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Autore: LittleDreamer90    28/09/2016    13 recensioni
Un'antica profezia ed un principe dagli occhi color dell'oro.
Il prospero regno d'Egitto, funestato da morti ed inganni, è nelle mani di un empio usurpatore, ma la vendetta dei legittimi eredi non tarderà.
Il destino è in agguato.
Il vento del deserto spingerà il principe verso il compimento di quanto è stato scritto o lo condurrà verso la felicità di una nuova vita tra sabbie e dune?
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9      Ad Amarna


1217 a.C.

La tredicenne Kagome represse l'ennesima lamentela, conscia che se avesse aperto ancora bocca, questa volta Sesshomaru avrebbe tranquillamente potuto farla tacere per sempre.
Specialmente dopo l'ultima sfuriata.
Però era quasi una settimana che viaggiavano ininterrottamente e lei era così stanca!
Il sole cocente le bruciava la pelle nonostante gli strati di vestiti che la ricoprivano e la schiena le faceva un male d'inferno.

Davanti a lei, il principe Sesshomaru, non visto, trattenne un sospiro scocciato.
Poteva comprendere il fatto che fosse ancora convalescente e che anni al chiuso non avessero giovato alla sua capacità di affrontare il deserto. Il problema era che quella dannata ragazzina non era stata zitta un secondo!
Dove stiamo andando? Manca ancora molto? Quando ci fermiamo? E InuYasha? Se tu sei vivo, allora anche lui… perché non andiamo a prenderlo?

Era stato sul punto di gettarla a mollo nelle acque del Nilo, o di abbandonarla alla prima oasi in cui fossero incappati, ma il non ricevere risposta doveva infine averla fatta desistere.
Quella ragazzina petulante e fastidiosa!
Takemaru tendeva a conversare con lei, nonostante fosse anch'egli tendenzialmente schivo e silenzioso.
Ma ciò che di più aveva infastidito Sesshomaru, era stata quella strana punta di rimorso da lui stesso provata quella mattina, quando l'ennesima domanda a cui non sapeva dare risposta l'aveva fatto imbestialire. Il suo scatto d'ira doveva aver terrorizzato la ragazzina che, infatti, non aveva più fiatato da allora.

“Non ti ha chiesto nulla di male, in fondo. Solo perché l'avessi salvata” gli ricordò la coscienza con quella che sembrava inquietantemente la voce del defunto Faraone Inu No Taisho.

La spiegazione era infine avvenuta grazie al Nobile Setsuna: - Il fatto che voi abbiate vissuto per un po' a palazzo vi rende una valida fonte di informazioni, signorina – aveva esordito – Certo, non ci saremmo mai aspettati di trovarvi nelle mani di quei mercenari, ma la vostra presenza ci ha fornito altresì una valida occasione di scambio -.

Kagome era rimasta ancor di più senza parole nell'apprendere che Rin, la cara piccola Rin, non fosse altro che… la sorellina dell'uomo chiamato Bankotsu!
Durante il colpo di Stato da lui ordito, Naraku si era vendicato sulla squadra dei mercenari -assoldati per dar fuoco al palazzo ma poi fuggiti con il compenso senza portate a termine il lavoro, tradendolo- rapendo la bambina ancora in fasce ed utilizzandola poi a proprio vantaggio.
Con una punta di egoismo e rimorso, Kagome si chiese se le cose avessero potuto andare diversamente se, nella sua fuga dal palazzo, fosse riuscita a portare la piccola con sé, come aveva inizialmente pianificato.
Già sapeva del coinvolgimento di Naraku e Kikyo, e che Rin fosse tutt'altro che una principessa, ma mai l'avrebbe associata alla sinistra figura del capo della Squadra dei Sette!

Al pensiero di ciò che avrebbero potuto farle, brividi di terrore e disgusto le percorrevano ancora la schiena.
È non se la sentiva certo di biasimare Sesshomaru per averla usata come merce di scambio. Affatto. Nonostante il carattere burbero, il principe era stato la sua salvezza.

L'accordo stipulato con i mercenari era semplice: aiuto nella battaglia contro Naraku in cambio della salvezza della ragazzina di nome Rin, che sarebbe tornata sana e salva tra le braccia del fratello.

“Ammesso e non concesso che Rin non impazzisca nello scoprire la verità e che accetti di tornare con un fratello che non ha mai conosciuto” era stata la riflessione inespressa da Kagome.

Il perché poi il principe si fosse fatto consegnare anche lei, ancora le sfuggiva. La spiegazione del Signor Takemaru riguardo al suo aver vissuto a palazzo non la convinceva del tutto.
Che lo avesse fatto per gentilezza, allora? Perché, in fondo in fondo, a lei ci teneva?

La giovane Kagome lanciò un’occhiata dubbiosa alla figura che le cavalcava innanzi.
Forse avrebbe dovuto dirgli ciò che aveva sentito? Cioè il fatto che Kikyo…
Si morse il labbro, indecisa e nervosa.

No. Era una cosa troppo grande e dolorosa.
Dirglielo non avrebbe giovato, anzi, avrebbe contribuito a risvegliare quella vena di rabbia e avventatezza che anche il rigoroso primogenito di Inu No Taisho in fondo possedeva al di sotto della facciata glaciale.
No. Ora non era il caso. Un giorno, forse, glielo avrebbe raccontato. Non aveva nemmeno molta voglia di ripensarci, oltretutto.
Ora voleva solo gustarsi un po' della tanto agognata libertà.

Le sembrava passata una vita da quando era riuscita a fuggire dal palazzo di Menfi e invece erano passati solo dieci giorni.
Rabbrividì al solo ricordo di quanto era stata vicina a farsi scoprire…


Palazzo reale di Menfi, dieci giorni prima, 1217 a.C.


Il suono strascicato dei suoi stessi passi riecheggiava nel silenzio, nonostante stesse facendo di tutto per essere la più silenziosa possibile. 
Il cuore le batteva forte ma Kagome  si sforzò di restare calma. 
Dentro di sé stava maledicendo ogni Dio possibile immaginabile a causa del primo grande intoppo nel suo piano di fuga. Non era infatti riuscita a parlare con Rin, tantomeno prenderla con sé nella fuga. La bambina era infatti stata convocata dalla Signora Kikyo per non si sa cosa. 
Poco aveva lenito la sua amarezza il lasciare il suo gattone nella stanza dell'amica, ordinandogli di proteggere Rin in sua assenza. Chissà se Buyo aveva capito le sue parole… le era sembrato di sì dal modo in cui l'aveva guardata fissa negli occhi, però… 
Non era stato il caso di indugiare oltre, vista l'insperata occasione propizia: Naraku non c'era, guardie e servi erano presi dall'euforia per i festeggiamenti in onore di Hapi* 
In pratica era la sera perfetta per passare inosservata.

