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Autore: Manu75    03/10/2016    3 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
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Rieccomi qui, come sempre non posso che ringraziare chi legge questa storia e, in particolare, miss Gold_394 e Morgana89Black per aver lasciato le loro graditissime recensioni (ragazze, il monumento per voi è in lavoro… :) ). Questo nuovo capitolo si divide in due parti, è molto importante per gli eventi futuri e ho amato molto scriverlo, spero vi piaccia e, in particolare, lo dedico (in entrambe le sue parti) proprio a miss Gold_394, lei capirà il perché, spero… :)

Buona lettura!



 

“Un gelido destino”


 

Cinquantanovesimo capitolo


(I miei occhi su di te, sempre - prima parte)



 

Quel giorno prometteva tempesta, il cielo di Londra era plumbeo e denso di umidità ed elettricità.
Brigid sentì il volto madido di sudore, era dura non potersi mai togliere quel velo dal volto, anche se la veste bianca era leggera e non la soffocava.
C’era molta gente a casa Smith, il Signore Oscuro aveva convocato tutti i suoi Mangiamorte, senza anticipare niente ma lasciando intendere che aveva un annuncio importante da fare.
Nemmeno a lei aveva anticipato nulla, ma Brigid non aveva bisogno che qualcuno le narrasse gli eventi futuri e, a dire il vero, non aveva bisogno che nessuno facesse nulla per lei.
In quel caso preciso la sua conoscenza dei fatti veniva direttamente da uno dei diretti interessati, che aveva incontrato una settimana prima.


Diagon Alley non era certo la strada affollata di sempre in quel mese di agosto, nonostante il nuovo anno scolastico fosse alle porte, gli studenti erano pochi e tutti si muovevano in fretta per le strade, entrando nei negozi con rapidità e una certa aria guardinga: sembravano tutti colpevoli di qualcosa.
Quel giorno, Brigid era giunta lì perché aveva ricevuto un messaggio da Regulus; vista l’importanza degli eventi che sarebbero scaturiti, gli aveva dato il permesso di mandarle un gufo secondo la necessità, anzi, ella stessa gli aveva fatto dono di un piccolo allocco che sapeva dove trovarla senza dover specificare l’indirizzo.
La missiva del giovane era concisa e la pregava solamente di potersi incontrare a mezzogiorno davanti a Ollivander, il negozio di fronte al quale si erano conosciuti cinque anni prima.
Al rintocco esatto della campana della Gringott, il ragazzo si era presentato davanti a lei con un sorriso raggiante e gli occhi colmi di una luce vittoriosa.
- Come sempre - aveva esordito Regulus - Le tue indicazioni sono state preziose! -
Lei aveva capito che il giovane avrebbe voluto abbracciarla ma si era trattenuto, memore degli obblighi che la giovane veggente aveva, in quanto novizia al servizio del Dio Bucca.
Brigid gli aveva sorriso, incoraggiante, e lui le aveva raccontato ciò che era avvenuto nelle ultime settimane.
- Ho scoperto una cosa, qualcosa di davvero fondamentale, che mi permetterà di arrivare dove desideravo, sono già d’accordo con Malfoy...pensa a ciò che mi hai detto tanto tempo fa, ricordi? : “Alleati con i nemici!” Ed è lui è il mio nemico, lui è la persona che mi ostacola!-
Aveva parlato tutto d’un fiato con il volto soffuso da un vivido risentimento colmo di determinazione.
- Certo, Lucius Malfoy allontana da te la persona che ami...secondo quanto mi hai detto, l’ha nascosta al mondo per tenerla lontana dalla sua famiglia! - gli occhi pallidi della ragazza erano seri e concentrati - La manipola e la tiene sotto il suo giogo, ma sarai tu ad aprirle gli occhi!-
Gli occhi grigi del ragazzo avevano brillato come stelle: finalmente gli anni erano passati, lui ne aveva sedici ma presto sarebbe diventato maggiorenne, sarebbe diventato un uomo agli occhi del mondo e avrebbe potuto far capire a Narcissa quanto l’amava.
- Tra un settimana sarò davanti al Signore Oscuro…- le aveva sussurrato, avvicinandosi di un passo - Malfoy mi introdurrà e garantirà per me...perché gli ho detto di avere una cosa di vitale importanza da riferire all’Oscuro Signore. Prima non voleva ma gli ho detto che si trattava di una notizia che riguardava il Ministero e Albus Silente e ha ceduto, credo voglia rischiare il tutto per tutto per rientrare nelle grazie del suo Signore, credo sia disperato!-
La situazione scomoda di Lucius era parsa causargli una gioia reale: sminuire Malfoy agli occhi di sua cugina era qualcosa che gli faceva battere il cuore e gli apriva uno scorcio di speranza su un futuro lieto.
- Sono certa che ti farai onore, sembra che la gloria sia a portata di mano…- aveva sorriso, osservando il suo volto pieno di anticipazione - Mi raccomando, mantieniti saldo nei tuoi propositi e non fare nulla che possa compromettere questo momento cruciale...la coscienza lasciala ad altri: tu stai percorrendo la tua strada, non solo la tua ma anche  la felicità della persona che ami dipende da te!-
Regulus aveva vacillato per un millesimo di secondo perché Brigid aveva centrato in pieno il punto dolente di tutta quella situazione: la gloria era a spese di altre persone, specialmente di una in particolare che egli amava con tutto se stesso.
Poi si erano salutati e lei aveva osservato la schiena del giovane, leggermente curva, allontanarsi lungo la strada.
“Speriamo non sia debole come credo...ho bisogno che si regga in piedi ancora per un po’...”
Aveva atteso anni, lavorando su quel momento, prodigandosi per portare  a termine quel passo che avrebbe inferto un duro colpo ai suoi nemici.
Il momento in cui avrebbe procurato dolore a Narcissa e a tutta la famiglia Black.


