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Autore: FairyCleo    11/10/2016    6 recensioni
“Vedo che la signora ha buon gusto…” – aveva detto il commerciante, avvicinandosi maggiormente a lei.
“Come?” – Bulma era trasalita, persa com’era nei suoi pensieri – “Ah, sì… Certo”.
Sollevando il capo, aveva avuto modo di osservare meglio l’uomo che aveva davanti. Era uno strano figuro, alto, dinoccolato ed estremamente magro, con la pelle color dell’ebano, la testa pelata e un singolare pizzetto azzurro che terminava in un ricciolo accuratamente acconciato che gli dava un’aria del tutto singolare. Persino la voce di quell'uomo era bizzarra, così come i suoi occhi gialli con le iridi allungate simili a quelle dei gatti. La cosa veramente strana, però, era che lei non lo avesse notato sin dall’inizio. Era come se fosse sbucato dal nulla, ma non era il caso di fare tanto la sospettosa e di farsi tutti quei problemi per un semplice mercante, no?
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 12

L’ennesimo inganno

 
Lo aveva stretto tra le braccia come solo un’altra volta aveva osato fare. Ma, se quella passata occasione era stata il preludio di un’imminente addio, questa volta non aveva dovuto abbracciarlo e dirgli che gli voleva bene perché sapeva che non lo avrebbe mai più rivisto, ma perché non aveva la benché minima intenzione di lasciarlo andare.
Sentiva il suo respiro affannoso, il suo piccolo cuore battere all’impazzata, ed era certo di aver sentito un singhiozzo sommesso e dell’umido sulla spalla. Non era difficile intuire che gli occhi di suo figlio fossero bagnati dalle lacrime, ma non lo avrebbe sgridato ricordandogli che un vero guerriero deve essere forte e duro come la roccia. No. Lo avrebbe lasciato piangere, se ciò lo avesse fatto sentire meglio, perché Trunks non era solo un piccolo soldato, ma era il suo unico, amatissimo figlio.
“Mi dispiace tanto…” – aveva detto, nascondendo il viso sul petto del padre – “Non volevo che ciò avvenisse”.
“Sssshhh… Tranquillo… Sta tranquillo” – non era bravo a consolare. Non lo era mai stato ed era certo che presto avrebbe detto o fatto qualcosa di sbagliato. Ma non era in grado di fare altro, in quel momento. Vegeta era atterrito, sconfitto, in parte disperato. Mille domande si affollavano nella sua mente, ma non riusciva a darsi né una risposta né una parvenza di pace. Tutto quello non poteva avere una spiegazione razionale. O forse l’aveva, ma era terrorizzato alla sola idea dell’esito di quella spiegazione che la sua mente si rifiutava di darsi.
Lui, Goku e Gohan avevano lasciato Trunks con il piccolo Goten, Bulma e Chichi nella grotta. Lui lo aveva salutato, gli aveva parlato, lo aveva visto, toccato, e lo stesso avevano fatto tutti gli altri. Quindi non poteva essere lì, no? Però, il Trunks che stringeva tra le braccia era reale. Sentiva il suo pianto, avvertiva il suo respiro, il suo calore, il suo odore. Ed erano gli stessi che aveva sentito ogni giorno da quando era nato, erano gli stessi che aveva sentito addosso al Trunks che aveva lasciato in quella grotta, con sua madre. Ma se entrambi erano Trunks, o meglio, se quel Trunks era lo stesso che aveva visto insieme a Bulma, questo voleva dire che il loro nascondiglio era stato scoperto e che erano stati catturati? Questo voleva dire che Bulma si trovava all’interno della fortezza ed era diventata prigioniera di quel mostro abominevole che rispondeva al nome di Vickas?
Il suo cuore aveva cominciato a correre all’impazzata. Se avevano liberato dei prigionieri solo per crearne degli altri la loro missione era stata più che rovinosa, oltre che vana. Ma quell’idiota di Kaharot e di suo figlio che fine avevano fatto? Possibile che non si fossero accorti che lui non li aveva seguiti? Mai prima di allora avrebbe tanto voluto non trovarsi da solo a dover affrontare quella situazione così brutta. Mai prima di allora il principe dei saiyan aveva avuto tanta paura.
“Ascoltami Trunks” – gli aveva detto, prendendogli il viso tra le mani. Lo stava guardando intensamente negli occhi per vedere se così facendo potessero verificarsi cedimenti o stranezze, ma non era avvenuto niente del genere: quello era il suo Trunks, non aveva più alcun dubbio.
“Papà…”.
“Ascoltami. Devi ascoltarmi. Da quanto tempo sei qui?” – continuava a tenergli il viso tra le mani, asciugandogli le lacrime con i pollici – “Ho bisogno di sapere da quanto tempo ti trovi qui dentro, Trunks. Ho bisogno di sapere se anche Bulma…” – non aveva avuto il coraggio di finire la frase dopo aver visto suo figlio che si nascondeva nuovamente sul suo petto piangendo a dirotto
Era rimasto pietrificato. Avrebbe tanto voluto essere in possesso delle abilità di quel decerebrato di Kaharot e leggere nei ricordi di suo figlio, ma non poteva. Poteva solo presupporre il peggio, e questo era assurdo considerando che era convinto di averlo vissuto nel momento in cui aveva visto la figura di Trunks apparire dal nulla.
Lo aveva lasciato piangere, accarezzandogli i capelli in maniera un po’ rude, ma allo stesso tempo carico di affetto e comprensione. Doveva dargli solo il tempo di sfogarsi. Dopo, lui avrebbe avuto il tempo di capire.