Furtivamente riuscì a superare la porta di servizio che dava sulle stalle, meravigliandosi della mancanza della sentinella. Probabilmente la guardia lavativa avrebbe finito per meritare una bella punizione, se non peggio. 
Ecco, mancava così poco… doveva solo riuscire a prendere un cavallo e.. 
Un sussulto terrorizzato le uscì dalle labbra nel momento in cui, girando un angolo, impattò contro qualcuno.
Maledizione, l'avevano scoperta!

- Che diavolo?!? Si può sapere cosa avevi intenzione di fare, razza di stupida? – sibilò Kagura. 

Le era bastato un solo sguardo al suo abbigliamento per intuire le intenzioni della ragazzina. 

Kagome riuscì a ricambiare l'occhiata di rimprovero della donna, sostenendone lo sguardo con fermezza e apparente calma. Dentro di sé era invece in preda al panico. 
Kagura l'avrebbe sicuramente portata da Kikyo e… quella pazza l'avrebbe uccisa, questa volta! 
Sentendosi strattonare per un braccio, Kagome tentò istintivamente di liberarsi. 
Inaspettatamente però Kagura non fece altro che spintonarla nell'ombra dietro di sé, imponendole con un sussurro brusco di starsene zitta, prima di sfoderare un'espressione spezzante. 

Nello stesso istante, Kagome sentì dei passi pesanti avvicinarsi a loro.

- Tsè! È così che fai la guardia, Byakuya? Andandotene a zonzo invece di sorvegliare la porta? – disse la donna, per lo sgomento della ragazza nascosta.

Cosa? Byakuya? A guardia della porta c'era Byakuya!?! Un nuovo brivido di terrore scosse Kagome al pensiero del rischio corso. 

- Taci, serva! Non è affar tuo ciò che faccio io, Kagura! – fu la replica dell'uomo – Non ti conviene scherzare con me, sai? Anche tu non dovresti essere a zonzo – appurò Byakuya. 

Sfoderando un sorriso di irriverente scherno, Kagura gli si avvicinò, facendo così in modo di allontanarlo da dove Kagome si nascondeva: 
- Ti ritieni tanto furbo, tu, vero? Vorresti fare la spia al tuo padrone? Ti faccio notare che la domanda successiva sarebbe il perché tu eri in cortile, invece di startene a guardia del corridoio – puntualizzò la donna.

- Dovevo pisciare. Ti basta come giustificazione? – rise Byakuya – A meno che tu abbia in mente una diversa motivazione per distrarmi… - alluse con un ghigno.

- Ti piacerebbe, babbuino pervertito… - lo fulminò lei, precedendolo verso la porta – Andiamo, signora guardia! O hai intenzione di restare lì? Tra poco le temperature basse della notte inizieranno ad essere impietose - disse, spronandolo a tornare all'interno. 
Vedendolo esitare, aggiunse: - Ho già fatto un giro e non c'è nessuno, fidati. Sono tutti dentro a gozzovigliare -.

Byakuya sbuffò: - Già... Come li invidio... D'altro canto, se è vero che quando il gatto non c'è i topi ballano, almeno io devo starmene all'erta, mentre voi altri scarafaggi fate festa -.

La donna ridacchiò: - Anche perché, se capitasse qualcosa, saresti il primo a finire tra le grinfie del "gatto" -.

- Dannata! - la rimbrottò l'uomo, restio ad ammettere che aveva perfettamente ragione.

Nascosta nel suo angolo, Kagome non osava nemmeno respirare.

Un momento prima di chiudere la porta che dava sul cortile, Kagura lanciò un'ultima occhiata verso il buio dove sapeva si nascondeva quella incosciente ragazzina: "Buona fortuna, pazza avventata. Non so cosa speri di ottenere, ma... Che il deserto ti sia clemente" pensò. 


Anche quando il cortile tornò perfettamente buio e silenzioso, Kagome attese un paio di minuti prima di muoversi, tentando disperatamente di riprendersi.

Kagura... Kagura la stava lasciando andare? Stentava veramente a crederci. 
Vagliando le ipotesi, Kagome appurò che prendere un cavallo avrebbe comportato troppo rumore, specialmente con i sensi vigili che Byakuya aveva. L'unica alternativa era davvero sgattaiolare via a piedi.

Rabbrividì al pensiero del deserto, ma si costrinse a procedere. Ora o mai più.

Sgusciò furtiva verso il portone, finendo poi per congelarsi accorgendosi della presenza di due guardie che sopraggiungevano per dare il cambio. 
Dannazione, questa proprio non ci voleva!

"Ok... Piano B" pensò, tornando sui suoi passi per poi dirigersi a lato delle mura. 
Lì un modesto albero di tamarindo sporgeva appena oltre il muro di cinta.
Avrebbe dovuto fare molta attenzione.
Arrampicandosi il più silenziosamente possibile, si sedette in bilico su un ramo che si allungava al di là del muro.
Un paio di metri più avanti, un piccolo cespuglio mezzo rinsecchito resisteva tra la sabbia. Forse avrebbe potuto…
Attendendo il momento propizio, Kagome soppesò tra le mani il sasso che aveva afferrato in precedenza, prima di scagliarlo con tutte le sue forze nella direzione da cui era venuta.

Le guardie, attirate dal rumore, si voltarono, iniziando a dirigersi verso la fonte del suono, consentendo alla ragazza di lasciarsi scivolare tra la sabbia.

Benché fosse atterrata malamente, la ragazzina non si fermò, correndo il più velocemente possibile verso il cespuglio, acquattandosi tra i rovi.
Fatto ciò, si preparò ad attendere. Darsela a gambe immediatamente l'avrebbe resa di facile individuazione.

Passata circa un'ora, i primi segni di cedimento dati dalle temperature che si abbassavano, iniziarono a fare capolino nelle sentinelle.
Anche Kagome tremava di freddo nonostante gli strati di vestiti ad avvolgerla. Iniziava a rimpiangere la sua decisione avventata quando lo squillo di un corno la fece trasalire.
Quello era il segnale di quando…

Nel giro di alcuni minuti le guardie erano in fermento, pronte a schierarsi ad accogliere il reggente inaspettatamente di ritorno a palazzo nel cuore della notte.
Anche le sentinelle a poca distanza da lei si affrettarono a tornare verso l'entrata principale.

“Ok Kagome. Ora o mai più” si disse, distendendo i muscoli indolenziti “Corri. Corri come se in gioco ci sia la tua vita”. Così era, effettivamente.
E corse, arrancando nella sabbia, sperando con tutto il cuore che nessuno la vedesse.

Arrivata alle prime case del villaggio situato nei pressi del palazzo, era ormai senza fiato.
Accasciandosi nei pressi di una casupola per riprendere fiato, ansimò di terrore nell'udire una specie di ringhio alle sue spalle.

