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Autore: marthiachan    08/05/2009    4 recensioni
Una ragazza molto sola e una strana presenza nel suo appartamento. lei non crede nei fantasmi, ma finirà per ricredersi e, forse, per innamorarsi.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccoci al secondo capitolo. Ringrazio infinitamente per tutti i commenti e per chi ha messo la storia tra le preferite o le seguite. Gazie! Spero che i prossimi capitoli non vi deludano!
In questo capitolo l'attrazione tra Federico e Ilaria cresce pericolosamente e il fatto di non poter cedere al desiderio li rende frustrati e insofferenti.
Buona lettura!




2 - Attrazione.

Come ho dormito bene! Mi sento così.. Non lo so. È come se fossi rinata. È bello svegliarsi e trovare accanto a te una persona che dolcemente ti augura “Buongiorno”.
“..'giorno.” replico tra uno sbadiglio e l'altro. “Come sono comoda. Non mi va di alzarmi. Che giorno è oggi?”
“Temo sia solo mercoledì.” risponde sorridendo.
“Solo mercoledì? Siamo solo a metà settimana?” chiedo coprendomi gli occhi con la mano in atto disperato. “Non voglio andare a lavoro, lo detesto.”
“Dai, fatti coraggio!”
“Va bene, ma tu verrai con me?”
“Certamente.” mi rassicura lui con un sorriso.
Anche se di malavoglia, mi alzo e mi dirigo in bagno. Faccio una doccia veloce e tonificante. Quando esco dal bagno, lui è di nuovo di fronte a quella finestra a osservare la città mattiniera. Non mi fermo e torno in camera mia. Mi tolgo l'accappatoio e comincio a infilarmi la biancheria. Ho già messo gli slip e sto per prendere il reggiseno quando alzo lo sguardo e, sulla porta, vedo Federico sbalordito che mi fissa. Il cuore comincia a battermi furiosamente e rimango paralizzata a guardarlo. Sono imbarazzata, però lui mi guarda in un modo... Come potrei definirlo? Lusinghiero? Piacevole? Il disagio sta sparendo e ora sono fiera del suo sguardo su di me, leggero come una carezza. Arrossisce, si volta e se ne va. Come devo comportarmi ora? Lui mi aveva già visto nuda però... Ora è diverso. Forse dovrei fare finta di nulla o lo imbarazzerò ancora di più. È inutile pensarci. Supereremo la cosa. Finisco di vestirmi e poi vado in cucina, lui è sempre di spalle, inchiodato alla finestra. Mi preparo la colazione in silenzio, non so cosa dire. Forse è meglio non dire nulla, o no?
“Mi dispiace.” sussurra senza voltarsi.
“Non importa, sono cose che capitano. Eri lì da molto?”
“No, ero appena arrivato. Non capiterà più.” afferma voltandosi finalmente. È veramente dispiaciuto, glielo leggo negli occhi.
“Non preoccuparti. Non è un problema. E poi, hai detto tu stesso di avermi già visto.”
“Sì, però... Ora che mi vedi è imbarazzante..”
Mi metto a ridere. Poveretto! È proprio costernato.
“Lo so, ma non pensiamoci più.”
Fa una strana smorfia. Lo guardo con aria interrogativa. Ho detto qualcosa di particolare?
“Il fatto è che... Per me non sarà facile non pensarci.” spiega arrossendo sempre più.
“Devo prenderlo come un complimento?” chiedo sorridendo.
“Credo di sì.”
“Grazie ma, non credevo che tu potessi avere certi... Pensieri.”
“E' una novità anche per me. Non lo sapevo sino a che non ti ho incontrata.” sussurra con sguardo basso. Le cose si complicano. Bisogna battere in ritirata.
“È meglio che vada o farò tardi..” concludo per salvarmi dall'imbarazzo.

Anche questo stupido lavoro può essere piacevole. So che Federico è qui che mi osserva. È  divertente e mi rende di buonumore. Riesco persino a sopportare le vecchie signore arteriosclerotiche che cambiano idea in continuazione. Evidentemente la sua vicinanza mi fa bene. Mi sento molto meno sola e il tempo passa più velocemente quando lo trascorro tentando di indovinare da che punto mi guarda. Non vedo l'ora di tornare a casa. Voglio parlare con lui e rivolgergli molte domande. Voglio conoscerlo.

Sono a casa e ho appena chiuso la porta di ingresso alle mie spalle. Lui è ancora invisibile. Dove sarà? Chiudo gli occhi concentrandomi, poi a un tratto, sento quella sensazione, quella che mi fa capire da dove lui mi osserva. Riapro gli occhi e fisso un angolo alla mia destra. Lui è lì, ne sono sicura. E poi compare proprio in quel punto, con un immenso sorriso.
“Sei davvero brava. Allora, cosa volevi chiedermi?”
Sussulto. Ancora non sono abituata al fatto che può leggere i miei pensieri.
“Anche lassù sanno tutto quello che mi passa per la testa?”
“Non proprio. A loro arrivano solo i pensieri... Proibiti.”