 
*

“Urca! Ma come abbiamo fatto a non accorgerci che non era con noi! Non riesco a capire!”.
Goku non si dava pace. Aveva perso Vegeta, e non poteva non sentirsi in colpa per quanto era accaduto. Lui stava usando il teletrasporto, lui li stava conducendo fuori da lì, ed era stato lui ad averlo perso. Un amico, un confidente, una mente esperta e un grande guerriero non era più lì con loro. Cosa avrebbe detto a Bulma e al piccolo Trunks? Che Vegeta si era perso durante il teletrasporto e nessuno lì aveva la più pallida idea di che fine avesse fatto? Perché davvero nessuno era stato in grado di percepire la sua presenza.
Gohan aveva avuto un colpo al cuore. Se avevano trovato in quelle condizioni Crilin, C18 e gli altri, non aveva idea di cosa avrebbe fatto Vickas a Vegeta, il primogenito del re dei saiyan. Aveva ascoltato bene la descrizione di quella storia agghiacciante raccontata proprio da Vegeta e, se non aveva capito male, in passato erano riusciti a fermare Vickas sacrificando proprio il principe dei saiyan di allora. Se l’agnello sacrificale doveva essere Vegeta, cosa gli avrebbe fatto Vickas per evitare di essere nuovamente imprigionato? Quello era uno di quei momenti in cui avrebbe tanto voluto avere un consiglio da parte di Junior, suo maestro, suo grande amico e confidente. Ma di lui non c’era traccia, come non c’era traccia di Dende o di Popo. Non avevano contatti con le divinità, né di quel mondo né dell’Aldilà, e questo deponeva a loro sfavore. Cosa gli avrebbe detto di fare, Junior, in quella circostanza? Verso quale strada lo avrebbe indirizzato?
“Papà… Vegeta si trova sicuramente nel castello”.
“Sì, lo penso anche io”.
“Lo pensiamo tutti, Goku” – era intervenuto Crilin, sempre più stremato.
“Questo è un brutto tiro di quell’abominio di Vickas. Non vedo come sia possibile il contrario. Vegeta non è uno stupido o uno sprovveduto. Ma è evidente che quel mostro sia più furbo di tutti noi”.
Gohan aveva chiuso gli occhi, corrugando la fronte come se stesse cercando di concentrarsi. Ed era proprio quello che stava facendo. Stava cercando un disperato contatto con Vegeta. Sapeva perfettamente dove indirizzarsi. Lo sapevano tutti. Questo perché tutti avevano capito, tutti avevano compreso che ogni singolo momento delle azioni svolte dai tre saiyan era stato programmato dalla mente malata di Vickas. Il bambino era stato mandato da lui, i soldati che si erano lasciati ingannare dai loro doppi lo avevano fatto su suo ordine. Persino la morte di Tenshing e la guardia che avevano tramortito erano state architettate ad arte. Loro dovevano penetrare nella fortezza perché era stato Vickas a indirizzarli verso quel posto. E Vegeta era l’unico che non era stato morso da una delle ragazze. L’unico il cui sangue non aveva toccato quelle maledette sbarre. Non poteva essere un caso. Non poteva.
“Torniamo da mamma e dagli altri, papà. Torniamoci subito” - non potevano permettersi altri errori.
“Ma… Cosa diremo a Bulma e a Trunks?”.
“Non lo so… Ma, ora come ora, sono certo che Vegeta non vorrebbe che li lasciassimo da soli”.

