Capitolo
2
4
Ottobre 2009, 3:45 a.m.
Vento.
Nella tiepida notte d’ottobre, il vento si era spinto fino
alla grande città di
Midgar. Aveva portato con sé promesse, speranze e sogni
infranti per ognuno
degli abitanti della grande metropoli.
Aveva
causato un cambiamento.
Dopotutto,
il vento per alcuni è il simbolo di ciò che vola
via, perduto per sempre; per
altri invece è un amico da salutare con gioia, o da
accogliere come un vecchio
compagno. Egli porta sempre qualcosa, con la sua brezza: spesso
impercettibile,
ma presente.
Scarlet
Krauger però non pensava alla leggera brezza che le
accarezzava il viso; non si
curava delle parole che quest’ultima le sussurrava, con
avvertimento; né era
incline a rilassare la mente per lasciar defluire tutte le idee che la
affollavano. Ma se solo si fosse fermata un attimo, e avesse alzato gli
occhi,
verso la notte, alle stelle non visibili per la luce emanata da Midgar,
lasciando entrare dentro di sé quel vento che aveva deciso
di passare per la
città, forse avrebbe colto una sottile e alquanto
carezzevole voce che le
sussurrava della sua imminente morte. Quante cose potrebbero essere
diverse se
gli uomini guardassero oltre l’apparenza delle cose! Ma
purtroppo ciò non
accade, e Scarlet, come tutti, era cieca al proprio imminente e tragico
destino.
Lì
in piedi, nel giardino della sua tenuta, la mente di Scarlet vagava per
i
preparativi imminenti del suo piano. Tutto era stato preparato alla
perfezione,
nulla era stato affidato al caso. Lei ed i suoi complici avevano
previsto ogni
evenienza, ogni particolare. La festa che aveva organizzato per la sera
seguente era un sotterfugio davvero geniale: oltre ai consuetudinari
invitati,
si era permessa di invitare alcuni tra i più importanti
esponenti della
Multinazionale più famosa della città, la ShinRa.
Non c’era nulla che avrebbe
potuto spingere quegli stolti ad accettare il suo invito, se non la
sete di
informazioni. Delle informazioni che lei possedeva, e che loro
disperatamente
cercavano. Ed era stato questo che li aveva convinti a dare
l’adesione per la
festa, e a confermare la loro presenza.
Ma
la stupidità dell’uomo è abissale.
Davvero pensavano che avrebbe esposto in
modo così palese ciò che cercavano? Illusi. Anche
lei aveva i suoi informatori.
E ai suoi informatori nulla avrebbe fatto più piacere che
vedersi davanti una
ShinRa libera da quegli stupidi, impegnati a raccogliere informazioni
durante
la festa alla sua villa. A quel punto, nulla sarebbe andato storto, e
lei
avrebbe avuto tutte le informazioni necessarie per le sue ricerche.
Sorrise
soddisfatta tra sé e sé, mentre le poche stelle
che rischiaravano la volta
celeste la osservavano. Poi un trillo fastidioso la destò,
prese il cellulare
in mano ed accettò la chiamata.
“Salve,
Tifa” disse, senza togliersi dal volto quel sorriso
compiaciuto “Ti sembra
l’ora di telefonare? Sarei anche potuta essere a
letto!”
“Lavoro
per te da tre anni, sarò a conoscenza del tuo orario
biologico” rispose Tifa
via cellulare.
“Arguta
risposta, signorina” rispose Scarlet. Adorava il modo di fare
della ragazza con
cui stava parlando, la riteneva una delle sue più fidate
spie, oltre che una
fedele amica. “Suppongo che, data la chiamata, tu abbia
qualche novità in
particolare da narrarmi”.
“In
verità no” rispose la ragazza “Chiamavo
principalmente per accertarmi che il
piano per domani fosse rimasto invariato. Dopotutto, hai detto tu che
tutto
doveva essere perfettamente studiato”.
“Tranquilla,
tutto è rimasto invariato. Tu hai dato
l’indisponibilità per poter venire alla
serata che ho organizzato, nonostante il mio invito. Dopotutto, sarebbe
parso
sospetto non invitare te. Così invece potrai muoverti
indisturbata tra le
informazioni segrete della ShinRa, mentre tutti sono qui a cercare
informazioni
inutilmente…” dichiarò Scarlet, con
voce ferma.
