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Autore: Dreamcatcher96    29/10/2016    3 recensioni
Clexa AU
Clarke e Lexa hanno appena avuto il loro primo appuntamento, ma dopo sembra che Lexa sia sparita nel nulla.
Clarke sta aspettando notizie da Lexa, finché non riceve una telefonata inaspettata...
Prima Fanfiction che pubblico in assoluto, non ho pretese spero solo che possa piacere come a me è piaciuto scriverla.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sono ancora qui, distesa su questo letto vuoto ad aspettare. Aspettare che tu mi scriva o mi chiami. Ma passa il tempo e di te nessuna notizia.
Eppure pensavo che il nostro primo appuntamento fosse andato bene. Erano mesi che tentavo di chiederti di uscire quando ti incontravo in quel bar nel campus, ma la paura mi aveva sempre bloccata.
Se solo avessi saputo prima che anche tu condividevi i miei timori e desideri, forse ora staremmo già uscendo da un po’.
Non mi sarei mai aspettata di provare ancora questi forti sentimenti per qualcuno, non dopo che il mio ex ragazzo mi aveva umiliata davanti a tutti, facendosi scoprire a letto con la prima che aveva incontrato.
Credevo mi amasse come io amavo lui, ma a volte bisogna solo fare i conti con la realtà. Da quel momento feci fatica a fidarmi e a iniziare qualcosa di serio con qualcuno.
Poi sei arrivata tu e tutto è cambiato. Tutto ha acquistato di nuovo un senso. Tu che mi hai conquistata con i tuoi sguardi e i tuoi mezzi sorrisi.
È stato strano come ci siamo incontrate in quel bar quasi sei mesi fa. Era un pomeriggio piovoso e avevo appena terminato le mie lezioni. La giornata era iniziata male e non era proseguita meglio. Avevo decisamente bisogno di un caffè e così mi ritrovai in quel bar poco distante dall’edificio in cui avevo i miei corsi. Nonostante i miei sforzi arrivai completamente fradicia. Aspettai in coda il mio turno e quando finalmente stavo per ordinare una voce mi sovrastò.
‘Un caffè macchiato, per favore.’
Era la voce di una ragazza, ma il suo tono era così rassicurante e dolce che feci fatica quasi ad arrabbiarmi. Quasi. Mi girai per protestare, ma ad attendermi c’erano due occhi verdi che mi tolsero qualunque parola stesse per uscire dalla bocca. Rimasi incantata dalla profondità di quegli occhi. Mi ricordavano vagamente le foreste che avevo visto quando viaggiavo con mio padre. Come poteva esistere qualcosa di così bello?
Ad un tratto anche lei si girò per incontrare i miei occhi fissi nei suoi. Quello che notai fu confusione.
‘Oh, era il tuo turno? Scusa è che ho fretta. Mi dispiace di esserti passata avanti. Ti prego permettimi di offrirti qualcosa per rimediare.’
Ancora quella voce. Ancora quella sensazione. Qualcosa dentro di me si mosse e mi lasciò un calore che non avevo mai provato.
‘Un caffè anche io, grazie. Sono Clarke comunque.’ Le porsi la mano, sperando con tutto il cuore che decidesse di afferrarla a sua volta.
‘Alexandria, ma tutti mi chiamano Lexa. Scusa ma ora devo proprio andare, se no farò tardi a lezione. Ci si vede in giro Clarke.’
Corse via, subito dopo aver stretto la mia mano. Lexa. Era un nome davvero bello e soprattutto si addiceva a te. Te ne eri appena andata eppure, senza sapere nulla di te, sentivo la tua mancanza.
E proprio come avevi detto ci incontrammo ancora, sempre in quel bar, che divenne il nostro rifugio e ritrovo. Ogni giorno, dopo le lezioni, ci incontravamo e parlavamo per ore, senza mai stancarci. Era così bello scoprire sempre di più di te e rendermi conto di che persona fantastica tu fossi.
Fu così che con il tempo iniziai a provare forti sentimenti per te, anche maggiori di quelli che provavo per il mio ex. Credevo di aver già sperimentato cosa fosse l’amore, ma solo ora mi rendevo conto che non era così. Solo quello che sentivo per te potevo definirlo amore.
In quei sei mesi avevo provato tante volte, durante i nostri incontri, a chiederti di uscire, senza successo. Fu solo quando un giorno vidi una ragazza provarci con te, in modo anche evidente, che decisi che era arrivato il momento di darmi una mossa e farmi avanti. Non avrei mai sopportato l’idea di perderti per la mia codardia.
