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Autore: Cricrip    13/10/2016    2 recensioni
Zosan AU
L'Alleanza di Cappello di paglia è nei guai: Rufy è scomparso. Per prepararsi all'imminente attacco di Barbanera, Law (sostituto di Rufy) decide di allearsi con Water Seven. Per sancire tale alleanza però, Water Seven pretende un matrimonio: Roronoa Zoro dovrà sposare Califa della Galley-La. Le nozze sono fissate, ma non tutti ne sono entusiasti: Zoro infatti, all'insaputa di tutti, aveva una relazione segreta con un certo membro della ciurma... e ora Sanji è costretto a guardarlo andare all'altare senza poterlo fermare.
Dal testo:
"Il cuoco non sapeva staccare i suoi occhi da Zoro. Perché quelli erano gli ultimi istanti in cui poteva farlo liberamente: finita la cerimonia, lo spadaccino sarebbe stato della donna che stava per prendere in moglie. Che persona era? Come poteva Sanji definirsi un uomo? Lui che se ne stava lì buono, buono, applaudendo perfino, mentre cercava di ignorare quella sensazione di vuoto e mancanza che si sentiva crescere dentro, non volendo altro che sprofondare?
Che genere di persona poteva mai essere, Sanji, che trovava strategicamente accettabile che l’uomo che amava se ne andasse per sempre da lui?"
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kalifa, Roronoa Zoro, Sanji, Trafalgar Law | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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14.MANOVRARE I FILI
Dopo quella notte, i rapporti tra Sanji e Zoro si interruppero bruscamente.
La tensione tra i due era palpabile e percepita da tutti: impossibile tenerla segreta dopo il putiferio scatenato dallo spadaccino intorno e dentro al quartier generale.
Tuttavia, come il cuoco aveva presagito, nessuno sospettava la verità.
Se infatti era chiaro che il fattore scatenante era stata la relazione spudoratamente pubblica tra Sanji e Law, il motivo per il comportamento di Zoro non veniva attribuito tanto al biondo, quanto all’altro polo della coppia: secondo la teoria più diffusa, lo spadaccino temeva le ripercussioni che il coinvolgimento sentimentale del chirurgo avrebbe potuto causare tra i Mugiwara e la fazione capeggiata da Eustass Kidd.
E considerando anche che Zoro si era sposato proprio per salvaguardare la pace… la sua rabbia era comprensibile e sostenuta da tutti.
Tutti tranne naturalmente coloro che già sapevano la ragione.
Nonostante ormai l’elite della Galley-la l’avesse smascherato, Sanji non interruppe la farsa con Law.
-Lo sanno.- si era limitato a dire al chirurgo, la mattina successiva a quella notte.
L’altro, forse percependo che qualcosa non andava, si era astenuto dal fare domande e il cuoco non aveva aggiunto altro: quella era una notte che non avrebbe mai raccontato.
Si era fatto prendere di sorpresa come un idiota… anche se, ripensandoci, non sarebbe comunque riuscito ad anticipare un simile colpo basso.
Oh, erano stati bravi.
Una mossa semplice, immediata, tale da non richiedere un grande disturbo ma indiscutibilmente efficace.
La possibilità di imbrogliare quelli di Water Seven e di portarli a desistere dal loro ferreo controllo erano sfumate subito, e Sanji non aveva osato azzardare un altro stratagemma.
Tuttavia c’era ancora Zoro da ingannare, nonché la popolazione, perciò lui e Law avevano continuato: si trovavano ogni giorno, esibendosi in brevi quanto espliciti siparietti che contribuivano ad animare pettegolezzi e preoccupazioni.
Visto che tutti quelli che dovevano se l’erano bevuta, il cuoco non aveva granché da temere che qualcuno scoprisse le vere ragioni dietro quegli incontri… fatta eccezione per due persone.
Un certo cyborg impiccione e una donna dagli occhi profondi e scrutatori.
La seconda era stata particolarmente sollecita.