“Fai
attenzione a Zack Fair” la ammonì Tifa
“E’ convinto di colpire durante la
festa. Ovviamente io lo sto spronando a compiere il suo lavoro... se
riesci a
coglierlo sul fatto potremmo anche toglierlo definitivamente dalla
scena, per
domani notte!”
“Me
ne occuperò io” sorrise Scarlet, mentre lasciava
correre i propri pensieri sul
prato che circondava la sua magione. Si, gli uomini a volte erano
ciechi, era a
questo che pensava. Dopotutto, la stessa Scarlet lo avrebbe scoperto a
proprie
spese entro poche ore.
La
mattina seguente tutto era, come sempre, normale. Cloud Strife e Zack
Fair
erano al lavoro, mentre Cissnei ed Aerith, invece, erano nelle
rispettive case
o a sbrigare commissioni per la famiglia; e mentre Arthur Strife ed
Eliza
Krauger erano a scuola, Scarlet era ad ultimare gli ultimi preparativi
per
l’imminente serata.
Solo
una donna era seduta, la testa poggiata tra le braccia, su una
scrivania, con
la mente rivolta a multiformi pensieri. I suoi lunghi capelli neri
ricadevano
oltre le spalle, vicino al viso. Lo sguardo era rivolto al panorama
della
finestra, senza in realtà vederlo sul serio.
Era
usanza di Tifa Lockheart concentrarsi adeguatamente in quel modo, prima
di
un’ostica missione come quella che avrebbe svolto la sera.
Per questo, ogni
volta, lasciava scorrere i propri pensieri, ripetendo dentro di
sé le fasi
fondamentali del piano.
Tuttavia
quella volta era diverso. Lo sentiva. Nell’aria si avvertiva
qualcosa. Forse...
un cambiamento. Rabbrividì,
sperando
di sbagliare, e cercò di rimanere ottimista. Dopotutto,
Scarlet aveva messo
parecchio impegno nella realizzazione del piano. Ogni aspetto era stato
curato
alla perfezione, ogni eventualità era stata adeguatamente
discussa a fondo.
Tifa disponeva delle mappe dell’edificio, delle eventuali
uscite d’emergenza,
dei condotti di aerazione e dei principali luoghi in cui potevano
essere celate
le informazioni più importanti, in modo tale da essere
pronta per la sua “gita”.
Eppure
non era propriamente convinta. Ma l’uomo ha forse il dono di
prevedere le sciagure?
La risposta era più difficile di quanto potesse essere ad un
primo impatto, se
adeguatamente ragionata e discussa. Per distogliere la mente da quei
pensieri,
decise di passeggiare un po’ per le gotiche strade di Midgar.
Prese il
soprabito e, con sguardo chino, attraversò tutto
l’edificio per poi ritrovarsi
a varcare le grandi arcate che fungevano da uscita. Per strada non
incontrò
molta gente. In effetti, era tutto fin troppo tranquillo. Un venticello
leggero, probabilmente giunto nella notte, portava con sé le
foglie autunnali
staccatesi dagli alberi. I suoi passi producevano un leggero tonfo,
quasi
impercettibile.
Inspirò
l’aria fresca di quella mattinata, si lasciò
accarezzare dall’affusolato tocco
del vento, e provò l’impulso di stringersi ancor
di più nel suo soprabito.
Perché quel gelo in un tiepido giorno d’Ottobre?
Non lo sapeva, ma sentì che in
qualche modo ne era responsabile quella brezza leggera che aveva
raggiunto la
città. Quella stessa brezza che – anche se non
poteva saperlo – aveva portato
le stesse sensazioni, un paio di ore prima, a Scarlet.
Aveva
causato un cambiamento.
Qualcosa
sarebbe accaduto, bisognava solo attendere.