La ragazza si riscosse dai suoi pensieri, con in mente il volto provato di Regulus che la inquietava parecchio; il giorno in cui il giovane sarebbe comparso davanti al Signore Oscuro era giunto e tutto doveva andare per il verso giusto.
Brigid sapeva che doveva essere prudente, non farsi riconoscere dal ragazzo, anche se sarebbe stata presente  per l’apposizione del Marchio Nero.
Giunta nella sua stanza si tolse il velo e poi si rinfrescò il volto con l’acqua, che fece comparire in un catino.
Quindi si pose davanti al grande specchio che si trovava nella camera: lei non si guardava mai per il mero piacere di specchiarsi, non era mai stata bella e lo sapeva.
Né le era mai importato esserlo, a dire il vero.
La bellezza l’aveva sempre lasciata agli altri, alle altre, alle ragazze come Narcissa Black.
Aloise le aveva sempre detto che un giorno in suo potere si sarebbe manifestato, in modo diverso, più forte e profondo di quello che avveniva nei maghi selvaggi che rinnegavano il Dio Bucca e la sua dualità.
Quel potere non si era mai davvero palesato finché sua madre non si era suicidata, prima di quel giorno era stato debole e quasi sempre sopito.
Quando Aloise si era spenta, era stato come nascere davvero, come aprire gli occhi e svegliarsi da un letargo durato dodici anni.
La voce di sua madre le aveva fatto da sprone, le sue parole l’avevano fatta giungere al compimento del suo percorso e quel potere era come esploso in lei, dandole consapevolezza e conoscenza.
Eppure, ultimamente, era accaduto qualcosa: si era distratta, aveva fatto un errore imperdonabile ma soprattutto, per la prima volta in vent’anni, aveva desiderato essere bella.
Si sollevò le maniche della leggera tunica bianca, scoprendo il Marchio Nero e il tatuaggio del serpente che le avvolgeva le braccia con le sue spire spaventose.
Rimase qualche minuto in contemplazione, ripensando al suo scontro con Kerenza.
Si era fatta giocare come una sciocca ma, la cosa che più l’aveva colpita, in un momento così delicato e con il fallimento da esporre al Signore Oscuro, era stata la bellezza di quella donna.
Tutte le donne della famiglia Arundel erano famose per la loro avvenenza, per i loro tratti squisiti e diafani, per la generosità di cui le aveva investite Madre Natura.
Tutte tranne la madre di Aloise, Brit Angarrack, Aloise stessa e, di conseguenza, Rubinia.
Da bambina aveva incontrato Narcissa Black e l’aveva trovata bellissima, gentile e determinata, in un modo che a lei non era mai stato possibile essere.
Cissy l’aveva sempre trattata bene, non con alterigia; non l’aveva mai sgridata per la sua lentezza né aveva mai perso la pazienza per la sua aria svagata.
Allora Ruby non desiderava essere bella, a quei tempi voleva solo sostare nella luce di Narcissa, godere della sua compagnia senza bisogno di sforzarsi per trarre qualcosa per se stessa o sembrare migliore.
Ora era diverso, qualcosa era cambiato in lei, detestava anche solo pensarlo ma non poteva che rammaricarsi di non essere splendida come le altre donne Arundel.
Rimase ferma davanti allo specchio per qualche minuto e poi si slacciò la lunga cintura composta dai rubini e dai diamanti della collana di sua madre; quindi armeggiò con i lacci del corpetto leggero, stava quasi per scioglierli e togliersi la veste, quando un breve colpo di tosse la fece trasalire e le sue dita si immobilizzarono.
- Scusa, ti stavo aspettando, non volevo disturbarti ma, giunti a questo punto, ho ritenuto opportuno palesare la mia presenza…-
Brigid si voltò di scattò con gli occhi colmi di sdegno.
- Mi stavi spiando?!-
Barty si alzò dalla poltrona nella quale era sprofondato e le si avvicinò con un piccolo sorriso di scusa sulle labbra.
Negli occhi, però, c’era qualcos’altro.
- Non mi permetterei mai, non ho intenzione di perdere la tua fiducia, visto quanto ci ho messo a guadagnarla!- 
Giunse davanti a lei: sebbene non fosse un uomo particolarmente alto la sovrastava, perché lei era piccola e minuta, quasi quanto lo era stata a undici anni.
- Volevo solo vederti prima della riunione di questa sera - le disse, il suo volto era nella penombra ma lei capì che era serio e preoccupato - Non si sa mai quali ordini giungeranno dal Signore Oscuro e io volevo essere certo di poter stare qualche minuto con te, nell’eventualità di una separazione…-
