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Autore: Hobieroller    02/10/2016    1 recensioni
Dal primo capitolo "Quel bacio.
Jungkook non si rese conto che, mentre era tornato con la mente a quel fatidico giorno, aveva riempito il disegno di lacrime. Erano lacrime di frustrazione, non di tristezza. Da quella sera non aveva fatto altro che pensare alle labbra di Yoongi sulle sue, al modo in cui, avvicinandosi, i loro corpi per un attimo si erano toccati".
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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L’unica cosa che sentiva era il fischio nelle sue orecchie mentre correva per i corridoi della casa cercando di arrivare alla porta d’ingresso. Doveva uscire da lì, aveva bisogno d’aria.
Arrivato in salone, vide una decina di persone girarsi verso di lui e le sentì parlare, con voci ovattate. Il fischio sempre presente. Si fermò per un attimo, le vide senza guardarle davvero e ricominciò a correre verso la porta.
Era fuori. Il fischio lentamente si trasformò in stordimento, i polmoni iniziarono a bruciare. Non riusciva a respirare. Appoggiandosi sul muro al lato della strada boccheggiò in cerca di aria, le lacrime iniziarono a rigargli il viso.
La vista che si appannava a ogni tentativo di inalare più aria. Poi il buio.
Sentì le gambe cedere sotto il suo peso. L’odore dell’asfalto sporco e bagnato fu l’ultima cosa che riuscì a percepire.
 
 
I Bangtan non avevano mai molto tempo libero per poter uscire da soli o con amici, ed è per questo motivo che di amici all’infuori della loro famiglia ne avevano pochi. Fra questi c’era un gruppo in particolare, i Got7, con cui avevano iniziato ad avere un rapporto più stretto, erano forse i primi con i quali avevano legato così tanto. Ogni volta che i due gruppi, per una strana coincidenza, avevano tempo libero trovavano il modo per vedersi.
Certo, c’erano membri che avevano legato di meno e altri di più. Hoseok, dalla prima volta che si erano incontrati, si era appropriato del maknae e ballerino Yugyeom. Avrebbero potuto andare avanti per giornate intere ballando senza nemmeno rendersene conto, si divertivano insieme. La stessa cosa era successa a Namjoon con Jackson Iperattivo Wang, ma al contrario. Il primo incontro era stato scioccante per Namjoon, dopo neanche quindici minuti che lo conosceva lo aveva abbracciato come se nulla fosse. Ma non era una persona con cui si stancava di stare, conoscendolo meglio aveva scoperto il suo lato serio con cui poteva conversare per ore. Ogni giorno che stavano insieme Namjoon si sentiva sempre più vicino a lui.
Quel giorno avevano organizzato una grigliata a casa loro, Jin e Namjoon erano appena tornati dal supermercato in cui avevano comprato carne che sarebbe bastata per trenta persone, mentre loro erano solo quattordici. Ma una volta ogni tanto uno strappo alla costante dieta era necessario. Trovarono Taehyung, Hoseok e Jimin sul divano, con gli occhi puntati al televisore giocando a qualche videogioco, in un insolito silenzio dovuto alla concentrazione.
“Ehi, sono le sei e mezza, fra poco dovrebbero arrivare. Aiutateci a preparare le cose” Jin recitando il ruolo di mamma del gruppo, a cui ormai si era abituato, passò accanto al divano scompigliando i capelli a Jimin che di rimando grugnì senza perdere la sua concentrazione.
“Dobbiamo finire la missione, cinque minuti e spegniamo promesso” Hoseok sembrava rinvenuto dal suo trance da videogioco e sorrise velocemente a Jin che non poté fare a meno di risorridergli.
 
Nel momento in cui gli ospiti arrivarono si creò la confusione più totale. Jackson entrò urlando con una bottiglia di spumante in mano, già pronto a fare festa. Hoseok corse verso Yugyeom saltandogli addosso, e Jimin, andò subito verso Jaebum gridando un saluto esaltato. Jinyoung entrò con il suo solito sorriso e le braccia aperte pronto ad abbracciare chiunque gli si fosse parato davanti, e in quel caso si imbatté in Taehyung, che non rifiutava mai un bell’abbraccio.
