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Autore: Vally98    16/10/2016    0 recensioni
Ci troviamo a Beacon Hills, piccola cittadina dove succedono strane cose.
Ci sono molte persone, che si chiedono cosa stia accadendo, ma non ricevono mai delle risposte. Ci sono delle persone che sanno cosa sta accadendo e vorrebbero aiutare, ma non possono. E infine ci sono persone che stanno aiutando a sistemare le cose, ma vorrebbero fuggire.
Sidney si trova catapultata in questa nuova realtà e deve fare fronte a mille cambiamenti. E presto la sua ordinaria vita da liceale, verrà sconvolta da qualcosa - o qualcuno - che la coinvolgerà in qualcosa di davvero speciale.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arriviamo alla festa e mi va in pappa il cervello.
Ci sono luci dai mille colori che cambiano in continuazione, la musica a palla che riempie le orecchie e la testa, che quasi inizia a pulsare a ritmo. C’è gente ovunque, e ci devo mettere impegno a serpeggiare tra tutti i ragazzi all’interno della casa, alla ricerca di Alyssa e i suoi amici.
Derek e Isaac sono rimasti fuori, probabilmente acquattati da qualche parte.
Riconosco tanti studenti della mia scuola, quasi tutti hanno bicchieri di carta in mano (e chissà quanto alcool in corpo), e c’è già qualcuno appartato negli angoli o stravaccato sui divani, con magari qualche nuova fiamma; altri si muovono a ritmo di musica, e ballano in gruppo o in coppia, qualcuno anche da solo.
Poi, finalmente, intravedo Alyssa con Leonard e Ronald seduti sulle scale che conducono al piano di sopra.
Li raggiungo, facendomi spazio tra la gente.
- Eilà! – dico, sorridente.
- Ciao – sussurra Leonard passandomi gli occhi dalla testa ai piedi.
- Sei bellissima – mi dice cortesemente Alyssa, alzandosi per abbracciarmi.
- Anche tu lo sei – dico, sinceramente – allora? Vi divertite?
Annuiscono, ma precisano che sono arrivati da poco.
Alyssa propone di andare a prendere da bere, e noialtri annuiamo. Ci facciamo strada attraverso il salone affollato e raggiungiamo la veranda, le cui grandi finestre vetrate si affacciano sul giardino.
- Che cosa vi prendo? – chiede Alyssa.
- Che c’è, tra cui scegliere? 
Lei fa spallucce.
- Tu spara, poi ci penso io.
Ci devo pensare un attimo, mentre Ronald chiede un “Malibù-cola”.
- Un bicchiere di birra? – chiedo quasi in una domanda. Non mi va molto di bere in questo momento, e comunque gli unici drink che conosco bene sono troppo complessi per potermi aspettare di avere la possibilità di averli qui.
Alyssa mi lancia un’occhiata come per dire “maddai”, ma poi gira i tacchi e scompare nella mischia di ragazzi accalcati davanti a quello che posso ipotizzare essere un tavolino. Ci devono essere sopra cibo e bibite, perché ogni volta che qualcuno proveniente dalle file davanti si fa strada per allontanarsi da lì, compare con piattini di plastica colmi di snack e bicchieri di carta pieni di liquidi.
- Vado ad aiutarla - dice Leonard, correndole subito dietro e sparendo come lei nella massa di ragazzi.
Sono rimasta sola con Ronald, ma prima che possa chiedermi se avremo mai discorsi con cui coprire il silenzio, lui intraprende una conversazione.
- Allora – mi dice Ronald, sistemandosi gli occhiali – tutto bene straniera?
- Si, tu? – gli sorrido.
Lui ricambia, ma dopo qualche secondo, all’improvviso, la sua espressione si trasforma. Diventa terribilmente serio, poi socchiude gli occhi e inclina la testa.
- Eri tu che mi avevi chiesto come mai ci fossero così tanti morti qui a Beacon Hills?
Un tuffo al cuore. Ho tirato fuori quest’argomento i primi giorni di scuola, quando ancora non sapevo cosa questo posto nascondesse. Ora non voglio parlare di questo, non posso lasciarmi sfuggire niente.