Infine,
così come il sole era sorto la mattina, arrivò il
momento in cui il cielo si
tinse di fuoco, e in cui le ombre degli alti edifici di Midgar si
proiettarono
per le strade, e le prime stelle si resero visibili preannunciando
l’ormai
prossima notte. Scarlet era già andata ad accogliere i primi
ospiti, e tra
sorrisi accennati, saluti calorosi e frivole chiacchiere, aveva
cominciato a
sentire dentro di sé una sempre più crescente
ansia. Ogni tanto guardava
l’orologio che portava al polso, come in trance: ed i suoi
pensieri andavano al
piano che quella sera sarebbe stato messo in atto. Poi volgeva lo
sguardo ai
megalitici ingressi della sala, alla ricerca del momento in cui il
gruppo di
impiegati ShinRa avrebbe fatto il suo debutto. Ancora una volta
guardò l’ora.
Le sette e ventuno. Sarebbero arrivati presto.
“Mia
cara Scarlet!” esclamò una voce femminile alle sue
spalle. Istintivamente
sobbalzò, riportata bruscamente a terra dai suoi pensieri.
Voltandosi vide una
delle donne che più odiava al mondo, che in quel momento le
stava davanti e le
sorrideva affabilmente.
“Elena!
Come stai?” domandò Scarlet, dipingendosi sul viso
un sorriso zelante. Elena
Green. Una grande stronza, a suo parere. Elena era la figlia di uno dei
magnati
della finanza più famosi del quartiere. Come tale, aveva
sviluppato
l’arroganza, la testardaggine e il totale disinteresse che si
addicevano ad una
persona del suo rango. Non c’era niente che quella ragazza
non avesse avuto, e
Scarlet la disprezzava proprio per questo. Mai una volta aveva pensato
a quanto
invece fossero simili.
“Oh,
molto bene!” rispose la ragazza con un sorriso frizzante
più simile ad un
ghigno. “Sai, sono davvero colpita, hai talento per
organizzare le serate, hai
uno stile a dir poco meraviglioso!” esclamò poi.
“Beh,
grazie” rispose lei svogliata, continuando a guardare
l’orologio. Le sette e
ventitré. Ed ancora nessun dipendente della ShinRa si
vedeva. Chiuse gli occhi
per un momento, sospirando. Elena continuava a blaterare
ininterrottamente, ed
ogni sua parola era una martellata per il suo mal di testa. Con una
scusa si
liberò della sua nefasta presenza e si aggirò per
un po’ tra gli invitati.
Ognuno si complimentava con lei, le diceva quando stupende fossero le
decorazioni. Le donne le chiedevano chi fosse stato il mago che le
aveva
acconciato i capelli, gli uomini le facevano complimenti che
rasentavano il
ridicolo. Dal canto suo, tutti quegli ospiti si erano meritati la sua
sana
antipatia, stressata com’era da altri pensieri.
Ma
finalmente, dopo altri sette minuti di agitazione, le grandi arcate
dell’ingresso vennero occupate da un discreto numero di
persone, che Scarlet
riconobbe subito. Sollevata, si affrettò a telefonare a
Tifa, che, ricevuto
l’apposito segnale, si preparò per
l’irruzione all’interno del palazzo della
ShinRa.
“Salve,
Signora Krauger” disse una voce maschile. Alzando lo sguardo
si ritrovò davanti
Zack Fair, accompagnato da una donna sulla trentina con capelli castani
e due
splendidi occhi verdi.
“Salve,
Zack! La prego, mi chiami Scarlet, dopotutto sono parecchi anni che ci
conosciamo” rispose la bionda, incrociando il suo sguardo.
Nelle ultime ore, da
quando aveva saputo da Tifa che sarebbe stato lui
l’incaricato per raccogliere
informazioni sui suoi progetti, non aveva desiderato altro che poterlo
guardare
negli occhi. Voleva leggere il suo sguardo, voleva osservare trionfante
la
menzogna attraverso i suoi occhi, la stessa menzogna che
l’avrebbe tradito e
che l’avrebbe resa trionfante. Voleva sfogliare la sua anima,
ed era sicura che
un colpo d’occhio sarebbe bastato a vedere
l’insicurezza, la titubanza, la
paura di quello che stava per fare negli occhi dell’uomo.
Per
questo si stupì quando invece vide solamente due profondi
occhi blu che la
guardavano. Anche se poteva sembrare strano, Scarlet era assolutamente
convinta
che sarebbe riuscita a capire le intenzioni di Fair solamente
guardandolo. Ma
adesso una delle sue certezze si era frantumata. Il mal di testa si
fece più
forte, e le sembrò quasi di percepire le idi di una tragedia
imminente.