“Proibiti? Cioè?” domando sedendomi sulla mia poltrona.
“Ad esempio pensieri d'amore o passione verso... Gli individui sbagliati.”
“Vuoi dire come te?”
Sorride e si siede nella poltrona accanto alla mia.
“Sei fin troppo sveglia.”
“Cosa succederebbe se, ipoteticamente parlando, mi innamorassi di te?”
“Io dovrei andare via.”
“E se tentassi di sedurti?”
“Io sparirei prima che possa accadere qualsiasi cosa.”
“E per quanto riguarda te? Anche i tuoi pensieri vengono filtrati?” chiedo sempre più incuriosita.
“Più o meno. L'importante è che se, ipoteticamente parlando, mi innamorassi di te, tu non lo sappia.”
“E se lo sapessi?”
Mi fissa per qualche secondo con sguardo dolce.
“Io non mi riscatterei per un bel po'.”
“Ma dovresti andare via?”
“Non lo so. Non credo.”
Rimaniamo entrambi in silenzio per un po'. È troppo complicato. Non posso pensare perché loro sanno tutto. Non mi è di molto aiuto.
A proposito di aiuto...
“Dov'eri quando io e Carlo ci siamo lasciati o quando mi hanno licenziato?” chiedo dopo aver riflettuto per un po'.
A disagio, si alza e comincia a camminare avanti e indietro per il salotto. Cosa gli prende?
“Ecco...” comincia. “In quei casi... In realtà è stata colpa mia.”
Ho capito bene? Mi alzo in piedi di scatto e lo raggiungo piazzandomi esattamente di fronte a lui fissandolo negli occhi.
“Cosa diavolo... Ma che hai fatto??”
“Ilaria, ho dovuto... Carlo ti tradiva da tempo e a lavoro volevano incastrarti. L'ho fatto per il tuo bene.”
Non riesco a capire. Ma cosa dice? Lo guardo con aria interrogativa. Vorrei una spiegazione.
“Carlo ti ha sempre tradito. Lui... Non gli importava niente di te. E a lavoro due colleghi stavano organizzando un furto e tu saresti stata il capro espiatorio. Ho fatto l'unica cosa che mi è venuta in mente per aiutarti.”
Caspita! Poteva avere anche un po' più di fantasia! Non importa. Le intenzioni erano buone. Ha fatto molto più di quanto non abbia fatto nessun'altro per me. Voleva solo aiutarmi. È quello che conta.
“Allora, grazie. E così Carlo mi tradiva? Interessante. Sapevo che era un bastardo, ma non mi aspettavo che... Meglio averlo scoperto ora. Se l'avessi saputo quando stavamo insieme l'avrei ucciso. Ora, in fondo, non me ne importa nulla. Uno così è meglio perderlo che trovarlo. Spero solo che prima o poi qualcuno gliela faccia pagare. Se lo meriterebbe!”
Mi risiedo nella poltrona. Che schifo! Andavo a letto con uno che andava con chissà quante altre. Mi dispiace  solo di essere stata tanto stupida. Come diavolo ho fatto a non capire che razza di persona era?
Federico si avvicina e mi abbraccia. Non è giusto. Lui è così carino e gentile, perché non possono essere tutti così? E invece, a tutti interessa solo e sempre la stessa cosa.
“Non pensarci più.” mi sussurra dolcemente.
“Proverò. Come era la storia che volevano incastrarmi? Chi?”
“Enrico e Marina. Stavano organizzando tutto in modo che la colpa ricadesse su di te.”
“Che bastardi! E io che credevo fossimo amici!” esclamo stupita.
“Forse è meglio che cambiamo argomento, non credi?”
“Va bene. C'erano altre cose che volevo chiederti, ma ora non mi viene in mente niente. Raccontami tutto di te. Ogni cosa.”
“Sei così curiosa?”
“Sì, ti prego.”
Lui sorride poi chiude gli occhi e fa un profondo sospiro.
“Che posso dirti? Quando ero piccolo, vivevo in campagna. Mio padre aveva un allevamento di cani. All'epoca aveva ancora del tempo per me. Un giorno quando avevo 8 anni mi ha detto “Ti regalo un cucciolo. Scegli quello che vuoi”. Ne aveva una ventina. Ne ho visto uno completamente bianco, come la neve, un pastore maremmano. “Diventerà molto grande, come farai a badargli?” mi ammoniva mio padre. Io però, non volevo sentire ragioni. Volevo solo lui e l'ho convinto. L'ho chiamato Hermes, siamo cresciuti insieme. È morto una decina d'anni fa. Per molto tempo è stato il mio migliore amico.”
“Ti manca?”
“Mi mancava. Ora mi rendo conto che era vecchio e stanco. Morire per lui è stata una liberazione.”
“Come lo è stato per te?”
Mi guarda per un attimo molto seriamente.
“No, per me è stata solo una cretinata che non avrei dovuto fare.”
“E tua madre? Che tipo era?” domando cambiando argomento.
