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Autore: floricienta    02/10/2016    3 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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CAPITOLO 4
IL RISVEGLIO DALL'ABISSO

Maggio, anno 439 del XII periodo

Ari stava caricando il fieno sul carretto per poterlo trasportare nella stalla e distribuirlo alle mucche.
Erano passati un paio di giorni da quando era stato scelto il sacrificio per Tangaroa e la tensione tra tutti quanti era stata palpabile, soprattutto mentre erano nella mensa ed era calato il gelo. Le cose, però, stavano già tornando alla normalità, dato che tutti avevano potuto tirare il fiato per non essere stati eletti, passando così un altro mese tranquilli, per quanto potesse avere un significato reale quella parola in mezzo a coloro che vivevano le giornate sempre oppressi dalla paura e dalla morte.
Anche per Ari era sempre stato così, ma nelle ultime ore qualcosa era cambiato in lui. Si era baciato con Nael, gli aveva confessato i suoi sentimenti – in parte, in realtà, dato che la sua lingua si era bloccata ben più di una volta quando avrebbe voluto dirgli, davvero, cosa provava nel profondo della sua anima – e Nael lo ricambiava. Era stato così sciocco a non accorgersene prima, ad avere il timore che la risposta sarebbe stata negativa.
Era evidente che non sarebbe mai stata negativa.
Adesso vantava una scintilla negli occhi che non si azzardava a spegnersi e in quella vi era riflessa e scolpita la figura di Natanael, che lo guardava con quello sguardo che lo faceva semplicemente sciogliere e tremare le ginocchia.

Ora posso dire di essere davvero felice.

Sì, poteva definirsi finalmente felice.
Era bastato così poco per cambiare tutte le carte in tavola e la cosa non faceva che riempirlo di un calore che gli bruciava gli organi per fungere come nuovo carburante per il suo corpo al posto di quelli e del sangue.
Di tutti gli amori che aveva letto nei libri, non gliene veniva in mente neanche uno che avesse questo senso di completezza interiore, si rese conto che non avrebbe mai potuto capire a fondo quel sentimento solo leggendone e sentendone parlare.
Entrò nella stalla e prese il forcone per ripartire il fieno. In quel momento, non solo si sentiva rinato nel petto, ma aveva anche una forza fisica completamente nuova che non gli era mai appartenuta; per non parlare del sorriso che non accennava a scomparire.
“Ari?”
Quella voce lo fece sobbalzare così tanto da fargli mancare un battito. Si voltò di scatto mentre lasciava cadere il fieno davanti al muso di una vacca che si era già buttata su di esso per mangiarlo.
“Nael!” l'entusiasmo nella sua voce era come una secchiata d'acqua fresca in una giornata soleggiata. “Hai già finito?”
“Avevo i miei buoni motivi per finire al più presto.” fece un sorriso sornione, avvicinandosi e prendendogli il volto tra le mani per lasciargli un lungo bacio a stampo.
“Fermo, potrebbe entrare il mio capo.” Ari si staccò appena, soffiando sulle sue labbra.
“Vorresti colpirmi con quel forcone?” si mise a ridere. “Potrei essere terrorizzato al momento e con la coda tra le gambe, pronto a scappare e salvarmi la vita.”
“Dovresti smetterla con queste battute che non fanno ridere nessuno.” disse con un tono affabile, portando il braccio libero dietro al collo per grattargli l'attaccatura dei capelli.
“Ma io sono serio.”
“Allora vattene.” lo prese in giro.
“Certo, come no.” Nael si appropriò con foga delle labbra di Ari, facendolo anche indietreggiare di qualche passo per poi sbattere contro una colonna di quello che poteva essere definito legno, benché fosse solamente il risultato del mana utilizzato dai maghi.
Ari fece un lamento quando picchiò con la schiena e si lasciò scivolare l'attrezzo di mano, che cadde a terra con un tonfo. Così facendo, circondò il collo dell'altro per trarlo di più a sé.
Nael inclinò il capo e sembrò divorare letteralmente la sua bocca . Lo mordeva senza fargli male, i denti gli stuzzicavano persino la lingua che poi prese a succhiare e ci giocò insieme alla propria. Dovette affermare che era bastato poco a quel ragazzo per migliorare.
Ari boccheggiò alla ricerca d'aria, guardando a terra e notando che gli tremavano le gambe.
“Non credi di esagerare?”
“Stai tranquillo.” Natanael gli scostò i capelli dal viso, portandoli dietro all'orecchio. “E poi sei stato avvisato che avevo molto da recuperare.”
“Vorrei solamente non finire nei guai, in fondo siamo Sacrifici e il mio principale è un Normale.”
“Ci ho parlato prima di entrare nella stalla ed era parecchio occupato.” quel sorriso beffardo non accennava a svanire dalla sua faccia.
Il minore mugugnò qualcosa di incomprensibile e strisciò con il piede per terra avanti e indietro come preso dall'imbarazzo.
La dolce risata di Nael lo colpì alle orecchie e lo guardò dritto in volto per potergli rispondere allo stesso modo.

