Anime & Manga > Capitan Harlock
Segui la storia  |       
Autore: Lady Five    03/11/2016    6 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

“Daiba... immagino quindi che il nome ti dica qualcosa” esordì Clarice.
“Certo... ma ti riferisci al professore o a Tadashi, il figlio, che ha fatto parte del mio equipaggio per un po'?”
“A entrambi, in realtà. Il professor Daiba era per me uno stimato collega e un caro amico, purtroppo morto alcuni mesi fa, come credo tu sappia...”
Harlock sobbalzò sulla poltroncina, che gemette pietosamente. Un doloroso ricordo lo colpì a tradimento.
Daiba, diversi anni prima, gli aveva fatto giurare che, se fosse stato sul punto di tradire l'umanità, lo avrebbe dovuto fermare. In pratica, ucciderlo. Harlock, vista la sua insistenza, aveva accettato, con la convinzione che non sarebbe mai stato necessario. Sapeva che il professore era uno degli uomini più retti e onesti che avesse mai conosciuto. Non aveva nemmeno ben capito che cosa intendesse con “tradire l'umanità”. Invece, un giorno lo aveva contattato, ricordandogli la sua promessa... ma lui non ce l'aveva fatta. Forse per la prima volta in vita sua, era venuto meno alla sua parola.1 Aveva anche cercato di farlo ragionare, ma inutilmente. Da allora, i loro rapporti si erano deteriorati. Daiba non aveva più voluto avere nulla a che fare con lui. Finché suo figlio, Tadashi, era stato a bordo dell'Arcadia, il capitano aveva la certezza che fosse vivo, che non avesse trovato nessun altro per portare a termine il suo piano nefasto, e nemmeno l'avesse fatto lui stesso. Poi, più nulla.
“No, non ne sapevo niente! Mi dispiace molto! Come è successo?”
Era sempre più colpito dai misteriosi e sotterranei legami che avevano continuato a unirlo a quella donna a loro insaputa. Ma perché Tadashi non li aveva avvertiti?
“È stato assassinato, ma non si è mai scoperto da chi e perché. E temo che la colpa potrebbe essere mia, indirettamente. Vedi, il professor Daiba era uno studioso dai molteplici interessi, per cui spesso lo interpellavo per le mie ricerche. Poco prima della sua scomparsa, stavamo entrambi lavorando su un documento storico molto antico e controverso, un codice scritto in una lingua sconosciuta, che nessuno è mai riuscito a interpretare. È noto come Codice Voynich.2 Dell'originale si sono perse le tracce da tempo, ma ne esistevano diverse riproduzioni presso l'Accademia del Sapere Universale, prima che... Ecco... questa chiavetta contiene tutto quanto lo riguarda, ma qui non ho a disposizione un computer abbastanza potente per mostrarti il contenuto...”
Il capitano la seguiva con attenzione. Clarice aveva ancora intatto il dono di rapire gli ascoltatori, quando parlava dell'oggetto dei suoi studi. Però continuava a non capire che cosa c'entrasse lui con tutto ciò.
“Sull'Arcadia abbiamo sicuramente i mezzi adeguati. Il mio primo ufficiale, Yattaran, è un genio dell'informatica, sarà felice di aiutarti...” si limitò a dire.
Gli occhi cerulei della donna si illuminarono.
“Oh, bene, speravo proprio di sentirtelo dire! Vedi... all'inizio del XXI secolo dei ricercatori italiani avanzarono un'ipotesi un po' azzardata, ma interessante. Misero in relazione il codice con un edificio, anch'esso abbastanza misterioso, detto Castel del Monte, costruito in una zona del Sud d'Italia circa a metà del 1200 dall'imperatore Federico II Hohenstaufen3. Come vedi, stiamo parlando di eventi davvero remoti. Beh, l'idea mi intrigava parecchio, così mi sono recata in loco. Del castello ormai sono sopravvissuti solo dei ruderi, ma sono riuscita a ottenere il permesso di fare qualche saggio di scavo... e ho avuto un colpo di fortuna di quelli che capitano una sola volta nella vita!”
Clarice andò a prendere una specie di teca trasparente e la mostrò ad Harlock. All'interno era contenuto quello che sembrava un antichissimo libro, un po' malconcio, insieme a un piccolo igrometro, evidentemente per proteggerlo dall'ambiente esterno. “L'ho trovato sotto una lastra di pietra pavimentale, chiuso in un sacco di cuoio. È un miracolo che si sia conservato pressoché intatto per tutto questo tempo! L'ho riconosciuto subito! Era il Codice Voynich, ma apparentemente una copia molta più antica dell'unico esemplare di cui si era a conoscenza, datato ai primi decenni del 1400!4 Se fosse venuto fuori che era contemporaneo alla costruzione del castello, l'ipotesi degli studiosi italiani avrebbe potuto essere confermata! Ciò avrebbe posto altri interrogativi, naturalmente... Per esempio, se quella copia era rimasta nascosta lì per secoli, significa che in giro ce ne erano altre, altrimenti nessuno avrebbe potuto produrne una nel 1400! E poi, chi e perché l'aveva nascosta proprio lì? Ma questo è il bello del mio lavoro, no? Così ho chiesto l'autorizzazione a poterlo analizzare e me lo sono portato via... Dalle varie prove di laboratorio, di cui oggi fortunatamente disponiamo, il documento è risultato ancora precedente, di oltre due secoli, alla costruzione di Castel del Monte. Ma soprattutto quello che è emerso dall'analisi dell'inchiostro mi ha sconvolto...”
