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Autore: DianaSpensierata    19/10/2016    2 recensioni
La magia può tutto. Ma a volte ci sono porte che sarebbe meglio non aprire.
Hermione Granger non è esattamente quella che si definirebbe una ragazza come tante. Oltre ad essere la prima in un lungo albero genealogico Babbano a portare i segni delle arti magiche, ha un cervello fuori dal comune, e ha affrontato pericoli straordinari, così lontani dalla tranquilla vita delle sue coetanee. È anche la migliore amica di Harry Potter, probabilmente il mago più famoso nel mondo magico dopo Silente. E dopo Lord Voldemort. Hermione ha imparato a pronunciare quel nome appena prima di scoprire di esservi legata da qualcosa più potente della paura, qualcosa più forte della sua amicizia con Harry. Perché, quello che nessuno sa, e che lei ha così accuratamente nascosto, è che in quella stanza dell’Ufficio Misteri c’era un’altra profezia. Una profezia che portava il suo nome.
Attenzione: alcune frasi dei dialoghi sono prese dall'opera originale di J. K. Rowling(più precisamente, dalla traduzione di Beatrice Masini), a cui riconosco pieni diritti delle stesse e che riporto senza la minima intenzione di mancare di rispetto all'autrice, ma semplicemente per rendere la mia fanfiction più aderente all'originale.
Genere: Dark, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Il trio protagonista, Un po' tutti, Voldemort
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Felix Felicis




Hermione era sotto pressione. Lo vedevano i suoi amici; lo vedevano i professori; lo sentiva anche Grattastinchi, che aveva cominciato ad oscillare tra il girarle al largo e l’accoccolarsi nel suo grembo, quasi impietosito dai capelli più arruffati del proprio pelo, dagli occhi stanchi e cerchiati, dal portamento appesantito da carichi invisibili, dal suo sonno tormentato.
Infatti, esattamente come era accaduto per Harry, sottoporsi alle lezioni di Occlumanzia sembrava aver aperto in Hermione nuovi canali comunicativi, che quasi ogni notte venivano percorsi da immagini e sensazioni legate a Voldemort. Non sarebbe stata così turbata se avesse saputo che tutto ciò avveniva a insaputa del mago, ma il punto era proprio questo: non lo sapeva.
Trascorreva ormai con gli amici il tempo sufficiente a non dare adito a sospetti; era troppo stanca però per intrattenersi con loro fino a tardi la sera, sebbene temesse la notte più di ogni altra cosa. Voleva stare da sola ma sapeva cosa avrebbe comportato quella solitudine: eppure non riusciva a trovare alcun conforto dalla compagnia dei suoi amici, Ron sempre più distratto, Harry sempre più insistente. L’unica consolazione, oltre ai compiti onnipresenti e insistenti, era la sua posta. La settimana precedente Hermione aveva deciso di appoggiarsi alla persona più simile a un padre che il mondo magico le aveva offerto: Remus Lupin, il quale, accettando i profondi silenzi tra le righe delle sue lettere sconsolate, le rispondeva ogni singola volta, con parole che, per quanto prive di reale utilità per lo stato in cui ormai erano le cose, riuscivano sempre a darle conforto e coraggio.
Un coraggio che ben presto sarebbe stato il suo più grande alleato; credeva sarebbe stato anche l’unico, nel realizzare il suo piano...
Invece, dal giorno in cui Harry l’aveva vinta in modo fastidiosamente semplice durante Pozioni, la Felix Felicis le urlava la sua presenza e preziosità in ogni istante dal suo nascondiglio nel dormitorio. E Hermione sapeva che era la sua unica speranza. La sua unica speranza per interrogare Malfoy.
Non poteva continuare così: i suoi sogni tormentati, le fatture di Piton (che cominciavano ad essere sempre più tendenti al 24/7), le congetture di Harry sul possibile coinvolgimento di Draco nei piani di Voldemort… lei non era abituata a non conoscere la risposta ad una domanda. Ora che la domanda riguardava la sua vita, in ogni ambito e sfumatura, non poteva più aspettare.
Memore delle vecchie avventure del Secondo Anno, la Pozione Polisucco le era sembrata una buona idea, all’inizio: ma il pensiero di dover derubare lo studio dell’uomo che tentava di leggerle la mente un giorno sì e l’altro pure l’aveva indotta ad abbandonare quel piano. D’altra parte, se rubare a Piton sarebbe stato scorretto e soprattutto sconveniente, rubare al suo migliore amico… la faceva sentire orribilmente. Nulla di nuovo per quelle settimane, ma le sembrò di aver aggiunto una nuova fila di mattoni al muro che la separava da Harry, e qualcosa, al centro del suo petto, sembrava restringersi sempre di più.

