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Autore: Yuki Delleran    26/09/2016    2 recensioni
« Deve essere per forza Tobio? Puoi volare solo se è Tobio a darti la spinta? Non potresti permettere anche a qualcun altro di ammirare le tue ali? »
« Cosa intendi dire? »
« Lascia che sia io a farti spiccare il volo. »
E l'espressione di totale incredulità che si dipinse sul volto di Hinata fu così impagabile che Oikawa si rammaricò di non poterla immortalare per ricordarla per sempre.
[OiHina]
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 2

Le strade della città erano buie e deserte, l'ultimo treno era passato da un pezzo e solo il cielo stava schiarendo lentamente ad est, segno che l'alba era imminente. Kageyama camminava in silenzio e a passo spedito, senza nessuna intenzione di aspettare la prima corsa del mattino: aveva bisogno di fare movimento, lo aiutava a ragionare meglio ed era proprio quello di cui aveva bisogno in quel momento. Hinata era tornato a casa in bicicletta, come faceva sempre, non preoccupandosi dell'ora tarda, ed anche questo probabilmente era un bene. Se lo avesse avuto di fronte, il giovane alzatore non era certo di riuscire a mantenere la calma.
Quella di presentarsi alla festa non era stata una buona idea, lo aveva immaginato fin dall'inizio, ma aveva finito per lasciarsi convincere dall'entusiasmo di Hinata. Era il compleanno di Oikawa, erano passati anni da quando potevano considerarsi rivali, sarebbe stata l'occasione per rivedersi in allegria, tutte argomentazioni più che valide che lo avevano convinto addirittura a portare l'amico con sé. Invece non era cambiato niente, lo aveva capito nel momento stesso in cui aveva messo piede nel locale, dal tono in cui Oikawa lo aveva salutato e dal modo in cui aveva guardato Shoyou. Per tutta la sera aveva osservato l'amico, ringraziando il cielo che riuscisse di nuovo a sorridere in quel modo dopo i giorni di scoraggiamento seguiti alla sua esclusione dalla squadra che lo aveva selezionato. Kageyama temeva che si abbattesse troppo e quello era stato il motivo principale che lo aveva portato ad accettare la sua partecipazione ad una festa che, tutto sommato, non lo riguardava: distrarsi un po' gli avrebbe fatto bene. Rassicurato, si era azzardato a lasciarlo in compagnia di Kindaichi e Kunimi, che comunque non avrebbero apprezzato la sua presenza, e si era allontanato. Tenendosi alla larga da Oikawa per evitare ogni possibile e fastidioso screzio, si era avvicinato al tavolo del rinfresco e, di lì a poco, era stato raggiunto da Iwaizumi. Lo schiacciatore era l'unica persona, all'interno di quella stanza, con cui Kageyama era certo di non sentirsi a disagio, forse perché era anche l'unico di cui non avvertiva la costante ostilità. Alle scuole medie era stato uno dei pochi a trattarlo con un po' di riguardo, arrivando a rimproverare Oikawa quando esagerava e a fermarlo quando aveva tentato di schiaffeggiarlo. Tobio sapeva bene che quel gesto era volto più a proteggere Oikawa stesso che lui, ma da quel momento la sua visione era gradualmente cambiata. L'ammirazione incondizionata che aveva provato verso quel senpai così pieno di talento, eccezionale e splendente ai suoi occhi, si era a poco a poco tramutata in stima verso qualcun altro che, anche se non giocava nel suo stesso ruolo, era forse maggiormente degno di rispetto. A dodici anni Kageyama trotterellava dietro ad Iwaizumi come un cagnolino, lo ricordava perfettamente. E ricordava anche, non senza una fitta di dolore al petto, ciò a cui Oikawa lo aveva costretto ad assistere. Sapeva che si era trattato solo di uno scherzo, a mentre fredda lo aveva capito, ma sul momento vedere quel bacio e lo sguardo trionfante dell'altro alzatore fisso su di lui gli aveva  provocato un dolore sordo, che nemmeno le successive proteste di Iwaizumi erano riuscite a placare.