Robin, dopo la notte in cui l’aveva trovato in quell’anonimo corridoio, sul punto di spezzarsi, andava a trovarlo tutte le volte che le era possibile… forse per accettarsi che fosse ancora intero. La donna doveva aver capito subito che fra lui e Law non c’era niente di reale, ma non gli aveva mai chiesto niente a riguardo, forse intuendone, a linee generali, il motivo. Questo tuttavia non significava che non fosse preoccupata o non cercasse di far aprire il cuoco.
Ma Sanji aveva un ottimo controllo sulle proprie azioni: già la mattina successiva si era comportato come se nulla fosse successo. Aveva indossato uno dei suoi eleganti completi neri e una camicia azzurra, chiudendola con l’immancabile cravatta: un’impeccabile aspetto sotto il quale seppellire… tutto.
Né Robin né Franky riuscirono a scalfire quella corazza.
I tentativi dei due di strappargli qualche informazione si erano conclusi con qualche battuta impertinente e moine da parte del cuoco, che li aveva portati a desistere.
Gli dispiaceva trattare così i suoi amici… ma non c’era altro che potesse fare.
Una nota positiva era almeno che Franky aveva avuto la possibilità di passare più tempo con Robin, e Sanji trovava che dietro al solito atteggiamento controllato della donna ci fosse un non so che di diverso dal solito… come se gradisse la compagnia del cyborg e fosse lusingata delle sue attenzioni.
Il cuoco si augurava che non se lo stesse immaginando: se almeno quella situazione avesse portato qualcosa di buono sarebbe stata più facile da sopportare.
Si sentiva avvinto, completamente legato… come se non fosse in grado di muovere un passo senza che dei fili lo costringessero da ogni lato, permettendogli solo determinati e prefissati movimenti: tutto quello che poteva fare era assecondare il tutto, per quanto frustante fosse.
Mantenne le sue distanze da Zoro e lo spadaccino fece altrettanto nei suoi confronti.
Non parlavano più, non si guardavano più.
Riunioni, campi di battaglia, eventi mondani, semplici e casuali incontri nei corridoi: semplicemente si ignoravano, come se l’altro non esistesse.
Tutto era andato proprio come Law si era augurato: senza più alcun tentativo da parte di Zoro di un contatto con il cuoco e nessuna visita indesiderata di un certo stupido piccione.
Di queste ultime, Sanji non sentiva la mancanza.
Tuttavia, avendo ora la certezza che Califa sapeva, non poteva trattenersi da lanciare una fuggevole occhiata ogni volta che le mani di quella donna sfioravano Zoro.
Lo stomaco si chiudeva, la pelle formicolava come se i fili si facessero improvvisamente troppo stretti.
Provava sentimenti contrastati nei confronti di Califa.
Fin dall’inizio non ce l’aveva mai avuta con lei: in parte ciò era dovuto al fatto che fosse una donna, ma era solo una parte della ragione. La verità era che il cuoco poteva capirla: una persona intelligente e bella, giovane e dalle grandi capacità, costretta improvvisamente per ragioni politiche ad un uomo burbero e intrattabile, che non aveva nemmeno per un momento provato a far funzionare le cose tra loro, e, ciliegina sulla torta, innamorato di qualcun altro…
Il tutto era ancora peggiore, tenendo in considerazione il modo in cui Water Seven vedeva il matrimonio: qualcosa di sacro e inviolabile, che valeva per tutta la vita e che rappresentava l’inizio di una famiglia.
Non poteva del tutto biasimarla per quello che gli aveva fatto: Califa stava solo difendendo il suo matrimonio dalla persona che l’aveva insidiato fin dall’inizio.
Sebbene proprio in quel momento Sanji avesse appena compiuto un passo indietro, allontanandosi dallo spadaccino…
Il cuoco cercava di far finta di niente quando li vedeva insieme… poi i ricordi di quella notte gli ricomparivano davanti agli occhi e lui distoglieva lo sguardo.
Ma non avrebbe dovuto lasciare che i suoi pensieri vagassero troppo in quella direzione, distraendolo dai suoi compiti… non con i pericoli che l’Alleanza stava affrontando.
