12/05/2009
0 recensioni2. Law
La legge della guerra, la legge del più forte, era la stessa della foresta.
Aveva appena compiuto il suo ventitreesimo inverno quando conobbe il Maggiore.
Fino a quel momento, il branco era stato il suo mondo e la sua vita. Sua madre, con i suoi occhi scuri e la sua lingua ruvida che gli lisciava il pelo sulla nuca, quando da piccolo tornava alla tana e si rannicchiava tra le sue zampe in cerca di protezione, era tutta la sua famiglia – per un poco c’è stato anche un fratellino, un esserino debole e dallo sguardo liquido che è morto quasi subito.
Dopo aver passato la sua infanzia a giocare assieme agli altri cuccioli, una volta che ebbe imparato ad assumere la forma umana a piacimento, si era reso conto di essere più forte di tutti loro. Era biondo, dagli occhi glaciali e dai muscoli forti, e quando lui e quelli del branco si sfidavano come facevano gli uomini - a mani nude, le zanne scoperte senza mordere, i pugni ed il sangue che schizzava nell’acqua del ruscello – usciva sempre vincitore. Più di una volta era tornato nella sua tana solitaria – sua madre era stata uccisa qualche tempo prima – con escoriazioni, pelle tumefatta ed ossa fuori posto, ma non era mai stato sconfitto.
Quando il Maggiore era arrivato, lui già conosceva gli esseri umani. Non lo aveva stupito la visione di quell’uomo piccolo e panciuto, con i suoi radi capelli color paglia e gli occhialetti rotondi appuntati sul naso, quanto la sua sfacciataggine nell’avvicinarsi, accompagnato dal solo Doc, al cuore pulsante della loro vita in mezzo ai boschi della Baviera: solo la curiosità verso le intenzioni dello straniero aveva trattenuto l’istinto dei licantropi.
Il Maggiore aveva preso la parola in mezzo ai ringhi di avvertimento: aveva parlato loro della guerra che si preparava, del mito della grande nazione che avrebbe riunito i popoli, della vendetta. Loro, licantropi braccati, non volevano forse vendetta? Non volevano il sangue, la lotta senza quartiere? L’avrebbero avuta, se l’avessero seguito.
Lui era rimasto immobile, attento, ascoltando ogni parola: quando il Maggiore aveva finito di parlare, lui era uscito dal cerchio dei suoi compagni ed era avanzato. Aveva fiutato, in quell’uomo, l’odore della battaglia, di sangue e di gloria - tutte cose che conosceva ormai da tempo e che aveva imparato ad amare e a venerare, consacrando loro ogni momento della sua giovinezza e della sua forza.
Quando i due se n’erano andati, stranamente illesi, li aveva seguiti fino alla macchina ed era salito con loro senza dire nulla. Il Maggiore gli aveva dato il nome di Hans – il nome di un vero uomo tedesco, aveva aggiunto sorridendo.
Anni dopo, mentre teneva con mano ferma il volante della jeep, sfrecciando a tutta velocità per andare a salvare il Maggiore dai fucili sovietici, Hans pensò che ciò l’aveva convinto a seguire quell’uomo era stato il proprio istinto di lupo, l’intuizione di una verità profonda e secolare.
La legge della guerra, la legge del più forte, era la stessa della foresta.
Era la legge che governava il mondo, e non sarebbe mai cambiata.
Seconda flash fic della raccolta! Mi dispiace essermi fatta attendere tanto, ma non avevo la benchè minima idea sul personaggio da tirare fuori dal cappello magico per il secondo capitolo - sarà anche perchè Hirano ha smesso di lavorare a The Dawn?
Bien, 500 parole esatte anche stavolta, come dice Word. Il personaggio del Capitano mi ha sempre incuriosito, anche se non mi ha mai attirato come hanno fatto i personaggi di Alucard, Walter, Integra, Seras ed Anderson (già, ho mooolti personaggi preferiti in questa serie ^^); devo ammettere che mi è capitato più volte di chiedermi da dove il Maggiore abbia tirato fuori questo tizio muto, fortissimo e senza nome. Questo è il mio tentativo di spiegazione, anche se molto abbozzato, spero che soddisfi qualcuno.
Grazie mille a tutti quelli che mi hanno commentato e messo nei preferiti, giuro che un giorno risponderò ai commenti e cose varie, anche se non so ancora quando XD
Alla prossima!