Harlock amava l'antichità, ma non era uno specialista e si stava un po' perdendo in tutti quei dettagli tecnici.
“La pergamena su cui il testo è scritto è databile intorno all'anno Mille... ma il testo non è manoscritto, come quello del 1400, è una copia anastatica! Una specie di fotocopia, o di fotografia, in un'epoca in cui non esisteva alcuna tecnica di riproduzione di questo genere! Non era nemmeno ancora stata inventata la stampa a caratteri mobili! Un assurdo, capisci?”5
“E... che cosa potrebbe significare?”
Clarice era ormai un fiume in piena.
“Oh, le interpretazioni potrebbero essere molteplici... Daiba aveva già ipotizzato, per esempio, che i caratteri e la lingua sconosciuti in cui è redatto il codice potessero essere di origine non terrestre... Al mio ritorno, cercai di contattarlo per metterlo al corrente del mio ritrovamento, ma scoprii con sommo dispiacere che, mentre ero via, era stato ucciso! All'inizio non ho collegato quel fatto alla nostra ricerca, poiché sapevo che lui era un personaggio scomodo per molti, soprattutto nel governo, per altre ragioni... Poche settimane dopo, però, scomparvero improvvisamente dall'Accademia del Sapere Universale tutte le riproduzioni e tutto quanto riguardava il Codice Voynich... per istinto, andai a riprendermi il volume dal laboratorio dell'università dove era custodito, e partii subito dopo, portandomelo dietro, alla volta dell'Italia per continuare le ricerche e gli scavi al Castel del Monte. Ma questa volta mi fu impedito di farlo. Ovunque andassi, con qualunque ente o autorità cercassi di parlare, mi scontravo contro un muro di omertà, quando non di vera e propria ostilità... Così scoraggiata tornai a casa... E la trovai messa sottosopra, così come il mio ufficio all'università... Ricevetti anche sulla mia posta elettronica privata un messaggio anonimo, dal tono minaccioso, con cui mi si ingiungeva di lasciare il codice presso il deposito bagagli della stazione ferroviaria ... Insomma, troppo cose non quadravano... Perché un testo appartenente a un'epoca tanto antica creava tutto questo scompiglio? Così cominciai a temere anche per la mia incolumità...! Dovevo far perdere le mie tracce per un po'... e mettere in salvo il codice! Ma non sapevo dove andare... fu a quel punto che mi ricordai che Daiba aveva un figlio, con cui aveva però un rapporto difficile6. Gli spiegai la situazione e lui mi diede un microchip con tutti gli studi del padre sul codice, e mi consigliò di rivolgermi a te, dandomi le coordinate per mettermi in contatto con l'Arcadia e suggerendomi di venire a incontrarti su questo assurdo pianeta. Ti confesso che rimasi molto sorpresa nell'apprendere che voi due, anzi, voi tre, foste amici... non avevo mai avuto occasione di parlarne con il professore... ma ne fui anche molto contenta.”
Clarice tacque, per lasciare al suo interlocutore il tempo di metabolizzare la massa di informazioni con cui l'aveva investito. La cosa più immediata che Harlock registrò fu che Clarice era nei guai, per ragioni ancora sconosciute ma che avevano evidentemente a che fare con la sua ultima scoperta, e aveva bisogno del suo aiuto.
“Hai fatto bene! Sei la benvenuta sulla mia astronave, naturalmente. Ma devo anche avvertirti che, come tu sai, siamo pirati... la nostra è una vita precaria e piena di insidie...e la mia ciurma... bravi ragazzi, per carità, ma... non è composta esattamente da raffinati nobiluomini...”
“Lo immagino, mio caro. Ma non ho intenzione di darti troppo disturbo. Voglio solo capire che cosa c'è sotto e, quando tutto sarà chiarito, spero di potermene tornare a casa oppure trovarmi un posto sicuro dove stare. Intanto, ti ringrazio dal profondo del mio cuore!”
Gli espressivi occhi di Clarice brillavano di commozione e riconoscenza.
“Pensi di essere pronta per domani? In realtà, contavo di fermarmi qui qualche giorno, ma non voglio che tu rimanga in questa catapecchia più a lungo. Intanto, vorrei avere l'onore di invitarti a cena stasera sull'Arcadia, così puoi cominciare ad ambientarti...”
“Sono stata in posti peggiori... Ma grazie, sei davvero un tesoro! Non so come farò a sdebitarmi!”
“Veramente, Clarice, sono io in debito con te, per tutto quello che mi hai dato quando ero ragazzo...”
La donna se ne andò in camera a prepararsi, prima che le emozioni sopraffacessero entrambi. Lui si rese conto che in realtà per Clarice lui non era affatto il temibile fuorilegge, ma ancora il suo allievo prediletto.
Nel frattempo, Harlock si mise in comunicazione con l'Arcadia per chiedere a Masu di cucinare qualcosa di speciale per la sua ospite. Avrebbero cenato nella sua cabina insieme a Kei e Mayu. Clarice avrebbe fatto conoscenza con il resto dell'equipaggio un po' per volta, decise. L'equipaggio che credeva ancora che lei fosse una avvenenente e spregiudicata piratessa! In quel momento l'idea dello scherzo gli sembrò un po' puerile... Si informò anche, non senza una certa apprensione, se le “ragazze” fossero già rientrate sull'astronave dalla loro passeggiata.
“Sì, capitano, credo abbiamo svaligiato metà negozi della città, ma sono tornate, stia tranquillo!” ridacchiò la vecchia cuoca.