Nael non poteva essere più energico di così. Si stava lasciando andare a tutto quello che aveva sempre represso e si chiedeva, in realtà, come l'altro potesse sopportarlo ancora, dato che si era attaccato a lui peggio del solito e ogni momento gli pareva buono per afferrarlo, abbracciarlo, baciarlo e dirgli parole dolci.
La bellezza del volto di Ari mentre faceva tutto questo, però, era un regalo inestimabile. Quelle ciglia che si abbassavano per coprire una parte degli occhi cristallini, dilatati in modo tale da risultare un vetro che rifletteva ogni raggio di luce; quelle gote rosse come il bocciolo di una rosa e quelle labbra paffute e arrossate, leggermente dischiuse per poter essere prese ancora e ancora.
Si sentiva così fortunato nell'avere Ari e apparteneva solo a lui per il resto della vita.
“Sei stupendo.” gli sfuggì quel complimento mentre era rimasto incantato a fissarlo per l'ennesima volta.
“Anche tu lo sei.” rispose Ari, socchiudendo le palpebre.
“Non avevo dubbi.”
“Ritiro quello che ho detto.”
Nael alzò un sopracciglio, guardandolo ironico.
Se prima il loro legame era speciale, adesso si era amplificato mille volte di più. Così voleva vedere Ari sempre al suo fianco.
Il moro si abbassò per prenderlo dalle cosce e lo tirò su di peso, Ari non poté che allacciarsi con tutte le sue forze per non cadere: le gambe intorno alla sua schiena e le braccia al collo.
“Cosa stai facendo? Lasciami andare!” per quanto questo fu quello che gli uscì, si aggrappò ancora di più a lui.
Nael fece un sibilo per farlo tacere, portò le mani un po' più in alto, appena sotto i glutei, per reggerlo e lo sbatté di nuovo contro la colonna. Il suo sguardo lascivo era così penetrante da non poter più ribattere.

Ari fissava stregato prima il suo occhio verde, che gli conferiva un senso di libertà unico e poi andava su quello nero, che lo faceva sentire legato a lui senza possibilità di scampo.
Era così strano.
Potevano coesistere la libertà e la prigionia? L'amore non era forse un sentimento che faceva vivere tra le nuvole, ma nello stesso tempo ti metteva le catene ai polsi?
Non che questo significasse che fosse spiacevole. Il dolore provocato aveva la morbidezza della spuma creata da un'onda sul bagnasciuga che ti sfiorava le punte dei piedi.
Questa volta fu lui a baciarlo, premendo le labbra quasi impercettibilmente e dandogli tanti schiocchi, fino a quando non gli leccò il perimetro delle labbra e scontrò il suo muscolo bagnato.
Rimasero minuti così prima di sentire i passi di qualcuno che si avvicinava alla stalla e furono costretti a dividersi e Ari riprese in mano il forcone per concludere il suo lavoro.




Le loro risate erano amplificate nel bagno, mentre si trovavano nella vasca per lavarsi. La schiuma faceva da padrona in quel metro e mezzo appena di superficie e, Ari e Nael, erano costretti a stare vicini l'uno contro l'altro. La schiena di Ari poggiata delicatamente al petto possente dell'altro.
Dovresti comprare una vasca più grande.”
“Certo, i soldi li rubi te, tanto questo è il tuo mestiere.” rispose ironico, ricevendo in cambio un pizzicotto sul braccio.
“Se me lo chiedi tu potrei anche farlo.”
“Non ti azzardare.”
Ari si appoggiò completamente su di lui e chiuse gli occhi per bearsi di quel momento di pace.
Percepiva unicamente il dolce suono emesso dai movimenti dell'acqua attorno a loro e il piccolo vortice intorno al suo braccio immerso che stava venendo accarezzato da Natanael.
“Ari.”
“Cosa c'è?” inclinò leggermente indietro la testa per osservare l'altro, ma questo gli rivolse uno sguardo confuso.
“Non ho parlato.” rispose Nael.
“Ari.”
Di nuovo il ragazzo dagli occhi cristallini sentì qualcuno chiamarlo e, questa volta, poté notare da lui che non fosse stato Natanael a farlo.
Chiuse le palpebre cercando di non darci peso e si lasciò di nuovo cullare.
“Ari, svegliati. Ormai è giunta l'ora.”
Il ragazzo sussultò. Adesso era convinto che quella voce rimbombava dentro di sé ed era a lui familiare.

