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Autore: Placebogirl_Black Stones    05/10/2016    3 recensioni
Dopo la sconfitta dell'Organizzazione, tutte le persone che sono state coinvolte nella battaglia dovranno finalmente fare i conti con i loro conflitti personali e con tutto ciò che hanno lasciato irrisolto fino ad ora. Questa sarà probabilmente la battaglia più difficile: un lungo viaggio dentro se stessi per liberarsi dai propri fantasmi e dalle proprie paure e riuscire così ad andare avanti con le loro vite. Ne usciranno vincitori o perderanno se stessi lungo la strada?
"There's a day when you realize that you're not just a survivor, you're a warrior. You're tougher than anything life throws your way."(Brooke Davis - One Tree Hill)
Pairing principale: Shuichi/Jodie
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Jodie Starling, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Tomorrow (I'm with you)'
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Capitolo 9: Una serata movimentata
 
 
Perché il messaggio di cui parlavi prima, quello che tua sorella ha mandato a Shu prima di morire…Lui lo conserva ancora sul suo cellulare-
 
Dopo quella rivelazione persino Shiho, che fino a quel momento aveva prevalso negli interventi della loro conversazione, era rimasta per qualche secondo in silenzio. Sentirsi dire da lui che sua sorella era stata davvero importante era un conto, parole come altre che non sapeva fino a che punto prendere sul serio, ma avere una prova così schiacciante era una conferma inaspettata. Anche lei in un certo senso avrebbe preferito sorprendersi di tutto ciò, perché la consapevolezza di sapere a volte la uccideva.
 
- Come lo sai?- le chiese infine la ragazza.
- Qualche tempo fa avevo chiesto in prestito il cellulare a Shu per inviare un messaggio a James, poiché il mio si era scaricato. Era un modello diverso dal mio quindi non sapevo usarlo alla perfezione e per sbaglio sono finita nella cartella dei messaggi archiviati e l’ho trovato- confessò - Non mi sono permessa di aprirlo e di leggerlo ma prendendo il considerazione la data e il mittente ho capito subito che si trattava di quello-
 
Abbassò nuovamente lo sguardo, cercando di combattere contro quel dolore che il ricordo le aveva provocato. Non aveva mai detto a Shuichi di aver trovato quel tesoro che lui nascondeva e conservava gelosamente, così come non gli aveva mai detto come la facesse sentire e cosa provasse ancora per lui dopo tutto quel tempo. Si arrabbiava terribilmente ogni volta che Shuichi le mentiva, ma a ben pensarci lei non era poi molto diversa. Aveva sempre pensato che fra loro fosse rimasta una certa complicità nonostante tutto, ma la verità era che a prevalere erano le bugie, i segreti e i silenzi pieni di verità non dette. Di certo non una base ottimale per un rapporto.
Dopo l’ennesimo silenzio in cui nessuna delle due sapeva cosa dire, Shiho riprese la conversazione.
 
- Magari lo ha conservato semplicemente come ricordo. Se davvero mia sorella è stata importante per lui come dice, sarebbe plausibile. Questo però non significa che non possa essere interessato a te o vederti come qualcosa di più di una semplice collega-
 
Questo era ciò che lei aveva sempre sperato, una vana illusione che per un attimo le dava gioia. Una gioia destinata a svanire, non appena la realtà prendeva nuovamente il sopravvento. La verità era che lei era Jodie la collega, non Jodie la donna da invitare ad uscire o Jodie la donna da amare. Non era più nemmeno Jodie la ex, perché Shuichi non le aveva mai davvero chiesto scusa per averla sacrificata e non le aveva mai chiesto come si fosse sentita o se avesse superato la cosa. Lo aveva dato per scontato, semplicemente. Come lui si era innamorato di un’altra donna, anche lei doveva aver superato la loro rottura, a rigor di logica. Forse era questo più di tutto a farle male, il fatto che Shuichi avesse dato così poca importanza alla loro storia e a tutto ciò che ne derivava, sentimenti compresi.
 
