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Autore: Dahu    01/10/2016    0 recensioni
Nati come un esperimento della Guardia Imperiale, i Baschi Neri sono tutti abitanti di un mondo assassino.
Classificati come ferali e considerati selvaggi dagli altri soldati, addestrati come forze speciali per operazioni mordi e fuggi, presto dovranno fare i conti con quello che sono in realtà; ragazzi di diciotto anni con un fucile laser tra le mani e nessuna idea di cosa gli riservi il futuro.
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Il sole, immota palla incandescente nel cielo terso, illuminava il piazzale sul quale erano schierati i 150 uomini della Compagnia Tempesta, i “Baschi Neri” come venivano chiamati dai colleghi del 106° RGT che al contrario portavano un berretto verde con visiera.
Altri li chiamavano “I barbuti”, perché le esigenze addestrative dell’ultimo anno li avevano tenuti così spesso nell’impossibilità di radersi che molti avevano finito per decidere di portare la barba e, dopo un primo tentativo fallimentare di riportarli in riga, i loro superiori avevano finito per accettarlo, tanto che lo stesso comandante, il capitano Hernest Frayn, ostentava una curatissima barba bionda.
Ogni uomo era in piedi dietro al proprio zaino, appoggiato sopra al baule personale. Allo zaino erano agganciati il fucile laser ed una seconda arma, come si confaceva all’addestramento speciale ricevuto dalla compagnia.
Erano stati selezionati duramente, attraverso fatiche immani e prove di difficoltà crescente, avevano seguito corsi di specializzazione, affinando le proprie tecniche con le armi ed in attività che ben pochi reggimenti degli eserciti della Guardia Imperiale conoscevano.
Tutti erano paracadutisti, subacquei, sciatori e scalatori. Erano addestrati nel combattimento dietro le linee nemiche, eppure non avevano mai combattuto.
La loro era una compagnia di reclute super addestrate, sarebbero stati uno straordinario successo o una bruciante disfatta, a seconda di come si sarebbero comportati nella loro prima battaglia.
Un tiro di dadi, questo aveva fatto il Colonnello Daeron Krum, comandante del 106° RGT quando aveva ordinato la loro formazione. Davanti alla compagnia rombavano quindici velivoli Valkirye con i portelloni aperti, pronti ad accogliere nelle stive i soldati.
I motori spandevano un rombo assordante, tanto che il Capitano Frayn rinunciò all’urlare l’ordine di caricamento, limitandosi ad un gesto del braccio. Drake Varn grugnì nel mettersi in spalla lo zaino, quindi prese il baule per la maniglia di trasporto e si avviò in colonna dietro ai suoi colleghi verso i portelloni aperti.
Portava le maniche ripiegate sopra al gomito e non resistette alla tentazione di infilare la mano libera in tasca, ben sapendo che, se lo avesse visto, il suo Capitano non avrebbe apprezzato il gesto.
Dovevano essere perfetti, poiché dall’alto del cassone di un camion il Colonnello in persona li stava guardando. Quando Eddard Bron gli fece notare la cosa, urlando come un ossesso per farsi sentire al di sopra del rombo dei motori, lui gli rispose con una spalluccia.
Bron era stato inquadrato nel plotone anticarro, con l’incarico di tiratore scelto e portava orgogliosamente un laslungo in spalla. Drake, invece, era stato assegnato agli esploratori, come scout.
Nessuno gli aveva fornito equipaggiamenti extra, ma la cosa non lo preoccupava; lui era un cacciatore ed aveva già le armi necessarie. In una tasca laterale del suo zaino avevano trovato posto un corto arco da caccia ed una ventina di frecce.
Lo scout scambiò un rapido cenno d’intesa con Trulls Whurn, il mitragliere del suo plotone, mentre entrambi sistemavano il baule sotto il sedile, lo zaino tra le gambe e si assicuravano alle cinture, spalla a spalla con i colleghi.
Conoscevano piuttosto bene quel tipo di velivoli, li avevano usati molte volte in addestramento, ma non erano mai stati su una nave da battaglia come quella verso la quale erano diretti ora. La tensione era palpabile nella stiva del Valkirye, mista ad una strana eccitazione.
Drake non poté fare a meno di ripensare al viaggio verso la nave, mentre la carlinga della Valkirye vibrava e schioccava nella vertiginosa discesa. Ora portava l’armatura a carapace con sopra il gibernaggio, indossava i guanti tattici e stringeva spasmodicamente l’impugnatura del fucile laser. Era costretto a fare forza sulle cosce, per non perdere lo zaino da pattuglia ed aveva i denti stretti, nel tentativo di non vomitare.