C'era voluto del tempo per mettersi il cuore in pace ed accettare che tutto ciò non gli sarebbe mai appartenuto: non avrebbe mai ricevuto un gesto di approvazione da parte del senpai che tanto ammirava, né avrebbe potuto ricevere impunemente gesti d'affetto da parte di qualcuno che, a quanto pareva, era considerato proprietà privata. Kageyama era certo che, se gli avesse ventilato un'ipotesi del genere, Iwaizumi avrebbe dato in escandescenze, ma ai suoi occhi era più che chiaro quanto quei due si appartenessero reciprocamente e tendessero ad escludere tutto ciò che rappresentava una potenziale “minaccia”.
Parlare con Hajime durante la serata era stato come fare un salto nel passato, rievocando i momenti in cui il ragazzo più grande lo aveva guidato durante gli allenamenti, momenti sempre troppo brevi e rari, e puntualmente interrotti da Oikawa con qualche scusa.
Iwaizumi si era informato garbatamente sui suoi studi e sulla nuova squadra e Kageyama, mentre rispondeva con un certo orgoglio nella voce, si era ritrovato a fare mentalmente un conto alla rovescia per il momento in cui quell'idillio sarebbe stato spezzato. Ormai aveva messo una pietra sopra la sua cotta infantile, ma sapeva benissimo che “qualcun altro” era molto più persistente. Tuttavia Oikawa non si era fatto vedere, spingendolo a perlustrare la sala con lo sguardo, stupito. Solo quando lo aveva individuato sulla terrazza in compagnia di Hinata, Kageyama si era sentito attraversare da un brivido gelido e aveva capito quanto sottile e subdola poteva essere la vendetta perpetrata dal Grande Re della Seijou.
« Non farci caso. » aveva detto Iwaizumi notando la direzione del suo sguardo. « Staranno solo facendo due chiacchiere sulla pallavolo. »
Ma poi Oikawa aveva appoggiato la mano sulla spalla di Hinata e il piccolo lo aveva fissato dal basso verso l'alto in un modo che, anche da lontano, appariva inequivocabile. Il bicchiere di Kageyama aveva sbattuto sul ripiano del tavolo con un tonfo fin troppo secco e il ragazzo si era allontanato nella direzione opposta alla vetrata: nemmeno la presenza di Iwaizumi l'avrebbe spinto a sostenere una visione del genere e, se non se ne fosse andato subito, nel giro di pochi istanti sarebbe piombato sulla terrazza per scatenare una lite da cui nessuno sarebbe uscito incolume.
Quei pensieri gli affollavano la mente mentre camminava a passo spedito per le strade deserte. Era chiaro come il sole quello che Oikawa stava tentando di fare: per l'ennesima volta voleva portargli via qualcosa d'importante, come a sottolineare che gli era superiore e quindi poteva ottenere ciò che voleva semplicemente desiderandolo. Evidentemente le sconfitte subite dalla sua squadra ad opera dello stesso Kageyama non avevano scalfito minimamente il suo orgoglio e la sua voglia di rivalsa. Quello che Tobio non riusciva ad accettare era il coinvolgimento di Hinata: l'amico non aveva mai fatto nulla di male ad Oikawa ed essere utilizzato come mero tramite, specialmente in un momento così delicato per lui, era una crudeltà gratuita.
Camminare nel silenzio dell'alba imminente, alla fine, non gli fu di nessun aiuto e, una volta giunto a casa, non chiuse occhio per quelle poche ore che lo separavano dal suono della sveglia. Si sarebbe sentito meglio solo una volta che avesse visto Hinata e si fosse accertato che andasse tutto bene.