“Oh no!” realizzò in preda al panico, voltandosi a fronteggiare l'aggressivo e magro cane randagio che le ringhiava contro.
- Buono, cagnolino, a cuccia – tentò, ma l'animale le si scagliò addosso, mostrando i denti.

Per fortuna tutto ciò in cui riuscì ad affondare le fauci fu il fagotto con i miseri averi che la ragazza aveva portato con sé.
Terrorizzata, Kagome si rimise a correre, percependo l'animale alle calcagna.
Si sforzò di non piangere nonostante il dolore sordo alla milza e i polmoni che le bruciavano.
Era sfuggita alle grinfie di Naraku, non si sarebbe fatta sconfiggere da un cane!
In preda alla disperazione, finì per fare la cosa che chiunque avrebbe naturalmente fatto nello scorgere una figura poco più avanti: chiedere aiuto.

Ovviamente Kagome non era una sprovveduta, sapeva bene che il mondo era ben diverso dall'immagine dorata che veniva propinata tra gli sfarzi del palazzo reale. Sapeva che nel villaggio giravano malintenzionati e loschi individui, ma…

- La prego, mi aiuti! – implorò, afferrando l'uomo per il bordo dei pantaloni, gettandosi a terra per la fatica.

l'uomo dai capelli scuri, le rivolse uno sguardo dapprima confuso e poi gentile.

- Oh, povera piccina, ti sei persa? – tubò con voce innaturalmente melensa.
Il vago senso di sollievo che Kagome aveva provato mutò istintivamente in terrore quando il sorriso gentile dell'individuo si trasformò in un ghigno crudele.

Istintivamente la ragazza arretrò, mormorando un – No! – mentre una altrettanto sgradevole voce li raggiunse: - Ehi, Suikotsu, che ti prende? Muovit- oh, cosa abbiamo qui? Una mocciosa? – sibilò schifato un secondo uomo.

Kagome tentò di fuggire, ma emise un gemito sordo quando qualcosa le colpì violentemente la nuca.

- Non ti preoccupare, Jako. Qualcosa mi dice che Ban potrebbe apprezzare questa signorinella – fu tutto ciò che riuscì a sentire, prima che il buio dell'incoscienza la avvolgesse nelle sue spire.



Amarna, 1214 a.C.

Kagome si lasciò sfuggire un lungo sospiro prima di alzarsi dal suo giaciglio.

Accigliandosi, scostò il pesante tendaggio che manteneva la stanza nella penombra, socchiudendo gli occhi alla luce improvvisa proveniente dall'esterno.
Sarebbe stato da sciocchi starsene al chiuso a rimuginare ancora a lungo, comunque.
Certo, come no... rimuginare? stava scappando, altro che rimuginare! La verità era che aveva fatto di tutto per evitare il confronto con InuYasha.

"Kagome, sei una vera stupida!" si auto rimproverò mentre scendeva le scale, diretta verso l'esterno.
Si stupì nel trovare i corridoi più deserti del solito.

Affacciandosi sul cortile, sgranò gli occhi davanti alla strana scena che le si parò davanti:
Miroku e le due ragazze se ne stavano in un angolo osservando il duello di scherma in corso tra Koga e... Sesshomaru?!? 
Istintivamente la ragazza cercò InuYasha, trovandolo infine seduto scompostamente a terra, accanto a Sango. Sembrava abbacchiato e si teneva il palmo di una mano contro la guancia.
Sussultò quando il ragazzo alzò il viso, permettendole di scorgere la guancia sinistra gonfia e il labbro inferiore spaccato.
Aveva fatto a botte?!?

- Ah, i giovani! Sempre pieni di energia -.

Kagome si voltò stupita, incontrando il bonario sorriso di Kaede.
- Se ti stai chiedendo cosa è successo qui, la cosa è semplice. Per farla breve, i ragazzi hanno assistito ad una specie di allenamento tra i due principi. Immaginerai bene che Sesshomaru non è il tipo da elogi ed i ragazzi si sono un po' risentiti ai suoi commenti sulla capacità di combattimento di InuYasha. Considerando poi che fu il papà di Koga ad addestrare sia il figlio sia Ayame e InuYasha... - sorrise l'anziana.

Kagome scosse la testa, rassegnata. Sesshomaru come insegnante? Sapeva bene di cosa fosse capace, altrochè! Se non fosse stata per la presenza rassicurante della Somma Midoriko, sarebbe ancora in un angolo a piangere per come il principe perdeva subito la pazienza con lei, nel doverle insegnare a difendersi! Per sua fortuna Sesshomaru non era particolarmente amante dell'arte del tiro con l'arco e, durante i tre anni precedenti, aveva lasciato prevalentemente a Totosai e alla Sacerdotessa il compito di formarla.
Unica eccezione era stata l'autodifesa. E non ci era andato affatto leggero, anche se lei era una ragazza!

Tornando a concentrarsi sullo scontro, represse un sorriso rassegnato quando il principe maggiore ne uscì vincitore.

- Dannazione! - imprecò Koga, gettando a terra la sua arma.
Aveva perso, con Ayame che lo stava guardando, oltretutto!
Pensava di poter far abbassare la cresta a quel damerino impettito, e invece...

- Non ti abbattere, Koga! Era plausibile che le cose andassero così. Oltretutto, la spada non è la tua arma preferita - osservò Miroku.

- Speravo in qualcosa di meglio, futuro capo dei Figli del Deserto - osservò intanto Sesshomaru.

Kagome assottigliò gli occhi. Era ora di prendersi una piccola rivincita sul maggiore dei figli del faraone per il modo in cui aveva impunemente spifferato i fatti suoi davanti a tutti il pomeriggio precedente!

- Forse è perché date per scontato che il figlio del capo debba essere automaticamente il migliore, mio signore - osservò con un sorriso, facendo trasalire InuYasha che non l'aveva sentita arrivare.

La giovane fece un cenno complice ad Ayame, per poi tornare a rivolgersi a Sesshomaru, che strinse gli occhi, guardandola di sbieco.

Kagome conosceva bene quell'espressione. Era la faccia da “ragazzina, ti avverto! Non tirare troppo la corda. E non credere che non abbia colto lo scherno nel modo in cui mi hai chiamato. La mia pazienza è agli sgoccioli”.
In tre anni a contatto con lui aveva imparato molto. Specialmente a non farlo arrabbiare!

Ayame osservò Kagome e poi il fratello di InuYasha, trasalendo nel notare lo sguardo penetrante di quest'ultimo fisso su di sé in conseguenza dell'ammiccare di Kagome.

Sesshomaru si accigliò: - Una donna, eh? – appurò in un sussurro al limite dell'udibile – Il vostro miglior combattente sarebbe lei? -.

Il sorriso di Kagome si allargò. “Il sommo Sesshomaru non si starà facendo problemi nell'affrontare una donna!” fu ciò che l'uomo lesse nello sguardo della ragazzina che da tre anni viveva con lui.