- Il motivo per cui lo conserva è che non ha mai smesso di amare tua sorella, anche dopo aver troncato i rapporti con lei- scosse la testa.
- E se quello che tu pensi sia amore fosse in realtà semplicemente senso di colpa? Akai-san non è riuscito a proteggere mia sorella e non può negare che se non si fosse avvicinato a lei forse adesso sarebbe ancora viva- la fissò negli occhi, prendendosi però una piccola pausa per metabolizzare il dolore che il ricordo della morte della sorella ancora le causava - Anche tu ti sentiresti in colpa se non riuscissi ad evitare la morte di una persona cara, giusto? A maggior ragione se fossi consapevole di esserne la causa. Quel messaggio potrebbe anche essere un promemoria, un memento che lui ha tenuto perché ogni giorno gli ricordasse che aveva fallito una volta e che non doveva farlo più, ma che doveva fare del suo meglio per rimediare e per vendicare e tener fede alla promessa fatta a chi non c’era più- concluse.
 
Per l’ennesima volta si stupì del fervore e della convinzione con quella ragazzina era in grado di esprimere le proprie convinzioni. Non sapeva se stava solo cercando di convincerla, di convincere se stessa o se davvero credeva in ciò che stava dicendo; in ogni caso era sorprendente la forza d’animo che sapeva tirare fuori. Aveva grinta da vendere e fiducia in se stessa, due qualità che non tutte le donne potevano vantare. Ma lei sapeva che a volte la convinzione non basta per far sì che qualcosa sia come vogliamo o crediamo noi. Gli esseri umani non hanno il potere di plasmare fino in fondo il proprio destino. Se avesse creduto alle sue parole sarebbe stata l’ennesima occasione per rifugiarsi in quel piccolo mondo di bugie che si era costruita, dove tornava di tanto intanto per illudersi. Anche sforzandosi, non riusciva a pensare a un altro motivo per cui Shuichi conservasse quel messaggio in particolare sul suo telefono, se non che non l’avesse mai dimenticata e che tutt’ora non volesse dimenticarla. Forse anche lui si era creato un piccolo mondo di bugie, solo che a quanto pare non voleva uscirne. Restare lì era più facile che andare avanti, e lei lo sapeva bene. Conosceva esattamente le fasi di un lutto, le aveva vissute in prima persona.
 
- Io credo che dovresti parlare con Akai-san ed essere sincera con lui, perché nascondersi non porta da nessuna parte e questo l’ho imparato sulla mia pelle- affermò convinta.
- Le cose sono più complicate di quello che sembrano…- sospirò, abbassando la testa.
 
Come poteva dirle che era stata la ragazza di Shuichi prima che lo diventasse sua sorella? Come poteva dirle che Shuichi l’aveva piantata in asso per iniziare quella apparentemente falsa relazione con Akemi? Aveva capito quanto fosse difficile per lei affrontare un discorso sulla sorella, non voleva certo far passare quest’ultima per una ruba-fidanzati o altro, né voleva la sua compassione per essere “la donna abbandonata”. Se glielo avesse detto, sicuramente Shiho si sarebbe sentita in colpa per averle fatto tutte quelle domande insistenti. Lei stessa si sentiva in imbarazzo perché stava avendo una conversazione simile con la sorella minore della donna che le aveva “rubato” il cuore di Shuichi dalle mani. L’unica cosa che poteva fare era tenersi quell’ultimo segreto per sé. Aveva rivelato anche troppo.
 
- C’è qualcos’altro che non mi hai detto, per caso?-
 
Alzò di scatto la testa, fissandola negli occhi con la paura di chi sa di essere stato scoperto. Come aveva fatto a capirlo?! Era davvero così facile leggere nei suoi occhi ciò che provava? Di certo non aveva fatto molto per mascherarsi, ma la inquietava il fatto che quella ragazzina potesse capire le più leggere sfumature dei suoi pensieri.
 
