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Autore: DryJ    28/09/2016    2 recensioni
La Francia, era questa la meta, tutto quello che i pochi soldi racimolati con fatica dal padre avevano permesso loro di scegliere. Ed ora quella terra, nuova e sconosciuta a cui si erano preparate per mesi per apprenderne la lingua, le stava attendendo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donna Barrat, Etienne de Sancerre, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Isabeau de Montmayeur, Nuovo personaggio | Coppie: Etienne/Donna, Ian/Isabeau
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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II CAPITOLO

 

Ian, apparentemente tranquillo, scendeva la scalinata buia e umida che portava alle segrete. Il tanfo di chiuso attanagliava la gola e pungeva la narici salendo fino al cervello ma lui non ci fece caso, ormai abituato e incupito da quella notizia improvvisa.
Numerose erano le denunce di stregoneria in quei tempi e lui doveva compiere il suo dovere, tutelando così la sicurezza dei suoi famigliari e della sua gente. Ovviamente, da uomo moderno, sapeva perfettamente che quelle erano solamente credenze popolari dettate dall'ignoranza e alimentate dalla religione, ma ormai recitava un ruolo da nobile medievale saldamento ancorato anche a quelle piccole cose che facevano parte dello spettacolo.
Giunse in un ambiente soffocante e intriso di muffa, l'umido provocava della condensa che colando dal soffitto macchiava la nuda pietra delle pareti. Inoltre il buio smorzato dalla luce di rade torce contribuiva a rendere l'ambiente ancor più malsano.
Ian si diresse subito verso la cella con passo sicuro e impose loro il silenzio piantandosi davanti alle sbarre, ciò interruppe bruscamente il litigio delle prigioniere.
Si bloccarono e si voltarono lentamente verso di lui, rimasero a guardarlo rapite dal suo fascino ma intimorite dalla sua presenza. Deglutirono rumorosamente attaccandosi al fondo della cella con paura, senza però staccare gli occhi da lui.
<< Siete accusate di stregoneria e furto >> disse freddo come il ghiaccio. Puntò lo sguardo su quella che sembrava la più grande di età e aggiunse << L'Inquisizione provvederà a voi, a meno che non riusciate ad essere abbastanza convincenti da potervi guadagnare la libertà >>.
Stregoneria, questa parola ferì il cuore delle ragazze come un'incisione sulla carne viva, istintivamente si voltarono l'una verso l'altra non trovando le parole adatte per cominciare quel discorso, facendo così aspettare il conte e incrementando anche i suoi dubbi.
Sèlene si fece coraggio, si alzò in piedi avvicinandosi di più alle sbarre ma senza esporre il viso alla luce tremolante delle torce. << Mio signore, noi siamo innocenti. Veniamo da molto lontano, siamo ferite, provate, affamate e stanche. Abbiamo chiesto asilo ad una gentile signora che ce l'ha offerto, ma non per questo possiamo essere accusate di stregoneria o di furto. Potete controllare le nostre tasche e i nostri bagagli voi stesso, non abbiamo rubato niente >> disse la giovane. Ella parlò con uno strano accento, lo fissò con intensità sperando comprendesse anche solo lontanamente il loro stato d'animo.
<< Dunque perché la figlia dell'anziana che vi ha ospitate afferma il contrario? >> disse lui, e con le mani strette l'una all'altra dietro la schiena prese a camminare avanti e indietro davanti alla cella, incentivando la loro angoscia.
<< Non sappiamo perché quella donna ci abbia accusate di ciò, ma noi siamo innocenti >>.
<< Bene allora perquisirò personalmente i vostri averi- si bloccò e voltandosi verso la sua interlocutrice aggiunse con voce ferma- da dove venite? >>.
La giovane attaccò le mani alle sbarre, adesso sporgendosi di più e puntando i suoi occhi affusolati e taglienti contro quelli del falco. Avevano l'iride leggermente più grande del normale, di un argento brillante tanto da sembrare una colatura di quello stesso materiale o del ferro prima di essere lavorato. << Noi siamo francesi, nostro padre collaborava come spia per la Francia e faceva il doppio gioco con gli Inglesi, siamo cresciute nella lontana contea di Ulster in Irlanda, mio signore >> concluse la giovane.
Cassandra tremò da capo a piedi sentendo trapelare quelle parole così gravi dalle labbra di sua sorella per rivolgersi ad uomo così potente, l'ennesima bugia su di loro e sul loro povero padre.