Due mesi erano passati dal giorno in cui Zoro aveva distrutto l'ufficio di Law e la situazione politica e bellica non era rimasta affatto tranquilla: lungo tutti i confini di Mugiwara, Water Seven compresa, era infatti cominciata una lunga successione di attacchi.
Sanji aveva avuto ragione nel sollevare dubbi a riguardo dell’attacco di Thriller Bark, che si era rivelato solo l’inizio di qualcosa che stava mettendo a dura prova la sopravvivenza stessa dell’Alleanza.
Sulle prime sembrarono attacchi casuali data la grande distanza che li separava e dai diversi quartieri che li lanciavano... tuttavia non ci volle molto prima che si cominciasse a intuire uno schema: erano attacchi mirati, organizzati in modo da colpire i punti più vulnerabili della linea difensiva, dove c’erano meno uomini a presidiare, oppure dove le macchine di Water Seven non erano ancora state istallate. In più le incursioni avvenivano sempre quando i comandanti di grado più alto (Zoro, Sanji, Law) e i loro uomini si trovavano impegnati su un altro fronte, o comunque erano abbastanza lontani da non poter intervenire tempestivamente.
-A meno che tutti i nostri nemici abbiamo improvvisamente fatto un salto di qualità nel loro sistema di spionaggio, tutti nello stesso momento e in maniera esponenziale, è impossibile che non ci sia qualcosa dietro- commentò Sanji, depositando i documenti relativi agli attacchi sulla nuova scrivania di Law.
Il cuoco si trovava alla riunione indetta dal chirurgo per far fronte alla nuova situazione di crisi: la tensione che riempiva la stanza era palpabile e Sanji sentiva il bisogno urgente di fumare una sigaretta.
Non c’era la solita folla delle riunioni normali: erano argomenti troppo delicati  per essere discussi in pubblico e divulgati, richiedevano una fiducia che andava al di là dell’alleanza politica.
Non si poteva correre il rischio che quelle informazioni trapelassero all’esterno: quella era una questione che andava discussa tra nakama.
Solo Sanji, Law e Robin vi avevano preso parte in quella particolare occasione: Chopper era al fronte con gli altri medici per curare i feriti, mentre Zoro era ancora in prima linea ad arginare l’ultimo attacco al loro territorio portato avanti da Punk Hazard e le sue strane creature.
-Sono d’accordo- fu l’opinione di Robin, seduta a fianco del cuoco. La donna aveva le gambe incrociate e il suo sguardo era attento e concentrato.- Non può essere una coincidenza: sono troppo organizzati. Qualcuno sta giostrando gli attacchi tenendosi nell’ombra.
-Qualche indizio su chi possa essere?- domandò Law, guardando la donna.
-No.- dovette ammettere Robin, l’usuale pacatezza incrinata da una punta di preoccupazione- Non riesco a trovare nemmeno una pista… e dagli interrogatori dei prigionieri non siamo riusciti ad ottenere niente di utile.
-Era comunque improbabile.- intervenne Sanji- Un complotto di queste dimensioni può avere luogo senza che niente trapeli solo se rimane ristretto alle alte sfere…
Se l’informazione di un alleato segreto fosse stata comune, la manovra sarebbe stata troppo palese per avere efficacia.
-Dobbiamo individuare chi c’è dietro questi attacchi- disse Law senza mezzi termini- E scoprire soprattutto da dove prendono informazioni così dettagliate su di noi…
Il tempo era quasi agli sgoccioli: Barbanera era sempre più minaccioso e quei continui attacchi stavano rallentando i preparativi per accoglierlo: la linea ferroviaria che avrebbero dovuto estendere da Water Seven a tutta l’Alleanza non riusciva a proseguire, la collocazione delle armi ad alta tecnologia aveva avuto una brusca interruzione, mentre la fortificazione dei confini in vista della battaglia con Teach sembrava quasi impossibile da portare a termine.
-Terrò d’occhio i vertici delle catene di comando.- promise Robin.- Spero di avere presto fortuna.
Law annuì, anche se non totalmente soddisfatto: era evidente che aveva sperato in qualcosa di più.
