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Autore: endif    13/05/2009    11 recensioni
"Il buio si fece più buio. Una voragine si spalancò nel mio petto. All’improvviso sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa. «Non c’è più…» mormorai. Chiusi gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia disperazione."
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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- Questa storia fa parte della serie 'Change'
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NOTA DELL’AUTRICE: grazie a tutte per gli splendidi commenti che mi avete lasciato. L’Edward furioso vedo che riscuote un gran successo! Accogliendo i consigli che molte mi hanno dato ho cercato di mantenere un buon livello di suspence, ma non riesco ad immaginare i miei amati lontani per troppo tempo, quindi questo cap è risultato un po’ più lungo degli altri e un po’ più movimentato. Forse avrei dovuto maleficamente dividerlo in due cap separati, ma già vedevo le accette volare dal mio monitor verso la mia testa…! Abbiate pietà del povero Jacob e anche del mio amato Jasper (ehi Rita, lui E’ funzionale alla storia, altrimenti vediamo solo Alice farla da padrone!! Un Kiss speciale per te per la tua sagace recensione. Uffi, mi fai sudare freddo quando leggo quanti orrori ho fatto!!! Ti mando una mail a breve).

Non mi dilungo ulteriormente, oggi mi aspetta una giornataccia.

Bacioni

endif

CAP. 23

GOAT ROCKS

JACOB

Avevo corso in forma di lupo per un bel pezzo, Bella svenuta tra le mie braccia, il vento che mi sferzava la faccia e mi accarezzava il lungo pelo dandomi un po’ di sollievo dal calore bruciante del mio corpo ancora molto teso per lo scontro sfumato.

Ripensai febbrilmente agli eventi delle ultime ore.

Ormai deciso a vedere la mia amata, mi ero spinto fino a casa Cullen, dopo che Charlie mi aveva ripetuto per l’ennesima volta al telefono che Bella non era in casa e che era in convalescenza presso amici. Avevo insistito a tal punto che lui, sfinito, mi aveva rivelato che si trovava presso i Cullen, ma che lì era perfettamente al sicuro e che Edward non era ancora tornato da Los Angeles.

Uno sbuffo stizzito mi era uscito dalle labbra. Perfettamente al sicuro, tra una setta di vampiri compiacenti e con il succhiasangue -pericolo numero uno- nella stessa casa, magari nello stesso letto?!!!

Il cranio mi era quasi scoppiato pensando a tutte le scene che potevano creare per ammaliare Bella, al lusso con cui le avrebbero accecato lo sguardo, nascondendosi per quello che erano in realtà.

Solo degli assassini senza scrupoli.

Quando avevo sentito che lei stava parlando con la sanguisuga nel bosco, oltre il fiume, mi ero bloccato. Quel tipo leggeva nel pensiero, forse poteva avermi già scoperto, e avevo atteso, ascoltando in più la loro conversazione.

Lui non si era accorto di me, forse perché era davvero molto preso dal discorso, fatto stà che avevo sentito nella voce di Bella il tentennamento quando le aveva chiesto di rivelarle se lo amasse ancora.

Che faccia tosta quel viso pallido! Dopo tutto quello che le aveva fatto passare! L’avevo vista deperire giorno dopo giorno, farsi sempre più taciturna, più triste, più spenta. E tutto solo a causa SUA! L’ira mi aveva accecato ed ero piombato in mezzo a loro come una furia.

A quei ricordi strinsi un po’ più la presa su di lei, ma mi fermai subito. Potevo farle male, le avevo già ferito un braccio che perdeva molto sangue. Cosa diavolo mi era preso? Allontanai quei ricordi dalla mia mente, una pioggerellina fine aveva preso a scendere e ci stava inzuppando pian piano.

Decisi di trasformarmi, per lei sarebbe stato molto più sicuro e la depositai con delicatezza su una roccia livellata.

In forma umana, ma completamente nudo a causa della trasformazione repentina, mi guardai intorno. Ero arrivato nei pressi di Goat Rocks, non mi sarebbe stato difficile trovare un ricovero vuoto, di quelli che i cacciatori usano di solito come luogo di rifocillamento durante  i lunghi giorni di caccia.

Camminai ancora per un po’, ne vidi uno in lontananza. Mi affrettai annusando l’aria intorno.

Nessuno. Bene era perfetto.