Appena si calmarono le acque, si sedettero. Alcuni sul divano bianco davanti al televisore, che tra l’altro aveva ancora la schermata del videogioco aperta, e altri per terra visto che non entravano tutti in un solo divano.
Jackson aveva deciso che sarebbe stata una buona idea sedersi sulle gambe di Namjoon che, imbarazzato, cercava di chiedere aiuto agli altri attraverso lo sguardo, invano. Sei carino, simpatico, intelligente… Insomma tutto quello che vuoi. Solo una domanda: Ma perché devi toccarmi così tanto? Realizzando quanto fosse strana e inusuale quella situazione il ragazzo non poté fare a meno di arrossire, soprattutto quando Jackson lo guardava e scherzava sul fatto che “fossero una bella coppia insieme”. Ah se non la smette di guardarmi in quel modo. Mi fa venire i nervi. Per quale motivo sono così agitato oggi? Tranquillo Namjoon, tranquillo. Si dovrà pure alzare prima o poi.
Cercando di pensare ad altro, Namjoon si guardò intorno, osservando gli altri divertirsi e scherzare tranquillamente. C’era qualcosa di sbagliato, mancava qualcosa, ma in quel momento non riusciva a concentrarsi, con il ragazzo sopra di lui che aveva iniziato a muoversi come un bambino sulle sue gambe. Ah ecco! Jungkook e Yoongi non ci sono, dove sono finiti?
Poiché, a quanto pareva, era impossibilitato ad alzarsi chiese a Taehyung di andare a chiamare Jungkook. Yoongi – si era ricordato in quel momento – gli aveva detto che sarebbe sceso verso le sette perché aveva da fare in studio.  Il più piccolo sicuramente era in camera loro a sentire la musica o a disegnare, nel suo mondo, perso in una dimensione senza tempo né spazio.
Come previsto Yoongi entrò in quel momento, aveva i capelli neri un po’ arruffati come se si fosse appena svegliato, gli occhiali poggiati sul naso erano leggermente storti, per un attimo si appoggiò sullo stipite della porta senza dire niente, come se si stesse godendo la visione dei suoi amici tutti insieme, poi qualcuno però lo notò.
“Ah eccoti, stavamo aspettando solo te!” disse alzandosi dal tappeto Mark, il ragazzo con i capelli ossigenati, che fino a quel momento era stato tranquillo e in silenzio. Andò verso di lui e lo abbracciò, Yoongi per un attimo rimase interdetto ma poi ricambiò l’abbraccio.
“Ehi Mark hyung, come mai oggi hai tutta questa vitalità? Ti sei perfino alzato, potrei commuovermi” disse Jinyoung facendo finta di asciugarsi una lacrima.
 “Stai zitto tu – poi si rivolse nuovamente a Yoongi ignorando l’amico – allora, mi avevi promesso che mi avresti fatto ascoltare qualche pezzo nuovo oggi, andiamo?” Era davvero strano vedere Mark di quell’umore, stava letteralmente saltellando su se stesso per l’eccitazione. Si vedeva che provava un’ammirazione speciale nei confronti del lavoro di Yoongi.
“Certo – sul viso di Yoongi si aprì un sorriso spontaneo – Vieni, andiamo” Lo prese per mano e lo trascinò per il corridoio, in cui qualche secondo dopo scomparvero, diretti verso la camera di Yoongi.
Dopo quell’episodio gli altri ragazzi iniziarono a parlare di quello che avrebbero mangiato quella sera, e tra morbida e succulenta carne piccante, costolette di maiale e spiedini di agnello c’era davvero l’imbarazzo della scelta. Namjoon sentì il suo stomaco brontolare all’idea di tutto quel cibo, quindi decise di iniziare a preparare.
“Vengo con te Joonie ah, ti aiuto a preparare il barbecue” disse Jackson con un sorriso a trentadue denti.
“Ahh Jackson, quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?” rispose sbuffando e prendendo la mano tesa dell’altro, che già era in piedi. Iniziarono a tirare fuori la carne ponendola su dei grandi piatti.
In quel momento Taehyung tornò dicendo che Jungkook non si sentiva bene e che li avrebbe raggiunti dopo poco tempo e si mise a sedere accanto al ragazzo che si faceva chiamare BamBam.