- Emh... si...- non capisco.
I suoi occhi saettano a destra e sinistra, poi si avvicina a me.
- Hanno scoperto un altro cadavere – sussurra. Cerco di evitare il suo sguardo, ma quando i miei occhi incrociano i suoi ci rimangono inchiodati.
- Co... come?
- Nel bosco – continua, come fosse un segreto enorme, e forse lo è – anzi, ipotizzano siano due.
- Due cadaveri...- non so che pensare – magari qualche escursionista, qualche attacco di animale, non mi sembra poi così strano.
- Ah no? – ribatte, quasi con un ghigno – perché non ti ho ancora detto come sono stati ridotti.
Ho paura di saperlo. Io non voglio saperlo. Ho paura che centrino i miei amici. Che centri mia madre. O Peter. O Yipada. E ho paura che Ronald lo sappia.
- Non sono nemmeno riusciti a riconoscerli – continua lui, sottovoce – all’inizio non avevano nemmeno capito che fossero uomini.
Penso di sentirmi male. Sento le gambe tremare, il cuore mi batte fortissimo.
- Dicono che forse è stato sì qualche animale feroce, ma io penso sia qualcosa di molto più pericoloso. Nessun animale che conosco io farebbe una cosa del genere. E ho sentito attentamente le descrizioni di chi ha scoperto i corpi.
- Tu come sai queste cose?
Sembra stupito dalla mia domanda, dopo una tale rivelazione.
- Mio fratello lavora alla centrale di polizia. Doveva accompagnarmi in macchina in un posto qui vicino perciò sono andato lì, ad aspettare che finisse il suo turno. E ho sentito tutto quello che dicevano i due poliziotti che son stati nel bosco.
- E perché lo dici a me? – il mio tono suona troppo seccato.
- Perché non penso gli altri mi ascolterebbero.
- E io sì? – sforzo un sorriso.
- Non lo so, per questo ci ho provato – mi risponde, alzando le spalle – ho visto che eri interessata, pensavo volessi sentire la mia ipotesi.
- E quale sarebbe?
Non lupi mannari, non lupi mannari, non lupi mannari.
- Lupi mannari.
La mia risata esce troppo isterica e nevrotica.
- Scusa – dico quando mi ricompongo. Ronald mi guarda serio, quasi deluso.
- Io non ci credo in queste cose.
- Beh, forse dovresti – ribatte  e sembra davvero spaventato – forse attorno a noi si nascondono cose di cui ignoriamo completamente l’esistenza. E avevi ragione: ci sono troppi morti a Beacon Hills...
- Eilà – una voce alle mie spalle lo interrompe. Improvvisamente cambia espressione, e appare quasi sereno. Sono sicura che non lo è.
Mi volto a vedere chi ci ha appena raggiunti e... rimango senza parole.
- Derek!? – ringhio a denti stretti – che ci fai qui? Pensavo dovessi star…
- Ho pensato di fare un salto a salutare – risponde lui con un sorriso, come se fosse davvero un ragazzo normale passato ad una festa per vedere i suoi amici. Lui non è un ragazzo normale. E lui non sorride. Senza contare che non conosce nessuno qui, oltre a me, e che ha superato i “teen” da un bel po’, perciò è totalmente fuori luogo a questa festa.
- Uh Sidney è un tuo amico? – Ronald sembra entusiasta. Gli allunga la mano, presentandosi.
Derek sorride ancora. Cioè... ripeto: sorride.
Quasi non lo riconosco. E ancora non riesco a capire cosa ci faccia qui. Il piano prevedeva che lui rimanesse tutta la sera nascosto con Isaac là fuori, da qualche parte. Invece è qui e non sembra neanche lui.
Sarà successo qualcosa? È venuto a prendermi? Avrà sentito il discorso con Ronald, grazie al suo superudito di lupo mannaro?
Quasi mi viene a ridere a pensare che quel ragazzo mi ha appena confessato di credere in una creatura leggendaria e ora se la trova proprio davanti.
