Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: FlameWolf    27/10/2016    12 recensioni
Mi volto verso mio nipote, che ormai sta piangendo a squarciagola. Ripenso alla prima volta che l'ho visto, al suono della sua risata, a quella gioia sempre presente nei suoi occhi. Immagino i miei vicini, la gente del villaggio venire qui per strapparmelo via, per ucciderlo.
Sospetto, rabbia, ira.
Dopo questa edizione non avremo veramente nient'altro.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Presidente Snow, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Giorno 3, mattina

 

Chester Colin Herstone, tributo del distretto 3, arena

È quasi un'ora che aspetto, inizio ad aver paura. Ivar ha troppa fiducia nelle sue capacità, non vorrei che l'avessero scoperto ed ucciso. Non avrei dovuto dargli retta, dovevo andare con lui e basta.
Forse esagero, è un tipo in gamba, è sempre riuscito a cavarsela da solo finora. Forse quel zuccone è solamente in ritardo. Devo solo aspettare.

Osservo il telecomando. L'esplosivo è già posizionato, devo solo aspettare che torni Ivar e che mi dia l'ok. Purtroppo non ho potuto studiare il marchingegno come volevo a causa del fatto che mi manca perfino il cacciavite per aprire la scatola. Le sue caratteristiche dunque sono un'incognita, e la cosa mi crea parecchia ansia. Spero che non ci stiamo cacciando in un guaio troppo grosso. Mi è sufficiente che distragga i favoriti giusto il tempo per rubare qualcosa di utile, nulla di più.
“Ehi!” esclama Ivar spuntando fuori da un cespuglio fresco come una rosa, nonostante abbiamo entrambi passato la notte in bianco “Mi stavi aspettando?”.
Sospiro rassegnato, Ivar è Ivar, non c'è nulla da fare. Sono contento di averlo come alleato però, mi aiuta ad allentare la tensione.
“Dunque?” gli domando.
“I favoriti sono tutti via, c'è solo quella ragazza del tuo distretto e il tipo del quattro, ma quello non mi sembra molto portato a fare il cane da guardia, o è distratto o è a spasso”.
Annuisco, non potevamo avere una situazione più ideale. Facciamo esplodere il marchingegno, e poi dritti verso la cornucopia.
“Allora, accendiamo?” mi chiede.

 

Anche per quest'anno è andata, posso tirare un sospiro di sollievo fino alla prossima mietitura. Ne ho ancora cinque davanti a me, e poi è fatta. Un giorno compirò diciannove anni e sarò libero da questo squallore, non solo dagli Hunger Games, ma anche da mio padre. Giuro che me ne andrò alla prima occasione, anche a costo di vivere sotto un ponte, non mi importa. Sono abbastanza intelligente da cavarmela da solo.
Esco fuori dalla mia stanza di soppiatto, dopo essermi accertato che non ci siano rumori strani in giro. Quel disgraziato deve essere andato ad ubriacarsi insieme allo zio di Nicholas. Meglio così, almeno non lo vedrò per un po'. Cosa farò quando torna però? L'altra volta ho provato a chiudermi a chiave in camera, ma la cosa l'ha innervosito più del solito. Non posso continuare a vivere in questo modo, a volte penso che abbia ragione Nicholas. No... non posso commettere un'azione simile anche se sarebbe realizzabile, l'abbiamo vista insieme, quasi per scherzo. Devo resistere altri cinque o sei anni, non è impossibile.

Vado in cucina alla ricerca di qualcosa da mangiare per cena. Controllo il frigorifero e le credenze, ma non c'è nulla. Aveva promesso che quando gli sarebbe arrivata la paga avrebbe comprato qualcosa da mangiare, invece avrà speso tutto in alcool, come sempre. Non ci posso credere, come si può essere così irresponsabili? Non possiamo indebitarci di nuovo, siamo già nella merda fino al collo! Perché fa così? Non causa abbastanza dolore? È lui l'adulto! Dovrebbe prendersi cura di me! Amarmi! Dice che gli dispiace ubriacarsi e mettermi le mani addosso, però continua a farlo lo stesso. L'ho pregato in passato di farsi aiutare, ma è stato tutto inutile. A lui semplicemente piace vivere in questo modo.
Sbatto il pugno contro il mobile con rabbia. Sei anni, eh? Faccio prima a morire per incuria. Quel maledetto bastardo... non poteva morire lui anziché la mamma? Sarebbe stato meglio per tutti! Io... io lo odio! Vorrei che scomparisse per sempre!