L'indomani, o meglio, poche ore dopo, s'incontrarono al consueto bar dell'università. Hinata aveva l'aria di chi non aveva nemmeno visto il cuscino, le occhiaie evidenti e l'espressione più insonnolita che mai. Si sedettero al bancone, poiché non avevano così tanto tempo per prendere un tavolo con calma, e ordinarono entrambi un caffè nel tentativo di rimettere in moto le funzioni cerebrali. Davanti alla tazza vuota, Kageyama si sentì finalmente abbastanza lucido per dare inizio ad un discorso. Forse esagerava, forse era solo paranoico, però aveva bisogno di accertarsene.
« Hinata, ascoltami bene. » esordì in tono serio. « Faresti meglio a stare alla larga da Oikawa-san. »
Sembrava l'incipit di una scenata di gelosia, ma non avrebbe saputo in che altro modo porre la cosa.
Come previsto, due occhioni confusi si spostarono dal bancone del bar per posarsi su di lui e un « Eh? » perplesso lo raggiunse.
« Voglio dire... Se Oikawa-san ti cerca, vuole parlare con te o vederti, non dargli corda. Sono certo che lo sta facendo per... »
Frustrato, si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli con irritazione.
« Non lo so! Un qualche perverso giochetto ai miei danni, o una sorta di vendetta che non capisco. Quindi lascialo perdere, capito? »
L'espressione sorpresa di Shoyou venne attraversata da un lampo di fastidio, quasi subito messo a tacere.
« Non preoccuparti, Kageyama-kun. » fu la risposta, mentre il più piccolo posava a sua volta la tazza. « Anche se il Grande Re vuole parlare con me, sono certo che non ha niente a che vedere con te, o almeno con qualcosa che possa nuocerti. E se anche lui mi crede uno sciocco, sono grande abbastanza da accorgermi se qualcuno mi sta mentendo. »
Kageyama sospirò: forse era arrivato troppo tardi, forse Oikawa aveva già allungato i suoi artigli su di lui spacciandoli per delicate carezze.
« Devo dedurne che ti ha chiesto di vedervi? » azzardò.
Lo sguardo sfuggente di Hinata fu più che sufficiente come risposta.