Tangaroa.

Si piegò in avanti per gettare il capo sott'acqua e, quando uscì fuori, schizzò piccole goccioline ovunque. Sperò in questo modo di cacciar via quella voce dentro di lui.
“Sei pronto.” parlò ancora la divinità.
Ari si voltò verso Nael e lo riscoprì addormentato con un'espressione dolce sul viso. Quando tornò a guardare davanti a sé, la schiuma nella vasca si stava increspando, delle bolle di sapone avevano cominciato a fluttuare nella stanza. Dentro di esse, Ari, si vide specchiato con intorno un alone azzurrino che lo avvolgeva dolcemente e che gli stava affluendo energia positiva e potente.
Portò le mani davanti a sé, ma non vi riscoprì per niente quel bagliore sul suo corpo, quindi come poteva vederlo chiaramente nelle bolle?
“Non c'è più molto tempo.”
Lo sguardo del ragazzo andò di nuovo sulla superficie dell'acqua. Al di sotto c'era evidentemente una figura che non poteva essere riconosciuta, poteva essere se stesso, ma allo stesso tempo era sicuro che non poteva essere tale. Non si riusciva a distinguere nulla se non un'ombra blu scuro circondata da infiniti vortici, come se l'acqua la stesse risucchiando via.
“Smettila, Tangaroa.” la voce era quasi strozzata e spaventata.
“Non cacciarmi ancora, non è questo il tuo compito.”
“Che compito avrei io?”
“Salvarmi.”
Ancora. Ancora la stessa storia. C'era un tassello che mancava in tutto quel discorso ed era proprio quello che la divinità si rifiutava di fornire.
“Se si libererà, non ci sarà più scampo per il tuo destino.” continuò Tangaroa.
“Chi?”
Sapeva che chiedere quella domanda non aveva senso, dato che non avrebbe avuto una risposta, tuttavia la sua bocca parlava per lui senza poter decidere cosa dire e cosa no.
“...”
“Tangaroa, per favore, spiegami.” Ari diede una piccola occhiata al ragazzo dietro di lui, sperando che stesse ancora dormendo e che non lo beccasse a parlare da solo con una voce immaginaria dentro la sua testa.
“I tuoi sentimenti ti hanno aperto la strada per svegliarti. Più di così non mi permetti di spiegare.”
“Non te lo permetto?”
“Ari.”
Il suo nome venne ripetuto più volte, in maniera sempre più possente fino a fargli male alle orecchie, tanto che dovette premere forte le mani su di esse, convinto che stessero per sanguinare. L'ansia era crescente dentro di lui e, dopo qualche secondo, si accorse che l'acqua stava cominciando a uscire dalla vasca velocemente, inondando tutta la stanza.
Un getto potente lo fece scivolare fuori da essa e, in men che non si dica, si ritrovò sommerso nel bagno con l'acqua che arrivava fino al soffitto.
Come era già successo una volta, lui riusciva a respirare.
Improvvisamente, notò Nael con il volto sofferente e le mani intorno alla gola che stringevano con veemenza.
“Nael!” nuotò rapidamente verso di lui, che si trovava sul pavimento, e cercò un luogo da cui uscire, ma non c'erano né finestre né porte.
Ari andò nel panico, non poteva permettere che Nael morisse. Cosa poteva fare?
“Accadrà di peggio se non ti sveglierai.” la voce della divinità parlò come se sapesse i pensieri che stava facendo.
Ari sentì le lacrime uscire fuori dai suoi occhi, mentre Nael si contorceva in preda agli spasmi.
Non riusciva più a parlare, neanche se si sforzava e, pian piano, intorno a lui si fece tutto buio, qualcosa lo colpì sulla schiena, facendolo sbattere con la testa per terra e svenne.




Ari si svegliò con le guance rigate da lacrime secche. Sentì la pelle screpolarsi a causa di questo e, subito, cercò di cacciarle via prima che l'altro si svegliasse.
Di nuovo aveva avuto un incubo e di nuovo era coinvolto Tangaroa, ma questa volta anche Nael era finito dentro quella storia e vederlo in quello stato l'aveva angosciato terribilmente. Il sacrificio era stato scelto, quindi stava semplicemente impazzendo? Non aveva più una risposta sensata ormai.