- E sia! Non credere che ci andrò leggero solo perché questo è un allenamento e perché sei una donna – fu infine la risposta del principe.

- Ottimo. Non pretendo nulla di meno – ribatté coraggiosamente Ayame.

Sesshomaru rispose con un lieve cenno del capo, salvo poi rivolgersi al resto dei presenti: - Non pensiate di essere esonerati dal combattimento – disse a Sango e Miroku – Se ho preteso di incontrare i guerrieri migliori del vostro gruppo, non è certo per fare quattro chiacchiere – affermò.

InuYasha trattenne uno sbuffo, alzando gli occhi al cielo. Il solito arrogante!

La reazione del minore non passò di certo inosservata all'attento sguardo del fratello che sorrise appena ed una luce inquietantemente birichina gli illuminò gli occhi: - Nel frattempo, Kagome, potresti medicare il tuo caro amichetto – osservò con una punta di malizia, riferendosi ad InuYasha. “Eccoti servita, ragazzina! La prossima volta ci penserai due volte a burlarti di me e a sfidarmi” diceva a chiare lettere quello sguardo.

La ragazza si irrigidì, colta di sorpresa. Assottigliò lo sguardo, lanciando a Sesshomaru un'occhiataccia. Quel… quel… argh! Permaloso vendicativo!

- Ayame? – sussurrò Kagome alla ragazza dai capelli rossi – Guardia alta e… è inutile cercare di trovare un varco dal lato che ritieni essere quello debole. Sa usare la spada anche con la mano sinistra – la avvertì.

- Mh-mh. Prima o poi voglio battermi anche con te, Kagome. Sei davvero forte, ragazza – le sorrise complice la rossa – Non temere. Il signorino può anche essere affascinante, ma non mi farò di certo trovare impreparata – promise, prima di avanzare a fronteggiare il suo avversario.

Mentre gli altri iniziavano a fare il tifo, Kagome fece un cenno ad InuYasha, ordinandogli silenziosamente di seguirla. “Andiamo, impiastro! Assicuriamoci che non ti abbia rotto nulla” fu il suo pensiero.




InuYasha emise un sibilo di dolore quando Kagome gli tamponò con un panno bagnato il taglio sul labbro.

- Fermo! – lo rimbrottò – La prossima volta ci penserai bene, prima di fare a botte – proseguì.

- Uff - sbuffò scocciato InuYasha – Non c'è bisogno che tu mi faccia la predic- Ahia! Kagome! Accidenti a te! – sbottò.

- Zitto – rise sotto i baffi la giovane.

Emise però un gridolino quando, per rappresaglia, l'amico la rovesciò sul letto su cui erano seduti.
- InuYasha! – si lamentò Kagome, divincolandosi, ma il giovane la tenne stretta, costringendola su un fianco e facendola appoggiare con la schiena al suo torace.

- Come stai, Kagome? – le chiese in un sussurro dopo qualche momento di silenzio.

La giovane sospirò: - Sto bene, dico davvero – ribadì nel sentirlo stringere le sua presa appena un po' di più – E tu? Sei… sei arrabbiato? – osò domandare.

- Più che altro mi sento scombussolato – ammise – E già mal sopporto sua spocchiosità – sputò, riferendosi al fratello – Forse sarebbe stato meglio che fosse rimasto qui a farsi i fatti suoi ancora per un po'! Anche se… - “Anche se, senza di lui, non ti avrei mai ritrovata” si costrinse ad ammettere mentalmente con una punta di invidia. Avrebbe voluto essere lui a salvarla e non Sesshomaru.
- Kagome… mi dispiace per ieri – ammise infine – Ero nervoso e… - tentò di scusarsi senza nemmeno sapere come – Non sei obbligata a dirmi tutto. Voglio dire – balbettò – Non ha importanza – “L'importante è che tu stia bene e che sia qui con me”.

Lasciò appena la presa, sentendola ruotare tra le sue braccia fino a girarsi faccia a faccia con lui.

- Non è quello – sussurrò Kagome, giocherellando con una ciocca dei capelli di lui – Non è che non volessi dirtelo. È che… non era necessario che tu lo sapessi. Non era rilevante al fine di… Voglio dire – si affettò ad aggiungere all'occhiata trova che l'amico le lanciò – Non è successo niente di irreparabile, tuo fratello mi ha tirato fuori dai guai e io sono qui. Sana e salva. E poi… onestamente è una parte che ho deciso di dimenticare – ammise.

InuYasha la strinse un po' di più. La sua nanetta.

- Scusami – riprese lei, ma lui la zittì:
- Shht! Ho detto che non importa. Va bene così – ribadì, carezzandole la schiena – Mi chiedo solo una cosa – borbottò – Come cavolo hai fatto a non uscire di testa nello stare a contatto per tre anni con Mr. simpatia e il vecchietto logorroico? – affermò, facendola ridere.

- La vera domanda invece dovrebbe essere: come faccio ad essere ancora viva dopo aver stuzzicato continuamente tuo fratello! – ammise Kagome.

- Nah! Quello abbaia tanto, ma non morde! – sentenziò InuYasha prima di sistemarsi più comodamente nel letto con uno sbadiglio. L'allenamento l'aveva distrutto e, benché fosse pieno giorno, moriva di sonno.

Kagome si alzò su un gomito a guardarlo, scostandogli una ciocca ribelle dalla frangia: - Dormi. Sei stanco – disse, facendo per alzarsi.

Aprendo appena un occhio, il giovane la trattenne: - Resta. Non mi è andato affatto giù il fatto che tu sia sparita, ieri – la rimbrottò, facendola sdraiare.

- Come il principe desidera – lo prese in giro la ragazza, accoccolandosi al suo fianco.

- Insolente! – borbottò InuYasha mentre la risatina e il confortante tepore del corpo di Kagome premuto contro il fianco destro lo accompagnavano nel sonno.

Si risvegliò all'incirca un'ora dopo, a causa della fame.
Si sorprese nel trovare ancora l'amica al suo fianco, addormentata con la testa contro il suo braccio.
Riflettendoci, erano anni che non riposava così bene, con il cuore sgombro da ogni preoccupazione. Era stato come quando erano bambini e facevano il pisolino dopo mangiato…
Peccato che non fossero più due bambini.
InuYasha sentì il cuore reagire in modo strano nel momento in cui si soffermò ad osservare la ragazza dormiente. Era diventata davvero bellissima.

Assorto com'era nella sua contemplazione, quasi fece un salto quando, inaspettatamente, Kagome socchiuse gli occhi, sbattendo le ciglia.
Doveva proprio scegliere il momento in cui la stava guardando per svegliarsi, dannazione?!?

