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Autore: Mei91    02/11/2016    7 recensioni
per la casata reale demoniaca è un giorno di festa. il principe dei demoni Sesshomaru è tornato a casa per succedere al trono al posto del padre concedendo, così, al genitore e alla sua neo consorte Izayoi e il figlio Inuyasha, un pò di meritato riposo, ma per far ciò le leggi obbligano Sesshomaru a prendere moglie demone per poter diventare Re.
La principessa degli umani Rin Setsuna è la figlia del re degli umani Takemaru Setsuna fratello della principessa Izayoi. Rin odia i demoni, ma per liberare l'amata zia è disposta a sacrificare se stessa per recarsi al castello demoniaco e vendicarsi di Inu No Taisho, Sesshomaru e i loro demoni seguaci così da trarre in salvo la propria zia e riportarla a casa.
Riuscirà Rin a sedurre Sesshomaru senza innamorarsi del glaciale principe demoniaco.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: inu taisho, Inuyasha, izayoi, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rin superò la barriera demoniaca con passo svelto ma al contempo timoroso: aveva come l’impressione di essere fuori posto in quei luoghi. Si guardò attorno con una punta d’ansia, ma presto le sue paure lasciarono posto alla curiosità.

Prese a camminare lentamente lungo la foresta, tenendo i sensi bene allerta. Non si era di certo aspettata che ingannare i demoni sentinella sarebbe stato così facile.

Fino a quel momento aveva temuto che l’essenza contenuta nella boccetta di spirito, rubata al padre, fosse semplicemente una presa in giro, insomma che non funzionasse. Invece era passata tranquillamente oltre la barriera: nessuno si era ancora accorto del suo sotterfugio.

Non le piaceva per niente l’idea di essere nei domini del Re dei Demoni, ma più si avvicinava al castello, più le pareva che la propria anima si quietasse.

Le sensazioni che provava in quel momento erano decisamente contrastanti. Aveva da sempre immaginato che quei luoghi vedessero come scenario morte, sangue e violenza; invece non c’era nulla di simile, anzi, quei paesaggi erano splendidi, persino più dei domini umani. Sentiva tutto il proprio essere fondersi con la natura circostante ed era come se gli alberi, seppur spogli e aridi insieme al vento, intonassero per lei una soave melodia.

Gli alberi erano alti, con i rami pieni di neve, e Rin ne era sicura: in primavera o in estate avrebbero messo foglie stupende e rigogliose, ma in quel momento, cioè in inverno, erano spogli, adornati soltanto dal bianco gelido della neve, ma nonostante tutto erano maestosi, sani, in qualche modo sembravano protettivi, esattamente il contrario degli alberi a cui era abituata lei: piccoli, scheletrici e quasi in fin di vita.

Proseguendo lungo il viale, ai bordi del sentiero, c’erano strani animaletti demoniaci, che facevano capolino dalla neve e la guardavano curiosi. Rin li trovava adorabili, sembravano dei peluche bianchi che giocavano a rincorrersi sotto la neve. Si strinse maggiormente nel lungo mantello che indossava e proseguì.

Più avanti, sul lato destro del sentiero, c’era il mare, e per Rin quello fu un vero e proprio colpo al cuore: in tutta la sua vita non lo aveva mai visto. Il richiamo per quell’elemento maestoso e sconosciuto fu troppo forte così, ignorando il sentiero che l’avrebbe condotta al castello del Re, si diresse verso il mare, che date le sue correnti, e il suo movimento, non era per niente ghiacciato, ma sembrava accogliente, stupendo.

Arrivata sulla riva, Rin non seppe resistere e immerse i piedi nell’acqua, scoprendola fredda, ma mai quanto quella del lago umano: era giusto un pizzico più calda, forse a causa delle onde.

Si sedette su quella strana distesa di sabbia innevata e chiuse gli occhi inspirando l’odore salmastro, che ebbe il potere di rilassarla maggiormente.

Guidata dall’istinto e incurante di prendersi un malanno, Rin si tolse il pesante mantello e il primo kimono, restando quindi semplicemente con la sottoveste bianca, ed entrò in acqua.

