Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: _K_    03/11/2016    0 recensioni
"Man mano che passavano i giorni infatti, avvertii anche dei cambiamenti nel suo comportamento e fu lì che iniziai a preoccuparmi. Mangiava molto meno, dopo gli allenamenti prendeva sempre la strada più lunga per tornare a casa nonostante fosse esausto e aveva iniziato a perdersi nei suoi pensieri. Così mi decisi a parlargli, gli chiesi cosa avesse, ma in tutta risposta lui mi disse testuali parole -Takao, dovresti concentrarti sulla partita di dopodomani invece di pensare a queste fesserie.-. Il bue che da del cornuto all'asino, insomma. -E poi non so di cosa stai parlando.- aggiunse come per metter fine al discorso. Tali parole pronunciate con quel tono duro e freddo avrebbero allontanato chiunque, ma non me ovviamente."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shintarou Midorima, Takao Kazunari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Supercella

-Shin-chan, secondo me questa volta hai esagerato. Va bene essere superstiziosi, ma mi pare che la situazione ti stia sfuggendo un po' di mano..- Dissi perplesso, mentre guardavo quello che doveva essere una sorta di pupazzo di un dragone cinese rosso e giallo, lungo quasi tre metri, posto affianco alla panchina della palestra.
-Fa silenzio, Takao, mi deconcentri. E non chiamarmi "Shin-chan".- Asserì Shintarou, cercando di risultare più disinteressato di quanto in realtà fosse.
Io sospirai e scossi il capo, per poi riprendere la concentrazione sulla nostra partita di allenamento. Oramai ci eravamo tutti abituati alle sue manie e infatti commentavamo i suoi modi di fare solo quando oltrepassavano il limite. Non a caso, tutt'oggi continuo a domandarmi con quale faccia tosta egli si fosse scarrozzato il pupazzo di un drago di quelle dimensioni per tutta Tokyo. Rido al solo pensiero. Me lo immagino mentre forza la solita espressione seria e distaccata, nascondendo la vergogna, avanzando a testa alta, con un drago sotto braccio.. Anzi, appoggiato sulle spalle! Aah cosa darei per vederlo! Ma fortunatamente per voi, non sono quì per raccontarvi degli innumerevoli disturbi psicologici, che oltrepassano di gran lunga il confine della sanità mentale di un essere umano comune, posseduti dal nostro tiratore, anche perchè non basterebbe il tempo che mi rimane da vivere, bensì  una storia molto più interessante. C'era infatti qualcosa di strano nel comportamente di Shintarou in quel periodo. Comprava oggetti sempre più grandi e, nel caso in cui non trovasse la versione extra-large, acquistava più di un oggetto del giorno consigliato dall'oroscopo di Oha Asa. "Un pazzo", starete pensando voi, ma aspettate a dirlo. Non perchè non sia vero, ma perchè non è ancora il momento giusto per farlo.
Man mano che passavano i giorni infatti, avvertii anche dei cambiamenti nel suo comportamento e fu lì che iniziai a preoccuparmi. Mangiava molto meno, dopo gli allenamenti prendeva sempre la strada più lunga per tornare a casa nonostante fosse esausto e aveva iniziato a perdersi nei suoi pensieri. Così mi decisi a parlargli, gli chiesi cosa avesse, ma in tutta risposta lui mi disse testuali parole -Takao, dovresti concentrarti sulla partita di dopodomani invece di pensare a queste fesserie.-. Il bue che da del cornuto all'asino, insomma. -E poi non so di cosa stai parlando.- aggiunse come per metter fine al discorso. Tali parole pronunciate con quel tono duro e freddo avrebbero allontanato chiunque, ma non me ovviamente. Conoscevo bene quel ragazzo e sapevo benissimo che era tutto fumo e niente arrosto, così, dopo la vittoria di due giorni dopo, decisi che lo avrei pedinato al termine degli allenamenti e così feci. Da lontano vedevo la sua enorme figura camminare in modo composto, sotto la fioca luce di un lampione, con due elefanti dorati sotto le braccia. Mi portai le mani davanti la bocca per soffocare una risata che rischiò di farmi scoprire. Ad ogni modo, Shintarou non fece nulla di anomalo. Andò diretto a casa, l'unica sosta fu ad un negozio di oggettistica in cui vendevano gli strani aggeggi che ogni giorno si portava appresso. Pensate, ho scoperto che a casa ha una stanza in cui custodisce gelosamente tutte le cianfrusaglie consigliate dall'oroscopo, poste in ordine di crescente grandezza. No, non è ancora questo il momento di dire che è pazzo, anche se so che se vado avanti così non resisterete ancora per molto. Dell'interno di quello strano posto si scorgeva ben poco dal di fuori, ma osservai il mio compagno quanto potei. Lui si guardò intorno e adocchiò una tazza di dubbio gusto, giallo ocra con sopra disegnati degli strani volti blu cobalto. Un po' inquietante in effetti. La prese, la esaminò attentamente, guardandone anche il sotto e poi la rimise al suo posto.