Entrai, le porte di quei luoghi non sono mai chiuse a chiave, e diedi una rapida occhiata in giro. Il posto sembrava non essere occupato da molto tempo, c’era polvere ovunque. La stanza era disadorna e scarna, con giusto l’essenziale per potervi trascorrere qualche giorno per riposarsi. Un tavolo di legno quadrato era al centro e due seggiole con la seduta in paglia ormai tutta sfibrata erano ad esso appoggiate. Addossato ad una parete vicino ad una finestrella con il vetro tutto sporco ed opaco c’era un armadio piccolo, dall’altro lato una brandina.

Mi avvicinai al giaciglio e scossi vigorosamente la coperta con una mano. Una nuvola di polvere si alzò facendomi pizzicare il naso.

Bhè non era certo l’Excelsior, ma almeno sarebbe stata al coperto.

Adagiai Bella sulla brandina che avevo appena sistemato. Guardai nel piccolo armadietto di legno sgangherato e vi trovai dei vestiti che, sebbene un po’ a fatica, mi sarebbero entrati. Decisi di mettermi solo i pantaloni.

Della camicia strappai una manica e cercai di pulire un po’ il suo braccio dal sangue rappreso. Appena la sfiorai, la ferita riprese a sanguinare. I segni delle mie unghie erano ben evidenti sulla carne tenera e bianca di Bella. Cercai di calcolare l’entità del danno, ma il sangue che riempiva i solchi non mi permetteva di fare una valutazione obiettiva. Presi l’altra manica e l’avvolsi dal lato più pulito intorno alla ferita. Strinsi bene e sperai che non si infettasse, ma sapevo che sarebbe stato difficile.

Fissai il suo viso. Era ancora priva di sensi, il colorito appena un po’ più pallido del solito, ma il respiro era regolare. Le scostai una ciocca di capelli umida attaccata al viso, e con la punta delle dita le carezzai una guancia. Piccola Bella, cosa ci stava succedendo? Tutto stava cominciando a girare per il verso giusto, fino a quando non era ricomparso quel vampiro da quattro soldi. La mascella mi si irrigidì al pensiero di quanto Bella doveva essere spaventata per non riuscire a dirgli di andarsene e di lasciarla stare, ma adesso, con me al suo fianco, le cose sarebbero andate diversamente. Non avrebbe dovuto temere di dirgli la verità, l’avrei difesa io.

La vidi rabbrividire e mi accorsi che doveva essere zuppa. Dovevo toglierle quei vestiti di dosso, altrimenti si sarebbe beccata anche una polmonite.

Mi resi conto che le mani mi tremavano un po’, mentre le slacciavo i bottoncini della camicetta. Mi pareva di stare per violare un santuario. Inspirai profondamente e continuai.

In fondo lo stavo facendo per il suo bene.

Dopo la camicetta venne il turno dei jeans. Li sbottonai e con molta cautela glieli sfilai. Non ebbi il coraggio di toglierle l’intimo, non credo che il mio cuore avrebbe retto, ma mi permisi una lunga occhiata al suo corpo quasi del tutto nudo e alla mia mercè.

Era stupenda, forse troppo magra, ma di una bellezza da mozzare il fiato. Il petto si alzava ed abbassava sotto il suo respiro, la curva morbida dei fianchi sembrava il dolce declino di una collina, le gambe, due lunghi e delicati fusi … La mia mano si era avvicinata inconsapevolmente al suo ventre piatto. Se l’avessi toccata solo una volta, lì in mezzo alle montagne chi l’avrebbe mai saputo? Con le dita tremanti le sfiorai la pelle vicino all’ombelico. Al contatto Bella si agitò un po’ e mi raddrizzai trattenendo il fiato. Presi la camicia da cui avevo strappato le maniche e gliela infilai. Raccolsi subito la coperta e la tirai su di lei coprendola del tutto.

Basta fantasie erotiche su di lei incosciente, le avrei solo mancato di rispetto comportandomi come uno scellerato. No, io Bella la volevo sveglia tra le mie braccia, volevo sentirla contorcersi sotto le mie carezze, urlare sotto i colpi della passione …

Mi alzai di scatto e uscii fuori a cercare un po’ di legna.

Avevo bisogno di schiarirmi un po’ le idee e accendere un fuoco nel vecchio focolaio tutto annerito, l’avrebbe tenuta al caldo, ora che era scesa la sera.

 

CARLISLE

Ero arrivato a Goat Rocks in tempo di record, ma sapevo che non potevo perdere nemmeno un attimo se volevo evitare uno scontro tra i due ragazzi. Edward era davvero molto veloce, ma io avevo il vantaggio di sapere precisamente dove era Jacob, dato che mi tenevo in contatto con Sam che mi aveva aggiornato non appena si era ritrasformato in lupo per cercare della legna intorno ad un ricovero per cacciatori a nord di Long River.

