Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: _endlessly_    30/10/2016    1 recensioni
Malia Hale ha una figlia, Zoe Hale.
Kira Yukimura si è trasferita a New York con la sua migliore amica Malia ed ha aperto una scuola di arti marziali.
Derek Hale ha seguito sua cugina e la sua amica a New York e ha deciso di insegnare anche lui nella scuola.
Scott McCall è un veterinario alle prime armi, che ha aperto un piccolo studio medico privato.
Stiles Stilinski è un agente di polizia, impegnato nella NYPD.
Lydia Martin è un medico legale.
Malia Hale e Stiles Stilinski non hanno più contatti da ben cinque anni.
[Tutti umani] [Stalia, Scira]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kira Yukimura, Lydia Martin, Malia Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

     CAPITOLO 2

Stiles aprì la porta di casa con un calcio, avendo le mani impegnate a reggere uno scatolone di medie dimensioni. Richiuse la porta con un colpo di bacino, muovendosi con difficoltà tra altri scatoloni che occupavano tutto il pavimento del soggiorno.
Era circa l’1 di notte, ed aveva fatto un salto veloce da Scott prima di tornare a casa, una volta finito il lavoro; cercava di fare meno rumore possibile, per evitare che una certa dottoressa potesse svegliarsi e sgridarlo per il ritardo.
Muovendosi adagio, riuscì a poggiare lo scatolone sul tavolino del salotto, sospirando di sollievo quando riuscì a portare a compimento la missione senza causare danni permanenti a cose o persone. Stava giusto per andare in cucina, conscio che Lydia gli aveva lasciato sicuramente qualcosa da mangiare, quando la luce si accese all’improvviso.
-Cavolo! –
Lydia sorrise, una sua vecchia felpa a dosso e i capelli rossi legati malamente in una coda di cavallo. Chissà per quale motivo, a Stiles quel sorriso non piacque per niente.
-Ciao, Stiles. Ti ho spaventato? – gli chiese, un tono di voce decisamente troppo dolce.
Stiles indietreggiò quando la vide muoversi verso di lui, finendo gambe all’aria su divano color crema, completamente in trappola.
-Ho una giustificazione, giuro. – disse, mentre la rossa continuava ad avvicinarsi lentamente. –Davvero? –
-Sisi, il capitano! Il capitano voleva parlare con me, si! –
Lydia sollevò un sopracciglio, in una perfetta espressione interrogativa, il cipiglio assassino completamente scomparso dal suo viso. Stiles si ritrovò a pensare che quell’espressione non si abbinasse al suo visino da principessa, sarebbe stata meglio a dosso ad una ragazza bruna, magari. Si schiaffeggiò mentalmente.
-E perché voleva parlare con te? Credevo aveste trovare il “rapinatore”. –
-Infatti, voleva parlare di altro. – La dottoressa alzò anche l’altro sopracciglio, con aria chiaramente d’attesa. – Non sono sicuro tu voglia saperlo. –
Lydia lo fissò per interminabili secondi, poi sbuffò e si sedette accanto a lui sul divano. –Non vuoi proprio dirmelo? –
Stiles le fece un sorrisino. –Dipende. Avrò qualcosa in cambio? –
Lydia gli si avvicinò e gli lasciò un bacio leggero sulle labbra.
-Io speravo in qualcosa da mangiare, tipo un bel dolce. –
La rossa scoppiò a ridere, lasciandogli un altro bacio prima di poggiare la testa sulla sua spalla. – Dai, Stiles. Farò tutti i dolci che vorrai. –
-Se mi fai una proposta del genere… Vogliono farvi fare un corso di autodifesa. – disse tutto d’un fiato, aspettando la reazione della sua fidanzata.
- Che? – appunto.
-Il capitano ha deciso che il gruppo di voi medici legali dovete fare un corso completo di autodifesa. Tutti voi, nessuno escluso. – spiegò.
Lydia sbuffò pesantemente. –Ma dai! Posso cavarmela benissimo anche da sola. –
-Beh, il capo pensa che visto che siete praticamente sempre vicino alla polizia, potreste trovarvi in situazioni pericolose. –
-L’unica situazione pericolosa ci sarà quando incontrerò il tuo capo in centrale. –
Stiles le alzò il viso, carezzandole gentilmente le guance. –Guarda il lato positivo: vi ha dato libera scelta, potete andare dove vi pare. –
Lydia assunse un’espressione concentrate, che fece aggrottare la fronte del ragazzo. –Che c’è? –
-Stavo pensando. Stamattina sono andata a fare un po’ di shopping in quel nuovo negozio vintage, e ho notato che hanno aperto una nuova scuola di arti marziali. Potremmo provare a chiedere là. –
Stiles scrollò le spalle con noncuranza. –Ci andiamo domani mattina. –
-Bene. Ora, per favore, vedi di sistemare il salotto. –
***

La scuola che Malia aveva trovato per Zoe era abbastanza vicina alla scuola di Kira e Derek e a casa loro, il che era molto comodo per i tre ragazzi. In un mese si era organizzati in modo praticamente perfetto.