-Non fatene parola con nessuno- si raccomandò  e la riunione fu sciolta.
Robin li salutò composta, per poi uscire e tornare al suo lavoro nell'ombra.
Rimasti soli, il chirurgo si rivolse a Sanji.
-Mi dirigo ad Amazon Lily.- gli comunicò.
Il cuoco alzò un sopracciglio.
-Di nuovo?
Law storse il naso, in un’espressione infastidita.
-Sembra che Boa Hancock stia avendo l’ennesima crisi per l’assenza del suo “amato”.
Sanji annuì.
Da quando Rufy era scomparso, la sovrana delle Kuja aveva recitato la parte della vedova inconsolabile a più riprese, e visto che Law era l’unico a parte Rufy ad avere il permesso di entrare nel suo territorio, toccava a lui l’incombenza di rassicurare la donna più bella del mondo che il suo adorato “quasi marito” (come lo definiva Hancock) stava bene e che sarebbe tornato presto da lei.
-Mm…- cominciò il cuoco, che già sapeva il perché dello sguardo insistente del chirurgo- Non potrei andarci io?
Law si limitò a fissarlo.
Negli anni precedenti, Sanji aveva provato più di una volta, insieme a Brook, di penetrare nell’Isola delle Donne per ammirare le bellezze del luogo, e tutte le volte avevano rischiato di rimetterci la vita senza ottenere nulla. L’unico risultato era che i due erano diventati i ricercati numero uno di quel quartiere, e le Kuja avevano il permesso di ucciderli a vista.
Ma ora come ora, il cuoco aveva un altro motivo per preferire quella meta e il suo interlocutore l’aveva già capito.
-Sanji-ya, sai benissimo che se io vado lì Zoro-ya avrà bisogno di qualcun altro come supporto.
Il cuoco cercò di evitare di agitarsi sulla sedia.
-Law…- cominciò a disagio- lo sai che io e Zoro non combattiamo più bene insieme.
Ci avevano provato, quand’erano cominciati gli attacchi, ma erano scoordinati, si intralciavano a vicenda vanificando i rispettivi colpi.
-E’ un handicap che non posso più tollerare- disse il chirurgo senza mezzi termini- Siete due dei componenti più importanti del nostro esercito: voi dovete combattere insieme. Trovate il modo per riuscirci.
Il suo tono non ammetteva repliche: Sanji sarebbe andato sul confine con Punk Hazard a dare man forte a Zoro e riconquistare i territori perduti.
 
Lasciato Law, Sanji sapeva di dover andare dritto dai suoi uomini e avvertirli della partenza imminente, ma decise di aspettare.
Percorse il corridoio fino alla tromba delle scale, dove, invece di procedere verso il basso, prese la direzione opposta.
La sua mente indugiava sull’incontro appena concluso.
Un tempo quelle riunioni erano molto più divertenti: con Rufy non ci si poteva annoiare, anche se in fatto di intelligenza e reale abilità strategica lasciava molto a desiderare; poi c’erano Usopp e le sue assurde storie, la carissima Nami che riusciva a illuminare con la sua bellezza ogni luogo e Brook, naturalmente, comico per eccellenza del gruppo.
Di solito Chopper si sarebbe messo tra Rufy e Usopp, di tanto in tanto chiedendo a Robin spiegazioni per qualche discorso che non capiva, mentre Zoro e il cuoco si sarebbero lanciati insulti e frecciatine fino ad arrivare alle mani.
La nostalgia lo investì.
Il cuoco salì un gradino dopo l’altro, fino ad arrivare sul tetto: non c’era mai nessuno lassù, era un ottimo posto per starsene in pace e pensare.
Era spoglio e abbandonato, pieno di cianfrusaglie.
Sanji si accese una sigaretta mentre percorreva lo spiazzo lentamente, per poi raggiungere la ringhiera che ne delimitava il confine. Vi si appoggiò con i gomiti, incrociando le mani sotto il mento, e restò lì.
