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Autore: TakyRiida    13/05/2009    1 recensioni
2021, il mondo è cambiato, ora per le strade di Seattle girano i transgenici, e la gente ha paura. E la vita di persone normali si intreccia con le loro. E questa è la storia di una di quelle persone.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alec
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 04


11 Marzo 2021 America, Seattle, ore 20.00

Da che era arrivata nell'appartamento di Logan Cale, era passata almeno mezzora. Inizialmente Ice, non capiva se quella ragazza di nome Max, parlasse seriamente o si fosse fatta di qualcosa, confondendola così con qualcun altro.

Dopo aver visionato il video, non ebbe più dubbi: sua cugina era stata portata via dal fratello. Imprecò e si sedette sul divano, appoggiandosi con i gomiti alle ginocchia, incrociando le dita, ed appoggiandole alle labbra. Stette ferma così per un po', pensierosa, mentre i tre nella stanza la osservavano, aspettando risposte.

Una volta rimesse le idee al loro posto, Ice, appoggiò la schiena al divano, incrociò le braccia e guardò Alec -Sei riuscito a portartela a letto?- gli chiese.

-Scusa?- il ragazzo spalancò gli occhi.

-Che centra ora?- Max, appoggiò le mani ai fianchi osservando la ragazza.

-Semplice, perchè io mi sono fatta un viaggio per nulla. E voi, probabilmente non rivedrete mai più Takami.- si alzò dal divano avvicinandosi alla finestra.

-Chi era quell'uomo?- domandò Logan, seduto ora su una sedia, vicino al computer.

-Quale? Quello che l'ha portata via?- Ice osservò fuori dalla finestra -Mio fratello. Diaz Black.-

-Black?- Logan la fissò -Tutto questo non ha senso. A meno che voi non siete imparentati con Pyrgus Black.-

Ice non si girò, e si limitò a sorridere -Cosa sai di lui?-

-Pluriassassino inglese, che ha addestrato i suoi figli come macchine da guerra, non ai livelli di Manticore.- Logan guardava Max ora.

-Appunto.- la bruna si leccò le labbra e si girò -Pyrgus Black è mio padre, e Takami, è la figlia di Alexander Black.- si avvicinò nuovamente al divano -Solo che non sai una cosa di Pyrgus, è ossessionato dalla famiglia. Dobbiamo stare tutti uniti, tutti devono lavorare per lui, ognuno è specializzato in qualcosa di diverso. Io sono riuscita a sfuggirgli, un paio di anni fa. Mentre Takami era protetta dalla famiglia di sua madre, ma da che è stata disconosciuta.. gli manca solo il cognome Black.- Ice fece una pausa dal suo racconto, chiudendo gli occhi e per poi riaprirli poco dopo -Sinceramente non ho neanche idea di come abbia fatto questi ultimi mesi a sfuggire a Diaz, lei non si sa difendre.-

-E allora perchè tuo padre la vorrebbe?- solo ora Alec si decise a parlare.

Ice alzò la mano sinistra e tenendo il dito indice teso, la avvicinò alla tempia -Perchè è intelligente, e ha una mira infallibile. Non che io non abbia queste due qualità, ma io sono più utile a Pyrgus come guerriero corpo a corpo.- abbassò nuovamente la mano -Inoltre, credo che lo zio la costringerà a tornare all'università.-

Due ore più tardi, Alec tornò nel suo appartamento. Osservando i mobili, gli tornò in mente la prima volta che ci era entrato. Lo spazio era occupato più da televisioni che da altro.

Si era tenuto solo un televisore, il più grande, gli altri li aveva venduti tutti. Il resto del mobilio non lo aveva modificato.

Si andò a sedere sul divano in pelle nera, accendendo la televisione.

Dopo cinque minuti si rese conto che non riusciva a concentrarsi su nessun programma trasmesso, iniziò così a cambiare i canali. Si fermò sul canale 17, dove c'era la pubblicità di un arnese per tagliare i capelli. Inconsciamente passò la mano sinistra tra i capelli corti, appena tagliati, mentre la mente gia vagava a cinque giorni prima.

***Flash Back***

Si era svegliato da pochi minuti, si ricordava poco e niente della sera prima, ma di una cosa era sicuro: Takami lo aveva mandato ancora in bianco.

Alzò la testa e guardò l'orologio. Erano solo le sei del mattino. Ma per fortuna era domenica, e nemmeno Norman sarebbe riuscito a schiavizzarlo quel giorno.

Riappoggiò così l'orologio e si girò.

Takami? Che diamine?” dormiva, tranquilla dandogli la schiena. Non si aspettava di trovarla li, con addosso una sua maglietta. Poi tutto gli tornò in mente. Aveva alzato un po' troppo il gomito, e Takami con l'aiuto di Max, lo aveva riportato a casa.

