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Autore: momoallaseconda    17/10/2016    1 recensioni
Di come potrebbe finire One Piece ne hanno parlato in tanti. A me piace pensare possa finire così.
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Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con il futuro e si preparò a vuotare il sacco.
-È finita, capitano.- Sorrideva serafica, come solo lei sapeva essere, anche in quel momento.
RufyxRobin SanjixViolet SaboxKoala
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ventitré garze sterili.

Ventidue siringhe.

Dieci flaconi di disinfettante.

Sette lacci emostatici.

Centonove cerotti.

 

Appunto n. 18: reperire prima possibile aspirine e antidolorifici

 

Chopper terminò di trascrivere sul suo taccuino, il visino pensoso all’aria.

Sanji si era preso l’ultima aspirina il giorno prima e Sabo lamentava ancora forti dolori alla gamba.

Dovevano fare assolutamente rifornimenti alla prima isola.

Ormai mancavano solo due giorni alla partenza…

Girò lo sguardo, soffermandosi sulla parete alla sua destra.

Lo scaffale dei medicinali faceva bella mostra di sé, ogni giorno, inesorabilmente, sempre più spoglio.

Da una settimana faceva l’inventario ogni sera, prima di coricarsi. Era diventato automatico, un po’ come contare le pecore.

Faceva il giro di ronda per controllare i pazienti ancora allettati (non più così tanti), constatando felice che le guarigioni aumentavano a vista d’occhio. Aveva decretato Tashigi completamente fuori pericolo giusto tre giorni prima, ed era stata l’ultima ricoverata a serio rischio. Di lì a due giorni avrebbe dimesso tutti i suoi pazienti.

Poi, tornava nella stanza che aveva adibito a infermeria (e praticamente anche a magazzino), per stilare il nuovo inventario, prima di crollare sfinito sul piccolo letto della stanza.

Erano stati gentili gli abitanti di Raftel a concedere loro quella vecchia cascina per farla diventare il suo ospedale da campo. Se non fosse stato per loro non avrebbe saputo dove mettere tutti i feriti, dopo la battaglia.

E dove sistemare i morti…

Illuminato solo dalla luce della lampada sulla scrivania, si stropicciò gli occhi con lo zoccolo. La stanchezza si faceva sentire sempre di più ogni giorno.

Robin, Nami e Koala facevano del loro meglio, ma… se solo ci fosse stato Law ad aiutarlo…

Tirò su col naso. In quei momenti la tristezza si intensificava.

Aveva ammirato il Chirurgo della Morte per anni.

Dopo l’alleanza con il suo capitano la stima verso di lui era aumentata a dismisura. Aveva visto con i suoi occhi cosa era capace di fare e non poteva che esserne affascinato.

Non si meritava di morire così giovane. Nessuno di loro se lo meritava.

Jimbe, anche se con andamento scostante, era ormai uno di loro.

Quanto aveva sofferto per lui, quanto soffrivano tutti ancora…

Sanji per Iva.

Bartolomeo per Cavendish.

Zoro per Kinemon.

E Rufy...

Sapeva bene che nessuno lo incolpava di quelle morti. E, anche se andava ripetendo a sé stesso da giorni che, nonostante tutta la sua conoscenza e le sue medicine, per alcuni di loro, non ci sarebbe stato nulla da fare in ogni caso, non poteva impedirsi di sentirsi in colpa.

Se si fosse impegnato di più forse ora le cose sarebbero diverse...

Sospirò mogio, era difficile non ritenersi in difetto.

Si soffiò il naso con un fazzoletto, schiarì la gola e, senza staccare gli occhi dal suo taccuino, cercò di riprendere un aspetto professionale. Era ancora in servizio, dopotutto.

Dov’era rimasto…?

…aspirine e antidolorifici, specifici per ferite da…

Improvvisamente, un rumore assordante lo fece sobbalzare sulla sedia, spaventandolo a morte.

Qualcosa (che dal fracasso avrebbe detto fosse il carrello dei medicinali all’ingresso) doveva essere caduto rovinosamente a terra.

Chopper strabuzzò gli occhi. I suoi pazienti erano già a letto quando aveva finito il giro quindici minuti prima. Aveva di certo svegliato tutti!

Chi si permetteva di disturbare la quiete notturna di un ospedale?

Accese la luce dell’ingresso e si avviò alla porta col musetto imbronciato, per capire chi fosse il pasticcione di turno e fargli una bella lavata di capo.

Si era aspettato Rufy, o per lo meno Zoro, invece si stupì non poco nel trovarsi di fronte l’enorme mole del carpentiere di bordo, con il sedere all’aria, mentre cercava di recuperare tutti i medicinali caduti a terra.