Ian sostenne lo sguardo di quella ragazza che mano a mano diventava sempre più misteriosa, non poté mentire a sé stesso, quegli occhi lo turbavano. << Dunque, se è vero ciò che dici, il re di Francia dovrebbe essere a conoscenza della vostra situazione e di conseguenza sapere chi sia vostro padre, dato che da quello che mi stai facendo intendere lavorava per la corona, o sbaglio? >> ribatté Ian sopprimendo con stizza quella sensazione fastidiosa per mantenere la freddezza con la quale aveva intenzione di portare avanti l'interrogatorio.
Cassandra si sentì mancare udendo le parole del conte e dovette sedersi sulla rozza panca di legno che stava a ridosso della parete di pietra, per evitare di crollare al suolo.
Sèlene invece stentava a mantenere saldo il suo autocontrollo << Chiedete pure al Re e anche al Papa se questo vi fa stare più tranquillo, noi non abbiamo nulla da nascondere! >> disse lei prontamente continuando a fissarlo, stava camminando sui carboni ardenti, una sola parola sbagliata e le avrebbero condannate a vita.
Ian la fulminò con lo sguardo, voltandosi di scatto nella sua direzione.
Se così fosse stato, a cena, la sera precedente, Marc avrebbe riferito loro anche questo particolare o comunque sarebbe venuto a saperlo da suo fratello Guillaume, in quanto feudatario maggiore e vicino alla famiglia reale. Come lui del resto, anche tutti gli altri feudatari ne sarebbero poi venuti a conoscenza e ciò che diceva la ragazza sembrava non reggere.
Ma allora perché quella giovane sprovveduta aveva osato con tanta faccia tosta affermare quell'assurda teoria con tale spavalderia? Forse il re aveva taciuto quell'informazione in quanto estremamente segreta? In tal caso però anche le due ragazze sarebbero state a conoscenza di quel segreto, sarebbero state sotto la protezione delle autorità francesi e, di conseguenza, si sarebbero guardate bene dal farlo trapelare. Ma forse quella per loro era una situazione estrema e, per un motivo o per un altro, si trovavano costrette a confessare.
<< Perché siete in Francia? E soprattutto, perché nei miei domini? >> chiese truce.
<< Siamo giunte fino a qui poiché nostro padre è stato scoperto e assassinato dagli inglesi. Avrebbero ucciso anche noi ma siamo riuscite a scappare in tempo. Arrivammo sulla costa francese all'alba del 23 Dicembre. Stavamo lontano dalla strada per paura di essere prese di mira da qualche malvivente, purtroppo per noi siamo state aggredite da un gruppo di briganti e come se non bastasse tra di loro vi erano anche alcuni degli aguzzini di nostro padre, pensavamo di averli seminati ma ci sbagliavamo miseramente. Così per disperazione ci siamo insinuate all'interno della vostra cittadina per poterci salvare, è stata la prima cosa che abbiamo visto >>. La ragazza, imperterrita, continuava a rispondere prontamente ad ogni domanda, spacciando quelle bugie inventate di sana pianta sul momento come assoluta verità, rischiando il tutto e per tutto.
Cassandra dal canto suo non poteva che sentirsi sempre peggio, non voleva più ascoltare quella conversazione, Sèlene le stava portando verso morte certa.
Lui rimase a guardarla dall'alto della sua statura, erano solo delle ragazzine spaventate catapultate in una realtà che non le apparteneva, con gli abiti consunti e quei grossi panni sporchi che avvolgevano il loro capo sembravano tutto fuorché pericolose, ma logicamente non aveva ancora avuto la possibilità di potersi fidare delle due. Di certo non poteva permettersi di allevare due serpi in seno e quindi doveva prima di tutto accertarsi che quelle giovani non fossero a loro volta delle spie mandate dagli inglesi.
Si allontanò il tanto giusto per ordinare ad una delle guardie di portargli il prima possibile gli averi delle prigioniere e per far convocare Donna.
"Devo riuscire a convincerlo, è astuto ed è molto più acuto di quanto immaginassi, ma io devo esserlo più di lui o saremmo spacciate" pensò Sèlene torturandosi le mani mentre misurava lo stretto spazio della cella con passi nervosi.
Cassandra piangeva in silenzio rannicchiata in un angolino, con il viso rivolto verso il muro, dando le spalle alle sbarre.
Dopo pochi minuti di assenza, Ian tornò con in mano i bagagli rovinati delle ragazze.