Mentre lo sguardo vagava sul panorama dei ruderi della città sotto di lui, il suo occhio fu inevitabilmente attirato in un punto preciso dell’orizzonte: quello in cui i suoi compagni erano scomparsi alla ricerca di Shanks. Lo stesso in cui lui, Zoro, Chopper e molti altri avevano visto la loro nave esplodere in una nuvola di fiamme e detriti.
 
Il sole splendeva alto quel giorno, in mezzo ad un cielo azzurro senza nemmeno una nuvola in vista, mentre una brezza leggera faceva ondeggiare le vele della nave attraccata al molo, pronta a partire.
Se il tempo era tranquillo però, lo stesso non si poteva dire della piccola folla che si era radunata intorno allo scafo della Merry, la caravella scelta per affrontare la traversata.
-Partiamo per un’avventura!- un grido che risuonava in continuazione.
Il capitano non stava più nella pelle: saltellava da un angolo all’altro della nave come una scimmia, tutto eccitato per la partenza e con un sorriso a trentasei denti stampato in faccia, nonostante la gravità che aleggiava intorno al viaggio che stavano per intraprendere.
-Per l’ultima volta Rufy- sospirò Nami- questa è una cosa seria!
-Certo che lo è:- rispose il capitano sempre sorridendo- l’avventura è una cosa serissima!
La rossa scosse la testa sconsolata.
-Cerca almeno di non distruggere la nave prima della partenza!
La neoeletta navigatrice smise di far caso a Rufy e tornò a dirigere la fila di uomini che faceva avanti e indietro dalla nave, portando a bordo provviste e le altre cose necessarie per la traversata.
Nami, malgrado la sua bellezza non si oscurasse mai, poteva essere una creatura spaventosa quando ci si metteva, e nessuno osava disobbedirle, tranne il capitano, ma questo perché lui faceva sempre e comunque quello che voleva. Per il resto Nami aveva ai suoi piedi ogni persona si trovasse al momento sulla nave: nessuno era bravo come lei a dare ordini e a farli rispettare.
Sanji era ben lungi dal lamentarsi, anzi era più che contento di eseguire le sue istruzioni alla lettera e controllare che la cambusa fosse piena per il viaggio che aspettava i suoi compagni.
Non era sicuro di quanto fosse prudente dividersi in questa circostanza, per di più con Doflamingo che ancora li minacciava così da vicino e che era ben lungi dall’essere sconfitto.
Ma non potevano rimandare.
Da quando Shanks era partito per Raftiel, l’isola di Gol D Roger e capitale del vecchio mondo, non se ne era più avuta alcuna notizia.
I recenti scontri con Doflamingo avevano portato alla luce un complotto, a cui aveva preso parte anche la Marina, volto ad attirare il Rosso a Raftiel e tenerlo lontano, permettendo così a Barbanera di invadere i suoi territori indisturbato: circostanza che si era verificata giusto qualche giorno prima.
Così Rufy aveva deciso di intervenire, andando a riprendere Shanks personalmente.
La partenza era stata organizzata in modo frettoloso, ma erano riusciti comunque a fare un buon lavoro nei preparativi, nonostante nessuno di loro fosse un esperto di navigazione: la Grand Line era l’unico mare ancora esistente nel loro mondo, per il resto occupato dalle rovine di un’enorme città. Non erano molti quelli che osavano solcarne le acque, visti i terribili mostri marini che le abitavano, i Re del Mare, e l’unica navigazione praticata abitualmente era quella lungo la costa.
Quei pochi che si dirigevano al largo avevano un’unica meta: Raftiel.
-Saaaaanji!- lo chiamò in quel momento Rufy, distogliendolo dai suoi pensieri. Il capitano atterrò davanti al cuoco, ad un palmo dal suo naso- Hai caricato abbastanza carne, vero?
-Non ci sarà mai abbastanza carne per il tuo stomaco…- borbottò Sanji, cercando di ignorarlo- vedi di non finirla tutta il primo giorno solo perché non ci sono io a controllarti!
Ma il capitano, incurante delle sue parole, aveva già allungato le sue braccia verso le cibarie… cosa che gli valse un bel calcione sul fondoschiena che lo spedì all’esterno facendolo schiantare contro uno degli alberi della nave, che tremò sensibilmente.