L'indomani era in programma un'uscita con i ragazzi dell'ex Karasuno. Un nuovo grande negozio di articoli sportivi aveva aperto in città e Nishinoya aveva deciso che era d'obbligo andare in esplorazione tutti insieme, coinvolgendo anche Daichi, Suga, Asahi e Tanaka. Kageyama aveva pensato che sarebbe stata una buona occasione per comprare un paio di ginocchiere nuove e anche Hinata, fino al giorno prima, ne era stato entusiasta. Quella mattina però lo aveva pregato di scusarlo con i ragazzi perché aveva un impegno. Kageyama aveva capito subito con chi sarebbe stato quell'impegno e si era dovuto mordere la lingua per evitare di uscirsene con qualche frase acida che avrebbe rovinato ad entrambi il resto della giornata. Irritandosi faceva solo il gioco di Oikawa.
« Kageyama-kun, c'è qualcosa che non va? »
La voce gentile di Sugawara lo strappò da quei pensieri fastidiosi. Aveva fatto il possibile per apparire come al solito, ma era assai difficile sfuggire all'occhio attento dell'altro alzatore, che come sempre notava ogni minima sfumatura di disagio negli amici.
Il ragazzo scosse la testa, tentando per un'ultima volta di dissimulare.
« No, tutto bene. »
Sugawara lo scrutò per un attimo, poi lo prese per un braccio e lo allontanò dagli altri, impegnati nell'ardua scelta tra le più assurde magliette con stampe motivazionali.
« Come mai Hinata non è potuto venire? » chiese.
Diretto al punto, come se avesse sempre saputo che il problema era quello. L'intuito di quel ragazzo aveva dell'incredibile, oppure era lui ad essere troppo trasparente.
« Aveva un impegno. Con una persona. »
Sulle prime non aveva avuto intenzione di aggiungere altro, ma lo sguardo di Sugawara, fisso su di lui, era carico di mille domande anche se non espresse ad alta voce. Kageyama strinse i pugni e affondò i denti nel labbro inferiore, mentre la rabbia cresceva. Improvvisamente sentiva che se non l'avesse detto a qualcuno, se non avesse trovato un minimo di appoggio e comprensione, sarebbe esploso per la frustrazione.
« Ha detto che gli avrebbe insegnato la battuta in salto, capisci?! » esclamò alzando la voce. « A lui! Quando io, per anni... »
Sentendolo urlare, gli altri si voltarono nella loro direzione, perplessi, ma Sugawara si limitò ad un gesto per mostrare che andava tutto bene. Kageyama ringhiò e si avviò a grandi passi verso l'uscita del negozio, seguito a ruota dall'altro.
« Ma non è questo il problema! Il problema è che lo fa per fare dispetto a me! E Hinata ci casca come un idiota! Vorrei prenderlo a pugni! Vorrei prendere a pugni tutti e due! »
Erano ormai all'esterno e Kageyama si diede dello stupido per aver perso il controllo in quel modo. Non era sua intenzione scaricare i suoi problemi su qualcun altro, né tanto meno fare la figura di chi si angosciava per queste cose. Sugawara però non era il tipo da avere quel genere di pensieri.
« Se parli di battuta in salto mi viene spontaneo pensare che ti stia riferendo ad Oikawa-san. » disse infatti. « Non riesco ad immaginare perché voglia avere a che fare con Hinata-kun, ma su una cosa mi sento di poterti rassicurare: Hinata sa benissimo qual è il tuo rapporto con lui e non gli permetterebbe mai di farti del male. Fidati di lui. »
Quella parola gli era stata ripetuta fin troppo spesso in quegli anni, ma ogni volta aveva avuto una connotazione positiva: Kageyama era stato invitato a fidarsi dei suoi compagni di squadra, del suo schiacciatore di punta, ed ogni volta aveva accettato di buon grado, consapevole che quella era la soluzione migliore. Ora il discorso era completamente diverso. Fidarsi di Hinata in quel frangente significava metterlo nelle mani di Oikawa e non c'era persona al mondo che meno ispirava fiducia in Tobio.
Del resto non c'era molto altro che potesse fare senza attirarsi l'odio dell'amico.