La porta si apre di scatto facendomi sobbalzare. Mio padre e lo zio di Nick sono qui. Perché? Non sono neppure le nove di sera! È troppo presto.
Ehi, fighetta!” mi apostrofa lo zio piuttosto brillo. Non replico, mi limito a guardarlo storto mentre cerco di rifugiarmi in camera mia.

Ti hanno salutato razza di maleducato” mi blocca mio padre afferrandomi con forza la spalla.
Lasciami!” gli urlo mentre cerco di liberarmi.
Per tutta risposta lo zio di Nick mi tira uno schiaffone sul volto che mi ribalta quasi per terra. Avverto la guancia bruciare, mentre i miei occhi si riempiono di lacrime. Di nuovo.
Le nuove generazioni sono composte da mezze calzette. Ricordi come combattevamo negli anni bui?” domanda l'uomo.
Mio padre sbuffa annoiato “Non me lo dire. Questo ragazzo è una delusione, come sua madre. Sarebbe stato meglio se fosse morto anche lui”.
Pensavo che non potesse ferirmi più di così, ma evidentemente mi sbagliavo. Come può dire una cosa del genere al proprio figlio? “Vorrei che tu fossi morto” sussurro debolmente.
Che cazzo hai detto?” tuona mio padre. Merda mi ha sentito! Devo trovare un modo per scusarmi prima che... no... sarebbe inutile. È un ciclo infinito. Lui si ubriaca, mi insulta, mi picchia, poi gli passa la sbronza, si scusa, e poi si ubriaca di nuovo. Va avanti da troppo anni, io...io non ce la faccio più. Non cambierà mai, è fatto così. Non voglio vivere per sempre in questo modo, non voglio essere per sempre una vittima.
Voglio che tu muoia!” ripeto a gran voce, ricevendo in tutta risposta un pugno sul naso. Cado per terra sanguinante, ma è solo l'inizio. Entrambi iniziano a colpirmi con calci e pugni finché non perdo i sensi.
Quando riapro gli occhi sono addormentati sul divano, nell'aria c'è una puzza tremenda di vino economico. Ho male ovunque, mi sento la faccia gonfia, e ho in bocca il sapore del sangue. Solitamente a questo punto mi ritrovo a piangere, ma non questa volta. Non questa volta, cazzo! Io non voglio vivere così, e non voglio che lo faccia anche Nick. Persone del genere non possono cambiare, sono solo parassiti che distruggono ogni cosa che incontrano davanti a sé.non si può avere pietà per mostri del genere, non la meritano.
Mi alzo in piedi e mi dirigo verso le centraline dell'elettricità e del gas in cortile, costruite all'esterno per far abbassare il prezzo delle casa. Inizio a lavorare su entrambe manomettendole. Ci sarà una grossa esplosione a breve. Salutatemi l'inferno.
Accendiamo”.

 

Ivar “Il Senzaossa” Ludwig, tributo del distretto 6, arena

Un bagliore rossastro investe la foresta a kilometri di distanza. L'incendio si propaga per una buona fetta dell'arena, distruggendo qualunque cosa gli si pari davanti. Con un po' di fortuna ci libereremo anche di qualche tributo. Se sapevo che questo esplosivo era così potente, avremmo potuto usarlo per distruggere la cornucopia. Purtroppo non ci era possibile scoprirne la portata senza un cacciavite, ma pazienza, non tutto il male viene per nuocere. I favoriti continueranno ad avere le loro scorte, ma anche noi. Se avessimo bisogno di qualcosa ci sarà sufficiente creare un nuovo diversivo e tornare alla cornucopia per rubacchiare. Per questa volta è andata così, e direi che il piano sta procedendo bene. Ho controllato prima, tre favoriti su cinque non ci sono, probabilmente sono a caccia. L'incendio rendere più difficoltoso il loro ritorno alla base, dandoci così tutto il tempo necessario per fare i nostri sporchi comodi. Il vero problema è Jasmine. Libero infatti sembra essere andato a zonzo in giro, ma l'altra è rimasta, e sembra difficile da distrarre. Lei è un bel ostacolo.
Mi volto verso Chester, sta fissando incantato il fumo che si innalza nel cielo. Sembra essere perso in chissà quale pensiero. Scuoto la testa, non abbiamo tempo per queste stronzate.