Rabbrividì da capo a piedi, ma lei amava tutto ciò che era freddo, tutto ciò che era in grado di congelarla fino alle ossa. Non aveva idea del perché quell’amore per il freddo fosse così forte, fatto stava che lo adorasse. Si tuffò di scatto ma annaspò al contatto della propria testa con l’acqua congelata, ritrovandosi a berne un’ingente quantità, tale da farla tossire. Non riusciva più a emergere, rischiava di soffocare. Le parve come se il suo cervello e il suo corpo fossero trafitti da mille lame, ed ebbe l’impressione di restarci secca.

Nonostante la situazione tragica, ridacchiò nella sua mente: si aspettava di essere uccisa dai demoni, ma per la sua stupidità e per la sua maledetta curiosità di sapere come potesse essere fare il bagno d’inverno in mare, ci stava per rimettere le penne. Aprì gli occhi, provando nuove ondate di brividi quando le sue irridi toccarono l’acqua congelata, ma non appena riuscì a mettere a fuoco quello che aveva intorno, notò un movimento fulmineo di qualcosa che poteva somigliare a un corpo, poi una possente pinna le dette un colpo sul sedere e la fece volare fuori dall’acqua.

La giovane atterrò sulla sabbia innevata e prese a tossire convulsamente. Aveva la bocca salata e secca, il corpo le tremava come una foglia. Si cinse con le braccia per cercare di combattere il freddo e guardandosi intorno si rese conto di essere atterrata vicino al punto in cui aveva lasciato i suoi vestiti. Gioì internamente mentre, con mano tremante, prese il mantello e vi si avvolse, sentendosi subito meglio.

A quel punto cercò di farsi forza e di esaminare la situazione. Si voltò verso il mare trovando, sulla riva, una creatura che non aveva mai visto e la osservò a bocca aperta. Quell’essere aveva le sembianze per metà di un pesce e per l’altra metà di una donna. Doveva sicuramente essere un demone, ma di che razza di demone si trattava?

“Il mare è affascinate, ma chi non possiede una coda per combattere le correnti dovrebbe tenersi alla larga!” Esordì la donna con voce dolce. Rin sgranò gli occhi.

La demone davanti a lei era di una bellezza da mozzare il fiato: i lunghissimi capelli neri le cadevano bagnati lungo le spalle e le arrivavano fino alla vita, mentre qualche ciocca le andava a coprire il seno nudo. Rin era esterrefatta nel constatare come quella donna, o meglio quel demone, riuscisse a stare dentro l’acqua congelata senza alcun problema, neanche un minimo accenno di tremolio. Continuando a osservarla notò che i suoi occhi erano dello stesso identico colore dell’oceano. L’ondeggiare del mare metteva in risalto anche la sua possente e squamosa coda di un abbaiante verde smeraldo, così luminosa, così brillante, che a Rin parve di aver trovato una delle sette meraviglie del mondo. Seppure odiasse profondamente i demoni, non poteva certo negare che quella fosse di una bellezza sublime.

“Tu… mi hai salvata?” Balbettò. I denti non facevano altro che batterle per il freddo e quando la vide sorridere e annuire, ebbe come l’impressione che quella creatura l’avesse osservata per tutto il tempo.

“Grazie!” Sussurrò.

“Prego! Adesso vado, per favore stai attenta, il mare non è un lago!” Disse con voce melodiosa prima di rituffarsi in acqua.

“Aspetta!” La chiamò Rin, ma la voce le uscì come un sussurro e della creatura, che probabilmente non l’aveva neanche sentita, non rimase più alcuna traccia.

“Come ti chiami?” Sussurrò all’oceano nella speranza di ricevere risposta, ma nulla, era sparita così come era comparsa. Rin sospirò e abbassò la testa afflitta, poi però dall’oceano, la stessa demone di poco prima tornò a galla e le sorrise amabilmente.

“Kagome, mi chiamo Kagome!” Sussurrò prima di sparire nuovamente tra e onde del mare, non lasciando a Rin nemmeno il tempo materiale per elaborare il fatto che fosse tornata in superfice soltanto per risponderle, per esaudire il suo desiderio di conoscere il suo nome, e poi di nuovo se ne era andata, non concedendole la possibilità di presentarsi a sua volta.