Brigid non seppe cosa rispondere: da quando le aveva palesato i suoi sentimenti, o presunti tali, Barty era divenuto estremamente protettivo e attento nei suoi riguardi; sempre presente e accomodante.
Odiava ammetterlo ma era una bella sensazione averlo vicino, lasciarsi abbracciare, sentire che lui provava per lei un interesse così caldo.
Eppure faticava a fidarsi, non poteva credere che un giovane purosangue, con un futuro radioso davanti e un padre potente alle spalle, potesse perdere tempo con lei, che era, sì, una delle predilette dell’Oscuro Signore ma non aveva un passato da esibire e, se solo Lord Voldemort avesse deciso che non gli era più utile o che era troppo informata, non avrebbe avuto nemmeno un futuro.
- Posso chiederti cosa stavi pensando mentre ti guardavi allo specchio?- era visibilmente curioso e la studiava in volto con profondo interesse.
- Nulla, in realtà mi guardavo senza vedermi...pensavo anch’io alla riunione di questa sera…- mentì con disinvoltura, perché non avrebbe potuto rivelargli i propri pensieri senza mettersi del tutto nelle sue mani.
E lei non voleva dipendere da nessuno.
- Allora non ti dispiace se ti dico quello che ho pensato io, guardandoti?-
Brigid sbatté gli occhi, combattuta tra la paura di valicare un confine così sottile e il desiderio di conoscere quei pensieri.
Anche Barty era una persona difficile da interpretare, dopotutto.
Il giovane le si avvicinò ancora di un passo, con le mani in tasca e l’aria disinvolta sul viso lentigginoso.
- Ho pensato a una bambina minuta e silenziosa che ho incontrato un lontano giorno di primavera…- la voce era piatta e poco più di un sussurro - Il suo  papà era venuto a casa mia per parlare con mio padre, portando con sé questa bambina stranamente quieta e timida. Non era vivace e sembrava persa in un suo mondo: al momento pensai che fosse davvero noiosa...e per nulla carina…-
Brigid aggrottò le sopracciglia ma rimase in silenzio.
- Si era seduta nel mezzo del corridoio, al piano superiore, e passava il suo tempo delineando i disegni del grande tappeto con la punta delle dita - le sorrise, come se quel ricordo gli fosse particolarmente caro - Ad un certo punto, io mi sono messo ad osservare lei con la stessa intensità con cui lei osservava quella trama, incuriosito da quella creaturina così strana e particolare.-
Qualcosa, nel tono caldo con cui disse queste ultime parole, mise alla ragazza la voglia di voltarsi e andarsene, allontanandosi da lui.
Invece rimase ferma e immobile, davanti a Barty.
- Allora ho notato cose che prima non avevo visto: un profilo delicato, una pelle diafana, i polsi sottili, le dita lunghe...le ciglia quasi trasparenti ma curvate in modo perfetto. Non era bella, no, eppure non ho mai desiderato tanto conoscere i pensieri e l’animo di qualcuno…- le si avvicinò ancora, sfiorandola con il proprio corpo - Ho capito che eravamo uguali: anonimi nell’aspetto esteriore ma pieni di curve, sfaccettature, angoli e luoghi nascosti dentro di noi, sotto la pelle…-
Allungò la mano e le delineò i contorni del viso con la punta delle dita.
Brigid sentiva il cuore battere sordo nella profondità del suo petto, dovette combattere la voglia di chiudere gli occhi e godere di quel contatto così dolce.
Carezze solo per lei.
- Quando ti ho rivista, a distanza di tanti anni, ti ho riconosciuta subito, non c’è stato bisogno di vederti in volto, mi è bastato guardare i tuoi polsi delicati e la tua pelle bianca - una mano scese a posarsi sulla sua schiena, per poi stringerla a sé con delicatezza - Mi sono detto che non voglio perderti di nuovo, che ora che posso starti accanto non posso permettermi di sbagliare…-
La ragazza osò guardarlo in volto, temendo di vedere l’inganno nei suoi tratti e la menzogna nei suoi occhi.
Invece vide calore reale, sentimenti vividi: le si offriva senza riserve, consapevole che lei poteva frugare in lui.
- Poco fa, lo ammetto, avrei voluto lasciare che ti spogliassi - la sentì irrigidirsi ma le sorrise con dolcezza - Poi ho pensato che questo avrebbe compromesso ogni cosa e io non voglio che questo accada…-
