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Autore: LaCantastorie    30/10/2016    0 recensioni
Francia, primi del Cinquecento. Nel baronato di Istres, un giovane rimatore compone una ballata in onore della fanciulla che ama: senza saperlo, con quei versi segnerà il suo destino...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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  Passeggiare tra i campi di lavanda della Provenza offriva un momentaneo sollievo dalle pene d'amore: Guillaume Daniel lo stava provando in quel momento, inspirando a pieni polmoni il profumo che si levava dai fiori purpurei.
   Malinconicamente, il giovane poeta si adagiò tra i cespugli odorosi, incurante delle piccole api bottinatrici affaccendate intorno al suo corpo disteso... Nessuno di quegli instancabili insetti l'avrebbe potuto ferire di più: più di quanto fosse stato ferito da lei.
   Il momento d'incanto era passato: l'immagine di Isobel tornò prepotente, imperatrice: i suoi versi d'innamorato l'avevano fatta scoppiare a ridere, ma non era stato soltanto il suo scherno a lacerargli l'anima; avrebbe sopportato che la sua arte incontrasse il disprezzo della musa che la ispirava, ma non poteva, non riusciva ad accettare che i componimenti appassionati in cui gettava il cuore venissero derisi, sì, per un secondo, e poi repentinamente ignorati, con speciale crudeltà. Avrebbe accettato una critica, un rimprovero, un motteggio! Avrebbe accolto gli sberleffi di quella dama algida, ma non era in grado di ascoltare il silenzio che faceva seguito all'irrisione della sua Calliope. 
   Sospirando, pensò a che cosa si sarebbe potuto inventare per catturare l'attenzione, se non l'apprezzamento, della castellana: così, ripensò ai momenti più fulgidi della vita di corte cui ella aveva presenziato, scegliendo uno tra i ricordi più vivi e recenti per iniziare a comporre. 
Si trattava di un ballo.
La nobildonna vi aveva partecipato poche settimane prima, accompagnata da un cavaliere che certo doveva essere il suo pretendente: ella gli aveva fatto dono di un prezioso nastro rosso che portava al collo, e di un sorriso tanto dolce da strappare un gemito a tutti coloro cui non era mai stato rivolto... Lui per primo.
Come ridestato dal torpore in cui era ricaduto, il giovane si levò da terra spaventando una coppia di calabroni e, correndo a perdifiato, si precipitò nei suoi appartamenti, sentendosi scorrere fra i pensieri i versi di una ballata che si preannunciava incantevole. 

Davvero, davvero incantevole, certo: ma quali orecchie, oltre alle sue, l'avrebbero trovata tale?

   Ecco cos'avrebbe fatto! Avrebbe elogiato la bellezza e la bravura del giovane rivale, prodigandosi in lodi per entrambi i danzatori; la sua dama, allora, avvedendosi che in lui non v'era gelosia ma soltanto il sincero, disinteressato desiderio di compiacerla, di renderla felice, ecco che l'avrebbe accettato per amico, e non l'avrebbe più guardato con quell'astiosa, dolorosa aria di sufficienza!
   Intinse la piuma d'oca nell'inchiostro, posandola gentilmente sulla pergamena:

<< Ti guardo, lontano miraggio, 
Sei vera, oh pura visione?
Non oso batter le ciglia
Per tema di farti svanire:

Tu bella, tu fulgida dea
M'abbagliasti col tuo apparire.
Come posso, io servo, omaggiarti?
Leggiadra padrona, perdona
Il misero che non sa poetare -

La mente invano ragiona
Se il cuore comanda d'amare.
Al tuo volere m'inchino,
Obbedisco, sia morte il comando!
Traggo da te, mia regina,
Ogni mia pena ed ogni mio vanto.
Parla, fa' cenno! Io t'odo, ti seguo!
In me hai vassallo e scudiero,
Uomo d'arme che china la chioma
Innanzi alla propria patrona
Ed offre una spada fedele
Alla sola cui trepido dona
L'anima sua... >>

Ciò che il giovane non sapeva, tuttavia, era che la fanciulla dei suoi sogni aveva già uno sposo, e non era a lui che aveva concesso una danza, un sorriso ammiccante e un nastro di velluto rosso: ignoranza che avrebbe presto scontato, di lì a pochi giorni.

   
 
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