InuYasha deglutì, tentando di ricomporsi, finendo per arrossire ancora di più quando Kagome si stiracchiò come un gatto, le braccia alzate sopra la testa e il busto inarcato a mettere in evidenza le sue forme.
Il principe si ritrasse ancor di più di fronte ai propri pensieri inopportuni.

- Ciao… umphf! Ma che fai?!? – si lamentò la ragazza, ritrovandosi quasi giù dal letto da quanto era stato forte lo spintone che InuYasha le aveva dato.

InuYasha arrossì, distogliendo lo sguardo mentre si sistemava delle inesistenti pieghe sui pantaloni: -Vado a lavarmi e a mettere qualcosa nello stomaco – annunciò con finta noncuranza.

Kagome lo osservò lasciare la stanza, sbattendo perplessa le palpebre.
Che diavolo gli era preso, così all'improvviso?!?


Giunto nella stanza da bagno, InuYasha la trovò già occupata da Miroku e Koga. Il primo canticchiava allegramente mentre si sciacquava; il secondo, invece, se ne stava in un angolo, il mento sulle braccia appoggiate sul bordo della tinozza in cui era immerso, dando agli altri le spalle.

- Ehilà! – salutò Miroku.

InuYasha rispose con un cenno: - Che gli prende? – domandò riferendosi a Koga – Perché ha quell'aria… apatica? -.

Miroku fece spallucce prima di sfoderare il consueto ghigno.

- Niente. Non ho niente! Perché dovrei avere qualcosa? E perché dovete sempre farvi gli affari miei, eh? – sbottò il giovane Yoro, alzandosi dall'acqua ed asciugandosi sommariamente prima di rivestirsi e lasciare la stanza.

- Ookk. Questo posto deve avere qualcosa che non va. Forse andrebbe fatto un esorcismo contro gli attacchi di bile, eh? Siamo tutti un po' nervosetti – osservò Miroku.

InuYasha non rispose, rimanendo ad osservare accigliato la porta dietro la quale Koga si era dileguato.


Nel frattempo Kagome aveva raggiunto le ragazze.
Le trovò a gironzolare intorno a Totosai. Sango rimasta impressionata dall'abilità dell'uomo nel riportare alla vita vecchie armi ed Ayame, da quando aveva scoperto che era stato l’anziano ad addestrare Sesshomaru da giovane, non aveva smesso nemmeno un secondo di pregarlo di rivelarle i suoi segreti come maestro di Spada.
La sfida con il Principe Maggiore era stata impegnativa e, benché Ayame ne fosse uscita sconfitta, non si era persa d'animo, anzi, aveva trovato lo scontro molto soddisfacente e stimolante.
Anche Sesshomaru, in fondo, aveva riconosciuto la caparbietà della ragazza, commentando con un – Non male, per essere una donna. Davvero niente male -. Che, detto da lui, era la cosa più vicina ad un complimento che ci si potesse aspettare.


La vita del gruppo venne ben presto caratterizzata da una certa routine.

La parte più importante della giornata erano gli allenamenti. Ben lungi dall'essere soddisfatto della preparazione del fratello minore, Sesshomaru decise di addestrarlo lui stesso, dando anche sporadici consigli burberi al resto della combriccola.
Il progetto di Sesshomaru era evidente: radunare il maggior numero di alleati e fedeli all’ex faraone, marciare su Menfi, attaccare il Palazzo e spodestare Naraku, riappropriandosi di ciò che spettava loro di diritto.
Già da alcune sere aveva indetto delle riunioni private con Totosai, InuYasha, Kaede e Midoriko.
Inaspettatamente l'anziana matriarca aveva preteso la presenza anche dei giovani Koga, Ayame, Miroku e Sango.

InuYasha si era stupito non poco della passiva accettazione del fratello alla presenza degli altri e di Kagome in particolare.
Era come se, benché la cosa lo infastidisse, fosse abituato ad avere la ragazza attorno e la considerasse come… un collaboratore? Un fastidioso e petulante collaboratore, certo… a meno che si fosse rassegnato a pensare ad InuYasha e Kagome come una sorta di indivisibile diade...

Un fastidioso grido lo riscosse dai pensieri:
- Kagome! – le corse incontro il piccolo Shippo, entrando in Amarna in compagnia di Koga.

Erano trascorsi alcuni giorni e il giovane Yoro tendeva a recarsi sempre più spesso al di là dal Nilo per controllare la sua gente.

- Buon giorno, Shippo! – lo salutò la ragazza.

Poco lontano, InuYasha squadrò preoccupato l'amico.
Da alcuni giorni Koga era strano, sfuggente.
Tra tutti, era quello che maggiormente mal sopportava gli allenamenti e le riunioni. O almeno questo era ciò che pensava InuYasha.

Kagome invece credeva di aver intuito quale fosse il vero problema del giovane, ma aveva deciso di non intromettersi, sperando di sbagliarsi.
- Come mai qui? – domandò poi a Koga – Non avresti dovuto portarlo con te, Sesshomaru ha indetto una nuova riunione tra un paio d'ore e – la ragazza si interruppe, mordendosi la lingua.

Alla menzione del nome del fratello di InuYasha, lo sguardo color del cielo di Koga si era oscurato in fastidio.

- Sono stato io ad insistere! – spiegò in fretta Shippo – Volevo… volevo vedervi, ecco! Mi mancavate – ammise, chinando il capo imbarazzato – Lui lo vedo spesso – fece loro notare, riferendosi a Koga - Ma tu, Inu, Sango e Miroku… e la sorellona! -.

- La sorellona… Tsk! – fu il sussurro velato di astio di Koga, che però subito si riprese, notando su di sé lo sguardo di Kagome – Andiamo, fanciullo! Ti va di vedere un po' di cose belle? Ci sono dei cavalli davvero forti, là dentro. E anche una fucina, sai? – propose con un sorriso a Shippo.

- Ohh! Sul serio? Forte! – gli rispose il bambino, entusiasta, saltandogli in braccio.

- Mi preoccupa, il modo in cui si comporta – osservò InuYasha, avvicinandosi a Kagome dopo che Shippo e Koga si furono allontanati – Ho sempre avuto una certa sintonia con lui, ma non riesco a capire cosa gli sia preso, questa volta – ammise.

Kagome sospirò.

Ritornando verso il cortile, si imbatterono in Sango e Miroku, intenti ad allenarsi.
Anche Sesshomaru era stato sorpreso dalla prestanza fisica della ragazza e dell'abilità con cui maneggiava, oltre a spada e pugnali, una strana e pesante arma: un grande boomerang d'osso.

Con un sorriso, Miroku parò l'ennesimo affondo di spada di Sango: - Sei stupefacente, mia cara Sango. Così aggraziata… -.

- E tu sei un grandissimo ruffiano! Smettila di fare il buffone e combatti! – lo rimbrottò la giovane. Nonostante questo, i suoi occhi bruciavano dal divertimento.