Harlock allora parlò anche con Kei, preannunciandole l'arrivo di Clarice.
“Ceneremo insieme con lei nella nostra cabina. Avvisa Mayu, mi fa piacere che ci sia anche lei. E che si vesta in modo decente, per una volta!”
“Eccomi qua!”
La voce di Clarice lo distolse dall'immagine preoccupante del suo alloggio, l'unico locale presentabile dove era possibile ricevere visitatori, invaso dalle compere di Kei.
Aveva indossato una specie di lunga tunica, di foggia un po' orientale, con uno scialle colorato e una collana di gusto etnico, una delle sue passioni, come lui rammentava bene.
“Te la ricordi, questa?” gli chiese la donna indicandola.
“Sì, certo che me la ricordo...”
Gliel'aveva regalata lui, dopo il diploma e poco prima di andare all'Accademia. Una specie di dono d'addio. La commozione gli chiuse un'altra volta la gola, al pensiero che, dopo tanti anni, la portasse ancora.
“Vorrei portare con me il codice e lasciarlo già sulla tua astronave, se non ti dispiace. Mi sento più tranquilla.”
“Ma sì, è una buona idea. Qui su Tortuga non dovrebbero esserci problemi, ma... non si sa mai.”
Nel breve tragitto sulla navetta fino all'Arcadia, Clarice gli chiese informazioni su Tortuga e sui suoi bizzarri abitanti, divertendosi un mondo alle spiegazioni e agli aneddoti che le riferì il capitano.
Prima di uscire dal mezzo, Harlock le fece una richiesta. Era molto imbarazzato, ma doveva farla.
“Ehm... devo chiederti un piccolo favore personale, Clarice...”
“Tutto quello che vuoi, Franklin!”
“Ecco, appunto, si tratta proprio di questo. Nessuno mi chiama così... Anzi, nessuno sa che mi chiamo così... è un nome che appartiene alla mia vita precedente, al mio passato, che non amo ricordare.”
La donna era un po' interdetta.
“Come ti devo chiamare allora?”
“Harlock. Solo Harlock. Come tutti.”
“D'accordo... se è questo che vuoi. Spero di non sbagliarmi. Sai, l'abitudine... e poi ormai sono vecchia e smemorata!”
“Adesso stai proprio dicendo una sciocchezza!”
Harlock l'aiutò a scendere dalla navetta e la precedette fuori dall'hangar, attraverso la via più breve e diretta che conduceva alla sua cabina, reggendo la piccola teca con il codice. Doveva anche trovarle un alloggio adeguato... soprattutto come dimensioni, per poter contenere tutte quelle casse e quei bauli. Clarice intanto si guardava intorno come incantata. I suoi occhi sempre acuti e attenti scrutavano ogni angolo, ogni particolare di quell'ambiente totalmente nuovo per lei, così diverso da quelli che era abituata a frequentare. Eppure, il futuro sembrava incuriosirla quanto il passato, la tecnologia avveniristica dell'Arcadia la interessava quanto i suoi amati reperti archeologici.
“È... è un posto incredibile - commentò - Non ho mai visto nulla di simile... c'è qualcosa... si percepisce qualcosa di unico, ma che non ti riesco a descrivere a parole!”
“Lo so. L'Arcadia fa sempre questo effetto a tutti.”
“Arcadia... Chissà perché il fatto che tu abbia scelto questo nome non mi stupisce affatto!”
“In realtà non l'ho scelto io... è una lunga storia. Un giorno te la racconterò.”
Intanto erano arrivati davanti alla cabina del capitano. Harlock spinse la porta e cedette il passo a Clarice, che avanzò lentamente nella stanza, se possibile ancora più meravigliata di prima. Lui era certo che avrebbe trovato di suo gusto l'arredamento decisamente arcaico del suo alloggio.
La tavola era già apparecchiata con il servizio migliore e anche le vivande erano già pronte sul carrello.
Kei, che era seduta in poltrona, un po' in penombra, tanto che né Harlock né Clarice si erano accorti subito della sua presenza, si alzò e venne loro incontro. Per l'occasione aveva indossato un semplice tubino nero e aveva raccolto i capelli in un morbido chignon, da cui sfuggivano alcuni riccioli. Era molto raro che si presentasse così, con la vita che conducevano, e il capitano la trovò incantevole. Avrebbe dovuto fare lui le presentazioni, ma le due donne furono più veloci.
La ragazza tese la mano a Clarice.
“Kei Yuki. Benvenuta a bordo!”
Clarice capì al volo di chi doveva trattarsi e le rivolse uno dei suoi caldi sorrisi.
“Clarice Jones. Lietissima di fare la sua conoscenza.”
In quel momento entrò Mayu. Harlock constatò con sollievo che, almeno per quella sera, aveva rinunciato alle sue stravaganze e aveva optato per un vestitino a fiori che le stava molto bene.
“E lei è Mayu Oyama, la mia figlioccia” riuscì a dire questa volta.
“Piacere, cara. Ma che ragazze deliziose! Sei un uomo fortunato … Harlock!” commentò Clarice con entusiasmo, evitando per un pelo di usare il solito nome.
“Vogliamo accomodarci?” li invitò Kei, cominciando a portare in tavola i vari piatti. Si sentiva investita del ruolo di padrona di casa, e in effetti lo era.
Harlock andò a prendere da uno scaffale un paio di bottiglie di vino della sua riserva speciale, e ne approfittò per riporre la teca con il codice in un armadio. Non sapeva se Clarice avesse voglia di parlarne quella sera.
Curioso, sembriamo quasi una famiglia normale! commentò tra sé, osservando le tre donne sedute a tavola e già intente a chiacchierare.

