Videogiochi > Final Fantasy VII
Segui la storia  |       
Autore: BaschVR    11/05/2009    3 recensioni
Il giorno della morte di Zack Fair, il cielo era nuvoloso, ed egli era morto lasciando qualcosa più grande di lui su questa Terra.
Il giorno della morte di Cloud Strife, pioveva, e la sua dipartita aveva messo in moto parecchi avvenimenti che avrebbero portato fine ad una lunga storia.
In entrambi i casi Aerith Gainsborough, in un modo o nell'altro, era una delle dirette responsabili: perché la follia non esiste finché non la si considera come tale.
Genere: Dark, Mistero, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Altro Personaggio, Cissnei, Cloud Strife, Zack Fair
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2

 

4 Ottobre 2009, 3:45 a.m.

 

Vento. Nella tiepida notte d’ottobre, il vento si era spinto fino alla grande città di Midgar. Aveva portato con sé promesse, speranze e sogni infranti per ognuno degli abitanti della grande metropoli.

Aveva causato un cambiamento.

Dopotutto, il vento per alcuni è il simbolo di ciò che vola via, perduto per sempre; per altri invece è un amico da salutare con gioia, o da accogliere come un vecchio compagno. Egli porta sempre qualcosa, con la sua brezza: spesso impercettibile, ma presente.

Scarlet Krauger però non pensava alla leggera brezza che le accarezzava il viso; non si curava delle parole che quest’ultima le sussurrava, con avvertimento; né era incline a rilassare la mente per lasciar defluire tutte le idee che la affollavano. Ma se solo si fosse fermata un attimo, e avesse alzato gli occhi, verso la notte, alle stelle non visibili per la luce emanata da Midgar, lasciando entrare dentro di sé quel vento che aveva deciso di passare per la città, forse avrebbe colto una sottile e alquanto carezzevole voce che le sussurrava della sua imminente morte. Quante cose potrebbero essere diverse se gli uomini guardassero oltre l’apparenza delle cose! Ma purtroppo ciò non accade, e Scarlet, come tutti, era cieca al proprio imminente e tragico destino.

Lì in piedi, nel giardino della sua tenuta, la mente di Scarlet vagava per i preparativi imminenti del suo piano. Tutto era stato preparato alla perfezione, nulla era stato affidato al caso. Lei ed i suoi complici avevano previsto ogni evenienza, ogni particolare. La festa che aveva organizzato per la sera seguente era un sotterfugio davvero geniale: oltre ai consuetudinari invitati, si era permessa di invitare alcuni tra i più importanti esponenti della Multinazionale più famosa della città, la ShinRa. Non c’era nulla che avrebbe potuto spingere quegli stolti ad accettare il suo invito, se non la sete di informazioni. Delle informazioni che lei possedeva, e che loro disperatamente cercavano. Ed era stato questo che li aveva convinti a dare l’adesione per la festa, e a confermare la loro presenza.

Ma la stupidità dell’uomo è abissale. Davvero pensavano che avrebbe esposto in modo così palese ciò che cercavano? Illusi. Anche lei aveva i suoi informatori. E ai suoi informatori nulla avrebbe fatto più piacere che vedersi davanti una ShinRa libera da quegli stupidi, impegnati a raccogliere informazioni durante la festa alla sua villa. A quel punto, nulla sarebbe andato storto, e lei avrebbe avuto tutte le informazioni necessarie per le sue ricerche.

Sorrise soddisfatta tra sé e sé, mentre le poche stelle che rischiaravano la volta celeste la osservavano. Poi un trillo fastidioso la destò, prese il cellulare in mano ed accettò la chiamata.

“Salve, Tifa” disse, senza togliersi dal volto quel sorriso compiaciuto “Ti sembra l’ora di telefonare? Sarei anche potuta essere a letto!”

“Lavoro per te da tre anni, sarò a conoscenza del tuo orario biologico” rispose Tifa via cellulare.

“Arguta risposta, signorina” rispose Scarlet. Adorava il modo di fare della ragazza con cui stava parlando, la riteneva una delle sue più fidate spie, oltre che una fedele amica. “Suppongo che, data la chiamata, tu abbia qualche novità in particolare da narrarmi”.