- Feh! Guarda che roba! Sembrano due bambini che amano farsi i dispetti a vicenda! – commentò InuYasha.

Kagome sorrise, intenerita: - E che male c'è, scusa? Si vogliono bene e, benché si ostinino a negarlo, sono una coppia -.

- Mhnpf! – bofonchiò il principe – Certo, certo… Sango se lo è scelto proprio bene, con tutta la fatica che deve fare per tenerlo a bada, tsk! -.
Sotto sotto, però, anche lui la pensava come l'amica e da tempo vedeva i due come la coppia più salda del gruppo. Guai però se Miroku avesse scoperto questa sua convinzione! No, piuttosto che sorbirsi i gongolamenti da ebete del giovane, si sarebbe portato quel segreto pensiero nella tomba!

- Sei impazzito?!? Che ti è saltato in mente di portarlo qui? – irruppe improvvisamente la voce di Ayame – E questa storia che vai e vieni come ti pare e piace non... -.

- Perché, ora non posso neanche andare a vedere come se la passa la mia famiglia? Cos'è, devo chiedere il permesso a te o a Sua Signoria? – le rispose Koga, interrompendola.

La ragazza lo fissò attonita per un momento: - Cosa?!? E questo che vorrebbe dire? -.

- Sì, certo. E poi, non ti è mai interessato cosa faccio io. Non vedo perché tutta questa improvvisa premura. Bah, lasciamo perdere! – sbottò Koga, dandole le spalle ed andandosene.

Ayame rimase impalata dov'era, finendo poi per rivolgere lo sguardo agli amici: - Ma che gli prende?!? – domandò a Sango.

Quella le rispose con un cenno di diniego e tornò subito a concentrarsi su Miroku e l'allenamento, non prima di aver rivolto un'occhiata preoccupata al resto degli amici.

 
~*~*~*~*~*~*~


Kagome sospirò, stiracchiandosi. La giornata era stata davvero lunga, indaffarata e… afosa!
Aveva giocato un po' con Shippo fino all'ora di pranzo, finendo poi per riaccompagnare il bambino dall’accampamento del gruppo, dato che Koga sembrava sparito di nuovo nel nulla. Non aveva nemmeno partecipato alla riunione indetta da Sesshomaru.

InuYasha era inquieto, si vedeva che avrebbe voluto fare qualcosa per l'amico, ma non sapeva come iniziare. C'era voluta tutta la capacità di persuasione di Kagome per farlo desistere dall’andare da Ayame e poi da Koga e far loro una bella ramanzina.
Il giovane le aveva impunemente riso in faccia quando, con tatto, aveva tentato di fargli capire che il problema di Koga era la gelosia causata dal fatto che Ayame pareva essersi invaghita di…
- Piantala di dire stupidaggini, Kagome! Ayame e… Sesshomaru?!? Ahahaha! Divertente! - l'aveva schernita inizialmente.

Tuttavia un certo margine di dubbio si doveva essere insinuato nella sua mente poiché Kagome aveva notato come, quel pomeriggio, InuYasha fosse particolarmente attento alle reazioni della ragazza in presenza del fratello. La faccia truce con cui il minore dei principi era infine uscito dalla sala al termine della riunione diceva tutto.

“Che situazione! Povero Koga! Ed Ayame sembra non capire” rifletté la ragazza, alzando lo sguardo verso le fronde della palma sotto cui era seduta.

Aveva scoperto quella minuscola pozza d'acqua circondata da un paio di palme tre anni prima, poco dopo il suo arrivo ad Amarna e quello era il suo posto segreto per rilassarsi e pensare. Sesshomaru aveva desistito quasi subito dallo sgridarla per essere uscita dalla città da sola. Quel luogo era ben visibile dalle mura e non distava dalle porte della cittadella più di una cinquantina di metri.

Un sorriso triste le si formò sulle labbra al pensiero che, dopo aver trascorso del tempo presso l’allegro accampamento dei Figli del Deserto, sempre così pieno di vita, la prospettiva di starsene da sola e in silenzio non sembrava più così allettante.
Lei stessa era sempre stata una persona socievole, dopo tutto, le piaceva avere gente intorno.

Rise tra sé al ricordo dei suoi primi giorni ad Amarna: terrorizzata di rimanere di nuovo sola, senza nessuno che conoscesse, aveva finito per seguire Sesshomaru come un cagnolino.
Sebbene fosse palese che la presenza della ragazzina lo infastidisse, il principe non aveva  detto niente.
Almeno fino a quando, una notte, Kagome si era ritrovata a vagare per quel palazzo ancora sconosciuto a causa di un incubo che l'aveva svegliata. La sua intenzione era stata quella di recarsi al pozzo per bere un sorso d'acqua, ma si era persa. Disorientata, confusa e spaventata, era quasi sull’orlo del pianto a causa della frustrazione, quando Sesshomaru l’aveva scorta per puro caso mentre vagava al buio nel cortile interno.

Quella sera fu la prima è forse unica volta in cui il giovane fu palesemente premuroso nei suoi confronti. Beh, a modo suo, s'intende!
- Che diavolo ci fai in giro, ragazzina ficcanaso? Dormono tutti, a quest'ora -.

Sollevata per la presenza familiare, la giovane Kagome era riuscita a calmarsi abbastanza da fargli notare che anche lui era sveglio.

- Ragazzina Petulante! Avevo del lavoro da fare – aveva dissimulato indignato il principe, prima di allontanarsi.

Notando però che la ragazza non lo seguiva, si voltò dopo pochi passi: - Hai intenzione di startene lì? Non ho la minima voglia di venirti a cercare, se ti perdi di nuovo – le aveva detto brusco.

In silenzio, Kagome lo aveva seguito fino alla porta della stanza occupata dal giovane.
- Da qui gira a destra alla fine del corridoio. La tua camera è la sesta porta – aveva borbottato spiccio.

La ragazzina si era limitata ad annuire, mordendosi il labbro, come indecisa ad andarsene.
Lei stessa non comprendeva le proprie emozioni. A Menfi era stata anni da sola, prima di diventare l'ancella di Rin. Perché allora la prospettiva di tornare nella grande stanza semivuota che le avevano assegnato le provocava un certo senso di sgomento e di inutilità?
Inutilità… ecco! Prima, benché sola, aveva una prospettiva davanti a sé, un qualcosa da fare che le consentiva di alzarsi dal letto e affrontare una nuova giornata, ossia occuparsi di Rin.
Ora, invece, si sentiva come svuotata. Era di nuovo libera, certo, ma non aveva più uno scopo.
Anche l'idea di rintracciare InuYasha era crollata, visto che Sesshomaru sembrava avere tutto sotto controllo, anche se non le aveva ancora detto dove fosse l’amico, limitandosi a rassicurare che era vivo e vegeto e che sarebbe andato a prenderlo quando sarebbe stato il momento.
InuYasha le mancava così tanto… ed ora che non aveva con sé né Buyo né Rin, si sentiva così sola e persa!