Viceversa, non si meravigliò più di tanto nel trovarlo già in compagnia di due dei suoi pazienti più nevrotici, evidentemente buttati giù dal letto all’improvviso.

“Ho già chiesto scusa!!” ululava Franky, rosso in viso, mentre cercava di prendere un flaconcino finito sotto un mobiletto.

“Sai che me ne importa?? Non si entra così in un ospedale!! Qui c'è gente che sta morendo, idiota!!”

Bagy il clown e la sua diplomazia.

Chopper provò ad azzardare un “Veramente stanno tutti bene…” che venne completamente ignorato.

“Ti rendi conto che hai messo in serio pericolo la nostra incolumità? Potremmo avere un infarto in corso!” Hermeppo, inspiegabilmente sostenitore della strampalata tesi.

Franky si limitò a fissarli un po’ troppo scettico per i loro gusti. Entrambi in pigiama e visibilmente alterati, oltre che in buona salute, salvo per qualche cerotto, non incutevano il minimo terrore nel cyborg.

“Certa gente muore sempre troppo lentamente…” commentò tranquillo, sistemando l’ultima siringa sul carrellino rimesso in piedi.

Chopper roteò gli occhi.

“Che cosa? Vuoi vedere chi sarà il prossimo??” sbraitò Bagy, schiumante di rabbia, trattenuto a fatica per le ascelle, dal marine.

“Ora basta!” gridò il dottore, esasperato. “Voi due a letto! Franky, tu vieni con me!”

Hermeppo trascinò a forza il pirata, ancora furibondo, verso le camere, non osando disobbedire agli ordini del medico e lasciando soli i due Mugiwara.

“Strilli un po’ troppo per essere moribondo…!” gli urlò dietro Franky, divertito, per poi guardare il nakama che lo fissava imbronciato “Oh, che c’è? Non si può più scherzare…” esclamò nervoso.

“Andiamo…” mormorò quello, posato. Il cyborg lo seguì, teso.

Una volta dentro l’infermeria sciolse la lingua. “Scusa per prima, amico! Non l’ho fatto apposta! Stavo venendo da te e quel carrello era in mezzo al passaggio e…”

“Boss, respira! Tranquillo!” Chopper gli batté uno zoccolo sulla gamba. “Lo so che è stato un incidente.”

Franky si rilassò a quelle parole, buttandosi sul piccolo letto con un tuffo e rischiando di distruggere anche quello. Il Nakama si accomodò alla scrivania.

“Di cosa avevi bisogno tanto urgentemente da venire qui così tardi?”

“Ecco… non è che ti è avanzata qualche bottiglia di Cola, della riserva che ti avevo affidato per la battaglia?”

Il dottore lo guardò stranito. “L’hai finita tutta?”

“Non proprio… diciamo che Sanji l’ha scambiata per coraggio liquido, alla festa l’altra sera…” mormorò monocorde.

Chopper non trovò nulla con cui ribattere. Aprì, invece, il mobiletto accanto alla scrivania e ne estrasse cinque grosse bottiglie, contenenti una sostanza nerastra con le bollicine.

“Sono le ultime, è meglio se te le fai bastare per i prossimi giorni. Almeno finché non raggiungeremo la prossima isola.” disse, porgendogliele.

“Grazie, amico!” sorrise caloroso, afferrandole. L’occhio gli cadde sul taccuino ancora aperto sulla scrivania. “Come va con l’inventario?” chiese.

“Non così bene.” Mormorò il dottore, mogio “Speravo di avere più medicine per la partenza.

“Zoro e Rufy non si sono ancora ripresi del tutto, Brook ha bisogno del tutore per le ossa della gamba e Nami ha ancora la mano fasciata.

Manca così tanta roba… e non parlo solo di medicinali. Le altre navi sono nelle nostre stesse condizioni. Non possiamo chiedere ancora aiuto agli abitanti, sono già stati fin troppo gentili.” Concluse angosciato.

Franky lo squadrò, intenerito. Il suo fratellino si angustiava troppo.

I Mugiwara avevano dimostrato al mondo di avere la pelle dura. Non sarebbero stati qualche giorno di navigazione senza cerotti o carne, a minarne la forza.

“Per me non ti dovresti preoccupare, Chopper.” La renna alzò il visino. “Quando arriveremo alla prossima isola compreremo ciò che ci serve e anche di più.” ghignò “L’oro non ci manca…”

“Su questo hai ragione, Boss.” Sorrise il più piccolo. “Prima di trovare il tesoro non avevamo mai avuto così tanto denaro. Mi stupisco ancora di come riuscivamo a pagare il conto nelle taverne, dopo che Rufy le aveva ripulite.”

