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Autore: Gabry81    02/10/2016    3 recensioni
Sette capitoli per sette anni.
Sette anni per sette momenti.
Sette momenti mai raccontati.
Sette momenti che parlano di Ginny e di Harry. Di come i sentimenti di Ginny si trasformino nel tempo, senza però cambiare nel profondo. Di come Harry, inconsapevolmente, abbia trasformato poco a poco una semplice cotta nell'amore di una vita.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Harry/Ginny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Ed eccomi qua. Nuova idea e nuova storia!

Stavolta torno alle origini, e alle care vecchie Harry/Ginny, con una breve raccolta di Missing moments. Alcuni suggeriti dalla storia, altri completamente inventati da me, ma che non faccio fatica ad immaginarmi essere avvenuti davvero.

Momenti tristi e momenti divertenti, che racconteranno della crescita dei nostri due ragazzi.

Ma ora basta con le chiacchere e cominciamo!

Fatemi sapere cosa ve ne pare mi raccomando!

Alla prossima!

 

 

 

Il sole di quel caldo pomeriggio di prima estate era alto e luminoso. In tutto il cielo non c'era una nuvola che osasse fare ombra.

La sua luce entrava dalle ampie finestre dell'infermeria della scuola di Hogwarts, riflettendosi sulle lenzuola bianche dei letti. Quegli stessi letti che erano stati occupati veramente troppo a lungo durante quell'anno, e da troppi ragazzi.

Ora ne rimaneva soltanto uno occupato.

Ginny sedeva appoggiata contro una piccola montagna di cuscini. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e le mani giunte in grembo.

Aveva dormito tutta la notte, sotto l'effetto di una potente pozione sonnifera. Ma, nonostante questo, si sentiva spossata e senza forze. La testa era terribilmente pesante e le pulsava forte. Aveva due profonde occhiaie scure ed era appena poco più rosea delle lenzuola del suo letto.

< Ti prego Ginny... Mangia qualcosa! Non hai toccato nulla > Stava dicendo sua madre, ansiosa. Suo padre la guardava triste, dal lato opposto del letto.

Ginny si sforzò di buttare giù qualche boccone di pasticcio di carne, ma appena il cibo le toccava la lingua le veniva la nausea.

Al terzo boccone rinunciò e spinse via il vassoio.

< Non ce la faccio mamma. Scusami > Mormorò affranta.

Lei annuì tristemente. Prese il vassoio e lo posò sul tavolino accanto al letto.

Un silenzio angosciato scese su di loro. La ragazza teneva la testa bassa, incapace di sostenere lo sguardo dei suoi genitori.

Suo padre e sua madre si scambiarono diversi sguardi preoccupati nei lunghi minuti che seguirono.

< Hai bisogno di parlare piccola? > Chiese suo padre.

Ginny scosse il capo.

< Sei sicura? Ci puoi dire tutto Ginny. Non avere paura > Provò sua madre.

La ragazza fece ancora segno di no con la testa. I due genitori si guardarono, spaventati e tristi.

Pochi istanti dopo dei passi si avvicinarono al letto di Ginny.

< Scusate signori Weasley. Il professor Silente desidera vedervi. Potete seguirmi? > Chiese la voce pacata di Madama Chips.

Suo padre annuì.

< Torniamo subito! Stai tranquilla tesoro > Cercò di rassicurarla sua madre. Ginny fece debolmente segno di si col capo.

I suoi genitori uscirono dalla stanza, seguendo l'infermiera.

Ginny resistette solo per qualche secondo. Poi un singhiozzo le premette in gola e lei non riuscì a fermarlo.

Si raggomitolò sul letto, nascondendosi sotto il lenzuolo. Pianse disperata.

Si sentiva una bambina stupida, ingenua e credulona. Era un mostro.

Era indegna dei colori del Grifondoro che portava sulla divisa. Aveva infangato il nome della sua famiglia. Erano persone buone e gentili. E adesso, grazie a lei, sarebbero stati ricordati come “La famiglia di straccioni che ha cresciuto colei che ha quasi fatto rinascere Voldemort”.

Un orribile verso le sfuggì dalle labbra tra i singhiozzi. Quante ragazze si sarebbero lasciate ingannare da uno stupido ricordo in un diario? Nessuna. Solo lei poteva essere così ingenua.

Strinse gli occhi, cercando di cacciare via quelle terribili immagini. Senza successo.

