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Autore: AnonymousA    27/09/2016    4 recensioni
Renesmee è cresciuta, così come i suoi sentimenti che, giorno dopo giorno, diventano sempre più insistenti, prepotenti. Difficili da ignorare.
E' innamorata di Jacob, il compagno di giochi di una vita. Ma nei suoi occhi non riesce a scorgere l'amore che desidera.
Nel frattempo Jacob ha una vita sociale impegnativa: dopo la ronda, si diverte nei locali di notte, in compagnia di diverse ragazze.
Reneesme rimane impotente a guardare, ignara di una verità più grande di lei.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, PWP, Violenza | Contesto: Successivo alla saga
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Ciao a tutti! Eccomi qua finalmente con un nuovo capitolo. Ho aspettato che si risolvessero un po' i problemi del sito prima di postare il seguito, giusto per non avere problemi. 
Spero che vi piaccia e come al solito buona lettura!
P.S. Alla fine del capitolo c'è una piccola nota! Grazie per l'attenzione!




Dodici lune.
Le notti che ho trascorso senza Jacob.
Distesa sul letto a fissare il soffitto, non riesco a trovare una giustificazione al mio dolore.
E’ semplicemente inaccettabile il pensiero di mia madre e Jacob insieme. Un dolore troppo grande da sopportare, non incline alla rassegnazione.
Ho preteso silenzio da entrambe le parti.
Mia madre è quella con cui mi risulta più difficile restare arrabbiata. Non posso odiare la persona più importante della mia vita.
Riversare su Jacob, invece, la mia rabbia appare estremamente semplice.
Mi copro il volto con le mani, avvolta dalla vergogna per ciò che ho detto ad entrambi e per ciò che ho pensato, dodici giorni fa.
Vorrei poter cancellare gli ultimi avvenimenti e ripartire daccapo. So bene che questo non avverrà mai e che dovrò convivere con questa batosta per l’eternità. In pratica, non ci sarà mai fine alla mia pena.
In questi giorni ho sfruttato al meglio le mie abilità da vampira: sparisco in un lampo così come sono arrivata, caccio in solitudine anche se so bene che c’è mio padre a tenermi d’occhio e non rivolgo la parola a nessuno. 
Ho evitato mia madre finché ho potuto, fin quando non l’ho vista così addolorata da sentirmi sprofondare. 
Le sono andata incontro e senza troppe cerimonie le ho detto: « Ho solo bisogno di tempo ».
Se avesse potuto piangere credo che sarebbe scoppiata in un mare di lacrime e, prima che lo facessi io, sono andata via senza guardarmi indietro.
Ho valutato persino l’idea di scappare di nuovo.
Mi è quasi venuto da ridere. Ma non ho potuto: il rischio che incombe su di noi è più importate di qualsiasi dramma personale.
Il pensiero di Jacob lontano da me è logorante e straziante. Quante volte avrei voluto correre da lui e rimediare alla mia sfuriata; avrei voluto avere la forza necessaria per lasciar correre e continuare con la nostra vita. Più che il cuore, il mio orgoglio  non me lo permette. E’ anch’esso lacerato dai dubbi, dal dolore di ciò che ha dovuto sopportare.
Lo scatto di mia madre e Jacob che si baciano mi tormenta persino di notte.
Qualche volta ho trovato conforto nello sguardo di mio padre o quando, di notte, abbiamo trascorso il tempo insieme in silenzio ad osservare le stelle. E’ stato rassicurante, seppur incapace di esprimere la mia sofferenza. Anche perché sarà riuscito ugualmente a conoscerla, dato il turbine dei miei pensieri.
Ho alzato un muro tra me e tutte le persone a cui voglio bene.
Non riesco a guardare in faccia i miei parenti, i miei compagni di vita, mia madre. Jacob.
In questi dodici giorni ho allontanato da me persino il pensiero della morte. 
So bene quanto gli umani abbiano la tendenza a venerare la morte nei momenti di difficiltà; essendo per metà umana, ho creduto che questa tendenza mi avrebbe assalito. 
Ma non è stato così.
Persino il pensiero dei Volturi impallidisce davanti al mio buco nel petto.
Se sono rimasta qui, senza commettere sciocchezze, è stato solo per l'infinito amore che nutro per la mia famiglia.