Le manovre del velivolo gli torcevano le budella e lui si rese conto che anche i suoi nove compagni di squadra erano nelle medesime condizioni.
Probabilmente se non avessero avuto tutti il volto ricoperto di creme di mascheramento si sarebbe notato il pallore improvviso del loro incarnato. La voce roca del Sergente Kran sovrastò il rombo dei motori e quello ben più forte del vento che rimbalzava sulla carlinga con la violenza di un maglio. -Va bene ragazzi, ora ascoltatemi! Ricapitoliamo ancora una volta! Due giorni fa una compagnia di paracadutisti Elysiani è stata lanciata da qualche parte nella Jungla di questo pianeta, per far saltare un paio di depositi di carburante degli orki! Un plotone è rimasto incastrato nella resistenza nemica, in corrispondenza del vecchio sito di estrazione petrolifera che avete tutti segnato sul dpad come OBJ 1! Il nostro lavoro è infilarci li dentro, superare le linee nemiche e verificare la presenza di sopravvissuti! Una volta trovati quei ragazzi, li porteremo in salvo, coperti dal fuoco degli altri tre plotoni! Tutto chiaro?!-
La risposta dei vendolandiani parve più un ruggito che un coro militare. -Si Sergente!-
-Scenderemo con i canaponi- Aggiunse chiamando le grosse corde usate dalle truppe d’assalto per scendere dai velivoli con il nome gergale. -Noi saremo i primi a scendere, questo vuol dire che dovremo combattere di più! Ricordate il vostro addestramento e tornerete a casa vivi!-
Il Sergente fu interrotto dalla voce gracchiante della copilota, diffusa nella stiva dagli altoparlanti. -Attenzione! Fuori i portelli!- Il velivolo rallentò così sensibilmente che parve inchiodarsi a mezz’aria, mentre un terrificante botto preannunciava l’apertura dei portelloni laterali.
I due mitraglieri di bordo, uno per lato, sporsero i loro Requiem pesanti fuori dalla carlinga. Drake vide chiaramente lo specialista, appena oltre Trulls Whurn, che nello sporgere l’arma lasciava negligentemente penzolare una gamba al di fuori del portellone.
Gli equipaggi provenienti da Vendoland erano soliti mostrare un arrogante sprezzo del pericolo, del resto erano abituati a volare tra le strette gole delle montagne del loro mondo natale, dove vi erano bestie alate come gli Ikran o i temibili Thoruk, in grado di fare a pezzi una cannoniera Valkyrie con la sola stretta dei potenti artigli.
Il giovane scout vide le cime di alti alberi che formavano un’impenetrabile coltre verde oltre i portelli, molto vicini.
Ci mise un attimo per rendersi conto che i Requiem pesanti avevano iniziato a sparare. Il mitragliere accanto a Trulls sparava lunghe raffiche ed ululava di piacere, lanciando al nemico improperi che gli uomini stivati nel ventre del velivolo potevano udire solo in parte.
Uno schianto secco preannunciò un colpo di grosso calibro che entrò dal portellone aperto e sfondò il tetto della carlinga, aprendovi uno spiraglio di luce.
Per puro miracolo la pallottola aveva sfiorato la testa di almeno quattro esploratori, ma non aveva ferito nessuno. Drake fissò quel cerchio quasi perfetto. “Quel coso poteva ammazzarmi” Si sorprese a pensare con una freddezza aliena, come se la cosa riguardasse qualcun altro.
Si rese conto di non voler morire, ma allo stesso tempo c’era qualcosa che gli rendeva difficile immaginare quel colpo staccargli la testa. Sarebbero bastati una ventina di centimetri a sinistra perché lui fosse colpito, ma la cosa non riusciva a scalfire la sua sfera emozionale.
Pensò che si trattasse della tensione, aveva sentito che in battaglia alcuni soldati reagivano in modo molto strano e non poté fare a meno di voltarsi verso il mitragliere che, senza degnarsi di rimettere la gamba all’interno del velivolo, continuava a urlare e sparare.
Una seconda raffica della contraerea aprì una serie di fori sul fianco della carlinga, dieci centimetri sopra alla testa degli esploratori.
