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Autore: blueandviolet5    03/11/2016    0 recensioni
"Non credo di poter esprimere un parere abbastanza obbiettivo su ciò che è avvenuto, non credo di poter cercare una scusa dettata dall'inconscio per poter giustificare l'amore folle e privo di senso che ci ha guidati per tempo, ciò che posso fare è raccontare, esagerando, tralasciando e dandovi la mia versione dei fatti, di una storia qualunque, della mia storia, della nostra vita, della nostra vita d'amore."
Miranda ed Elia, due mondi opposti, due caratteri opposti che si scontrano. Miranda è una ragazza di campagna, riservata e ambiziosa. Elia è il direttore di un impresa, abituato alla bella vita e al divertimento; Si incontrano in un modo inusuale, si amano in un modo inusuale. Sono semplicemente loro o meglio sono semplicemente "noi."
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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AVVERTIMENTO:

I CAPITOLI D'ORA IN POI SARANNO SCRITTI IN PRIMA PERSONA PER POTER ESPRIMERE MEGLIO LE EMOZIONI DEI PROTAGONISTI, NON AVENDO ESPERIENZA NELLO SCRIVERE IN TERZA PREFERISCO MANTENERMI SULLA PRIMA.

SCUSATE E GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

 

__

Mi risvegliai con un cocente mal di testa, sentivo le tempie pulsare in modo fastidioso. Non capivo dov'ero ne cosa fosse successo.

Sentivo la bocca impastata e non riuscivo a parlare, come se non avessi bevuto per giorni interi. Non riuscivo a vedere nitidamente quasi come se mi fossi appena svegliata da un lungo sonno.

Mi guardai intorno ancora con la vista annebbiata, fissai l'ago conficcato nel mio braccio color ambra e deglutì. Mi dava i brividi solo il pensiero di avere un ago conficcato nel braccio, senza sapere la ragione.

Sentì la porta aprirsi scricchiolando leggermente, un uomo barbuto e brizzolato fece la sua entrata tentennando quasi.

“Miranda?” Esordì con voce tremolate, quasi dovuta all'emozione.

Si stava rivolgendo a me? Scossi la testa confusa cercando di rimettere in ordine i pensieri che frullavano nella mia mente come tempesta.

“Ti ricordi di me? Sono il Dottor Vittoriano, ti ho seguito fino dalla tua nascita.” Cercai di mettere a fuoco la figura, sforzandomi di ricollegarla a un ricordo remoto, di appigliarmi a brevi stralci di vita passata eppure non c'era nulla nella mia testa, il vuoto regnava sovrano.

“N-no, non ho idea di chi sia lei, di dove mi trovi o di chi sia io stessa.” Dire l'ultima frase a voce alta mi raggelò il sangue nelle vene, per la prima volta dal mio risveglio mi rendevo conto di essere priva d'identità, senza il passato che mi ha forgiata.

Lacrime scendevano dalle mie guance, fissai il dottore spaesata.

“Che cosa mi è successo?” Sussurrai cercando di riprendere il controllo delle mie emozioni.

Il dottore sospirò rumorosamente, scuotendo il capo come rassegnato a una verità fin troppo cattiva.

“Miranda, hai avuto un incedente, sei volata dalla bici dopo che una macchina ti ha travolto, purtroppo la caduta e la botta alla testa hanno provocato l'amnesia e...” Non lo lasciai terminare, iniziai a singhiozzare forte.

“Q-q-quando è successo?” Avevo quasi timore a parlare a saperne di più.

“Tre settimane fa.”

___
 

Fissai ancora di più il vetro, non sapevo se entrare o meno, i sensi di colpa mi avevano tenuto prigioniero, per quasi tutte le notti, in quelle settimane, eppure non riuscivo a farmi avanti.

Mi sfregai le mani stemperando l'ansia, cercando di riprendere controllo.

Mi feci coraggio, sospirai e spinsi la porta color bianco sporco.

La testa riccia si sollevo subito, gli occhi color pece smarriti e lucidi. Mi fissò per un poco stringendo i grandi occhi, rendendoli due fessure.

“Ti conosco?” Chiese con voce bassa, cercando di indagare di più analizzando il mio viso.

“Non credo, o meglio, io conosco te ma suppongo che tu non conosca me.” Certo, se continuavo cosi la confondevo ancor di più.

Fece un sorriso, le fossette agli angoli della bocca si infossarono ancor di più. E ra davvero bellissima.

“Non ricordo nessuno, purtroppo.” Mi fermai sul posto, non ricordava nessuno? Aveva perso la memoria? Dunque non ricordava neanche dell'incidente.

“Non ricordi nessuno? Hai perso la memoria?” Certo, una domanda più intelligente, no? Eppure quella ragazza lo metteva in soggezione.

“Già, chissà chi è l'idiota che mi ha preso in pieno, nonostante, a secondo dei medici stavo andando in una stradina vietata alle macchine.” Scosse le spalle.

Un idea, un idea malsana mi balenò la mente in quel momento, l'idea che dette inizio a tutto, dette inizio a noi.

   
 
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