Sospirò e si chiese se fosse stata davvero un demone… possibile che un demone le avesse salvato la vita?

Sospirando aprì la sacca con i vari cambi che aveva e, dopo essersi asciugata come meglio poté, velocemente indossò un kimono pesante, prima di prendersi davvero un malanno, mentre la sua mente continuava a vagare con il pensiero a quella strana creatura. Il padre le aveva sempre detto che i demoni erano subdoli, cattivi, e che uccidevano senza pietà. Chiuse gli occhi e si strinse maggiormente nel mantello chiedendosi come mai, allora, quella demone, l’avesse salvata. Se davvero i demoni erano spietati assassini, perché l’aveva salvata da un annegamento certo?

Camminò per diversi minuti lungo la spiaggia, finché delle voci arrivarono alle sue orecchie e, presa alla sprovvista, si nascose dietro una roccia mettendosi a spiare le due creature davanti a sé.

“Com’è la situazione a nord?” Esordì la voce possente e controllata di una delle due figure.

“Sotto controllo, padre.” Rispose glaciale l’altro.

Rin rabbrividì: si trattava di due demoni, e dall’aura che sprigionavano dovevano anche essere molto potenti. Nonostante le sue considerazioni, rimase estasiata a osservare quello che sembrava essere il più giovane tra i due.

“A sud, le sirene?” Domandò di nuovo il più grande.

“Alleate.” Fece freddamente l’interpellato.

“Non avevo dubbi che saresti riuscito a convincere le sirene ad allearsi alla nostra causa!”  

Rin spostò freneticamente lo sguardo dall’uno all’altro e quando i suoi occhi si soffermarono sul volto del demone più giovane il suo cuore perse un battito.

Era la personificazione dell’inverno stesso. Non degnò neanche di una risposta l’uomo che si stava complimentando con lui e che aveva chiamato padre, ma si limitò ad annuire, per poi dargli le spalle. Rin lo osservò andare via con passo lento. Era folle, ma tutto di lui cominciava ad attrarla: la sua voce, i suoi occhi, il suo viso, persino la sua camminata lenta e decisa.

“Non c’è che dire, il fascino ce lo ha quel demone!” Borbottò rendendosi conto, suo malgrado, di essere arrossita da capo a piedi.

“Ma che cavolo dico? Ho una missione da compiere!” Mormorò cercando di tornare con la mente alla realtà.

Una risata divertita la riscosse dai suoi pensieri.

Subito dopo Rin vide il demone più grande, il padre del mega fusto insomma, annusare l’aria e voltare lentamente la testa verso di lei.

“Non nascondetevi piccola demone volpe, quell’albero non copre il vostro odore!” Le comunicò controllato e con una voce che le mise quasi i brividi: il suo tono era davvero molto profondo, e quando parlava seriamente con quello che doveva essere suo figlio era già inquietante, ma sentirlo passare a un tono dolce e divertito per rivolgersi a lei era anche peggio. Rin si sentiva quasi del tutto insignificante al cospetto di quella creatura, e sebbene non lo vedesse chiaramente in viso, si chiese chi diavolo fosse e che genere di poteri avesse e soprattutto, nel caso in cui avesse deciso di attaccarla, lei come si sarebbe difesa? Senza nemmeno iniziare la sua missione di recupero della zia, già si sentiva spacciata.

Non sapeva chi fosse quel demone, ma il fatto che soltanto tramite l’odore avesse intuito la sua presenza e che tipo di essenza di spirito avesse addosso, la innervosiva parecchio.

“Oh, per i fulmini! E ora dove mi nascondo?” Borbottò fra sé.

Istintivamente corse verso l’oceano e vi si tuffò, ignorando ampiamente l’acqua congelata, ma non fece nemmeno in tempo a fare una nuotata, che un colpo di pinna la fece volare fuori dall’acqua e atterrare davanti ai piedi del possente demone, con il didietro sulla neve.

“Ma… ma… ahio!” Sbuffò per poi riscuotersi udendo la risata profonda del demone.