 

 

 

 

1 Quell'episodio di “Endless Odyssey” non mi è mai andato giù... così l'ho corretto a modo mio (avremo modo di ritornarci più avanti).

2 Il Codice Voynich esiste davvero e l'unica copia esistente è attualmente conservata presso l'Università di Yale. Non starò a tediarvi con lunghe spiegazioni, anche perché molte cose le racconterà Clarice stessa nella storia. Di volta in volta vi indicherò quello che è vero e quello che mi sono inventata a mio uso e consumo.

3 Vero. “Puglia/Castel del Monte. Nuova ipotesi comparata sull'identità del monumento” di G. Fallacara e U. Occhinegro, Gangemi Editore (2012). Una sintesi ben fatta di questo studio si può vedere in un video, della durata di circa 20 minuti: http://www.parcheggiocasteldelmonte.it/il-manoscritto-voynich-e-castel-del-monte-due-opere-accomunate-dal-mistero/

4 Vero. La datazione della pergamena è stata fatta nel 2011 con il metodo del carbonio 14. Il che non ha risolto un granché, come si vedrà.

5 Questa parte me la sono inventata. Non si ha notizia di copie più antiche (anche se non si può escludere che ce ne fossero) e al momento non è possibile datare l'inchiostro, perché comporterebbe una procedura troppo invasiva.

6 Il Tadashi di EO aveva in effetti un rapporto turbolento con il padre. Ho fatto un po' un mix con il Tadashi della serie classica.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Capitan Harlock / Vai alla pagina dell'autore: Lady Five