Scendo giù dal mio albero personale di vedetta (che ho ribattezzato “Arturo”) e do un pizzicotto al mio compagno.
“Ahi!” protesta lui destandosi dal quel piccolo mondo in cui si era chiuso.
“Muoviamoci!” gli ordino trascinandolo per la manica.

Passiamo la mezz'ora successiva ad alternare corsa e passo veloce, finché non arriviamo nell'area della cornucopia. Ci fermiamo quasi all'unisono dietro agli ultimi alberi della foresta e rimaniamo in silenzio ad esaminare la situazione. Non sentiamo e non vediamo niente, la cosa potrebbe essere sia positiva che negativa. In ogni caso è meglio non sottovalutare la situazione. Prendo fuori dallo zaino il punteruolo, in caso le cose andassero a male. Spero di non doverlo utilizzare, durante le mie “missioni” al distretto 6 non ho mai dovuto rincorrere alla violenza.
“Se dovesse andarci male ci divideremo, così avremo più possibilità di sopravvivenza” afferma Chester scuro in volto.
“Non ne avremo bisogno, tranquillo. Andrà tutto bene” replico ostentando una sicurezza che in realtà non possiedo. Sono assolutamente convinto che il segreto del successo stia nell'atteggiamento, e non ho di certo intenzione di cambiare idea adesso. “In caso però prenditi un ramo” gli consiglio indicandone uno grosso con la testa. Dobbiamo essere pronti a tutto.
Chester esegue senza fiatare, concentrato come non mai. Tira fuori dallo zaino anche la torcia elettrica. “Sai, per distrarla” mi spiega di fronte al mio sguardo perplesso.
“Magnifico” esclamo prima di dare cenno di partenza.

Avanziamo di soppiatto, nascondendoci grazie all'erica. Con grande sorpresa scopro che anche Chester sa muoversi in maniera silenziosa. Questo è sicuramente un grosso aiuto.
Ci fermiamo quasi ai confini del campo, vicinissimo alle postazione di metallo dalle quali siamo spuntati fuori come funghi.
Riesco ad intravedere Jasmine che fissa il soffitto della cornucopia, ma non Libero. Deve essere ancora in giro, fantastico. In caso di difficoltà saremo due contro uno, è fattibile di brutto! Dobbiamo solo sperare che non ci sia un imprevisto. Mi volto verso il mio alleato, stringe con forza il bastone, è di nuovo immerso nei suoi pensieri. Ora che ci penso lui e Jasmine provengono dallo stesso distretto, spero non si faccia prendere dai sentimentalismi.
Gli do l'ennesimo pizzicotto, ricevendo in cambio un'occhiataccia e un “Quando torniamo le prendi” sillabato con il labiale.
Ci separiamo, e mentre raggiungo un punto cieco dalla prospettiva della ragazza, Chester inizia ad usare la torcia contro la cornucopia, creando un gioco di luci abbastanza potente da catturare l'attenzione di Jasmine. La mora si alza incuriosita, ed esce per cercare di capire che cosa stia accadendo. Aspetto che si allontani di qualche passo ed esco fuori dal mio nascondiglio. Stringo forte il punteruolo, è chiaro che l'unica strada che ho è quella di ucciderla. Se miro alla gola dovrei farcela. È sola, non ha nessuno ad aiutarla, è un gioco da ragazzi. Non devo pensare, devo solo agire. Alzo il braccio e la colpisco, è semplice. Tanto devono morire tutti, no? Non sono io che la uccido, è Capitol. Io non c'entro niente, io devo solo alzare il braccio.
“Metti giù quell'aggeggio” afferma Jasmine squadrandomi apatica. Mi ha visto? Oh merda, ed ora? “Speravate che cadessi in un trucchetto così semplice? C'è Chester con te?” mi chiede. Il mio compagno si alza in piedi, ha dell'erica fra i capelli biondi. “Sapevo che quel casino era opera tua. Hai fatto boom prima di me” afferma lei. Non ho proprio idea di cosa stia parlando, mi sento escluso e la cosa non mi piace per niente.
“Comunque...” cerco di intromettermi.
“Prendete quel che volete dalla cornucopia, siete qui per questo no?” ci domanda. Chester conferma con la testa “Mi fate un bel favore se vi allontanate da qui con un bel po' di roba”. Cosa? Non ci sto capendo niente. Perché ci sta aiutando? Non ha senso! Rischia di finire in grossi guai con i favoriti!
“Ti avevo chiesto di fare boom lontano da me” dichiara fermo Chester, facendo sicuramente riferimento a un precedente discorso.
“Tranquillo, non sei tu la vittima designata” risponde con un sorriso malefico.
Guardo Chester “Che facciamo? Ci fidiamo?”
“Tic, tac, tic, tac. Fate in fretta, Libero non ci metterà molto a tornare” Chester si dirige come un fulmine verso la cornucopia e lo seguo a ruota. Prendiamo un po' di cose, soprattutto del cibo e la benedetta borraccia. Nel giro di due minuti siamo già fuori da lì.
“Stai attenta” si raccomanda Chester prima di fuggire con me. Jasmine non risponde, si limita a sorridere sicura come sempre.