Da quando si era svegliata quella mattina ricordava tutto. Anche cosa aveva fatto mentre era posseduta da Tom. Ricordava di aver scritto sul muro del secondo piano. Ricordava di aver parlato serpentese davanti all'ingresso della camera. Ricordava di aver guidato il basilisco per i corridoi. Ricordava di aver atteso le sue vittime nell'ombra.

Ginny si sentiva un'assassina. Aveva quasi ucciso Colin. Aveva quasi ucciso Hermione. Aveva quasi ucciso la ragazza di Percy. Solo per pura fortuna nessuno di loro era morto.

Schiacciò il volto contro il lenzuolo. Come poteva ora camminare per i corridoi? Come poteva anche solo sedere vicino a Colin, o dormire nella stanza vicino a quella di Hermione? Come avrebbe fatto a guardare in faccia i suoi fratelli?

Pianse a lungo, senza riuscire a smettere.

Senza preavviso la porta dell'infermeria si aprì. Dei passi lenti risuonarono in infermeria. Ginny pensò che fosse Madama Chips di ritorno. Ricacciò indietro l'ultimo singhiozzo. Se non l'avesse sentita piangere l'avrebbe lasciata tranquilla.

< Posso? > Chiese incerta una voce maschile.

Ginny sbarrò gli occhi. No. Lui no. Non poteva affrontare Harry. Come poteva anche solo pensare di guardarlo negli occhi? Era corso nella camera dei segreti per salvarla. Aveva ucciso sia il mostro che Tom.

Era stato morso dal basilisco per salvare lei. Harry sarebbe morto nella camera se non fosse stato per la fenice di Silente. Aveva rischiato di morire per la sua stupidità.

Un forte singhiozzo le sfuggì. Riprese a piangere disperata, senza riuscire a controllarsi.

< Ginny? > Chiese timidamente Harry. Ginny lo sentì avvicinarsi.

Harry tirò lentamente il lenzuolo, scoprendola. Ginny nascose il volto contro il letto.

< Ginny... Non piangere così! > Mormorò Harry. Cercò di prenderle un braccio e di farla voltare, ma lei si liberò con uno strattone.

< Lasciami stare > Pianse.

< Ginny non fare così! Ti prego > Provò ancora Harry. Aveva una nota diversa nella voce. Sembrava triste. Triste per lei.

Tentò di nuovo di farla girare, stavolta più delicatamente. Ginny non si oppose stavolta. Lasciò che lui la facesse sedere. Le posò delicatamente una mano su una guancia per farla voltare, ma lei si girò dall'altra parte.

< Non mi guardare! Sono un mostro > Disse in un singhiozzo.

< Cosa? No! Non sei un mostro Ginny! >

< Invece si! Ho quasi ucciso quattro persone! Tu stavi per morire a causa mia >

Nascose il volto tra le mani. Avrebbe voluto scomparire per sempre.

Due mani si posarono incerte sulle sue spalle. Ginny non ebbe la forza di impedire ad Harry di farla voltare.

< Ginny... Non eri in te! Non accusarti di cose di cui non hai colpa! > Provò a convincerla Harry.

< Mi sono fatta ingannare da un diario! Sono stata una bambina stupida e ingenua! > Ansimò lei, tirando su col naso.

< Ginny quel diario ha ingannato anche me! > Ribattè Harry < Mi ha fatto credere che fosse Hagrid il colpevole. Voldemort ha ingannato anche Silente quando era a scuola. Ha aperto la camera sotto il suo naso. Centinaia di persone sono state ingannate da lui >

< Questo dovrebbe farmi sentire meglio? > Sbottò Ginny arrabbiata.

Harry rimase un momento interdetto.

< Ginny ascoltami adesso > Disse deciso < Nulla di tutto questo non sarebbe mai successo se Lucius Malfoy non avesse infilato il diario nel tuo calderone a Diagon Alley! Lui sapeva perfettamente che cosa sarebbe successo. Il mostro è lui! Tu sei solo una vittima come tutti gli altri! Non hai nessuna colpa. E... E se ti sei sentita così sola quest'anno da doverti rifugiare in un diario, ti chiedo scusa. A nome di tutti. Non avremmo dovuto lasciarti da sola >

Ginny lo ascoltò in silenzio, senza rendersi conto di aver smesso di piangere. Harry che le chiedeva scusa? Lei lo aveva quasi fatto uccidere e lui le chiedeva scusa?