Lontano dall’influenza calmante di Jasper, Edward non era riuscito a trattenersi dopo essere venuto a conoscenza del luogo in cui Jacob doveva essersi rifugiato con Bella. Il suo comportamento impulsivo, dopo che mi aveva assicurato che se ne sarebbe stato ad attendere a casa, mi intristiva e non mi faceva presagire niente di buono. E, poi, sapevo che l’odore di Bella era molto più riconoscibile per lui che per chiunque altro.

Dovevo sbrigarmi. Ormai era scesa la notte.

Mi ero avvicinato ad un capannone dal cui comignolo usciva del fumo e dalla cui finestrella si notavano le ombre danzanti di un fuoco acceso. Sentivo chiaramente due battiti cardiaci, di cui uno molto accelerato, ma anche molto debole.

Mi affrettai.

Non ero neanche arrivato alla porta che questa si aprì e ne uscì il giovane quileute con gli occhi spalancati, le narici dilatate ed il respiro affannoso, chiaramente sulla difensiva. Mi aveva sentito arrivare e, vedendolo tremare vistosamente mi fermai lì dov’ero e dissi: «Pace Jake, sono qui per solo per aiutare Bella, non vogliamo che muoia dissanguata, giusto?»

Lui mi osservò di rimando e sarcastico disse: «Oh, no di certo, con me questa evenienza è sicuramente impossibile. Vorrei proprio dire lo stesso di voi vampiri…»

«Sono qui solo per visitarla e curarla. Sono un medico e sono completamente assuefatto all’odore del sangue umano, non temere. E direi che lei ne deve avere perso anche parecchio. E poi, ha la febbre. Molto alta credo. Deve essere curata subito, Jake.» continuai io ignorando la sua ironia. Quel ragazzo era solo molto spaventato dal gesto che aveva fatto rapendo Bella, e, in più era preoccupato per l’incolumità della ragazza. In fondo volevamo le stesse cose.

Riparare ai danni.

Inoltre era sfinito, dovevano essere giorni che non dormiva. Sostenni il suo sguardo ormai vacillante con fermezza e, non appena si fece di lato per farmi passare, entrai con rapidità all’interno.

La stanzetta era davvero fatiscente, l’aria impregnata di polvere e muffa e Bella era su un lettino malandato che si agitava tutta sudata.

Mi avvicinai e non ebbi bisogno di toccarle la fronte per valutare l’entità della febbre. A occhio e croce doveva superare i quaranta. Le presi delicatamente l’avambraccio tra le mani e lo sentii gonfio e bollente. Tumor e calor, i primi due sintomi dell’infezione …

Posai la valigetta ai piedi del letto e l’aprii per prendere una lunga forbice sterile e tagliai la benda intrisa di sangue rappreso. Scoprii la ferita che pur non essendo troppo profonda e necessitando di punti di sutura, non sarebbe stata poi gravissima, se non fosse stata completamente ricoperta di pus purulento. Era vistosamente infetta. Non me ne stupii, considerando la mancanza di disinfezione e la sporcizia cui era stata esposta. Mi misi rapidamente all’opera: lavai, disinfettai e chiusi i lembi con il minor numero di punti possibili. Il braccio era troppo gonfio per poter agire in maniera più approfondita, ma nessun tendine era stato reciso, sarebbero rimaste solo un paio di cicatrici. Le feci una iniezione di antibiotico e una di antipiretico, la ricoprii con la coperta sudicia e mi volsi verso Jacob.

Mi osservava seduto su una sediolina sgangherata, minuscola davvero per lui, con il capo tra le mani. Raccolsi tutti gli stracci che avevano un qualche sentore di sangue e li buttai nel focolare acceso. Adesso veniva la parte difficile, ma il tempo a mia disposizione era ormai davvero poco.

«Jake, ascoltami attentamente. La ferita di Bella si è infettata, le ho somministrato dei farmaci che le saranno utili, ma non può rimanere qui dentro, altrimenti peggiorerà. La febbre è molto alta e potrebbe avere le convulsioni …» mi morsi un po’ la lingua a questa mezza verità. In realtà le convulsioni febbrili sono indipendenti dalla temperatura raggiunta, anzi in chi è predisposto possono comparire anche a valori inferiori ai 38º C. Tuttavia c’erano altri tipi di complicazioni più difficilmente comprensibili per i non addetti ai lavori che potevano comunque sopraggiungere ed essere infinitamente più gravi, lesioni meningee e via dicendo … Speravo di intimorirlo vista la giovane età ed infatti impallidì visibilmente. Incalzai evitando di menzionare l’arrivo imminente di Edward per non scatenare l’istinto di competizione.