“D’accordo...
Scarlet” rispose Zack, non accorgendosi minimamente del
conflitto interno della
donna. “Posso avere l’onore di presentarle mia
moglie Aerith?”
“Davvero
piacere!” rispose la donna dai capelli castani, stringendole
la mano.
Dal
canto suo, Scarlet era davvero troppo stranita per rispondere, e
biascicò un
piacere, mentre cercava di riprendersi. Ma come poteva aver sbagliato?
D’un
tratto, il piano di mandare Tifa all’interno della ShinRa le
sembrò una gigantesca
trappola mortale. Se aveva fallito le previsioni su Zack,
perché non avrebbe
dovuto fallire anche sui piani d’intrusione alla ShinRa?
“Si,
il piacere è mio” rispose, cercando di
riprendersi. Si scostò una ciocca di
capelli dorati dal viso e la fermò dietro
l’orecchio, maledicendo chiunque le
avesse acconciato i capelli quel pomeriggio “Zack, mi fa
davvero piacere che
abbia accettato il mio invito. Desidero davvero che le
ostilità dovute al
lavoro tra noi cessino” aggiunse, cercando di riacquistare un
tono sicuro.
“Beh,
certo. Non si può rovinare un amicizia solo per una disputa
d’ufficio” assentì
Zack, mentre Aerith sospirava.
“Prevedo
un’interessantissima discussione sul lavoro!”
esclamò sorridendo “Mi spiace, ma
poiché non intendo parteciparvi sarà meglio che
mi dilegui alla ricerca di
qualcun altro con cui conversare” continuò poi,
scherzando.
“Si,
vada, credo che la annoieremmo inutilmente” annuì
Scarlet con un sorriso
comprensivo.
“Spero
che non si offenda per il mio mancato interesse!” disse
Aerith.
La
bionda sorrise. “Ma no, si figuri”.
“Bene!
A dopo” disse Aerith al marito, prendendo uno dei cocktail
poggiati su un
tavolo ed allontanandosi verso l’altro capo della sala.
“Che
simpatica” sussurrò Scarlet, quando se ne fu
andata.
“Vero?”
domandò Zack sorridendo “E’ quello che
credo anche io. E’ grande!”
Scarlet
non rispose, pensando a restare calma. Tutto stava andando bene, non
c’era
alcun bisogno di agitarsi. Almeno, fu così finché
Zack non divenne d’un tratto
serio.
“Sono
convinto che noi due dovremmo fare un’amabile chiacchierata,
Scarlet”.
Cloud
Strife spense il motore della sua auto nel vialetto che portava alla
casa di
Scarlet e si concesse il lusso di sospirare, un momento, cercando di
riprendersi da una giornata terribile. Accanto a lui, Cissnei si
sistemò
nervosamente i lunghi capelli rossi.
“Allora,
andiamo?” chiese poi al marito.
“Ehm…
direi di si” rispose Cloud, aprendo la portiera e scendendo
dall’auto, seguito
da sua moglie.
“Secondo
te Scarlet ci impedirà di entrare per il ritardo?”
chiese nervosa Cissnei.
“Conoscendola,
credo di si” rispose Cloud guardandosi in giro, mentre
avanzavano verso la sala
d’ingresso.
“Oppure
libererà i cani da guardia per darci la caccia e offrire un
gradevole
spettacolo agli ospiti!”
“Si,
questo è ancora più probabile!” rispose
Cloud ammiccando.
“Ah,
spero si limiti solamente a lanciarci una delle sue occhiate glaciali
che mi
fanno sempre rabbrividire” disse Cissnei.
Insieme
varcarono le alte arcate d’ingresso della casa, e subito si
confusero tra la
folla che parlava animatamente.
“Secondo
te ci ha visti? Potremo far finta di essere sempre stati qui”
sentenziò la
donna mentre guardava a destra e sinistra.
“Stai
parlando di Scarlet, come vorresti ingannarla?” rispose Cloud.
“In
effetti quella ha la vista di un’aquila! Separiamoci,
così sarà più difficile venire
colti in flagrante!” suggerì Cissnei sparendo in
un lampo tra la folla.