L'indomani mattina, al consueto bar, Hinata aveva un'espressione che definire radiosa era riduttivo. Kageyama notò il suo sorriso splendente anche da lontano e il fatto che fosse arrivato addirittura prima di lui la diceva lunga. Poteva essere un caso, ma davvero voleva ancora credere alle coincidenze?
« Ehi, cos'è quella faccia? » lo apostrofò quindi, con il consueto tono burbero.
Hinata si mise subito sulla difensiva, come d'abitudine.
« Quale faccia? Non ho nessuna faccia! »
« Quella! » continuò Kageyama puntandogli un dito contro il naso. « Quell'espressione da ebete. »
Era la stessa che di solito assumeva quando riusciva a mandare a segno una schiacciata su cui non contava, quando l'incredulità e l'euforia gli illuminavano gli occhi. Doveva essere successo qualcosa di bello, probabilmente il giorno prima, quasi certamente per via della persona a cui non aveva voglia di pensare a quell'ora della mattina. Gli si annodò lo stomaco all'idea: Hinata non doveva, non poteva essere così entusiasta per qualcosa che riguardava Oikawa. Non era giusto, perché l'altro lo stava semplicemente usando come uno strumento e quando Hinata se ne fosse accorto avrebbe finito per rimanere orribilmente deluso. Kageyama non tollerava nemmeno lontanamente una simile ipotesi.
« Eheh, scusami! » esclamò il ragazzo di fronte a lui. « Ho ancora in mente tutte le cose straordinarie che ho visto ieri. Il Grande Re mi ha invitato ad assistere agli allenamenti della sua squadra ed è stato incredibile! »
Kageyama si sforzò di non grugnire insulti e non lanciare frecciatine al vetriolo, quindi probabilmente Hinata lo interpretò come un via libera e si lanciò in un entusiastico monologo su quanto le squadre professioniste fossero fantastiche.
« … E avresti dovuto vedere il Grande Re! Io... davvero non mi capacitavo! Sembrava che avesse sempre l'alzata più giusta per ogni schiacciatore! Ed erano tutte diverse! Lunghe, alte, vicine alla rete, distanti dalla rete, più veloci, più lente, a parabola... Il suo servizio è migliorato ancora, sai? Fa davvero paura! Ha una potenza pazzesca e poi SBAAAM!! Si abbatte nel campo avversario senza che nessuno riesca a fare niente! Ha un controllo di palla incredibile, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso! »
Probabilmente furono quelle parole a far perdere definitivamente le staffe a Kageyama. Che diavolo significava che non riusciva a staccargli gli occhi di dosso? Cos'era, una stupida ragazzina?!
« Ti avevo detto di stargli alla larga! »
L'esclamazione improvvisa fece sobbalzare Hinata, per l'aggressività del tono e, soprattutto, per il suo essere apparentemente immotivata.
« Lo sta facendo per colpire me, non lo capisci?! Vuole indebolirmi, ferirmi in qualche modo! Altrimenti perché si sarebbe interessato proprio a te? »
Kageyama capì di aver fatto un enorme passo falso nel momento stesso in cui le ultime parole scivolarono sulle sue labbra e vide gli occhi di Hinata sgranarsi increduli. Anni di amicizia, passati a sforzarsi di fidarsi l'uno dell'altro, rischiavano di essere buttati al vento per quell'uscita impulsiva.
« Ovviamente l'ipotesi che apprezzi il mio modo di giocare non è nemmeno contemplata, vero? »
L'amarezza di quelle parole gelò Kageyama sul posto: era esattamente quello che temeva Hinata potesse pensare, quello che lui stesso, inconsciamente, aveva sempre creduto. Era stato un idiota a ritenere, anche solo inconsapevolmente, che Hinata non fosse all'altezza di giocare al loro livello. L'amico lo era, lo era sempre stato, altrimenti non avrebbe attirato tanto l'attenzione durante i tornei delle superiori.
« Quello che intendevo non è... » iniziò, ma venne interrotto da una mano alzata, che lo zittì.
L'espressione di Hinata aveva perso tutto l'infantile entusiasmo di poco prima, sostituito da un'innaturale serietà. Non stava nemmeno alzando la voce e questo era talmente non da lui da essere inquietante.
« Io non sono come te, non sono un genio. Probabilmente è normale che gli scout non mi abbiano nemmeno notato. Ma voglio continuare a giocare, voglio vincere, voglio stare ancora in campo. In questo modo non ne avrei la possibilità. Oikawa-san non sta facendo niente di male, vuole solo provare a darmi una mano, vuole presentarmi ai manager della sua squadra. E tutto questo non ha a che fare con te, perché tu hai già raggiunto il tuo traguardo e nessuno potrà togliertelo, men che meno qualche giochetto di ripicche. Se alla fine si rivelerà solo una sciocca presa in giro, allora pazienza, vorrà dire che sono uno stupido che ci è cascato, ma non voglio rinunciare senza nemmeno aver provato. Non butterò al vento questa possibilità per via delle tue paranoie riflesse. »
Tutto il discorso era stato fatto con una calma e una razionalità del tutto innaturali per un tipo come Hinata e Kageyama rimase per un attimo senza parole. Sapeva che l'altro aveva ragione, comprendeva fin troppo bene l'amarezza dell'esclusione e la speranza che poteva arrivare da una nuova possibilità. Ormai nemmeno controbattere che lo faceva per il suo bene avrebbe avuto un senso, perché non ne era più sicuro, non era più sicuro di niente.
Per questo motivo non disse una parola mentre Hinata si alzava, gli voltava le spalle e lasciava il locale.

 

Noticina di Yuki:

E' da poco nata la mia pagina Facebook, se vi va fateci un salto! Fairy Circles

   
 
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