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Autore: valeria78    05/10/2016    1 recensioni
Regina è una professoressa di letteratura dai modi freddi e distaccati. Emma è una studentessa sognatrice che ama la poesia e vuol diventare giornalista. Dal loro incontro, tra i banchi dell'Università di Boston, nasce una storia d'amore che va oltre ogni barriera, capace di superare ogni ostacolo che la vita porrà loro dinanzi.
Genere: Drammatico, Erotico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui con il continuo della mia FF. Visto che questo quarto capitolo è un pochino corto ho deciso di postare anche il quinto... sperando di farvi cosa gradita :P...

Buona Lettura!!!  A mercoledì prossimo.

 

CAPITOLO QUATTRO

“Non pensavo fossi lesbica” disse Ruby mentre usciva dalla doccia con addosso l’accappatoio. “Ci proverai anche con me?” e sorrise.

Emma le lanciò un’occhiataccia e tornò a guardare il libro di storia. Erano tre volte che rileggeva la stessa frase ma niente, non voleva entrarle in testa.

“Non sono lesbica – disse portandosi la matita alla bocca – almeno credo – e fece una pausa - Quello che so è che sono attratta da Regina Mills, ne sono innamorata” e sospirò.

Ruby che era rientrata in bagno, uscì di nuovo con indosso un paio di jeans e il reggiseno, si tirò su la zip dei pantaloni e chiuse il bottone. Emma la osservò.

“Eh sì, sei proprio lesbica”.

La bionda le lanciò la gomma che aveva sul tavolo, Ruby la scansò per un millimetro.

“Ma pensa te – urlò l’amica mentre si truccava davanti allo specchio – Emma innamorata persa della sua prof di letteratura, sembra una storia Harmony”.

Ruby guardò la sua coinquilina che aveva assunto un’espressione sconsolata, le andò incontro prendendole le mani: “Dai, vieni con me, usciamo, andiamo a bere qualcosa, se stai qui impazzirai”. La mora congiunse le mani: “Ti prego!”.

“Okay” disse alla fine Emma sospirando.

“Sìììì!” urlò saltando la mora.

La bionda sorrise e andò a vestirsi. Le due uscirono mentre la luna era già alta in cielo.

 

****************

Emma non poteva crederci, Ruby l’aveva fregata, si era fermata con la macchina sul marciapiede opposto a quello dove si trovava uno dei bar più rinomati di Boston.

“Fai sul serio?” disse la bionda voltandosi verso la sua amica che le regalò un ampio sorriso.

“Oh, andiamo Ruby, stai scherzando?” continuò la giovane, mentre la sua coinquilina apriva lo sportello e scendeva dalla vettura. Emma, a malincuore fece altrettanto. “Non vorrai veramente entrare qui, ci sono solo ricconi e persone con la puzza sotto il naso” si lamentò.

Un buttafuori all’entrata controllava il flusso delle persone.

“Per una volta fai come ti dico, non ti mangiano mica”.

“Ma guardami, non sono neppure vestita in modo adeguato, avresti almeno potuto dirmelo”, le lanciò un’occhiataccia.

“Oh, stai benissimo – Ruby le fece l’occhiolino – e poi sei una donna, entreresti anche con un sacco di juta addosso” e fece la linguaccia.

Emma sospirò e seguì l’amica all’interno del locale, le due si fecero strada tra la folla che si muoveva al ritmo della musica. Al passaggio delle due donne molti ragazzi e uomini si girarono, erano tutti impomatati nei loro abiti in giacca e camicia e nelle loro magliette attillate.

“Va a prendere da bere – urlò Ruby – saluto alcuni amici e ti raggiungo al bancone”. Emma provò a replicare, ma la donna era già scomparsa tra la folla. Maledisse mentalmente l’istante in cui aveva accettato quell’invito e si recò al bancone, ordinò da bere e si guardò attorno, sbirciò sulla sua destra e il suo cuore sobbalzò: due sedie più avanti vide Regina che, pensierosa, stava bevendo un Martini. Emma si paralizzò. Quello sguardo talmente insistente catturò la prof, lei sentendosi osservata si voltò incontrando gli occhi della studentessa che fece un mezzo cenno di saluto con la mano al quale l’insegnante rispose.