- Possiamo cambiare argomento, per favore?-
 
La sua era sembrata più una supplica che una cordiale richiesta, ma davvero non sarebbe riuscita a sostenere oltre quella conversazione. Le faceva male, troppo. Non era pronta per affrontarla e forse non lo sarebbe mai stata.
Shiho doveva averlo capito, poiché abbassò la testa dispiaciuta.
 
- Mi dispiace, ho esagerato. Mi sono intromessa nelle tue faccende personali e sono andata oltre senza rendermene conto. Volevo solo aiutarti come tu hai fatto con me-
- Lo so e ti ringrazio per questo- le sorrise sinceramente, posando una mano sulla sua - Non ce l’ho con te, davvero-
 
Nonostante il loro scambio di sorrisi e la consapevolezza che nessuna delle due aveva preso in antipatia l’altra, il resto della cena non proseguì esattamente come se lo erano immaginato. Si scambiarono poche, fugaci parole, giusto per rendere meno imbarazzante quel silenzio fatto di pensieri, e quando la sua espressione si faceva triste nel ripensare a tutto ciò che era stato detto, anche quella di Shiho lo diventava a sua volta. L’ultima cosa che voleva era farla sentire in colpa perché aveva cercato di aiutarla; al contrario apprezzava che si fosse presa così a cuore la situazione.
Nonostante il sushi fosse delizioso, faticò a mandar giù pochi bocconi, compreso quel dolce mochi di cui aveva tanto bisogno in quel momento. Ormai entrambe evidentemente sazie, di comune accordo decisero di pagare il conto e andare via.
Estrasse il portafoglio dalla borsetta, ma non fece in tempo ad aprirlo che la mano di Shiho bloccò la sua.
 
- Visto che ho rovinato la serata penso che offrirti la cena sia il minimo per rimediare- abbozzò un sorriso, nonostante sul volto avesse l’espressione di chi è pentito per aver appena commesso uno sbaglio.
- Oh, no, non posso accettare!- declinò l’offerta, stando attenta a farlo nel modo più cordiale possibile per non darle modo di pensare che fosse arrabbiata con lei.
- Allora permettimi di fare qualcosa per farmi perdonare. Magari potremmo andare da qualche altra parte, in un posto che ti piace. È ancora presto per tornare subito a casa- constatò dopo aver gettato una rapida occhiata all’orologio del locale.
 
Le venne da sorridere per quanto trovava dolce quell’atteggiamento: fino a quel momento Shiho si era presentata come una ragazza determinata e a volte troppo dura con se stessa e con gli altri, ma ora le stava mostrando un nuovo lato di sé, quello più sentimentale e probabilmente anche più nascosto. Forse era privilegiata a poterlo vedere: per questo motivo doveva assolutamente farle capire che non aveva nulla di cui essere dispiaciuta e che il loro rapporto non era stato minato da ciò che aveva detto.
 
- E se invece facessimo qualcosa che piace ad entrambe?- le fece l’occhiolino, riprendendo quel brio che da qualche ora sembrava essersi eclissato nel nulla.
- Ora che ci penso abbiamo sempre parlato degli altri ma mai di noi, quindi non sappiamo cosa piaccia all’una e cosa all’altra. So che sei un’agente dell’FBI ma non so chi sia Jodie quando non fa il suo lavoro. E tu sai chi è Ai ma non sai chi è Shiho- le fece notare.
 
A ben pensarci non aveva tutti i torti. A furia di parlare di Shuichi non si erano mai veramente dette chi fossero Jodie e Shiho, a prescindere dai drammi amorosi, familiari o altro. Tutte quelle chiacchiere e risultavano ancora due estranee.
 
- Allora presentiamoci adesso, che ne dici?- le propose.
- Potrebbe andare- accettò.
- Ok! Comincio io: adoro i videogiochi, sono molto competitiva a tal proposito! Da brava americana mi piacciono i “movies”, quindi andare al cinema. Preferisco l’azione alle storie mielose, ma in genere guardo un po’ di tutto. Mi piace passeggiare la sera lungo le strade illuminate e piene di vita di New York, e da quando sono qui mi piace passeggiare nei posti dove si può vedere il mare. Infine mi piacciono i giochi di società anche se forse sono un po’ troppo cresciuta per quelli!- sorrise entusiasta.
 