Cosa devo fare? Lo dico a Nael?

Si voltò verso l'altro, che gli stava premendo lo stomaco con un braccio, e fu come se tutto gli fosse già passato.
Gli prese ad accarezzare i capelli dolcemente, pensando che a breve avrebbe dovuto tagliarglieli, dato che stavano crescendo troppo sulla fronte e gli sarebbero ricaduti sugli occhi nascondendo quelle iridi bellissime.
Magari, quegli incubi erano causati soltanto dalla sua mente che viaggiava a una velocità impressionante per un ventenne come lui, o era allergico a qualcosa che usavano nel cibo – Perché no? – si ritrovò a dire tra sé e sé.
Non ci diede molta importanza questa volta, la sua soglia di paura e inquietudine era molto calata rispetto a qualche giorno prima.
Inaspettatamente, tuttavia, fu colpito come da una scossa che lo attraversò dal petto e che affluì nel palmo della sua mano, proprio quella con cui stava accarezzando Nael. Le dita presero a tremare senza poterle controllare e di nuovo lo colse quella sensazione di formicolio, ma era accentuato rispetto al solito.
Ritrasse immediatamente la mano e se la strinse con l'altra, premendo talmente forte le dita che diventarono bianche e si procurò del dolore da solo. Strinse anche gli occhi, provando a far scemare quel fastidio solamente pensando ad altro, ma non ci riuscì.
Neanche pensare a Natanael lo confortò, anzi, la fitta si estese su tutte e cinque le dita nitidamente e passò anche all'altra mano.

Che mi sta succedendo?

Ari prese a boccheggiare e volle scappare da lì, però, se l'avesse fatto si sarebbe svegliato l'altro e non poteva permettere di esser visto in quello stato. Come l'avrebbe spiegato?
Le dita presero a pulsargli terribilmente, il tremolio non accennava a calmarsi e senza neanche accorgersi aveva ripreso a piangere.
“Basta, ti prego. Basta.” sussurrò tra le labbra con un piccolo sibilo.
Non era convinto se stesse tremando per la paura o se davvero non potesse fermarlo, anche se il tutto lo stava facendo impazzire.
“Basta.”
Non riusciva nemmeno a esplicare la natura del formicolio. Era come un'energia fuori controllo che non trovava il modo di uscire, quindi si limitava a rimanere nelle dita, scontrandosi nella sua stessa coda ed emettendo quel brulichio insistente che a tratti gli faceva anche male.
Ari fece dei respiri profondi, un braccio poggiato sui suoi occhi per non far uscire più il pianto, il naso si era già tappato e la saliva gli era aumentata notevolmente, nonostante avesse la gola secca. In quel momento aveva bisogno di un bicchiere d'acqua, ma allo stesso tempo non voleva più avere a che fare con essa.

Basta!

Il tutto svanì così come era arrivato. Solo ora che era tutto finito si accorse delle mezzelune rosse sul suo palmo, causate dalle unghie che si era infilzato nella pelle, e fece un piccolo lamento di sofferenza.
Si racchiuse il corpo tra le braccia e strinse i denti. Il ciuffo biondo cenere era andato a nascondergli una parte del volto e si stava inzuppando a causa delle lacrime che stavano uscendo di nuovo dai suoi occhi cristallini, che ormai erano diventati arrossati.