Fece liberare il piccolo tavolo che le guardie solitamente usavano per distrarsi con qualche gioco e dopo averlo fatto spostare davanti alle due, in modo così da permetterle di vedere. Chiese alla guardia che gli aveva procurato le sacche di reggerne prima una mentre con l'altra mano teneva una delle torce precedentemente staccata dalla parete per poter avere una luce più diretta. Così facendo la svuotò e lo stesso fece dopo con la seconda.
Nelle luride sacche vi erano pochi oggetti, qualche libro, dei fogli di pergamena, una stecchetta di carboncino che plausibilmente utilizzavano per scrivere. Questo incupì ancora una volta la mente di Ian facendogli intuire che le due sapessero sia leggere che scrivere ed era quindi probabile che non fossero comuni popolane.
Inarcò un sopracciglio quando tirò fuori delle ampolline di varie grandezze e colori, le dispose sul tavolo lanciando un'occhiata alle ragazze.
Lo sguardo della sua interlocutrice fu indecifrabile.
Donna raggiunse Ian poco dopo e si avvicinò a sua volta per controllare la situazione.
<< Sono state denunciate come streghe da una popolana, penso sia stato a causa di queste- indicò le ampolle sul tavolo- puoi controllarne il contenuto? >> chiese il conte all'amica.
Sèlene strinse la presa sulle sbarre sbiancando le nocche "Quella maledetta ha frugato tra le nostre cose, dannata" pensò con rabbia.
Donna annuì, si accostò al tavolo, con mano delicata prese una boccetta dal vetro blu, lunga e squadrata. Rimosse il tappo di sughero, ne odorò il contenuto. Prima però non poté non osservare le due giovani, incrociando così lo sguardo contrito di Sèlene, per poi voltarsi verso Ian lanciandogli una muta domanda. << Chi di voi soffre di epilessia? >> disse rivolta alle due.
La giovane rimase colpita da quella domanda e dal fatto che avesse intuito senza indugi l'erba racchiusa all'interno, si voltò leggermente verso la piccola e disse con voce grave << Lei, mia signora >>.
Donna rivolse uno sguardo a Cassandra sporgendosi di poco poi indirizzarne uno ad Ian, molto eloquente. Prese l'ennesima ampolla, la scrutò con attenzione prima di odorarne il contenuto. Fece la stessa cosa con tutte quelle posate sul tavolo per poi elencare con sicurezza tanti tipi di piante medicinali: verbena, valeriana, cren, arnica, altea, mugo e altre.
Ian ascoltava in silenzio mentre rimetteva gli oggetti nelle sacche, curandosi di non rovinare i loro pochi oggetti, e le rispose << Ti ho disturbata soprattutto per chiederti di controllare queste due ragazze. Hanno detto di essere ferite >>. Ordinò poi alla solita guardia di aprire la cella per permettere così alla donna di poter compiere il suo dovere di esperta curatrice.
Conoscendolo, Donna riconobbe in lui qualcosa, un particolare interesse verso quelle ragazze, altrimenti non si sarebbe preoccupato della salute di due normali prigioniere.
Una volta che si fu avvicinata abbastanza da poter vedere la giovane in volto, lo stomaco le si contorse in una morsa angosciata, si voltò a cercare Ian e lui, di tutta risposta. ricambiò il suo stato d'animo, comunicandole la stessa sorpresa che ebbe provato pochi attimi prima che lei li raggiungesse.
Etienne fece irruzione nelle segrete con passi pesanti << Moglie! Non voglio che tu scenda da sola in luoghi del genere! Credevo di avertelo già detto >> la rimproverò ad alta voce.
<< E io non voglio che tu ti faccia massacrare durante la mèlee, eppure lo fai lo stesso, quindi direi che siamo pari >> rispose Donna di tutto tono senza nemmeno voltarsi.
Dopo che la guardia si fu scansata, entrò dentro la cella chiedendo alle ragazze di mostrarle le ferite, loro non se lo fecero ripetere due volte, decidendo di collaborare.
Cassandra, ancora provata dalla paura e dal pianto, con evidente disagio incussole dalla presenza dei tue uomini, alzò la gonna quanto bastò per mostrare il grosso taglio che le attraversava buona parte dello stinco.
Donna lo guardò con occhio critico ed esperto chinandosi alla sua altezza, "E’ davvero un brutto taglio" pensò la nobile. Ma subito il suo occhio fu attirato da un curioso particolare, intorno alla profonda ferita si erano formate delle vesciche con tanto di piaghe tipiche di una bruciatura, lo stesso aveva Sèlene nel braccio. << Con cosa vi hanno colpite? >> chiese la donna senza smettere di analizzare le ferite.