Lei non avrebbe mai potuto vedersi, ma quando parlava di ciò che le piaceva le si illuminavano gli occhi. Era una donna con molti interessi, eppure tutti semplici e quotidiani. Sembravano più gli interessi di una ragazzina che di una donna adulta, ma lei era fatta così ed era fiera di esserlo.
 
- Davvero ti piacciono i videogiochi?- le chiese incredula Shiho, forse con una punta di rimprovero come a dire “ma non sono cose da bambini?”.
- Che c’è di male?- strinse le spalle lei.
- Nulla, è solo che sono molto sorpresa. Insomma, chi si aspetterebbe che un’agente dell’FBI nel tempo libero giocasse ai videogiochi?- sorrise.
- Guarda che noi dell’FBI siamo persone normali come tutti gli altri!- le fece l’occhiolino - Ora tocca a te! Cosa ti piace?-
- Vediamo… Mi piacciono gli animali, la scienza, la moda e andare in moto- elencò in poche parole, com’era da lei.
- Andare in moto?- allargò gli occhi.
- Perché? Pensi che non sappia guidarla?- la guardò con aria di sfida.
- No no, è solo che non riesco a immaginarti su una moto a fare la biker spericolata!- scosse le mani, facendo dell’ironia - Sei sempre così tranquilla e taciturna-
- Allora immaginami con una borsa di pelle firmata- ci scherzò su anche lei.
- La moda, eh? Ti piace fare shopping?-
- Diciamo che non sono una spendacciona, mi accontento di un abito o di una borsa, purché siano di tendenza-
- Anche io ogni tanto mi concedo il lusso di qualche bel vestito!- confessò.
- Purtroppo i negozi sono chiusi a quest’ora, quindi temo che dovremmo rimandare lo shopping a un’altra volta-
- Anche i negozi e i parchi con animali sono chiusi. Facciamo una passeggiata?-
- A dire il vero non amo particolarmente aggirarmi per i viali di notte, anche se ci sono molte persone. Anzi, la troppa confusione mi infastidisce e le coppiette che passano per mano ancora di più- storse il naso.
- Sembra proprio che non abbiamo molto in comune- rifletté.
- Non importa se non mi piace qualcosa- la fissò seria - Se a te va facciamolo. Voglio che sia tu a scegliere, così potrò farmi perdonare per essere stata invadente. Lo so che non ce l’hai con me ma mi sento comunque in colpa- confessò.
 
Non c’era nulla da fare: se non le avesse dato modo di rimediare si sarebbe sentita in colpa per il resto dei suoi giorni. Era testarda anche in quello.
 
- D’accordo!- accettò infine - Ma a una condizione: la prossima volta che ci vedremo faremo qualcosa che piace a te, così saremo pari! Ok?-
- Va bene!- annuì, soddisfatta di aver ottenuto ciò che voleva.
- Allora andiamo in sala giochi!- batté le mani contenta - È un po’ che non gioco ai videogame-
- Io ci ho giocato qualche volta con i bambini, quando il Dottore ne inventava uno nuovo, ma non sono mai stata in una sala giochi- ammise.
- Vedrai che ci divertiremo un mondo, è wonderful!- si lasciò andare a un inglesismo, com’era solita fare quando era molto eccitata per qualcosa.
 
Entrambe d’accordo sulla destinazione e sull’aver finalmente risolto la questione “sensi di colpa”, pagarono il conto e salutando uscirono dal locale.
 
 
…………………….
 
 
- Arrivate!- disse Jodie, fermando la macchina poco distante dall’entrata della sala giochi.
 