“In verità no” rispose la ragazza “Chiamavo principalmente per accertarmi che il piano per domani fosse rimasto invariato. Dopotutto, hai detto tu che tutto doveva essere perfettamente studiato”.

“Tranquilla, tutto è rimasto invariato. Tu hai dato l’indisponibilità per poter venire alla serata che ho organizzato, nonostante il mio invito. Dopotutto, sarebbe parso sospetto non invitare te. Così invece potrai muoverti indisturbata tra le informazioni segrete della ShinRa, mentre tutti sono qui a cercare informazioni inutilmente…” dichiarò Scarlet, con voce ferma.

“Fai attenzione a Zack Fair” la ammonì Tifa “E’ convinto di colpire durante la festa. Ovviamente io lo sto spronando a compiere il suo lavoro... se riesci a coglierlo sul fatto potremmo anche toglierlo definitivamente dalla scena, per domani notte!”

“Me ne occuperò io” sorrise Scarlet, mentre lasciava correre i propri pensieri sul prato che circondava la sua magione. Si, gli uomini a volte erano ciechi, era a questo che pensava. Dopotutto, la stessa Scarlet lo avrebbe scoperto a proprie spese entro poche ore.

 

 

 

 

La mattina seguente tutto era, come sempre, normale. Cloud Strife e Zack Fair erano al lavoro, mentre Cissnei ed Aerith, invece, erano nelle rispettive case o a sbrigare commissioni per la famiglia; e mentre Arthur Strife ed Eliza Krauger erano a scuola, Scarlet era ad ultimare gli ultimi preparativi per l’imminente serata.

Solo una donna era seduta, la testa poggiata tra le braccia, su una scrivania, con la mente rivolta a multiformi pensieri. I suoi lunghi capelli neri ricadevano oltre le spalle, vicino al viso. Lo sguardo era rivolto al panorama della finestra, senza in realtà vederlo sul serio.

Era usanza di Tifa Lockheart concentrarsi adeguatamente in quel modo, prima di un’ostica missione come quella che avrebbe svolto la sera. Per questo, ogni volta, lasciava scorrere i propri pensieri, ripetendo dentro di sé le fasi fondamentali del piano.

Tuttavia quella volta era diverso. Lo sentiva. Nell’aria si avvertiva qualcosa. Forse... un cambiamento. Rabbrividì, sperando di sbagliare, e cercò di rimanere ottimista. Dopotutto, Scarlet aveva messo parecchio impegno nella realizzazione del piano. Ogni aspetto era stato curato alla perfezione, ogni eventualità era stata adeguatamente discussa a fondo. Tifa disponeva delle mappe dell’edificio, delle eventuali uscite d’emergenza, dei condotti di aerazione e dei principali luoghi in cui potevano essere celate le informazioni più importanti, in modo tale da essere pronta per la sua “gita”.

Eppure non era propriamente convinta. Ma l’uomo ha forse il dono di prevedere le sciagure? La risposta era più difficile di quanto potesse essere ad un primo impatto, se adeguatamente ragionata e discussa. Per distogliere la mente da quei pensieri, decise di passeggiare un po’ per le gotiche strade di Midgar. Prese il soprabito e, con sguardo chino, attraversò tutto l’edificio per poi ritrovarsi a varcare le grandi arcate che fungevano da uscita. Per strada non incontrò molta gente. In effetti, era tutto fin troppo tranquillo. Un venticello leggero, probabilmente giunto nella notte, portava con sé le foglie autunnali staccatesi dagli alberi. I suoi passi producevano un leggero tonfo, quasi impercettibile.

Inspirò l’aria fresca di quella mattinata, si lasciò accarezzare dall’affusolato tocco del vento, e provò l’impulso di stringersi ancor di più nel suo soprabito. Perché quel gelo in un tiepido giorno d’Ottobre? Non lo sapeva, ma sentì che in qualche modo ne era responsabile quella brezza leggera che aveva raggiunto la città. Quella stessa brezza che – anche se non poteva saperlo – aveva portato le stesse sensazioni, un paio di ore prima, a Scarlet.