- Perché mi stai dicendo queste cose?-
La sua era una richiesta precisa, quasi una supplica, non voleva fargli intendere il bisogno che aveva di averlo vicino ma non poteva resistere alla voglia di sentire quello che aveva da dirle.
- Perché sento che sei tormentata, perché so che sei sola e che ancora non ti fidi di me. Io voglio che tu comprenda davvero quello che provo per te. -
La fece voltare verso lo specchio, restando alle sue spalle.
La luce tremula delle candele rimandava loro l’immagine di due giovani dalle fattezze comuni ma che, l’uno accanto all’altra, assumevano una bellezza particolare.
- Mentre ti guardavo, poco fa, ho pensato a te da bambina ma, soprattutto, ho pensato a te ora, in questo momento: io ti trovo bellissima e desiderabile. Trovo che tu sia una specie di mio prolungamento, ho questa sensazione particolare quando siamo vicini...il bisogno di proteggerti e l’ammirazione per la tua abilità e il tuo coraggio.-
La voce calda di Barty sembrava scavare dentro di lei, strinse le labbra per impedirsi di aprirle e dire ciò che anelava dire.
Non voleva che lui smettesse di parlare, sperava che continuasse.
- Ti ho osservata tanto tempo fa e non posso smettere di fissarti anche adesso, non voglio più starti lontano e non voglio mai posare i miei occhi su nessun’ altra donna, non mi interessano le altre…-
- Menti - finalmente Brigid trovò la forza di dire qualcosa - Narcissa Black ti aveva stregato, ammettilo…-
- No! - il diniego fu deciso e senza esitazione alcuna - Lei è una donna bellissima ma non è la donna del mio cuore, volevo arrivare a lei solo per colpire Lucius Malfoy, esattamente come mi hai detto tu…-
Con un respiro spezzato chinò la testa e affondò il volto nell’incavo del collo della ragazza.
- Non credere che io non abbia combattuto contro quello che provo per te - le sussurrò, sfiorandole la pelle con le labbra - Ma io so, lo sento, che noi ci apparteniamo! Non respingermi, io non ti chiederò mai nulla e lascerò che tu conduca la tua vita come desideri ma io non posso staccare i miei occhi da te…-
Lei voltò appena il viso, in modo che le loro labbra si incontrassero, sentendo il corpo andare a fuoco, la gola ardere per quell’emozione sconosciuta.
Il bacio fu lungo e intenso, la mano del giovane le accarezzò i capelli corti.
- Lascia che ti faccia capire quanto ti voglio, lascia che ti mostri quello che vedo io, quando ti guardo…-
Le sussurrò, staccandosi da lei.
Continuò a cingerla da dietro, armeggiando con i lacci della veste leggera e, con un piccolo sospiro, le fece scivolare quell’indumento bianco e virginale lungo il corpo.
Rubinia era ipnotizzata dalla visione del suo corpo nudo esposto allo sguardo di Barty, che la teneva stretta a sé.
I loro sguardi si incrociarono nello specchio.
- Guardati, Rubinia…- le sussurrò, posandole le labbra sulla tempia, vicino a una vena che pulsava - Queste spalle esili che sanno portare un peso così pesante, le tue braccia sottili che sfoggiano con fierezza questi marchi oscuri, il seno piccolo ma perfetto, i fianchi così magri ma invitanti, le tue gambe delicate che incedono sicure...questi occhi trasparenti che sanno osservare il mondo intero...per me sei bellissima...-
Si strinse e lui, posando la nuca sul suo petto e chiuse gli occhi, arrendendosi a quella voce, a quelle parole, a quel calore.
- Sei mia e io sono tuo, noi due ci apparteniamo…- la voce del ragazzo era vibrante di emozione, la fece voltare e sparire sotto il suo mantello, avvolgendola come in un bozzolo rassicurante, nascondendola allo sguardo cieco di quella stanza.
La baciò ancora e l’accarezzò, finché lei allacciò le braccia al suo collo sollevandosi in punta dei piedi per aderire meglio a lui e poter dimenticare ogni cosa che non fossero loro due.
Allora Barty la prese tra le braccia e la trasportò sul letto, stendendosi accanto a lei, senza schiacciarla e senza forzarla, ma lasciandosi accogliere da Rubinia con dolcezza, ritagliandole un posto in quell’Universo sconosciuto che erano la femminilità e la gioia di essere donna.
Alla fine rimasero abbracciati stretti, stringendo sotto le lenzuola i loro corpi imperfetti che si completavano.