Durante il tragitto avevano ripreso a chiacchierare con disinvoltura, come se l’inopportuna conversazione avuta poco prima fosse stata soltanto una parentesi imbarazzante fra amiche. Meglio così, non voleva davvero perdere quella complicità inaspettata che aveva instaurato con Jodie. Da ora in poi sarebbe stata più attenta riguardo all’argomento Akai, perché sapeva che c’era ancora qualcosa che Jodie stava nascondendo e che forse non le avrebbe mai detto. Non perché non si fidasse di lei come pensava, ma perché parlarne le arrecava, per qualche motivo sconosciuto, troppo dolore. Anche lei aveva cose di cui non voleva parlare con nessuno, quindi si ripromise di rispettare la scelta di Jodie.
Scesero dalla macchina, dirigendosi verso la porta. Si fermò un attimo a guardare la gigantesca insegna luminosa posta sopra di essa, che si espandeva lungo tutta la vetrata della sala, riportando la scritta “Game on Game”. Di giorno la si poteva anche notare poco nonostante la grandezza, ma di notte quando era tutta illuminata da quel gioco di luci che si rincorrevano non sembrava nemmeno la stessa.
 
- Sei pronta?- la richiamò Jodie, aprendo la porta e facendole l’occhiolino.
 
Annuì, sorridendo ed entrando in quel posto nuovo per lei. A primo impatto non era proprio il paradiso dei suoi sogni: tantissimi di ragazzi di ogni età (e anche persone adulte) si stavano dilettando nei giochi più disparati, qualcuno persino alzando la voce infervorato. Gli sembravano un gruppo di nerd assatanati che vivevano di quello. Tutta quella gente accanita e confusionaria non lo rendeva di certo il posto ideale per lei, abituata al silenzio e alla solitudine. Tuttavia non disse nulla, doveva farlo per Jodie. Per un’ora poteva anche portare pazienza.
 
- C’è qualcosa in particolare a cui ti piacerebbe giocare?- le chiese la bionda, invitandola a guardarsi intorno per individuare un gioco che avrebbe potuto interessarle.
- Scegli pure tu, per me va bene tutto- abbozzò un sorriso.
- Allora cominciamo con uno dei miei giochi preferiti!- la afferrò per un braccio, trascinandola in mezzo agli altri giocatori fino a uno di quegli sparatutto con la light gun.
 
Colta alla sprovvista, fissò per un attimo lo schermo del videogioco come se fosse intontita, per poi spostare lo sguardo sulla finta pistola e infine su Jodie.
 
- Ma non è un po’ troppo “da FBI”?- le chiese senza peli sulla lingua.
- Che vuol dire “da FBI”?- rispose la bionda non capendo.
- Voglio dire che il tuo lavoro comprende anche sparare ai criminali, quindi mi aspettavo che venendo in sala giochi per distrarti facessi qualcosa di diverso dallo sparare a qualcuno- incrociò le braccia al petto.
- Ma rincorrere e sparare ai criminali per lavoro è molto diverso!- si giustificò - I giochi lo fanno sembrare più divertente. E poi è un buon esercizio per prendere la mira!- affermò soddisfatta.
- Se lo dici tu…-
- Coraggio, provalo!- prese la light gun mettendola nelle sue mani.
- No, fallo tu- declinò l’invito, porgendogliela.
- Non ti piace?- la fissò con quell’aria dispiaciuta che solo i bambini avevano, ma che lei imitava alla perfezione.
 
Come si poteva dire di no a due occhioni azzurri che ti invitavano in quel modo? Jodie aveva la capacità di sembrare un cucciolo quando voleva, un’arma che sicuramente sapeva di avere e che usava nei momenti giusti per ottenere ciò che voleva. Era anche vero che lei era una tosta da convincere, ma dal momento che erano lì perché doveva farsi perdonare non le sembrò troppo carino fare la sostenuta.
 
- E va bene, lo proverò- accettò, sospirando - Ma solo perché me lo chiedi tu-
- Sììììì!- gingillò tutta contenta, inserendo una moneta per far partire il gioco.
 