Uno sbuffo la riscosse.
- Aspetta qui – le disse Sesshomaru, rientrando velocemente nella propria stanza.

Ne riuscì subito, brandendo uno piccolo foglio di carta, come quelli usati per scambiarsi messaggi tramite l'uso di volatili.
- Ti ricordi ancora come si legge, no? Tieni. È solo l’ultimo di molti altri. Quando hai finito, riportamelo. Lo devo bruciare, come ho fatto con tutti i precedenti – le spiegò spiccio.

Confusa, Kagome afferrò il pezzo di carta. La grafia era tremolante, come se a vergare i geroglifici fosse stata una mano non più ferma:
Tutto procede bene. Il germoglio cresce e si fortifica. Siamo diretti…

Fu così che la ragazza apprese della corrispondenza spiccia e sibillina che Sesshomaru aveva con Kaede.
Erano messaggi ridotti all'osso e con espressioni quasi in codice, nella non remota possibilità che lo scritto potesse cadere nelle mani sbagliate. Per lo stesso motivo, Sesshomaru bruciava ogni messaggio dopo averlo letto.

- Ma allora… sta bene! Sta bene sul serio! – sussurrò Kagome, un'espressione di pura gioia ad illuminarle il viso.

- Umphf! – sbuffò il Principe Maggiore – Ora la smetterai con l'aria cupa e con le domande ossessive, spero, ragazzina – bofonchiò – Ed ora levati dai piedi e va a dormire – ordinò.

Ben presto Kagome divenne l’incaricata di provvedere a quel delicato tipo di missive. Non si permise mai di mettere becco nelle risposte di Sesshomaru a Kaede e ovviamente spettava all'uomo le prima lettura di ogni messaggio ricevuto dalla matriarca.
In una sorta di assenso muto, di abitudine ben presto consolidata e accettata, Kagome riceveva il falco messaggero, affrettandosi a portare al principe il messaggio ancora chiuso.
Dopo averlo letto, lui lo passava alla ragazzina rimasta nella stanza, lasciando poi a Kagome stessa l’onere di gettare nel braciere il foglio di papiro, supervisionando alla definitiva distruzione dello stesso. Sempre alla ragazza toccava poi portare l'eventuale messaggio di risposta a Jinenji affinché venisse legato alla zampa del falco messaggero.

Mentre rimuginava su quanto effettivamente Sesshomaru fosse stato gentile con lei, un improvviso tonfo accanto a sé la fece quasi urlare di spavento.
Preoccupato per lei, InuYasha l'aveva infatti raggiunta e affiancata senza farsi notare, lasciandosi cadere con poca grazia sulla sabbia al suo fianco.

- Oddei! – ansimò la ragazza.

Il giovane sogghignò: - Bisogna sempre stare in guardia. Sua Alterigia non te lo ha insegnato? Avrei potuto essere una belva feroce venuta a divorarti! – la prese in giro.

Kagome lo guardò male: - Una bestia feroce… nel deserto? -.

- I coccodrilli sanno anche camminare – continuò lui con finta serietà.

- Scemo! – rise lei. 

Rimasero in silenzio per alcuni minuti, semplicemente godendosi la reciproca compagnia.
- Uff! – sbuffò infine InuYasha, scrocchiandosi il collo.
Gli allenamenti continui lo stavano sfinendo. Non che non fosse abituato alla fatica, ma il ritmo incalzante a cui Sesshomaru lo sottoponeva avrebbe stroncato anche il più robusto degli uomini.
Sobbalzò appena, sentendo la delicata e piccola mano di Kagome massaggiargli una spalla.

- Ti senti indolenzito, vero? Se vuoi ho da parte un unguento che è un toccasana per rilassare i muscoli contratti – gli propose – Tirando con l'arco, è diventato indispensabile -.

- Ovvio! Gracilina come sei… - la prese in giro l'amico.
Alzò un sopracciglio, fissandola con sguardo sarcastico quando lei gli tirò un pugno sul petto che non gli fece assolutamente nulla: - Feh! E quello cos'era? L'ho detto, che sei gracile! -.

- Però questa “gracilina” non è mai stata atterrata da Sesshomaru in una lotta. Non è poi così difficile imparare a schivare, eppure mi pare che qualcuno sia finito a terra come un sacco di patate. Chi era? – finse di pensarci - Ah, giusto: tu! – gli disse facendogli una dispettosa linguaccia.

- Quindi pensi di essere più abile di me? Non scherziamo, nana! – si accigliò offeso InuYasha.

- Mai dire mai, mio caro! -.

Il giovane la fissò, sorridendo appena con  aria di sufficienza: - Ah, ma davvero? –. Quanto gli erano mancate le loro schermaglie!

Guardandosi intorno, InuYasha notò un alberello rinsecchito a pochi passi da loro. – Se le cose stanno così… Vediamo un po' che sai fare, ragazzina! – la schernì, alzandosi.
Perplessa, Kagome lo osservò avvicinarsi ad un albero secco e divellere da esso due rami, soppesandoli poi nel palmo della mano.
Brandendo il pugnale che conservava attaccato alla cintola, InuYasha smussò le estremità che erano state attaccate al tronco, levigando il tutto alla bell' e meglio. Dopo di che tornò da Kagome, porgendole una delle due armi improvvisate.
La ragazza sorrise internamente. Proprio come quando erano piccoli.

- Embè? Non dirmi che hai paura, adesso! – la spronò il giovane.

- Non darti troppe arie. Tuo fratello mi ha insegnato qualche mossa. Non ti conviene sottovalutarmi – gli rispose Kagome, alzandosi ed accettando il ramo che lui ancora le porgeva – In guardia, Principe! -.

Nonostante la facciata da spaccone, InuYasha iniziò con attacchi lenti, giusto per sondare le capacità di lei e… non farle male.
Con sua sorpresa, appurò che Kagome non aveva mentito. Beh, non sarebbe stata in grado di reggere un combattimento serio per più di qualche minuto, ma la ragazza sapeva come difendersi.
Per sua sfortuna, tuttavia, il ramo di Kagome doveva essere marcio, perché si spezzò non appena la ragazza esercitò su di esso un po' più di pressione.
- Accidenti! – si lamentò.

- Ah, che imbranata – commentò InuYasha.

- Ehi, non è colpa mia! Sei stato tu, confessa! Hai fatto apposta a darmi il ramo messo peggio. Sei un baro! – brontolò gettando via il moncone di legno.

- Un baro?!? Io!?! Come ti permetti, nana? – si finse arrabbiato il giovane, gettando a sua volta il proprio ramo.

- Disonesto! – continuò Kagome.