Cloud
sospirò mentre guardava la donna allontanarsi. Forse stava
solo scherzando, ma
riusciva ad intuire una leggera preoccupazione nel tono di voce di
Cissnei.
D’altronde, era ben noto che Scarlet terrorizzasse tutti con
i suoi metodi alquanto
arroganti. Si guardò intorno, cercando di individuarla: non
era, come sempre,
al centro della sala, a sgridare timidi addetti al catering o a
conversare
animatamente con gli invitati. Strano.
Poi
la individuò in un angolo, mentre parlava animatamente con
Zack Fair, lo
sguardo serio, quasi preoccupato. In alcuni momenti sembrava
addirittura che un
lampo di paura balenasse nei suoi occhi chiari. Zack le parlava serio,
ed ogni
parola sembrava tagliente come la lama di un rasoio.
Si
disse che non erano affari suoi, e che le faccende privati degli altri
non
dovevano minimamente interessargli. Fece per voltarsi, ma non aveva
nemmeno
mosso un passo che una voce dietro di lui parlò.
“Conosce
quei due?”
Cloud
si riscosse dai propri pensieri e si voltò. Davanti a lui
c’era una donna dai
lunghi capelli castani e dai vividi occhi verdi, che lo guardava con
un’espressione di divertimento dipinta sul volto, che faceva
cenno con la testa
a Zack e Scarlet.
“Si!
L’uomo, Zack, è un mio amico, mentre la donna
è l’organizzatrice della festa,
Scarlet” rispose poi. “E lei, li
conosce?” chiese subito dopo.
La
donna si avvicinò, porgendogli un bicchiere di Champagne.
“In un certo senso…”
fece una pausa, poi riprese “Sono la moglie di
Zack” disse “e lei deve essere
il Dottor Strife”.
“Oh,
si, davvero piacere” rispose lui, stringendole la mano.
“Suo marito mi ha
parlato tanto di lei, signora...?”
“Gainsborough”
rispose lei, ricambiando la stretta di mano dell’uomo
“Aerith Gainsborough”.
“Posso
chiamarla Aerith?” chiese Cloud sorridendo.
“Si,
certo… Cloud”.
Aerith
rispose al sorriso, guardandolo negli occhi, e Cloud si
sentì terribilmente in
imbarazzo. Istintivamente guardò ancora verso Zack e
Scarlet, e vide
l’espressione di Scarlet sempre più preoccupata.
Non seppe il perché, ma
l’espressione che lesse nel volto della donna bionda in
qualche modo accrebbe
la sua sicurezza. Sorrise di una nuova energia, e si rivolse alla donna
che le
stava davanti, con entusiasmo.
“Zack
mi ha parlato davvero tanto di lei” disse, mentre camminava
lentamente con la
donna a fianco,
attraversando la sala
“Ci tenevo davvero tanto a conoscerla, non sa quante volte mi
ha ripetuto che
la considera straordinaria”.
“Ti
prego, diamoci del tu” rispose Aerith seguendo i suoi passi
“Dopotutto, tu e
Zack siete grandi amici”.
“D’accordo!
Beh, in effetti lo conosco dai tempi delle superiori, eravamo in classe
insieme”
rispose Cloud “Lei… cioè,
tu… non hai frequentato qui?”
Aerith
sorrise mestamente “No, io vengo da molto lontano…
dal continente a nord, per
dirla tutta. Sono venuta a Midgar solo da qualche anno!”
“Ho
visitato l’Icicle Area molte volte, devo dire che
è un posto davvero
incantevole. I ghiacci sanno sempre emozionarmi” rispose
Cloud sognante.
“Già...
secondo me Midgar è fin troppo soleggiata! A dire la
verità, non vedo l’ora che
arrivino i mesi invernali e la pioggia! Però devo ammettere
che qui la notte,
in questo periodo, è molto bella” rispose Aerith,
guardando attraverso le alte
finestre la nera notte.
“Beh,
allora andiamo fuori... la serata è magnifica”
propose Cloud. Insieme
attraversarono l’ingresso della sala e si diressero sotto i
raggi di una
pallida luna argentea. Delle lievi folate di vento stuzzicavano i loro
volti.