-Ma che diavolo sta facendo?- Chiesi a me stesso, mentre fuori dal negozio tremavo dal freddo.
Rimase dentro un bel po' a dirla tutta, ma non diedi peso alla cosa dato che si trattava di Shin-chan. Uscì mentre salutava cordialmente la commessa.
Nei giorni seguenti continuai ad osservarlo attentamente e, quelle poche volte in cui ne avevo il tempo, a seguirlo, ma niente. Però Shintarou diveniva gradualmente sempre più distratto, nonostante cercasse di nasconderlo. Mi balenò in mente l'idea che avesse problemi in famiglia, quindi posai nuovamente gli occhi su di lui e lo analizzai. Sedeva al banco con la schiena dritta, nella sua solita postura impeccabile. Per nulla rigida, ma elegante. Un nostro compagno di classe si avvicino timidamente a lui.
-M-Midorima..- Lo chiamò.
Ma Shintarou sembrava non sentirlo nonostante egli fosse a meno di un metro da lui. Dunque il ragazzo ritentò, a voce un po' più alta, ma nulla. A quel punto picchiettò lievemente con l'indice la spalla del tiratore, che girò di scatto la testa verso di lui.
-Uh?- Fece confuso, spostanto poi lo sguardo contrariato nel punto in cui era stato toccato.
-Cosa vuoi, Kobayashi?-Fece scostante.
L'altro impallidì.
-V-veramente io sarei Yasuragi..- Lo corresse.
-E che ti cambia?- Domandò torvo, portando il compagno di classe a deglutire per la paura.
Ma Yasuragi non si fece bloccare dal nervosismo e fece per parlare, quando un altro compagno di classe che passava per di là lo urtò accidentalmente. Il povero malcapitato non poteva atterrare in un posto peggiore del banco di Shintarou, sul quale era posata solamente una scatola di legno piena di campanellini, che finì irrimediabilmente per schiantarsi al suolo. Oh e vi giuro che, nonostante io non c'entrassi nulla e nonostante non avessi mai avuto veramente paura di Shintaro, in quel momento ero felice di non essere al posto di quel poveraccio. Al mio compagno di squadra si fece scuro come mai avevo visto prima, i suoi occhi presero a brillare di una luce sinistra, la palpebra destra prese a ballare nervosamente e le mascelle erano serrate talmente forte da modificargli il contorno del viso. Lo sfortunato Yasuragi fece per gridare, ma quello che uscì dalla sua bocca fu solo un tenue lamento strozzato.
-Yasuragi..-Proferì Shintaro in un sibilo maligno. -E' meglio che ti levi dalle palle.- Ringhiò infine, mentre l'altro schizzò fuori dall'aula quasi in lacrime. A quel punto mi alzai e andai da lui.
-Non ti pare di aver un po' esagerato?-Domandai senza note di rimprovero nel mio tono.
-No.-
Lasciai perdere.
-Quindi l'oggetto di oggi è una secchiata di campanellini? Che poesia..- Feci, aiutandolo a raccoglierli.
-No, l'oggetto di oggi era un solo campanellino.-
Sussultai.
-E perchè ne hai presi così tanti allora? Devi fare beneficienza?- Gli chiesi, attonito.
-In questo periodo una sola copia dell'oggetto non sembra essere efficace.- Spiegò semplicemente lui.
Fuochino, pensai. Probabilmente ero sulla buona strada.
-E perchè mai S..hintaro?- Mi corressi immediatamente. Farlo innervosire ulteriormente in quel frangente non mi avrebbe portato a nulla.
Mi guardò serio mentre posava con dolcezza la scatola sul banco. L'accuratezza e la meticolosa precisione con cui fece quel gesto erano tali da risultare insolite anche per lui.
-Credo ci sia una supercella.- Sospirò amareggiato, risedendosi sulla sedia.
Io storsi la bocca allibito, mentre buttavo uno sguardo alla finestra: era sereno. Stavo per chiedergli spiegazioni, ma il professore arrivò proprio in quel momento e dovetti rimettermi a posto. Avevo due indizi per capire: una manciata di campanelli e una supercella. Sì, sì, ora potete dirlo che è pazzo.