Pensai a vari modi, infiniti direi, ma nessuno mi sembrava mai quello giusto. Optai per il più semplice. Venire da te e chiedertelo.
Ricorderò sempre la mia paura di un tuo rifiuto, i battiti del cuore accelerati, il tuo sorriso quando te lo chiesi e la mia felicità quando mi dicesti di si. Fu decisamente un giorno che rimarrà per sempre nei miei ricordi.
Mi dicesti che avresti pensato tu a tutto, anche se la proposta era arrivata da me. Io fui più che felice di lasciartelo fare. La sola idea che tu avessi a cuore il nostro appuntamento mi fece battere il cuore così forte che avevo paura potesse esplodere da un momento all’altro.
Provai tante volte ad immaginarmi dove mi avresti portato. Essendo un primo appuntamento pensai che avresti cercato qualcosa per stupirmi. Ma non ce n’era il bisogno. Avevi già fatto colpo su di me tanto tempo prima. Il solo pensare a te mi faceva sentire così bene.
Mi portasti in questo locale bellissimo, pieno di libri che si potevano consultare a piacimento. Fui davvero felice che ti fossi ricordata della mia passione per i libri e che avessi scelto quel locale. Polis si chiamava. Un nome insolito per un locale, ma per me era perfetto, come del resto tutto di te. Questo mi portò ad amarti ancora di più, si perché dovevo essere decisamente innamorata di te e sperai con tutto il cuore che tu lo fossi di me.
Trascorremmo il nostro tempo come eravamo solite fare, parlando, ridendo e guardandoci senza dire una parola. A noi bastavano pochi sguardi fugaci per capirci e parlarci. Quando poi sfiorai la tua mano, mentre cercavo di prendere la mia tazza di tè, il mio cuore perse un battito. Ci guardammo negli occhi qualche secondo, prima che decisi di intrecciare le nostre dita insieme, in una muta richiesta di contatto. Tu mi sorridesti, con quel tuo adorabile e fantastico sorriso e ti avvicinasti ancora di più a me, permettendomi di appoggiare la mia testa sulla tua spalla.   
La serata passò in fretta, troppo in fretta, il tempo sembrava scorrere in maniera diversa quando ero con te, ma non rimpiansi nemmeno un momento passato insieme o una parola che dissi.
Quando mi riaccompagnasti al mio alloggio mi sentivo in paradiso, ma lo raggiunsi veramente solo quando ti chinasti verso di me e mi baciasti. Fu talmente bello e indescrivibile che mi lasciò senza fiato. Tu mi toglievi il respiro ogni volta. Le tue labbra erano così morbide e invitanti, tanto da non volermi più staccare da esse. Tante volte avevo immaginato questo momento, ma la realtà era decisamente migliore della fantasia.
Te ne andasti dicendomi che ci saremmo sentite non appena fossi tornata a casa. Ora è passata più di mezz’ora e di te nessuna traccia. Eppure il tuo appartamento dista circa un quarto d’ora dal mio.
Ogni minuto che passa la mia ansia sale e mi tormenta. La mia mente non smette di porsi domande e a pensare al peggio. Perché non ti sei ancora fatta sentire? Perché? Ti sei forse pentita di tutto?
Improvvisamente il mio telefono squilla. Mi avvento su di esso, convinta che sia tu, ma le mie speranze sono vane. Il numero che appare sullo schermo è quello della tua coinquilina, Anya. Dopo l’iniziale delusione che mi aveva colpita mi chiedo perché mi abbia chiamato. Presumo sapesse che uscissimo insieme questa sera, ma non capisco il motivo della sua telefonata. Solo rispondendo lo saprò, così è quello che faccio.
‘Pronto, Anya che succede?’
‘Clarke’ dice solo con la voce rotta dal pianto.
Un brivido percorre la mia schiena e non è affatto come quelli che mi fai provare tu ogni volta che siamo insieme. No questo mi congela dal terrore.
‘Anya. Anya dimmi che succede. Mi stai facendo preoccupare.’ Le urlo in preda al panico.
‘Le-Lexa. Ha avuto un incidente, Clarke. Ora è in ospedale.’ La sua voce viene interrotta da continui singhiozzi.
Ed è in quel preciso istante, dopo quelle parole, che il mondo mi crolla addosso. Hai avuto un incidente. Quelle parole continuano a ripetersi nella mia mente, senza tregua. I miei occhi iniziano a riempirsi di lacrime, automaticamente. No, Lexa non posso perderti, non ora che ti ho appena trovata.

   
 
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