Aveva causato un cambiamento.

Qualcosa sarebbe accaduto, bisognava solo attendere.

 

 

 

 

 

Infine, così come il sole era sorto la mattina, arrivò il momento in cui il cielo si tinse di fuoco, e in cui le ombre degli alti edifici di Midgar si proiettarono per le strade, e le prime stelle si resero visibili preannunciando l’ormai prossima notte. Scarlet era già andata ad accogliere i primi ospiti, e tra sorrisi accennati, saluti calorosi e frivole chiacchiere, aveva cominciato a sentire dentro di sé una sempre più crescente ansia. Ogni tanto guardava l’orologio che portava al polso, come in trance: ed i suoi pensieri andavano al piano che quella sera sarebbe stato messo in atto. Poi volgeva lo sguardo ai megalitici ingressi della sala, alla ricerca del momento in cui il gruppo di impiegati ShinRa avrebbe fatto il suo debutto. Ancora una volta guardò l’ora. Le sette e ventuno. Sarebbero arrivati presto.

“Mia cara Scarlet!” esclamò una voce femminile alle sue spalle. Istintivamente sobbalzò, riportata bruscamente a terra dai suoi pensieri. Voltandosi vide una delle donne che più odiava al mondo, che in quel momento le stava davanti e le sorrideva affabilmente.

“Elena! Come stai?” domandò Scarlet, dipingendosi sul viso un sorriso zelante. Elena Green. Una grande stronza, a suo parere. Elena era la figlia di uno dei magnati della finanza più famosi del quartiere. Come tale, aveva sviluppato l’arroganza, la testardaggine e il totale disinteresse che si addicevano ad una persona del suo rango. Non c’era niente che quella ragazza non avesse avuto, e Scarlet la disprezzava proprio per questo. Mai una volta aveva pensato a quanto invece fossero simili.

“Oh, molto bene!” rispose la ragazza con un sorriso frizzante più simile ad un ghigno. “Sai, sono davvero colpita, hai talento per organizzare le serate, hai uno stile a dir poco meraviglioso!” esclamò poi.

“Beh, grazie” rispose lei svogliata, continuando a guardare l’orologio. Le sette e ventitré. Ed ancora nessun dipendente della ShinRa si vedeva. Chiuse gli occhi per un momento, sospirando. Elena continuava a blaterare ininterrottamente, ed ogni sua parola era una martellata per il suo mal di testa. Con una scusa si liberò della sua nefasta presenza e si aggirò per un po’ tra gli invitati. Ognuno si complimentava con lei, le diceva quando stupende fossero le decorazioni. Le donne le chiedevano chi fosse stato il mago che le aveva acconciato i capelli, gli uomini le facevano complimenti che rasentavano il ridicolo. Dal canto suo, tutti quegli ospiti si erano meritati la sua sana antipatia, stressata com’era da altri pensieri.

Ma finalmente, dopo altri sette minuti di agitazione, le grandi arcate dell’ingresso vennero occupate da un discreto numero di persone, che Scarlet riconobbe subito. Sollevata, si affrettò a telefonare a Tifa, che, ricevuto l’apposito segnale, si preparò per l’irruzione all’interno del palazzo della ShinRa.

“Salve, Signora Krauger” disse una voce maschile. Alzando lo sguardo si ritrovò davanti Zack Fair, accompagnato da una donna sulla trentina con capelli castani e due splendidi occhi verdi.

“Salve, Zack! La prego, mi chiami Scarlet, dopotutto sono parecchi anni che ci conosciamo” rispose la bionda, incrociando il suo sguardo. Nelle ultime ore, da quando aveva saputo da Tifa che sarebbe stato lui l’incaricato per raccogliere informazioni sui suoi progetti, non aveva desiderato altro che poterlo guardare negli occhi. Voleva leggere il suo sguardo, voleva osservare trionfante la menzogna attraverso i suoi occhi, la stessa menzogna che l’avrebbe tradito e che l’avrebbe resa trionfante. Voleva sfogliare la sua anima, ed era sicura che un colpo d’occhio sarebbe bastato a vedere l’insicurezza, la titubanza, la paura di quello che stava per fare negli occhi dell’uomo.