Era lo stesso vento che la notte prima aveva dato da riflettere a
Scarlet
Krauger e il medesimo che aveva accompagnato Tifa Lockheart nel corso
della
giornata. La luce della luna illuminava i loro volti, calda e serena.
“Oggi
si sta benissimo qui fuori!” esclamò estasiata
Aerith. “Io amo il cielo, è
così… infinito. Mi piace il blu eterno della
notte, mi dà... serenità. Dove
vivevo prima ogni notte avevo delle bellissime aurore boreali... ma non
potevo
mai vederle. Non potevo vedere nemmeno il cielo stellato, nemmeno lo
splendore
della luna. La notte faceva troppo freddo per stare all’aria
aperta, e le
tormente di neve impedivano la visibilità anche
dall’interno della casa. Per
questo amo il cielo di Midgar. E’ così…
libero…” disse, guardando sognante la
volta celeste.
“Purtroppo
questo cielo non è dei migliori” rispose Cloud
“La luce proveniente da Midgar
impedisce di vedere appieno lo splendore della volta celeste.
E’ lo svantaggio
di vivere in una grande città. Nei villaggi come Nibelheim,
invece, le stelle
sono bellissime, è uno spettacolo magnifico”.
“Ci
sei stato?” chiese Aerith guardandolo divertita.
“Solo
una volta, quando avevo 15 anni, in vacanza” rispose Cloud,
assorto. “Un posto
un po’ sperduto, ma indimenticabile... all’epoca
non avevano ancora costruito
il reattore Mako, e quindi era una località un po’
fuori mano, tuttavia era un
posto davvero splendido. Ma la cosa che non scorderò mai
più è il cielo. Aveva
un qualcosa di magico, che non riesco a percepire qui a
Midgar” continuò.
“Sembra
un bel luogo” rispose Aerith sognante, cercando di
immaginarsi ciò che quell’uomo
le poneva davanti con il suo racconto.
“Beh,
potremo parlarne con Zack e fare una vacanza tutti insieme. Io, te,
Zack e mia
moglie” propose Cloud.
“Sarebbe
bello” assentì Aerith “Mi piace molto
viaggiare, anche se non ne ho quasi mai
la possibilità. Il lavoro di Zack ci tiene sempre inchiodati
a Midgar”
“Se
sarà possibile, organizzerò questo viaggio
volentieri” disse Cloud.
Per
qualche secondo vi fu il silenzio tra i due, interrotto soltanto dal
lieve
brusio della sala da cui provenivano le voci degli invitati.
“Grazie”
sussurrò poi Aerith.
Cloud
si voltò a fissarla, e la vide tutta d’un tratto
seria. “E di cosa?” chiese,
incuriosito.
“Beh…
è il mio primo party, e non sapevo come comportarmi, di cosa
parlare, cosa fare…
poi ho visto che guardavi Zack, e ho pensato che lo conoscessi. Ed
infatti era
così! Adesso mi sento molto più a mio
agio… e per questo ti dico grazie”.
“Beh,
niente di ché… è stato quasi
naturale” rispose Cloud, trovandosi tutto d’un
tratto in imbarazzo. Un altro silenzio scese tra loro. Poi Aerith
parlò.
“Restiamo
un altro po’ qui… non me la sento di tornare
là dentro”
“D’accordo”
rispose Cloud, sorridendo e pensando a quanto strana fosse quella
situazione.
Tifa
Lockheart si era appostata alle 20:56 all’angolo della strada
che conduceva al
mastodontico edificio ShinRa, attendendo il via libera per entrare
nell’edificio.
L’occasione adatta si era presentata circa 20 minuti dopo,
quando, senza che
nessuno la vedesse, era sgattaiolata all’interno
dell’edificio da una porta
secondaria.
Per
sua fortuna, non aveva incontrato quasi nessuno, eccetto qualche
guardia pigra
che non si era nemmeno scomodata nel chiederle cosa ci facesse
lì. Meglio così.
In tal modo, era riuscita ad arrivare ai piani alti e poi si era
infilata in un
condotto di aerazione, ed adesso si muoveva avanti e indietro
all’interno di
quegli stretti cunicoli, cercando una via d’uscita che la
portasse in un luogo
che potesse nascondere informazioni utili a Scarlet. Stava per prendere
un
passaggio
alla sua destra, quando sentì una voce parlare a qualcun
altro.