 

Dalissa “Daisy” Manique, tributo del distretto 9, arena

Bevo un sorso d'acqua della bottiglia inviataci dallo sponsor. Che bello sentire nuovamente la bocca fresca! Ci voleva veramente. Dobbiamo stare attenti però, l'acqua deve essere razionata finché non troveremo un fiume o qualcosa del genere. Inoltre abbiamo un altro problema: la fame. Abbiamo delle mele e qualche foglia, ma non bastano. Credo di essere dimagrita, così come Liam e Jenny. Sono preoccupata, soprattutto per Liam che essendo così piccolo tollera di meno questa privazione. L'importante però è non farsi prendere dallo sconforto, dobbiamo rimanere concentrati, prima o poi troveremo qualcosa che ci aiuterà ad andare avanti. È dura mantenersi calmi, ma faccio il possibile per il bene del gruppo. Parlare aumenta la sete, ma allontana anche i cattivi pensieri.
“Sapevate che foglie del tè possono cacciare le zanzare, profumare i pediluvi, fertilizzare le rose e pulire i pavimenti?” domando all'improvviso per alleggerire gli umori generali.

“Cos'è un pediluvio?” mi chiede Liam curioso.
“Un trattamento per i piedi” risponde Jennifer al posto mio.“Sapevi che tanto tempo fa una principessa incontrò l'amore della sua vita attraverso un pediluvio? Un giorno infatti...” inizia a raccontare con gli occhi che le brillano. Sono contenta di averla presa con noi, mi piace molto. Mi ricorda un po' Lyn a grandi linee. Sono entrambe allegre e nascondono negli occhi una sofferenza che non espongono al resto del mondo facilmente. Inoltre sembra andare d'accordo con Liam. Penso sia dovuto al fatto che Jennifer ha due sorelle più piccole, e credo che lui gliele ricordi. Ci sono così tante vite in gioco, per la prima volta penso che il tempo scorra troppo velocemente.

Improvvisamente veniamo travolti da una folata calda di vento che puzza di zolfo e di fumo, mentre le nostre orecchie vengono travolte da un rumore potente.
“Cosa è stato?” chiede Liam allarmato. Mi guardo intorno confusa, ed intravedo animali di varie specie correre, oltrepassandoci senza curarsi minimamente di noi. Per poco Jenny non viene investita da uno di loro.

Mi guardo intorno cercando di capire cosa stia succedendo, e lo vedo. Rosso, crudele, spietato e bramoso di distruzione. È l'incarnazione stessa della morte, un incubo che ha preso corpo su questa terra, desideroso solamente di uccidere. Vuole me, mia madre e la mia casa non gli sono bastati, lui non è mai sazio.
Lo vedo crescere (perché è quello che fa sempre, poco importa quanto credi di averlo sotto controllo) in grandezza e voracità. Come posso contrastarlo? Non sono nulla di fronte a lui. Non c'è speranza quando prende il potere! Siamo morti, siamo tutti quanti morti! Il mio cuore sta uscendo dal petto!
“Dobbiamo andarcene!” urla Jennifer, ma è lontana, la sento a malapena “Dalissa!” aggiunge, ma non riesco a muovermi. Sento il mio corpo irrigidirsi e crollare a terra. Sto tremando, e non riesco a smettere, non ho più alcun controllo sul mio corpo. Continuo a fissare l'incendio che si proponga, i miei occhi sono rapiti da quel rosso infernale, non riesco a distogliere lo sguardo nonostante il terrore. Avverto una morsa primordiale serrarmi lo stomaco, mi manca l'aria. Mi sento morire, tutto dentro la mia testa sta urlando, non riesco a capire più chi sono o dove sono. Vedo solo il rosso. Mi manca l'aria.