Non avevano fatto sesso “Purtroppo..” ma era riuscito a convincerla a rimanere li a dormire.

Le si avvicinò maggiormente, e la abbracciò con il braccio destro, mentre il sinistro lo aveva piegato e ci aveva appoggiato sopra la testa.

A quel tocco lei si sveglio, e lentamente si girò.

-Buongiorno.- disse lei aprendo di poco gli occhi.

-Buongiorno.- lui sorrise osservandola -Non volevo svegliarti, scusa.- mormorò al suo orecchio.

-Ah no tranquillo.Ci sono abituata.- sbadigliò portandosi una mano davanti alla bocca -Che ore sono?-

-Le sei.. io non dormo mai più di quattro ore a notte.- con la mano le accarezzava lentamente il fianco.

-Sembri mia cugina. Solo che lei a volte si addormenta, e poi dorme per due giorni di fila.- lei stava sdraiata supina, e girò solo la testa verso di lui -Ma, da donna appena sveglia quale sono, ti posso assicurare che sei una versione molto più bella da vedere, di lei. E per questo non ti tirerò dietro niente, come invece facevo con lei quando mi svegliava troppo presto.-

-Mi sento onorato.- staccò la mano dal suo fianco e la avvicinò alla guancia, accarezzandola lentamente, per poi spostarla sulla nuca della ragazza, e infilando le dita tra i capelli. Con una lieve pressione la avvicinò a se e la baciò. Lei non oppose resistenza, girandosi verso di lui ed appoggiando la mano destra sul suo petto, mentre la sinistra la appoggiava sulla sua guancia.

Alec teneva gli occhi socchiusi, osservandola. Teneva le palpebre abbassate e le ciglia, stranamente scure rispetto al colore dei capelli e delle sopraciglia,nascondevano gli occhi. Sulla guancia aveva una linea rossa, della stessa forma della cucitura del cuscino, e i lunghi capelli arancioni/rossi erano scompigliati, e avevano bisogno di una pettinata. Si stacco dalle sue labbra e ridacchiò.

-Cosa c'è?- lei aprì gli occhi e lo osservò.

-Di mattina sei buffa, sempre bellissima, ma buffa.- sussurrò dandole un bacio veloce e per poi alzarsi.

-Cosa pretendi. Mi sono appena svegliata.- sentiva il suo sguardo addosso mentre tirava si infilava dei pantaloni sopra i boxer, e rimaneva a petto nudo. Andò in bagno, lasciando la porta aperta, e si sciaquò il volto con acqua fredda, osservandosi poi allo specchio.

-Dovrei tagliare i capelli.- disse prendendo un ciuffo.

-Te li taglio io, se vuoi.- sentii la sua voce e si girò a guardarla. Era sempre sul letto, solo che ora stava seduta e aveva circondato le gambe con le braccia.


Un'ora più tardi erano davanti alla televisione, ed Alec stava seduto su una sedia mentre lei, con un paio di forbici in mano, gli tagliava lentamente i capelli. In televisione una pubblicità su un arnese per tagliare i capelli.

-Quel coso non serve a niente, solo a prendere polvere.- la sentii borbottare.

E lui sorrise.

Lei posò la forbice e prese un asciugamano, e glie lo passò delicatamente sulla pelle del collo e delle spalle.

-Alec..- lo chiamò lei, mentre sentiva le sue dita fredde sfiorargli la zona di pelle dove avrebbe dovuto avere il codice a barre, ogni due settimane infatti lui e Max, entravano di notte in un ambulatorio, e si rimuovevano il codice, che impiantato nel loro dna ricompariva puntualmente.

-Mh?- teneva gli occhi fissi sulla televisione, e non si girò a guardarla.

-Hai..- lei continuava ad accarezzargli la pelle -Hai una strana macchia sul collo, non viene via.-

Il codice a barre aveva rincominciato a comparire. Girò la testa verso di lei.

- Sketchy.- rispose lui -Ieri al lavoro mi ha sporcato il collo con un pennarello indelebile. Si vede che non è ancora andato via.-

Lei annuii solamente, sfiorandogli le labbra con un bacio.

***Fine Flash Back***


La pubblicità era finita da un pezzo. Ma lui si era perso in quel particolare ricordo.

Era stranamente terrorizzato all'idea che lei scoprisse cosa lui era realmente e da che “famiglia” arrivava, quando invece anche lei aveva una famiglia stramba, non come la sua ma quasi.

Si passò una mano sul collo, dove solo pochi giorni prima lei lo aveva accarezzato. Se si concentrava poteva ancora sentire le sue dita fredde.