“Mia madre...” comincia sorridendo. “Era una persona molto dolce e ho preso la vena artistica da lei. Non c'era nulla che non sapesse fare. Aveva delle mani magiche. Mi ha insegnato a dipingere e a lavorare la creta. Ma la cosa che più amava era scrivere libri per bambini. Era veramente brava. Quando avevo 10 anni è rimasta incinta, ma ha avuto un aborto spontaneo. Da allora non è stata più la stessa. Credo non abbia mai superato del tutto questo fatto e ha smesso di scrivere. Ha voluto trasferirsi in città, diceva di voler cambiare aria, ma non l'ha aiutata. Quando le hanno diagnosticato il cancro non ha avuto la forza di reagire e la malattia ha progredito sempre più rapidamente. È morta sei anni fa.”
“E tuo padre?”
Fa una smorfia. Suo padre non doveva essere molto presente neanche quando stava male la moglie.
“Aveva aperto una fabbrica di cibo per cani. Gli affari gli sono sempre migliorati sino a che si è ritrovato ad avere una decina di fabbriche sparse per tutto il paese. Era sempre impegnato e quando lei è morta era in viaggio d'affari. Non ha versato nemmeno una lacrima.”
“Magari l'ha fatto in privato...”
“Non l'ha fatto.”
“Come fai a saperlo?”
“Lo so.”
Sembra un po' scosso. Parlare del padre lo turba.
“E tu come l'hai presa?”
“Le ero molto legato. Ho pianto come un bambino. Siamo sempre stati molto uniti. Lei era un punto fermo nella mia vita. Mi ha sempre sostenuto e io sono sempre stato sempre al suo fianco sino a che non è morta. Mi mancava da impazzire. Sai, l'ho rivista al mio funerale. O meglio, il suo fantasma. È stato strano, aveva uno sguardo triste e ha detto solo “Non avresti dovuto arrenderti” mi ha mandato un bacio ed è scomparsa.”
“Mi dispiace.” dico abbracciandolo con le lacrime agli occhi.
Ha sofferto molto e mi chiedo come abbia fatto a resistere tanto a lungo. Io credo che sarei impazzita prima.
“Scusami, non avrei dovuto chiederti di lei.”
“Non importa, ormai è passato.” dice con un sorriso malinconico.
“Almeno tu hai potuto conoscerla. La mia è morta quando sono nata. Quante volte, in mezzo ai problemi, avrei voluto averla vicina. Sono cresciuta con mio padre e mio fratello, avevo bisogno di una figura femminile. Però quando mio padre si è risposato non sono riuscita a legare con sua moglie. Lei non era come mi aspettavo e non ci siamo mai piaciute. Capita no? Non tutti possono andare d'accordo. Eppure avevo sempre pensato che se mio padre si fosse risposato avrebbe scelto qualcuno che piaceva anche a noi. E invece no. Mi è sempre rimasto il desiderio di avere una madre vicino. È per questo che ti ho chiesto di parlarmi della tua. Volevo sapere come ci si sente ad averla.”
“Sono sicuro che tua madre ti osserva da lassù e ti vuole un mondo di bene. Non essere triste. Mi occupo io di te.” afferma abbracciandomi come se fossi una bimba piccola.
“Grazie.”
Per fortuna c'è lui. Mi tiene fra le braccia per un po'. È una bella sensazione avere qualcuno che si preoccupa per te e ti consola.
“Perché non ci siamo conosciuti prima?”gli domando.
Lui ride e i suoi occhi risplendono.
“Bella domanda. Me la faccio spesso anche io.”
“Saremo stati grandi amici. Veri amici.”
“Lo siamo già. E poi non credo che saremo stati solo amici...” suggerisce lui con tono allusivo.
“Ehi, signor Modestia!” replico ironica. “Chi credi di essere? Richard Gere?”
“No, ma spesso penso che io e te insieme saremo potuti essere felici.”
È passato per la testa anche a me, ma non avrei mai potuto ammetterlo.
“Un momento! Mi stai prendendo in giro! Sai che l'ho pensato e lo dici per prenderti gioco di me..” dico irritata.
Si mette a ridere e il suo sorriso illumina la stanza. Poi diventa serio di nuovo.
“È vero. Ma lo penso anche io, sul serio.”
Sembra sincero. Rimango qualche istante stupita. Poi mi riavvicino lentamente a lui.
“Vorresti venire a letto con me?” gli sussurro all'orecchio maliziosa. “Sai che non reggeresti il ritmo?”
“Lo so che scherzi.” mi smentisce sorridendo.
“È vero, ma resta il fatto che se facessimo l'amore, non potresti più lasciarmi.”
“Interessante. Ora la smetti di atteggiarti a porno star?”
Ora sono io a ridere. Non posso fingere con lui, neanche per scherzo.
“D'accordo.” concludo.
Mi alzo e mi dirigo in cucina. Comincio ad avere un certo appetito e mi preparo qualcosa da mangiare.
“Comunque, credo che tu abbia ragione.” esclama qualche minuto dopo osservandomi.
“Riguardo a cosa?”
“Anche io credo che, se venissi a letto con te, poi mi sarebbe molto difficile lasciarti.”
“Io scherzavo!” replico stupita.
“Io no, sei proprio il mio tipo.”
