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Autore: Lil_Meyer    13/05/2009    2 recensioni
[Gundam 00] Sumeragi Lee Noriega non è affatto certa che la compagnia di un ex-alcolista possa giovare ad un ex-Innovator. Ma forse, la donna realizza sorridendo, Veda ha più senso dell'umorismo di quello che tutti pensano.
Genere: Generale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Non riesco a crederci di avere ricevuto così tanti commenti positivi!! Grazie a tutti!!

In particolare ringrazio Atlantislux che si è gentilmente offerta di farmi da betareader per questo capitolo, e di dare un’occhiata ai precedenti. Scusatemi, ci sono un sacco di ripetizioni! Le sono grata anche per le interessanti chiacchierate via email che mi hanno chiarito un po’ meglio le interazioni tra i vari personaggi, e per qualche preziosa fonte che mi ha suggerito e che mi sta aiutando molto. Perché non ho mai preteso che questa fanfic fosse aderente al canon, però mi piacerebbe che non fosse totalmente OOC e assurda!
Cara Rel, grazie per essere ancora qui! :D Purtroppo però in questa storia Marie e Alle non faranno nessuna apparizione, ma ho intenzione di scrivere anche su di loro. Mi intrigano molto, soprattutto le loro controparti Soma e Halle.
Hanako_chan, spero di non averti delusa ;) Anch’io credo che Ribbons sia un partner migliore per lei di Billy, anzi, che dico? Chiunque è un partner migliore per lei! Per non dire che Sumeragi è talmente incredibile che non c’è un uomo davvero degno che riesca a vedere al suo fianco, con la sola eccezione di Lasse. Forse :)

In sostanza, sono così contenta che questa storia vi piaccia! Grazie ragazze, grazie ^^


@@@



Le labbra di Ribbons sono morbide, perfette come tutto il resto, e il suo bacio è quello di una persona che sa quello che vuole. Sumeragi tenta di dimenticare che il suo aspetto è ancora, comunque, quello di un ragazzo, e con le mani gli sfiora il corpo snello e androgino. Anche le carezze di lui, sulla sua schiena, sui suoi fianchi e sul suo seno non sono quelle di un principiante, e la sorprendono un po' per quanto le sente possessive. Un gemito le sfugge quando le labbra del giovane le si posano sulla gola, dove le depositano baci umidi e insistenti. Si lascia togliere la maglietta, e gli sfila velocemente la sua. Un altro bacio, profondo e passionale, poi si guardano negli occhi. Non è certa di riuscire ad arrivare fino al letto. Dieci metri di corridoio le sembrano un'eternità che non riuscirà mai ad attraversare in quello stato. Finiranno a farlo nel corridoio, e pur nello stordimento del momento sa che non è il caso con tutta quella gente per casa. Così si mette a sedere sul bordo del tavolo, e si alza la gonna. Sente le mani di lui tremare leggermente quando gliele posa sulle cosce, allargandole le gambe.

Sumeragi gli scocca un sorriso di incoraggiamento. Per quanto Ribbons le sembri esperto, lei riesce chiaramente a vedere nei suoi occhi un leggero nervosismo, che le suscita un improvviso moto di dolcezza. Gli fa scivolare le mani attorno alle spalle, baciandolo mentre lui la penetra lentamente, allacciandogli le gambe intorno alla schiena.

Reclina la testa e profondi, rauchi gemiti le sfuggono dalle labbra semi aperte. Non ha mai provato vergogna ad ammettere che fare sesso un po' alticcia è sempre stato il massimo, e l'alcool che ha in corpo amplifica tutto quello che sta provando fino a portarla velocemente ad un orgasmo esplosivo.

Urla stringendosi al suo partner, sentendolo venire qualche secondo dopo di lei. Il pensiero la fa sorridere, e le conferma una supposizione che le era balenata in testa durante quei giorni passati insieme all'ex-Innovator.

Dopo qualche secondo, Ribbons si scioglie dalla sua stretta e si allontana velocemente da lei. Immagina quello che lui può aver pensato e, sapendolo, non riesce a non sorridere. Per quanto le sia piaciuto fare sesso con lui, sente improvvisamente il desiderio di fargli del male.

Per questo, quando finalmente riesce a ricomporsi e a mettersi a sedere, sistemandosi la gonna, gli getta una lunga occhiata obliqua, un po’ divertita.

Il giovane è sprofondato su un divano lì accanto, e tiene la testa china tra le mani.

"Non era la prima volta, vero?" gli chiede.

"Certo che no."

"Chi?"

Non le risponde, come sempre quando vuole fare l’offeso, e lei continua.