La giovane prese da bere e si avvicinò alla prof.

“Buonasera Regina, posso?”

“Certo… ora torniamo a salutare? – chiese – pensavo si fosse scordata le buone maniere dopo l’altra volta a casa mia”.

La bionda accusò il colpo, era scappata senza neppure salutare la donna, fuggita per quel bacio rubato. Regina sorseggiò il Martini, poi afferrò l’oliva e la portò alle labbra. Emma guardò la scena a bocca aperta.

“Si dà all’alcool signorina Swan?” chiese infine, per stemprare la situazione, indicando le due bottiglie di birra poste sul bancone davanti a lei.

Emma si schiarì la voce: “Em no, solo una è mia l’altra è di Ruby” e lanciò un’occhiata oltre la spalla della donna alla ricerca dell’amica, la vide e i suoi occhi si spalancarono: Ruby stava saltellando allegramente e alzava i pollici verso la bionda. Emma la fucilò con lo sguardo: “Ma temo che non berrà mai questa birra perché la ucciderò prima” disse a mezza bocca.

Regina si voltò verso Ruby che appena la vide smise di saltellare cercando di sembrare il più naturale possibile.

La sua amica le aveva giocato un bello scherzo, l’aveva portata lì perché sapeva che Regina frequentava quel locale, ne era più che sicura, anche se non capiva come poteva saperlo.

La prof non si curò dello strano comportamento di Ruby e chiese al barista un altro drink.

Era piuttosto silenziosa la sua insegnante quella sera. Forse pensava al suo lavoro, o forse pensava al bacio che Emma le aveva dato, era il caso di parlarne? Non lì.

La bionda si portò la bottiglia alla bocca e sorseggiò la sua birra.

“Non l’ho mai vista in questo locale, è la prima volta che viene suppongo” disse la prof.

Emma annuì.

“L’ho dedotto dai suoi abiti” la punzecchiò l’insegnante.

La bionda si guardò un attimo e poi guardò Regina che era molto elegante, indossava una gonna nera in pelle, la solita che le fasciava il fondoschiena in maniera divina e una camicetta blu elettrico.

“Sì, beh è la prima volta, è stata un’idea di Ruby”, sussurrò Emma che si stava rendendo conto della freddezza e della distanza tra le due.

Regina le lanciò un’occhiata. Quella sera Emma era tremendamente bella, sebbene fosse vestita in un modo casual: aveva dei jeans molto attillati e una canottiera bianca fatta a rete che lasciava intravedere il ventre piatto, il reggiseno e soprattutto mostrava le spalle e le braccia muscolose. Fece scorrere gli occhi su quei muscoli ed ebbe un sussulto.

“Dunque deve dirmi qualcosa?” chiese acida la prof.

Emma la osservò, aggrottando la fronte, aprì la bocca per parlare, ma il modo di fare di quella donna la ferì profondamente. Come poteva essere così maledettamente scostate, fredda e distaccata dopo i loro incontri passati? Diceva che aveva una buona opinione di lei, ma ogni volta sembrava il contrario. Sentì una fitta al petto. Abbassò lo sguardo e scosse la testa.

“No, niente – disse – la lascio stare, è evidente che la mia presenza la infastidisce”. Emma si alzò dalla sua postazione e si gettò tra la folla, scomparendo. Regina rimase turbata. Aveva esagerato, in fondo la bionda non aveva fatto niente di male, al contrario, quel bacio le era piaciuto molto, e poi non disdegnava la compagnia di quella giovane donna. Perché il suo maledetto carattere doveva sempre rovinare tutto? Si alzò dalla sedia e cercò Emma tra la folla. Non la vide subito, ma poi riuscì ad avvistarla, stava parlando con Ruby, poco dopo prese la via dell’uscita, afferrò il giacchetto in pelle nera e se ne andò.

Regina si morse il labbro e la seguì. Uscì nell’aria fresca della sera, c’era ancora una fila piuttosto lunga all’entrata. Si guardò attorno, mentre si infilava il cappotto e alla fine vide la bionda dall’altra parte della strada, stava per entrare nella macchina dell’amica.