Abbasso lo sguardo arrossendo. Anche lui è il mio tipo.
“E Janine? Anche lei lo era?”
“Credevo di sì ma ora so che mi sbagliavo. Siete molto diverse, anche d'aspetto. È bionda, occhi azzurri. Ti ho detto che è francese? L'ho incontrata a Parigi, al Louvre. Io ero incantato a guardare la  Monnalisa e poi, voltandomi, l'ho vista accanto a me. Mi è piaciuta subito, ma credo che lei si sia messa con me solo per andarsene dalla Francia.”
“Quanto siete rimasti insieme?”
“Due anni. Sono sicuro che mi ha sempre tradito. Era solo un caso che non l'avessi ancora colta sul fatto. Per questo quando ho visto che Carlo si comportava allo stesso modo, ho deciso di fare qualcosa. Forse ho sbagliato, ma non sapevo cos'altro fare.”
“Hai fatto bene, grazie.” lo rassicuro.
Mi sorride e si siede sul divano rannicchiandosi in un angolo.
“Puoi anche sdraiarti se vuoi.” lo invito.
“Sono più comodo così.”
Strano, solitamente si sta più comodi sdraiati. Evidentemente lui preferisce stare seduto. Ma allora...
“Sei stato scomodo stanotte?”
“No, anzi.”
“Se non vuoi più dormire con me... Se sei scomodo, devi solo dirlo.”
“Non preoccuparti. E poi sinché mi vorrai io ti starò sempre vicino.”
Accidenti, come si fa a resistere a certi frasi così tenere dette in una maniera così dolce?
“Sei sicuro di non essere un angelo?”
“Sì, certo. Anzi, di questo passo divento un diavoletto.”
“Perché?” chiedo senza comprendere.
“Per i pensieri che continuo a fare. Gli angeli non desiderano certe cose.”
“Cioè? Spiegati meglio.”
“Se fossi vivo, vorrei chiudermi con te in una stanza da letto e non ti farei più uscire per almeno una settimana. Il resto immaginalo.”
“Effettivamente, non credo che siano pensieri da angelo.”
Sono stupita, non avrei mai immaginato che lui desiderasse certe cose. Beh... Siamo in due.
“Chissà che mi prende. Non facevo certi pensieri neanche da vivo. Sarà perché ti ho sempre così vicino o forse sarà l'astinenza. Non lo so.”
“Perché? Lo facevi molto spesso?”
“Con Janine, sì. Poi quando ci siamo lasciati sono rimasto due mesi senza e poi mi sono suicidato.”
“Allora ti sei ucciso perché eri in astinenza?” chiedo ironica.
Ridiamo entrambi.
“No, se fosse stato solo per quello non mi sarei mai suicidato. Mi è capitato di restare senza sesso anche più a lungo.”
Sesso... Mi ricordo a mala pena cos'è. Sono quattro mesi che posso solo sognarlo.
“Dovresti trovare qualcuno.” aggiunge Federico qualche minuto dopo.
“Come se fosse facile! Con chi dovrei provare? Con i vecchietti che vengono al supermercato?”
“Dovresti uscire più spesso. Svagarti, conoscere gente nuova.”
“Con chi dovrei svagarmi? Ho perso tutte le mie amiche e sono sempre sola. Ma adesso ci sei tu.”
Lo vedo cambiare espressione e diventare serio e pensieroso.
“C'è qualcosa che non va?” chiedo preoccupata.
“Io non resterò a lungo.”
Una doccia gelata o una pugnalata alla schiena mi avrebbero sorpreso molto meno.
“Cosa? Vuoi dire che mi lascerai? Quando?” domando con un filo di voce.
“Non lo so esattamente. So solo che prima o poi mi richiameranno.”
Mi siedo sconvolta. Se ne andrà... E io sarò di nuovo sola. Gli occhi mi si riempiono di calde lacrime e comincio a singhiozzare. È possibile che mi sia già affezionata a lui? Il fatto è che mi sembra di conoscerlo da sempre. Con lui, dopo tanto tempo, mi sono sentita tranquilla e allegra. Ho avuto qualcuno con cui confidarmi, ridere e scherzare. Ormai siamo amici. Non può andarsene così, non può!
Mi raggiunge e mi prende il viso fra le mani.
“Non piangere piccola.”
“Non voglio che tu te ne vada.”
“Devo, prima o poi. Ma abbiamo ancora tempo.”
“Per cosa? Che fai? Mi porti a ballare?” domando sarcastica.
“Se potessi, lo farei.” afferma sorridendo prima di abbracciarmi.
Non è giusto! Sto tanto bene con lui. Perché è tutto così difficile?
Mi riprendo finalmente e smetto di piangere. La mia cena ormai è gelata, ma non mi importa. Controvoglia inizio a mangiare lentamente. Lui continua a starmi accanto osservandomi. Poi fa una faccia buffa e involontariamente sorrido.
“Devi sorridere più spesso. Sei così carina.”
“Bugiardo, ma grazie.”
“Non è una bugia.” replica seriamente.
Continuo a mangiare ignorando le mie guance in fiamme.
