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Autore: Sorachan    19/10/2016    2 recensioni
La douleur exquise è una di quelle parole intraducibili in italiano ed esprime il forte stato di malessere che accompagna il desiderio inappagato di avere qualcuno che non si potrà mai avere. In questa situazione si trova Rosalia Morelli che non riesce a superare i suoi sentimenti per Glauco.
Dal testo:
Rosalia lo riconobbe e le scappò da ridere. Una risata nervosa, forzata e per niente piacevole da sentire. Per un attimo Glauco pensò che stesse piangendo.
«Oddio, non ce la faccio più! Mi allontano da te e tu vieni a cercarmi. Sto con Luca e mi rimproveri. Fatti dire una cosa, Glauco Tancredi: ti odio. Ti detesto con tutta me stessa! Sei ovunque, anche quando non ci sei fisicamente! Ogni volta che invadi la mia mente è come annegare per me! Hai idea delle sensazioni opprimenti che mi fai provare? E sì hai ragione, forse non avremo un passato e io mi comporto come se ce l'avessimo, ma cos'altro posso fare se ti voglio così tanto da odiarti?», esplose Rosalia in grida di disperazione e, per la prima volta, ebbe il privilegio di vedere un'espressione sul volto di Glauco che nessuno aveva mai visto: era sbigottito.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo II

 

Contatto

 

 

Il primo vero contatto che Rosalia ebbe con Glauco fu all'odiata lezione di ginnastica del giorno dopo.
Data l'inconciliabilità degli orari dei professori, più classi si ritrovavano a dover condividere la ristretta palestra della scuola e, quando capitava, ad affrontarsi tra di loro.
Quello era uno di quei giorni. La 5ª B e la 5ª A si trovavano stipate nella sala insieme ad una classe di primini e mentre i tre professori discutevano tra di loro su come conciliare tre classi diverse e tre lezioni diverse, Rosalia cercava in tutti i modi possibili di evitare che il suo sguardo vagasse su una determinata persona nella 5ª A, fallendo miseramente.
Lucrezia al suo fianco sbuffò rumorosamente, lei più di tutte detestava la lezione di ginnastica, ma era consapevole di non poterla saltare per l'ennesima volta se non avesse voluto ritrovarsi con un'insufficienza imbarazzante in pagella.