“Che
noia! Ma riesci a credere che non ci sia quasi nessuno e che noi
dobbiamo stare
qui ad annoiarci?”
Sembrava
la voce di una guardia. Lentamente, si avvicinò ad
un’apertura nel cunicolo ed
osservò due fanti, imbronciati.
“Beh,
tutti i pezzi grossi sono alla festa della Signora Krauger a cercare di
ottenere informazioni, è ovvio che qui non accada
niente” rispose
uno dei due.
“Si,
dicono solo di cercare informazioni, ma pare che il piano comprendesse
qualcosa
in più di un semplice infiltramento”
“Che
cosa? Dici sul serio?”
“Davvero!
Sembra sia un modo per... togliere di mezzo la concorrenza, non so se
mi
intendo!” rispose la guardia ammiccando.
A
Tifa si spalancarono gli occhi della sorpresa. Era la verità?
“Sul,
serio, ci sarà da ridere quando Zack Fair
riuscirà a sbarazzarsi di Scarlet,
questa sera! Lei non sospetta nulla, è caduta nella trappola
della ShinRa!”
“Ma
come hai fatto a saperlo?” chiese l’altro, stupito
dalla rivelazione.
“Ho
sentito il Presidente e Fair parlarne. A quanto pare, solo loro ne sono
a
conoscenza!”
Tifa,
in un lampo, comprese tutto. Capì il perché il
Presidente avesse acconsentito a
mandare gli impiegati ShinRa alla festa e soprattutto
concepì appieno il
compito di Zack Fair. Quella sera non era venuto alla festa in veste di
spia.
Era
venuto in veste di assassino.
Senza
preoccuparsi di fare rumore o altro, cominciò a muoversi
velocemente per
cercare un’uscita. Prese il cellulare e compose il numero di
Scarlet, in fretta,
cercando di avvertirla.
Il
cellulare era spento o non raggiungibile. Imprecò
sonoramente, uscì dal
condotto di aerazione e si diresse come una furia verso
l’atrio della ShinRa.
Et
voilà, ho finito anche questo capitolo, che mi ricorda
tantissimo il romanzo “La
Signora Dalloway” di Virginia Wolf!
Mi rendo conto che si
interrompe sul più
bello, ma purtroppo il capitolo stava diventando decisamente troppo
lungo e
quindi ho preferito dividerlo in due parti diverse. Spero che la storia
sia
piuttosto comprensibile, e che io non abbia fatto errori di ortografia!
In tal
caso mi scuso in anticipo! ^^
Povera
Scarlet, riuscirà a salvarsi? Tifa riuscirà ad
arrivare in tempo? Boh, non
posso ancora rispondere!
L’unica
cosa a cui posso rispondere adesso sono le bellissime recensioni allo
scorso
capitolo:
Bankotsu:
Grazie,
grazie, grazie per i bellissimi commenti! Si, lo scorso capitolo in
effetti
serviva proprio a rendere più chiari i legami tra i vari
personaggi, mentre in
questo qui comincia la storia vera e propria! Spero ti piaccia lo stile
che ho
adottato! E comunque, stavolta hai dovuto attendere solo un mese...
chissà,
forse per il prossimo capitolo attenderai anche meno (Speriamo ^^)!
PS:
Complimentissimi per Loneliness, davvero stupenda!
Lirith:
caspita
che faccia sconvolta! Sono contento di averti lasciato senza parole xDD
in
quanto alla bambina psicopatica, è stata una trovata un
po’… folle, lo ammetto,
che però ha avuto molti consensi! Grazie per i complimenti e
spero che questo
capitolo ti piaccia e che continuerai a seguire la storia ^^
PS:
Ti colgo l’occasione per ribadire quanto mi piaccia la tua
fan fiction!! E’
bellissima!!!
Ringrazio
inoltre Bankotsu e Lirith
per aver messo la storia tra i
preferiti e Lirith per aver messo
la
storia tra quelle seguite, ed anche tutti i lettori!
Spero
di metterci meno per pubblicare il prossimo capitolo! Ciao a tutti e a
prestissimo!