Era una mattina limpida e pungente, quando il liquido magico le sfiorò le labbra per poi percorrerle la gola. Non aveva un sapore particolare: l’amaro in bocca che sentiva Hermione poco probabilmente vi aveva qualcosa a che fare. Scese le scale fiduciosa della sua solitudine, quel giorno la partita di Quidditch aveva trascinato anche gli studenti più pigri fuori dai dormitori, e la fortuna la proteggeva. Si fermò davanti al ritratto della Signora Grassa, e prima di attraversarlo e cercare la fortuna anche nel castello, dispiegò il secondo furto della giornata sopra di sé e divenne trasparente.
Come da promessa del liquido che ancor a le inumidiva le labbra, ecco venirle incontro, a loro insaputa, il trio Malfoy, Tiger e Goyle: passavano davanti ad una parete piuttosto familiare ad Hermione. Il primo dei tre sembrava voler allontanare gli amici da lì.
« Smettetela di scocciarmi, idioti » borbottava Draco, evidentemente tesissimo. « Ho detto che vi raggiungo dopo in Sala Comune. Non ho bisgno che mi seguiate ogni minuto di ogni giorno. » e, senza smentire la loro fama di passività, entrambi sparirono senza protestare, gli sguardi vacui e un po' stupiti.
Hermione si avvicinò silenziosamente a Malfoy. Harry non sbagliava su di lui: indisturbata, potè osservare da vicino il suo volto, che era parecchio cambiato dall’anno precedente. Sembrava angosciato, consumato, perfino più pallido, quasi tendente al malato.
Come aveva previsto da quando era apparso in quel corridoio, il ragazzo cominciò a percorrere avanti e indietro nervosamente lo stesso breve tragitto, e a mormorare concentrato tra sé e sé. Senza esitazione, Hermione lo seguì dentro la porta materializzatasi in quell’istante, la porta della Stanza delle Necessità.
Quel giorno le si presentò più piccola rispetto all’ultima volta che vi era entrata. Era piena zeppa di scaffali in cui erano stipati gli oggetti più vari; di alcuni non sapeva nemmeno il nome, altri le ricordavano il disegno abbozzato di qualche libro della biblioteca, di un reparto poco raccomandabile per giunta. Seguì Malfoy lungo la stanza il più silenziosamente possibile: purtroppo il ragazzo scelse proprio quel momento per ricordare di un altro oggetto di cui aveva bisogno, che seguendo le bizzarre leggi della Stanza delle Necessità si materializzò davanti ai suoi piedi facendola inciampare.
« Chi va là? Lumos! » urlò Draco con voce tremante. Ormai coperta solo per metà dal mantello di Harry, Hermione si arrese e uscì completamente dalla sua protezione. « Stupeficium! »
« Impedimenta! » fece lei prontamente, con un colpo deciso di bacchetta. « Voglio solo parlarti, evita di tentare di uccidermi per almeno trenta secondi. »
« Saresti già morta se fosse stata mia intenzione. »
« Non sono venuta per sfidarti. Cosa ci fai qui? »
« Cosa ci fai tu qui! Non so nemmeno perché ti permetto di parlare! Petrif… »
« Protego! Piantala, Malfoy! »
« Attenta, Granger! Non hai imparato in questi anni che la curiosità può essere pericolosa? Non vi insegnano a rispettare i più forti nelle vostre schifose famiglie babbane? »
« Chi sarebbero i più forti, quelli che ora sono chiusi ad Azkaban? »
Gli occhi di Draco si assottigliarono per l’odio. « Vattene da qui. Se non ti bastano i miei avvertimenti, posso chiamare qualcuno che te lo farà capire. »
Per la prima volta, Hermione ebbe veramente paura. Il ragazzo parve accorgersene perché alzò il mento in segno di sfida, smettendo di tremare. « Parli di lui? »
« Può darsi. »
« Voglio sapere se stai lavorando per Voldemort. »
« Come osi pronunciare il suo nome? » gridò, avvicinandosi e puntandole la bacchetta a pochi centimetri dal viso.
« Non ti darà una stellina di merito se reagisci così ogni volta che qualuno dice il nome che lui stesso si è scelto. Senti, nessuno di noi due vuole perdere tempo. Ho bisogno di sapere se il compito che ti ha affidato riguarda qualcuno in questa scuola. »
Draco non abbassò la bacchetta ma impallidì vistosamente. « Tu non sai niente. »
Hermione si arrese. Era troppo spaventato e orgoglioso per la sua missione: non avrebbe mai parlato. Era stata sciocca anche solo a pensarlo, e ora doveva pure rimediare al suo errore. Sospirò e, raccolta la concentrazione necessaria, levò la bacchetta. « Neanche tu. Oblivion. » una volta scagliato l’incantesimo, la confusione di Malfoy le diede il tempo necessario per ritirarsi nell’ombra, sotto il mantello, e uscire in silenzio.
Non aveva concluso niente. Non aveva ottenuto le risposte che cercava. Anche se, quel pallore improvviso… eppure, perché non aveva approfittato della sua presenza? Perché non aveva subito chiamato Voldemort, non l’aveva trattenuta, non aveva sfruttato la loro momentanea solitudine? Troppe cose non quadravano…
Si tolse distratta il mantello e varcò il ritratto per accedere alla Sala Comune, farfugliando meccanicamente la parola d’ordine. Rimise il mantello di Harry tra le sue cose e andò in bagno: per poco non svenne di sollievo, riconoscendo il familiare flusso rosato, tipico dell’inizio del ciclo. Dai suoi ultimi giorni a Hogwarts mesi prima, era passata circa un centinaio di volte dall’odiare il suo essere donna al ringraziare ogni volta che le cose nel suo corpo andavano come dovevano andare. Si spiegò così anche l’aumentare delle tensioni al ventre di quei giorni. Era tutto normale, andava tutto bene. Tutto bene…






Note dell'autrice
Ciao a tutti! Mi duole dirlo, ma i momenti della suspence sono finiti... beh non esattamente!! Ma credo che avrete già intuito qualcosina da quest'ultimo capitolo... che arriva abbastanza tardi, chiedo scusa... spero comunque di risentirvi tutti e non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni! Grazie di restare con me in questo viaggio.
Ps: dedico questo capitolo alla mia professoressa di italiano, che si ostina a mettermi 6 nei temi. Sempre nel mio cuore! XD
A presto voi, un abbraccio,
DS

   
 
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