<< Frecce e pugnali >> fece eco la più grande delle giovani.
Donna alzò lo sguardo verso Sèlene e senza staccare l'attenzione da lei fece cenno ad Ian di entrare a guardare con i suoi occhi, mostrandogli le bruciature.
<< Vi hanno colpite con armi infuocate o roventi allora, non si spiegano le bruciature >> esordì Ponthieu sempre più sospettoso.
<< Nella corsa non ci siamo accorte di questo, il nostro solo pensiero era metterci al sicuro >> continuò imperterrita Sèlene. Cassandra non riusciva a spiccicare
parola né tantomeno a guardare in viso i tre nobili.
<< Quali strani banditi userebbero mai questo tipo di armi >> disse Etienne dall'esterno della cella, rimanendo a braccia conserte e poggiandosi alla parete con la schiena.
<< Mi hai anticipato, amico mio >> gli rispose il Falco mentre rivolgeva a Sèlene uno sguardo severo che le fece comprendere che qualcosa del racconto non lo aveva convinto.
<< Assassini mio signore, come già dissi al conte poco fa, insieme a quei banditi vi erano anche gli assassini di nostro padre >> continuò lei mantenendo un autocontrollo notevole.
Cassandra continuava a restare a testa bassa, evitando anche di pensare.
Donna infine si alzò poiché era tornata ad inchinarsi per controllare nuovamente la gamba della più giovane che sembrava messa davvero male. << Vanno medicate immediatamente Jean, ma prima di poterlo fare hanno bisogno di un bagno, al contrario le ferite si infetterebbero lo stesso creando il doppio del danno >> disse in conclusione la dama con sicurezza guardando l'uomo ed il marito.
Li, sia Cassandra che Sèlene sbiancarono.

***

Le due si ritrovarono in una stanza ben illuminata dal sole, ormai già alto nel cielo. Li finalmente potevano respirare l'aria pulita e profumata dai sali da bagno che fuoriuscivano dall'acqua contenuta nelle due grosse tinozze di rame sulla loro sinistra. A destra invece vi era un letto ricco di preziose lenzuola con coperte fresche e pulite. Pregiati e pesanti tessuti venivano utilizzati come tendaggi che adornavano le finestre avvolgendole con merletti e ricami, smorzando i freddi lastroni di pietra presenti in tutto il castello. Sul fondo della stanza invece era stato allestito un tavolino con degli attrezzi e unguenti che Donna avrebbe abilmente adoperato per curare e ricucire le ferite di Cassandra e Sèlene.
Le giovani rimasero immobili al centro della stanza osservando ogni particolare che i loro occhi potessero percepire. "Qui dentro ci possiamo entrare entrambe e stare in piedi senza fatica" pensò Sèlene accarezzando gli intagli sul bordo laterale del camino alla sua destra, affascinata.
Cassandra non si mosse di un solo passo timorosa di rovinare, anche solo camminando, qualsiasi oggetto, compreso il tappeto sotto i suoi piedi.
Donna fece capolino nella stanza per prima, seguita da Isabeau, Noelle e alcune serve, interrompendo i pensieri delle due malcapitate colte di sorpresa.
Le nobildonne erano state precedentemente informate da Ian del mistero che aleggiava attorno alle due fuggitive e alla loro storia, di conseguenza cercarono di comportarsi con il massimo della naturalezza per quanto fosse loro possibile.
Cassandra e Sèlene si sentivano più spaesate e impaurite di prima, fosse stato per loro sarebbero tornate in quella schifosa cella per stare al sicuro dietro le pesanti sbarre di ferro. Ora invece si trovavano al cospetto di tre contesse che non si sarebbero risparmiate dal giudicarle. Cassandra manteneva la mente occupata lanciando silenziose maledizioni contro sua sorella poiché si trovano lì solo per colpa sua.
Le serve sotto ordine di Donna spogliarono le due ragazze senza troppo garbo gettando i loro abiti sporchi in un cesto impagliato e le aiutarono ad entrare nelle tinozze. Ma quando una di loro si accinse a sciogliere il nodo del turbante che circondava la testa di Cassandra, quest'ultima che dava le spalle sia alle dame sia alle serve, lanciò istintivamente un urlo e si allontanò portandosi le mani alla testa come per proteggersi dalle mani della donna, si mise al contrario dentro la tinozza ora guardando tutti i presenti con indignazione.