La scuola apriva alle 10, col il primo corso mattutino per i bambini, tenuto da Kira, e quello per gli adulti tenuto invece da Derek.  Di conseguenza, alle otto e mezzo erano già tutti svegli e pimpanti. Malia aveva trovato un momentaneo lavoro come cameriera in un ristorante abbastanza lontano, e il suo turno cominciava alle undici, per cui aveva parte della mattinata libera, e usava il suo tempo girando per New York o sistemando casa. Zoe iniziava la scuola alle nove, e Malia l’accompagnava, anche se in realtà si limitava a farle compagnia sul taxi, e poi tornava a casa. All’uscita da scuola, Derek andava a prenderla e la portava con lui da Kira, fino a quando Malia non li raggiungeva verso la cinque.
Complessivamente, seppur molto stancante e veloce, la giornata passava in modo piacevole per tutti.
Tranne per Malia.
Aveva preso l’abitudine di guardarsi continuamente alle spalle; sapeva che New York era una città molto grande, ma la possibilità che Stiles potesse trovarsi proprio in QUELLA zona di New York, la destabilizzava un poco. Erano passati cinque anni, ma non era minimamente pronta a rincontrarlo. Considerando anche il problema principale…
-Mamma, mi stai ascoltando? –
La voce di Zoe richiamò Malia alla realtà, distogliendola dai suoi drammi mentali. Si girò verso sua figlia, seduta accanto a lei sul sedile del taxi. – Scusa, tesoro. Mi sono distratta. –
La bambina arricciò il naso in una smorfia infastidita, che provocò un ghigno divertito a Malia, prima di sporgersi verso sua madre. – Ho detto che Cecil mi ha chiesto di andare a prendere un gelato con lui e il suo papà oggi. Posso, vero mami? –
Malia aggrottò le sopracciglia corrucciata. –Chi è Cecil? –
-Mamma! – la sgridò Zoe, offesa dal fatto che sua madre non ricordasse il nome del suo unico amico.
-Oh insomma, Zoe. Non me ne hai mai parlato, come faccio a sapere chi è? –
-Ma mamma, ti sto parlando di lui da giorni. – dichiarò con voce lamentosa la bambina.
-Non ricordo. –
La bambina sbuffò annoiata, incrociando le braccia al petto, in una posizione che a Malia ricordò terribilmente Derek. Per la prima volta si pose il problema se sua figlia non stesse passando più tempo con suo zio che con lei, sua madre.
-Allora, chi è questo Cecil? – chiese alla figlia.
-Fa judo da zia Kira. Allora posso andare a prendere un gelato con lui e il suo papà? –
-Devo prima conoscere il suo papà, Zoe, non ti mando in giro per New York con uno sconosciuto. –
-Ma non è uno sconosciuto! E’ il papà di Cecil! –
Malia rise divertita dalla risposta di sua figlia, poi le lasciò un bacio leggero sui capelli, proprio quando il taxi si fermò fuori il cancello della scuola. –Ne riparliamo quando torno da lavoro. Buona scuola. –
Zoe le diede un bacio sulla guancia, aprì la portiera e si diresse all'ingresso della scuola.
Malia spettò di vederla entrare nell'edificio e poi si rivolse all'autista del taxi. –Mi riporti a casa. –
Nonostante lo stato d’allerta continua, in effetti le piaceva New York. I primi giorni era rimasta un po’ stupita dalla grandezza di quella città, le strade larghe, la folla; niente di neanche lontanamente paragonabile a Beacon Hills. La prima volta che aveva visto la casa nella quale avrebbe abitato insieme a Derek e Kira era rimasta un po’ delusa e si era ritrovata a pensare con evidente rimpianto alla grande stanza che possedeva nel loft di suo padre a Beacon Hills. Sensazione che era però scomparsa in fretta, appena aveva posato lo sguardo su Zoe. Sua figlia meritava di più di una sperduta cittadina abitata da quattro gatti, e, forse, meritava di più anche lei.