«Ho l’auto qui vicino, la portiamo insieme all’ospedale dove la sorveglierò personalmente.»

Jacob mi guardava come ipnotizzato e continuava a non profferire parola. L’impazienza cominciava ad impadronirsi di me. Sentii il cellulare vibrare nella tasca interna della mia giacca. Lo afferrai e risposi: «Tra cinque minuti il suo futuro scomparirà» la voce di Alice fu chiaramente udita anche da Jacob che scattò in piedi. Era chiaro ad entrambi che stava parlando di Edward. Lui mi guardò con astio e cominciò a sibilare contro di me: «Mi ha mentito, volevate prendermi in trappola, ecco cosa volevate fare lei e suo figlio …»

«No, Jake ascoltami. Bella è davvero in condizioni gravi ed io voglio evitare uno scontro tra voi due. So che non era tua intenzione farle del male e so che vuoi solo proteggerla, ma conosco mio figlio e vuole per lei le stesse cose che vuoi anche tu. Lascia che la porti via in macchina con me, cercheremo di risolvere la faccenda tra uomini quando la mente sarà più lucida …» cercai di non tradire la minima agitazione, ma se si fosse giunti ad uno scontro non credo che sarebbe stato di Edward che mi dovevo preoccupare.

Jacob scuoteva il capo con gli occhi allucinati e iniettati di sangue. Guardava in direzione di Bella e guardava la porta in rapida successione.

Stava valutando la possibilità di fuggire via con lei.

Mi frapposi tra lui e la brandina.

«Stammi a sentire, Jacob, è meglio che vai via. Non posso permetterti di fare ciò a cui stai pensando. Hai la mia parola che ti terrò informato sulle sue condizioni di salute e quando starà meglio …» non riuscii a terminare la frase che la porta volò via verso l’esterno ed Edward si stagliò sull’uscio. La sua espressione furente mi diede l’esatta percezione della gravità di quello che sarebbe accaduto a breve.

Sentii un boato e vidi la trasformazione di Jacob avvenire tra un svolazzare di brandelli di tessuto di cui era composto il pantalone che indossava poco prima.

Senza emettere alcun suono, nel silenzio più totale vidi chiaramente mio figlio piombare sul lupo, prenderlo per il collo e scaraventarlo oltre la finestra. Per un occhio umano tutta la scena sarebbe stata invisibile, un veloce flash sfocato, ma io riuscivo a vedere tutti i loro movimenti distintamente.  La miriade di frammenti di vetro che si nebulizzò nell’aria come tanti piccoli diamanti, Jacob che faceva un volo di una decina di metri fino ad un albero, e un urto violento in cui dovette rompersi qualche costola perché ne sentii chiaramente il rumore e l’ululato di dolore.

Edward si girò verso di me e mi guardò con la furia negli occhi. Era una maschera di pazzia. Credo che mi avrebbe potuto attaccare automaticamente se non mi avesse riconosciuto, solo per il fatto di essere vicino a Bella. Fiutò l’aria e percepì i vari odori, ma, sebbene avessi cercato di eliminare quello che più di tutti sapevo l’avrebbe fatto impazzire, non ero riuscito ad allontanare il sentore di sangue che aleggiava nella stanza. Decisi che fosse meglio uscire all’aperto, nella speranza che l’aria fresca riuscisse a calmarlo.

Mi fiondai fuori e vidi Jacob che cercava di rialzarsi a fatica in forma umana. Non era riuscito a mantenere la sua trasformazione in lupo. Se ci fosse stato un altro impatto simile questa volta non si sarebbe più alzato.

Cercai di comunicare con Edward tramite pensiero.

Edward, dobbiamo portare Bella in un luogo adeguato. Le ho medicato la ferita, ma l’infezione è estesa. Non perdiamo altro tempo. Mentire con lui sarebbe stato inutile, le sue lauree e la possibilità di leggermi nel pensiero mi avrebbero smascherato in un attimo. E non avrei mai potuto non rivelare la verità completa sulla sua salute e lui lo sapeva.

Lascia perdere Jacob, lei non ti perdonerebbe se gli facessi del male. Continuai battendo sul tasto Bella. Sarebbe stato l’unico modo per far nascere in lui un po’ di compassione.

