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Autore: Maty66    02/10/2016    4 recensioni
James Tiberius Kirk. Un eroe, figlio di un eroe. Burattino di tutti anche nella morte.
Genere: Angst, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Romulani, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EROE

Capitolo 16
Il fine giustifica i mezzi
 
“E’ al molo sedici. Povera la mia bella signora, abbandonata e dimenticata… chissà cosa le hanno fatto quegli incompetenti” borbottò Scotty tornando verso il gruppetto che lo stava aspettando nella grande sala partenze dello spacedock di S. Francisco.
Il posto brulicava di persone di tutte le razze, molti in uniforme, ma anche molti civili; ciononostante McCoy si sentiva tutti gli occhi puntati addosso.
“Bene direi che il piano di azione più logico consiste nel mandare un piccolo gruppo in avanscoperta, per appurare quante persone risultano di sorveglianza al varco di accesso,  e di conseguenza la  modalità migliore per aggirare le misure di protezione” scandì Spock, assolutamente a suo agio, pur indossando una lunga veste bianca vulcaniana.
“Forza dottore andiamo” incitò Scotty.
“Io? E perché?” fece stupefatto McCoy.
“Certo non può andare Spock…” accennò con un mezzo sorriso Scotty, guardando la veste del vulcaniano.
“E gli altri sono ancora in servizio nella Flotta, quindi perfettamente riconoscibili” continuò lo scozzese.
“Se è per questo anche io e te eravamo in servizio sino ad un anno fa” obiettò il medico.
“In un anno la gente dimentica, Leonard. Ci fingeremo turisti”
 
“Leonard McCoy!!!” urlò la donna seduta alla scrivania posta proprio davanti la porta di accesso alla stanza di accesso al molo di attracco.
“Nessuno ci riconoscerà, eh??? “ sibilò inviperito il medico a Scotty che gli stava vicino .
McCoy cercò furiosamente di recuperare nella memoria il nome della donna.
L’unica cosa che ricordava era che l’aveva conosciuta all’Accademia, forse avevano partecipato a qualche corso insieme…
Jenny? Jasmine? Judith? Pensò freneticamente.
“Ciao J… “ balbettò.
“Jane, Jane Ross, ricordi? Eravamo nella stessa classe di lingua orioniana” fece la donna con la delusione negli occhi.
“Come no…Jane, che bello rivederti” McCoy si esibì in uno dei suoi migliori sorrisi.
“Ma ti sei congedato?” chiese con curiosità la donna, bassina con lunghi capelli neri ed un paio di piccoli occhi neri che  a McCoy ricordavano quelli dei topini da laboratorio, guardando gli abiti civili del medico.
“Beh sì… sai ora sono un medico di campagna”  rispose lui con aria indifferente.
“Eri CMO sull’Enterprise giusto?” chiese insistente Jane, mentre squadrava McCoy da capo a piedi.
“Sì… sì ma ora come ti ho detto mi sono congedato, e lavoro privatamente” balbettò  McCoy, rosso in volto, mentre praticamente la donna se lo mangiava con gli occhi.
“E sei qui per cosa?”
McCoy rimase interdetto non sapendo cosa rispondere.
“Per dare un’occhiata alla vecchia nave…” si intromise Scotty, dopo aver dato un calcio al medico senza essere visto.
“Sì certo… per dare un’occhiata alla mia vecchia nave… nostalgia sai…” sobbalzò McCoy.
Jane annuì mentre guardava Scotty curiosa.
“Oh sì… Jane lui è il mio amico…”
“Frank Scott” completò Scotty sorridendo a trentadue denti e porgendo la mano.
“Ha un viso conosciuto signor Scott” disse Jane mentre lo scrutava rispondendo al saluto.
“Già me lo dicono tutti. Ma io sono solo un semplice ingegnere civile, anche se devo ammettere che mi piacerebbe dare un’occhiata alla mitica Enterprise”
“Beh… è ormai praticamente una bagnarola inservibile. E’ qui allo spacedock da quasi sei mesi… l’ammiraglia della Flotta ora è la Constellation” sorrise Jane.
“Bagnarola inservibile… ma come si permette…” borbottò sottovoce  Scotty con il viso paonazzo.
Stavolta fu lui che si beccò un calcio negli stinchi.
“E tu Jane?” chiese il medico, fingendo interesse.
“Povera me… sai dopo che mi sono rotta l’anca in missione, mi hanno messo a terra. Ora, per esempio, per tutto il mese sono qui bloccata a fare la guardia ad un  barattolo di latta che non volerà mai più. Spero che si decidano quanto prima a metterla in un museo” 
Il viso di Scotty era praticamente viola dalla rabbia.
“Quindi se vogliamo fare una piccola visita… lei è la persona giusta” lo scozzese ingoiò il groppo in gola e sorrise alla donna.
“Bah, a dire il vero non sarebbe consentito, ma  se tornate a fine giornata quando non c’è più nessuno in giro…”
McCoy cercò di sorridere affascinante.
“Poi io e te … Lenny… potremo andare a bere qualcosa…”
“Ma certo… e il dottor McCoy è un ottimo ortopedico, potrebbe dare un’occhiata alla sua anca” si intromise Scotty.
McCoy rimase attonito, sino a che non sentì il gomito di Scotty nelle costole.
“Come no… certo… sarebbe bello…” riuscì a balbettare.
Il viso di Jane si illuminò.
“Ok ci vediamo alle otto zerozero… Lenny”
 