Fissò lo schermo che le presentava un mondo immaginario popolato da mostri, gli stessi a cui lei avrebbe dovuto sparare. In effetti non aveva nulla a che vedere con la realtà, a ben pensarci. Quando dal gioco partì il fatidico countdown si posizionò con la pistola puntata, pronta a sparare. Di fianco a lei Jodie cominciò a darle consigli su come prendere la mira e sparare correttamente, ma dopo un po’ si rese conto che non era poi una pivellina, anche se non raggiungeva il suo livello.
 
- Però, sei brava!- si complimentò a fine gioco, vedendo il risultato davvero soddisfacente per una principiante.
- Non per nulla ho fatto parte di un’Organizzazione criminale- la guardò con una punta di malizia.
- Già, a volte lo dimentico…- ammise.
- Ora fammi vedere tu cosa sai fare, agente dell’FBI- la sfidò.
- Attenta ragazzina- l’avvertì, anche se si vedeva che stava scherzando.
 
Quando la vide in azione, oltre che a capire quanto Jodie fosse esperta di videogiochi (una vera fanatica a dirla tutta), si rese conto che forse aveva osato un po’ troppo nello sfidarla: stava dimostrando di aver ricevuto l’addestramento dell’FBI e soprattutto di aver imparato ciò che le era stato insegnato in modo eccellente.
 
- Complimenti, una vera campionessa!- si congratulò quando a fine gioco comparve la scritta “Perfetto!” sullo schermo.
- Sono brava, eh?- si vantò alzando il pollice, pur non mostrando alcun segno di malizia o presunzione - Che gioco facciamo adesso?-
- Non saprei…- si guardò intorno, continuando a vedere solo migliaia di nerd accaniti.
- Giusto!- s’illuminò improvvisamente la bionda, come colta da un lampo di genio, battendo una mano chiusa a pugno sul palmo dell’altra - Hai detto che ti piace guidare la moto, no?-
- E questo che c’entra?- chiese perplessa.
- Lo vedrai!- le fece l’occhiolino, afferrandola di nuovo per un braccio e trascinandola in giro per la sala.
 
Quando ancora si trovava nei panni di Ai, a volte trovava stancante dover stare dietro a quei bambini così vivaci che volevano coinvolgere lei e Shinichi nei loro giochi infantili. Aveva passato parecchio tempo con Ayumi in particolar modo, che la trascinava sempre con la sua euforia di bambina di sette anni. Ecco, quella sera le sembrava di essere tornata di nuovo a quando Ayumi le chiedeva di giocare con lei. Jodie era una delle persone più adulte in quella sala, eppure sembrava appartenere alla categoria degli adolescenti. La vecchia Shiho si sarebbe irritata nel dover aver a che fare con una persona simile, ma la nuova lei, migliore in qualche modo, stava apprezzando questa ventata d’aria fresca. Era come se, stando con Jodie, fosse contagiata dalla sua vivacità. Aveva voglia di divertirsi, di fare anche qualcosa di stupido: aveva voglia di vivere.
Si fermarono di fronte a quei racing game posti in fila uno accanto all’altro. Per lo più erano videogiochi che simulavano una corsa con automobili, ma Jodie l’aveva portata di fronte alle uniche quattro postazioni dove invece c’erano quelle finte moto abbozzate, che si potevano piegare a destra e a sinistra proprio come le moto vere. Di certo non era come salire in sella ad una Harley Davidson, ma era stato un gesto carino da parte sua.
 
- Che ne dici? Ti va se facciamo una gara?- le propose.
- Perché no!- accettò, stavolta senza farsi pregare.
 
Doveva ammettere che stava iniziando a divertirsi. Non era stata poi una cattiva idea andare lì.
Estrasse il portafoglio dalla borsetta, prendendo alcune monete e porgendone un paio a Jodie.
 
- Stavolta offro io-
- Ok!-
 
Si posizionarono sulle finte moto, stando attente a non dare spettacolo considerando i vestiti che stavano indossando, non proprio adatti a giocare alle biker spericolate. Mani salde sui manubri, concentrazione al massimo.
 