“Grazie principessa Kagome!” Fece rivolto alla creatura che galleggiava in acqua, e che rispose al demone con un sorriso e un segno di assenso con il capo.

“Tu! Tu sei la creatura che mi ha salvata prima! Perché mi hai fatto questo!?!” Fece Rin vedendo la demone sorriderle e alzare e riabbassare le spalle con nonchalance, poi si immerse di nuovo e sparì.

Rin riprese a tremare come una foglia. Non era preparata a fronteggiare un demone di quel calibro, specie congelata com’era. Non andava affatto bene: era appena arrivata e già aveva rischiato di annegare e di morire di freddo! Senza contare che non era né riuscita a celare la sua presenza ai demoni, né tantomeno a fuggire da uno di loro in caso di pericolo. Cosa stava combinando? Provò rabbia per se stessa e per la sua ingenuità.

“Maledetta strega!” Ringhiò rivolta all’oceano.

Il possente demone la guardò a lungo con aria paziente, poi le porse la grande mano artigliata per aiutarla ad alzarsi. Rin si sentì una bambina ribelle al suo cospetto, e l’orgoglio le impose di non accogliere quella mano, così si alzò da sola fronteggiandolo come solo Ruby Red sapeva fare. Il demone la guardò ancora inarcando un sopracciglio.

“Quella era una sirena, non una strega” La informò pazientemente, mentre lei continuava a rivolgergli uno sguardo di sfida.

“Siete una delle pretendenti del Principe?” Chiese tranquillamente.

“Col cavol…” Iniziò Rin, ma poi si corresse subito annuendo. “Ehm, sì!”

“Beh, allora dovreste affrettarvi. Sono arrivate quasi tutte. Se non volete perdervi la presentazione dovreste avviarvi al palazzo prima che comincino, mia cara!” Disse lui dandole le spalle e iniziando a camminare nella direzione opposta a quella da cui era arrivata Rin.

Lei sussultò. Non aveva la minima idea di come arrivare al palazzo reale, per non parlare poi del fatto che si sentiva decisamente indolenzita a causa del freddo, e il suo sedere, al momento, protestava a causa della botta ricevuta per colpa di quel mezzo pesce.

Non aveva scelta: doveva usare le arti che nel mondo umano l’avevano contraddistinta come Ruby Red. Addolcì lo sguardo e si morse piano le labbra.

“Oh! Perdonatemi mio signore. Ecco è la prima volta che giungo in questi domini, non saprei come arrivare a palazzo e non vorrei, come dite anche voi, perdermi la presentazione del Principe! Ecco, mi chiedevo se per caso… se per caso non potessi approfittare della vostra gentilezza chiedendovi di indicarmi la strada.” Sussurrò con fare angelico e in qualche modo seduttivo. Usò il tono di voce che aveva visto molti uomini vittime del suo fascino. Dato lo stato in cui si trovava, era l’unica arma che avesse a disposizione, in quel momento, per iniziare a compiere i primi passi per sapere dove fosse la sua amata zia.

Il possente demone ridacchiò e si voltò verso di lei.

“Non serve che con me utilizziate quel tono mia cara, risparmiatevi per il Principe, io sono felicemente sposato. Comunque mi sto recando al palazzo proprio in questo momento, sarei più che felice di accompagnarvi!” Le disse facendole sgranare gli occhi incredula. Era rimasto immune alla sua tecnica di persuasione seduttiva? In quel momento Rin si sentì più confusa che mai. Non si era di certo aspettata tutto quello che le era successo non appena aveva superato la barriera demoniaca! Come aveva potuto quel demone schernirla in quel modo? Prima il mare, poi quella demone pesce, poi i due demoni che parlavano tra di loro (tra cui il più giovane che l’aveva già colpita senza nemmeno parlarle), e ora il più grande dei due che pareva del tutto immune al suo fascino e inoltre era anche sposato. Rin si era sempre chiesta se, come gli umani, anche i demoni fossero infedeli alle proprie mogli, ma dalle parole di quell’essere pareva proprio di no, o meglio, lui pareva talmente fedele alla propria moglie, che il suo potere seduttivo non aveva avuto alcun effetto.