 
“Mi complimento con voi… il risultato è oltre le aspettative” disse assolutamente calmo Spock, non appena informato da Scotty.
Lo scozzese a stento era riuscito a parlare, scosso da continui attacchi di risate.
Dal canto suo McCoy sembrava sull’orlo di un attacco apoplettico, rosso in viso e sudato.
“Il dottor McCoy fungerà da distrazione per la signora che è di guardia, dopo che la stessa avrà introdotto lui ed il signor Scott sull’Enterprise, in modo da consentirci di salire a bordo” continuò pragmatico Spock.
“Stai scherzando vero??? Che significa ‘fungerà da distrazione’?” si inviperì il medico.
“Suvvia… Lenny… non essere timido, ce la puoi fare” fece Uhura, ridacchiando.
“La cosa non è divertente Nyota, non penso che rideresti se fossi al mio posto” rispose McCoy, prima di ricordarsi che  più di una volta Uhura era ricorsa alla propria avvenenza fisica per distrarre il nemico.
“Dottore nessuno le sta chiedendo di impegnarsi in attività sessuali con la suddetta signora. A meno che non gradisca farlo, ovviamente” chiosò Spock imperturbabile.
Stavolta la risata fu generale.
McCoy aprì la bocca per parlare, ma poi la richiuse.
Il fine giustifica i mezzi, si disse ancora una volta.
Ma questa era una delle tante cose  da mettere sul conto da presentare a Jim Kirk.
Appena trovato.
Vivo.
 
 
 