“Devi farti vedere da qualcuno.”
“No.”
“Cosa significa no?” il tono di Nael non ammetteva repliche. “Ti sembra normale quello che ti è successo?” incrociò le braccia e aspettò una risposta più sensata di quella che gli era appena stata fornita.
Ari abbassò il capo, sconfitto. Aveva raccontato a Natanael quello che gli era capitato, o meglio, il ragazzo si era svegliato poco dopo e l'aveva ritrovato piangente e tremante e aveva insistito affinché gli spiegasse per filo e per segno cosa lo turbasse.
All'inizio, Nael era rimasto incredulo davanti a quel fatto così assurdo, eppure non poteva credere che Ari si stesse inventando tutto. Era da un mese che andava avanti con quella storia, quindi qualcosa di vero doveva esserci e Natanael sperò con tutto il cuore che non fosse chissà quale strana malattia.
“Ma per farmi vedere da un medico devo chiedere un permesso.”
“E quindi?” Nael era irremovibile davanti a tutte le scuse che ormai da ben dieci minuti stava provando ad accaparrarsi l'altro. “Sono preoccupato per te.”
“Lo so.”
“Allora il discorso si conclude qua.”
Lo sguardo triste del biondo lo fece sospirare. Era stato finalmente contento di non vederlo più per qualche giorno, ma sembrava che la malinconia non potesse sparire così facilmente da quel ragazzo che non aveva fatto niente per meritarselo.
Fece cadere le braccia lungo il busto, prima di avvicinarsi a lui e afferrargli una mano, che venne, però, subito ritratta e nascosta dietro la schiena, facendo rimanere male il ragazzo dagli occhi eterocromi.
“Ti fa male?”
“Ora no, però mi dà fastidio.”
Nael non si arrese e gliel'agguantò contro la sua volontà, anche se Ari cercò di arretrare e di divincolarsi, senza successo. Non che non volesse farsi stringere la mano, ma aveva paura che potesse succedere come era accaduto qualche ora prima e non voleva che Nael lo vedesse assolutamente in quello stato.
Il maggiore mantenne la presa salda e avvicinò la mano alla propria bocca e gli baciò le dita, facendolo rimanere sconcertato da quel gesto.
“Così passa la bua.” disse con tono scherzoso, per poi scoppiare a ridere.
Ari lo guardò di sbieco e roteò gli occhi al cielo prima di sentirsi strattonare e venir intrappolato dalle braccia possenti dell'altro.
“Devi andare a farti controllare.” continuò a parlare Nael, soffiando sulla sua capigliatura leggermente spettinata.
“Lo farò.”
Rimasero abbracciati per qualche minuto in silenzio, fino a quando non arrivò l'ora di andare in mensa per iniziare una nuova giornata.




Dalla cupola posta al centro dell'aeronave si poteva vedere che fuori il tempo non era dei migliori. Il cielo grigio era sconquassato da tuoni e lampi continui che rimbombavano persino all'interno della struttura. Si poteva definire una giornata davvero fiacca, dove neanche Nael aveva voglia di eseguire i suoi giri velocemente per poi dedicarsi ad Ari per il resto del tempo disponibile.
Ogni volta che infuriava un temporale del genere, provava un'angoscia nel petto che gli martellava senza sosta. Per non parlare del mal di testa che lo colpiva sempre appena sopra il sopracciglio destro e che lo torturava per ore e ore. Inoltre, si sentiva sempre scombussolato nei visceri e la nausea l'opprimeva.
Si diresse verso la mensa a passo svelto, dove trovò Ari ad aspettarlo proprio davanti all'ingresso, poggiato contro una parete a scrutare i volti di tutti quelli che passavano. Non appena lo vide gli porse un sorriso enorme che venne ricambiato.
“Buongiorno, Ari.” gli diede un piccolo bacio sulla fronte prima di entrare e sedersi ai loro soliti posti nella fila laterale più distante da dove veniva servito il cibo.
Intorno a loro c'era il solito vociare di persone che parlavano del più e del meno; le scie di mana si riflettevano nel vetro dei bicchieri e persino nei piatti, per poi colpire con forza le iridi di entrambi, che dovevano socchiudere gli occhi per l'intensità di alcune scintille.
“Sei andato dal medico?” parlò Nael con un tono piatto, mentre si portava alla bocca una fetta di carne.
“Sì.” Ari fece una piccola pausa, stringendo la mano a pugno e rilassandola subito dopo. Ancora non era svanito completamente il brulichio. “Mi ha detto che uno stress continuo e una mancanza di sonno possono portare il corpo a cedere fino addirittura sentirlo formicolare e tremare. Ha dato la causa allo sforzo che compio sul lavoro e alla paura incondizionata di venir scelto come sacrificio.”
“Ti ha fatto domande su questo?”
“Mi ha domandato come vivessi questa situazione.”
“Che incompetente. Secondo lui come si può vivere una situazione del genere?” Nael sembrava davvero infuriato, più perché uno sconosciuto era andato a chiedere riguardo cose personali di Ari, piuttosto che per la banalità della domanda in sé.
“Che hai?” Ari gli sorrise.
La forchetta di Nael si fermò a metà strada e lo guardò sbattendo più volte gli occhi.
“Il tempo.”
“L'avevo immaginato.”
Il minore allungò una mano verso di lui e gli afferrò il polso, avvertendo chiaramente il battito non proprio regolare. Questo lasciò scivolare la presa fino a incrociare le dita, unite sul tavolo tra i due.
“In ogni caso...” riprese a parlare Nael. “...ti senti stressato o cosa..?”
“L'unica cosa che mi agita sono proprio i sogni che faccio, per il resto sono sempre il solito. Il medico mi ha, comunque, consigliato di rimanere una settimana a riposo. Ne ho già parlato con il mio capo e ha detto che va bene.”
“Che noia. Una settimana chiuso nella cella a fare niente.” lo prese in giro, anche se gli vennero i brividi a pensare di rimanere con le mani in mano per così tanto tempo. Piuttosto sarebbe andato a infastidire il resto dei Sacrifici e le guardie.
“Più tempo per stare con me, non ti va bene?” ribatté facendo il broncio.