<< Perché tutti questi problemi? Dobbiamo ripulirvi da capo a piedi. Obbedite e questo che, a quanto pare, voi considerate un supplizio terminerà presto! >> aveva sbottato Donna spazientita mettendosi le mani sui fianchi.
Le serve non se lo fecero ripetere per non far infuriare la loro focosa signora così simile al suo nobile marito e con forza slegarono i turbanti gettandoli tra i panni sporchi delle due, pietrificandosi poco istanti dopo.
Una chioma folta e mossa di lunghissimi capelli blu come il mare incorniciò il volto pallido di Cassandra che con sofferenza e vergogna si portò le mani al viso, cercando nel suo piccolo di proteggersi da quegli sguardi che conosceva fin troppo bene. Una chioma liscia e argentea invece ricadde disordinata sulle spalle di una Sèlene fuori di se dalla rabbia.
Le serve si allontanarono impaurite pregando il signore.
Donna era sconvolta e si voltò a guardare Isabeau e sua figlia cercando di intuire i loro stati d'animo.
La prima si fece il segno della croce ma la giovane De Sancerre smise di parlare fissando a turno le giovani. Fece un passo in avanti tra lo sconcerto generale, con un guizzo di curiosità in quegli occhi vispi ereditati da suo padre. << Da dove venite davvero voi due? >> chiese, combattuta tra il cedere alla tentazione di passare le dita tra quei capelli che all'apparenza le giungevano morbidi e invitanti, o rimanere li in cerca di un nascondiglio adatto nel caso in cui, quelle che sembravano in tutto e per tutto due servitrici del demonio, avessero attaccato.
Cassandra continuava a tenere le mani in alto a nascondere la faccia, Sèlene invece puntò il suo sguardo argenteo sulla ragazza e con una freddezza spietata parlò << Veniamo da molto lontano madame, vi preghiamo di non dire a nessuno quello che avete visto altrimenti ci uccideranno, sempre che non lo facciate voi ora >> concluse con uno sguardo serio e deciso, penetrò fin dentro le ossa della giovane Sancerre.
Cassandra aveva iniziato a piangere piano, i suoi nervi insieme al suo autocontrollo cedettero sotto quell'ennesimo problema.
Il viso di Donna era terreo, come era possibile? Doveva senz'altro esserci una spiegazione più logica. Nonostante nella sua testa vorticassero milioni di domande e possibili teorie, si limitò ad annuire in silenzio.
Nel mondo moderno aveva visto tante volte circolare ragazze con capelli dai colori particolari, frutto di soldi e tempo spesi in svariate tinte e saloni di bellezza. E a meno che quelle ragazze non provenissero dal suo stesso tempo e avessero, anch'esse, avuto problemi di cui ricordava bene con Hyperversum, quel loro aspetto non poteva spiegarselo così su due piedi.
Isabeau le lanciò un'occhiata complice. Sapeva di lei e di Ian e sperava davvero fossero come loro. Lo preferiva, piuttosto che saperle streghe.
Si avvicinò alle giovani sorprendendo ancora una volta Donna, mostrandole il suo temperamento controllato e sicuro << Quali sono i vostri nomi? >> chiese dolcemente.
<< Io mi chiamo Sèlene e lei è mia sorella Cassandra, mia signora >> rispose la ragazza senza abbassare lo sguardo dalla castellana.
Donna andava avanti e indietro per la stanza, pensando e ripensando a tutte le teorie possibili che potevano saltarle in mente. << In che anno siete nate? >> chiese lei burbera avvicinandosi ad Isabeau.
<< Io nel 1215, mentre lei nel 1219 >> le risposte della giovane erano sempre sicure e taglienti, come il suo sguardo. Era chiaro che volesse proteggere se stessa e sua sorella minore, per questo cercava di mostrarsi forte e risoluta.
Nessuno rivolse più una parola alle giovani.
Dopo averle vestite e medicate con cura, Donna si lavò il sangue dalla mani in un recipiente carico di acqua che veniva sorretto da una nuova serva comparsa da dietro la porta. << Molto bene, adesso attendete qui >> furono le ultime parole della donna dai capelli rossi, prima di lasciare la stanza seguita a ruota dalla figlia, dalla dama simile ad un angelo e dal corteo di serve ancora terrorizzate.

***

Le ragazze stavano sedute sul grande letto che troneggiava padrone della stanza, rendendosi conto che solo quella camera era grande quanto tutta la loro casa. "Nobili spocchiosi" pensò Sèlene sprezzante.