-Aiho…
A sentire il rumore, Usopp accorse immediatamente armato di martello, con i capelli tutti in disordine e i vestiti sporchi di olio e altri liquidi strani: sembrava pronto a riparare qualsiasi danno fosse stato apportato alla nave, donata loro proprio dal suo quartiere d’origine. Non c’era stata persona più felice di lui nel sapere che Zoro e il cuoco sarebbero rimasti a terra.
-Che state facendo, disgraziati!?
-Ci stiamo divertendo!- rispose innocentemente Rufy.
Se in quel momento Nami non avesse intimato loro di tornare al lavoro, il cuoco era certo che Usopp avrebbe inchiodato il capitano all’albero maestro pur di evitare eventuali incidenti futuri.
-Smettetela di perdere tempo!- continuò la ragazza- Dobbiamo partire finché il vento ci è favorevole!
-Ritira gli artigli, strega.
A quella frase, Sanji distolse inevitabilmente lo sguardo dal suo compito per osservare il proprietario di quella voce inconfondibile: Zoro stava salendo in quel momento sulla nave, portando un paio di grosse casse di legno da mettere nella stiva.
Lo spadaccino era l’unico che non si faceva scrupoli a lamentarsi di Nami o almeno l’unico che si permetteva di farlo proprio di fronte a lei.
Ma la ragazza non fece caso più di tanto: si limitò ad ignorare il suo commento tornando a comandare a bacchetta prossimi poveri malcapitati, ben sapendo che Zoro avrebbe fatto comunque quello che lei voleva.
-Fai quello che ti dice e non lagnarti, Marimo.- intervenne Sanji, sebbene non ce ne fosse bisogno: era più forte di lui, non poteva fare a meno di stuzziacarlo tutte le volte che gli era possibile.
Lo spadaccino gli lanciò la sua solita occhiataccia infastidita.
-Sei tu il suo servo, non io.- puntualizzò.
-Io lo faccio con grande piacere.
-Certo, perché sei un idiota.- ribatté Zoro, facendo roteare gli occhi- Ora fammi spazio.
Sanji si scansò senza protestare, lasciando libera la via di accesso per il sottocoperta.
-Attento a non inciampare.- lo avvertì.
-So guardare dove vado anche da me, Torciglio.
-Ne sono sicuro…
Seriamente, ciò che accade dopo, Zoro avrebbe dovuto aspettarselo.
Il cuoco si limitò a far scivolare la sua gamba leggermente verso destra… e tanto bastò allo spadaccino per capitombolare a terra e rovesciare le casse che stava portando sul pavimento.
-L’hai fatto apposta!- lo accusò lo spadaccino furente, mentre si alzava.
-Se tu non sai stare in piedi…- replicò il cuoco sorridendo gongolante.
Sanji non poteva trattenere se stesso dal prenderlo in giro e fargli perdere le staffe tutte le volte che poteva.
In tempo zero Zoro aveva estratto una delle sue katane menando un fendente che il cuoco abilmente parò alzando la gamba.
-Te ne farò pentire, cuocastro.- lo minacciò lo spadaccino.
-Libero di provarci, Marimo.- rispose il biondo senza accennare a far sparire il sorrisetto di sfida che aleggiava sulle sue labbra.
Un lampo attraversò gli occhi dello spadaccino, uno che Sanji ormai aveva imparato a riconoscere molto bene negli ultimi due anni.
Se fossero stati soli probabilmente avrebbero continuato, ma erano sotto lo sguardo di tutti e Zoro semplicemente ritirò la sua arma, voltandosi a recuperare le sue casse dal pavimento borbottando un paio di insulti tra sé.
Sanji rimase un po’ a guardarlo, leggermente infastidito eppure abituato a quella reazione.
Aveva già provato di tutto: sottili allusioni, discorsi mirati, frecciatine… niente sembrava poter scalfire quel concentrato di ottusità che si era rivelato essere Zoro, tuttora inconsapevole dei tentativi del cuoco.