Per questo si stupì quando invece vide solamente due profondi occhi blu che la guardavano. Anche se poteva sembrare strano, Scarlet era assolutamente convinta che sarebbe riuscita a capire le intenzioni di Fair solamente guardandolo. Ma adesso una delle sue certezze si era frantumata. Il mal di testa si fece più forte, e le sembrò quasi di percepire le idi di una tragedia imminente.

“D’accordo... Scarlet” rispose Zack, non accorgendosi minimamente del conflitto interno della donna. “Posso avere l’onore di presentarle mia moglie Aerith?”

“Davvero piacere!” rispose la donna dai capelli castani, stringendole la mano.

Dal canto suo, Scarlet era davvero troppo stranita per rispondere, e biascicò un piacere, mentre cercava di riprendersi. Ma come poteva aver sbagliato? D’un tratto, il piano di mandare Tifa all’interno della ShinRa le sembrò una gigantesca trappola mortale. Se aveva fallito le previsioni su Zack, perché non avrebbe dovuto fallire anche sui piani d’intrusione alla ShinRa?

“Si, il piacere è mio” rispose, cercando di riprendersi. Si scostò una ciocca di capelli dorati dal viso e la fermò dietro l’orecchio, maledicendo chiunque le avesse acconciato i capelli quel pomeriggio “Zack, mi fa davvero piacere che abbia accettato il mio invito. Desidero davvero che le ostilità dovute al lavoro tra noi cessino” aggiunse, cercando di riacquistare un tono sicuro.

“Beh, certo. Non si può rovinare un amicizia solo per una disputa d’ufficio” assentì Zack, mentre Aerith sospirava.

“Prevedo un’interessantissima discussione sul lavoro!” esclamò sorridendo “Mi spiace, ma poiché non intendo parteciparvi sarà meglio che mi dilegui alla ricerca di qualcun altro con cui conversare” continuò poi, scherzando.

“Si, vada, credo che la annoieremmo inutilmente” annuì Scarlet con un sorriso comprensivo.

“Spero che non si offenda per il mio mancato interesse!” disse Aerith.

La bionda sorrise. “Ma no, si figuri”.

“Bene! A dopo” disse Aerith al marito, prendendo uno dei cocktail poggiati su un tavolo ed allontanandosi verso l’altro capo della sala.

“Che simpatica” sussurrò Scarlet, quando se ne fu andata.

“Vero?” domandò Zack sorridendo “E’ quello che credo anche io. E’ grande!”

Scarlet non rispose, pensando a restare calma. Tutto stava andando bene, non c’era alcun bisogno di agitarsi. Almeno, fu così finché Zack non divenne d’un tratto serio.

“Sono convinto che noi due dovremmo fare un’amabile chiacchierata, Scarlet”.

 

 

 

 

 

Cloud Strife spense il motore della sua auto nel vialetto che portava alla casa di Scarlet e si concesse il lusso di sospirare, un momento, cercando di riprendersi da una giornata terribile. Accanto a lui, Cissnei si sistemò nervosamente i lunghi capelli rossi.

“Allora, andiamo?” chiese poi al marito.

“Ehm… direi di si” rispose Cloud, aprendo la portiera e scendendo dall’auto, seguito da sua moglie.

“Secondo te Scarlet ci impedirà di entrare per il ritardo?” chiese nervosa Cissnei.

“Conoscendola, credo di si” rispose Cloud guardandosi in giro, mentre avanzavano verso la sala d’ingresso.

“Oppure libererà i cani da guardia per darci la caccia e offrire un gradevole spettacolo agli ospiti!”

“Si, questo è ancora più probabile!” rispose Cloud ammiccando.

“Ah, spero si limiti solamente a lanciarci una delle sue occhiate glaciali che mi fanno sempre rabbrividire” disse Cissnei.

Insieme varcarono le alte arcate d’ingresso della casa, e subito si confusero tra la folla che parlava animatamente.

“Secondo te ci ha visti? Potremo far finta di essere sempre stati qui” sentenziò la donna mentre guardava a destra e sinistra.