Mi alzo di scatto raggiungendo la finestra. Scosto le tendine dal motivo floreale che ha scelto la nonna e osservo i raggi lunari risplendere sull'erba umida di fronte a me.
Vorrei poter essere una persona migliore, affrontare tutto questo con razionalità e mettere fine ai problemi che, col mio comportamento, sto creando. 
Ma non posso. Non ci riesco. 
Richiudo le tende sbuffando e una presenza alle mie spalle mi desta.
Sorrido senza voltarmi all'uomo che non mi ha lasciata mai sola e che, sono certa, mai lo farà.
La mano di mio padre mi cinge la spalla e mi lascio cullare come quand'ero bambina. Poggio la mia testa contro il suo petto, traendo serenità da questo contatto.
« Tesoro » mi chiama mio padre, cercando la mia attenzione.
Mi volto verso di lui. I suoi occhi dorati mi scrutano a fondo e non ho bisogno della telecinesi per sapere cosa stia pensando.
« Ho qualcosa da dirti » comincia.
Alzo gli occhi al cielo irritata « Se vuoi dirmi, ancora una volta, che è accaduto prima che io nascessi... »
Mio padre mi zittisce facendomi sedere ai piedi del letto.
Sbalordita, lo fisso senza fiatare. Il bronzo di Riace che mi sta davanti, mi sorride incoraggiante, raggiungendomi al mio fianco.
« Ho qualcosa da mostrarti » mi dice, quasi con timidezza « Ma ho bisogno della tua collaborazione »
Aggrotto le sopracciglia « Che intendi dire? »
Sorride e ancora una volta è abbagliante. Posso capire senza troppi sforzi perché mia madre abbia perso la testa per lui.
« Credo di poterti aiutare ad utilizzare meglio il tuo dono »
La mia curiosità spicca alle stelle « In che senso? »
Mio padre si guarda intorno, incerto. Si alza in piedi e mi porge la mano: « Andiamo »

Il rumore della vita della Riserva mi mette immediatamente di buon'uomore. 
Nonostante la pace che m'infonde, un senso di malinconia mi pervade: i ricordi di me e Jacob vissuti da poco, sono ferite ancora fresche per non sanguinare.
Chiudo gli occhi cercando di allontanare via da me ogni sensazione negativa. 
Posso farcela, mi dico, sono qui, insieme a mio padre. A non pensare a Jacob. Posso farcela.
L'enorme masso al centro della Radura mi attira, circondato da numerosi ricordi felici, sereni.
Mio padre, leggendomi nel pensiero, si avvia verso di esso, accomodandosi e lasciandomi uno spazio per me.
I suoi occhi si fissano nei miei ed io gli sorrido di rimando, spontaneamente.
« So cosa stai attraversando » esordisce.
Sospiro irritata « Davvero? »
Il suo sopracciglio si solleva, scettico « Oh, certo che si! »
« Questo non cambia le cose però » mormoro.
« Ovviamente » dice. 
Nego a me stessa la possibilità di pensarci proprio adesso: « Dai, papà. Cosa volevi dirmi? »
Il suo sguardo diviene improvvisamente serio: « Il tuo potere funziona in maniera diversa dal mio, tu sei capace di trasmettere nella mente, io di guardarvi attraverso. Attivalo » mi incita.
Non so bene cosa fare per cui mi limito a mostrargli qualche ricordo felice legato alla mia infanzia.
Mio padre scuote la testa contrariato: « Avanti, Renesmee: sai fare di meglio »
Dopo dodici giorni di silenzio esplodo, tocco il volto liscio come il marmo di mio padre e gli infliggo la peggiore delle torture: gli mostro la sofferenza della sua unica figlia.
Le lacrime mi scendono senza sosta sul viso ed io continuo a scavare dentro di me e a brillare attraverso lui.
Gli mostro ogni cosa, ogni pensiero, ogni dettaglio che mi ha logorato in questi giorni fatti di assenze e silenzi.
Jake è dovunque e non posso impedirlo. Rappresenta una parte troppo grande di me stessa che non riesco a cancellare. Una parte che non mi consente di essere integra quando lui non c’è. Come se non riuscissi nemmeno a respirare.
Mio padre comprende e annuisce ad ogni mia dimostrazione.
« Lascia che ti aiuti » sussurra nella mia testa.
E all'improvviso non sono io a navigare nei miei ricordi, ma è lui che mi lascia camminare nei suoi; comincio a vagare nel mondo di mio padre, a scrutarlo attraverso i suoi occhi.