“Emma!” urlò Regina.

La studentessa si fermò, senza girarsi, respirò profondamente.

“Emma” la chiamò ancora la donna, che ora le stava davanti. La giovane si girò e Regina rimase colpita dagli occhi arrossati che mettevano in risalto il verde.

“Mi scusi” disse abbozzando un sorriso. “Mi dispiace, sono stata scortese”.

Emma la guardò senza parlare.

“Perché si diverte così tanto a torturare le persone che tengono a lei?”. Quelle parole colpirono la prof dritto al cuore.

“Cosa le ho fatto di male per meritare questo suo comportamento così altero? È vero, l’ho baciata e mi dispiace, mi sono sentita una stupida e sono fuggita senza salutarla perché è la mia professoressa e mi sentivo in imbarazzo”.

Regina non parlò, osservò ogni minimo centimetro del volto di quella giovane donna che era così tremendamente sincera, buona e rispettosa verso gli altri. Le afferrò la mano con un gesto repentino, la strattonò e la condusse in un vicolo. Emma non oppose resistenza non capiva dove volesse andare a parare. Regina la spinse contro il muro con forza, la guardò negli occhi, i loro volti erano così vicini, le loro labbra ancora di più, finché quelle della mora sfiorarono quelle della studentessa. Le loro bocche si unirono. Regina baciò Emma con passione mentre le sue mani si infilavano sotto la giacca di pelle alla ricerca del contatto con la maglia a rete. Non appena il ventre di Emma sentì le dita di Regina si contrasse. Fu un bacio lungo e appassionato. Le loro lingue danzarono, i loro respiri si fusero insieme. Tutto intorno a loro perse consistenza, ogni rumore, tutto era ovattato. Regina si staccò da Emma e la contemplò. Il volto della bionda era paonazzo.

“Tu mi piaci Emma – sussurrò la mora guardandola negli occhi – ma tra noi non potrà mai funzionare”. Le dette un bacio sulla guancia e si allontanò.

La bionda rimase immobile, lo sguardo fisso nel vuoto, le braccia lungo i fianchi, il respiro affannato e il cuore che andava a mille. Solo dopo dieci minuti riuscì a raggiungere la macchina e a tornare nel suo appartamento.

 

****************

La mattina seguente verso mezzogiorno Emma si trovava nel giardino dell’Università sotto un grande albero. La giornata era particolarmente bella, il sole riscaldava Boston con i suoi raggi. Lei, un po’ in disparte, ascoltava la musica con gli auricolari e, seduta sulla spalliera di una panchina con il quaderno sulle gambe, giocherellava con la penna in attesa dell’ispirazione. In cima al foglio aveva scritto e cancellato più volte il nome di Regina.

Perché non poteva funzionare tra loro due? Si ripeteva la bionda. Perché lei era la sua professoressa? Perché c’era una certa differenza di età? Emma aveva 26 anni e Regina, poteva averne sì e no una trentina. O forse c’era un’altra persona? Forse la mora aveva già una relazione. La bionda scosse la testa come a voler allontanare quel pensiero, no, non credeva proprio che avesse già qualcuno. La sua attenzione fu catturata da una donna mora appena uscita da una porta laterale, ebbe un tuffo al cuore: era Regina! Era tornata a scuola dunque. Emma sorrise e sentì il cuore batterle forte nel petto. La osservò da lontano, soffermandosi su ogni centimetro del suo corpo. Vide che si era fermata a parlare con Mary Margaret. Stavano ridendo. Come era bella, pensò Emma. Poi il volto della bionda si incupì. Un uomo giovane, sui 34 anni, si avvicinò alla mora e le sfiorò la spalla con la mano. I tre chiacchierarono per alcuni minuti. Chi era quell’uomo? Si chiese la studentessa? Era forse per lui che la loro storia non avrebbe mai potuto funzionare? Emma sentì lo stomaco chiudersi e la vista annebbiarsi. Cercò di mantenere il controllo. Vide Regina allontanarsi con quell’uomo, fianco a fianco e il mondo le crollò addosso.

   
 
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