“Stai parlando di Scarlet, come vorresti ingannarla?” rispose Cloud.

“In effetti quella ha la vista di un’aquila! Separiamoci, così sarà più difficile venire colti in flagrante!” suggerì Cissnei sparendo in un lampo tra la folla.

Cloud sospirò mentre guardava la donna allontanarsi. Forse stava solo scherzando, ma riusciva ad intuire una leggera preoccupazione nel tono di voce di Cissnei. D’altronde, era ben noto che Scarlet terrorizzasse tutti con i suoi metodi alquanto arroganti. Si guardò intorno, cercando di individuarla: non era, come sempre, al centro della sala, a sgridare timidi addetti al catering o a conversare animatamente con gli invitati. Strano.

Poi la individuò in un angolo, mentre parlava animatamente con Zack Fair, lo sguardo serio, quasi preoccupato. In alcuni momenti sembrava addirittura che un lampo di paura balenasse nei suoi occhi chiari. Zack le parlava serio, ed ogni parola sembrava tagliente come la lama di un rasoio.

Si disse che non erano affari suoi, e che le faccende privati degli altri non dovevano minimamente interessargli. Fece per voltarsi, ma non aveva nemmeno mosso un passo che una voce dietro di lui parlò.

“Conosce quei due?”

Cloud si riscosse dai propri pensieri e si voltò. Davanti a lui c’era una donna dai lunghi capelli castani e dai vividi occhi verdi, che lo guardava con un’espressione di divertimento dipinta sul volto, che faceva cenno con la testa a Zack e Scarlet.

“Si! L’uomo, Zack, è un mio amico, mentre la donna è l’organizzatrice della festa, Scarlet” rispose poi. “E lei, li conosce?” chiese subito dopo.

La donna si avvicinò, porgendogli un bicchiere di Champagne. “In un certo senso…” fece una pausa, poi riprese “Sono la moglie di Zack” disse “e lei deve essere il Dottor Strife”.

“Oh, si, davvero piacere” rispose lui, stringendole la mano. “Suo marito mi ha parlato tanto di lei, signora...?”

“Gainsborough” rispose lei, ricambiando la stretta di mano dell’uomo “Aerith Gainsborough”.

“Posso chiamarla Aerith?” chiese Cloud sorridendo.

“Si, certo… Cloud”.

Aerith rispose al sorriso, guardandolo negli occhi, e Cloud si sentì terribilmente in imbarazzo. Istintivamente guardò ancora verso Zack e Scarlet, e vide l’espressione di Scarlet sempre più preoccupata. Non seppe il perché, ma l’espressione che lesse nel volto della donna bionda in qualche modo accrebbe la sua sicurezza. Sorrise di una nuova energia, e si rivolse alla donna che le stava davanti, con entusiasmo.

“Zack mi ha parlato davvero tanto di lei” disse, mentre camminava lentamente con la donna  a fianco, attraversando la sala “Ci tenevo davvero tanto a conoscerla, non sa quante volte mi ha ripetuto che la considera straordinaria”.

“Ti prego, diamoci del tu” rispose Aerith seguendo i suoi passi “Dopotutto, tu e Zack siete grandi amici”.

“D’accordo! Beh, in effetti lo conosco dai tempi delle superiori, eravamo in classe insieme” rispose Cloud “Lei… cioè, tu… non hai frequentato qui?”

Aerith sorrise mestamente “No, io vengo da molto lontano… dal continente a nord, per dirla tutta. Sono venuta a Midgar solo da qualche anno!”

“Ho visitato l’Icicle Area molte volte, devo dire che è un posto davvero incantevole. I ghiacci sanno sempre emozionarmi” rispose Cloud sognante.

“Già... secondo me Midgar è fin troppo soleggiata! A dire la verità, non vedo l’ora che arrivino i mesi invernali e la pioggia! Però devo ammettere che qui la notte, in questo periodo, è molto bella” rispose Aerith, guardando attraverso le alte finestre la nera notte.