Dalissa!”

 

Arriva il tanfo, perché arriva sempre. La morte ha l'odore di carne bruciata. Lo sento come se fosse qui, o forse è già arrivato, non lo so. Non so più nulla, so solo che è qui per me. Mi sento strattonare, ma non capisco da dove.

Ti prego, se non ci muoviamo moriremo!”

 

Siamo già morti! Nessuno sopravvive al fuoco! Non lo capite? È finita, non abbiamo speranze! Smettetela, smettetela, scappare non serve! È finita! Vorrei urlaglielo, ma sono prigioniera nel mio stesso corpo.

 

Liam, l'abbiamo persa, dobbiamo andarcene!”
No! Non la lascio qui!”

 

Un urlo agghiacciante riempie le mie orecchie. Le copro per proteggerle, ma inutile. È la voce di mia madre, della mia vera madre, non di quella senza cuore che mi ha adottata; è la stessa che riempie i miei incubi. Sta morendo di nuovo, ancora e ancora, e non posso farci nulla! Mi manca l'aria, non riesco a muovermi! Ho paura, salvatemi!
“Mamma, mamma!” urlo disperata, ma non mi sente, è ancora là in mezzo alle macerie della casa a contorcersi dal dolore. Sento delle spinte violente, perfino una fitta, ma non capisco da dove arrivino o che cosa mi colpiscano. Il fuoco ha trovato altri modi per ferire.

 

Non reagisce, urla e basta!”
Ti prego, Liam, dobbiamo andarcene o moriremo!”
Non possiamo! Dobbiamo trascinarla!”
Siamo troppo deboli! Non potremo mai farcela! Ti prego Liam, faccio fatica a respirare”

 

Crollo a terra definitivamente, riesco a mettermi in posizione fetale, ma nulla più. Avverto sempre più caldo, tremo sempre più forte, le mie guance sono completamente bagnate. Sono ormai completamente circondata, è la fine.
Alzo un attimo la testa, riesco ad intravedere Jenny trascinare via Liam. Mi stanno abbandonando? No! Vi prego, non lasciatemi! Ho paura! Non voglio stare sola!

Inizio a tossire sempre più forte, e mi nascondo il volto fra le mani. È finita.

 

Cassian Nayor, tributo del distretto 12, arena


Corro, o meglio, provo a farlo.
Ogni passo è un salto nel vuoto, posso solo fidarmi dei miei alleati. Per terra è solo buio, mentre dietro ed attorno a noi c'è un fievole rosso. Perché è così opaco? I colori vivaci non sono mai stati un problema. Devo essere peggiorato, non c'è altra spiegazione. In fondo ho iniziato ad avere problemi in coincidenza con il sorgere della cecità della mamma, sapevo già che lo stress non mi aiuta. I miei occhi cederanno a breve, me lo sento. Eppure non sento quell'angoscia che avrei provato due settimane fa, sento solo una pesante rassegnazione. Credo di averlo accettato finalmente, non che abbia avuto scelta. L'arena, Marissa, e gli strateghi hanno sbattuto la mia cecità in faccia al mondo intero, continuare a nasconderlo (a me e agli altri) era ridicolo. Forse per questa cosa li devo ringraziare, ho smesso di lottare una guerra inutile. Il fatto è che avevo paura di essere visto solamente come un disabile e nulla più. Costretto per sempre in un piccolo e soffocante ruolo. Non volevo quella vita, mi veniva la nausea a pensare ad un ipotetico futuro: mantenuto da mio padre finché ne aveva le forze, poi abbandonato in mezzo alla strada finché non sarei morto di fame, esattamente come avviene per tutti i disabili poveri del mio distretto. Volevo essere più di questo, non un peso per tutti.
Ora è tutto diverso però, ho la possibilità di fare qualcosa di utile, di evolvermi ad eroe. Se continuiamo di questo passo moriremo tutti. Ho rimandato l'inevitabile anche troppo a dire il vero. Ho mantenuto la parola che ho dato alla mamma: mi sono trovato degli alleati e ho cercato di andare avanti il più a lungo possibile. Sono sicuro che mi capirà, e chi mi perdonerà. Mi mancheranno le nostre chiacchierate prima di andare a dormire, l'immaginarsi insieme i volti delle persone, e prendere in giro quei buffoni di Capitol. Riuscirà ad andare avanti lo so, lei è fortissima.