Qualche minuto dopo sentirono dei passi provenire dal corridoio, qualcuno stava correndo. Il maknae arrivò completamente sudato e affannato, lo sguardo completamente perso, come se in quella stanza non ci fosse nessuno.
Namjoon allora preoccupato andò verso di lui posando il piatto sul piano della cucina.
“Tutto bene Jungkookie?” probabilmente il più piccolo non lo sentì nemmeno, riprese a correre verso la porta e uscì da casa.
Dopo attimi di silenzio in cui tutti si guardarono confusi qualcuno trovò il coraggio di porre la domanda che tutti si stavano chiedendo “Ehi che cos’è appena successo?” Disse Yugyeom, seduto vicino a Hoseok, con un sorriso a malapena accennato, un po’ nervoso.
Taehyung, mugugnando qualcosa che assomigliava a “forse lo so io”, si alzò di scatto e corse verso la porta, seguendo il suo amico.
 
Fuori dalla casa era già deserto. Maledisse il suo amico per riuscire a correre così velocemente. Prima di andare in una direzione a caso, e rischiare di perderlo definitivamente, Taehyung ispezionò i dintorni per cercare qualche indizio, ma non trovò nulla.
Si avventurò nella strada più isolata dell’incrocio, sicuramente Jungkook stava cercando un posto in cui poter stare da solo.
Mentre si avvicinava vide un’ombra poggiata al lato della strada, il sole era già basso dietro i palazzi. Aveva paura di avvicinarsi, ma allo stesso tempo sentiva il bisogno di farlo. Quell’ombra, man mano che andava avanti diventava sempre più familiare. Arrivato a qualche metro di distanza, lo riconobbe. Era Jungkook, per terra. Sembrava stesse dormendo.
“Kookie svegliati – disse, scuotendogli la spalla – amico, ti prego” Con tutte le forse che aveva in corpo riuscì a sollevargli la testa, con sollievo vide che respirava ancora. Debolmente, ma respirava. Taehyung notò una pozzanghera a pochi centimetri da loro e istintivamente prese un po’ d’acqua con le mani a gliela spruzzò in faccia, Jungkook lentamente aprì gli occhi in una fessura, mise una mano sul viso di Tae.
“Hyung” disse sussurrando. Il più grande quasi scoppiò a piangere vedendo il suo amico ridotto in quello stato, lo mise più dritto fra le sue braccia e lo abbracciò.
“E’ tutto a posto, ci sono io. Ti voglio bene Jungkook, sei il mio migliore amico. Non farti del male in questo modo, meriti di essere felice” Aiutò il ragazzo a mettersi in piedi, aveva ancora lo sguardo un po’ perso.
“Come ci sono finito per strada?”.
“Me lo chiedo anch’io” Sorreggendolo con il braccio, lo riportò lentamente verso casa. Entrarono passando dal retro, non voleva che gli altri disturbassero Jungkook in quel momento. Lo portò verso la sua stanza e lo aiutò a sdraiarsi sul letto. Lo guardò negli occhi, aveva lo sguardo ferito, come se avesse perso una parte di sé. “Mark” sussurrò prima di addormentarsi.
Il più grande rimase un attimo a fissarlo interdetto cosa c’entra ora Mark?
Rivolse un ultimo sguardo all’amico dandogli un bacio sulla fronte prima di uscire dalla stanza per lasciarlo riposare.
Nel momento in cui mise piede nel salone capì tutto.
Mark. Mark non c’era. Yoongi non c’era. No. Non poteva essere.
Mentre tutti gli chiedevano come stesse Jungkook e cosa fosse successo il suo unico pensiero era quello. “Dove sono Yoongi e Mark?”
Hoseok lo guardò confuso, evidentemente gli aveva appena posto un’altra domanda che lui non aveva ascoltato. “Sono in camera di Yoongi a sentire la musica, ma questo cosa c’entra esattamente? Stavamo parlando di Jungkook”.