Erano lì in silenzio, Cassandra passava timidamente una mano sulle morbide coperte assaporandone con il palmo le trame e la delicatezza, Sèlene invece guardava fuori dalla finestra perdendosi nella vastità di ciò che vedeva. Nessuna osava dire nulla all'altra. Le castellane erano scomparse dietro la porta dicendo loro di aspettarle, dopo essere state levate, medicate, pettinate, ricucite e vestite quali altre torture dovevano sopportare?
Ian aprì lentamente la porta della stanza. Era cupo perché la moglie e l'amica l'avevano raggiunto preoccupate, Isabeau aveva esordito con: << È necessario che tu veda qualcosa >>. L'espressione di Donna, comunque, non aveva aiutato i suoi dubbi a divenir più leggeri.
Una volta che vide le due giovani, ogni tentativo di mantenere calma e freddezza venne abbattuto dal loro aspetto.
Chiese alla due donne che lo seguivano di entrare in stanza con lui e di richiudersi la porta alle spalle. "Probabilmente con Isabeau e Donna si sentiranno più tranquille" pensò mentre si avvicinava cauto.
<< Mi piacerebbe conoscere i vostri nomi e la vostra vera identità >> non a caso rimarcò quella parola.
Sèlene si drizzò in piedi, avevano chiamato il conte e ora questo le avrebbe gettate in pasto alle torture di inquisitori, boia e sarebbero state vittima di altre terribili vicissitudini, come la morte per annegamento o peggio, sul rogo. << Lei è Cassandra e io mi chiamo Sèlene, siamo sorelle. Vi prego non chiedeteci altro, non capireste >>. Concluse così la ragazza che saettava occhiate a tutti e tre i presenti, restia poiché si era sentita messa con le spalle a muro dalla presenza dell'uomo.
<< Non osare dire a me cosa potrei capire o meno, ragazzina >> rispose secco il Falco. In quel momento i suoi occhi parevano tanto glaciali quanto quelli di Sèlene.
Questa volta guardò Cassandra e si rivolse a lei << Ora ditemi la verità, altrimenti non potrò aiutarvi >>. Quell'ultima affermazione suonò dura come il resto delle sue parole, ma più vera che mai.
Cassandra lo guardò bene per la prima volta alzando il viso, gli occhi grandi ed innaturali più di quelli di Sèlene, color del mare, si puntarono in quelli del Falco. << Se voi dite sul serio allora noi parleremo >> esordì lei con voce delicata e tremante.
<< No Cassy! Non possiamo fidarci di loro, non possiamo fidarci di nessuno >> disse prontamente Sèlene quasi ringhiandole addosso, ma lei non ci badò e rivolgendo ad Ian l'ennesimo sguardo da cerbiatto supplichevole iniziò << Noi non siamo altro che il frutto di un amore impossibile. Nostro padre non lavorava per il re, non era una spia ma solo un povero contadino. Durante un normale giorno di lavoro andò al ruscello per riempire dei secchi d'acqua da portare alle mucche, incontrò una ninfa dei boschi priva di sensi riversa a terra vicino alla riva, inizialmente scappò via lasciandola lì, ma poi torno indietro corroso dal senso di colpa, la raccolse portandola in casa. La curò per come poteva assistendola giorno e notte, così se ne innamorò perdutamente e si unì a lei pochi giorni dopo il suo risveglio. Nostra madre lo amava, sembrava aver accettato l'idea di vivere tra i mortali. Ci diede alla luce ma più il tempo e gli anni passavano, più lei si spegneva, soffriva. Era uno spirito della natura lei, era pura e così un giorno sparì nel nulla abbandonandoci. Papà ci crebbe come poté ma con l'avvento delle guerre sempre più frequenti che imperversavano da sud e le tante invasioni che percossero la nostra antica terra, fummo costretti a nasconderci nell'entroterra del nord. Viaggiammo con tante altre persone che abbandonarono i villaggi nativi ormai non più sicuri o distrutti dagli inglesi e così restammo lì in apparente tranquillità. Noi avevamo costruito la nostra casa lontano dal nuovo villaggio che si era formato, papà aveva detto che così saremmo state più al sicuro. Poi un giorno qualcuno ci trovò, uomini orribili si spacciarono per missionari, ogni giorno li trovavamo davanti alla nostra porta. Un giorno mentre nostro padre non era in casa, Sèlene aprì la porta, ci videro e tentarono di catturarci, ci nascondemmo nel bosco. Fanno parte di un ordine sacerdotale apparentemente innocuo, ma chi li conosce sa quanto sia spietato. Si fanno chiamare i Karstharm, il loro unico scopo è distruggere, contaminare e appropriarsi di quella poca magia pura che ancora esiste nelle nostre terre. Minacciarono più volte nostro padre e lui ci nascose ancora più lontano ma questo non bastò, sapeva che ci avrebbero ritrovato e così lavorò giorno e notte per guadagnare il denaro necessario per mandarci qui, dovevamo partire con lui ma lo uccisero prima e così partimmo da sole >> fece un respiro profondo, mordendosi il labbro inferiore mentre lacrime calde le colavano lente lungo le guance bianche, ogni parola pesava come un macigno sul cuore della ragazzina facendola soffrire ad ogni pausa o respiro.