A mezzanotte erano tutti riuniti al cospetto di Lord Voldemort.
Accanto a lui, defilato alle sue spalle, c’era Severus, davanti, inchinato ai suoi piedi, stava Regulus Black.
Lucius era confuso nella piccola folla presente nella stanza e la mancanza di Evan Rosier spiccava nettamente, come l’assenza di un mattone in un muro compatto.
Tra i volti mascherati, Rubinia poté notare Bellatrix e suo marito Rodolphus, Dolohov, McNair e, ovviamente, Barty Crouch.
La ragazza stava in fondo alla stanza, seminascosta accanto alla finestra, avvolta in un pesante mantello rosso sangue e con il volto celato dal solito velo nero.
Fece scorrere lo sguardo su tutti i presenti, lasciando vagare la mente e assorbendo l’energia che ognuno di essi emanava.
Si soffermò su Bellatrix Lestrange: intorno a lei coglieva il buio, spezzato da una luce quasi verdastra, come un fuoco malato e incapace di donare calore.
Osservò Rodolphus, colui che un tempo, nelle intenzioni di suo padre e di Aloise, era stato il suo promesso e che oggi avrebbe dovuto essere suo marito: la sua energia era debole e intermittente, i suoi pensieri fiacchi e opachi.
Il suo cuore ebbe un balzo nel sfiorare la figura di Bartemius: erano passate solo poche ore da quando si erano amati e da quando lei aveva spezzato la linea perfetta che l’aveva unita al Dio Bucca. Quelle emozioni erano ancora in lei, vivide e potenti, ma non poteva permettersi altre distrazioni. In quel momento lo vedeva avvolto da una luce dorata senza oscurità, ai suoi occhi, l’energia del giovane Crouch, era del tutto liscia e perfetta.
Cercò Lucius Malfoy, che spiccava in altezza e i cui capelli biondi non erano facili da mimetizzare in tutto quel nero: la sua era l’energia più particolare, un’aura scura lo avvolgeva all’esterno ma, al centro del suo petto, si trovava una luce talmente vivida da essere quasi insopportabile da guardare. Quella luce lampeggiava a tratti più debole a tratti più energica, come la fiamma di una candela soggetta alle correnti d’aria, instabile eppure accecante, mobile e in continuo mutamento.
Rubinia si concentrò, poi, su Regulus Black, al centro della scena: la sua era una luce bluastra, come quella del crepuscolo estivo, non ancora buia e non più luminosa. Un’indecisione che lo accompagnava, una discesa verso il tramonto, lenta ma inesorabile, proprio come accadeva nelle lunghe giornate di Luglio.
Non si azzardò a sfiorare nemmeno con il pensiero la figura del Signore Oscuro e scivolò con gli occhi sulla schiena di Severus Snape.
Era consapevole di doversi guardare da lui, lo evitava e teneva ben salda la propria mente ogni volta che lo incontrava, esattamente come faceva con Lord Voldemort.
Quel giovane era avvolto da un buio assoluto, niente sfumature, niente luci, nessuna penombra. Il nero di una notte senza stelle e privata della Luna. Un’eclissi totale sulle sue emozioni.
- Miei fedeli amici - esordì il Signore Oscuro - Accogliere un nuovo compagno è sempre una grande gioia, naturalmente…-
Brigid poté sentire lo scetticismo di Bella, la sottile derisione di Severus, la diffidenza di Barty e, tra tutti, poté sentire i sentimenti inquieti di Lucius.
Il trionfo di Regulus era danneggiato dalla paura che lei sentiva irradiare da Malfoy, una paura colma di un senso di colpa che, lei lo sapeva bene, avrebbe finito con annientarlo.
- Il giovane Regulus è maturo abbastanza da unirsi a noi, il suo sangue è puro, le sue intenzioni meritevoli ma…- e qui la voce dell’Oscuro Signore vibrò di una trionfo represso - ...sopra ogni cosa, egli ci porta la chiave della vittoria.-
Di nuovo quell’esplosione di sentimenti negativi in tutta la stanza, Brigid li percepì uno ad uno: invidia, rabbia, diffidenza, derisione, colpa.
- Finalmente il tassello mancante, finalmente la chiarezza nell’incertezza dei fallimenti e la visione che ci mancava in questa lotta contra i traditori del sangue puro e i sostenitori dei babbani…- Voldemort si alzò in piedi, facendo ondeggiare la lunga veste nera - Finalmente possiamo palesare il nostro nemico, combatterlo ad armi pari. Non dobbiamo guardare al Ministero, amici miei...c’è qualcosa di più subdolo e più nascosto che ci sfida e ci deride: l’Ordine della Fenice. - un leggero mormorio si levò dalle scarne fila dei fedelissimi del Signore Oscuro - Si, miei compagni devoti, un gruppo di odiosi ribelli riuniti attorno alla sottana di Albus Silente! Mescolati tra  mille volti, incuneati negli strati della vita comune, sguinzagliati tra i corridoi del Ministero ma tutti, tutti loro, con il viso rivolto ad un unico capo: Albus Silente! Ed lì che noi dobbiamo cercare e colpire, per vincere questa guerra!-
Il volto pallido di Regulus osò sollevarsi verso Voldemort.
- Ottimo lavoro! - lo lodò il potente mago e poi proseguì, allungando una mano verso Lucius - Lo hai guidato bene, amico mio...e ora vediamo di distruggere la Fenice e di impedirle di risorgere...spegniamo il fuoco che cerca di sconfiggerci!-
Li sentiva tutti, i loro sentimenti: la colpa di Regulus mitigata dalla sottile esultanza, la soddisfazione di Lucius sporcata dal dubbio, la rabbia di Bellatrix, la frustrazione di Barty, il sarcastico disprezzo di Snape.
Alla fine il marchio fu apposto e Regulus divenne un Mangiamorte, gli era bastato poco per arrivare a quell’obiettivo: gli era bastato vendere suo fratello.