Lo vidi uscire a passo lento dal capannone, ma la sua espressione era alterata. Temetti, seppi che l’avrebbe ucciso. Si avvicinò a Jake che si reggeva a malapena in piedi e disse: «Potrei ucciderti con una sola mano e lo meriteresti. Ma per te ho altri progetti. Ci vedrai insieme giorno dopo giorno e questo per te sarà un castigo peggiore della morte. Ogni minuto della tua vita lo trascorrerai sapendo che ha scelto me e che lei è MIA. MIA E’ CHIARO!!» terminò con cattiveria.

Il giovane quileute lo guardò con un sorriso beffardo mentre faceva un paio di passi nella sua direzione. Vidi Edward stringere gli occhi in due fessure e cominciare a respirare più velocemente. Evidentemente Jacob gli stava mostrando delle immagini mentali che lo infastidivano.

Decisamente quel lupo non sapeva cosa significava battere in ritirata.

«Tu le hai tolto gli abiti …» il sibilo di Edward era terrificante, e vidi Jacob che, invece di indietreggiare gli si avvicinava ancora di più. Capii al volo ciò che mio figlio evidentemente non riusciva a focalizzare lucidamente.

Figliolo calmati, stà cercando solo di provocarti, vuole che tu perda le staffe. I miei pensieri erano pressanti.

Ma lui senza neppure guardarmi, con un sorriso sinistro e la voce glaciale disse: «A volte non si riesce a trovare ciò che si cerca …» si fermò un attimo, prese un respiro profondo e poi, continuò: «ma ci si imbatte in molto, molto di più …» e gli scaricò un potente manrovescio in pieno volto. Il viso di Jacob si spostò insieme al suo intero corpo facendo due giravolte su se stesso e nello stesso momento Edward disse: «Questo è per averla ferita involontariamente.» Avanzò lentamente verso di lui, mentre un rivolo di sangue colava tra le labbra del giovane quileute, riverso in terra che cercava di rialzarsi a fatica. «Ma per averla sfiorata intenzionalmente mentre era incosciente invece … invece, ti riserverò un trattamento davvero speciale.». Terminò la frase afferrando i suoi lunghi capelli e trascinandolo vicino ad un tronco d’abete. Lo portò con il viso all’altezza del suo viso e gli mise una mano alla gola.

«Hai paura di morire Jacob Black?» il capo inclinato leggermente di lato, gli occhi neri senza più alcun velo di lucidità, sembrava l’angelo vendicatore che interroga le sue vittime prima di sacrificarle.

Sentivo che tutti i tentativi fatti per scongiurare l’evento mi si erano frantumati tra le dita. Avevo sperato che i miei insegnamenti avessero lasciato un segno più profondo nell’animo di mio figlio. Guardai la scena rattristito: non sarei intervenuto mio malgrado. Avevo tracciato un sentiero per le loro esistenze, fatto di comprensione e compassione per la nostra natura che non doveva necessariamente alimentarsi di violenza e sangue innocente. Una strada difficile, piena di sacrifici,   ma batterla doveva essere una scelta autonoma dei miei figli, non un obbligo per loro da me imposto.

Sentii Jacob rispondere con la voce strozzata: «No, non temo la morte, se questo servirà a far aprire gli occhi a Bella …»

Dopo di ciò silenzio.

Ero in attesa di sentire lo scricchiolio dell’osso del collo di Jacob, quando la voce di Bella si udì flebile ma chiara alle nostre orecchie:

«Edward fermati, ti prego.» la guardai distesa in terra appoggiata con un braccio alla parte inferiore della porta. Si era trascinata fin lì con le poche forze che le erano rimaste. Guardai mio figlio e lo vidi immobilizzarsi. Ricominciai a nutrire qualche speranza.

«Tu non devi farlo … non sei un mostro.» le sue poche parole sortirono l’effetto che avrei voluto avessero avuto tutte le mie. Edward lasciò andare il corpo di Jacob all’istante e parve riacquistare un barlume di lucidità. Lo osservò dall’alto e disse con voce bassa ma udibile per lui e per me: « Ti giuro sull’amore che ho per lei che se la tocchi ancora, non ci sarà nessuno che potrà più fermarmi dall’infliggerti le più sordide torture prima di toglierti la vita. E ti assicuro che ne conosco davvero parecchie.»

Si girò, mi lanciò un’occhiata fugace e si diresse verso Bella che aveva perduto i sensi.

Si accovacciò su di lei. Con riverenza e delicatezza le scostò i capelli che le si erano attaccati al viso sudato e febbricitante.

Avvicinò le sue labbra alla sua fronte con gli occhi lucidi e dilatati.

Rimase così, immobile per un attimo.

Poi, presa Bella fra le sue braccia si diresse verso la mercedes senza dire una sola parola.

  

   
 
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