Eagle, forse abbiamo una traccia”
La voce di Tiger, ovvero Gary Mitchell, fece sobbalzare Jim che si era praticamente appisolato su una delle poltrone della piccola sala mensa.
Subito dopo l’uomo entrarono nella cambusa gli altri della squadra operativa, per ultima Nuhir che  si teneva come al solito a distanza.
Tre uomini e due donne, dopo che  avevano perso in azione Owl, la ragazza più giovane del gruppo.
Quando ci pensava Jim  sentiva ancora salirgli un grumo alla gola; gli occhi verdi della ragazza che lo guardavano imploranti, mentre la luce in loro si spegneva, continuavano a tormentarlo ogni notte.
“A quanto pare avevo ragione. Stanno costruendo l’arma o almeno una parte di essa qui su Remus… nei laboratori sotterranei di Levitasz” 
Jim cercò di non mostrare reazioni   per l’aria tronfia che aveva Gary nel vantarsi di una scoperta che con ogni probabilità era dovuta solo a Nuhir, tornata da poco dalla sua missione in avanscoperta.
“Siamo sicuri?” chiese rivolgendosi ostentatamente alla bella romulana.
“Nulla è sicuro. Ma da quanto ho visto dall’esterno ci sono strani movimenti e un grande trasporto di materiale. Di solito in quel laboratorio ci costruiscono solo i replicatori per Romulus”
Nuhir fece una pausa per poi proseguire.
“La cosa più importante però è che ho visto entrare nei laboratori sotterranei mio cugino Argertran”
“Tuo cugino che ha  preso il posto di tuo padre nel Senato?” chiese Jim.
“Sì… è un ingegnere molto dotato e  ora che è  senatore non verrebbe mai su Remus se non ci fosse qualcosa di importante da seguire personalmente”
“Bene, mi sembra abbastanza per andare a dare un’occhiata. Ci organizziamo per domani al cambio turno” chiosò Gary, lanciando un’occhiata di sfida a Jim.
La squadra lasciò la stanza, tranne Jim e Nuhir.
La giovane romulana si sedette vicino a Kirk, fiera ed altera.
“Ti riformulo la domanda: davvero ti fidi di Tiger?” disse sprezzante.
“Il mio migliore amico mi ha sempre accusato di essere paranoico,  non credevo che i romulani fossero inclini a tale patologia…” cercò di scherzare Jim.
“Sono per metà umana” fece la donna imperturbabile.
“Ho già sentito questa risposta da qualcun altro”
Per la prima volta da molti mesi Jim si ritrovò a sorridere.
“Lo terrò d’occhio se questo è quello che vuoi” continuò.
La romulana si limitò ad annuire.
“Tutto bene?” chiese dopo un po’ Jim.
“Cosa vuoi dire?”
“Nel senso che… insomma se tuo cugino è implicato in questa storia potresti dover prendere decisioni difficili…”
Nuhir si voltò a guardarlo, gli occhi scuri offuscati da qualcosa di insondabile.
“So prendere  decisioni difficili. Farò quel che è necessario. Esattamente come hai già fatto tu” rispose poi dura.
Jim sospirò e poi si voltò a guardarla.
“Mi hai detto che Argertran è praticamente cresciuto con te…”
“Sì, era l’erede maschio del casato. Abbiamo condiviso l’educazione e la casa, ma non ci siamo mai considerati fratelli”
“E quando è morto hanno dato a lui il seggio al Senato di tuo padre”
“La legge non prevede che il seggio possa andare ad una donna, tanto più se mezzosangue”
“Sì, ma tuo padre…”
“Mio padre è stato uno stolto. Mi ha cresciuto come una romulana, ma io non sono mai stata accettata dagli altri come tale. Sono e resto la figlia di una schiava umana”
Jim provò un sentimento di comprensione e simpatia profonda per la ragazza ed il suo pensiero andò subito a Spock.
“Beh… come ho già avuto modo di dire a qualcun altro, essere figli di due mondi può essere l’occasione per incarnare il meglio delle due razze”
“Dove sono cresciuta io non la pensano così. Argertran mi disprezza, ad esempio”
Ancora una volta Jim la guardò con simpatia: conosceva bene il dolore di essere un bambino non accettato dalla propria famiglia.
“Ma tu gli sei comunque affezionata giusto?” chiese con voce calma.
“La cosa è irrilevante, farò tutto quello che è necessario”
Jim sospirò frustrato. A volte parlare con Nuhir era peggio che parlare con Spock.
“Sarà meglio andare” disse la donna mentre si alzava.
“Io vado fuori a fare quattro passi… mi accompagni?” chiese Jim d’istinto, aspettandosi la solita risposta negativa.
Invece stavolta Nuhir lo guardò e poi fece un cenno di assenso.
 