“Appunto” Rispose scappando dagli occhi indagatori di Hoseok, si sedette di nuovo sul divano prendendosi la testa fra le mani. Ciò che era appena successo l’aveva scosso e aveva ancora l’adrenalina in corpo, cominciò a pensare che fosse colpa sua, in fondo era stato lui a convincere Jungkook ad andare a dichiararsi in quel preciso momento. Non si sentiva per niente bene, in quel momento non c’era nulla che sembrava stare al proprio posto, e lui era decisamente troppo empatico per poter reggere una situazione del genere.
Ancora perso nei suoi pensieri non si rese conto che la maggior parte della compagnia si era già spostata all’esterno, nel giardino, dove il barbecue già iniziava a fumare. Erano rimasti solo Hoseok, Jimin, Yugyeom e Jaebum, ma non ci volle molto prima che anche loro si alzassero per rispondere al richiamo della carne.
“Ehi, vieni fuori con noi Tae” Hoseok si avvicinò a lui sorridendo, guardandolo in un modo che gli fece capire che sapeva come si stava sentendo, ma capendo che non aveva voglia di parlarne gli chiese semplicemente di seguirli. Gli tese una mano e Taehyung ci pensò per un po’ prima di afferrarla sorridendo di rimando al suo hyung.
“Andiamo a riempirci di costolette” disse lui in risposta. Ogni volta non si capacitava di quanto quel ragazzo fosse bravo a tranquillizzarlo, anche con un semplice sguardo.  
Namjoon stava iniziando a mettere sui piatti la carne, e gli altri erano intorno a lui come cagnolini affamati, ad osservare le costolette e gli arrosticini con il grasso che ancora sfrigolava su di essi. Appena li posò sul tavolo ci fu una vera e propria lotta fra i più piccoli per accaparrarsi i primi piatti, mentre Jin prese il suo piatto con tutta tranquillità dalle mani stesse di Namjoon che intanto, ovviamente ne stava preparando altri.
Nel momento in cui Taehyung azzannò un pezzo di agnello dallo spiedino, fecero la loro comparsa nel giardino Yoongi e Mark. Yoongi aveva un sorriso quasi inquietante stampato in faccia, mentre Mark aveva le guance e le orecchie arrossate. Anche lui stava sorridendo, ma in modo più nascosto, come se si vergognasse di qualcosa. Lo so io di cosa si vergogna, questo qui.
“Ehi, siete vivi allora? Quanto ci voleva a sentire un paio di canzoni?” Disse Jinyoung alzandosi dal tavolo per andare da loro, mise un braccio sulle spalle di Mark per portarlo al posto vicino al suo. Yoongi inconsapevolmente li seguì, sedendosi accanto a Mark. Taehyung non poté fare a meno di fissare tutta la scena con un’espressione decisamente troppo esplicita di disgusto. Mantenne quell’espressione per tutta la sera, visto che quei due non smisero un secondo di guardarsi, o fare battute che solo loro due capivano  ridendo come una coppietta felice. Che schifo.
 
Jungkook era sveglio da cinquantacinque minuti, e ormai aveva memorizzato ogni singola crepa e imperfezione del soffitto sopra di sé. Ogni tanto sentiva il frastuono della cena provenire dal corridoio e si sentiva sempre più in colpa per non aver partecipato. Nonostante il senso di colpa non riusciva – o non voleva – alzarsi dal letto, soprattutto se pensava a chi ci sarebbe stato in quel giardino.
Non riusciva ancora a credere di aver reagito in quel modo, era stato esagerato anche per lui che da sempre aveva avuto problemi di ansia e attacchi di panico, che con il tempo – almeno così pensava – era riuscito a controllare.
Quel ragazzo mi consumerà.
Ritrovandosi ancora una volta a pensare a Min Yoongi si rese conto che quella che pensava fosse una semplice cotta adolescenziale, evidentemente non poteva essere solo quello. La sensazione che provava nel petto quando parlavano, o semplicemente stavano vicini era qualcosa che non pensava di aver mai provato prima. L’episodio di quella sera fu la conferma di ciò che aveva paura di ammettere da ormai troppo tempo.
Non si ricordava nemmeno come fosse iniziato tutto. A Jungkook era sempre piaciuto, fin dall’inizio. I suoi modi di fare lo avevano attirato, il fatto che potesse essere arrabbiato con il mondo il secondo prima di sembrare una fatina che voleva giocare e scherzare con tutti. Con il tempo sentiva che il legame fra di loro si faceva più forte, e Jungkook iniziava a rendersi conto che voleva di più da lui. L’amicizia non gli bastava, ma era l’unica cosa che aveva, e non aveva intenzione di rovinarla con le sue stupide storie da ragazzina in fase adolescenziale.