Velocemente raccolse le sue cose, facendo però bene attenzione a non far notare la boccetta di essenza di spirito che aveva con sé, e prese a seguirlo affiancandolo.

“Perdonate, posso farvi una domanda?” Gli chiese alzando la testa per guardarlo. Era davvero molto alto.

“Ditemi.”

“Avete detto di avere una moglie… che tipo di persona è?” Era curiosa di sapere che razza di demone avesse sposato e che capacità avesse per trarre irrimediabilmente a sé una creatura bella come quella e farla essere anche fedele. Nonostante lei fosse rimasta molto più affascinata dal figlio, non si poteva negare che anche lui avesse fascino, più maturo, ma pur sempre fascino.

“Mia moglie? Uhm… testarda, cocciuta, fa sempre di testa sua, ma sa farti sentire a casa!” Le rispose cortesemente.

Rin sgranò gli occhi incredula davanti a una tale descrizione così poco in linea con l’idea che si era fatta sui demoni.

“Ma se fa sempre di testa sua, come la sopportate?”

Il demone la guardò poi le sorrise intenerito e le mise una mano tra i capelli scompigliandoli.

“Perché mi fa sentire vivo, perché lei è tutto per me. Questo lo potrete capire, piccola demone volpe, solo quando avrete qualcuno di cui sarete innamorata. Ho l’impressione che non lo siate mai stata. Vi hanno mandata qui i vostri genitori?” Chiese facendola arrossire da capo a piedi.

Come poteva affermare una cosa del genere avendola vista soltanto una volta? Ma soprattutto… come aveva fatto ad avere anche ragione?

“Ehm, non esattamente! Voglio solo conoscere il Principe!” Disse imbarazzata. Cominciava quasi ad avere paura che nel giro di pochi minuti, quell’uomo sarebbe stato in grado persino di capire il suo inganno!

“Conoscerlo? Mia cara, qui oggi ci sono solo pretendenti, potreste conoscerlo in un altro momento!”

Rin si fece decisamente nervosa: era curiosa di sapere chi fosse il Principe, sperava vivamente che potesse essere uno scorfano, e non certo come quel demone o come suo figlio, altrimenti il suo piano si sarebbe complicato a vista d’occhio! Le sarebbe risultato decisamente più difficile uccidere un demone dalle fattezze stupende anziché uno sgorbio, specialmente adesso che aveva la prova lampante dell’effetto che era in grado di avere su di lei un bel demone!

“No, cioè ma io lo voglio!” Balbettò.

“Cosa?”

“Il Principe!”

Il demone ridacchiò, poi improvvisamente con il corpo si voltò, e Rin lo seguì con lo sguardo, restando a bocca aperta quando davanti a lei si parò il maestoso castello.

“Beh, allora buona fortuna! Di là c’è l’ingresso del palazzo!” Disse il demone prima di fare dietro front e lasciarla lì, da sola, davanti all’imponente edificio.

Rin prese un profondo respiro: nonostante il suo ex interlocutore fosse un demone, dentro di sé lo aveva trovato simpatico, gentile e per un certo senso dialogare con lui era stato molto istruttivo… si ritrovò a pensare che sarebbe stato bello essere sua amica, ovviamente nel caso in cui non fosse stato un demone!

Prima di entrare a palazzo, si nascose dietro un gruppo di folti alberi e si cambiò.

L’abito che indossò non era originario del Giappone: Rin non amava vestire seguendo la massa, ma adorava distinguersi. Aveva commissionato, proprio per quell’occasione, un vestito che aveva ben poco in comune con i classici kimoni. Era arrivato appositamente per lei dalla lontana Europa: si trattava di un abito casto, dalla fattura pregiata, di un colore bordeaux scuro, che presentava un corpetto con delle rifiniture dorate, che le fasciava busto e fianchi e slanciandone la figura. Le maniche lunghe arrivano fino al ginocchio, la gonna ampia le offriva decisamente più movimento di quella a tubo di un kimono. Sulla vita c’era una sorta di cintura dorata che evidenziava ancor più le forme. Lo scollo del vestito, leggermente a barca, metteva in risalto il decolté della ragazza, che pur risultando comunque casto, era decisamente seducente e più in vista rispetto agli abiti tradizionali giapponesi. I ricami sul vestito erano uno spettacolo per gli occhi e le donavano luminosità e maggior fascino di quanto già non possedesse.

