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Autore: A Midsummer Night_s Dream    04/10/2016    3 recensioni
Mar dei Caraibi, 1657
Da anni, un pirata freddo e senza scrupoli solca le acque dei sette mari animato dall’odio e della vendetta verso colui che tempo addietro sterminò la sua famiglia.
William Alexander Spencer.
Una donna nobile dalla rara bellezza, incantatrice per l’aspetto angelico, ma astuta come una volpe e per nulla innocente, ignara si dirige tra le fauci di un destino che cambierà per sempre la sua vita.
Lady Helena Elisabeth Hughes.
Cosa fareste se la donna che più desiderate fosse la stessa che più odiate?
Cosa fareste se l’unico uomo in grado di salvarvi la vita fosse lo stesso che potrebbe uccidervi?
Odio. Amore. Tormento. Passione. Chi vincerà?
«Odio e amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai.
Non lo so, ma sento che accade, e mi tormento.»
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Chi non muore si rivede, così almeno mi hanno detto...

Vi rubo solo un attimo per ringraziare chi ancora mi segue, nonostante il mio lungo periodo di assenza, e chi deciderà di seguirmi per la prima volta.

Un breve messaggio va' poi alla simpaticissima ragazza che ha copiato questa intera storia su wattpad a suo nome: non so chi tu sia, ma mi auguro tu abbia la decenza di smettere e di non spacciare più un lavoro non tuo per tuo. Se non hai inventiva per scrivere una storia tutta tua non scrivere, punto.

Detto ciò, buona lettura!












 

 

Discesa verso l'inferno



Alexander piegò la testa da un lato, gli occhi fissi sulla figura stretta tra le sue braccia.


Ne osservò il volto pallido e le guance ancora bagnate dalle lacrime. Neanche nel sonno era riuscita a trovare un pò di pace, aveva pianto fino a quando le forze non la avevano abbandonata ed esausta si era lasciata cullare fino a sprofondare in un riposo irrequieto.


Immerso nei suoi pensieri, l'uomo alzò lentamente la mano destra per sfiorare delicatamente il volto di Helena.
Neanche il dolore era riuscito ad oscurare la sua bellezza.


Una sirena che non aveva smesso di incantarlo col canto del suo fascino, nonostante gli anni passati.


"Alex, tu non mi lascerai mai, vero?"

"Mai."

"Lo prometti?"

"Lo prometto, piccolo angelo."


Alexander allontanò la mano di colpo, come scottato, sconvolto da un ricordo che pensava di aver sepolto insieme al suo cuore.

Tutta colpa di quella maledetta donna!

Si alzò di scatto dalla sedia, rovesciandola all'indietro, in collera con sè stesso e con quella ragazzina che stava risvegliando in lui emozioni che non voleva. La osservò rabbioso, mentre il sangue gli ribolliva nelle vene. Si avvicinò lentamente al giaciglio su cui ignara dormiva immobile, uno ghigno grottesco si dipinse sulle sue labbra quando si piegò sulla sua figura per mormorarle all'orecchio parole che risuonarono nel silenzio come la peggiore delle profezie.

"Io mantengo sempre le mie promesse, piccolo angelo. Soffrirai così tanto che ti pentirai di non essere morta assieme ai tuoi uomini quella maledetta notte."




Sentiva il respiro lento dell'uomo a pochi metri da lei.


Anche se non poteva vederlo, a causa delle palpebre serrate, sentiva la sua presenza alle proprie spalle.

Soffocante. Opprimente.

Cercò di concentrarsi sul lieve dondolio della nave, nella speranza di calmare il battere furioso del proprio cuore.

Speranza del tutto vana, il demonio sembrava conoscerla fin troppo bene.


"E' inutile che continui a fingere di dormire. So benissimo che sei sveglia."


Ad Helena si mozzò il fiato in gola, il cuore perse un battito mentre convulsemente stringeva il tessuto dell'abito tra i piccoli pugni.

Il corpo si irrigidì nell'udire quella voce, la paura tornò a scorrerle nelle vene ma cercò di mantenere la calma, per quanto le fosse possibile.

Prese una lunga e profonda boccata d'aria prima di aprire gli occhi. Strinse le labbra mentre lentamente cercava di mettersi seduta, poggiando la schiena sulla parete dietro di lei.

Il corpo le doleva in ogni punto, ma non un gemito uscì dalle sue labbra. Aveva dato fin troppe soddisfazioni a quell'uomo.


Alzò lo sguardo ed eccolo lì, il suo inferno personale fatto di carne ed ossa.

Incurante stava seduto su una sedia sorseggiando quello che suppose dal colore ambrato essere whisky, mentre con le dita della mano libera tamburellava sullo scrittoio al suo fianco. Lo sguardo annoiato posato su di lei.

"Trovate così divertente tormentarmi?" sibilò la donna con voce roca e una smorfia le piegò le labbra al bruciore che le infiammò la gola.

Un sorriso ironico invece si aprì lentamente sulle labbra del capitano, prima di portare il bicchiere alle labbra e svuotarlo.
"La tua irriverenza sarà la tua rovina, piccola."

Un calore improvviso inondò le guance di Helena. Alzò il mento stizzita, odiando sé stessa per quella stupida reazione.
"Non avete nessun diritto di rivolgervi a me in quel modo."