Sua sorella la osservava di sottecchi.
Ian serrò la mascella, inspirò a fondo, non avrebbe mai voluto dirlo ma dovette. << Dimostramelo >> avanzò, dopo un breve silenzio.
Sèlene sgranò gli occhi e così fecero anche Donna ed Isabeau dietro di lui.
Cassandra respirò ancora profondamente, alzò la mano tenendola chiusa a pugno. Dopo alcuni secondi la aprì e ne fece uscire una piccola fiammella azzurra, successivamente la abbassò ma questa rimase a galleggiare nell'aria pigramente, girando su se stessa e proiettando nel suo piccolo raggio d'azione una tenue luce bluastra.
Isabeau tentò di rimanere calma nonostante il sudore freddo iniziasse a trapelare dalla sua pelle. Donna rimase sconvolta, tutte le sue credenze scientifiche furono spazzate via in un attimo. Le sua testa non ragionava più e le sue gambe si mossero da sole, raggiungendo l'amico per guardare meglio da sopra la sua spalla.
Ian rimase a guardare la fiammella. Gli ricordava terribilmente il modo in cui la mela di Hyperversum fluttuava in aria. Ora aveva avuto la conferma che qualcosa di magico esisteva. E si sentiva confuso.
<< Perché non vi siete difese con l'aiuto della vostra...magia? >> chiese, non sapendo quale altra domanda porre.
<< Non siamo abbastanza forti, non possiamo sostenere uno scontro con loro, sono esperti e la magia a cui si affidano é oscura e malvagia. Inoltre la mia natura mi impedisce di fare del male, io curo la gente, posso purificare fiumi, boschi, proteggo, dono la vita a piante, animali, e con più studio forse, anche alle persone >> fece una pausa, scossa da alcuni singhiozzi.
<< Basta così Cassy >> disse Sèlene a denti stretti stringendo forte i pugni.
<< Dobbiamo proteggerle Jean! >> avanzò Isabeau.
Ian prese a camminare verso la finestra con una mano sotto il mento, riflettendo. << E per proteggerle dobbiamo tenerle qui. Possiamo far in modo che i loro capelli non vengano visti. Ma i loro occhi? >> rispose lui voltandosi verso Donna e la moglie.
<< Potremmo dire che sono nate con delle alterazioni genetiche, come accade agli albini i capelli come la pelle e tutto il resto perde il suo pigmento naturale. Potremmo dire che i colori che loro due hanno sono dovuti al fatto che le ragazze, magari, hanno provato a tingersi i capelli con degli elementi vegetali estratti da erbe e fiori o anche dai minerali stessi pestati fino a ridurli polveri sottili per poi essere uniti con degli unguenti fissanti >> rispose Donna esperta e altrettanto pensierosa seguendo Ian con lo sguardo, nessuna delle ragazze capì quel discorso, insieme ad Isabeau che era altrettanto attonita.
Ian notò i loro volti perplessi e disse << Significa che avete ereditato una malattia da qualche vostro parente. Possiamo usare questa scusa- poi tornò a Donna- Sei certa che la storia degli impacchi di erbe coloranti regga? >>
<< Ho studiato e mi sono informata tempo addietro quindi secondo me, se la inserissimo in un discorso strutturato ad oc, potremmo coprirle senza problemi >> rispose Donna mettendosi a braccia conserte.
Quella notizia aveva decisamente sconvolto anche Ian. Non appena aveva visto quella fiammella fluttuare lentamente in aria, soprattutto dopo che ne fu Cassandra la fautrice, le sue credenze sulla magia tornarono più vivide che mai insieme al ricordo della sua prima volta nel medioevo. Hyperversum l'aveva catapultato in quel mondo costringendolo a vivere una vita non sua che solo poi aveva imparato ad apprezzare ed amare. Poteva quindi comprendere appieno le giovani fuggitive, in una realtà non loro, attorniate da sconosciuti di cui non conoscevano l'affidabilità. E per come poteva doveva assolutamente aiutarle, il senso dell'onore e quello morale ne avvertivano il bisogno. Lui, a suo tempo, aveva avuto la fortuna di ricominciare grazie a Guillaume che aveva creduto in lui nonostante tutto. Dovevano averla anche loro.