«Non capisco perché ci costringano a fare lezione con altre classi, insomma è già abbastanza imbarazzante che ad assistere alle nostre incapacità motorie siano i nostri compagni di classe, perché aggiungere altri spettatori?», si lamentò la ragazza guardando afflitta le altre due classi.
«Parla per te», la rimbeccò fiera Bice. Se c'era una cosa di cui era orgogliosa era il fatto di essere una ragazza abbastanza atletica e la lezione di ginnastica era una delle sue preferite.
Lucrezia la fulminò con lo sguardo, ma preferì non proferir parola, d'altronde le sue amiche conoscevano bene il motivo della sua avversione sulle lezioni condivise di ginnastica. Il suddetto motivo andava cercato in un ragazzo della 5ª A che, guarda caso, era il migliore amico del suo ragazzo e Lucrezia sapeva fin troppo bene che avrebbe fatto il resoconto completo all'amico riguardo la lezione di ginnastica. Enrico, il suo ragazzo, le aveva detto più volte che si faceva raccontare cosa succedeva durante quella determinata lezione perché trovava carini gli sforzi che Lucrezia faceva nell'eseguire al meglio gli esercizi, ma ciò non cambiava il fatto che lei se ne vergognasse a morte.
Rosalia nel mentre era riuscita a staccare il suo sguardo dalle spalle di Glauco e l'aveva portato sui tre professori che sembravano essere giunti a un accordo sulla lezione.
«Stanno per decretare il verdetto», disse poi rivolta alle sue amiche che subito si concentrarono sulle figure dei professori che si erano rivolte verso gli studenti, pronte a decretare chi avesse avuto il beneficio di poter fare la lezione in cortile e quindi lontano da occhi indiscreti. Inutile dire che Lucrezia sperava si trattasse proprio della sua classe. Rosalia invece non aveva la più pallida idea di cosa sperare: avrebbe voluto fare la lezione con la classe di Glauco, rischiando di mettersi in imbarazzo davanti a lui? O avrebbe voluto fare lezione fuori, ma perdersi l'occasione di ammirare le doti del ragazzo?
Quando il professore della loro classe, Antonio Fornero, decretò la condanna, si rese conto che avrebbe decisamente preferito non fare lezione con la 5ª A: uno perché il tema della lezione altro non era se non una partita di pallavolo tra le due classi; due perché il professor Fornero si stava avvicinando pericolosamente alla panchina in cui erano sedute lei e Lucrezia e aveva uno sguardo minaccioso rivolto proprio alle due studentesse.
Rosalia sentì la propria mano venire stritolata dalla morsa gelida della migliore amica, mentre il professore aveva già iniziato ad indicarle e a pronunciare i loro nomi.
«Morelli e Balducci! In campo», ordinò perentorio e mentre Rosalia già si alzava con aria rassegnata, Lucrezia cercava in qualche modo di impietosire il professore per non farla giocare.
«Niente scuse, Balducci, salta la lezione di ginnastica da quasi un mese con scuse sempre più improbabili, se vuole una valutazione per questo quadrimestre entri in campo».
Lucrezia seguì Rosalia rassegnata e si mise nell'angolo più lontano dalla rete.
I loro compagni di classe stavano già sghignazzando, consci dell'incapacità in quello sport delle due ragazze, mentre altri si lamentavano con il professore.
«Ma professore! Se fa giocare loro due è sicuro che perderemo la partita, faccia entrare anche noi in campo, almeno potremo… », Andrea Bassi era in piedi di fronte al professore e indicava il campo con rabbia repressa.
«Bassi, per quanto poco mi importi di vincere la partita, oggi giocheranno le persone che hanno evitato di frequentare la mia lezione o non riuscirò a dar loro una valutazione. Se proprio vuole fare qualcosa può tenere i punti», sbuffò il professore passandogli il tabellone del punteggio.
Andrea Bassi l'afferrò con stizza e si sedette sulla panchina, offeso.
Il professor Fornero continuò a chiamare altri studenti che rischiavano un'insufficienza nella sua materia e si ritrovò in campo una squadra disastrosa, composta di studenti abilissimi nello schivare le pallonate, ma delle schiappe se si trattava di fare una semplice battuta.
L'uomo si rivolse con rassegnazione alla collega dell'altra quinta.
«Mi puoi passare uno dei tuoi studenti, Marina? La nostra squadra risulta troppo sbilanciata e gli altri studenti li ho già valutati», le chiese quasi disperato.
Lei annuì con calma e si rivolse alla sua classe, esaminando con attenzione i suoi studenti.
«Tancredi! Vai con la 5ª B», urlò la donna per farsi sentire al di sopra del chiacchiericcio.
Quella frase ridestò Rosalia come una secchiata di acqua gelida e guardò con orrore come Glauco Tancredi, oltre la rete dall'altra parte del campo, alzava il capo, si voltava verso di loro e annuiva, incamminandosi verso la metà opposta del campo.