Era finalmente pronta per la presentazione, ma per sicurezza si spruzzò addosso un’abbondante dose di essenza di spirito, e infine si diresse all’ingresso del palazzo.

Non appena le due guardie demoniache la videro, Rin ghignò dentro di sé.

Si fermò davanti a loro e sorrise cordialmente, in attesa che si degnassero di chiudere la bocca e aprirle le porte.

“B…Buonasera Milady. Di quale casata fate parte?” Chiese uno dei demoni sentinella non distogliendo lo sguardo dalla sua figura. Rin si sentì soddisfatta del disagio che aveva generato in quei due soltanto con la sua presenza: l’abito stava facendo la sua figura mandando in pappa il cervello di entrambe le guardie.

Non c’era che dire, anche se demoni erano sempre maschi e la vista di una bella donna, o meglio ai loro occhi di una bella demone, faceva il suo effetto.

“I Kitsune del nord” Sussurrò dolcemente.

Il secondo demone annuì, le prese dolcemente la mano accompagnandola all’interno del palazzo, poi con un piccolo inchino si congedò tornando al suo lavoro.

Rin entrò e si guardò attorno: il palazzo era sontuoso, spettacolare! Molte donne correvano a destra e a manca per servire, altre se ne stavano comodamente sedute, chi nei divanetti, chi nelle poltrone, chi nei salottini. Le tende enormi e sontuose, ma finemente ricamante davano l’impressione di trovarsi più che in un castello demoniaco, in un castello fiabesco. Camminando per la sala e sollevando leggermente le vesti per non inciampare, Rin arrivò davanti a quelli che parevano essere due troni, probabilmente lì sedevano il famoso, crudele e spietato Re dei Demoni e la sua consorte. Dietro i troni si ergeva una porta riccamente decorata da raffigurazioni demoniache, che sembrava essere molto massiccia.

Rin si chiese come stesse la propria zia in quel momento e in quali prigioni di quale ala del palazzo fosse rinchiusa. Sperava ardentemente che grazie a tutta quella confusione, avrebbe trovato l’occasione per defilarsi, cercare la zia Izayoi e liberarla.

Sospirando, vide due demoni farle elegantemente il gesto di avvicinarsi. Provò un moto di disgusto nell’osservarle: erano demoni lucertola, un animale che le faceva schifo già nella sua forma originale, a maggior ragione non avrebbe mai potuto apprezzarne una forma demoniaca!

Chiuse gli occhi e mise sul volto la sua solita maschera d’indifferenza totale, cercando di non mostrare alcuna emozione, si avvicinò a quelle demoni.

“Milady, perdonate, avete preso il numero?” Le chiese una delle due mentre dalla sua bocca usciva la lingua biforcuta. Rin sgranò gli occhi per poi rabbrividire leggermente.

“A cosa serve questo numero?” Chiese con tono calmo, controllato e gelido. Le due lucertole si guardarono dubbiose, poi una di loro riprese a parlare, sempre con quella disgustosa lingua che faceva capolino dalle labbra.

“Prima che sua maestà scelga la propria consorte, è stabilito un breve colloquio con lui!” Spiegò porgendo il bigliettino con il numero tredici a Rin.

“Voi al momento siete la tredicesima, vi auguro buona fortuna e che il Principe non scelga una pretendente con un numero antecedente al vostro!” Mormorò educatamente chinando il capo.

La ragazza sbuffò. Sicuramente a ogni donna prima di lei avevano detto le stesse identiche parole, ma in fondo non le interessava: tanto il suo essere pretendente del Principe era solo una copertura per girovagare nel castello indisturbata come ospite.

Non degnò le sue interlocutrici di nessun’altra parola e prese il numero che le porgevano, dirigendosi poi al centro della stanza quando, dopo che un’ultima donna demone fu entrata nel palazzo, le porte vennero chiuse, facendola sussultare.

