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Autore: Lunastorta98    02/11/2016    2 recensioni
Ripercorriamo insieme la storia di una delle coppie Canon del mondo di Harry Potter, quella formata fa Remus Lupin e Ninfadora Tonks.
Partiamo dal presupposto che io amo il personaggio di Remus e amo l'ostinazione di Tonks, quindi scrivere qualcosa su di loro era scontato!
La storia si apre con un evento che io ho immaginato, avvenuto nel passato (il prologo) per poi catapultarsi nel pieno della lotta che la giovane Auror combatte, per convincere l'ex professore a lasciarsi andare.
La storia segue gli avvenimenti reali (come raccontati dalla Rowling), ma reinterpretati e un po' più concentrati su di loro. Per esempio, i così numerosi turni di guardia dell'Ordine della Fenice sono citati in Harry Potter, ma nessuno di questi viene descritto. Così ho pensato di ambientare una scena della ff, in un turno condiviso da Remus e Tonks.
Essendo che la storia segue la realtà, ahimè i due moriranno alla fine, per cui addio amici miei. Io piango...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Remus si fermò davanti al gargoyle di pietra e pronunciò la parola d'ordine per poter accedere all'ufficio del preside. Silente sembrava aver di nuovo sviluppato la passione per i sorbetti al limone Babbani, ma Remus non poteva certo dargli torto. Non appena la statua si spostò lasciando che le scale comparissero, il mago cominciò a salire i gradini poggiandosi col peso sul bastone da passeggio che, seppur di malavoglia, era stato costretto a prendere per evitare di rovinare a terra ogni tre passi. Sorrise leggermente, con ironia, al pensiero che neppure Silente, tanto anziano quanto saggio, utilizzasse un bastone da passeggio.
Si fermò fuori dalla porta e fece scomparire il bastone con un gesto pigro della bacchetta, dopodiché bussò e, quando la voce del preside gli diede il permesso, Remus aprì la porta ed entrò nell'ufficio

«Buonasera Preside» lo salutò, avanzando lentamente nella stanza, dopo aver richiuso la porta, fino ad essere in piedi difronte alla scrivania dell'anziano mago
«Oh Remus, ben arrivato» lo accolse «Prego siediti» aggiunse in fretta notando il lieve tremore alle gambe del più giovane.

Lupin annuì e prese posto non trattenendo un leggero sospiro di sollievo. Alzò poi lo sguardo verso il preside e fece per parlare, quando notò, nei suoi occhi seminascosti dagli occhiali a mezzaluna, un qualcosa di tremendamente serio. Tale percezione però fu subito smontata da un sorriso che comparve sulle labbra del preside

«Posso offrirti qualcosa? Delle Bacchette di Liquirizia? Sai in questo periodo le sto apprezzando particolarmente e ho finalmente messo da parte le Api Frizzole… no forse ne ho ancora un po' da qualche parte, sono davvero troppo irresistibili per le mie papille gustative»

Silente aveva parlato dopo essersi alzato e aver raggiunto un tavolino poco distante dalla scrivania sul quale vi erano poggiati diversi piattini con caramelle e altre leccornie. Continuò riferendo che i sorbetti al limone rimanevano comunque al primo posto tra i vari cibi di suo gradimento che si potevano trovare nel mondo Babbano e che addirittura superavano tutte le delizie della cucina del mondo magico.
Nella voce del preside c'era un tono cosi calmo e distaccato che alle orecchie di Remus sembrò che qualcosa non andasse

«No, grazie, davvero» 
«Oh, peccato» Silente prese una Bacchetta di Liquirizia che mise poi tra le labbra

Il preside tornò lentamente a sedersi, ma questa volta non alla sua solita poltrona dietro la scrivania, ma sulla sedia accanto a quella su cui sedeva Remus. 
Seguirono diversi minuti di silenzio in cui l'anziano osservava l'altro mago, mangiucchiando la Bacchetta di Liquirizia. Aveva uno sguardo più profondo e grave del solito, notò Remus e questo non faceva altro che agitarlo.
Lupin poggiò le mani sulle ginocchia e le strinse leggermente quando sentì una fitta al fianco, ma cercò di non darlo a vedere. Se ci era riuscito non lo sapeva, probabilmente no

«Vedo che il recente plenilunio non è stato molto fortunato, vero?» domandò l'anziano, notando la smorfia del giovane
«No, non particolarmente ad essere sincero» si limitò a rispondere, ma poi aggiunse in fretta «Perché mi ha fatto venire qui?»
«Si, aspettavo che me lo chiedessi a dire il vero… sai è un argomento difficile e la proposta che devo farti è… terribile, ma doverosa»
«Che proposta?»

Silente continuò a mangiucchiare la Bacchetta di Liquirizia non riuscendo, forse per la prima volta in vita sua, a trovare le parole più appropriate. Sapeva che ci sarebbe stato un rischio altissimo per Remus ed esporlo gli costava tanto

«Albus, che proposta?» ripeté l'altro impaziente
«Ho sentito che Voldemort sta radunando quanti più alleati riesce, ma non solo maghi e streghe. Ingaggia creature oscure, Troll, Giganti…» fece una pausa «senza poi contare i Lupi Mannari» 

Remus si irrigidì lì seduto sulla sedia nel sentire nominare dal preside anche i Lupi Mannari. Se lo immaginava, certo, forse era anche scontato pensandoci bene, ma sentirglielo dire faceva comunque un certo effetto.