“Sono stanca, è meglio che mi prepari per andare a dormire.” esclamo una volta terminato di mangiare.
Quando un quarto d'ora dopo mi infilo sotto le coperte mi sento ancora così triste! Lui mi raggiunge, si sdraia accanto a me e mi abbraccia, ma quelle maledette lacrime riprendono a scorrere.
“Ilaria, non piangere, ti prego.”
“Non... Riesco... A... Smettere...” singhiozzo.
“È tutto a posto. Non disperarti.” mi sussurra dolcemente all'orecchio mentre mi stringe più forte a sé e mi accarezza i capelli.
“Non è tutto a posto! Che farò? Mi mancherai da morire...”
Chiudo gli occhi e mi appoggio su di lui, mi fa sentire sicura stare tra le sue braccia.

È proprio duro svegliarsi quando si è passata una notte così. Ho dormito come una neonata cullata fra le sue braccia forti e protettive.
“Dovresti alzarti.” mi sussurra dolcemente.
È passato qualche giorno dalla mia crisi di pianto isterico e ora sto meglio. Mi rassegno al fatto che la sua presenza è solo temporanea anche se, ovviamente, non ne sono felice.
“Ti prego, è sabato.”
“Ma tu lavori anche oggi!”
“Mi darò malata!”
“Con quella faccia? Hai l'aspetto più sano che abbia mai visto!”
Ci mettiamo a ridere entrambi.
“D'accordo, mi alzo.”
Con uno sforzo mi siedo sul letto ma poi mi rituffo sul cuscino con aria disperata.
“Ti scongiuro, lasciami dormire.” lo imploro.
“Non posso, non puoi perdere il lavoro.”
“E va bene.” acconsento infine.
Mi alzo sbuffando e mi dirigo in bagno. Deve ringraziare di essere così carino, altrimenti avrei potuto schiaffeggiarlo. Dormivo così bene!
Poveretto, mi fa certe cortesie e io penso a prenderlo a schiaffi. Sono proprio maligna.
Esco dal bagno un po' più sveglia e comincio a prepararmi la colazione.
“Oggi finisci di lavorare prima, vero?” chiede con noncuranza nonostante sappia già la risposta.
“Sì, faccio solo mezza giornata. Perché?”
“Dovresti uscire.”
“Per andare dove?”
“Non lo so, ma non puoi stare sempre chiusa in casa.” dice premurosamente.
“Non ti preoccupare per me. Sopravviverò.”
Mi guarda in modo strano, poi si alza e si affaccia alla finestra. Mi preparo per andare a lavoro o farò tardi. Corri Ilaria!

Rientro in casa con un sospiro. Fine settimana! Era ora. Sono esausta. Mi sdraio sul mio adorato e comodissimo divano. Non mi sembra vero dopo aver passato tutto il giorno in piedi.
“Pigrona!” mi rimprovera Federico.
“Sono stanca. Raccontami qualcosa, possibilmente di divertente.” lo imploro.
“Cosa potrei dirti?”
“Non lo so, qualsiasi cosa. So così poco di te.”
“Mi dispiace, non mi viene in mente niente di divertente.” replica desolato. “E a te?”
Faccio cenno di no con il capo.
“Siamo proprio messi bene!” esclama ridendo.
Mi alzo e metto su un CD. Sempre meglio del silenzio che spesso è opprimente.
“Carlo è stato proprio un idiota.” mormora alle mie spalle.
Mi volto lentamente e mi ritrovo faccia a faccia con lui. Alzo lievemente il capo per poterlo guardare nei suoi splendidi occhi neri.
“Lo pensi sul serio?”
“Sì, certo. Molte persone non si rendono conto delle fortune che hanno.”
Lo guardo incredula alzando le sopracciglia.
“Sarei io la fortuna?”
“Naturalmente.”
“Anche Janine ha fatto lo stesso errore. Quei due sono uguali. Come noi due.”
“Credo che tu abbia ragione.” ammette passando una mano fra i miei capelli.
Socchiudo gli occhi, è così piacevole sentire le sue dita giocherellare dolcemente con le mie ciocche castane. Quando riapro gli occhi, lui mi sta fissando, è vicinissimo. Il cuore mi batte forte e il respiro si fa affannoso. Lui mi prende fra le braccia delicatamente e posso appoggiare il capo sulla sua spalla mentre le sue labbra solleticano la mia fronte.
“Federico... Che ci succede?” chiedo in un momento di razionalità.
“Non lo so.” sussurra poco prima di fuggire dall'altro lato della stanza. “Mi spiace Ilaria. Non fuggo da te, sia chiaro, ma da me stesso. È una situazione assurda. Non posso fare a meno di desiderarti. Il che, oltre che proibito, è del tutto innaturale.”
Innaturale per lui, forse. Per me è più che naturale desiderarlo. Lui è bellissimo, dolcissimo e io non faccio l'amore da troppo tempo.
“È tutto troppo complicato. Per non parlare dei famosi pensieri proibiti. Non è colpa mia se penso certe cose. Il mio subconscio è quello che è. Non posso farci nulla.” mi giustifico.