“Questo non sarà più un problema. A che è servito arrivare su Raftel se ci preoccuperemo ancora della disponibilità finanziaria delle nostre casse?” domandò, ridendo sguaiatamente.

“Per quanto riguarda gli abitanti di questo posto, poi, hanno di che essere felici con le suuuuper case che ho costruito per loro! Non hanno nulla di cui lamentarsi!”

“Hai ragione, Franky!” asserì il piccolo medico, sospirando rincuorato.

“Sabo come sta?” domandò il carpentiere, cambiando argomento.

Chopper sorrise. “Molto meglio. I rivoluzionari partiranno tra due giorni, come noi. Ho tutto il tempo per controllare lo stato di guarigione della ferita alla testa.”

“Oggi è stata una gran giornata!” commentò il compagno. “Koala non finiva più di ringraziarmi. Non pensava che sarei stato in grado di costruirle un altare e una sala ricevimenti che contenesse tutta l’isola, in mezza giornata.” Sorrise, allargando le enormi braccia “Non sapeva ancora con chi aveva a che fare!”

“È stata una bellissima cerimonia!” gli diede man forte Chopper, esaltandosi “Sabo è riuscito a restare in piedi per tutto il tempo, anche se con l’aiuto di una stampella! Deve amarla molto se ha resistito così tanto solo per regalarle un giorno così romantico.”

“Non è stato facile neanche avere Rufy come celebrante… ha fatto durare la funzione più del previsto!”

“Si, è stato davvero buffo! Continuava a scordarsi le battute! Per fortuna Robin, di nascosto, gli suggeriva ogni volta che si bloccava!”

“In ogni caso Sabo, poi, è rimasto seduto durante tutto il ricevimento!” aggiunse il carpentiere, con un ghigno “Direi che è valsa la pena sopportare un po’ di dolore...”

Il compagno rise.

Con un sospiro felice, Chopper ritornò col pensiero agli ultimi giorni.

Era stata dura.

La battaglia, già di per sé, aveva portato a ostilità e dissapori tra i sopravvissuti.

I marine si erano trovati improvvisamente catapultati in un mondo senza più poteri forti.

Tutto quello che avevano sempre creduto di sapere sul Governo Mondiale, era svanito in pochi giorni.

Non avevano più uno scopo, e questo aveva portato ad un crescente stato di nervosismo, prevalentemente tra i cadetti più giovani.

La convivenza tra marine e pirati non era stata facile fin dal principio, ma ognuno, di comune accordo, si era reso conto molto presto che era necessaria una sorta di collaborazione, per non impazzire.

Tutti, chi più chi meno, avevano compagni feriti che necessitavano di cure.

Tutti, erano responsabili della distruzione del paese e, di conseguenza, avrebbero dovuto lavorare per ricostruirlo.

Tutti, avevano morti da onorare.

Era stato raggiunto un compromesso unanime: tu fatti i fatti tuoi, che io mi faccio i miei.

E la cosa sembrava funzionare. Il più delle volte…

La giornata appena trascorsa aveva dato modo a tutti di alleggerire le piccole tensioni che ancora sfociavano, inevitabilmente, ogni tre per due.

Partecipare ad un evento felice come poteva essere un matrimonio aveva reso tutti molto più rilassati e disponibili gli uni con gli altri.

Nel complesso, valutò il piccolo medico con un sorrisetto, erano diventati un quadretto comico ed armonico allo stesso tempo.

“Sai, non ti ho ancora ringraziato, Chopper.”

L’interpellato alzò il visino, scrutando curioso il compagno, insolitamente serio.

“Si, insomma… per avermi salvato la vita!”

Il medico sgranò gli occhi.

“Contro Shiryu… quando hai scansato il colpo diretto a me… se non fosse stato per te, credo che ora non sarei qui ma sotto tre metri di terra…” mormorò, ghignando amaramente.

Chopper lo fissò, sorpreso.

“Probabilmente non te lo ha ancora detto nessuno, ma hai salvato ognuno di noi in queste settimane, amico!” proseguì, guardandolo negli occhi.

“Fr-Franky!! Dai, smettila!!! Così divento rosso!!!” balbettò il piccolo medico, molleggiando sulla sedia.

“Non sto scherzando!” ribadì il carpentiere, risoluto, facendo tornare la renna seria di colpo.

“Essere l’unico medico rimasto in mezzo a questo delirio, non è facile. Tu sei riuscito ad aiutare tutti, nessuno escluso… hai fatto l’impossibile e anche di più!” proseguì “È merito tuo se Brook può tornare da Lovoon con solo un osso incrinato! Merito tuo il braccio guarito in tempi record di Usop… e sempre merito tuo la gamba di Izo, le ecchimosi risanate di Hacchan, Mihawk, Kidd, Bellamy… Se Rufy ha ancora la forza di andare avanti e sorridere dopo lo scontro con Akainu!”