 

- Si può sapere dove stiamo andando?-
Narcissa sbirciò fuori dalla carrozza dei Malfoy ma Lucius richiuse la tendina, impedendole di guardare il panorama.
- Tutto a tempo debito. -
Sembrava molto soddisfatto e assolutamente deciso a non rivelarle nulla.
A colazione le aveva annunciato che avrebbero fatto un breve viaggio, senza smaterializzarsi ma con la carrozza, in modo da essere più rilassati.
- Sei davvero misterioso…- gli lanciò un’occhiata, lievemente allibita dall’espressione trepidante di lui, non lo aveva mai visto così intimamente elettrizzato e, da quando era morto Evan, nemmeno così sorridente.
- Si può sapere di cosa ti preoccupi?- Lucius le sorrise e, all’improvviso, scivolò dal suo lato della carrozza, sedendosi accanto a lei.
Lo stomaco di Cissy si contrasse leggermente: averlo così vicino la turbava sempre.
- N-nulla, non c’è nulla che mi preoccupi, davvero, solo che a quest’ora avremmo potuto fare il giro del mondo due volte, con questa velocità!- cercò di non scivolargli lontano per andare a rintanarsi in un angolo.
- L’attesa rende tutto più interessante, lo sapevi? Specie se poi questa attesa è ricompensata…- improvvisamente allungò una mano e le accarezzò il viso con dolcezza. - Io ne so qualcosa di attese...sono almeno dieci anni che aspetto che tu cresca….-
Le accarezzò le labbra con il pollice, stuzzicando quello inferiore.
- Che poi non mi si dica che non sono un uomo paziente…- le sussurrò, catturandole il mento tra le dita per impedirle di voltarsi.
Il cuore di Narcissa era impazzito, dopotutto non erano state molte le occasioni che avevano avuto per essere così vicini, in uno spazio tanto angusto e intimo.
- Ci hai messo del tuo, se ci pensi bene…- lo rimproverò, per cercare di allentare la tensione.
- E chi ha mai detto il contrario? - sembrava divertito e imperturbabile - Avrei dovuto rimpicciolirti e metterti in un taschino, fin da quella volta che ti ho incontrata sull’Espresso di Hogwarts!-
Si chinò su di lei, baciandola sulle labbra con passione.
Narcissa si arrese all’effetto che le faceva sempre, come a Malfoy Manor, come alla festa degli Hinchinooke: bastava che la sfiorasse e tutte le sue ragioni naufragavano insieme ai dubbi e alla diffidenza.
E, dopotutto, ora erano fidanzati.
Cissy pensava che lui si sarebbe accontentato di un semplice bacio ma Lucius si soffermò sulle sue labbra a lungo, poi prese a darle tanti piccoli baci sul volto, sul collo e, dopo averle abbassato la spallina dell’abito, le baciò quel tenero lembo di pelle sopra la clavicola.
Naturalmente la ragazza non voleva cedergli dentro una carrozza, mentre erano diretti verso una meta misteriosa.
Eppure le sue braccia erano già  aggrappate alla sua schiena, mentre lui le sfiorava le spalle con le labbra e le accarezzava delicatamente i fianchi, attraverso il leggero tessuto dell’abito estivo che lei indossava.
Narcissa, dal canto suo, gli baciava le tempie, i capelli, l’orecchio e la zona sensibile a ridosso del collo.
Il suo profumo era inebriante, la avvolgeva e la rendeva inerme tra le sue braccia.
Questa volta Lucius sembrava non avere fretta, animato da una passione e da un desiderio che esigevano soddisfazione.
Non le si avventò contro, non l’aggredì, non la costrinse a sciogliersi con la forza, semplicemente seguitò a baciarla, lasciandole addosso piccole tracce umide, scivolando con le labbra sulla pella morbida e sensibile all’interno delle braccia vicino al gomito.
C’erano quiete e silenzio e, in quel piccolo mondo ovattato, sembrava di essere su un altro pianeta, erano da soli mentre la carrozza procedeva a velocità moderata, senza fretta alcuna di giungere a destinazione.
Evidentemente Lucius aveva dato precise istruzioni e aveva fatto in modo di ritagliarsi quei momenti con lei.
Narcissa si lasciò sfuggire un piccolo gemito quando lui le sfiorò il seno con il volto, scostando con il naso l’arricciatura del vestito per trovare la pelle coperta.
- Per Salazar...sei talmente bella che non sembri vera…- le sussurrò, con la voce talmente arrochita che sembrava non appartenergli più - Se penso che devo fermarmi e che non posso andare oltre…- sospirò sul suo seno, ancora parzialmente coperto, appoggiando il viso su quelle curve dolci e invitanti e cercando di placare quell’ardore.
La ragazza ansimava lievemente, il volto rovesciato all’indietro, mentre guardava il soffitto arabescato della lussuosa vettura; le sue dita scivolavano tra i lunghi capelli setosi di Lucius, la gonna sollevata rivelava le gambe leggermente divaricate ad accoglierlo il più vicino possibile.
- Chi dice che devi fermarti..? - sussurrò, arrossendo leggermente, ma resa audace da tutte le sensazioni che lui le aveva trasmesso e inebriata da quella vicinanza.
- Il mio buon senso…- mormorò Lucius, senza staccarsi dal suo seno ma anzi, mordendo delicatamente la stoffa che fungeva ancora da barriera tra lui e quel luogo così anelato.