Non ho bisogno di vederlo per potervi accedere. E’ qualcosa di essenzialmente straordinario. Noi siamo straordinari. Per quanto le leggende ci disprezzino, per quanto siano nati addirittura nuovi esseri per contrastarci, non possiamo far altro che continuare dritti nella nostra magnificenza.
Come può accadere tutto questo? Due poteri che s’intrecciano e danno vita ad un’altra dimensione!
Mio padre mi sta facendo un regalo tutto suo.
Ed io sono lì, accanto a lui, mentre il furgoncino scuro sbanda sulla strada ghiacciata, pronto ad investire mia madre una volta umana.
« Non lei! Le parole gridavano nella mia testa come fossero appartenute a qualcun altro »
Sussulto spaventata: non credevo, addirittura, di poter sentire così chiaramente i suoi pensieri.
Scorgo la storia velocemente, forse per mio padre questi sono punti tralasciabili che però non mi sfuggono: mio padre che presenta la sua fidanzata alla famiglia, l’incontro con i tre vampiri selvaggi, la lotta, la vittoria, il loro amore.
Più lentamente, invece, mi mostra le immagini che a suo tempo l’hanno spinto a dire addio: lo scarso autocontrollo di zio Jasper, mia madre ferita – ancora una volta messa in pericolo dalla sua natura- la volontà di darle una scelta. 
E poi ancora mia madre che corre attraverso una piazza, incontro a mio padre che ha scelto di morire. La tenacia con cui mia madre non si dà per vinta mi fa venire i brividi.
Così esile, così umana pronta a salvare la vita dell’unico uomo che ama.
Intravedo la scena da lontano, come se fossi in disparte: la mente di zia Alice, forse? Mio padre annuisce impercettibilmente. 
E poi ancora, la parte che mi preme di più: la rabbia di Jacob per il ritorno di mio padre, il suo disgusto. Alzo una mano: sono così vicina al suo viso che potrei toccarlo. 
Riesco a vivere tutte le sue sensazioni: è questo ciò che prova mio padre ogni volta che legge nella mente degli altri?
Finalmente arriva il momento che tanto avevo aspettato, che mi ha provocato un moto d’ansia ingombrante nello stomaco.
Jacob e mia madre si baciano senza freni ai piedi di una vallata innevata, il sole inaspettato inonda entrambi di rosso, il colore giusto.
Non c’è bisogno di guardare ancora la scena per intravedere i tratti estasiati di Jacob. L’amava così tanto?
« » risponde mio padre nella mia testa, al di sopra delle immagini.
Deglutisco addolorata. Cosa c’entra tutto questo con me?
Vedere Jacob che bacia qualcun altro – e se quel qualcun altro è mia madre – è semplicemente devastante.
La scena cambia di colpo e mia madre e Jacob si trovano nella Riserva, a casa di Billy. Jacob giace bendato e ferito, reduce da una battaglia mentre mia madre è al suo capezzale. 
Entrambi si dicono addio. 
Non ho mai visto tanto dolore sul volto di due persone. Perché mia madre ha sposato mio padre, se amava Jacob così tanto?
Sento mio padre sorridere al mio fianco. Amava lui di più.
La scena cambia, ancora, rapidamente. Tutto ciò che riesco ad intravedere sono delle luci soffuse, romantiche; alberi fitti e ricchi di festoni eleganti in mezzo al bosco.
« Grazie » dice mio padre alla semioscurità «Sei stato molto…gentile»
«”Gentile” è il mio secondo nome» risponde una voce roca e familiare, dal nero della notte.
Sentire la sua voce, seppur dal passato, mi manda in fibrillazione. 
Mio padre mi spendisce più avanti nel tempo. Mia madre è già vampira e discute animatamente con Jacob.
Come se avessero improvvisamente alzato il volume della televisione, avverto la voce di Jacob che si giustifica: «Ma lo sai anche tu come funziona! Pensi che Edward mi avrebbe lasciato vivo, se fosse stato così? Desidero soltanto che lei sia al sicuro e felice. E’ sbagliato? E’ così diverso da ciò che vuoi tu? »
Il cuore pompa più forte nel petto, sapendo alla perfezione che il fulcro della conversazione sono io, il suo Imprinting.
Una folata di nebbia bianca insabbia la scena, portandone subito in atto un'altra. 