Riflettei per giorni e giorni e continuai a seguirlo ogni tanto, ma nulla. Tuttavia potete star tranquilli, ogni tunnel che si rispetti ha un'uscita e io finalmente riuscii a scorgerla quando realizzai che il segreto era proprio nel negozio di oggetti per i maniaci di Oha Asa. Dopotutto, Shintarou allungava la strada del ritorno solo per entrarvi, un motivo doveva esserci. Preso dall'euforia mi ci recai di corsa. Era piuttosto grande e vendeva roba di ogni tipo, dalle monete colorate con tinte metallizzate a pupazzi a forma di mostri con più teste. Ebbi un brivido di terrore quando adocchiai un burattino di un diavolo con gli occhi gialli fuori dalle orbite e una gamba di capra, ma tornai subito alla realtà non appena mi accorsi che Shintarou era all'interno del negozio, intento a pagare una scatola di legno verde brillante. E fu in quel momento che capii. Il problema di Shin-chan, nonostante lo manifestasse a modo suo, era forse ciò che di più normale esiste al mondo, ma mi calò comunque la mascella quando lo realizzai. Prendeva impacciato i soldi dal portafoglio e li porgeva alla commessa con mani tremanti, mentre a fatica tentava di sostenere una conversazione con lei. Era una ragazza carina, con i capelli rossastri fino alle spalle e gli occhi verdi. Il volto radioso inondato da lentiggini. Non pensavo potesse essere il suo tipo. Lei gli sorrideva spesso dolcemente, ma lui spostava sempre lo sguardo altrove. Facendo così però finì per notarmi. Dev'esser stata buffa come scena; da una parte c'ero io con un'espressione basita stampata in faccia e dall'altra il tiratore dei Miracoli con il volto contorto in una smorfia di terrore per essere stato scoperto.
-T-Takao?- Smascellò cercando di non cadere in preda al panico. Io in risposta risi nervosamente per diminuire la tensione.
-Ehylà Shintaro! Anche tu da queste parti, eh?- Feci il vago, sollevando rigidamente la mano a mò di saluto.
Lui avvampò come mai avevo visto prima, finchè una risata non ruppe il silenzio.
-In realtà lui viene quì ogni giorno.- Fece la commessa con un sorriso divertito, mentre il mio compagno di squadra divenne quasi viola.
-A te invece non ti ho mai visto, sei un suo amico?- Mi domandò poi.
-Sì e sono anche un suo compagno di squadra, giochiamo a basket insieme.- Le spiegai, cercando di fornirle più informazioni possibili su Shin-chan.
-Ah però, giochi a basket, non me lo avevi detto! Dev'essere divertente.- Fece poi rivolta al mio amico, mentre io ghignavo soddisfatto.
-B-bhe, sì.-
Iniziò una conversazione praticamente a senso unico, in cui Shintarou pronunciava solo monosillabi e poi lei si presentò. Yumi Murakami era il suo nome. Mi sorprese che lo disse solo a me, probabilmente Shintarou già lo sapeva. Scoprii che infatti si conoscevano parecchio e che, escludendo il particolare del basket, lei sapeva molte cose di lui e viceversa. Era una studentessa del liceo e sognava di fare l'architetto. Le piaceva viaggiare e scoprire cose nuove. Di sicuro Shin-chan andava spesso a trovarla.
-Una supercella, eh?- Sospirai poi rassegnato, quando fummo fuori dal negozio pochi minuti prima dell'orario di chiusura.
-Fa silenzio!- Esclamò Shintaro ancora in imbarazzo.
Aveva iniziato a piovere, ma lui sembrava non curarsene e continuava a camminare piano mentre i capelli verdi venivano inzuppati sempre di più.
Sospirò.
-Lei è diversa dalle altre, Takao.- Disse, sorprendendomi non poco.
-Come fai a dirlo?-
-Le ho parlato tante volte. Anche il discorso più stupido, pronunciato da lei diventa improvvisamente interessante. Le parole che escono dalla sua bocca mi catturano, mi sento prigioniero di ciò che racconta, dei suoi gesti. Dietro ognuno di essi io percepisco la forza di una tempesta, indipendentemente dalla sua esile corporatura.-
Potete immaginare la mia espressione quando udii quelle frasi. Mi colsero talmente impreparato da ammutolirmi per un po'. Eppure avevo capito cosa gli piacesse di lei: la semplicità. La capacità di  rendere un'azione comune qualcosa di davvero unico. Il suo essere acqua e sapone gli dava un senso di purezza, di candore.
-Non credi che dovresti chiederle di uscire?- Gli consigliai.
Ma lui si fermò tutto d'un tratto, guardando i suoi piedi con un'espressione furibonda.
-E come potrei?- Sibilò rabbioso e mortificato.
-Che vuoi dire?-
-Lascia stare.-
M'irritai.