“Hai ragione, ma questo non cambia le cose.”
“Lo so.”
“Forse non dovremmo pensarci, o almeno provarci, non credi?” domanda con un sorriso forzato. “Ehi! Tu non hai ancora mangiato!” aggiunge subito dopo.
Mi metto a ridere. Si preoccupa sinceramente per me ed è quasi commovente. Mi dirigo in cucina per prepararmi qualcosa di veloce, ho voglia di dormire, sono troppo stanca..
“Mi è venuta in mente una cosa divertente.” esclama mentre mi siedo a tavola. “Un anno e mezzo fa io e Janine siamo andati allo zoo. Sai lei è una vegetariana convinta e non faceva che parlare di gruppi animalisti. Ci siamo fermati alla gabbia delle scimmie e lei non faceva altro che ripetere “Guarda come sono carine!”, sino a quando una scimmia non l'ha sputata in faccia. È andata via esponendo il suo dizionario di imprecazioni in francese. Da quel giorno non ha più parlato di gruppi animalisti!”
“Quella scimmia ha fatto bene!” commento ridendo. Riprendo a mangiare immaginando la bellissima e perfettissima Janine che viene sputata da una scimmia.. Questo sì che è divertente.
“Hai avuto altre storie importanti prima di lei?” domando tornando seria. Si siede accanto a me con aria pensierosa.
“Sì, due. La prima quando avevo 21 anni. Si chiamava Angela. Pensavamo di sposarci, ma poi mia madre è peggiorata e io stavo perennemente al suo capezzale. Mi sono reso conto che stavo trascurando Angela. Le ho spiegato le mie motivazioni e l'ho lasciata.”
“L'hai più rivista?”
“Sì. È sposata e ha un paio di bambini.”
Chissà perché mi si affaccia alla mente l'immagine di due bimbi che somigliano in maniera impressionante a Federico. Sarebbe stato carino come papà...
“E la seconda?”
“Si chiamava Laura. Siamo stati insieme quasi 3 anni, poi lei si è resa conto di essere lesbica.”
“Sul serio?”
“Sì, certo. Doveva per forza accorgersene solo dopo essere stata con il sottoscritto!” esclama sarcastico.
Poveretto! Non gliene è andata una dritta! Lo capisco, anche io ho avuto una serie di ragazzi disastrosi. Uno voleva portarmi in Amazzonia, un altro pregava Dio di perdonarlo ogni volta che facevamo l'amore, e un altro a cui piaceva insultarmi nell'intimità. E poi, ovviamente, c'è stato Carlo. Che posso farci? La sfortuna fa parte della mia vita.
“Quante donne hai avuto?” continuo a domandargli.
“Come sei curiosa!” mi rimprovera.
“E dai! Tu lo sai quanti uomini ho avuto io.”
“Una decina, mi pare..”
“Solo?” mi stupisco. Ma si è visto? “In quanto tempo?”
“12 anni. Perché dici solo? Ho avuto storie abbastanza lunghe e sono un tipo fedele..”
“E sei anche romantico?” chiedo sempre più curiosa.
“Sì, certo. Quanto è necessario.”
Faccio un profondo sospiro melodrammatico.
“Ragazzi come te non ne esistono più. Eri l'ultimo della specie.”
“Se dici così mi fai sentire un panda del WWF!”
Ridiamo e mi scappa uno sbadiglio. Come sono stanca! Mi alzo e mi dirigo in camera da letto. Mi sdraio e affondo la testa sul mio morbido cuscino.
“Riposati piccola.” mi sussurra Federico all'orecchio.
“Sei gentile.” lo ringrazio con un sorriso.
Mi accoccolo fra le sue braccia come un gattino mentre lui mi accarezza dolcemente una guancia.

Mi sento scuotere debolmente. A fatica, spalanco gli occhi. Federico è accanto a me con una strana espressione.
“Che succede?”
“Suonano alla porta.”
“Chi è?”
“Veramente... È Carlo.”
“Che diavolo vuole? Lascialo suonare.”
Mi rituffo nel cuscino, ma il campanello continua a suonare in maniera irritante. Quel bastardo sa che sono a casa, avrà visto la mia macchina parcheggiata. Accidenti a lui! Mi alzo sbuffando, quanto lo odio! Guardo dallo spioncino. È proprio lui, non è cambiato di una virgola, con i suoi occhi blu che avevo adorato al primo sguardo, il fisico atletico e le sue pose che fanno capire a chiunque quanta sfrontata fiducia abbia in se stesso.
Apro la porta solo di pochi centimetri, il tanto necessario per vederlo in viso. Quanto è disgustoso, ha il coraggio di sorridermi!
“Che vuoi?” domando astiosa.
“Ciao come stai? Posso entrare?”
“No. Te lo ripeto: Che vuoi?”
“Parlarti.”
“Io no. Addio.”
Tento di chiudere la porta, ma lui mi blocca.
“Ti prego Ilaria! Sono qui per chiederti scusa!”
“Davvero? Che è successo? Le tue amichette ti hanno piantato?”