Fece dei respiri profondi per cercare di calmarsi, e si diresse verso un angolo della stanza, mentre tutte le demoni si accalcavano davanti al trono, nella speranza di vedere apparire il loro Principe.

Rin poggiò la schiena contro il muro e attese il momento più propizio per sgattaiolare via.

Nella stanza fece il suo ingresso un demone che pareva essere una specie di sacerdote. Istintivamente la ragazza inarcò un sopracciglio, chiedendosi cosa cavolo ci facesse un sacerdote a una cerimonia demoniaca che serviva al Principe per conoscere le sue pretendenti. Fece spallucce fregandosene: di sicuro non le interessavano per niente le tradizioni demoniache. Osservandosi attorno notò che nessuno stava facendo caso a lei, anzi, erano tutti concentrati prima sul sacerdote, poi sull’ingresso che c’era dietro i due troni.

Credendola l’occasione più propizia, Rin prese a camminare furtivamente costeggiando il lato della stanza, fino a raggiungere una porta che dava su un corridoio. Non aveva idea di dove l’avrebbe condotta, ma doveva al più presto defilarsi da quella stanza per concludere il prima possibile la sua missione. Tuttavia quando dalla porta dietro i troni, uscì il demone che poco prima aveva visto al mare, ovvero il figlio di quello con cui aveva parlato, Rin si bloccò e lo guardò estasiata. Stava dando un’occhiata in giro, con eloquente disinteresse stampato in volto. Non aveva prestato attenzione a nessuno: aveva fatto la sua apparizione, si era guardato a malapena in giro poggiando per un attimo lo sguardo su di lei, e poi si era voltato verso il monaco demoniaco dicendo con glaciale indifferenza: “Sposami alla tredici!”

Rin annaspò mentre portava con mani tremanti il proprio bigliettino davanti gli occhi. Un brusio di voci riempiva la stanza e molte demoni ringhiavano guardando deluse i loro bigliettini.

Era come pietrificata. Non riusciva a emettere un fiato, e quando vide il sacerdote annuire e iniziare a compiere il rito, fu tentata di darsela a gambe.

“No! No! No! Doveva esserci il colloquio!” Gridò nel panico mentre il suo cervello elaborava la situazione: il sacerdote era lì per celebrare il matrimonio! Ma quello non doveva essere soltanto un incontro? Una semplice presentazione?

Vide il Principe fare un leggero taglio con un pugnale sulla propria mano, e far cadere qualche goccia di sangue dentro un vaso, poi il monaco demoniaco alzò la testa ed esordì verso le demoni lucertola.

“Portatemi la fanciulla detentrice del numero tredici!”

Rin vide le due annuire e poi avvicinarsi a lei con passo svelto.

Il Principe dei Demoni seguiva l’andatura delle creature che la stavano raggiungendo, poi i suoi occhi dorati incrociarono quelli marroni della ragazza, e a quel punto per lei fu come morire. Mentre lo guardava non si accorse nemmeno che quelle due l’avevano afferrata per le braccia e la stavano portando davanti a lui. Sentì che il monaco le prendeva la mano e dopo tale gesto lei distolse lo sguardo da quello del Principe.

“No! Non voglio! Il colloquio…” Esclamò ritirando di scatto la mano.

“Sua maestà Sesshomaru, non ama i convenevoli, e questo per lui è solo un matrimonio d’obbligo. Una donna vale l’altra” Spiegò il monaco senza un briciolo di compassione.

Il Principe inarcò un sopracciglio mentre Rin si strinse le mani al petto. Tornarono a guardarsi negli occhi, e di nuovo la ragazza cadde come in uno stato d’incoscienza. Per essere bello, caspita, era proprio bello! Ma era pur sempre un demone e non un demone qualunque: era il sovrano!

 “Siete una pretendente del Principe, e lui ha scelto voi, quindi non potete opporvi!” Disse il monaco riafferrando la mano di Rin. Lei era come ipnotizzata da tutta quella situazione e pareva che il suo corpo non ne volesse sapere di muoversi, di reagire a quella specie di violenza psicologica. Si riscosse nuovamente quando sentì il palmo della propria mano inciso, ma ormai era troppo tardi perché il suo sangue era già caduto nel vaso cerimoniale, fondendosi con quello del principe, e il loro matrimonio era compiuto. Rin si era leggermente informata sui matrimoni demoniaci, e sapeva bene che da quel preciso momento lei era la moglie di un demone!