<< Eravate dirette da qualche parte in particolare? >> chiese avvicinandosi ed assumendo un'espressione più rassicurante.
<< No. >> rispose di getto la piccola alzando di poco la testa indirizzandola verso quella di Ian, quei dolci occhi sovrumani e impauriti gli rivolsero un silenzioso grido d'aiuto.
<< Avremmo continuato a vagare, ci saremmo fermate in un villaggio dopo averne valutato la sicurezza per poi iniziare una vita nuova >> disse questa volta Sèlene arrabbiata con sua sorella per aver detto la verità, facendola vergognare come una bambina per la sua bugia, per la prima volta non guardò nessuno.
<< Allora starete qui nel mio castello fino a quando non troveremo un modo e un luogo definitivo per farvi stare al sicuro- rispose guardando anche la moglie, cercando conforto e coraggio- ma voglio darvi la possibilità di pensarci, di discuterne tra voi e scegliere. Tra qualche ora vi verrà portato proprio in questa stanza il vostro pasto, se non vorrete presentarvi pubblicamente giù nella sala per pranzare con noi. In questo caso comprenderò la vostra decisione >>.
Le due giovani, incredule nel sentire le parole appena proferite dal conte non poterono fare altro che annuire. Sèlene si affrettò e parlò prima che i nobili uscissero nuovamente per lasciarle sole << Mio signore, voi siete un uomo molto acuto e sapendo che non abbiamo un posto dove stare saprete anche che sarebbe stupido, insensato e pericoloso per noi dirvi che vorremmo andare via. Ci state offrendo il vostro aiuto e noi lo accettiamo di buon grado, ma non ci presenteremo mai ai pasti o a qualsiasi altro vostro trastullamento da signori feudali. Credo che sia meglio stare lontane da orecchie e occhi indiscreti, potremmo vivere tranquilli sia noi che voi e metterci in sesto senza troppe preoccupazioni e senza disturbarvi o turbarvi in qualsivoglia modo >> lo guardò riacquistando la sicurezza e la sfacciataggine di sempre.
Ian sollevò un sopracciglio leggermente irritato da quell'atteggiamento prepotente << Se vi propongo un'attività del genere- ribatté- è perché penso possa momentaneamente distrarvi dai vostri mali interiori e di conseguenza farvi rilassare >>.
<< Vi ringraziamo del pensiero mio signore ma saremmo noi a decidere se parteciparvi o meno, con tutto il rispetto noi non facciamo parte di corti o grandi castelli, siamo contadine e potremmo involontariamente mettervi in imbarazzo davanti ai vostri ospiti >> continuò lei, sopprimendo rapidamente il tono inviperito che stava emergendo fuori dalle sue labbra per un soffio.
<< Il mio vuole essere un consiglio per il vostro benessere. In questo castello cercheremo di farvi stare al meglio e vi proteggeremo a prescindere dal vostro aspetto e dalla vostra natura. Ma non accetto e tantomeno tollero gli atteggiamenti irrispettosi, madame Sèlene >> con quel tono severo e d'ammonimento si diresse verso la porta seguito da Donna ed Isabeau. << Per rimanere qui dovrete imparare la parte che madame De Sancerre ha avanzato per il vostro vivere serenamente >> aprì la porta facendo passare avanti le dame per poi seguirle fuori dalla stanza, le donne imboccarono il corridoio per allontanarsi. << Buon riposo mie signore >> disse infine esibendosi in quello che era un perfetto ed elegante inchino chiudendo la porta.
Sèlene fu punta sul vivo, "Vorrebbe insegnarmi come ci si comporta? Tutti così i nobili, si credono portatori di saggezza e dispensatori di verità" si disse lei, girò sui tacchi stizzita, raggiunse il letto sedendosi nel bordo del lato destro, sbuffando si tolse le scarpe e i vestiti gettandoli per terra con malagrazia per poi coricarsi coprendosi fino al naso e godendo di quel tepore.
Cassandra aveva risposto al saluto con un cenno del capo e anche lei si era messa a letto accanto alla sorella, le diede le spalle e sprofondò in un sonno senza sogni.

   
 
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