Sbianca facendo una smorfia. Non poteva immaginare che io sapessi. La sua espressione è comica, ci vorrebbe una foto.
“Di che parli?” chiede perdendo gran parte della sua odiosa sicurezza.
“Di quelle con cui mi tradivi.”
“Ma che dici? Io non...” tenta di negare.
“È inutile che menti. Lo so da fonte certa. Ora sparisci.”
“Chi te l'ha detto?”
“Non importa. L'unica cosa che conta è che non ti voglio vedere. Non volevo farlo quattro mesi fa, figurati ora! Inoltre mi hai disturbato, dormivo.”
“Con chi? Scommetto che hai un altro. È per questo vero?”
La sua insinuazione è così tipica di lui. Vuole rivoltare la frittata cercando di far ricadere ogni colpa su di me. Viscido verme. È così nauseante.
“No, e anche se fosse non sarei tenuta a risponderti. Addio.”
Riesco a chiudere la porta velocemente e questa volta non riesce a bloccarmi. Dall'altro lato, lui comincia a insultarmi. Lo ignoro e mi tuffo nuovamente nel mio letto. Finalmente sento i suoi passi allontanarsi giù per le scale. Federico mi raggiunge subito dopo.
“Come ti senti?” domanda dolcemente.
“Nauseata. Come facevo a non accorgermi che è così... Rivoltante! Sono stata una vera idiota a stare con lui.”
“Capita a tutti di sbagliare.” cerca di consolarmi.
Lo abbraccio, ho bisogno di sentirmi protetta, rassicurata. Federico mi accarezza lentamente la schiena con la sua grande mano delicata.
“Perché non sono tutti come te?” sussurro al suo orecchio.
“Sarebbe una vera noia.” replica sorridendo.
“Tu non sei noioso.”
“Ma se fossimo tutti uguali sarebbe davvero molto noioso. La varietà rende la vita più interessante.”
“Ma sarebbe meglio avere qualcosa su cui contare. Invece così... È come giocare alla roulette.”
“Lo so.”
“Federico...” mormoro facendo le fusa come una gatta. “Sai dove vorrei essere ora? In un isola tropicale, sotto un sole caldo e avvolgente. E tu?”
“Anche a me piacerebbe, ovviamente da vivo.”
Mi stringo più forte a lui poggiando la mia guancia sulla sua.
“Come avrei voluto incontrarti prima. Non è giusto!” esclamo seccata.
“Che vuoi farci? Frequentavamo ambienti molto diversi. Forse era destino.”
Lo guardo sconcertata.
“Tu credi nel destino?”
“Sto cominciando a farlo.”
“Non capisco come puoi. Cioè, se mi investono è perché non ho guardato bene prima di attraversare, non perché il destino voleva farmi arrivare al pronto soccorso per farmi innamorare di un medico.”
Mi sorride con condiscendenza.
“Può darsi. Ma se Janine non mi avesse tradito, io non mi sarei suicidato e non ci saremmo mai conosciuti.”
“È solo un caso.” insisto testardamente.
“È destino. Ci sono cose che non sempre hanno una spiegazione. Devi solo crederci.”
“Ma...” tento di protestare.
“Dopotutto sino a pochissimo tempo fa non credevi neanche ai fantasmi. Ora invece sì.”
“Ma ora ne ho le prove!” esclamo infervorandomi.
Federico comincia a ridere. Che fa? Mi prende in giro? Lo guardo con aria interrogativa e lievemente irritata. Come si permette?
“Perché ridi?”
“Perché anche io la pensavo come te. Prove, solo prove. Poi, mio malgrado, ho capito che le prove non sono altro che punti di vista. Se per te una cosa è ovvia e certa, non lo è necessariamente per qualcun altro.”
Lo fisso per qualche istante. Ha una sua logica, come sempre. Detesto ammettere di avere torto ma con lui non posso fare altro. Legge nei miei pensieri e ha sempre ragione, accidenti!
“Ma tu sei un pittore o un filosofo?” chiedo con ironia.
“Un po' tutti e due. Tu invece sei un infedele.”
Ci fissiamo seriamente negli occhi per qualche secondo e poi, contemporaneamente, scoppiamo a ridere come due pazzi.
“Certo che ne abbiamo detto di sproloqui!” commento quando mi riprendo dalle risate.
Solo ora mi rendo conto di essere letteralmente addosso a lui. Siamo più appiccicati di una busta e un francobollo. Appoggio il capo sul suo petto così forte e perfetto e socchiudo gli occhi. Sento le sue braccia stringermi con dolcezza. Il cuore mi batte sempre più velocemente, non capisco più nulla. L'unica cosa che riesco a identificare sono le sue mani che mi accarezzano la schiena. Come sto bene con lui! Non mi importa nulla di nient'altro, di nessun'altro. Mi sento come se una musica silenziosa ci spingesse l'una nelle braccia dell'altro. Alzo leggermente la testa e vengo catturata dal suo sguardo profondo. Il suo viso, le sue labbra... Cosa c'è di più bello?
Improvvisamente, lui mi lascia e si allontana dall'altro capo della stanza. Mi sento invadere da un freddo odioso. Lo guardo con aria interrogativa. Che gli prende?
