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Autore: CrisParisienne    04/10/2016    0 recensioni
Beatrice, l'ennesima delusione e la sua nuova vita.
Si può davvero scomparire senza rimpianti?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sono passati quattro mesi da quel giorno, quattro mesi senza nessuna notizia né dalla mia famiglia né da Nico. Durante questi quattro mesi me la sono cavata, ero già stata a Parigi grazie alla scuola quindi la conoscevo già, bene o male. Le prime settimane mi sono mantenuta a fatica grazie ai soldi che avevo rubato ai miei prima di scappare, ma poi ho avuto la fortuna di trovare lavoro in un pub con musica dal vivo, anche se in vita mia non avevo mai neanche portato un bicchiere d’acqua non è stato così traumatico imparare a spillare birre. Così tra un piatto e l’altro riesco tranquillamente a pagare l’affitto di un piccolo appartamento, di proprietà del mio capo, proprio sopra il pub.
Le mie giornate passano così, con tranquillità e felicità e, anche se ancora il mio futuro è incerto, sento che qui potrei averne uno. Ogni mattina mi sveglio presto mi infilo la tuta, metto l’ipod in tasca e vado a correre tra le strade di Parigi, ogni giorno con un percorso diverso. Tornata a casa una doccia veloce e, spesso e volentieri, pranzo fuori. Non che non mi piaccia cucinare o non sappia farlo, ma già la prima volta in questa città ho amato la piazza di Georges-Pompidou. Per un motivo o per un altro mi trovo sempre lì, seduta per terra ad osservare le persone, pensare a me stessa e al futuro mentre l’aria fresca di Parigi mi accarezza il viso. Non penso mai a ciò che mi sono lasciata alle spalle perché è come se qui fossi rinata e, come ho già sperimentato sulla mia pelle, ricordare il passato non aiuta ad andare avanti.
Dopo aver pranzato vado a lavoro e lì rimango fino alla chiusura, dopodiché vado a dormire.
Raramente esco la notte dopo il lavoro. Anche se molte volte in questi 4 mesi i miei colleghi mi hanno invitata ad uscire, ho cercato in qualsiasi modo di non avere degli amici veri. Durante il lavoro ci divertiamo, sì, ma preferisco non affezionarmi del tutto alle persone che mi stanno accanto, in modo che se dovessi andarmene per chissà quale motivo, non ci sarà nessuno a soffrire per me. A volte però mi sento molto sola.
Soprattutto oggi.
Non era una semplice giornata di inizio Novembre, me lo sentivo, ma dopo tutto quel tempo e dopo tutte quelle giornate così ordinarie e praticamente identiche, avevo perso la nozione del tempo. Mi girai per spegnere la sveglia e fu in quel momento che mi ricordai il perché di quella sensazione: era il mio compleanno, e per la prima volta nella mia vita, lo avrei festeggiato da sola.
In un attimo tutta la positività accumulata in 4 mesi crollò e cedette il posto alla tristezza. Ripensai a tutti i compleanni passati in famiglia e all’improvviso cominciai a piangere.
“Chissà se laggiù pensano ancora a me…” fu questo il mio primo pensiero, ma subito cercai di mandarlo via.
Era una giornata nuova, piena di incertezze, possibilità e speranze, e la nuova me non poteva rovinarla con pensieri negativi. Quindi mi alzai, mi asciugai le lacrime e mi sforzai di essere positiva.
Fu proprio in quel momento che sentì bussare alla porta.
“Oui?” domandai titubante.
Dall’altra parte nessuna risposta.
Mi avvicinai alla porta e dopo un lungo sospiro l’aprì. Mi ritrovai davanti tutti i miei colleghi con cappellini e trombette da festa, nonostante io non avessi mai detto a nessuno la data del mio compleanno. Scoppiammo tutti a ridere dopodiché mi porsero una torta di compleanno con scritto “1UP” ed io spensi le candeline con un unico desiderio: “Non voglio più essere sola”.
Quella sera a lavoro fui euforica, sprizzavo gioia e positività da tutti i pori, mi sentivo su di giri, neanche avessi bevuto, ero felice come non lo ero da tanto tempo.
La serata era quasi finita, stavo servendo un tavolo quando mi distrassi un attimo e mi scontrai con qualcuno, versandogli addosso le due pinte di Guinness che stavo portando sul vassoio.
“Oh mon dieu! Je suis désolé ! ” continuai a farfugliare delle scuse per il piccolo incidente cercando dappertutto qualcosa con cui asciugare il ragazzo che si era beccato la doccia di birra.
All’improvviso mi prese le mani, come per farmi smettere.
“No stai tranquilla! Qualsiasi cosa tu abbia detto.. Ti sei scusata credo, no? Mi dispiace ma io non parlo francese”. La sua voce era così dolce e melodiosa che con quelle poche parole mi aveva rapita, sarei rimasta ore ad ascoltarla, qualsiasi cosa avesse detto. Poi mi guardò, mi sorrise e si asciugò la giacca di pelle con i tovaglioli che avevo in mano. Rimasi incantata davanti alla sua straordinaria bellezza. Non avevo mai visto degli occhi così profondi, avevo l’impressione che mi stesse leggendo dentro e che con un solo sguardo fosse arrivato alla mia anima.
“Sì… Mi stavo… Cioè sì mi dispiace, mi stavo scusando, non volevo! Mi sono distratta solo per un attimo e guarda cosa ho combinato…” dissi quando riuscì ad allontanare la mente da quello sguardo.
“Accetto le tue scuse” mi disse sorridendo dolcemente.
“Sai, sei la prima persona italiana che incontro dopo una settimana… Qual è il tuo nome?” quella domanda mi aveva sorpresa.
“Beatrice… Ma gli amici mi chiamano Bea. Piacere” dissi dopo attimi di silenzio in cui avevo dimenticato il mio nome.
“Piacere Bea, io sono Tommaso, ma puoi chiamarmi Tom”.
  
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