“Finalmente siete qui. Credevo mi avessi dato buca Lenny” ridacchiò Jane vedendo McCoy e Scotty che le venivano incontro.
“Sorridi Lenny, non vorrai essere scortese” borbottò sottovoce lo scozzese, dando l’ennesima gomitata al medico che aveva preso la stessa espressione di un agnello portato sull’altare sacrificale.
“Buonasera signor Scott. Ho già disattivato i codici di ingresso. Questa bagnarola è tutta sua, può girarla a suo piacimento…” fece Jane.
“Magnifico… Leonard perché non resti un po’ qui con la signora? Fate quattro chiacchiere e mi raggiungi dopo…” chiosò Scotty, cercando di non mostrare la rabbia che provava: come si permetteva di appellare la sua nave ‘bagnarola’?
“Che magnifica idea…”  Jane si illuminò e a stento degnò di uno sguardo lo scozzese che entrava nel corridoio d’accesso alla nave ancorata.
“Questa me la paghi Jim... lascia che metta le mani su quel tuo collo magro, e me la paghi" pensò McCoy mentre si costringeva a sorridere malizioso alla donna, che già aveva lasciato il suo posto di guardia per farsi avanti, con sguardo voglioso.
“Volevo farti  dare una occhiata alla mia anca… mi dà ancora un sacco di problemi sai…” Jane quasi miagolava mentre si strusciava contro McCoy.
“Sì sì certo, ma non qui davanti a tutti… troviamo un posto un po’ più riparato…” sorrise il medico.
“In realtà non potrei lasciare il mio posto, ma…”
La donna prese per mano McCoy e lo trascinò dietro una paratia.
Dopo pochi secondi il medico si ritrovò sbattuto al muro, con Jane che praticamente lo divorava.
“Ho sempre desiderato farlo, mi sei sempre piaciuto…” sibilò la donna mentre lo baciava possessiva, infilando le mani dappertutto.
Con la coda dell’occhio McCoy vide Sulu, Chekov, Uhura e Spock che silenziosi e veloci  percorrevano la sala per poi infilarsi nel corridoio di collegamento;  poteva giurare di aver visto Spock che gli lanciava uno sguardo ironico.
Dopo un paio di minuti in cui Jane a stento aveva lasciato la possibilità a McCoy di respirare, il medico riuscì a staccarsi per un secondo.
“Scusa Jane…  ma Scott mi sta chiamando…” disse ansimate.
“Non ho sentito nulla…”
“Ma sì… aspetta qui, mi libero di lui e torno subito” sibilò aggiustandosi la camicia ed il giubbotto di pelle.
“Non farmi aspettare troppo…”
“Ma no cara, sono da te in un minuto…”
Veloce più che poteva McCoy si infilò nel corridoio di accesso e subito dopo  Scotty sigillò con un codice la porta che si chiuse alle loro spalle.
 
 
“Ti orienti bene” fece Jim mentre seguiva Nuhir che, come una gazzella, si arrampicava, al buio, sulle colline.
“Sono vissuta su Remus sino all’età di dieci anni, quando mio padre mi ha tolta dalla casa di schiavi dove vivevo con mia madre”
“Non mi hai mai parlato di lei…” chiese Jim.
“E’ morta quando avevo dodici anni, probabilmente uccisa dagli altri schiavi”
“Mi spiace davvero, deve essere stata dura per te” disse Jim con voce triste.
“Quando è morta non la vedevo da due anni. Mio padre non mi ha mai permesso di farle visita dopo avermi portato a vivere con lui su Romulus”
Jim pensò che in fondo non era il solo ad aver avuto una infanzia da schifo.
I due avevano raggiunto la cima della collina e sul fondo scuro della valle luccicavano le poche luci di Levitasz, una delle poche città di Remus.
“Quando ero bambina venivo sempre qui a pensare…” fece Nuhir sedendosi su di una roccia.
“Anche io da bambino amavo arrampicarmi, ero la disperazione di mio fratello, a volte era costretto a cercarmi per ore”
“Non ti vedo come bambino ribelle. Dopotutto sei il figlio di un eroe”
Jim rimase per un attimo in silenzio.
“Non è stato un gran vantaggio alla fine” chiosò guardando a terra.
“Non ci odi? Non odi tutti i romulani?” chiese Nuhir.
“Che vuoi dire?”
“Dopotutto noi  abbiamo ucciso tuo padre” scandì la ragazza.
“Nero ha ucciso mio padre, non tutti i romulani” rispose sicuro Jim.
Nuhir non rispose, limitandosi a guardare verso la città.
“Sarà meglio andare” fece alla fine.
Mentre si alzavano i due giovani si ritrovarono  vicinissimi.
Gli occhi di Nuhir brillavano al buio.
Jim cercò di vincere la tentazione, ma fu quasi impossibile.
Senza pensarci, chiuse la distanza e baciò Nuhir appassionatamente.
 
Rieccomi, scusate la lunga pausa. Prometto aggiornamenti più veloci, sperando siate ancora interessati alla storia.
Star Trek non mi appartiene, ovviamente.
E ora come al solito… spoiler per il prossimo capitolo.
 
“Cosa stanno costruendo?” chiese Nuhir guardano verso il fondo del cratere.
“Materia rossa… vogliono ricostruire la materia rossa…” rispose Jim con la voce strozzata dal panico.
 

 
  
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