“Mi spiace. Non ce la faccio. Finirò per fare una sciocchezza.”
“Una sciocchezza?” ripeto senza capire.
“Vedi quando ti abbraccio vorrei tanto essere vivo per... Oddio, ma come si può? Sono morto eppure non mi sono mai sentito così vivo.”
È nervoso. Non riesce a stare fermo e cammina inutilmente avanti e indietro.
“Sai, se tu avessi realmente fatto una sciocchezza io... Io ti avrei lasciato fare.”
“Forse è proprio perché so che anche tu vorresti... Oppure... Non lo so. Accidenti! Non posso neanche farmi una doccia fredda!”
Mi viene da sorridere. Chissà come è carino sotto la doccia. Ma che vado a pensare? Lui mi guarda imbarazzato mentre io arrossisco. Beccata in pieno in pensieri proibiti.
“Che possiamo fare?” domando senza alzare lo sguardo.
“Non lo so.” risponde sconsolato uscendo dalla stanza.
Io mi sdraio nuovamente sul letto esasperata. Che situazione! Entrambi ci sentiamo così attratti l'uno dall'altra, ma ci sono delle barriere insormontabili che non potremo mai superare o abbattere. È  davvero frustrante. Non c'è nulla che possiamo fare. Mi perdo nei pensieri non riuscendo a collegarli logicamente, sinché le palpebre mi si chiudono pesantemente.

Mi sveglio lentamente con uno sbadiglio. Dalla finestra non filtra nessuna luce, è buio. Quanto avrò dormito? Mi alzo e mi dirigo in cucina. Federico è lì, seduto su una sedia, con aria assorta fissa il pavimento.
“Ben svegliata..” esordisce senza neanche alzare lo sguardo.
Non ha un tono di voce molto allegro.
“Come va?” chiedo a bassa voce.
“Come deve andare? Sono morto! Forse non l'ho ancora accettato del tutto. Devo rassegnarmi.”
È così triste. Mi dispiace molto per lui. È tutta colpa mia, non gli rendo facile il suo compito. Forse dovrei...
“Non è colpa tua. Ma perché diavolo mi sono suicidato? Sono proprio un idiota!”
“Tu non sei un idiota.”
“Certo! È stato geniale suicidarmi!” replica sarcastico alzando finalmente il suo bellissimo e triste sguardo.
“Non dire così. Avevi ragione tu, è stato destino.”
“No! Io ho deciso di suicidarmi. Il destino è solo una stupidaggine come dicevi tu..”
Mi fa male vederlo in questo stato. È disperato. Lo capisco, ma deve tirarsi su.
“Federico, tu stavi male! Non è stata una decisione presa lucidamente. Quando si è depressi non si riesce a pensare in maniera chiara.”
“Questo non mi giustifica.” dice con estrema amarezza.
“Sì, invece. Infatti ora che ragioni con lucidità ti rendi conto che non avresti dovuto.”
Si passa le mani fra i capelli in atto disperato.
“Ilaria... Mi sento un fallito!”
“Non lo sei.” replico facendo qualche passo nella sua direzione.
“Sì, invece. Cosa ho concluso nella mia vita? Nulla, al primo ostacolo mi sono arreso.”
Mi avvicino ancora sino ad essere proprio di fronte a lui.
“Non devi dire così.”
Alza lo sguardo verso di me come a cercare conferma nel mio viso. Allunga lentamente le braccia e mi attira più vicino a sé e poi appoggia il capo sul mio ventre, abbracciandomi come un bambino.
Rimaniamo fermi in quella posizione per diverso tempo e io non posso fare a meno di passare le mani fra i suoi capelli corvini per consolarlo. Lui deve aiutare me, ma io devo aiutare lui.
Quando finalmente alza il viso e mi guarda, sembra molto più tranquillo e rilassato.
“Ti senti meglio?”
“Sì, grazie.” afferma sorridendo. “Sei la mia salvatrice.”
Ricambio il sorriso. È così carino! Sembra un bimbo. Ho quasi voglia di morderlo! Mi siedo accanto a lui e lo prendo per mano.
“Non voglio più vederti triste. Sei così carino quando sorridi.”
“Tenterò. Tu mi fai la stessa promessa?”
“Tenterò anch'io.”
Mi abbraccia passandomi il braccio attorno alle spalle.
“Come ho fatto senza di te?”
“Vale anche per me.”
Sorride mentre giocherella con una ciocca dei miei capelli.
“Federico... Siamo due disgraziati.” aggiungo. “Niente nella nostra vita è andato come sarebbe dovuto andare, ma non è colpa nostra. Chiamalo destino o caso, resta il fatto che noi non ne abbiamo colpa. È inutile esasperarci non credi?”
“Hai ragione. È solo che... Vorrei che ci fossimo incontrati in una situazione diversa.”
“Lo so. Anche io.”
Appoggio il capo sulla sua spalla e socchiudo gli occhi lasciandomi trasportare dall'immaginazione. Se lui fosse il mio ragazzo. Se questo, se quello...

CONTINUA
   
 
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