Eh no!” Pensò Drake incassando la testa come per schivare in ritardo la scarica di colpi. “Non voglio crepare ancora prima di entrare in azione!” La voce della copilota era appena udibile nell’assordante frastuono dei Requiem pesanti. -Un primo al punto di sbarco!-
Il Sergente Kran urlò con tutto il fiato che aveva in corpo per farsi sentire dai suoi. -C’è parecchia resistenza, ci raggruppiamo nella Jungla, 200 metri Nord-Est del punto di sbarco, 200 metri Nord-Est, capito reclutame?!-
Un paio di esploratori risposero, ma le loro voci furono coperte dall’urlo di uno di loro. Una raffica di grosso calibro aveva ucciso il portatore del mortaio leggero della squadra, che sedeva alla sinistra di Drake ed aveva portato via il braccio destro al vox operatore.
Questi urlava ed imprecava per il dolore, mentre il corpo del suo vicino ondeggiava agganciato alle cinghie di sicurezza. Lo scout si voltò verso il morto e notò con una fitta allo stomaco che, guardando attraverso il ventre squarciato dell’uomo, si vedeva la jungla oltre la carlinga bucata.
-Medico!- Urlarono un paio di soldati, inutilmente, poiché il responsabile sanitario del plotone, uno dei sottufficiali veterani del 101° che erano stati aggiunti alle reclute, si era già sganciato dalle proprie cinghie di sicurezza ed aveva strappato il tourniquet dal gibernaggio del ferito.
Si trattava di un laccio largo, munito di un pezzetto di legno per stringerlo attorno all’arto amputato, in modo da fermare l’emorragia. Ogni soldato ne portava uno sul gibernaggio, in modo che il soccorritore del caso potesse applicarlo velocemente.
Una siringa ipodermica di morfina mise fine alle urla del vox operatore di plotone, che si accasciò contro al sedile forato ed imbrattato di sangue con un’espressione sofferente sul viso.
Kran imprecò rocamente, poi urlò. -Varn, prendi bombe e mortaio, Tay, tu prendi il vox!- Drake armeggiò malamente con lo zaino del morto, cercando di evitare per quanto possibile di macchiarsi col sangue che gocciolava dal corpo straziato.
Sganciò il mortaio leggero da 60 millimetri e lo agganciò al suo zaino, poi aprì le tasche laterali e si liberò di un paio di magliette di ricambio e di una rete di mascheramento destinata agli autoveicoli, che poteva però servire a mimetizzare una postazione.
Negli spazi così liberati inserì due bombe da mortaio, spingendo per farle entrare. La Valkirye si arrestò ed il fuoco delle armi di bordo si fece, se possibile, ancora più assordante e serrato. Il sergente Kran si sganciò e scattò verso il portellone di destra, quello vicino a Drake.
Sopra all’apertura era arrotolata una spessa corda nera, un’estremità della quale era fissata allo scafo, mentre l’altra era libera.
Il sottufficiale liberò la corda e la lanciò in basso, dall’altro lato il Caporalmaggiore Jurf, un veterano cui era stato affidato il comando del secondo nucleo di fuoco, svolgeva le stesse operazioni.
Tutti gli esploratori si liberarono delle cinture di sicurezza e si alzarono imprecando. Drake si mise in spalla lo zaino, operazione non facile questa, poiché lo spazio nella stiva era poco e gli ingombranti equipaggiamenti si urtavano l’un l’altro.
Il giovane sentì una specie di calabrone passare tra la sua faccia e lo zaino di Trulls, che si trovava davanti a lui. Solo in seguito si sarebbe reso conto che si era trattato di un proiettile nemico. Incurante dei colpi che continuavano a sferzare la carlinga, il Sergente sporse la testa all’esterno per assicurarsi che la corda toccasse terra, quindi si voltò verso Trulls Whurn ed ordinò all’omone: -Via, sbarco, sbarco!-
Il grosso mitragliere pose le mani sulla fune e si lasciò cadere nel vuoto, accostando al contempo i piedi alla grossa corda, così da aumentare l’attrito e rallentare la discesa.
Drake era pronto dietro di lui, l’addestramento aveva reso quei gesti automatici, rendendo gli esploratori rapidissimi nel loro primo sbarco, o forse avevano solo fretta di allontanarsi dal facile bersaglio costituito dalla carlinga.
Il giovane cacciatore di Vendoland posò le mani sulla corda e si lasciò andare. Non si guardò attorno, ebbe solo il tempo di sentire il mitragliere che, durante una brevissima pausa tra una raffica e l’altra gli diceva: -Fategli male ragazzi, ammazzateli tutti!-
Accostò i piedi alla superficie ruvida onde evitare di finire addosso a Trulls, poi, finalmente, volse lo sguardo sul panorama che lo circondava.