Rosalia rabbrividì quando le passò affianco per mettersi poco più indietro, alla sua sinistra. Non riuscì nemmeno a ricevere lo sguardo di muto incoraggiamento da parte di Lucrezia, che il professore soffiò nel fischietto, dando inizio alla partita.
La palla era la loro e finché non stava in battuta, Rosalia, ormai abile nello schivare la palla quando volava nella sua direzione e quasi sempre presa prontamente da Glauco, si convinse che resistere per altri dieci minuti in campo non sarebbe poi stata un'esperienza così tragica.
Questo finché un suo compagno di classe, Marco Casini, che stava proprio accanto a lei, non si volle cimentare in una schiacciata pressoché impossibile per uno della sua statura e si schiantò a terra senza alcuna delicatezza, mentre la palla volava nuovamente oltre la rete.
Il loro lato destro era quindi completamente scoperto, sopratutto se si considerava il fatto che le più vicine a quella posizione erano Lucrezia e Rosalia.
Con Marco Casini ancora a terra che faticava a rialzarsi, Rosalia vide la palla arrivare verso di lei e, presa da momentanea follia (forse data dal fatto di essere fin troppo consapevole di avere gli occhi di Glauco Tancredi su di lei), si slanciò in direzione della palla. Si rese conto in ritardo di aver fatto male i conti, quando inciampò proprio su Marco e crollò a terra affianco al compagno, con la palla che imperterrita sembrava acquistare velocità, determinata a colpire la faccia di uno dei due.
Rosalia chiuse gli occhi e alzò le braccia per proteggersi come meglio poteva e si preparò al colpo. Colpo che non arrivò mai.
Rosalia aprì gli occhi perplessa e ciò che vide le fece credere per un momento che il suo cuore le fosse esploso nel petto. Glauco Tancredi era inginocchiato a terra di fronte a lei, un braccio ancora alzato a parare la pallonata e l'altro pericolosamente vicino alla gamba di Rosalia.
Lei incontrò inevitabilmente il suo sguardo gelido, momentaneamente animato da una punta di allegria, e riuscì a balbettare un debole Grazie, mentre lui si rialzava e le tendeva la mano per aiutarla.
«Di niente», fu la semplice risposta che ricevette, accompagnata da un sorriso divertito che fece arrossire Rosalia in un modo spropositato.
«Va bene, Morelli. Può tornare a sedersi, con questo suo slancio atletico si è guadagnata la sufficienza. Casini, in piedi su! Balducci, non ci pensi nemmeno, torni in campo», esclamò il professor Fornero, beccando in pieno Lucrezia che cercava di svignarsela, approfittando della confusione. La ragazza tornò rassegnata in campo, mentre Rosalia si dirigeva come un automa verso le panchine, con gli occhi ancora offuscati dall'immagine di Glauco Tancredi a una distanza minima rispetto a quella a cui era abituata, e inciampare in un paio di gambe prima di riuscire a sedersi accanto a Bice.
Rosalia si voltò verso l'amica, che aveva ancora uno sguardo sorpreso, e aprì la bocca sperando che ne uscisse qualcosa di sensato, ma, com'era prevedibile, riuscì solo a far uscire uno strano balbettio.
Bice preferì non infierire sulla psiche dell'amica e si trattenne dal ridere, intuendo almeno in parte cosa Rosalia volesse chiederle.
«Sì Rosalia, ho visto la scena. Tutti in realtà l'hanno vista, tranne te», le disse infine comprensiva.
Rosalia le rivolse uno sguardo metà offeso metà speranzoso, voleva che le raccontasse per filo e per segno com'era andata la cosa.
Con uno sbuffo divertito, Bice si decise di accontentarla, nella speranza che avrebbe presto riacquistato la capacità di parola.
«In realtà avevo già notato qualcosa di strano in Tancredi quando Marco è caduto a terra, Glauco anziché fissare la palla si era messo a fissare te. Voglio dire, quello era un momento critico, l'unica persona vagamente in grado di giocare si era accoppata da sola, solo lui avrebbe potuto prendere la palla, allora perché stava guardando te?», iniziò la ragazza e si interruppe un breve momento per vedere la reazione di Rosalia. Lei teneva gli occhi fissi su Bice e sussultò impercettibilmente alle parole dell'amica.
«Comunque, ho visto la palla andare nella direzione tua e di Lucrezia e già la vedevo piombare sulla faccia di Marco, quando tu hai deciso di voler salvare la situazione, inciampando irrimediabilmente su… »
«Questo lo so già, Bice! Dimmi quello che non ho visto», la interruppe Rosalia afferrando l'amica per un braccio e scuotendolo con una certa ansia.
«Va bene. Ti dico quello che ho visto io: ho visto che Tancredi non ha fatto nessun accenno di volersi muovere per cercare di salvare Marco, e che è scattato alla velocità della luce quando tu hai deciso di farti amico il pavimento», disse Bice senza ulteriori giri di parole e vide fin troppo bene le mille emozioni che attraversarono il volto di Rosalia, mandandola nella confusione più totale.

 

  
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