Scosse la testa. Doveva riprendersi.

Solo una ragazza in vita sua lo aveva fatto andare in quello stato. E ora lei era sotto terra. Morta per colpa sua.

“Rachel..” spense la televisione e si alzò dal divano andando in camera da letto “No. Lei non è paragonabile a Rachel. E non mi farò coinvolgere ulteriormente.”

12 Marzo 2021 America, Seattle, ore 00.15

In quel momento Takami, si sveglio. Aveva ancora addosso i vestiti di quando Diaz l'aveva portata via dal suo appartamento. Ora erano in uno squallido Motel.

Le aveva legato i polsi dietro la schiena con delle manette. Cercò di mettersi seduta. Le facevano male tutti i muscoli delle spalle.

Vide Diaz, addormentato sulla poltrona, e la televisione accesa, il volume tenuto basso. Il canale 4 trasmetteva in quel momento una serie di pubblicità.

Forse, visto che Diaz dormiva, avrebbe potuto provare a scappare, se solo non avesse avuto le mani legate dietro alla schiena.

Piegò le ginocchia e ci appoggiò la fronte.

Teneva gli occhi chiusi, mentre le lacrime iniziavano a rigarle le guance.

Solo quando senti una vibrazione alzò la testa, si girò a guardare Diaz, che dormiva ancora, quel rumore non lo aveva svegliato. Si guardò così intorno, cercando la fonte del rumore. Aveva gli occhi appannati, ma alla fine lo vide. Un telefono cellulare, appoggiato al comodino vicino al cugino.

“Ora devo solo capire, come diamine faccio a telefonare, con le mani legate.” penso strisciando vicino al comodino.

Osservò nuovamente il cugino, mentre poggiava i piedi nudi a terra e si alzava lentamente. Senza distogliere lo sguardo, diede la schiena al comodino e cercò di prendere il cellulare con una mano.

Non riuscii ad essere silenziosa come avrebbe voluto. Ma per fortuna Diaz non si svegliò.

Guardò fuori dalla finestra. L'unica cosa che si vedeva era l'insegna del Motel.

Si sedetta di nuovo sul letto ed aprii il cellulare.

Si leccò le labbra, mentre lentamente cercava di comporre il numero del cercapersone di Max.

Passarono una decina di minuti. E il cellulare rincominciò a vibrare, girò la testa guardando il numero sul display. Sconosciuto.

Schiacciò il pulsante di risposta, e sentii la voce di Max, dall'altra parte della linea.

-Diaz! Diaz, svegliati!- parlava ad alta voce, sperando che Max la sentisse, e che Diaz non si accorse del cellulare scomparso.

-Che vuoi dannata?- borbottò lui aprendo gli occhi.


12 Marzo 2021 America, Seattle, ore 00.30

Max, era ancora a casa di Logan, osservava Ice, che a sua volta osservava il ragazzo, lavorare al compute. Fino a che il suo cercapersone non iniziò a squillare.

Non conosceva quel numero, ma dopo aver chiesto il permesso a Logan, lo richiamò.

-Pronto?- nessuno dall'altra parte -Pronto?- ripete di nuovo.

-*Diaz! Diaz, svegliati!*- riconobbe la voce di Takami, era lontana, ma era sicuramente la sua.

-*Che vuoi dannata?*- una voce maschile, rimase zitta in ascolto.

-*Mi vuoi spiegare perchè siamo in questo schifoso Motel, pure il suo nome fa schifo. “Notte da sogno”, non potevi permetterti un albergo migliore?*-

Max prese una penna e scrisse il nome del Motel su un foglietto, lo fece vedere a Logan, facendogli cenno di stare zitto.

-*Semplicemente, perchè domani arriverà Vicktor a prenderci, e in un albergo di lusso avremmo dato troppo nell'occhio. Ora zitta e dormi*-

La chiamata venne interrotta, e lei abbassò la cornetta.

-Avevi ragione. E' intelligente, ma anche stupida.- Ice la guardò non capendo a cosa si riferisse -Era Takami, non so come abbia fatto. Ma so dov'è. E a quanto ho capito, rimarrà li fino a domani mattina.-

-Ho trovato l'indirizzo.- disse Logan distogliendo lo sguardo dal pc.

-Vado a prenderla.- prese il biglietto che le porgeva Logan, attenta a non toccarlo, e si girò verso Ice -Vieni con me?- le chiese avviandosi verso la porta.

-Che domande, ho voglia di prendere a calci il culo rinsecchito di mio fratello.- Ice ghignò e la seguii. Dietro di loro Logan prese le chiavi della macchina.

-Vi porto io.- disse lui -Sulla moto di certo non ci state in tre.-

Fine capitolo 04

  
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