“Lasciatemi qui” ordino a Richard ed Autumn, mollando la presa dalle loro spalle. I due si fermano probabilmente sconvolti. Anche se non li vedo sento i loro sguardi addosso. In fondo ci sono molti altri modi per vedere.
“Co...cosa?” mi chiede Richard, la sua voce trema. Provo la voglia di sorridere, è incredibile che si sia affezionato a me in così poco tempo. Al distretto conosco molte persone, ma sono sicuro che nessuna avrebbe mostrato così tanto orrore a una prospettiva del genere, forse neppure Hunter. Sento il suo respiro appesantirsi “Autumn, non fare quella faccia! Digli qualcosa” le urla contro.

La ragazza rimane in silenzio per un tempo che sembra infinito “Siamo troppo lenti non possiamo farcela” confessa con tono grave.
Sento Richard muoversi con voga verso di lei “Non puoi appoggiare questa follia!” le urla addosso con tutta la sua rabbia.
“Abbiamo fatto quello che potevamo fare, mi dispiace. Se proseguiamo di questo ritmo verremo travolti tutti e tre” replica con voce incrinata.
“Grazie per avermi capito”. Non sono arrabbiato con lei, vuole vivere, è una cosa umana. Anch'io vorrei farlo, ma non ne ho la possibilità. Lo sapevamo tutti in fondo, sono morto il giorno stesso della mietitura.
“Mi dispiace un sacco” dichiara Autumn solenne.
“No, no, no!” si lamenta Richard in lacrime “Non possiamo lasciarlo qui!”
“Richard...” Autumn cerca di farlo ragionare fra un colpo di tosse e l'altro, ma la blocco. So che hanno poco tempo, ma questo è un compito mio, il mio ultimo. Faccio un passo in avanti, nel punto in cui proveniva la sua voce. Allungo la mano finché non riesco ad afferralo per il polso. È sottile e madido di sudore. La sua pelle è morbida e calda. Con l'altra mano gli afferro la felpa e poi cerco la guancia, più in alto. È bagnata, ha davvero pianto così tanto? Per me? Oh Richard, pensavi davvero di potermi salvare? Sei troppo buono, rischi di non durare a lungo.
Mi avvicino e gli stampo un bacio sulle labbra screpolate, come pura forma di ringraziamento. Lo sento leggermente irrigidirsi al gesto, ma non troppo. Credo sia rimasto solamente sorpreso dal mio gesto più che disgustato. Buono a sapersi.
“Ora hai un pezzo di me, sei costretto a sopravvivere. Ora va!'” gli consiglio girandomi dall'altra parte, dando loro le spalle. Li sento immobili, esitanti, e prego con tutto me stesso che si muovano. Siamo stati fermi anche troppo, se rimangono qui ancora un po' finiranno per morire. La prima a muoversi è Autumn, che scatta veloce come la gazzella che è. Richard rimane fermo per un paio di secondi in più, ma poi lo sento finalmente muoversi. Ora tocca a loro, se si faranno uccidere mi incazzerò sul serio.

Mi siedo per terra, faccio sempre più fatica a respirare, ma almeno il caldo è piacevole. Mi sento un po' un idiota a stare qui fermo di fronte al pericolo, ma che scelta ho? Sento tutto il coraggio che mi accompagna fino a poco fa sfuggirmi via. Mi stringo forte le gambe, e nascondo la testa fra le ginocchia. Spero che non sarà così terribile, e che sarà veloce. Chiudo gli occhi sospirando. Il nero è l'ultimo colore che vedo.