Sanji non pretendeva molto (di certo non si aspettava una dichiarazione d’amore, che sarebbe sembrata quanto mai inquietante in bocca allo spadaccino!), ma quanto meno un indizio che all’altro… importasse. Invece niente: lo spadaccino non era geloso, né possessivo, né vagamente preoccupato che il cuoco potesse lasciarlo. Non aveva fatto nemmeno un accenno all’eventualità di uscire allo scoperto e smettere di nascondersi. Sanji non avrebbe avuto alcun problema a riguardo, ma Zoro era imperscrutabile: malgrado la semplicità di come funzionava la testa del Marimo, era davvero difficile capire cosa frullasse dentro di essa.
Certo, la parte più razionale del cuoco si rendeva bene conto che avrebbe semplicemente potuto affrontarlo e parlargli chiaro… peccato che quella fosse la parte di lui che funzionava di meno vicino a quella testa di pigna. No, dopo aver confessato quello che provava per l’altro (cosa di cui si era pentito immediatamente, vista la sua reazione) si rifiutava di umiliarsi di nuovo.
Che facesse quello che preferiva.
Sanji era certo irritato della cosa, ma non voleva farne un dramma: non correva loro dietro nessuno e il tempo non mancava. Magari questa partenza di Rufy e gli altri avrebbe smosso qualcosa, chi poteva saperlo?
Sospirò.
Stupida Alga.
Il cuoco finì l’inventario delle provviste e si affrettò a riferirlo a Nami, che ne rimase soddisfatta.
Terminato il suo compito, si trattene ancora un attimo per dare alcune direttive generali al cuoco che aveva scelto per il viaggio, poi percorse la passerella e scese dalla nave, pronto per assistere alla partenza dei suoi compagni.
Law e Robin erano stati troppo impegnati a tenere sotto controllo i movimenti di Doflamingo per essere presenti, ma Chopper era riuscito a farcela. Sanji riconobbe il familiare musetto della renna, in piedi sul molo, con a fianco l’alta e slanciata figura di Brook, il quale però sarebbe partito presto.
Il giovane dottore stava tirando sul col naso, con aria triste, mentre il musicista cercava di tirarlo su.
-Yohohoho, su con la vita, Chopper-san! Non essere così afflitto…
-E se qualcuno si ammalasse?- disse sconsolato- Dovrei andare anch’io…
-Sono sicuro che il dottore a cui li hai affidati sia in grado di occuparsi perfettamente della loro salute.- intervenne Sanji, dopo averli raggiunti- Lo sai che abbiamo bisogno di te qui… credi che io non volessi partire? O Zoro? Ma non possiamo andare tutti, altrimenti chi rimarrebbe a proteggere il forte?
Chopper sembrò convincersi.
-Non vi deluderò!- affermò con decisione.
-Yohohoho! Sono certo che andrà tutto per il meglio!
In quel momento risuonò la voce squillante di Nami, che sovrastò tutte le altre.
-Siamo pronti a salpare!
Un urlo di entusiasmo percorse la folla assiepata sul molo e intorno alla nave
-Yohohoho! Sembra che sia arrivato il momento di salire a bordo.
Brook si congedò da loro con un breve inchino e una battuta, per poi voltarsi e salire sulla nave canticchiando, proprio nel momento in cui invece Zoro ne scendeva. Lo spadaccino salutò il musicista con un cenno e raggiunse il cuoco e Chopper sul molo.
Per una volta non ci furono litigi né prese in giro: stavano per salutare i loro amici, e non sapevano quando li avrebbero rivisti.
Usopp e Nami si sporsero in quel momento oltre il parapetto unendosi agli altri dell’equipaggio che già stavano salutando quelli che rimanevano a terra.
-Non distruggete il quartier generale!- si raccomandò Usopp.- E non entrate per nessun motivo nel mio laboratorio sono stato chiaro? Capitan Usopp vi saluta!
-Sanji-kun, se manca anche solo un Berry nel mio rimborso spese aggiungerò sul debito di Zoro!
-Cosa?! Perché?- cercò di protestare lo spadaccino, inutilmente.