"Mi dispiace deluderti, ma su di te posso esercitare ogni diritto. Ricorda che sei viva grazie a me. Ti ho salvata io dalla morte e sempre io ti tengo lontana dalle voglie animali dei miei uomini."

A quelle parole lo stomaco le si rivoltò, ricordando quello che la sera prima era stato il destino delle giovani prese in ostaggio.

Con occhi colmi di lacrime Helena fissò Alexander, angosciata nell'udire la risposta alla propria domanda appena udibile.
"Che fine hanno fatto le donne?"

Una ruga profonda solcò la fronte del capitano mentre la fissava con attenzione, cauto e pronto ad una nuova crisi isterica.
"Sono rinchiuse nelle celle."

Il sollievo invase il cuore di Helena a quelle parole. Non erano morte.

Anche se molte di loro vorrebbero esserlo, pensò mentre un fiotto di bile le saliva per la gola pensando a quanto crudele il fato fosse stato con loro.

"Presto faremo sosta a Tortuga per fare rifornimento e lì saranno vendute."

"Vendute?"

Dio, dimmi che tutto questo non è reale...

"Sì. Non chiedermi quale sarà il loro destino, sei abbastanza intelligente da intuirlo da sola. Sono vive e questo è già molto. Il loro destino non è affar mio."

Helena sentì il proprio corpo tremare, impotenza e rabbia le divisero l'animo in due. Avrebbe voluto aiutarle, ma la sua voce non aveva nessun potere lì, lei stessa era una prigioniera.

"Farò la stessa fine?"

E ciò che le gelò il sangue non fu lo scenario del proprio futuro rinchiusa in chissà quale bordello, no.
Fu lo sguardo maligno e pieno di possesso che le rivolse l'uomo.

"No, tesoro. Tu mi appartieni e il tuo destino è solo nelle mie mani." rispose Alexander senza lasciare trapelare nessuna emozione, eppure l'immagine di lei che veniva toccata da altre mani maschili che non erano le proprie gli mandò il sangue al cervello.

"Tu.sei.mia." scandì ogni parola quasi a volere che queste le si incidessero a fuoco sulla pelle. Le si avvicinò in silenzio, inchiodandola con lo sguardo e chiudendole ogni via di fuga con il proprio corpo. "Sono stato chiaro?"

Tutto si sarebbe aspettato da lei fuorché lo sguardo di sfida con cui gli si avvicinò. Ecco che il suo lato selvaggio riemergeva.

"Mai. Prefersico mettere fine alla mia stessa vita piuttosto che lasciare ad un animale come voi di toccarmi!"

Alexander rimase stupito dalla veemenza della sua reazione, ma durò il breve attimo di un battito di ciglia prima che la furia lo accecasse e il suo rifiuto si insidiasse in lui come veleno corrosivo.

Cercò di afferrarla ma lei fu più lesta. La sua piccola mano scattò sulla cinta dell'uomo e Alexander rimase sorpreso nel sentire la carezza gelida del pugnale sfiorargli la gola.

Rimase immobile, le braccia sospese in aria, mentre osservava Helena guardarlo con aria di trionfo, le guance rosse e il respiro ansante.

Una sola parola per descriverla: magnifica.

"Posa quell'arma, piccola. Potresti ferirti" sussurrò roco, mentre il suo corpo rispondeva con una reazioine del tutto fisica e primitiva di fronte a quella bellezza ammaliante e feroce.

"Adesso vi importa per caso di me, capitano?"

Così caparbia, sfacciata e maledettamente sensuale.

La voleva. Subito.

"Di te mi è sempre importato, bambina."

Una confessione la sua che lasciò Helena sorpresa e che riempì il suo sguardo di confusione, ma fu proprio quell'attimo di distrazione ad esserle fatale.

Alexander le afferrò il braccio e con un movimento rapido le ruotò il polso, costringendola a lasciare il pugnale e a piegarsi sulle ginocchia per il dolore.

Non vi fu bisogno di altre parole, il cuore gli esplodeva nel petto per l'eccitazione e solo un modo poteva calmarlo.

Le strinse le braccia dietro la schiena, costringendola ad inarcarsi contro di lui e si fiondò su di lei come un animale.

Non fu gentile. Non chiese.

Non sentì neanche il suo gemito di dolore mentre la costringeva ad aprire le labbra con la prepotenza delle proprie e con i denti.
Si impossessò della sua bocca come un selvaggio, la saccheggiò prendendo ogni cosa di lei ed esigendo sempre di più.

La strinse a sé con forza, godendosi la dolcezza delle sue curve sul proprio corpo, si godette il suo calore che sembrava volerlo bruciare.

Lei rimase immobile, troppo scioccata da quello che stava accadendo, ma tornò in sé non appena sentì la sua eccitazione premerle sul ventre e fu allora che iniziò a dimenarsi convulsamente, scalciando e cercando di liberare le mani dalla sua presa ferrea. Ma Alexander non si curò di ciò, anzi la strinse ancora piu forte cercando e pretendendo la sua sottomissione, chiarendo chi tra i due fosse l'unico e vero padrone. 

Fu solo quando la ottene che terminò il suo assalto. Un assalto durante il quale non aveva smesso di guardarla.

Il suo volto adesso era cinereo, le labbra rosse e gonfie e gli occhi sbarrati in un espressione di muto terrore.


"La nostra discesa verso l'inferno è appena iniziata. E né tu né qualcun'altro potrà fermarla."






 

   
 
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