 

Libero “The Rebel” Howard, tributo del distretto 4, arena

Guardo l'orizzonte, l'incendio sembra essere domato. Fino ad un'ora fa dominava su una grossa fetta dell'arena, mentre ora non c'è più. C'è lo zampino degli strateghi dietro, non ho dubbi. Essere uno di loro significa essere un dio, possono distruggere e creare tutto nel giro di pochi secondi. Alla fine degli Hunger Games potrebbe non rimanere nulla qua dentro, neppure io. Se morissi qualcuno si ricorderà di me? Ho paura di no. Forse Zoey per un po' di tempo, forse Albert a causa del mio sacrificio. Ma poi nulla. Inizio ad avere paura, se neppure Krinsda ha avuto speranze a me cosa rimane? Io non sono addestrato come gli altri, so solo arrampicarmi e recitare. Già la recitazione... non mi sarebbe dispiaciuto diventare un attore un giorno. Se solo non mi fossi offerto volontario... Mi mordo forte il labbro, per punirmi di ciò che ho appena pensato. Dovevo venire qui, o ci sarebbe Albert al mio posto adesso. Ha avuto una vita molto più grama della mia, meritava di essere salvato. Non voglio rimpiangere la mia scelta, ho agito nel giusto, però... ho paura Zoey, ho paura di non rivederti mai più.

“Allora? Si vede qualcosa?” mi chiede Judith. Dovevano tornare questa mattina per una toccata e fuga dopo la caccia di ieri, ma hanno deciso di rimanere finché non fosse tutto finito. A questo punto ripartiranno oggi pomeriggio, con grossa delusione di Angelie.
“Si sta spegnendo” rispondo controvoglia. Non ho voglia di nessuno in questo momento, vorrei solamente essere lasciato in pace. Potrei usare la scusa dell'emicrania per farmi una passeggiata in santa pace, ma ho l' ho utilizzata troppo spesso ultimamente. Credo che alcuni di loro si stiano formando cattive impressione su di me. Mi sa che si sono accorti che non sono un combattente, è possibile che mi abbandonino da un momento all'altro. Fanculo! Che tutti vadano a farsi a fottere!

“C'è qualcosa che non va?” mi chiede Judith cauta, intuendo il mio malumore. Devo calmarmi, non devono capire che sto per sclerale o rischio di perderli davvero. La gente non vuole avere a che fare con gente insicura, vuole solo gente trionfante che possa salvarli dai loro demoni interiori.
“No, perché?” chiedo cercando di mostrarmi il più tranquillo possibile. Sta per replicare, ma non ho intenzione che approfondisca il mio stato d'animo, per nulla al mondo “Tu invece? Angelie ti ha guardato male per tutto il tempo prima”
Judith distoglie lo sguardo, come se tentasse di sopprimere emozioni contrastanti. Si guarda poi intorno, come ad assicurarsi che nessuno ci stia ascoltando. “Giuro che ci sto provando, ma non funzioniamo, davvero”

“Forse dovremmo separarci e basta” suggerisco, lasciandola a bocca aperta. L'ho proposto senza pensarci, ma in realtà non è una cattiva idea. È chiaro che qui le cose precipiteranno a breve. Rimaniamo in sedici in fondo, alleanze da cinque non possono durare a lungo. “Andiamocene, solo io e te” propongo a bruciapelo, guardandola direttamente nei suoi occhi azzurri.
Judith si guarda intorno incerta, appare incredibilmente esitante. Non è un buon segno, sapevo che dovevo rimanere con la bocca chiusa. Quanto sono stato stupido a credere che mollasse tutti per me. “Siamo una squadra. Io, te, Adrian, Jasmine, perfino Angelie. Non possiamo separarci”