La ragazza si limitò a far loro la linguaccia, e poco dopo sia lei che Usopp sparirono alla vista.
Fu il turno di Rufy per salutare.
Li guardò intensamente, con un sorriso sulle labbra appena accennato.
-Ho piena fiducia in tutti voi!- gridò- E io vi prometto che torneremo presto, quindi aspettateci!
Ognuno ha la sua promessa da mantenere. Pensò Sanji, annuendo in direzione del suo capitano insieme a Zoro e Chopper, mentre il resto della folla esplose in un applauso accompagnato da saluti urlati e ripetuti.
Lo scafo cominciò lentamente a scostarsi dalla banchina. Tutti quelli rimasti a bordo si davano da fare per far uscire la caravella dal porto verso il mare aperto.
Le vele furono spiegate, la rotta fu impostata e presto la nave prese velocità.
Ed erano tutti lì, a guardare la Going Merry diventare niente più che un semplice puntino all’orizzonte… quando accadde.
 
Il flusso dei ricordi si interruppe di colpo.
Dal momento di quella dannata esplosione, tutto era precipitato. Ricordare come le cose erano prima di quell’istante e come da lì si erano evolute per diventare quelle che erano adesso, faceva male.
Erano passati parecchi mesi ormai, da quel giorno in cui Sanji aveva visto il capitano e gli altri per l’ultima volta.
Non era certo un segreto che il mondo credesse che fossero morti.
Perfino nell’Alleanza molti stavano cominciando a perdere la speranza, nonostante dovessero a Rufy la vita e la libertà. Era difficile capire cosa ne pensasse Law: le sue azioni e le sue parole sembravano propensi alla speranza, ma era difficile capire cosa credesse realmente.
Invece loro non avevano mai dubitato che i loro compagni sarebbero tornati: lui, Zoro, Robin e Chopper erano certi che avrebbero rivisto i loro amici tornare, riportando un’allegria e una speranza di cui Sanji sentiva di avere bisogno.
Muovetevi a tornare, ragazzi.
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Ciao a tutti!
L’ennesima fatica è compiuta! Questo doveva essere solo un capitolo di passaggio, ma alla fine si è evoluto fino a diventare qualcosa di più.
Il flashback finale ha mostrato un po’ la vita dei nostri nakama prima dell’inizio della nostra storia. Questa volta ho cercato di non incentrarmi solo su Sanji e Zoro e di dare spazio anche agli altri poveri membri della ciurma, che poverini non hanno avuto molto spazio fino a d’ora… Vi è piaciuto? Spero di non avere esagerato e che adesso vi manchino un po’ di più;) E cosa ne pensate del complotto che sembra essere in atto ai danni dei Mugiwara?
Voglio ringraziare tutti quelli che hanno letto questo nuovo capitolo, compresi quelli che hanno aspettato pazientemente che uscisse.
Ringrazio in particolare Night_Angel per avere aggiunto questa storia tra le seguite e Puffola88 per averla aggiunta tra le preferite, e naturalmente coloro che mi hanno lasciato i loro pensieri su questa storia: ScarletPuppetPuffola88 e Bluly.
Volevo poi aggiungere un grazie a due mie amiche, che nonostante non seguano one piece hanno accettato di leggere la mia storia. Grazie ragazze! A Nada dovete l’interpretazione “buona” di Califa, che davvero non mi era venuta in mente ma che calzava a pennello in questo capitolo. A Je invece volevo dedicare le parti di Rufy, visto che è dal primo capitolo che voleva vedere il nostro capitano in azione.
Ultimo ma non ultimo, un ulteriore grazie a Bluly per i suoi consigli sottobanco e l’aiuto in momenti di crisi. (Ah, se sono qui a pubblicare a quest’ora di notte con litri di caffè in circolo lo dovete a lei che mi ha fatto promettere di postare il capitolo entro stasera XD)
Prossimo capitolo: torniamo da Zoro. Come se la starà cavando il nostro Marimo a Punk Hazard?
Alla prossima! Ciaociao!
   
 
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