- Pronta?- le chiese Jodie.
- Sì!- annuì.
- Via!-
 
Inserirono velocemente e contemporaneamente le monete, in modo da far partire il gioco. Selezionarono la modalità “sfida” e si scambiarono un’ultima occhiata d’intesa, prima di cominciare a giocare seriamente.
In poco tempo una folla di ragazzi si radunò intorno a loro, anche se non capiva il reale motivo per cui fossero venuti, se perché attirati dalla loro bravura oppure dal fatto che due giovani donne su una moto erano pane per i loro ormoni. In ogni caso nessuna delle due vi prestò troppa attenzione, prese com’erano da quella gara. Si stavano divertendo come matte, ridevano e si punzecchiavano a vicenda, in una sana competizione fra amiche.
Quando la sfida terminò si goderono gli applausi degli spettatori, uniti a commenti come “bravissime!” o “siete stupende!”.
 
- Complimenti, hai vinto di nuovo!- porse la mano alla bionda.
- Non c’era poi tanta differenza nel punteggio, sei stata bravissima!- ricambiò.
- Sono fuori allenamento, non guido da tanto tempo-
- Beh ora potrai ricominciare, magari facendoti prestare la macchina dal Dottore!-
- E se invece mi prestassi tu la bella Mercedes dell’FBI?- la guardò furbetta.
- Purtroppo non è mia, devi chiedere a James- strinse le spalle - Intanto però puoi sempre esercitarti su quelle!- indicò le finte macchine di fianco alle moto con cui avevano appena giocato.
- Facciamo un’altra partita su quelle?- propose.
- Ah, vedo che ti stanno iniziando a piacere i videogames!- le picchiettò su una spalla con la mano.
- In effetti devo ammettere che non sono male-
- Bene, allora andiamo!-
 
Continuarono a giocare per due ore di fila senza nemmeno rendersene conto, passando da un videogioco all’altro. Sembrava fossero entrate da dieci minuti, ma quando Jodie controllò l’ora sul cellulare si accorsero che non era così.
 
- Accidenti com’è tardi!- sgranò gli occhi - È meglio se torniamo a casa, non voglio che il Dottore si preoccupi-
- Te l’ho già detto, ho diciotto anni, posso stare fuori anche fin dopo la mezzanotte- si lamentò.
- Però io ho promesso al Dottor Agasa che non avremmo fatto tardi, quindi devo fare l’adulta responsabile- si posò le mani sui fianchi, in una posa quasi statuaria.
- Ma se fino a due minuti fa sembravi una bambina al parco divertimenti!- le fece notare.
- Essere un adulto responsabile non significa non potersi divertire, ma semplicemente non esagerare nel farlo. Possiamo tornare qui un altro giorno se ti sei appassionata!- le fece l’occhiolino.
 
Le piaceva un po’ meno quando entrava in modalità “mamma prudente”, ma come sempre aveva ragione su tutto. D’altra parte non aveva quasi trent’anni per nulla.
 
- E va bene- storse il naso.
 
 
……………………..
 
 
Fermò l’auto davanti al cancello dell’abitazione del Dottore e scese anche lei dalla macchina, per assicurarsi che Shiho entrasse in casa sana e salva. Anche se non c’era più nulla da temere, dopo tutto ciò che avevano passato con l’Organizzazione era lecito che ci volesse tempo prima di fidarsi nel condurre una vita del tutto normale. Varcarono il cancello e si diressero fino alla porta, parlando sottovoce per non svegliare nessuno.
 
- Ti sei divertita?- le chiese.
- Molto!- ammise contenta.
- Mi fa piacere!-
- Anche se mi dispiace per quella conversazione al ristorante, ti chiedo nuovamente scusa se ti sono sembrata inopportuna- sospirò.
- Ora basta scusarti, non è necessario- la tranquillizzò - Ho capito che volevi aiutarmi e ti ringrazio, solo che…- chiuse gli occhi, senza terminare la frase.
- Non ti senti pronta- concluse al posto suo.
- Già…-
- Se un giorno dovessi esserlo, puoi contare su di me- le disse seria.
- Grazie- le sorrise.
 