“Beh, allora andiamo fuori... la serata è magnifica” propose Cloud. Insieme attraversarono l’ingresso della sala e si diressero sotto i raggi di una pallida luna argentea. Delle lievi folate di vento stuzzicavano i loro volti. Era lo stesso vento che la notte prima aveva dato da riflettere a Scarlet Krauger e il medesimo che aveva accompagnato Tifa Lockheart nel corso della giornata. La luce della luna illuminava i loro volti, calda e serena.

“Oggi si sta benissimo qui fuori!” esclamò estasiata Aerith. “Io amo il cielo, è così… infinito. Mi piace il blu eterno della notte, mi dà... serenità. Dove vivevo prima ogni notte avevo delle bellissime aurore boreali... ma non potevo mai vederle. Non potevo vedere nemmeno il cielo stellato, nemmeno lo splendore della luna. La notte faceva troppo freddo per stare all’aria aperta, e le tormente di neve impedivano la visibilità anche dall’interno della casa. Per questo amo il cielo di Midgar. E’ così… libero…” disse, guardando sognante la volta celeste.

“Purtroppo questo cielo non è dei migliori” rispose Cloud “La luce proveniente da Midgar impedisce di vedere appieno lo splendore della volta celeste. E’ lo svantaggio di vivere in una grande città. Nei villaggi come Nibelheim, invece, le stelle sono bellissime, è uno spettacolo magnifico”.

“Ci sei stato?” chiese Aerith guardandolo divertita.

“Solo una volta, quando avevo 15 anni, in vacanza” rispose Cloud, assorto. “Un posto un po’ sperduto, ma indimenticabile... all’epoca non avevano ancora costruito il reattore Mako, e quindi era una località un po’ fuori mano, tuttavia era un posto davvero splendido. Ma la cosa che non scorderò mai più è il cielo. Aveva un qualcosa di magico, che non riesco a percepire qui a Midgar” continuò.

“Sembra un bel luogo” rispose Aerith sognante, cercando di immaginarsi ciò che quell’uomo le poneva davanti con il suo racconto.

“Beh, potremo parlarne con Zack e fare una vacanza tutti insieme. Io, te, Zack e mia moglie” propose Cloud.

“Sarebbe bello” assentì Aerith “Mi piace molto viaggiare, anche se non ne ho quasi mai la possibilità. Il lavoro di Zack ci tiene sempre inchiodati a Midgar”

“Se sarà possibile, organizzerò questo viaggio volentieri” disse Cloud.

Per qualche secondo vi fu il silenzio tra i due, interrotto soltanto dal lieve brusio della sala da cui provenivano le voci degli invitati.

“Grazie” sussurrò poi Aerith.

Cloud si voltò a fissarla, e la vide tutta d’un tratto seria. “E di cosa?” chiese, incuriosito.

“Beh… è il mio primo party, e non sapevo come comportarmi, di cosa parlare, cosa fare… poi ho visto che guardavi Zack, e ho pensato che lo conoscessi. Ed infatti era così! Adesso mi sento molto più a mio agio… e per questo ti dico grazie”.

“Beh, niente di ché… è stato quasi naturale” rispose Cloud, trovandosi tutto d’un tratto in imbarazzo. Un altro silenzio scese tra loro. Poi Aerith parlò.

“Restiamo un altro po’ qui… non me la sento di tornare là dentro”

“D’accordo” rispose Cloud, sorridendo e pensando a quanto strana fosse quella situazione.

 

 

 

 

Tifa Lockheart si era appostata alle 20:56 all’angolo della strada che conduceva al mastodontico edificio ShinRa, attendendo il via libera per entrare nell’edificio. L’occasione adatta si era presentata circa 20 minuti dopo, quando, senza che nessuno la vedesse, era sgattaiolata all’interno dell’edificio da una porta secondaria.

Per sua fortuna, non aveva incontrato quasi nessuno, eccetto qualche guardia pigra che non si era nemmeno scomodata nel chiederle cosa ci facesse lì. Meglio così. In tal modo, era riuscita ad arrivare ai piani alti e poi si era infilata in un condotto di aerazione, ed adesso si muoveva avanti e indietro all’interno di quegli stretti cunicoli, cercando una via d’uscita che la portasse in un luogo che potesse nascondere informazioni utili a Scarlet. Stava per prendere un

passaggio alla sua destra, quando sentì una voce parlare a qualcun altro.