Quanto è adorabile.

Si ritrovò a pensare Nael.
Fece leva sul tavolo per alzarsi e sporgersi verso quel viso così niveo e tenero per stampargli un bacio sulle labbra. Poco importava della gente intorno a loro, non avrebbero comunque azzardato a fare qualche commento ad alta voce.
La loro società era libera per quanto riguardasse i rapporti omosessuali e, anche se ci fosse stato qualche presente a cui dava fastidio, i Sacrifici erano composti per lo più da gente povera, criminali e persone senza cittadinanza che non ambivano di certo ad andare a fare la spia per un motivo futile come quello, rischiando di beccarsi un ammonimento. Persino le guardie sarebbero state immobili di fronte a qualche effusione in buona fede, senza esagerare.
“Nael...” lo ammonì con un tono poco convincente, sbirciando intorno per vedere se qualcuno ci avesse fatto caso. Non era il tipo da voler dare nell'occhio e, appena notò una ragazza forse della sua stessa età che li fissava, si voltò immediatamente rosso fino alle orecchie.
Il moro si risedette e gli sorrise, giocando con le sue dita. Era troppo divertente farlo imbarazzare a quel modo.
“Puoi sempre venire a lavorare con me.”
“Neanche per sogno. Passerò il mio tempo a leggere.”
Natanael sospirò esageratamente e sentì un tuono provenire dall'esterno, che fece sobbalzare un po' tutti quanti. Chiuse gli occhi per un attimo e scosse la testa che ancora gli doleva. Neppure si era accorto che l'altro si era alzato reggendo il piatto e le posate e che si era accostato alla sua sedia – facendo il giro del tavolo, dato che erano nell'ultimo posto prima del capotavola – guardandolo stranito e preoccupato.
“Va tutto bene.” si limitò ad affermare con un piccolo sorriso sforzato, facendogli gesto di sedersi sulle sue gambe.
Ari esitò, ma poi lo fece.
Nael avvolse il suo corpo con le braccia, stringendolo forte all'altezza dello stomaco e affondando la testa nel tessuto del maglione, che sfumava dal bianco al blu, di Ari – talmente largo che quasi gli arrivava alle ginocchia e che aveva dovuto fermare sui polsi con due braccialetti d'acciaio per non farlo ricadere sulle mani. Provò del calore familiare e gratificante che gli fece, pressapoco, sparire del tutto il mal di testa.
“Mi stai mettendo in soggezione.” sussurrò Ari.
“Zitto, bambino.” lo prese ancora in giro, dandogli un bacio sulla schiena, facendosi entrare un pelucco in bocca che subito sputò via.
Non vedeva davvero l'ora che il Sole tornasse a splendere.




Erano seduti per terra nel parco, mentre un via vai di gente rideva e chiacchierava e i bambini giocavano contenti per qualche ora. Ari e Nael si erano ritrovati un angolino tutto per loro, dove non avrebbero dato fastidio a nessuno. Per quanto non fosse la giornata adatta per rimanere nel parco, dato che la luce proveniva unicamente dal mana che circolava mentre all'esterno era ancora tutto grigio e cupo, in quel punto si poteva respirare l'aria migliore in tutta l'aeronave e avevano decisamente bisogno entrambi di una boccata d'aria fresca.
Erano rimasti a parlare di sciocchezze, tra un commento ironico di Nael e le guance arrossate e le successive battute di Ari.
Natanael strappò un filo d'erba da terra e se lo rigirò tra le dita per poi usarlo per accarezzare la guancia dell'altro.
“Smettila, dai!”
“Perché dovrei? È così divertente.”
Non ci vollero che pochi secondi perché il filo scomparve tra le sue mani, scoppiando in piccole scintille luminose che caddero illuminando per poco il resto dell'erba per poi svanire del tutto. Il risultato del mana che aveva cessato d'agire non appena era stato tolto dal luogo in cui doveva essere.
“Ti sta bene.” si mise a ridere Ari, tenendosi la pancia nel vedere lo sguardo sgomento dell'altro.
Nael gli fece il verso prima di appoggiare la testa sulla sua spalla e venir cullato dalle sue mani diafane e delicate che lo accarezzavano sul collo e i capelli.
In quel momento, Ari sentì il cuore balzargli fuori dal petto. Fece un lamento che cercò di trattenere tra i denti e si portò immediatamente le mani sul cuore, stringendo forte e provando anche una sensazione di nausea.
“Che ti succede?” chiese subito, preoccupato.
Ari non riuscì a rispondere.