Rispetto al ristretto campo visivo della cannoniera, ora gli sembrava di essere sovraccaricato di immagini. Si stava calando in una radura nella jungla, ingombra di rudimentali mezzi di trasporto orcheschi, riadattati per l’occasione a postazioni antiaeree.
La maggior parte di quelle rudimentali torrette era distrutta e diversi cadaveri di nemici giacevano scomposti sull’erba, ma altre sparavano ancora con una cadenza micidiale. Era una discesa di quindici metri fino a terra, ma a Drake parve eterna.
Trulls toccò terra e subito imbracciò la mitragliatrice laser leggera, quindi partì di corsa verso il tratto di jungla più vicino.
Senza esitare lo scout imitò il commilitone e sfoderò uno dei suoi migliori scatti, quando una raffica nemica sollevò sbuffi di terra a due metri dalle sue gambe.
I due uomini si tuffarono tra gli alberi correndo a perdifiato, quasi certamente un altro esploratore era alle loro calcagna ma Drake non aveva nessuna voglia di girarsi per sincerarsene, rallentando così la sua corsa.
Le lunghe falcate del cacciatore avevano quasi immediatamente distanziato il pesante mitragliere e Drake rallentò leggermente.
Stava per voltarsi in cerca del collega, quando le fronde di un arbusto proprio davanti a lui si scostarono bruscamente, lasciando passare i massicci corpi di tre orchi.
Il soldato rimase paralizzato dalla paura. Era morto, morto come uno stupido per altro, isolatosi volontariamente dai compagni. Vide chiaramente uno di quei bestioni verdi sollevare una grossa e tozza pistola verso la sua testa e comprese che la sua guerra, come probabilmente quella di tutta la sua compagnia, sarebbe finita in quella jungla, così simile a quella della loro terra natia.
Allora perché l’orco non sparava? Perché cadeva a terra? Drake si era come svegliato da un lungo sogno, le sue mani impugnavano il fucile laser, al quale le dita avevano tolto la sicura, e dal quale partivano precisi colpi che abbatterono due dei tre nemici.
Il terzo orco crollò centrato in pieno da un’imponente raffica di raggi laser. Lo scout si voltò, individuando una decina di metri più indietro il barbuto mitragliere, fiancheggiato da Rak Tay, l’artificiere neopromosso addetto vox.
Trulls abbassò la mitragliatrice leggera e gli rivolse uno sguardo interrogativo -Come accidenti hai fatto?- domandò burberamente.
-Cosa?- Domandò Drake, che a sua volta non credeva ancora di essere vivo.
-Quello- Disse l’esploratore indicando i cadaveri dei nemici. –Stavi correndo come un forsennato e quelli sono apparsi all’improvviso, ma tu ne hai stesi due nel tempo che io ho impiegato a puntare la mitraglia! Sei stato più rapido di una pantera ombra!-
Lo scout sorrise al complimento, per quanto lo ritenesse immeritato, visto che non aveva agito intenzionalmente. I tre esploratori sentirono le raffiche di Requiem pesante allontanarsi, segno che la Valkirye aveva scaricato tutta la squadra e si stava allontanando.
-Dobbiamo raggiungere gli altri, il Sergente avrà bisogno del vox- Disse Rak. A differenza di Drake e Trulls, che erano originari delle montagne di Vendoland, l’artificiere proveniva dalle regioni del grande Mare Centrale, l’unico specchio d’acqua salata del pianeta.
Il suo villaggio era in un arcipelago dove gli autoctoni vivevano di pesca, attività piuttosto pericolosa in un mare dove quasi tutti i pesci erano bestioni carnivori in grado di ingoiare le piccole imbarcazioni a vela dei pescatori, intere.
Era più basso e tarchiato dei due montanari ed aveva una muscolatura tutta nervi sotto alla sua pelle cotta dal sole e coperta di tatuaggi tribali raffiguranti creature marine.
Aveva occhi piccoli, e pungenti, che dominavano un viso glabro, affilato come la prua di una canoa. Lo scout annuì e si inginocchiò per dare più stabilità alla bussola che aveva estratto dal gibernaggio.
Senza parlare Drake indicò una direzione e i tre, dopo aver indossato i copricapo da pattuglia ed aver saccheggiato un po’ di flora locale per mimetizzarsi meglio, si diressero da quella parte, svanendo come spettri nel sottobosco. 
   
 
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