“Che noia! Ma riesci a credere che non ci sia quasi nessuno e che noi dobbiamo stare qui ad annoiarci?”

Sembrava la voce di una guardia. Lentamente, si avvicinò ad un’apertura nel cunicolo ed osservò due fanti, imbronciati.

“Beh, tutti i pezzi grossi sono alla festa della Signora Krauger a cercare di ottenere informazioni, è ovvio che qui non accada niente”  rispose uno dei due.

“Si, dicono solo di cercare informazioni, ma pare che il piano comprendesse qualcosa in più di un semplice infiltramento”

“Che cosa? Dici sul serio?”

“Davvero! Sembra sia un modo per... togliere di mezzo la concorrenza, non so se mi intendo!” rispose la guardia ammiccando.

A Tifa si spalancarono gli occhi della sorpresa. Era la verità?

“Sul, serio, ci sarà da ridere quando Zack Fair riuscirà a sbarazzarsi di Scarlet, questa sera! Lei non sospetta nulla, è caduta nella trappola della ShinRa!”

“Ma come hai fatto a saperlo?” chiese l’altro, stupito dalla rivelazione.

“Ho sentito il Presidente e Fair parlarne. A quanto pare, solo loro ne sono a conoscenza!”

Tifa, in un lampo, comprese tutto. Capì il perché il Presidente avesse acconsentito a mandare gli impiegati ShinRa alla festa e soprattutto concepì appieno il compito di Zack Fair. Quella sera non era venuto alla festa in veste di spia.

Era venuto in veste di assassino.

Senza preoccuparsi di fare rumore o altro, cominciò a muoversi velocemente per cercare un’uscita. Prese il cellulare e compose il numero di Scarlet, in fretta, cercando di avvertirla.

Il cellulare era spento o non raggiungibile. Imprecò sonoramente, uscì dal condotto di aerazione e si diresse come una furia verso l’atrio della ShinRa.

 

 

 

 

 

Et voilà, ho finito anche questo capitolo, che mi ricorda tantissimo il romanzo “La Signora Dalloway” di Virginia Wolf!

 Mi rendo conto che si interrompe sul più bello, ma purtroppo il capitolo stava diventando decisamente troppo lungo e quindi ho preferito dividerlo in due parti diverse. Spero che la storia sia piuttosto comprensibile, e che io non abbia fatto errori di ortografia! In tal caso mi scuso in anticipo! ^^

Povera Scarlet, riuscirà a salvarsi? Tifa riuscirà ad arrivare in tempo? Boh, non posso ancora rispondere!

L’unica cosa a cui posso rispondere adesso sono le bellissime recensioni allo scorso capitolo:

 

Bankotsu: Grazie, grazie, grazie per i bellissimi commenti! Si, lo scorso capitolo in effetti serviva proprio a rendere più chiari i legami tra i vari personaggi, mentre in questo qui comincia la storia vera e propria! Spero ti piaccia lo stile che ho adottato! E comunque, stavolta hai dovuto attendere solo un mese... chissà, forse per il prossimo capitolo attenderai anche meno (Speriamo ^^)!

PS: Complimentissimi per Loneliness, davvero stupenda!

 

Lirith: caspita che faccia sconvolta! Sono contento di averti lasciato senza parole xDD in quanto alla bambina psicopatica, è stata una trovata un po’… folle, lo ammetto, che però ha avuto molti consensi! Grazie per i complimenti e spero che questo capitolo ti piaccia e che continuerai a seguire la storia ^^

PS: Ti colgo l’occasione per ribadire quanto mi piaccia la tua fan fiction!! E’ bellissima!!!

 

Ringrazio inoltre Bankotsu e Lirith per aver messo la storia tra i preferiti e Lirith per aver messo la storia tra quelle seguite, ed anche tutti i lettori!

Spero di metterci meno per pubblicare il prossimo capitolo! Ciao a tutti e a prestissimo!

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VII / Vai alla pagina dell'autore: BaschVR