- Kagome! – si lamentò lui – Ok, l'hai voluto tu. Non avrei voluto arrivare a questo ma… ora ti faccio vedere io. Preparati a correre, signorina! - le disse.

Intuendo dal suo sguardo le intenzioni del ragazzo, Kagome scattò lontano da lui, ridendo: - Aaahh, non mi prendi, lumaca! – cantilenò.

- Tsk! Ora vedrai – le rispose, InuYasha inseguendola.

Riuscì ad acchiapparla vicino al bordo del piccolo bacino d'acqua: - Presa! – gioì, stringendola per la vita.
Finirono entrambi sdraiati nella sabbia a faccia in giù.

- Inu! Levati! Mi stai schiacciando! Pesi!!! – brontolò Kagome, sempre ridendo.

- Gracilina! – sbuffò il ragazzo, consentendole però di ruotare a pancia in su, mentre lui continuava a sovrastarla, appoggiandosi a terra sugli avambracci per tenersi appena sollevato e non gravarle troppo sopra.

Kagome aprì gli occhi e gli sorrise.

Proprio come qualche giorno prima, InuYasha fu colpito nel trovarsela così vicina.

- Cosa… - provò a dire Kagome, alzando una mano per carezzargli una guancia, confusa dalla strana occhiata che le stava dando, ma lui la scansò, girando il viso di lato.
Che diavolo gli stava succedendo, dannazione? Perché improvvisamente sentiva il cuore battere a mille e le guance calde, come se fosse arrossito? Era come se… come se…

Dal canto proprio, anche Kagome iniziava a percepire un certo disagio. Lui le pesava addosso e si sentiva un po' schiacciata ma… era piacevole. Il peso di InuYasha era rassicurante, la faceva sentire protetta.

- Oh, che scena disgustosa! Se volete fornicare, fatelo almeno lontano dalla mia vista! – li soprese una voce.
Jakotsu.

I due ragazzi si rimisero in piedi immediatamente, InuYasha con atteggiamento protettivo, Kagome rigida ed agitata.

Il mercenario li osservò con aria annoiata, mentre si chinava a riempire la borraccia dell’acqua: - A cuccia, cuccioletto! Non ho intenzione di sciupare la tua sciacquetta. Però, se tu volessi farmi un po' di compagnia… - si leccò le labbra, allusivo.

- Stai lontano da me, tizio disgustoso! – ringhiò InuYasha, tentando di mascherare l'inquietudine e l'orrore al pensiero di… di… per Ra, che schifo!

Sentiva Kagome rabbrividire appena, appoggiata alla sua schiena.
Senza aggiungere altro, la prese per mano, allontanandosi in fretta, in direzione della città.
Non si fermò fino a quando giunsero oltre la porta fortificata.

- Per tutti gli Dei. Quel tizio è così… così… inquietante! – sbottò InuYasha – Stai bene, Kagome? – le domandò subito, voltandosi a guardarla.
- Kagome… - ripeté, cingendole una guancia, preoccupato dal suo silenzio e dallo sguardo smarrito, quasi vacuo.

“Inquietante… fosse solo quello!” era il pensiero di lei, rabbrividendo nel rivivere improvvisamente la sua -per fortuna breve- permanenza presso il covo della Squadra dei Sette. Quel tipo era anche abbastanza perverso. L'aveva rinchiusa in una stanza, lasciandola senza cibo né acqua, mettendole Mukotsu come guardiano. Aveva avuto così tanta paura quando aveva ripreso i sensi.
Per sua fortuna, però, l'inaspettato ed insperato intervento di Sesshomaru l'aveva preservata da qualsiasi cosa avessero avuto intenzione di farle e…

Nel disperato tentativo di distrarsi, si concentrò sul viso dell'amico.
Per un lungo e dolce momento si specchiò nei suoi occhi. Quegli occhi così belli e splendenti, dolci e pieni di preoccupazione per lei.

- Kag- - riprovò InuYasha, trovandosi però stretto in un improvviso abbraccio: la ragazza gli si era gettata contro, mettendogli le braccia intorno al collo in una presa quasi soffocante.
- Shhht. Va tutto bene. Calmati – sussurrò lui dopo un primo attimo di smarrimento, ricambiando la sua stretta e affondando il viso nei capelli setosi e scuri della giovane.

Kagome pianse alcune lacrime silenziose contro la sua spalla.
Non sapeva nemmeno lei cosa le fosse preso così all'improvviso. Voleva solo sentirsi abbracciare dall'amico, sentirlo vicino, stringerlo fino a quando i brutti ricordi fossero scomparsi.
Nel giro di un minuto si ricompose, allontanandosi appena da lui e sorridendogli imbarazzata.
- Grazie – disse soltanto, prima di baciargli fulminea una guancia.

Colto di sorpresa, InuYasha allentò la presa, consentendole di sgusciare via e dirigersi frettolosamente verso l'interno del palazzo.

- Ma… ma… - balbettò ad occhi sgranati il principe, rosso in viso.
Senza nemmeno rendersene conto, si sfiorò la guancia in punta di dita, quando…

- Ohhh! Pare che oggi abbiamo fatto di nuovo colpo! – ridacchiò Miroku, dall'altro lato del cortile, intento a prendersi cura dei cavalli.

InuYasha lo fulminò con lo sguardo: - Taci, tu! -. 

Dall'alto del muro di cinta da cui era stato testimone dell'intera scena, Sesshomaru osservò il fratello andarsene infuriato, ricalcando la strada percorsa da Kagome: - Ci mancava solo la stagione degli amori, tsk! Dannati ragazzini – esalò, prima di voltarsi e continuare il proprio percorso.





Per saperne di più:

*Hapi, divinità egizia incarnazione della fecondità dell'inondazione del fiume Nilo, e non la personificazione stessa del fiume. Era quindi simbolo di fertilità della terra, dell'abbondanza dei raccolti e della vita rinnovata dall'inondazione annuale.





Angolo autrice:
sono sempre più ritardataria, lo so ^^’’’’
Sono soddisfatta del capitolo? Ni. Ho continuato ad aggiungere pezzetti, a riscrivere cose, sperando di rendere questo capitolo di passaggio un po' meno di passaggio.
Ayame e Inuyasha fanno proprio la figura dei tonti e.. sì, forse è ora che il principino si dia una svegliata. XD abbiate fede… tra cotture a fuoco lento e piccole gelosie, ce la faranno xD e comunque il bersaglio in fronte ce l'ha Ayame… tutto il resto saranno effetti collaterali per darle una scossa n_n
Fans di Sesshomaru, non fucilatemi!!! Mi diverto troppo a dargli nomignoli tramite gli altri personaggi xD ovviamente non si sognerebbero mai di chiamarlo così con lui presente, ci tengono alla pelle!!! >_<

Alla prossima!!! *fugge*
   
 
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