Apprezzava molto il supporto che le stava dando, l’aveva appena conosciuta eppure si stava comportando come se fossero amiche da anni. Poche persone le avevano dimostrato ciò che le aveva dimostrato lei. Non sapeva se si sarebbe mai sentita abbastanza pronta per confessarle che sua sorella era la donna per cui il suo ex ragazzo l’aveva lasciata, ma di sicuro avrebbe tenuto conto del suo sostegno, che sarebbe stato assolutamente ricambiato.
 
- Allora, usciremo ancora insieme prima che tu torni in America?- interruppe il silenzio.
- Ma certamente! Però la prossima volta scegli tu cosa fare! Abbiamo fatto un patto, ricordi?- le chiese, riferendosi a ciò che si erano promesse al ristorante di sushi.
- Certo- annuì sorridendo - Allora buonanotte e grazie di tutto-
- Ma figurati!- le sfregò amorevolmente una mano su una spalla - Buonanotte anche a te-
 
Ritornò alla macchina, ma prima di aprire lo sportello e sedersi gettò un’ultima occhiata alla porta, per assicurarsi che Shiho entrasse e si chiudesse dentro. Non che pensasse che sarebbe fuggita a far baldoria in qualche locale non appena lei se ne fosse andata, aveva capito che era una ragazza saggia e con la testa sulle spalle; voleva solo accertarsi che non ci fossero malintenzionati nascosti nei paraggi, pronti ad emergere dal buio. La vide aprire la porta e girarsi per vedere se fosse ancora lì, probabilmente non avendo sentito il motore della macchina accendersi. Si salutarono con un gesto della mano e poi Shiho chiuse la porta. Soddisfatta e tranquilla, anche lei entrò in macchina e la mise in moto, pronta a tornare a casa. Nel passare davanti a casa Kudo, non mancò di gettare un’occhiata all’interno, ripensando inevitabilmente alla conversazione che aveva avuto con Shiho poche ore prima. Le luci erano tutte spente, segno che Shuichi e Shinichi erano già andati a dormire.
Mentre si allontanava sempre più lungo la strada, si chiese con nostalgia se un giorno anche lei avrebbe avuto l’occasione di poter vivere sotto lo stesso tetto con Shuichi o se quello sarebbe rimasto solo un sogno come tanti. Presa com’era nei suoi pensieri e soprattutto troppo lontana dalla finestra della villa, non si accorse di quegli occhi che, nascosti dietro la tenda nell’oscurità, avevano assistito a tutta la scena.
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
 
Ed eccoci alla fine del nono capitolo, che si è concluso (spero) con suspense! Chi sarà che ha visto Jodie riaccompagnare a casa Shiho? Shinichi o Shuichi?
Faccio alcune precisazioni in merito al capitolo:
- Parlando delle passioni di Jodie, di confermato c’è solo il fatto che le piacciono i film (ricordate la famosa frase “like in movies”?) e i videogiochi. Il resto me lo sono inventata pensando a cosa poteva piacerle.
- Parlando delle passioni di Shiho, l’unica che potrebbe non essere considerata canon è il fatto di andare in moto: infatti questo particolare l’ho preso dal movie Lupin vs Detective Conan dove lei dice di essere in grado di guidare una Harley poiché in passato ne aveva una.
- Non sono una appassionata di videogiochi e non ho mai giocato a nessun videogioco, quindi se troverete qualche stupidaggine nella descrizione della sala giochi perdonatemi! La mia conoscenza si ferma alle piccole sale giochi ambulanti delle fiere e a ciò che si è visto nell’episodio 245 dove Jodie compare per la prima volta! XD
Come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto e che questa storia continui ad appassionarvi! Grazie a tutti quelli che mi seguono, da chi legge in silenzio a chi lascia un commento! ♥
Baci
Place
   
 
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