 
*

Il racconto del piccolo Trunks era stato confuso e frammentario. Aveva parlato di buio, di tenebre, ma anche di Chichi, Bulma e Goten. Con la voce rotta dal pianto, aveva raccontato al padre di essere stato ‘colpito da qualcosa’ mentre sostava davanti all’ingresso della grotta e di aver sentito urlare sua madre e Chichi, prima di perdere i sensi. Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso da momento in cui era svenuto a quando aveva riaperto gli occhi, ma aveva ripetuto sino allo sfinimento di aver avvertito un forte senso di smarrimento, di disagio e di aver capito di non essere solo come in un primo momento aveva temuto.
“Loro mi parlano” – aveva detto – “Continuamente. E io non riesco a farli smettere”.
“Non capisco… Chi ti parla?” – Vegeta non riusciva a credere alle sue orecchie. Cosa diamine andava blaterando suo figlio? Chi gli parlava? E perché?
“Non lo so… Sono tante, tantissime voci… Le sento continuamente. Anche adesso”.
Preso dal panico, prima di porre la successiva domanda, Vegeta si era guardato attorno nella speranza di poter capire se qualcuno si trovasse nei paraggi o meno. Ma niente. Erano soli. Ed era certo di non aver udito altro all’infuori del crepitio delle fiamme e dei loro respiri.
Tutta quella storia non aveva senso. Vicaks non accennava a palesarsi, nelle segrete, quando si trovava con Goku e gli altri, tutti avevano udito una voce inquietante che si era fatta scherno di tutti loro, ora, dopo essere stato separato dal gruppo, aveva scoperto che suo figlio era stato non solo rapito, ma sentiva delle voci. Suo figlio sentiva le voci e non aveva idea di che fine avessero fatto sua madre, Chichi e Goten. Però le aveva sentite urlare. Cielo se era confuso! Ma doveva stare calmo e cercare di non far agitare ancora di più Trunks. Il bambino cercava forza in lui, non poteva permettersi di deluderlo.
“E… Che cosa ti dicono queste voci?” – mai avrebbe voluto fargli quella domanda, ma non aveva avuto scelta. La conoscenza è potere, gli avevano insegnato. E lui aveva un disperato bisogno di sapere.
Ma Trunks non aveva risposto immediatamente. Il piccolo saiyan dai capelli lilla si era irrigidito e aveva piegato il capo a sinistra, come un automa. Persino i suoi occhi erano cambiati. Da azzurro intenso erano diventati vitrei e sembrava che fissassero il vuoto.
“T-Trunks?” – una goccia di gelido sudore aveva attraversato la schiena del principe dei saiyan. Stava per accadere qualcosa. E non sarebbe stato niente di buono.
“Loro dicono che devo ucciderti”.
“C-cosa?” – non era possibile. Aveva sentito sicuramente male.
“E hanno detto che devo farlo adesso”.

Continua…
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Eccomi qui… E sono solo con un giorno di ritardo rispetto a quanto fissato!
Faccio seri progressi! XD
Scherzi a parte, odio tutti. Odio la magistrale, odio le mille commissioni che mi affidano a casa, odio TUTTOOOOO!!
Tranne voi! <3
Ma pensiamo al capitolo – che è decisamente più interessante (o almeno spero).
Sono brava a complicare le cose, vero?
Ma voi mi volete bene lo stesso, no? Anche se Trunks ha detto che deve uccidere il suo meraviglioso papà, non è così?
Abbiate pietà di me, vi prego! O io non potrò averne per i nostri amici!
Ora scappo. Scusate per eventuali errori/orrori di battitura. Li faccio quando sto bene, figuratevi quando ho mal di testa.
A presto!
Bacini
Cleo
   
 
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