Ari. Ari.

Quella voce. Non poteva essere. Era sicuro di non star sognando.
Si guardò intorno, cercando di capire da dove provenisse, nonostante sapesse che era una voce insinuata dentro la sua testa.
Il dolore al petto si dileguò, ma una scarica lo percosse fino a raggiungere le mani. Non riuscì a trattenere un urlo, come se fosse stato colpito da una scossa elettrica ad alta tensione.
“Ari!” Natanael non sapeva cosa fare, lo guardava mentre si contorceva dal dolore.
Ari ansimò con veemenza.

No, ti prego. Non ancora...

Aveva perso definitivamente il contatto con le proprie dita, si accorse subito che stavano tremando e quello che seguì gli fece raggelare il sangue: la punta di tutte e dieci le dita si stava illuminando lentamente di un azzurrino lieve lieve che dava fastidio alla vista.

Che cosa..?

Gli si fermò il fiato, la gola era completamente secca e le pupille dilatate.
“Ari ti stai illuminando... ma che cazzo sta succedendo? Non è stato appena scelto un Sacrificio?” la voce di Nael era terrorizzata, mentre non riusciva a muovere un singolo muscolo.
Aveva ragione, avevano assistito personalmente al Sacrificio che veniva portato via dai maghi, avvolto nella solita luce verde.

Questa non è la luce di un sacrificio, non è come quella. È totalmente diversa.

Non sapeva come, ma Ari ne era assolutamente convinto. Prima di tutto era azzurra e ormai era evidente, dato che era diventata intensa come il cielo in estate privo di nuvole, per secondo, invece, lo sentiva dentro di sé, per quanto non valesse come motivazione, se lo fece bastare.
Questo però non tolse la paura che stava provando in quel momento. Provò a chiudere le mani a pugno, ma non ci riuscì perché non aveva più il controllo dei muscoli dal gomito in giù, cosa che non gli permise neanche di nasconderle sotto al maglione.
Le lacrime gli punsero gli occhi e si rese conto di esser guardato dalla gente nel parco con il panico sul volto.

Svegliati.

La voce della divinità tuonò nella sua testa e ci fu un'esplosione che costrinse tutti a chiudere gli occhi. Successivamente, dalle dita di Ari stava fluendo un liquido viscoso azzurro che andava verso l'alto e si diramava in forme e linee astratte. Assomigliava a un vortice che si creava sott'acqua, il suo aspetto aveva anche quello dell'acqua.
Ari rimase sbalordito, lo stesso Nael al suo fianco aveva perso la parola.

Che cos'è questo..?

Il biondo stava rabbrividendo dalla paura e in un attimo decise di alzarsi e scappare via. Cominciò a correre a per di fiato per allontanarsi da tutti, sperando che anche quella cosa che era uscita da lui rimanesse indietro, ma questa lo seguiva continuando a uscire e rimanendo ferma sulle sue unghie, per poi cadere come grandi goccioloni a formare delle piccole pozze che andavano svanendo immediatamente a contatto con il terreno, come se venissero risucchiate.
Si appoggiò ansimante contro la parete di un corridoio e si lasciò scivolare privo di forze sul pavimento con le ginocchia premute contro il petto e quella scarica che non accennava a diminuire di intensità. Forse era proprio quella che gli stava facendo perdere tutta l'energia nel corpo.
“Ari!”
Voltò la faccia di scatto e vide Nael che l'aveva seguito.
“Allontanati!” urlò con quanta voce aveva in corpo, anche se l'altro non gli diede retta.
“Che cosa ti sta succedendo? Questo non è il segnale per essere un sacrificio e i maghi non sono intervenuti. Quindi...” non terminò la frase e si inginocchiò al suo fianco, provando a prendergli una mano, ma percepì come uno scudo intorno a essa che non gli permise di afferrarla.
“Non lo so...” Ari scoppiò a piangere mentre non poteva volgere lo sguardo da altre parti che non sulle proprie mani ancora azzurre fino ai polsi e quasi scoppiettanti. Sembrava come se dei sassolini fossero stati lanciati sulla superficie di un corso d'acqua creando tante crepature e cerchi concentrici. “Aiutami, Nael. Ti prego.”
“Io...” Natanael serrò la mascella non sapendo cosa fare.