< Sei quasi morto per colpa mia > Mormorò.

< Sono quasi morto per colpa di Voldemort > La corresse Harry < E per salvare te! Non potevo certo lasciarti morire nella camera! Ci tengo troppo a te >

Ginny rimase a bocca aperta sull'ultima frase. In condizioni normali sarebbe arrossita. Quella volta non accadde, ma i suoi occhi si asciugarono definitivamente. Tirò su un paio di volte col naso.

< Tieni > Disse Harry, porgendole un fazzoletto. Ginny biascicò un “grazie” e si soffiò rumorosamente il naso.

Harry a quel punto si sedette sul letto e la tirò delicatamente a se, abbracciandola e facendole posare la testa sulla sua spalla.

Ginny questa volta arrossì eccome. Guardò sorpresa e imbarazzata il ragazzo, scoprendo che lui appariva sorpreso esattamente come lei. Aveva perfino le guance rosse. Ginny non l'aveva mai visto arrossire. Forse non si era reso conto nemmeno lui di cosa faceva.

Ginny sentì il peso che aveva sullo stomaco dissolversi pian piano. Si sentiva bene tra le braccia di Harry. Si sentiva al sicuro.

< Adesso ricordo tutto > Confessò a voce bassa < Ricordo cosa ho fatto quando Tom mi possedeva... Ricordo di aver spinto il basilisco ad attaccare quei ragazzi... >

< Ginny non eri in te! Non sapevi quello che facevi. Non accusarti di cose che non hai fatto >

< Sono stata una stupida! >

< Voldemort non sceglie li stupidi Ginny > Disse Harry convinto < Voldemort sceglie sempre i forti! Sia come servi che come vittime. Non avrebbe usato te se se fossi stata stupida >

< Dovrei sentirmi lusingata ad essere stata usata da lui? > Chiese Ginny sarcastica.

< Certo che no! Solo... Non considerarti una stupida. Nessuno ti considera tale. Credimi. Perchè non lo sei! Sei sempre una grifondoro! >

< Io sono grifondoro solo perchè tutti i i miei fratelli sono grifondoro... > Mormorò Ginny.

< No Ginny! Sei grifondoro perchè sei coraggiosa, intelligente e molto forte! Credimi Ginny, è così! >

Ginny gli credette. Come poteva non farlo? Era così sincero.

E poi si sentiva così bene in quel momento. Si sentiva protetta e al sicuro appoggiata contro Harry. Si rilassò, cullata dal battito regolare del suo cuore. Tutti i cattivi pensieri scomparvero. Scomparve il diario. Scomparvero le vittime. Scomparve la camera. Scomparve persino Tom.

Lasciò che un piacevole torpore si impossessasse di lei. Si sentiva bene come non le accadeva da mesi. Dimenticò di essere in infermeria. Dimenticò persino con chi era.

Dopo quelli che le parvero solo alcuni minuti, si sentì completamente riposata, anche se piuttosto intorpidita. Si alzò a sedere e si stiracchiò, mugugnando soddisfatta.

< Ben svegliata! > Disse la voce allegra di Harry. Ginny si voltò di scatto, trovandolo accanto a lei che sorrideva.

Si rese conto che la luce che entrava dalle finestre era più tenue e tendente all'arancione.

< Mi sono addormentata? Che ore sono? > Chiese Ginny.

< Sono le cinque. Hai dormito quasi quattro ore > Rispose Harry. Ginny si sentì avvampare. Aveva dormito davanti ad Harry tutto il pomeriggio.

< Potevi andare Harry... Non dovevi sentirti in obbligo di restare a guardarmi dormire > Pigolò Ginny.

< Nessun problema! > Rispose Harry con un sorriso < Ma comunque non potevo alzarmi senza svegliarti. E non volevo svegliarti! Sembravi dormire così bene >

Solo in quel momento Ginny realizzò. Non aveva dormito davanti ad Harry tutto il pomeriggio. Aveva dormito abbracciata ad Harry tutto il pomeriggio. Sul suo viso si sarebbero potute friggere delle uova da quanto era rosso.

< Scusa... ti sarai annoiato a morte... > Mormorò pianissimo.