Si perse a guardare le vie affollate della città, il caleidoscopio di colori sgargianti, una macchia indistinta di nero o grigio che ogni tanto faceva capolino tra i turisti e i cittadini. Osservò senza reale interesse le notizie che passavano in rassegna su uno schermo televisivo, e seguì con lo sguardo una singolare signora di mezza età in cappotto rosa sgargiante che saettava tra la folla con evidente fretta. Era così lontana dalla realtà e persa nei suoi pensieri, che quando il suo telefono vibrò, sussultò spaventata.
Prese il suo telefono dalla tasca posteriore dei jeans, fissando l’immagine di suo padre che illuminava lo schermo, prima di premere la cornetta verde e schiacciare il telefono all'orecchio.
-Ehi, papà. – lo salutò non riuscendo a trattenere un sorriso nel sentire la sua voce al di là dell’apparecchio.
-Oh, tesoro. Ti sei finalmente ricordata di avere un padre? E’ una settimana che non ti fai sentire, se non fosse per Derek che mi aggiorna quotidianamente, con suo sommo dispiacere per altro, sarei già venuto a riprenderti. – melodrammatico, come sempre.
-Come sei teatrale. – commentò Malia.
-Sono in pensiero, è diverso. –
-Wow, papà. Ti sei ammorbidito! Sei anni fa ti saresti fatto sentire una volta ogni tre mesi minimo. –
-Sei anni fa avevo solo una figlia diciottenne e decisamente troppo adrenalinica da gestire. Adesso ho anche una nipote che è esattamente uguale. –
Nel frattempo era arrivata a destinazione. Il taxi accostò al marciapiede e il tassista annunciò a voce annoiata il conto totale, sia dell’andata che del ritorno. La ragazza si affrettò a pagare e a scendere della macchina, mentre la voce concitata di suo padre le arrivava distratta all'orecchio.
-Malia, mi ascolti? – la richiamò ad un certo punto, sorpreso di non sentire commentare sua figlia.
-Sono appena scesa dal taxi, mi sono distratta per un momento. Che dicevi? – la ragazza sentì distintamente il sospiro stanco del genitore.
-Ti avevo chiesto se avevi già incontrato Stilinski. –
Malia si congelò letteralmente sul marciapiede, rischiando quasi di venire investita da un fattorino che trasportava dei caffè. –Non voglio parlare di questo. –
-E invece lo farai, che ti piaccia o no. –
La ragazza sapeva che sarebbe stato inutile non ascoltare il genitore, per cui si allontanò dal centro del marciapiede e cominciò a seguire la folla, in un’apparente passeggiata senza alcuna destinazione.
-Parla. – disse infine, tirando un respiro profondo.
-Malia, non ti considero una ragazza sconsiderata ed immatura, ma hai pensato a quello che potrebbe succedere se Stilinski scoprisse tutto? –
Malia deglutì nervosamente, sentendo il panico impossessarsi di lei. –Si che ci ho pensato. –
-Ti porterà via la bambina. – riprese suo padre, senza dar segno di aver sentito la sua risposta. La ragazza avvertì gli occhi inumidirsi. Quelle parole, per quanto fossero vere, non erano mai state pronunciate da nessuno; erano rimaste bloccate nella sua gola per sei lunghi anni, le aveva viste dipinte sui volti dei suoi amici e della sua famiglia, ma nessuno aveva mai detto niente, nessuno le aveva mai pronunciate. E adesso suo padre gliele stava scagliando contro senza nessuna remora.
Cercò disperatamente una risposta soddisfacente da poter dare al genitore, e per quanto volesse essere convincente, la voce le uscì un po’ tremula e insicura. – Stiles non è così. –
-Non lo senti da sei anni. Potrebbe essere cambiato, potrebbe anche essere entrato nel giro della mafia per quanto ne sai. –
-E cosa suggerisci di fare? Perché, nel caso Derek non ti avesse riferito tutto, gli sto già tenendo nascosta la bambina. –
- Trovarlo, dirglielo, inventarti una qualsiasi scusa per averglielo tenuto nascosto per sei anni, e infine richiedi l’affidamento per via legale. –
-Che? Vuoi che lo porti in tribunale? – disse incredula Malia.
-Non c’è altra soluzione. –
Malia sospirò stanca e, staccandosi dalla folla che invadeva il marciapiede, si accostò al muro di un cafè e pensò intensamente alle parole di Peter. –Forse hai ragione. –
-Dopo tutti questi anni ti stupisci ancora? – disse Peter con ironia, cercando di risollevare il morale di sua figlia. –Pensaci bene. –
-Lo farò, papà. – non aspettò una risposta e chiuse la comunicazione.