In quel momento si avvicinò loro una guardia che aveva seguito entrambi i ragazzi quando si era accorta del trambusto nel parco.
“Rimani fermo dove sei!” urlò contro Ari, puntandogli un bastone di metallo e mana imprigionato all'interno. “Ma dove sono finiti i maghi? Non sono neanche in grado di fare il loro lavoro.”
“Sei tu quello che non sa fare il proprio lavoro, coglione!” Natanael era evidentemente agitato e si era addirittura alzato, pronto ad affrontare la sentinella. “Non ti accorgi neanche che non è la luce del sacrificio? Quante ne hai viste negli ultimi due anni? Sta succedendo qualcosa a questo ragazzo. Non vedi che è in preda al panico e tu ti permetti di puntargli contro un'arma?”
“Nael...” sussurrò Ari, tirando su con il naso.
“Che hai detto, sudicio Sacrificio?”
L'uomo gli diede un colpo con il bastone, che riuscì a evitare, ma non poté scansare anche la spinta che gli diede facendolo inciampare nei propri piedi e rotolare per terra.
Ari cercò di strisciare verso il ragazzo – che già si stava rimettendo in piedi – ancora incapace di utilizzare le mani; venne prontamente fermato dalla guardia che lo prese forte per un braccio e lo strattonò per alzarlo da terra.
“Tu ora vieni con me.”
“Dove mi vuoi portare? Lasciami! Nael!” cercò di liberarsi, ma era troppo scosso e senza forze per farlo.
“Hai sentito? Lascialo!” si gettò contro di loro, tuttavia qualcuno lo prese da dietro le spalle. A quanto pare l'uomo aveva chiamato alcuni suoi colleghi per aiutarlo.
Uno si accostò al primo e lo aiutò a prendere di peso il ragazzo dagli occhi cristallini, mentre il terzo, che era il più robusto, teneva fermo Natanael.
“Smettila se non vuoi che ci siano dei provvedimenti anche per te.” gli ringhiò nell'orecchio e Nael osservò lo sguardo sconvolto del biondo che lo supplicava di non andare oltre e si arrese.
“Va bene, va bene.” disse alla guardia e si calmò. “Ma non portatelo via, vi prego.”
“Dobbiamo.” gli rispose uno di loro. “Questo non è certo un caso che possiamo gestire noi.”
“Sarà sottoposto al Consiglio dei Maghi di questa aeronave.” aggiunse un altro.
Ari sgranò gli occhi. Quante possibilità c'erano che avrebbe rivisto Nael e che andasse tutto bene? La paura si impossessò di lui ancora una volta.
Urlò con quanto fiato avesse in gola e una luce esplose di nuovo a partire dai palmi. Una piccola pioggerellina cominciò a scendere e posarsi sulla loro pelle, era fresca e provocò un piccolo solletico a tutti i presenti. Nessuno capì cosa stava succedendo, erano rimasti tutti sbalorditi e senza parole di fronte a quello spettacolo.
Nael sbatté le palpebre più volte, una piccola goccia gli cadde proprio sotto l'occhio, simulando una lacrima che venne sostituita subito da una vera.
Ari era svenuto, il corpo floscio lo trascinava verso il pavimento.

Finalmente ti sei svegliato.

 




NOTE DELL'AUTRICE:
Buona Domenica ragazzi :)
Siamo davvero entrati nel boom della storia! Anche Ari ha fatto boom ahahah, a parte questo... Cosa gli è successo? Cos'è quella luce azzurra e cosa significa che si è svegliato? Perché oggi Nael è più scorbutico del solito e va con il tempo? Che diamine vuole Tangaroa da quel ragazzo così fragile? Ma in tutto ciò quanto sono teneri Ari e Nael?
Ve le siete poste queste domande? Spero di sì ahah! xD
Il disegno l'ho fatto io qualche tempo fa e Ari indossa il maglione del capitolo come potete notare è molto fashion u.u Così, anche se sono con quello stile un po' strano, avete un'idea di come sono fatti. Ad ogni modo, prossimamente metterò nei capitoli altri miei disegni di loro due, dato che ne ho fatti un po' e potrebbero anche aumentare xD (sono entrati nella mia vita <3)
Spero che vi sia piaciuto il capitolo e ringrazio tutti quelli che mi seguono e che mi seguiranno. I commenti sono sempre ben accetti e ci vediamo domenica prossima con un nuovo capitolo!
Ciao a tutti!
Flor :)

  
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