Le accarezzò le gambe con delicatezza e poi, con immensa fatica, si sollevò, poggiando sui gomiti e sovrastandola.
I loro visi erano a pochi centimetri, i capelli biondi di Lucius spiovevano su di lei, sfiorandole il volto ancora soffuso di passione.
- Non dovresti provocarmi, rischi che ti prenda sul serio e che la smetta di mettermi tante remore…- sorrideva ma i suoi occhi erano più bui e seri - Per quanto io mi sforzi, la tua vicinanza mi da alla testa ma, seppur crudelmente ingiusto, non posso negarti una prima notte di nozze come si deve…sei la mia futura moglie, non una donna di passaggio...te la meriti.-
Lei divenne paonazza, perché quel momento fatidico si avvicinava e l’attesa non faceva che caricarlo di aspettative, aveva quasi sperato che lui infrangesse quella barriera e, onestamente, non gliene sarebbe importato nulla di fare l’amore con lui in una carrozza.
Ebbe la netta impressione che Lucius temesse quel momento almeno quanto lei, anche se la consapevolezza di tutta l’esperienza che il giovane aveva in campo amoroso le dava un pizzico di risentimento.
Improvvisamente la carrozza si fermò dolcemente.
Lucius sospirò e si alzò, trascinandola a sedere con sé e sistemandole la gonna e la scollatura con un sorrisetto pieno di malizia.
- Non so se dirtelo adesso sia un bene, onestamente - era il solito Lucius, leggermente arrogante e distaccato - Ma non c’è un modo diverso per fartelo sapere, quindi, tanto vale esprimermi…-
Narcissa aggrottò le sopracciglia e unì strettamente le gambe, posando le mani contratte sulle ginocchia, come per prepararsi all’urto: nessuno aveva il potere di ferirla come Lucius e l’ennesima doccia fredda sembrava approssimarsi.
Non aveva sbagliato e, quando lui parlò, chiuse gli occhi per un attimo, raccogliendo tutto il suo autocontrollo per non insultarlo e graffiarlo con rabbia.
- Dobbiamo rimandare le nozze.-
La voce era fredda e talmente impersonale da riportarla indietro negli anni, al Lucius distante e altero che aveva conosciuto da bambina.
- Posso sapere il perché?-
Ecco ancora quella barriera che svettava tra di loro, che si innalzava come un enorme muro di gelido ghiaccio.
- No.-
La risposta secca non la sorprese né la indispose più di quello che non fosse già.
- Posso almeno sapere quando pensavi di concedermi l’onore di diventare tua moglie?-
La voce di Cissy era perfettamente calma.
- Non mi è dato sapere nemmeno questo.-
Lucius spalancò la porta della carrozza con un movimento secco e poi scese, tendendole la mano.
Prima che lei potesse muovere un passo sulla scaletta, le bloccò la visuale con il proprio corpo, trattenendole la mano e fissandola negli occhi, come faceva solo di rado.
- So che vorresti solo insultarmi...ma - bloccò sul nascere la risposta dura che le stava sfociando dalle labbra - ...Ma, quando vuoi cedere a questo istinto, ricordati della mia bocca e delle mie mani, di quanto so usarle bene e di quanto io muoia dalla voglia di usarle su di te…- sembrò sul punto di ridere davanti alla faccia indignata di Narcissa - E, soprattutto, ricordati questo…-
La prese per la vita, facendola scendere dalla carrozza con un movimento fluido.
Cissy lottò contro la voglia che aveva di abbracciarlo, stringersi a lui, combatté contro il piacere che, come sempre, il contatto con lui le dava e una volta toccata a terra, lanciò uno sguardo oltre la spalla di Lucius.
Un’esclamazione sorpresa le sfuggì dalle labbra e lui parve soddisfatto.
Si trovavano nel grande spiazzo davanti a Weirwater, la splendida dimora era stata perfettamente ristrutturata e riportata all’antico splendore, ma le facciate erano leggermente mutate, decorate in modo diverso, come a ridare nuova vita a quel luogo teatro di tanta sciagura.
Ma, soprattutto, davanti alla porta d’ingresso, pronta ad accoglierla con un gruppetto di domestici e una manciata di Elfi domestici, c’era Dorothy.
La brava donna si asciugò gli occhi con il suo grembiule immacolato e Narcissa la fissò qualche istante, con la mano posata sulle labbra per ricacciare indietro un grido di sorpresa.
- Consideralo un anticipo del mio regalo di nozze - le sussurrò Lucius - So che la vita a Malfoy Manor era ormai asfissiante, quindi ho spostato qui la protezione...non potrai andare in giro ma, almeno, sarà un panorama diverso…-
Lei fissò i suoi occhi grigi su di lui e gli sussurrò un “grazie” soffocato, la sua dolcezza e la sua riconoscenza trafissero Lucius come una stilettata: in tutto quel bel quadretto aveva evitato di dirle qualcosa di fondamentale, la sua codardia glielo impediva e lui non poteva che prendere atto di questa sua mancanza di coraggio.
In tutto ciò non le disse che il motivo, per il quale le nozze venivano rimandate, era  perché doveva istruire e seguire il suo dolce cuginetto Regulus, marchiato di fresco, nella guerra contro Silente e l’Ordine della Fenice.