Era stanca, stressata, in panico e profondamente in confusione: aveva decisamente bisogno di un caffè. Tastando i jeans alla ricerca dei soldi che aveva portato con sé, entrò nel cafè e si mise diligentemente in fila per aspettare il suo turno. Ordinò tre caffè neri, di cui uno con panna, pagò e si avviò verso la strada di casa. Quando finalmente arrivò mancavano pochi minuti alle 10.
Si diresse al portone d’ingresso, l’aprì e salì le scale fino al primo piano, dove si trovava il loro appartamento. Bussò alla porta, aspettando che qualcuno venisse ad aprire.
 Dovette aspettare circa cinque minuti, ma alla fine Derek aprì la porta.
-Ehi, Mal. Tutto bene? Ci hai messo più tempo del solito. – l’accolse il ragazzo, liberando le mani di Malia dai caffè e anticipandola verso la piccola cucina che il loro appartamento aveva a disposizione.
-Mi sono fermata al bar per prendere dei caffè… -
-Grazie! – intervenne Kira, entrando in cucina e prendendo il suo caffè, quello con la panna.
-E poi mi ha chiamata papà. – concluse Malia, rivolgendo all'amica un piccolo sorriso.
-Ah, davvero? E come sta? – chiese Derek, nascondendo il volto colpevole dietro il bicchiere. Malia lo fulminò con un’occhiata.
-Dovresti saperlo, visto che lo senti tutti i giorni! –
Il ragazzo si esibì in uno sbuffo frustato e, oltrepassando la cugina e Kira, uscì dalla cucina per poi dirigersi verso il bagno. Malia fu però lesta a bloccarlo. –Ha un’idea su come arginare il “problema Stiles”. –
Ottenne l’effetto sperato: Derek tornò immediatamente sui propri passi, alzando un sopracciglio con fare interrogativo, e Kira quasi fece cadere il caffè per la sorpresa. Entrambi avevano gli occhi fissi su di lei, in attesa che continuasse.
-Pensa che l’idea migliore sia quella di andare in tribunale. – disse in tono sconfitto.
-Ma è impazzito? – esclamò Kira, gesticolando in modo esagerato e rovesciando delle gocce di caffè sul pavimento. –Insomma, senza offesa, eh! Però è decisamente l’idea peggiore che abbia mai sentito. –
-Invece, secondo me, è una buona idea. – proruppe Derek, ignorando completamente lo sfogo di Kira.
-Che cosa?! E come potrebbe essere una buona idea? – disse lei, quasi sfidando Derek a ritirare le proprie parole.
-In questo modo potrebbe avere la custodia di Zoe. – osservò il ragazzo.
-Oppure no! –
-Impossibile. Ha passato sei anni con la bambina, Stiles nemmeno un giorno. Le daranno la custodia senza pensarci due volte. Al massimo Stiles potrà vederla ogni tanto. –
-Ah, certo! E tu ne sei così sicuro perché sei avvocato, giusto? Allora senti un po’: che scusa userà per giustificare il fatto che per sei anni non ha mai nemmeno accennato all'esistenza di Zoe? –
-Forse una malattia… - tentò Malia, senza sembrare tanto convinta nemmeno alle sue orecchie.
-Magari una malattia di quelle mortali, si! Quelle che ti costringono a letto per una vita! Ma allora servirà un certificato medico, la dichiarazione del medico, i registri dell’ospedale, e di conseguenza tutta la legalità andrà a sfociare nell'illegalità, perché non vedo un modo legale di portare avanti la questione. –
Derek sospirò stancamente. –Hai ragione, ma forse qualcosa riusciremo a trovare. –
Kira era sul punto di intervenire nuovamente, quando la sveglia che i tre avevano impostato per le 10 suonò, distraendoli dalla conversazione.
-E’ tardi. Magari ne parliamo meglio stasera. – concluse Derek, prendendo la sua giacca di pelle e il cellulare.
Kira finì di bere il suo caffè velocemente, guardando con aria colpevole le gocce di caffè sulle piastrelle della cucina. Prese la borsa che aveva poggiato sul tavolo e mandò un bacio volante a Malia, per poi seguire Derek verso l’uscita.
-Non dimenticate di andare a prendere Zoe! – gli urlò Malia dalla cucina, ricevendo un borbottio affermativo in risposta.