< No tranquilla. Sono passati Ron e Hermione, e poi anche i tuoi genitori. Abbiamo chiaccherato un po', cercando di non svegliarti >

Ginny si sentì mancare. Ron e i suoi genitori l'avevano vista dormire sulla spalla di Harry. Se si poteva morire di imbarazzo, sicuramente l'avrebbe fatto lei la prossima volta che li avrebbe visti.

< E comunque non potevo andare via. Devo ancora darti questo > Continuò Harry.

Tirò fuori un piccolo diario rosso dalla tasca della divisa.

< Questo l'ho comprato io in un negozio babbano. Quindi è sicuro al cento per cento. Gli unici incantesimi qui dentro ce li ha messi Hermione. Ha posto un incantesimo di privacy per impedire a qualcun altro di leggerlo e un altro incantesimo che non ricordo il nome, ma che dovrebbe far aumentare le pagine quando lo stai per finire > Spiegò Harry porgendoglielo.

Ginny lo prese, imbarazzata dal quel regalo inaspettato.

< Grazie > Mormorò. Lo aprì, trovando in prima pagina una lunga dedica, scritta con tre calligrafie diverse.

 

 

 

Cara Ginny,
ci dispiace di non esserti stata accanto in questo anno difficile per te. Questo è solo un piccolo pensiero. Per darti un modo sicuro di confidare i tuoi segreti.

Senza nessuna magia oscura di qualsiasi sorta!

Grazie della precisazione Ron...

E' sempre meglio specificare Harry. Ascoltami sorel

Ronald non rovinare tutto! Ginny, so che ti senti in colpa per quello che hai fatto. Ma tu non hai nulla da rimproverarti! La colpa è tutta di Tu-sai-chi! Tu sei innocente! E se qualcuno prova a dire il contrario sappi che conosco un sacco di incantesimi che possono tornare utili. Se vuoi posso insegnarteli. Potremmo anche lasciare che Ron, Fred e George scoprano i loro nomi e ci pens

Hermione non prenderti tutto lo spazio! Stavo dicendo sorellina: se hai bisogno di qualunque cosa vieni dal tuo fratellone e ci penserà lui. A parte cose che riguardano i ragni! Odio i r

Ron stai rovinando questa dedica!

Io non sto facendo nulla di male!

Riprendo in mano io la situazione Ginny. Quei due ora litigano anche per iscritto... Ti stavo dicendo: questo diario è sicuro! Prendilo come un segno di amicizia e affetto.

E ricordati che sei hai bisogno di qualcosa siamo sempre amici! A noi puoi dire tutto.

Ti vogliamo bene!

Harry Ron e Hermione

 

 

 

Ginny rise di gusto leggendo quella dedica. Anche Harry sorrise.

< Così va molto meglio! Ti piace? > Chiese Harry.

< E' b-bellissimo! G-Gr-Grazie! > Balebettò Ginny, avvampando.

< Questo è per i pensieri > Disse Harry < Ma se in futuro dovessi avere bisogno di qualcuno con cui parlare... Beh... Ricordati che siamo tuoi amici! Ci saremo sempre se avessi bisogno di noi! >

< Si okey... Me lo ricorderò > Mormorò Ginny.

< Promesso? >

< Promesso! >

Harry le sorrise. Poi allargò timidamente le braccia. Ginny ci mise qualche istante a capire che le stava proponendo un abbraccio.

I due ragazzi si avvicinarono impacciati, stringendosi timidamente, ma in modo amichevole.

< Adesso devo proprio andare > Disse Harry, con il tono di voce di chi chiede scusa.

< Non preoccuparti > Gli disse Ginny, sorridendo. Harry ricambiò il sorriso.

< Ci vediamo Ginny > Fece lui alzandosi e dirigendosi verso l'uscita.

< Ciao... Harry! > Lo bloccò lei con la voce. Harry si fermò e si voltò a guardarla.

< Grazie! Grazie per tutto quello che hai fatto per me > Disse Ginny timida. Arrossì ancora mentre guardava gli occhi verdi del ragazzo, ma riuscì a non abbassare lo sguardo.

< Non c'è di che! > Rispose Harry. Ginny notò che sembrava davvero felice del suo ringraziamento.

Si voltò ancora ed uscì dall'infermeria. Ginny si lasciò cadere sui cuscini, stringendo il diario al petto.

Capì in quel momento che doveva mettersi il cuore in pace. Quella mostruosa cotta per Harry Potter non le sarebbe mai passata.   

  
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