Strinse la mano a pugno e se la portò al petto continuando a osservare il Principe, incapace di fare alcunché: per la prima volta in vita sua si sentiva come una delle sue vittime, stregata da una forza superiore, ammaliata e totalmente alla mercé degli eventi.

“Ho l’onore di presentarvi il nuovo Re dei Demoni, Sesshomaru e la sua Regina… come ti chiami bambina?” Chiese il monaco.

Prima che Rin potesse parlare, le porte sull’ala est si aprirono e un demone annunciò a gran voce: “Sua maestà il Re dei Demoni Inu No Taisho e il Principe Inuyasha!”

Rin e Sesshomaru si voltarono verso il Re e la ragazza ebbe l’ennesimo colpo al cuore. Il demone con cui aveva parlato al mare e che trovava decisamente gentile, buono e affabile, altri non era che il temibile Re dei Demoni! L’uomo che aveva rapito e torturato la sua amata zia.

Doveva immaginare che i demoni non fossero altro che dei luridi bugiardi! Con quale coraggio le aveva detto di essere fedele alla propria moglie? Lei sapeva che non era affatto così, perché quel demone aveva tradito la propria sposa rapendo sua zia e facendo con lei un figlio! O forse torturare e violentare una donna umana non equivaleva neanche a un tradimento per un demone? Contavano così poco gli esseri umani per loro? Erano alla stregua di oggetti? Lo odiava, lo odiava con tutta se stessa!

Con grande disprezzo vide tutti i demoni inchinarsi davanti a lui.

“Sua maestà la Regina Izayoi!” Annunciò di nuovo il ciambellano.

Rin sussultò nell’udire quel nome, e spostò lo sguardo incredulo verso la porta da cui era entrato il Re. Fu in quel momento che vide sua zia entrare e affiancare il Re dei Demoni, e per poco non svenne.

Izayoi non toglieva gli occhi di dosso al Re, e lo guardava con un sorriso sincero, felice, carico d’amore. La vide prendere il braccio che il demone le stava offrendo, e poi tutti i presenti urlarono con gioia.

“Lunga vita al Re! Lunga vita alla Regina! Lunga vita al principino Inuyasha!”

Il Re si avvicinò con maestosa solennità al figlio maggiore e a Rin, che era caduta in uno stato di shock: le braccia le formicolavano, respirava velocemente ma le mancava comunque l’aria e le sembrava che il cuore volesse uscirle fuori dal petto.

“Auguri figlio mio! Oggi non sono più Re, ma abdico con gioia, sapendo che saprai essere un sovrano migliore di quanto io non sia mai stato!” Esclamò Inu No Taisho, generando altre grida di approvazione da parte dei suoi sudditi, che stavolta acclamarono il Re Sesshomaru e la sua Regina, di cui ancora non conoscevano nemmeno il nome.

Izayoi spostò per la prima volta lo sguardo sulla regale consorte del figlio maggiore di suo marito, e in pochi secondi si ritrovò a impallidire, forse anche più della sconvolta ragazza che aveva di fronte.

“Per i fulmini, Rin!” Esclamò.

“Z… zia…” Balbettò la giovane Regina.

Sesshomaru e Inu no Taisho guardarono le due donne increduli.

 

 

 

 To be continued

Buona sera signore e signore eccomi qua con un nuovo aggiornamento di Dominus. Mi scuso se non ho trovato il tempo di rispondere alle recensioni, prometto che rimedierò non appena avrò un  minuto libero, questo capitolo comunque è stato un vero e proprio parto tra mostruosi clienti che non capiscono un tubo e cerimonie veloci veloci.

Ringrazio di cuore Supersara per l'aiuto, supporto e sostegno e grazie ancora a chi ha messo questa storia tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto grazie di cuore a chi l'ha commentata. Grazie ancora alla prossima Mei

 

 

 

 

 

   
 
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