La bocca di Chopper toccava ormai il pavimento.

“Sabo era ad un passo dalla morte! Grazie a te è riuscito a sposarsi, oggi!

“Per non parlare di Nami, che se potesse ti farebbe un monumento dopo che hai riportato Zoro, per l’ennesima volta, tra i vivi!...e, prima che tu me lo chieda, non sto piangendo!!!!” affermò, strofinandosi gli occhi lucidi con forza.

Troppo sconvolto per replicare, Chopper ritornò a sedersi composto sulla sedia, fissando il carpentiere riprendersi dalla piccola crisi di pianto che l’aveva scosso.

Non sapeva bene cosa dire.

Aveva ben chiaro che il suo Nakama era emotivamente instabile… ma ora esagerava un po’.

Era lusingato, certo. Eppure non credeva di aver fatto nulla di così speciale, era il suo lavoro, fare il medico.

Lo stava dipingendo come un eroe, però non lo era. Aveva fatto un giuramento e tale andava rispettato.

La sua vita era dedicata da sempre alla cura del prossimo. Non potevano aspettarsi nulla di meno da lui.

Franky aveva forse intuito quanto lo angosciassero le morti dei loro amici e compagni…?

 “Chopper…” esordì nuovamente il carpentiere, come se gli avesse letto nel pensiero “…le perdite che abbiamo avuto sono state rilevanti e nessuna di loro è stata colpa tua! Lo sappiamo tutti… sono giorni duri per ciascuno di noi,ma tu hai fatto in modo di renderli migliori, volevo dirti solo questo. Quindi grazie, fratello.”

L’amico lo guardò sorpreso, per l’ennesima volta quella sera.

Fratello.

L’aveva chiamato Fratello. Non fratellino, come al solito.

Come mai…?

Franky aveva sottolineato quell’ultima parola con una certa enfasi.

Voleva forse dire che ora lo considerava un suo pari? Un compagno adulto, forte, capace e non più solo un fratello minore da proteggere…?

Quella considerazione gli scaldò il cuore e dovette trattenersi per non scoppiare a piangere.

L’uomo sorrise intenerito, di rimando. Si erano capiti al volo.

“È meglio che vada ora.” Proferì, alzandosi dal letto. “Domani dobbiamo caricare la nave e prepararci alla partenza! Dovremmo riposare entrambi.”

“Si… si è fatto tardi.” Confermò, con voce roca, la renna, allontanandosi a sua volta dalla scrivania.

Franky stava per oltrepassare la porta quando si fermò e si girò verso di lui.

“Sai, Chopper, dopo questa prova nessuno potrà mai più considerarti un tenero pelouche! Credo che le cose saranno un po’ diverse d’ora in avanti!” mormorò con un ghigno.

L’amico fece un sorrisetto complice. Un pensiero improvviso lo colpì, facendogli richiamare l’uomo. “Franky??”

Lui, ormai completamente fuori dalla stanza, si affacciò solo con la testa scrutandolo curioso, in attesa.

“Perché Nami mi farebbe un monumento per aver salvato Zoro?”

L’interpellato soffocò una risatina.

“Sei cresciuto, amico… ma per certe cose resti ancora il nostro adorabile fratellino!

Te lo spiegherò più avanti…” detto questo, tenendo ben strette le sue bottiglie, si congedò, salutando il medico e scomparendo nel corridoio.

Chopper rimase qualche istante a fissare la soglia della sua stanza, confuso. Poi, scrollò le spalle e chiuse la porta. Avrebbe indagato l’indomani.

Mentre si coricava pensò al dottor Hillk, per la prima volta da quando la battaglia era finita.

Gli mancava tanto…

Chissà se anche lui era orgoglioso di tutte le persone che aveva aiutato.

Non ho ancora una cura per tutte le malattie, dottore. Ma manca poco, ormai!

Presto avrebbe rivisto anche la dottoressa Kureha e le avrebbe mostrato cosa sapeva fare.

Non vedeva l’ora di sguazzare nella sua neve!

Con l’immagine delle sue montagne innevate e qualunque tipo di pensiero nefasto fuori dalla mente, si addormentò con il sorriso sulle labbra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTORE:

 

Ciaoooo. Sono tornata! Di tutti i cap. della storia questo è quello che mi convince meno L ma non potevo continuare a cambiarlo, ergo ho pubblicato la versione meno peggio :-p

Fatemi sapere cosa ne pensate!

Grazie a tutti quelli che leggono silenziosi e a chi perde tempo ed energia nelle recensioni di sta roba (temeraria e gentilissima Zomi)! J

A presto!!

Momo

   
 
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