«Beh, non mi sembra una cosa strana in fin dei conti, è quello che stiamo facendo anche noi, cercare alleati» rispose una volta riacquistata la calma 
«Per l'appunto… speravo che fossimo noi i primo a far presa sui Lupi Mannari»

Silente prese un respiro profondo guardando un punto impreciso dell'ufficio circolare. Dopo qualche istante di silenzio tornò a concentrarsi sul suo interlocutore

«L'Ordine ha bisogno di portare dalla sua parte i Lupi Mannari, non possiamo permettere a Voldemort di contare anche su di loro. Esistono numerosi branchi in giro per l'Europa, ma principalmente quelli inglesi sono i più organizzati e pericolosi…» cominciò
«E serve un intermediario, ovviamente» concluse Remus per lui e aggiunse quasi senza pensarci «Va bene, quando devo partire?»

Silente era convinto della fiducia e della lealtà di Remus, ma quella sua risposta era affrettata. Il preside non aveva finito di esporre i dettagli di quella missione, i cui esiti positivi per Remus erano davvero pochi.

«Ti pregherei di aspettare a darmi una risposta»
«Non era un ordine?» chiese Remus sinceramente sorpreso 
«Oh no, no. Questa missione potrebbe rivelarsi fondamentale per noi e in virtù di questo ti pregherei proprio di accettare… ma sono il primo a rendersi conto che rischi davvero tanto»
«Rischio davvero tanto da quando era molto più piccolo, Albus…»

Silente annui lentamente staccando un pezzetto della Bacchetta di Liquirizia e mangiandolo

«E quindi, accetteresti?» quando Remus fece un cenno con la testa in segno di assenso, il preside continuò «Devi però sapere che il branco in cui dovresti andare… ecco, è guidato da Fenrir Greyback»

Fenrir Greyback, quel nome piombò come un macigno nella testa di Remus. La sua espressione cambiò radicalmente: se prima era concentrato e dimostrava interesse per le parole del preside, con la sicurezza di voler accettare senza alcuna resistenza, ora Remus sembrava essersi perso, lo sguardo che fissava il vuoto. Il mago si portò istintivamente la mano alla spalla a coprire la cicatrice più vecchia che aveva, quella che lo accompagnava da più di trent'anni, quella che indicava il morso maledetto che lo aveva costretto a quella vita dannata. Fenrir Greyback, il Lupo Mannaro più feroce che il mondo magico con cui Remus era entrato in contatto, avesse mai visto.
Lupin iniziò a ridere, una risata nervosa, ironica e priva di qualunque traccia, anche leggera, di allegria. Strinse la mano intorno alla spalla quasi a farsi male, sia a causa della recente luna di cui ancora il suo corpo risentiva, sia per la forza con cui stava stringendo la presa.
Silente rimase in silenzio, osservando l'uomo di fronte a sé; si aspettava qualche reazione ben peggiore di quella, ma poi si ricordò che era Remus il mago con cui stava parlando. Di sicuro l'ex professore di Difesa Contro le Arti Oscure non avrebbe dato di testa. Lui aveva sempre dissimulato qualunque emozione negativa con ironia. 

«Mi faccia capire, Albus» disse quando ebbe smesso di ridere «Lei mi sta chiedendo se io voglia andare a fare da spia per l'Ordine… nel branco di Fenrir Greyback?» chiese, poi scosse appena la testa incredulo

Quella era davvero l'ultima delle cose che Remus avrebbe mai desiderare; dover andare in un branco era ancora accettabile, se questo fosse servito al bene della guerra… ma andare nel branco di Greyback era troppo. Come poteva Silente davvero chiedere se lui fosse disposto a partire? Certo che non avrebbe mai voluto! Rivedere quel mostro, colui che rese Remus stesso un mostro e dover per giunta stare ai suoi ordini da bravo cucciolo addomesticato…
Remus si prese la testa fra le mani e rifletté a lungo prima di decidersi a parlare di nuovo, nel frattempo il preside lo osservava in silenzio, sinceramente dispiaciuto di quanto stava chiedendo

«Perché non me lo ordina e basta…» la voce di Remus arrivò quasi come un lamento e una supplica alle orecchie dell'anziano mago «Se me lo ordinasse sarei subito disposto ad obbedire, lo sa. Non può davvero farmi scegliere questo, Albus…» aggiunse stringendo i capelli tra le mani

Silente si alzò dalla sedia, ponderando una risposta adeguata a quanto detto dal mago. Iniziò a misurare a passi lenti e cadenzati l'ufficio. Portò una mano alla barba che prese a lisciarsi distrattamente per poi tornare alla scrivania e finalmente guardare Remus, che era rimasto immobile e rigido tutto quel tempo

«Non posso ordinarti questo. Non è un campo in cui io posso intervenire, Remus. Questa missione comporterà innumerevoli rischi che penso ti siano chiari. Non posso ordinarti di immolarti per la nostra causa»

Remus sbarrò gli occhi. Ripensò a quando, qualche tempo prima, si fosse chiesto perché Silente non dicesse mai in modo diretto quanto egli intendesse davvero. Se ne pentì. In quel preciso istante, il preside gli aveva detto che sarebbe potuto morire da un momento all'altro nel corso della missione e morire non era davvero nella lista delle cose che Remus desiderava. 

«Tuttavia, sarei nella posizione di potertelo ordinare, sempre per usare un tuo termine, in quanto capo dell'Ordine della Fenice e decisioni di questo tipo potrebbero competermi»

Lentamente Remus lasciò i ciuffi di capelli che teneva stretti nelle mani e si mise a sedere meglio sulla sedia. Nessuna traccia di paura o supplica sulla sua espressione, ma al contrario la sua solita aria composta

«Alla fine so che deciderai la cosa che riterrai più giusta»
«Quanto tempo ho?»
«Non più di una settimana Remus, devo sapere cosa sceglierai»
  
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