- Eieiei! – la voce di Alyssa – ciao! – esclama con voce civettuola, lanciandomi uno sguardo con la bocca spalancata come per dire “che figo”.
Ci passa i bicchieri, che non so come ha tenuto in equilibrio fin ora, e allunga una mano a Derek.
- Alyssa, molto piacere – dice con un sorriso. Poi a me di nuovo quello sguardo.
Io fingo un sorriso, ma in realtà sono irritata. La mia serata normale, degenerata in una serata “da fingere normale” è appena fallita, con la comparsa di un lupo mannaro nella mia ricerca della normalità.
- Scusatemi un secondo.
Prendo Derek per il braccio e lo trascino lontano dai miei amici.
- Che ci fai qui!? – sbotto, arrabbiata.
- Lo sapevi che ero in zona.
- Derek.
- Quel ragazzo ti era troppo vicino. Pensavo potessi essere in pericolo.
Corrugo la fronte. Sono confusa.
Ronald. Pericoloso. Le due parole non possono nemmeno stare nella stessa frase! Lui ha un aspetto totalmente innocuo (se lo fossero anche le sue idee!) nessuno potrebbe pensarlo un pericolo.
- Cosa c’è? – mi chiede lui, notando il mio sguardo solo dopo parecchi secondi. Si stava guardando in giro, osservando i presenti, l’arredamento, ascoltando la musica.
- Non ti credo.
- Tu non mi credi? – solleva le sopracciglia e fa un sorriso ironico. Mi sta prendendo in giro.
- Ti manca essere un diciottenne che se la spassa? Perché altrimenti non capisco perché sei qui.
- Te l’ho detto il perché – ribatte, guardandosi ancora attorno e quasi dondolando al suono della musica.
Il mio cervello non arriva a darsi una risposta. Si sta comportando in modo troppo inspiegabile e... assurdo perché possa provarci.
- In ogni caso ora puoi andartene – socchiudo gli occhi – grazie per essere passato a salutare.
Faccio per girare i tacchi, ma lui mi rigira verso di lui.
- Di che parlavate?
- Non hai sentito, con le tue super-orecchie di licantropo?
Lui mi guarda, per un secondo non risponde. Okay, ha sentito la nostra conversazione.
- Sì, sì... qualcosina.
Lo osservo, sentendomi quasi a disagio.
All’improvviso gli afferro le braccia con le mani, come per bloccarlo. Ovviamente non potrei mai farlo, visto che lui è quattro volte più grosso di me.
- Puoi... almeno smettere di muoverti? Per favore – dico, riferendomi al suo dondolare.
- Perché? Non mi vuoi vedere ballare?
- Perché tu non balli Derek! E non sorridi nemmeno! – sbotto – e di solito non mi parli neanche. Ti sto chiedendo di farmi capire. O andartene. O entrambe le cose.
Le mie mani sono ancora sui suoi bicipiti. Quando ci faccio caso mi sento avvampare. Soprattutto quando penso che... è bello sentirli sotto i miei palmi e le mie dita.
Le sue braccia sono gigantesche, sode, muscolose. Per un momento penso come sarebbe essere abbracciati da quelle braccia. Il momento dopo a come potrebbero mandare KO chiunque.
- Suona come un’accusa. Eppure se sorrido non ti piace – ribatte lui. Io sbuffo.
- Sai che ti dico? Io ora vado dai miei amici, tu... tu fai quello che ti pare. Fai amicizia, balla, bevi, tornatene nel cespuglio con Isaac, ma fai lo strano altrove.
Sto per andare via davvero, ma mi blocca un’altra volta.
- Sto solo cercando di proteggerti. E d’ora in poi penso che succederà spesso. Volevo dimostrarti che non sono sempre “insopportabile” come tu pensi.
- Mi dispiace, lo penso lo stesso – ribatto, guardandolo nei suoi occhi blu.
Giro i tacchi e me ne vado, ma la sua voce, più nella mia testa che nelle mie orecchie mi raggiunge: - Sai che non è vero.
   
 
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