"Perché l'hai fatto? L'attrazione sessuale nell'uomo è data primariamente da un istinto riproduttivo, ma non è il vostro caso."

"Non prendermi in giro, sai benissimo anche tu che il sesso può essere usato per tanti fini."

"Quindi in passato l'hai fatto quando ti conveniva?"

"Le persone si lasciano più facilmente manipolare se sono innamorate, o se gli concedi quello che desiderano."

"Anche stavolta?" si azzarda a chiedergli con un sorriso sonnolento, anche se lui continua a tenere gli occhi chiusi senza guardarla.
“No. Perché non c’è niente che tu mi possa dare. Sei solo un altro dei burattini di Aeolia Schemberg.”

“E allora perché l’ha fatto? Non hai spiegazioni, vero? Ne vuoi una? È perché ti sei sentito attratto da me. Come Anew con Lyle. Pensaci, non è strano che esseri come voi siano stati creati con queste esigenze?”

Solo a quel punto Ribbons alza gli occhi su di lei, decisamente ostili. "Non di certo. Quello che è successo è solo una risposta chimica. E i nostri corpi reagiscono allo stesso modo perché siamo stati progettati per confonderci con voi" le risponde, suonando chiaramente seccato.

"Sì, creati a nostra immagine e somiglianza. Per vivere tra di noi" gli ripete lei.

Lo vede irrigidirsi ancora di più. Parole del genere devono avere per forza toccato un nervo scoperto, ma vuole dirgli adesso quello che pensa.

"Voi non siete mai stati diversi da noi. Condividiamo la stessa biologia, gli stessi stimoli e le stesse imperfezioni. Non ti sarà poi così difficile vivere come un essere umano. Perché tu non sei mai stato niente di troppo differente."

"No. Aeolia ci aveva progettati per essere migliori di voi" la interrompe il giovane.

"Siete più intelligenti della media, ma ci sono umani più brillanti. E come hai visto tutte le tue doti non sono valse a nulla contro Setsuna, un essere umano."

"Ti sbagli. Lui è diventato qualcosa di molto diverso."

Sumeragi sorride. "Qualcosa che tu non sei stato concepito per eguagliare. Voi siete stati creati apposta perché i mortali vi superassero. Dovresti essere fiero di lui. Mentre tu, senza il supporto di Veda, non sei diverso da me, o da chiunque altro su questo pianeta."

Stavolta un lampo di puro odio passa nello sguardo di Ribbons.

"No" le risponde convinto, e quella semplice replica le fa allargare il sorriso ancora di più. Prima o poi sa che se ne dovrà fare una ragione.

Ma per il momento l’ex-Innovator si alza bruscamente, per poi uscire dalla stanza senza nemmeno degnarla di una seconda occhiata.

Sumeragi annuisce sagacemente. Aveva dei dubbi, ma adesso può essere certa che sarà anche quella una missione perfettamente riuscita.

@@@


L’acqua della doccia che gli scorre addosso non riesce a cancellare il disgusto per sé stesso, e per quanto debole è diventato.

Sumeragi l’ha incastrato perfettamente, portando allo scoperto una vulnerabilità che non aveva mai supposto di avere. Perché, a differenza di tutte le altre volte, questa sa di avere fatto sesso con lei senza nessun secondo fine. Voleva quella donna, semplicemente e così intensamente come non gli era mai capitato prima, quando poteva decidere cosa il suo corpo dovesse provare o meno, mentre adesso gli sembra di essere un burattino in balia dei propri ormoni.

“È assurdo” mormora. Non se ne può andare da lì, Sumeragi l’ha avvertito che le guardie hanno l’ordine di sparare a vista, ma trova intollerabile l’idea di essere costantemente pedinato da lei. Anche se la donna è l’unica abitante della casa che sembra tollerare la sua compagnia. Gli altri lo sfuggono, o semplicemente fanno finta di non vederlo.

Gira la manopola del rubinetto con un gesto secco, appoggiando la fronte alla parete della doccia e restando lì a sentire le gocce d’acqua che gli scivolano addosso.

“Bene, adesso comincio anche a soffrire la solitudine…” mormora con una smorfia irritata. Non vuole sentirsi così, ma non riesce più a ricordare come fare perché non succeda.

“Asciugati, o ti prenderai una polmonite.”

La voce di Sumeragi lo scuote dai propri pensieri. Apre gli occhi, trovandosela davanti con un telo in mano.

“Non posso neanche farmi una doccia in pace?”

“Non dopo avermi mollata in quel modo.”
“Te lo sei cercato.”

“Smettila di fare la primadonna stizzita, devi imparare ad accettare le opinioni degli altri, anche se non ti piacciono.”

“E tu smettila di farmi ogni volta la predica.”