-Oh non sia mai che tu usi la tua spina dorsale fuori dal campo da gioco!- Sbraitai.
-Ma cosa ne vuoi sapere tu?!- Mi rispose lui a tono, avvicinandosi pericolosamente a me.
-Hai solo paura! Lo trovo ridicolo!-
Divenne minaccioso. Gli occhi si assottigliarono e le sopracciglia si strinsero tanto da farli quasi sparire.
-Vorrei vedere te al mio posto, Takao! Prova tu a presentarti davanti a ciò che più ti attira con..- Si calmò improvvisamente e sospirò chiudendo gli occhi.
-Come potrebbe mai interessarsi a me, visto il concentrato di nevrosi che sono?-
E lì mi si strinse il cuore in una morsa tagliente. Mai avrei voluto cavargli quella frase di bocca e non sapevo cosa dire se non chiedergli ripetutamente scusa con gli occhi. Oramai eravamo zuppi e zitti sotto una pioggia che sembrava non aver neanche lontanamente voglia di cessare. Eppure tutti i mali vengono per nuocere, giusto? A Shintarou infatti, stupì profondamente che quella era proprio una di quelle volte. Murakami era dietro di lui e, stando a ciò che accadde dopo, era evidente che avesse sentito tutto.
-Ti senti così speciale da essere non-amabile?- Domandò poi, facendoci sobbalzare. Shintaro si girò di scatto.
-M-Murakami..-
-Respiri la nostra stessa aria, giusto?- Gli chiese poi interrompendolo.
-Sì..- Fece lui, confuso.
-Mangi il nostro stesso cibo?- Proseguì.
Lui annuì.
-Oh bhe, magari hai anche il nostro stesso modo di parlare, di camminare, hai due braccia, due gambe, due occhi.. Oh tu guarda, quello deve essere proprio un naso! Che coincidenza ne ho uno anche io!!- Esclamò con ironia, nonostante fosse parecchio stizzita.
-..Già.- Sussurrò appena Shintarou.
-Oh bene, dunque stando ai miei calcoli non sei molto diverso da me o sbaglio?!-
Aveva alzato la voce e lui si era fatto piccolo piccolo.
-Non prendere decisioni al mio posto. Nessuno può dirmi cosa devo mangiare, dove devo andare, cosa devo fare e.. Chi mi deve piacere. Nemmeno tu.- Aggiunse infine.
Non fu difficile capire per quale ragione Shin-chan avesse parlato di una supercella tempo addietro. Murakami aveva davvero un'energia travolgente nonostante il suo aspetto angelico.
Io dal canto mio capii che l'ora del momento di defilarsi per me era passata da un bel pezzo, quindi soddisfatto girai i tacchi di soppiatto. L'ultima cosa che vidi, con la coda dell'occhio, fu che lui con una sorta di piccolo sprazzo di determinazione le prese la mano senza dire nulla. Mi dileguai in fretta sotto la fitta pioggia e vi sparii all'interno.
Il giorno seguente, sotto il mio banco, trovai un gomitolo di lana blu notte e con dei fili luccicanti del medesimo colore che si combinavano.  Era l'oggetto del giorno dello scorpione, il mio segno, secondo l'oroscopo di Oha Asa. Scoppiai a ridere incurante di sembrare pazzo agli occhi dei miei compagni di classe. Nel caso qualcuno di voi non lo avesse capito, cosa del tutto comprensibile, nella lingua di Shintarou quello era un ringraziamento, al quale trovai anche allegato un microscopico biglietto con su scritto "non osare mai più pedinarmi". Ad ogni modo ero confuso. Non avevo fatto nulla di particolare per farlo avvicinare a Murakami. Solo dopo capii che mi stava ringraziando per essermi preoccupatoper lui. Ah Shin-chan è fatto così, vi garantisco che è impossibile da interpretare correttamente al primo tentativo, ma se ci fate l'abitudine poi è tutto in discesa. Di certo non ci si annoia mai.
Come tutti avevamo previsto, Shintaro entrò presto a giocare nella nazionale di basket giapponese e, per quanto riguarda Murakami, dopo che si fu laureata, lui le chiese addirittura di sposarlo. Ma questa è un'altra storia.
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Ciao a tutti! Ogni tanto riemergo dal nulla con storie così, random, che schiaffo quì e quindi niente. Spero  di non avervi annoiati,  nel caso contrario chiedo scusa uhuh. Come più o meno al solito ringrazio chi è arrivato fin quì a leggere, indipendentemente dall'idea con la quale abbandonerà questa pagina. Sì, proprio tu.. Sei un/a grande! Ora vi lascio andare alle vostre cose, le quali sono sicuramente più interessanti di queste righe, per cui, a presto!!



  
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