***

Stiles fermò la sua macchina davanti al condominio dove abitava Scott, e dove un tempo aveva abitato anche lui, suonando il clacson per segnalare la sua presenza all'amico. Lydia, seduta al suo fianco, era totalmente impegnata nel sintonizzare le stazioni radio.
-Incredibile. Da quanto hai questa macchina? Due anni? E non hai mai sintonizzato la radio! – commentò la rossa, fissando con aria di rimprovero il fidanzato.
Stiles roteò gli occhi. – Non mi è mai servita. –
Lydia lo guardò incredula seppur con un lieve sorriso sul volto. In quel momento Scott entrò in macchina, sedendosi sui sedili posteriori.
-Ciao! – li salutò, sporgendosi tra i due sedili davanti per lasciare un bacio sulla guancia a Lydia.
-Ehi, amico, chi ti dà il permesso di baciare la mia ragazza? – chiese Stiles, non senza una sentita vena ironica.
-Ciò che mio è tuo, fratello. –
L’abitacolo fu invaso dalla risata di Lydia e Scott, mentre Stiles si limitò a sorridere.
-Allora, questa palestra, chi la conosce? – riprese il ragazzo alla guida, quando le risate si furono placate.
-Io non l’ho mai vista. – ragionò Scott. –Non ci sono mai nemmeno passato vicino in realtà. Sono stato leggermente impegnato ultimamente…-
-Ma se hai solo dovuto curare un cane! – lo interruppe Stiles, ruotando gli occhi in modo esageratamente comico. Scott reagì tirandogli un leggero pugno sul braccio e continuando il discorso come se niente fosse.
-Dicevo: sono stato leggermente impegnato e non ho praticamente messo piede fuori dalla clinica. –
-In ogni caso. – iniziò Lydia, recuperando dalla borsa che aveva poggiata in grembo un volantino ripiegato. – Sono riuscita a recuperare un volantino, forse in un bar, non ricordo. Comunque qui dice che organizzano sia corsi in gruppo che individuali, sia per bambini che per adulti. –
Stiles scrollò le spalle. –Sembra una normale scuola di arti marziali. –
-La tua ragazza ci farà il culo, amico. – esordì Scott, con un tono così mortalmente serio da far scoppiare a ridere gli altri due ragazzi. –In ogni caso, io ancora non ho capito cosa ci faccio qui. –
-Sei qui perché voglio anche il tuo parere, Scott. – rispose Lydia, riservando al ragazzo un sorriso a labbra strette. –E anche perché Stiles si sarebbe mortalmente annoiato altrimenti. –
-In effetti. – commentò quello, distogliendo gli occhi dalla strada solo per riservare un’occhiata divertita alla ragazza.
Il viaggio in macchina proseguì tra chiacchiere varie, i cui protagonisti furono soprattutto Scott e Lydia. Stiles, con lo sguardo rivolto verso la strada, era perso nei suoi pensieri. Senza nemmeno accorgersene, si ritrovò a riconsiderare il suo trasferimento a casa di Lydia; insomma, stavano insieme da tre anni e mezzo e avevano deciso di compiere questo grande passo solo qualche mese prima. Era stato spontaneo, per il ragazzo, dire di si alla richiesta di Lydia, non ci aveva ragionato nemmeno tanto. Adesso, a trasferimento ultimato, si chiese se non stessero correndo troppo e affrettando i tempi: dopo tutto, erano entrambi molto giovani, e molto inclini a cambiare idea.
Questi pensieri lo preoccuparono non poco: perché si stava facendo tutti questi problemi? Non amava abbastanza Lydia?
-Siamo arrivati. –
Le fantasie di Stiles furono interrotte dalla ragazza, che si sporse leggermente per indicargli un posto libero poco distante dalla scuola. Una volta parcheggiata la macchina, tutti e tre scesero, avviandosi verso l’ingresso.
Quando entrarono nell'atrio, Stiles pensò che avevano avuto davvero un pessimo tempismo. Era piena mattina, e probabilmente si stavano svolgendo i corsi mattutini, quindi avrebbero dovuto aspettare prima che qualcuno potesse accoglierli. Stava giusto per esprimere il suo pensiero, e suggerire di tornare più tardi, quando una voce di donna si insinuò prepotente nel silenzio dell’atrio.
-…si, signora. Non si preoccupi, suo figlio è in ottime mani… -
Stiles trovò la voce familiare, terribilmente familiare, ma fu solo quando la ragazza entrò nella sala che riuscì a collegare quella voce ad un volto. E rimase, letteralmente, senza parole.
-Kira?!-
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: _endlessly_