Jacob è di nuovo a casa, accanto a mio madre. Tra le cui braccia ci sono io, neonata speciale.
Gli occhi di Jacob non mi mollano un attimo mentre spiega: «Gli ho detto: “Fidati è meglio che tu non sappia. Ma se riesci a ignorare gli aspetti bizzarri, ne resterai affascinato. Non c’è essere più meraviglioso al mondo”».
Stringo gli occhi veemente, lacrime calde mi inondano il viso.
Jacob, il mio lupo rossiccio.
« Non cambia le cose » mormoro tra le lacrime, distrutta dalla verità delle mie parole.
Il fatto che mio padre abbia voluto condividere con me le dimostrazioni che ha racimolato nel corso della sua vita sull'amore di Jacob che nutre per me, non basta a farmi accettare la cosa.
Non posso continuare a fare la parte della famigliola felice dove una madre ha avuto uno sorte di relazione amorosa con il ragazzo di sua figlia!
Non posso far finta che questo non sia accaduto prima o dopo di me, perché non fa alcuna differenza.
Jacob amava mia madre. Se non avesse avuto l'Imprinting, probabilmente avrebbe odiato mio padre per il resto della sua vita.
Ed io, che ruolo avrei avuto nel suo cuore? Sarei stata, più di tutte, la causa del suo dolore: il motivo per cui la sua Bella era morta ( per dare alla luce me, frutto dell'amore di Edward e Bella) e che l'aveva resa un vampiro. Tutto ciò che odia racchiuso in un'unica persona.
E quella persona ero io.


Rientro nel Cottage da sola, dopo aver lasciato mio padre alla Radura.
Quanto avrei voluto che i suoi ricordi mi avessero aperto gli occhi. E, invece, paradossalmente, avevano avuto l'effetto contrario: non avevano fatto altro che rafforzare la mia tesi sull'Imprinting.
Jacob non mi avrebbe mai amata se non fosse stato per l'Imprinting.
Le nostre vite non si sarebbero mai incrociate, io non sarei cresciuta con un lupo al mio fianco e, soprattutto, a lui non sarebbe mai interessato conoscermi.
Probabilmente avremmo lasciato Forks dopo un anno al massimo dalla mia nascita e Jacob non ci avrebbe più rivisti. 
Avremmo continuato ognuno le proprie vite incuranti dell'altro.
Spalanco la porta della mia camera, decisa a fiondarmi in un rasserenante sonno profondo.
La porta si chiude sbattendo alle mie spalle.
Mi volto di scatto, un urlo mi muore in gola.
« Jacob! » balbetto « Come...? »
« Non sei l'unica ad aver imparato qualche trucchetto » ribatte duro.
Deglutisco, improvvisamente conscia della sua presenza e della solitudine che ci circonda.
Indietreggio verso il letto, mettendo quanto più distanza possibile tra di noi. Non mi va che mi veda vulnerabile.
Jacob mi scruta a fondo, aggrotta le sopracciglia pensoso, poi chiede: « Hai pianto? »
« Cosa? » mi porto immediatamente una mano agli occhi, cogliendo qualche goccia di lacrima che mi bagna ancora il viso. Non mi ero nemmeno accorta che stessi piangendo.
« Nessie.. »
« Non farlo, Jacob » asserisco « Non dirmi cose che non ho assolutamente voglia di ascoltare! »
Jacob digrigna i denti, un guizzo smuove la mascella squadrata « D'accordo »
Per calmare il mio cuore impazzito, comincio a distrarmi togliendo le scarpe e preparando il letto per la notte.
« Ti serve qualcosa? » chiedo, facendolo sobbalzare.
« Che? »
« Perché sei qui? » gli chiedo spazientita.
Jacob, che era rimasto impalato sotto la porta, si avvicina sovrastandomi.
L'intensità del suo sguardo potrebbe incendiare l'intera camera e non me ne accorgerei. Tutto ciò che desidero, tutto ciò che il mio cuore vuole, è perdermi in lui, tra le sue braccia, nella sua bocca. Fondermi con la sua anima e rinascere ancora.
Il silenzio tra di noi pare leggerci dentro: non mi sentirei al sicuro continuando questi stupidi convenevoli.
Nonostante la spiacevole situazione in cui ci troviamo, mi cullo in queste sensazioni che ci regaliamo l'un l'altro. Mentirei se dicessi che in questo preciso istante non vorrei mandare al diavolo tutto e baciarlo come se non esistesse un domani.