Alzo gli occhi verso il cielo esasperato. Che cosa pensavo di ottenere? Lei non è mia amica, e mai lo sarà. È qui per sopravvivere, e può farcela attraverso una e una sola strada: uccidere. Non valgo nulla per lei, sono soltanto un poveraccio senza addestramento. Non sono abbastanza forte o coraggioso per poter essere usato, non valgo neppure una briciola di Adrian od Angelie. “Certo, io non ne valgo la pena come alleato, vero?” l'accuso venefico.
“Di cosa stai parlando!?” sbotta in tutta risposta.
“Sono il più debole qua dentro, lo sanno tutti!” le urlo con più foga di quanto desiderassi.
“Non ci provare” replica furiosa “Non usare scaricare la tua frustrazione su di me!”
“Se no?” la provoco dandole una leggera spinta.
Judith mi lancia uno sguardo di sfida e sta per caricarmi, quando Adrian si mette in mezzo “Cosa cazzo sta succedendo?” urla guardando male prima Judith e poi me.
Io e Judith rilassiamo i muscoli, abbandonando l'idea di uno scontro diretto. E così che fanno le cose dunque? Sono veramente così solo? Non posso fidarmi di nessuno, alla prima mi abbandoneranno tutti quanti, rimarrò solo come sempre. Forse dovrei semplicemente andarmene, ma da solo non durerei a lungo. Avverto un dolore famigliare alla testa, perfetto ci mancava solo lui.
“Libero è solo stanco” afferma Judith, guardandomi con commiserazione.
“Io.. io non so cosa sta succedendo a tutti quanti, ma non è questo il modo di comportarsi. Abbiamo tutti la stessa missione: vincere, e ce la faremo solo se staremo uniti” afferma Adrian serio, con delle grosse occhiaie sotto gli occhi. Anche lui è stanco, lo sento. Forse ha ragione Judith, sono solo frustato e spaventato.
“Avresti dovuto farli combattere” si intromette Angelie spavalda “Dalle mie parti si stringono i migliori legami in questo modo” aggiunge guardando con un mezzo sorriso Judith.
“Mi stai sfidando per caso?” replica lei sorridente, come se fosse un gioco. Magari stanno scherzando davvero, non le capisco. Judith è strana quando c'è lei.
Adrian sta per intervenire per l'ennesima volta, quando sentiamo un rumore di stoviglie e di armi cadere per terra, accompagnati da imprecazioni di Jasmine. Strano, non è da lei fare uscite del genere. La raggiungiamo all'istante, e la troviamo a trafficare fra le scorte della cornucopia.
“Che succede?” domanda Judith.
Jasmine scuote la testa affranta “Volevo cucinare qualcosa dato che ormai è ora di pranzo, ma non trovo della roba.
“Quale roba?” domanda Angelie nervosa
“Cibo, borracce, pugnali, medicinali” elenca lei sconsolata “Ci hanno derubato”
“Dovevate fare da guardia!” sbraita Angelie furiosa.
“Siamo stati sempre qui!” mi difendo. Beh, quasi, ho perso tempo a fare passeggiate in solitudine, ma non mi sono mai allontanato più di tanto. Avrei sentito se qualcuno si fosse avvicinato, giusto? A meno che...
“Sentite” ci indica Angelie con gli occhi serrati dall'ira “Spero vivamente che non sia stato uno di voi a far sparire il tutto, o giuro che vi ammazzo”.
“Idiozie, non siamo stati noi!” replico cercando di mostrarmi il più sicuro possibile. Guardo Jasmine, sarà veramente così?

 

 

 

 

Buongiorno! Mi dispiace per il capitolo, non mi soddisfa tantissimo, ed è anche più corto del solito. Un terzo dei tributi è morto, e anche il distretto 12 esce fuori di scena. Nel prossimo capitolo ci sarà un solo morto.

 

Classifica:

24° Elyia Bolton, distretto 7, ucciso da Judith, 2 pov

23° Krinsda Dramir, distretto 4, uccisa da Esther, 2 pov

22° Nickolas Logan, distretto 10, ucciso da Angelie, 2 pov

21° David Conrad, distretto 11, ucciso da Angelie, 3 pov

20° Marissa Mellark, distretto 12, uccisa da Alexys, 2 pov

19° Esther Suzanne Grestan, distretto 7, uccisa da Adrian, 3 pov

18° Dalissa Manique, distretto 9, uccisa dalla trappola di Chester, 4 pov

17° Cassian Nayor, distretto 12, morto per salvare i suoi compagni, 3 pov

 

 

Feriti:

Circa la metà (fame e sete)

Jenny, Liam, Autumn e Richard (affaticati, intossicati dal fumo, affranti)

 

 

 

 

  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: FlameWolf