Il vento gelido di gennaio tagliava letteralmente la faccia, come mille aghi che si piantavano nella carne.
Severus si strinse nel suo mantello leggero: era liso e consumato, come tutti i suoi abiti. I guanti tagliati alle dita non lo riparavano granché ma gli garantivano una rapidità di esecuzione maggiore con la bacchetta. Gli stivali di pelle, rovinati sulla punta, erano ormai stanchi di essere usati.
Essere al servizio del Signore Oscuro non garantiva uno stipendio, lui non aveva la possibilità di trovarsi nemmeno un lavoro di facciata, perché l’Oscuro Signore lo voleva sempre al suo fianco, impegnato in missioni varie ma sempre  a disposizione.
Ora il suo compito più importante comportava lo stabilirsi a Hogsmeade, tenere d’occhio Silente, cercare di approcciarlo per ottenere un incarico a Hogwarts e, soprattutto, per tenere d’occhio il via vai delle persone che cercavano contatti con il Preside della Scuola.
Pian piano, il mistero che avvolgeva l’Ordine della Fenice si stava dissolvendo, una prima lista era stata stilata da Regulus Black, altri nomi erano emersi per una sorta di ineluttabilità (Malocchio Moody non poteva non farne parte, ad esempio) e altri nomi ancora li stava snocciolando Lucius in quegli ultimi mesi, da quando pattugliare il Ministero aveva assunto tutto un altro significato: quando si sapeva dove guardare e cosa cercare i risultati arrivavano.
E così avevano messo a segno un paio di colpi importanti, riuscendo ad ottenere delle vittorie che avevano riportato la serenità nella casa di Hepzibah Smith.
Ma non era ancora abbastanza.
Lord Voldemort aveva dato a Severus un bel po’ di galeoni d’oro, ma servivano per il sostentamento e per pagare le informazioni, i vestiti caldi dovevano aspettare, in fondo, avere un aspetto miserabile, non poteva che perorare la sua causa agli occhi di Silente: povero e bisognoso, così doveva apparire per avere la speranza di essere assunto ad Hogwarts.
Severus sfoderò la bacchetta ed emise un lieve vento caldo che contrastava le folate gelide che lo sferzavano e, al tempo stesso, gli restituì la sensibilità alle dita.
Arrancò lungo la strada principale del paese e poi si diresse verso quello che era stato il cottage di Kerenza.
La veggente non viveva più lì e la struttura, privata del suo incantesimo, aveva ripreso il suo aspetto decadente.
Severus lo aveva ristrutturato internamente, permeandolo di incantesimi protettivi, ma all’esterno aveva lasciato l’illusione che fosse disabitato.
Una volta giuntovi davanti, sciolse gli incantesimi e si soffermò un attimo sulla porta, scrollandosi di dosso il ghiaccio ancorato ai capelli corvini e agli abiti neri.
Quindi, ripristinate le barriere, entrò e provvide ad accendere il fuoco nel grande camino, decorato dalle rocce annerite dalla fuliggine e dal tempo.
Beandosi di quel calore, si tolse il mantello leggero e sufficientemente inutile, lo piegò con cura e lo ripose sull’unica poltrona presente nella stanza.
Si passò una mano sul viso, cedendo per un attimo alla stanchezza e chiedendosi quanto a lungo sarebbe durata la sua permanenza in quei luoghi dal clima infelice.
- Sei così stanco perché il tuo Signore non ti lascia riposare? O è solo il freddo a ridurti così? In effetti non ricordavo quanto facesse freddo, in Scozia…-
Severus estrasse la bacchetta con una rapidità sorprendente ma si bloccò prima di incenerire la persona che, in qualche modo, si era introdotta nel cottage e che ora lo guardava sorridendo.
- Naghib!- esclamò, incredulo.
- E’ tanto che non ci si vede, Nguvu*…Buon compleanno!-
Le belle labbra di Bebhinn si stesero in un sorriso pieno di calore.

 

Fine cinquantanovesimo capitolo


*Nguvu (forza, potere)



 

Angolino simpatico (ossia le note dell’autrice): contente del ritorno di Beb? Io si! Non sapete quanto...che mi dite della coppia Barty/Ruby? Come ha fatto Lucius a “liberare” Dorothy dalle grinfie di Bella? Cosa succederà ora? Quando la smetterò di importunarvi con futili domande? Spero di postare presto la seconda parte di questo capitolo, perché ci tengo davvero tanto! E, intanto, mi sono rassegnata al fatto di essere più brava a trattare di morte che d’amore, ahimé!A presto.

 
  
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