Poi ci fu il bacio nello stanzino. Fu un momento magico, perfetto. Almeno per lui. Yoongi lo aveva fatto solo per il gioco, lo sapeva, e lo aveva accettato.
Nei giorni seguenti iniziò l’oblio in cui cadde Jungkook, fino a quella sera. In cui aveva raggiunto il fondo.
Continuava a tornargli alla mente quell’immagine fissa di Yoongi coperto dalla testa di Mark, che si baciavano. Mark era con le sue gambe attorno ai fianchi del suo Min Yoongi.
Si rigirò nel letto affondando la faccia nel cuscino per poi far uscire dalla sua gola un urlo di sfogo, che si protese forse per troppo tempo. Le lacrime avevano ricominciato a scorrergli sulle guance.
La sua era perlopiù la frustrazione di non poterlo avere, non solo perché adesso c’era Mark di mezzo, ma anche perché erano un gruppo, e nei gruppi queste cose non si fanno. E’ sbagliato. Si finisce per litigare e per rovinare il rapporto fra tutti i membri.
 
Era ancora con la faccia nel cuscino quando sentì qualcuno bussare alla porta. Deve essere Taehyung.
“Sì, avanti” disse con voce ovattata. La porta si aprì e Jungkook non si curò nemmeno di girarsi per vedere chi effettivamente fosse, era troppo stanco emotivamente per poter muovere anche solo la testa.
“Ehi – la voce lo fece rabbrividire, e la mano che gli si pose sulla spalla ancora di più – gli altri sono andati via”
Jungkook finalmente riprese le sue capacità motorie e si alzò, mettendosi seduto sul letto, a gambe incrociate.
Davanti a lui c’era Min Yoongi, con un sorriso un po’ timido sul volto, come se avesse avuto paura di disturbarlo. Gli stava porgendo qualcosa, sembravano due piatti di plastica posti l’uno sopra l’altro. L’odore che usciva da quei piatti era qualcosa di indescrivibile, l’avrebbe riconosciuto tra mille: Arrosticini di agnello.
Gli occhi di Jungkook si illuminarono. Non solo stava per mangiare arrosticini, ma era stato Yoongi a portarglieli.
“Ecco, ho pensato che potessi avere fame, visto che sei rimasto tutto il tempo qui” Disse porgendogli il piatto. Jungkook lo prese, per poi appoggiarlo accanto a sé e istintivamente si lanciò tra le braccia del più grande abbracciandolo, dimenticandosi per un istante quello che aveva visto.
“Grazie Hyung, sei un angelo” Sentì Yoongi soffiare una risata e sentì anche la sua mano accarezzargli i capelli – in modo totalmente fraterno, per Yoongi – La pelle di Jungkook si riempì di brividi.
Erano tornati l’uno davanti all’altro, Yoongi continuava a sorridere e Jungkook si sentiva ogni secondo più debole.
“Il nostro maknae deve mangiare, ti devi mantenere in forze. Sennò poi finisce che dobbiamo portarti all’ospedale” Jungkook non capiva se il più grande stesse scherzando o no.
“Hyung, ho saltato solo un pasto, di certo non morirò per questo. E poi ora ho questi” disse sorridendo e prendendo uno spiedino dal piatto.
“Gli spiedini sono sempre la soluzione”.
Si fece sempre più vicino e poggiando la mano sulla sua coscia gli disse “Io non ti chiederò cosa è successo stasera, se vorrai dirmelo io sono qui. L’importante per me è sapere che adesso stai bene”.
Jungkook sentì una fitta al cuore, appesantita dal fatto che sapeva che le parole di Yoongi fossero semplicemente di preoccupazione fraterna, familiare. Di nessun altro tipo.
No, non stava bene. Non stava bene per niente.
Ma in quel momento, con la persona di cui aveva appena scoperto di essere innamorato, si sentiva sereno. Senza pensieri, né preoccupazioni.
Erano solo lui e Yoongi. 
  
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