Sumeragi sorride. “Non posso, te le meriti. A volte vorrei addirittura picchiarti per quello che hai fatto.”

“Mi chiedo cosa ti stia fermando.”
Non riesce a capirla. Non riesce a capire più niente, e la risposta successiva della donna lo spiazza ancora di più.

“Il pensiero che forse come essere umano potrai riparare a tutto il male che hai fatto al mondo, e anche ai miei amici.”

“Il tuo ottimismo e la tua compassione mi disgustano.”

Il sorriso della donna improvvisamente si spegne. Sumeragi si avvicina a lui, e gli accarezza una guancia con il dorso delle dita. Sembrerebbe un gesto amorevole, ma gli occhi nocciola sono duri e distaccati.

“Non è compassione, come te lo devo fare capire? Tu morirai comunque, tra molti anni se avrai cura di te, ma succederà. Perderai la tua bellezza, ti ammalerai e conoscerai il dolore di ferite che non guariscono al tuo volere. A volte ti sembrerà che la tua vita sia completamente inutile, e di essere solo, in un mondo che non ti capisce. Quel senso di vuoto e di solitudine che stai provando adesso è la norma per noi, che non abbiamo computer di backup o onde quantistiche per sincronizzare i nostri pensieri. Ci farai l’abitudine, Ribbons Almark. E quando ti sentirai così, vorrei che tu pensassi a tutti quelli che hai ucciso, che scambierebbero volentieri il loro posto con il tuo, perché non hanno mai avuto nessuna possibilità di scegliere.”
“Loro sono morti per mano di altri umani. Perché voi siete esseri disgustosi che amate la guerra più di quanto amiate la vita” le dice d’istinto, e lo schiaffo gli arriva prima ancora di riuscire a capire cosa stia succedendo.

Stupefatto e oltraggiato, perché nessun umano aveva mai osato tanto, si porta una mano al volto fissando Sumeragi, che esibisce un’aria schiettamente furibonda. Però, quando gli parla, la voce della donna è bassa e tormentata.

“Io avevo un’amica. Si chiamava Christina Sierra. Aveva tutta la vita davanti, e un ragazzo che l’adorava anche se lei non lo sapeva. È morta con lui a bordo della Ptolemy, durante l’ultimo attacco congiunto delle forze terrestri. Un attacco che tu hai istigato.”

“E quindi? Lei sapeva cosa avrebbe rischiato quando si è arruolata nei Celestial Being.”

“Tutti lo sapevamo. Ciò non toglie che il dolore che la loro perdita ci causò fu immenso. Vedi, Ribbons, questa è un’altra cosa che tu non capisci di noi, o che non vuoi capire. A differenza degli Innovator, gli esseri umani sono unici e irripetibili, e ogni singola esistenza è preziosa per quelli che gli vogliono bene.”

“E questo cos’avrebbe a che fare con quello che mi hai detto prima?”

“Che tu non hai nessun diritto di giudicarci, perché non hai la minima idea di quello che siamo, di quello che proviamo l’un l’altro, e del valore della vita. Ma l’imparerai a tue spese, e allora scoprirai di aver commesso dei terribili errori, per tutta la tua esistenza. È questa la punizione che Veda ha deciso per te, Ribbons Almark.”

Non sa se è per quello che Sumeragi ha appena detto o perché bagnato fradicio, ma d’improvviso si sente strano. Come se gli mancasse l’aria. Non può accettare il suo destino, non può assolutamente.

“Non voglio” sibila, e il volto serio di Sumeragi si ingentilisce con un sorriso.

“Hai paura?”

“No di certo!”

“E allora perché stai tremando?”

“Eh?”

Ribbons si guarda le mani, notando con orrore che lei ha ragione. Il suo sguardo sconvolto ritorna su Sumeragi, aspettandosi che l’umana lo derida, invece gli sembra solo triste.

Senza più parlare, la donna si avvicina e gli sistema il telo attorno alle spalle. I loro corpi si sfiorino, e Ribbons non tenta nemmeno di resistere quando le braccia della donna lo cingono.

“Perché? Tu dovresti odiarmi…” le chiede con un filo di voce.

“Lo so, ma purtroppo questa è un’altra cosa che scoprirai di noi. È sempre più facile detestare la mano che ha affondato il coltello, piuttosto che la mente che l’ha armata. Sì, siamo davvero esseri contraddittori” ammette la donna con un sussurro. “Temo imparerai a esserlo anche tu.”

Ribbons Almark vorrebbe andarsene, fuggire da quel posto e da lei, ma chiude invece gli occhi, odiandosi ancora di più per non riuscire a staccarsi dal conforto di quell’abbraccio.

  
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