Ma è proprio questo il punto: un domani esiste. E sarei ancora capace di guardarlo negli occhi, come sto facendo adesso, senza lasciarmi condizionare dal passato?
Non è giusto lasciarsi andare agli impulsi con la probabilità di ferire entrambi. Anche se sto male per qualcosa che Jacob ha fatto, non merita di essere preso in giro in questo modo.
« Non voglio che tu confonda la situazione » esordisce spiazzandomi.
« Di che stai parlando? » domando disorientata.
« Ti ho dato del tempo, ho lasciato che tu decidessi anche per me, ma non posso continuare per sempre così Renesmee: ho delle responsabilità » asserisce duro.
« E quindi? » sbotto.
« In queste responsabilità rientri tu » spiega con fare energico « Dodici giorni sono troppi: da domani sarò di nuovo qui, non nel modo che intendi tu, ma per proteggerti. Il nostro uomo è ancora là fuori in attesa di un nostro passo falso »
Sospiro innervosita dalla piega che ha preso la situazione, getto le scarpe lontano da me con più foga di quanto ci metterei normalmente.
« Quindi » continua lui alle mie spalle « Ti chiedo di mettere da parte le nostre liti private quando si tratta della tua sicurezza »
Il tono freddo e impersonale che utilizza mi irrita ancora di più della questione per cui gli serbo rancore.
« D'accordo » rispondo stizzita « Non ti causerò alcun problema ».
Il suo sguardo muta rapidamente, divenendo infuocato, quasi urgente.
Riduce lo spazio tra di noi ed è a un soffio dal mio cuore; la sua vicinanza mi causa uno sbalzo d'uomore così intenso, da non riuscire a distinguere il battito dei nostri cuori: non so quale batta più velocemente dell'altro.
La sua mano mi accarezza dolcemente il viso, incurante della mia reazione. 
Sussurra rassegnato: « Peccato ».
Mi sembra essere tornata a quando Jacob le pensava tutte pur di farmi uscire allo scoperto e confessare i miei sentimenti. 
La mia mano si alza, mossa da una volontà indipendente. Gli accarezzo il viso caldo e spigoloso, poi i capelli lisci e costantemente umidi. 
Gli poggio una mano sul cuore, dove lo sento battere frenetico; lui raggiunge la mia mano con la sua, chiude gli occhi e sospira dolcemente.
Con l'altra mano mi attira a sé, poggiando la sua fronte contro la mia.
Potrei raggiungere le sue labbra in un nulla, ma non lo faccio.
Deglutisco a fatica prima di mormorare: « Non posso »
Jake si inumidisce le labbra, senza lasciarmi andare: « E' tutto molto semplice, Nessie »
Scuoto la testa incredula e arrabbiata con me stessa. No, non lo è.
Prima che possa rispondere, la voce di mio padre ci interrompe: « Jacob! Lo so che sei qui! »
Ci stacchiamo immediatamente, interrompendo la magia che si era venuta a creare tra noi.
Mio padre, insieme alla mamma, fa ingresso nella mia stanza:« Muoviti » lo incita « Abbiamo una pista »
I miei sensi scattano allerta subito: « Vengo anch'io »
« E' fuori discussione! » esclamano Jacob e mio padre contemporaneamente.
Alzo gli occhi al cielo spazientita: non la smetteranno mai di trattarmi come una bambina.
« Perché per noi lo sei ancora » risponde mio padre ai miei pensieri.
« Non possiamo lasciarla da sola, però, Edward » gli fa notare mia madre.
« Verranno proprio tutti? » chiedo fuoriosa.
« Sì, abbiamo bisogno di tutto il loro aiuto. E anche del tuo Jacob, altrimenti non ti avremmo chiesto... » spiega mio padre.
« Resterà alla Riserva » proprone Jacob « Non c'è posto più sicuro per lei »
Mio padre e mia madre si lanciano una lunga occhiata.
« Bells, la difenderanno a costo della vita » promette Jake. Un brivido mi sale lungo la schiena.
Mio padre annuisce: « E' deciso, allora »





NOTA: In questo capitolo sono presenti alcuni estratti di Breaking Dawn e Midnight Sun, giusto per essere corretti.
Grazie per aver letto il capitolo! Vi abbraccio.


  
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