliergli le mani di dosso, se la gola non fosse stata incapace, in quel momento di articolare un solo suono.
Dopo qualche minuto, il respiro di Zoro si calmò: il dolce oblio del sonno l’aveva reclamato in fretta.
Fu allora che Sanji notò un cambiamento in Califa.
La donna, che prima era sembrata sul punto di addormentarsi insieme al marito, di colpo gli parve sveglia e per niente stanca. Un sorrisetto le increspò le labbra mentre con mano volutamente lasciva percorreva con la mano i muscoli del braccio di Zoro… poi i suoi occhi si spostarono verso lo specchio, incrociando lo sguardo di Sanji.
E il cuoco seppe, con assoluta certezza, che lei sapeva. Non solo che lui era lì. Lei sapeva tutto: dell’accordo con la Galley-la, di quello che c’era stato tra lui e Zoro… lei lo sapeva. Fin dall’inizio.
“E’ mio adesso” mimò con le labbra. Sanji era assolutamente certo di non aver frainteso quelle parole.
Lanciandogli un ultimo sorrisetto maligno, la moglie dell’uomo che amava, percorse ancora una volta il petto di Zoro, con quelle dita sottili che al cuoco sembravano artigli, poi la sua mano si staccò dal corpo dello spadaccino, per andare all’interruttore della luce.
Lo spense, e così come era comparsa, la visione della camera da letto sparì davanti ai suoi occhi.
Come in uno spettacolo perfettamente orchestrato, la porta dello stanzino si aprì, e Kaku e Lucci rientrarono.
-Questo- disse Sanji a denti stretti, con voce incrinata, mentre gli occhi, coperti dai capelli, erano inaccessibili alla vista- Questo non faceva parte dell’accordo.
-Invece sì.- rispose prontamente Lucci- L’accordo riguardava il dolore, giusto? Se non stai soffrendo, sentiti libero di esprimere il tuo disappunto: vorrà dire che ci siamo sbagliati.
Ma Sanji non disse niente. Non ci riusciva.
-Non provare a ingannarci di nuovo- continuò l’uomo col piccione- Sarebbe inutile.
Sempre tenendo lo sguardo nascosto, Sanji si alzò non appena Kaku ebbe liberato i suoi polsi dalle manette. Erano leggermente arrossati: doveva essersi dimenato più di quanto si fosse reso conto.
Ignorò le due paia di sguardi pieni di derisione, malcelato divertimento e soddisfazione che sentiva addosso, e uscì dallo stanzino senza aggiungere un’altra parola, richiudendosi poi la porta di metallo alle spalle.
Cominciò a camminare per i corridoi.
Non aveva una meta né una direzione. I suoi passi erano pesanti, e l’aria gli sembrava soffocante… o era lui che non riusciva a respirare per qualche motivo? Sentiva e vedeva in maniera ovattata… l’ambiente che gli stava intorno gli appariva sfocato. Un piede dopo l’altro, ancora e ancora.
-Sanji?
Quando quella familiare voce lo raggiunse, non aveva idea di dove fosse. E non gli importava.
-Robin.- la riconobbe, ma la propria voce parve piatta alle sue stesse orecchie.
Che strano.
La sua voce non era mai piatta quando si rivolgeva ad una donna…
-Sanji che cos’hai?- la donna corse subito da lui, preoccupata. Doveva essersi accorta che qualcosa non andava: non erano molte le cose in grado di sfuggire a quei suoi occhi attenti- Stai bene?
Si avvicinò fino a prendergli il viso tra le mani, e la sua espressione si fece allarmata quando vide lo sguardo spento del cuoco.
-Sanji…
-Scusami tanto cara Robin.- le disse, mentre un sorriso forzato e vuoto gli si dipingeva sul volto- Ti sto facendo preoccupare…
-Oh, Sanji…
La donna lo strinse a sé in un abbraccio. Il cuoco se ne sorprese: Robin non si lasciava mai andare a effusioni di quel tipo, il contatto fisico era qualcosa che solo raramente concedeva, a causa del suo passato… Anche la più blanda carezza per lei aveva un grande valore.
Senza pensarci, rispose all’abbraccio.
Buffo…
Robin era sempre così esile e delicata… ma stavolta era Sanji che si sentiva fragile.
Protetto da quel calore amico, si lasciò andare, seppellendo il suo viso nella spalla della donna.
-Grazie…
-----
Ciao a tutti! Comincio col dire che mi sento un pochino in colpa per questo capitolo… non odiatemi. Dopo il più buio momento di Zoro, era giusto riequilibrare le parti e dare del suo anche a Sanji. Mi piacerebbe proprio sapere cosa pensate di Califa adesso… Tranquilli comunque: siamo arrivati al punto più basso e cupo dell’intera storia, quindi da qui le cose potranno solo migliorare!
Recensite, e fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!
Mi scuso per aver tardato a caricare ma ho avuto parecchie cose da fare e questo era un capitolo piuttosto lungo e complesso… spero di non aver fatto errori e che tutto sia stato chiaro.
Grazie a tutti per essere arrivati alla fine di un altro capitolo! Un grazie particolare a arcadialife per aver messo la storia tra le seguite, e a Puffola88 killer_joeScarletPuppet e Bluly per le loro recensioni (che ho adorato): mi avete davvero viziato questa volta XD
Prossimo capitolo: nuovi problemi in vista, riusciranno i Mugiwara a farvi fronte nonostante la crepa creatasi tra Sanji e Zoro?
Alla prossima, ciaociao!
   
 
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